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N° Post: 109
Sipolino Fabio
Sunday 23rd of January 2022 07:08:36 PM


Ecco il testo scritto della 47grado lezione del 2021:

I 7 chakra e le 5 leggi biologiche





Le 5lb ci permettono di comprendere il ruolo delle emozioni alla base dei conflitti biologici nel gestire i programmi di bioattia.
Le emozioni possono mantenere in Fase Attiva un programma e una volta risolte o superate il programma passera' nella fase di riparazione o PCL.
Spesso recidiviamo gli stessi programmi perche' le emozioni che li attivano non sono mai veramente risolte, rimangono in sospeso, pertanto ogni fase di riparazione sara' solo momentanea e presto attiveremo un nuovo programma di bioattia quando ritornano le stesse emozioni conflittuali.
Questo dovrebbe farci comprendere quanto sia importante fare tre cose:

- ripulirci dalla 'spazzatura' emozionale
- chiudere con il nostro passato emozionale
- aprirci a nuove emozioni rigeneranti

Con le 5lb possiamo chiudere con il nostro passato emozionale identificando le DHS madri, per cosi' dire, esprimendo tutto il malessere emotivo che hanno generato e perdonando noi stessi di aver permesso o generato questo nella nostra vita.
Ma per ripulirci dalla spazzatura emozionale come possiamo fare?
Come possiamo inoltre aprirci a nuove emozioni rigeneranti?
Aprendo i nostri chakra!
I chakra sono centri energetici presenti nel nostro corpo e insieme ai meridiani energetici coordinano e controllano i nostri organi nella loro funzione energetica, pertanto sono molto importanti.
Aprire i chakra significa semplicemente eliminare tutta la 'sporcizia' emotiva che ne limita l'attivita'.
Potremo paragonare i chakra a degli specchi d'acqua collegati tra loro da tante cascatine dello stesso ruscello.
Quando detriti e impurita' bloccano lo sfogo dell'acqua allo specchio d'acqua sottostante abbiamo ristagno, le impurita' si accumulano e l'acqua oltre a scorrere meno sara' piu' inquinata.
Lo stesso succede nei chakra quando conserviamo emozioni negative, legate a conflitti non risolti e dolorose dentro di noi.
Le 5 leggi biologiche ci insegnano a fare la stessa cosa per cui, perche' non provare a collegarle all'attivita' dei chakra e ottenere ulteriori benefici per superare le nostre paura, rabbie, svalutazioni e quant'altro?
Proviamo a farlo collegando ad ogni chakra le emozioni che lo bloccano e i conflitti biologici associati a tali emozioni.

1grado chakra: la sopravvivenza
bloccato dalla paura
vedere le cose di cui abbiamo paura fino a liberarsene
Collegamento con le 5lb:

La paura

endoderma:
- conflitto del Profugo tubuli collettori renali
paura di essere soli, abbandonati, non capiti, non amati (rene dx)
paura di morire, di non farcela, di sentirsi prigionieri (rene sx)
- polmoni alveoli
paura di morire
- bronchioli
paura che manchi l'aria, non respiro
- fegato
paura di morire di fame

meso antico:
- mammella
paura di perdere il 'nido' in pericolo
Meso recente:
paura di non essere all'altezza con svalutazione

ectoderma:
i 6 rele' della paura:
- mucosa laringe
spavento improvviso
- mucosa bronchi
territorio minacciato
- archi branchiali
paura di qualcosa che sembra avvicinarsi inevitabilmente
- dotti tiroidei
paura di avere le mani legate, impotenza
- rele' glucagone
paura con schifo, ribrezzo di qualcuno
- rele' insulina
paura di non riuscire ad opporsi a qualcosa o qualcuno
- ipotalamo
paura di non avere via d'uscita, non poter fuggire

i conflitti di separazione:
paura di perdere il contatto con gli elementi del mio branco

Per ripulire il chakra della sopravvivenza e' quindi necessario trovare le paure che ci bloccano nella nostra vita, guardarle in faccia, riconoscerle e poi lasciarle andare.
Le paure vanno viste nella loro funzione biologica e non psicologica.




N° Post: 106
Sipolino Fabio
Thursday 18th of November 2021 07:52:38 PM


La quinta verita' della consapevolezza: il punto d'unione




Il collegamento tra le emanazioni interne del bozzolo e quelle esterne allo stesso avviene in un particolare punto fortemente luminoso della nostra aura; esso si trova piu' o meno a livello della scapola destra di una persona ed e' chiamato "punto d'unione" od anche "punto d'incontro".

Siamo alla quinta verita' della consapevolezza: "La percezione e' canalizzata perche' in ognuno di noi c'e' un fattore chiamato "punto d'unione" che sceglie emanazioni interne ed esterne per allinearle" [Carlos Castaneda, Il Fuoco dal profondo, pag. 123]. In un'altra occasione don Juan ribadi' il concetto: "La percezione si realizza quando i campi di energia del piccolo gruppo situato intorno al punto di intenso splendore estendono la propria luce per illuminare identici campi di energia all'esterno dell'uovo. Poiche' gli unici campi di energia percettibili sono quelli illuminati dal punto di intenso splendore, quel punto viene chiamato "il punto dove si mette insieme la percezione" o, semplicemente, "il punto di unione" [Castaneda, Il Potere del Silenzio, pag. 13].



Allineamento, collegamento, emanazioni esterne, interne ecc. sono espressioni che rischiano di complicare una semplicissima verita': un'entita' percepisce la realta' formata dai campi energetici cosmici, con cui le onde di luce - da cui l'entita' stessa e' costituita - interagiscono a livello subatomico in corrispondenza del punto d'unione.



Il "punto d'unione" e' una scoperta eccezionale degli Sciamani: con esso, infatti, si spiegano fatti e situazioni altrimenti misteriosi, inspiegabili e senza risposta, ma la scoperta piu' sensazionale degli Sciamani fu quella della possibilita' di spostare il "punto d'unione", modificando la realta' percepita: i campi energetici cosmici, con cui le emanazioni interne hanno un'interazione costante e continua, sono quelli che stanno alla base del mondo cosi' come lo vediamo in stato di veglia, ma, qualora il "punto d'unione" si spostasse, sarebbe possibile "vedere" qualcosa di completamente diverso: "Il punto di unione si puo' spostare dalla sua posizione abituale sulla superficie del globo in un'altra, all'interno o all'esterno. Poiche' la luminosita' del punto di unione puo' far risplendere qualsiasi campo di energia con cui venga a contatto, ogni volta che si sposta in una nuova posizione illumina immediatamente nuovi campi di energia, rendendoli percettibili. Questa percezione si chiama vedere ... Quando il punto di unione si sposta, rende possibile la percezione di un mondo del tutto diverso, altrettanto obiettivo e reale di quello che percepiamo di solito ..." [Castaneda, Il Potere del Silenzio, pag. 13].

Cio' che noi percepiamo e "come" lo percepiamo e' determinato dalla posizione del punto d'unione.

L'interazione dei campi energetici interni ed esterni puo' avvenire in punti differenti e, a seconda del suo diverso posizionamento, puo' determinare visioni della realta' anche radicalmente diverse. In questo senso, le persone potrebbero fare esperienze importanti di percezione, ma, a causa della rigidita' del loro "punto d'unione" debbono accontentarsi di sperimentare solo gli effetti di piccoli, trascurabili ed inconsapevoli spostamenti del "punto d'unione".

In merito a queste variazioni spontanee della posizione del "punto d'incontro", faro' ora alcuni esempi, che potranno sembrare banali; si tratta, pero', di fenomeni che hanno scatenato spiegazioni complicatissime, mentre la verita' e' semplicissima: essi sono solo il risultato di spostamenti minimi del "punto d'incontro".



Tanto per cominciare tutti noi pensiamo, fantastichiamo, ricordiamo, visualizziamo immagini di cose e persone che non sono presenti. Si tratta di proiezioni della nostra mente, d'accordo, ma si tratta anche di un qualcosa che stiamo "vedendo" e che, oltre a distrarci dalla vita comune, puo' provocarci sensazioni piacevoli, o fastidiose. E poi: da cosa e' formata la nostra mente ed il suo organo fisico, cioe' il cervello? Da molecole, da atomi, da campi energetici, che si stanno collegando -- nel momento in cui si pensa -- ad un'altra realta', che non esiste a livello materiale, ma che c'e', posto che e' capace di farci contenti, o tristi, entusiasti, o scoraggiati, fiduciosi, o preoccupati. Inoltre tutte le persone presentano una caratteristica comune: cambiano continuamente il loro umore, il loro atteggiamento nei confronti dell'esistenza, il modo di prendere la vita. Di fronte ad un qualsiasi evento si assiste alle piu' disparate reazioni. C'e' chi sorride e passa oltre, chi si preoccupa, chi cade nella piu' cupa disperazione, chi si arrabbia, chi affronta la situazione, chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto e cosi' via.

Il diverso modo di vedere il "bicchiere" dimostra che le persone hanno un personalissimo modo di percepire la vita.

Con la diversa posizione del "punto d'unione" si spiegano tutti gli stati di umore, di nevrosi, di instabilita' psichica, di compromissione anche grave delle funzioni cerebrali: cosa sono gli stati psichici e psicologici alterati, se non il risultato di un modo tutto personale di vivere la realta'?

Inoltre tutte le persone si addormentano. Il sonno non e' altro che un cambiamento dello stato percettivo determinato da uno spostamento del "punto d'unione" in una posizione in cui non si "vede" piu' la realta' materiale. Mentre ci addormentiamo e mentre ci svegliamo noi sogniamo. Le immagini del sogno sono costruzioni della nostra mente, che possiamo avvertire solo con l'interazione della nostra energia interna con particolari campi dell'energia universale, interazione che si verifica a seguito di uno spostamento non importante del "punto d'incontro".

E' possibile avere la febbre alta, o, in certe condizioni, provare fame e sete: sopravvengono le allucinazioni, o i miraggi. Si tratta di altre immagini, che possiamo vedere solo sintonizzandoci diversamente con l'infinito, esattamente quanto succede a coloro che hanno la sventura di drogarsi.

Gli esempi fin qui fatti dovrebbero essere sufficienti a far comprendere come tutti sperimentino inconsapevolmente, ma molto spesso, gli effetti di piccole modifiche della dislocazione del "punto d'unione".

I fenomeni presentati a titolo di esempio, pero', sono determinati, come gia' detto, da minimi spostamenti del "punto d'unione": ne esistono di molto piu' importanti e profondi, che determinano quelle che vengono chiamate esperienze extrasensoriali, paranormali, presunti fatti miracolosi, o, all'estremo, la visione diretta dell'energia cosmica.

Per quanto riguarda i miracoli, rimando all'apposito capitolo; per quanto riguarda il paranormale, esso non esiste: vi e' solo una realta' multiforme, mondi fantastici, intuizioni eccezionali, ispirazioni artistiche, energia purissima. L'ignoto, insomma. Ignoto che ci sfugge perche' siamo osservatori piuttosto disattenti e ostinati. Disattenzione ed ostinazione, che ci vietano di vedere il multiforme atteggiarsi dell'esistente.

Che il creato possa presentarsi in una infinita' di modi non ha nulla di strano, o di misterioso, almeno da quando la fisica quantistica ha scoperto come l'energia possa comportarsi, come onda, come particella, come campo e cosi' via e come questo sorprendente fenomeno dipenda dalla posizione dell'osservatore, intesa come insieme di condizioni in cui avvengono gli esperimenti di laboratorio. Fritijof Capra ha scritto: "Le unita' subatomiche della materia sono entita' molto astratte che presentano un carattere duale. A seconda di come le osserviamo, ora esse sembrano particelle, ora onde; e questa natura duale e' presente anche nella luce, che puo' assumere l'aspetto di onde elettromagnetiche o di particelle ... L'apparente contraddizione tra la rappresentazione corpuscolare e quella ondulatoria fu risolta in un modo del tutto inaspettato che mise in discussione il fondamento stesso della concezione meccanicistica del mondo: il concetto di realta' della materia ... La meccanica quantistica ha quindi demolito i concetti classici di oggetti solidi e di leggi rigorosamente deterministiche della natura. A livello subatomico, gli oggetti materiali solidi della fisica classica si dissolvono in configurazioni di onde di probabilita' e queste configurazioni in definitiva non rappresentano probabilita' di cose, ma piuttosto probabilita' di interconnessioni ... Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura non ci rivela la presenza di nessun "mattone fondamentale" isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. Queste relazioni includono sempre l'osservatore come elemento essenziale ... le proprieta' di qualsiasi oggetto atomico possono essere capite soltanto nei termini dell'interazione dell'oggetto con l'osservatore ... Nella fisica atomica, non possiamo mai parlare della natura senza parlare, nello stesso tempo, di noi stessi" [Fritjof Capra, Il Tao della Fisica, pag. 80 -- 82].

Un passo fondamentale e molto difficile, che conferma il paradosso di don Juan: " ... non esiste un mondo di oggetti, ma solo un universo di campi energetici che i veggenti chiamano le "emanazioni dell'Aquila" ... [Castaneda, Il Fuoco dal Profondo, pag. 123], con il quale il Maestro non voleva assolutamente dire che cio' che vediamo non esiste, o che e' falso, ma che la nostra realta' e' solo una delle miriadi di possibilita' di percepire l'Energia, che fluisce, che costituisce l'essenza delle cose e che e' l'unica verita', una verita' che ci viene sottratta dalla fissita' sostanziale del "punto d'unione".

A seguito di tutte le considerazioni fatte, possiamo affermare che la realta' e' tale solo perche' c'e' qualcuno che la percepisce in quel modo[1]e ci dobbiamo chiedere perche'la posizione del nostro "punto d'incontro" e' tanto stabile.

Alla soluzione di questo quesito ci applicheremo nel prossimo articolo.







[1] Cosa del tutto analoga disse G. Jung: "Il mondo e' l'immagine che noi diamo di esso. Solo le persone infantili credono che il mondo sia quello che noi pensiamo che sia. L'immagine del mondo e' una proiezione del mondo attraverso il Se', cosi' come quest'ultimo e' un'introiezione del mondo" [Jung, Introduzione alla psicologia analitica, pag. 76]. Viene confermata anche il concetto di mondo illusorio tipico delle filosofie orientali.




N° Post: 101
Sipolino Fabio
Tuesday 16th of November 2021 07:37:25 PM


MARIJA GIMBUTAS E LA GRANDE DEA





MARIJA GIMBUTAS E LA CULTURA PREISTORICA DEL FEMMININO SACRO

Cristina Le'govich






In foto vediamo una scultura ovoidale in pietra con incisa una vulva umana a forma di bocciolo, alta 20 cm., trovata dall'archeologa Marija Gimbutas alla testa di un altare a Lepenski Vir, nell'ex Iugoslavia settentrionale. Risale al 6000 a.C., epoca neolitica. Fa parte delle migliaia di reperti scavati per quasi quarant'anni da questa archeologa e mitografa che rivoluziono' il modo di intendere e vedere la Preistoria cui l'accademismo patriarcale ci ha abituate. Marija Gimbutas (1921 -- 1994) ha un curriculum di tutto rispetto. Fuggita negli Usa dalla Lituania durante l'invasione russa, nel 1949 inizio' a collaborare come esperta di Preistoria con l'Universita' di Harvard, per diventare docente di archeologia dell'Europa orientale all'Universita' di Los Angeles nel 1963. Fu ostracizzata dall'ambiente accademico americano alla fine degli anni Ottanta, quando pubblico' "Il Linguaggio della Dea" (1989) con le sue illuminanti conclusioni. Perche' tanta ostilita' nei confronti di questa studiosa? Perche' le sue scoperte gettavano alle ortiche secoli di visione maschiocentrica della Preistoria ovvero gli albori della nostra umanita', vista come un'epoca violenta e patriarcale, guerresca, oscura.

Il Linguaggio della Dea riporta alla luce una possibile verita' archeologica del tutto opposta e delinea la Preistoria come una lunghissima parentesi evolutiva di pace e di equilibrio tra i sessi durata quasi centomila anni. Attraverso l'accurata analisi di migliaia di reperti che vanno dal Paleolitico superiore al Neolitico recente, la Gimbutas ha scoperto che la nostra prima cultura umana era matrilocale e matriarcale nel senso etimologico del termine (mete'r arche', inizio da una madre) e fondata sul culto di un'unica Dea, la Natura, nella sua triplice funzione di Vita, Rigenerazione e Morte. Suoi simboli sacri principali erano il serpente che si morde la coda a rivelarne la natura immortale e la V (simbolo della vulva) e i multipli di III a ribadirne l'appartenenza femminile e la trinita'.

La Gimbutas ha osservato che sulle statuette neolitiche come nelle pitture e incisioni rupestri questi dati sono visibili e ripetuti e rappresentano un vero e proprio "alfabeto della Dea" che accomuna l'Europa orientale e occidentale in una cultura universale riconosciuta ai tempi da tutta la prima umanita' che vi abitava. Se vi era un'unica Dea, la Natura triplice nelle sue funzioni vitale, rigeneratrice e mortifera, la donna ne era l'incarnazione vivente, col conseguente ruolo da protagonista nelle societa' preistoriche, e non solo da sbiadita comparsa come vuole la tradizione accademica patriarcale. Le molte Veneri preistoriche ne sono la dimostrazione, quanto tutta la produzione neolitica documentata dalla Gimbutas. Un mondo dove i simboli femminili sono predominanti, dove c'e' un'unica divinita' femminile, la Natura. Da qui la visione olistica della santita' del tutto vi sia in Natura. La Terra era vista dai suoi abitanti umani come un immenso corpo femminile, i cui monti e colline fossero i seni, le sue acque e ruscelli il suo sangue, le caverne la sua vulva. Tutti gli animali femmina erano sue figlie predilette, come la femmina della nostra specie. Rondini, usignoli, orse, bisontesse erano totem della funzione vitale della Natura, rappresentata dalla primavera e dall'estate; anfibi e uccelli di palude erano collegati alla funzione rigenerativa, simboleggiata dall'autunno; serpenti e rapaci ricordavano invece la funzione di Morte, visibile in inverno quando la fine apparente di tutto prepara un nuovo ciclo di vita.

Tutto questo, ci dimostra con le immagini la Gimbutas, fu documentato e rappresentato per decine di secoli attraverso dipinti, incisioni e statuette a foggia dei piu' svariati animali. Un mondo pacifico, in comunione sacra con la Natura incontaminata, dominato dai misteri del femminino e' dunque quello che emerge dai suoi studi e che rappresenta il piu' alto culmine spirituale della nostra specie, corrotta durante la successiva eta' dei metalli dalle nuove societa' di potere piramidale e dalle ondate di violenza patriarcale e guerresca che chiamiamo Storia.




N° Post: 100
Sipolino Fabio
Tuesday 16th of November 2021 07:20:13 PM


Il femminino sacro







Il 15 aprile 2019 l'incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi. Un evento che ha messo un po' in subbuglio tutta la stampa europea. Il fatto purtroppo ha destato notevoli perplessita' e dubbi sia per il motivo scatenante dell'incendio sia per quanto riguarda la storia e la simbologia di un luogo che da secoli e' considerato il centro del femminino sacro.
Quanti sanno che la cattedrale di Notre-Dame de Paris e' un progetto templare dedicato in apparenza alla Maddalena, ma in realta' alla Dea Madre, la Terra? "Notre-Dame, dopo Chartres, doveva servire a "riportare sulla Terra l'energia femminile, oscurata per secoli dal Vaticano" ha dichiarato Paolo Franceschetti ricercatore italiano che si occupa di misteri e di rituali.
Il web come sempre anche a distanza di tre mesi, e' ancora a caccia del possibile incendio doloso, come pure le autorita' parigine che hanno escluso la pista di natura terroristica. Continua Franceschetti: " L'ombra del templarismo, pero', negli ultimi anni ha scosso Parigi: richiamavano direttamente la simbologia templare gli attentati affidati alla manovalanza dell'Isis. Una strana "firma", per siglare fatti di sangue particolarmente efferati, come se si trattasse di una vendetta: proprio a Parigi fu bruciato sul rogo Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine del Tempio, i cui superstiti poi confluirono in parte nella futura massoneria."
Notre Dame e' una delle chiese, insieme alla cattedrale di Chartres piu' significative nel mondo del templarismo. Anche se Chartres esteticamente e' molto piu' bella di Notre Dame e' assai piu' decifrabile e meno criptica, cosicche' i Templari diedero origine al progetto di Notre Dame laddove la simbologia templare non e' cosi facile da "tradurre". Quindi Notre-Dame e' un gradino sotto Chartres, come bellezza, pero' e' il simbolo della divinita' femminile: per questo non l'hanno chiamata "Maria, madre di Gesu'", o Madonna.
No, e' Notre-Dame: nostra signora, cioe' un titolo generico dato a una divinita' femminile. Nella cattedrale parigina i Templari adoravano una divinita' femminile, non la Madonna ma Maria Maddalena. Del resto anche Dante Alighieri, nella Divina Commedia accenna non al nome di Maria di Nazareth ma di una figura femminile non ben identificata in quel contesto. Senza mai alludere a Maria, madre di Gesu', i Templari hanno dedicato alla "madonna" tutte le loro chiese. Colui che invece fu il capostipite e fondatore, anche se non ufficiale, dei Templari fu San Bernardo che volle ripristinare il culto del femminino sacro, violato dalla chiesa cattolica che era prettamente maschile e con tale potere distrusse tutto cio' che era rappresentato dal femminile. Fu questo che i Templari ripristinarono, costruendo una serie di cattedrali (Amiens, Abbeville, Reims, Chartres, Notre Dame, Le Mans, Bayeux Rouen), che non a caso -- se unite idealmente da trattini di penna, sulla carta geografica -- formano la costellazione della Vergine. Tutto questo per riportare sulla Terra il culto della femminilita' sacra a cui i Templari erano devoti e grazie all'innalzamento verso il cielo delle guglie, gli stessi traevano le energie pure che una volta convogliate nel terreno conferivano a quei luoghi mistici il nome di "Centrali energetiche".




N° Post: 99
Sipolino Fabio
Saturday 23rd of October 2021 09:57:13 AM


Il sistema economico occidentale volge al termine





di Thierry Meyssan
Produrre non permette piu' all'Occidente di vivere; per contro la Cina e' diventata "l'officina del mondo". Sono soltanto i detentori di capitali a fare soldi, tanti soldi.

Il sistema sta per crollare. I grandi capitalisti sono ancora in tempo a mettere in salvo la propria ricchezza?

Con la crisi del 1929 la fame si propago' in Occidente. Tutte le istituzioni furono messe in pericolo. Sopravvissero solo grazie alla seconda guerra mondiale.

Gia' nel XVIII secolo, agli albori del capitalismo, gli economisti britannici della scuola di David Ricardo s'interrogavano sulla durata illimitata del sistema. Cio' che all'inizio rende cospicuamente, alla fine rientra nella normalita' e cessa di arricchire il proprietario: i consumi non possono motivare in eterno una produzione massiccia. In seguito, i socialisti, discepoli di Karl Marx [1], preconizzarono l'ineluttabile fine del capitalismo.

Un sistema che avrebbe dovuto soccombere nel 1929, ma che con generale sorpresa e' sopravvissuto alla crisi. Ci stiamo avvicinando a un momento analogo: la produzione non e' piu' rimunerativa. Ora solo la finanza fa denaro. In Occidente vediamo un generale abbassamento del livello di vita delle masse e il patrimonio di pochi individui raggiungere vette impensate. Il sistema minaccia di crollare e di non riuscire a risollevarsi. La domanda e': i super-capitalisti sono ancora in tempo a mettere in salvo la propria ricchezza o ci sara' una redistribuzione aleatoria della ricchezza causata da un conflitto generalizzato? ...


Con la crisi del 1929 la fame si propago' in Occidente. Tutte le istituzioni furono messe in pericolo. Sopravvissero solo grazie alla seconda guerra mondiale.

LA CRISI DEL 1929 E LA SOPRAVVIVENZA DEL CAPITALISMO

Con la crisi del 1929 negli Stati Uniti tutte le e'lite occidentali credettero che la gallina dalle uova d'oro fosse morta e sepolta; che occorresse trovare immediatamente un nuovo sistema per non far morire di fame l'intera umanita'. Per cogliere l'angoscia che attanagliava l'Occidente, e' particolarmente istruttivo leggere la stampa statunitense ed europea dell'epoca. Immense fortune evaporarono in un solo giorno. Milioni di operai senza lavoro precipitarono nella miseria e sovente soffrirono la fame. Le popolazioni si rivoltavano. Le polizie sparavano proiettili veri su folle incollerite.
Nessuno immaginava che il capitalismo potesse emendarsi e rinascere. Si prospettarono cosi' due nuovi modelli: lo stalinismo e il fascismo.


Solo dopo aver espulso Lev Trotzki, nonche' il suo sogno di rivoluzione mondiale, Joseph Stalin pote' costruire l'URSS senza dover combattere l'Armata Bianca.

Diversamente dall'idea che a distanza di un secolo ne abbiamo, tutti all'epoca erano consapevoli dei difetti di entrambe le ideologie, ma c'era un problema impellente, di vitale importanza: decidere chi sarebbe riuscito a sfamare meglio il popolo. Destra e sinistra non esistevano piu', la parola d'ordine era un generale "si salvi chi puo'". Benito Mussolini, che alla vigilia della prima guerra mondiale era direttore del piu' importante giornale socialista italiano, nonche' durante la guerra agente dell'MI5 britannico, divento' il leader del fascismo, allora percepito come l'ideologia che avrebbe garantito di che sfamarsi agli operai. Joseph Stalin, che durante la rivoluzione russa era stato bolscevico, liquido' quasi tutti i delegati del partito, rinnovandoli per costruire l'URSS, all'epoca vista come espressione di modernita'.

Ne' Mussolini ne' Stalin riuscirono a realizzare il proprio modello: alla fine gli economisti devono sempre lasciare posto ai militari. Le armi hanno sempre l'ultima parola. Ed ecco la seconda guerra mondiale, la vittoria dell'URSS e degli anglosassoni da un lato, la caduta del fascismo dall'altro. Soltanto gli Stati Uniti non furono devastati dalla guerra e il presidente Franklin Roosevelt, organizzando il settore bancario, offri' al capitalismo una seconda chance. Gli Stati Uniti ricostruirono l'Europa senza schiacciare la classe operaia, perche' temevano potesse volgersi all'Unione Sovietica.


Klaus Kleinfeld e' direttore del progetto Neom. E'membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Bilderberg (NATO), nonche' del Forum di Davos (NED/CIA).

LA CRISI DOPO LA SCOMPARSA DELL'URSS

Tuttavia, quando a fine 1991 l'URSS crollo', il capitalismo, privo di un rivale, ricadde in preda ai vecchi de'moni. Dal momento che le stesse cause provocano i medesimi effetti, in pochi anni la produzione degli Stati Uniti inizio' a decrescere e i posti a essere delocalizzati in Cina. La classe media si avvio' verso una lenta decadenza. I detentori di capitali si sentirono minacciati e tentarono approcci successivi per salvare il Paese e sostenere il sistema.
. Il primo tentativo fu quello di trasformare l'economia statunitense imperniandola sull'esportazione delle armi, nonche' di usare le forze armate per controllare materie prime e fonti di energia possedute dalla parte non-globalizzata del pianeta e metterle a disposizione della parte restante. Si tratta del progetto di adattamento al "capitalismo finanziario" (se questo ossimoro ha senso) ? la dottrina Rumsfeld/Cebrowski ? che indusse lo Stato Profondo USA a organizzare gli attentati dell'11 Settembre e la guerra senza fine nel Medio Oriente Allargato. Una scelta che concesse vent'anni di respiro al capitalismo, ma le cui conseguenze interne furono disastrose per le classi medie.
. Il secondo tentativo fu quello di Donald Trump: porre un freno agli scambi internazionali per tornare alla produzione interna. Ma siccome Trump aveva dichiarato guerra agli uomini dell'11 Settembre, non gli fu permesso di tentare il salvataggio degli Stati Uniti.
. E'stata immaginata una terza trasformazione: abbandonare le popolazioni occidentali al loro destino e spostare i pochi multi-miliardari in uno Stato robotizzato da dove poter dirigere gli investimenti. E'il progetto Neom, che il principe Mohammed bin Salman ha iniziato a realizzare nel deserto saudita, con la benedizione della NATO. Dopo un periodo d'intensa attivita' i lavori sono oggi a un punto morto.
. La pandemia di Covid-19 e' stata occasione per l'ex e'quipe di Rumsfeld (fra cui i dottori Richard Hatchett e Anthony Fauci ) di lanciare una quarta opzione: proseguire e generalizzare negli Stati sviluppati quanto iniziato nel 2001. L'isolamento massiccio di popolazioni sane ha costretto gli Stati a indebitarsi. Il ricorso al telelavoro ha preparato la delocalizzazione di milioni di impieghi. Il Green Pass ha legalizzato una societa' di sorveglianza di massa.


Klaus Schwab organizza il Forum di Davos come Luigi XIV organizzava la corte di Versailles: un'occasione per sorvegliare tutti i multi-miliardari per conto della NED/CIA

KLAUS SCHWAB E LA GRANDE REINIZIALIZZAZIONE (GREAT RESET)

E'in questo contesto che il presidente del Forum di Davos, Klaus Schwab, ha pubblicato Covid-19: The Great Reset. Non e' affatto un programma, ma un'analisi della situazione e un'anticipazione delle possibili evoluzioni. Il libro e' stato scritto per i membri del Forum di Davos e rende l'idea del loro pietoso livello intellettuale. L'autore snocciola una serie di stereotipi, citando alla rinfusa grandi autori, come pure gli strampalati numeri di Neil Ferguson (Imperial College).

Negli anni Settanta-Ottanta, Klaus Schwab fu uno dei direttori della societa' Escher-Wyss (assorbita da Sulzer AG), che svolse un importante ruolo nel programma di ricerca atomica del Sudafrica dell'apartheid; una collaborazione a disdegno della risoluzione 418 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Schwab e' percio' privo di etica e non teme nulla. Successivamente creo' un circolo di capi d'impresa, diventato poi Forum Economico Mondiale, una nuova denominazione favorita dal Centro per l'Impresa Privata Internazionale (CIPE), ramo padronale della National Endowment for Democracy (NED/CIA). Per questo ragione nel 2016 Schwab fu registrato al Gruppo di Bilderberg (organo d'influenza della NATO) come funzionario internazionale, carica mai ufficialmente attribuitagli.

Nel libro Schwab prepara l'auditorio a una societa' orwelliana. Prende in esame scenari di ogni tipo, persino il decesso del 40% della popolazione mondiale. Nessuna proposta concreta, nessuna alternativa. Si capisce solo che lui e il suo pubblico non decideranno nulla, ma sono pronti ad accettare tutto pur di conservare i propri privilegi.

CONCLUSIONE

Siamo indubbiamente alle soglie di un enorme scombussolamento che spazzera' via tutte le istituzioni occidentali. Un cataclisma che potrebbe essere evitato semplicemente cambiando l'equilibrio della rimunerazione fra lavoro e capitale. Una soluzione tuttavia improbabile perche' implicherebbe la fine delle super-ricchezze.

Alla luce di queste considerazioni, la rivalita' fra Occidente e Oriente e' soltanto di facciata. Non solo perche' gli asiatici non ragionano in termini di competizione, ma soprattutto perche' vedono l'agonia dell'Occidente.

Ecco perche' Russia e Cina stanno lentamente edificando il proprio mondo, senza sperare d'integrarvi l'Occidente: un predatore ferito che non vogliono affrontare, ma rassicurare, prodigandogli cure palliative per accompagnarlo, senza forzature, al suicidio.

Traduzione: Rachele Marmetti
Fonte: www.voltairenet.org




N° Post: 98
Sipolino Fabio
Tuesday 19th of October 2021 08:30:57 PM


IMPATTO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE




L'intelligenza artificiale, negli ultimi anni, si e' sviluppata sempre di piu' e
ha creato attorno a se' un dibattito senza precedenti, dividendo a meta'
l'opinione pubblica e destando non poche preoccupazioni per chi, in
qualche modo, ne subisce le conseguenze e guadagnando sempre piu'
consensi per chi puo' sfruttarne le potenzialita'.
Il 2017, in particolare, e' stato l'anno in cui i Paesi di tutto il mondo hanno
iniziato a mettere l'AI al centro dei loro piani e misure politiche future.
Basti pensare alla Cina che ha lanciato un piano per trasformarsi in una
superpotenza dell'AI entro il 2030, oppure al presidente russo Vladimir
Putin che, con la sua osservazione "chiunque diventera' il leader in questa
sfera, diventera' il governante del mondo" ha lanciato una forte messaggio
di supremazia nei confronti di questa nuova disciplina, o ancora all'India
che ha istituito una propria Task Force per studiare i possibili effetti
dell'AI su vari settori economici e sociali.




N° Post: 97
Sipolino Fabio
Sunday 10th of October 2021 12:02:25 PM


Che cos'e' l'evo-devo?





Interessante intervista ad Alessandro Minnelli sul significato di evo-devo

L'evo-devo e' una delle discipline biologiche che negli ultimi trent'anni si sono imposte di piu' all'attenzione, sia dei ricercatori che del pubblico. Secondo alcuni si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica, altri piu' cautamente ritengono che l'evo-devo stia andando a riempire un "vuoto" tra due discipline che, anche per la mancanza di tecnologie adeguate, a lungo non si sono parlate molto fra loro. Uno dei pionieri del campo dell'evo-devo e' lo zoologo italiano Alessandro Minelli (Universita' di Padova), al quale abbiamo chiesto di spiegarci qualcosa di questa complessa disciplina che sta modificando il pensiero biologico.

Come possiamo definire l'evo-devo?
Alla lettera, evo-devo e' un'espressione abbreviata che sta per evolutionary developmental biology, cioe' biologia evoluzionistica dello sviluppo. La parola entra nell'uso comune quando nel 1992 esce il libro di Brian Hall intitolato appunto Evolutionary developmental biology, che contiene molti dei concetti che entreranno nella pratica degli studiosi di evo-devo. In sostanza intorno a quel periodo ci siamo resi conto che alcuni importanti problemi della biologia, per esempio le modalita' con cui nascono le novita' evolutive (il fiore delle piante, l'ala degli uccelli, etc...) potevano essere affrontati solamente se si prendevano in considerazione sia la biologia evoluzionistica, sia la biologia dello sviluppo.
Queste discipline sono state per diverso tempo distanti a causa di molti fattori, ma per comprendere meglio le ragioni di questa lontananza dobbiamo fare un passo indietro e tornare alla prima meta' del '900. Tra gli anni '30 e '40 un gruppo di grandi scienziati diede forma alla Sintesi Moderna, a volte (un po' impropriamente) chiamata neodarwinismo, cioe' un programma di ricerca all'interno del quale, oltre all'idea di evoluzione per selezione naturale, coesistevano sia le discipline "classiche" della tradizione naturalistica (come paleontologia, sistematica, anatomia comparata, etc...), sia la genetica che aveva cominciato a svilupparsi dopo la riscoperta del lavoro di Mendel all'inizio del 900. La disciplina che piu' ha contribuito a questa sintesi e' stata la genetica delle popolazioni: solo comprendendo come cambiano le popolazioni a livello genetico era possibile affrontare il problema del modificarsi delle forme biologiche nel tempo e tentare un aggancio con quello che i paleontologi vedono negli strati geologici. Sapendo che i geni controllano cio' su cui agisce l'evoluzione, cioe' il fenotipo, a quel tempo lo sviluppo, che invece riguarda il modo con cui i geni formano l'organismo, non veniva considerato fondamentale. I motivi erano anche di natura tecnica: a quel tempo lo sviluppo era una sorta di "scatola nera" dentro la quale non potevamo vedere i geni in azione, perche' mancavano i mezzi. Ora pero' le cose sono cambiate, possiamo aprire la scatola nera e capire non solo la sopravvivenza del piu' adatto (survival of the fittest), ma anche l'arrivo del piu' adatto (arrival of the fittest), cioe' come e' possibile in primo luogo costruire i fenotipi che, una volta realizzati, saranno poi sottoposti alla selezione.

A questo proposito, l'evo-devo ha introdotto il concetto di evolvibilita': puo' spiegarci di che si tratta?
Facciamo un esempio concreto. La giraffa ha un lungo collo, utile per brucare le foglie dai rami piu' alti, e che i maschi usano anche per combattere tra loro. Come si costruisce un collo cosi' lungo durante lo sviluppo? In teoria, ci sono tre possibilita': si aumenta il numero delle vertebre, si allungano le vertebre, o entrambe le cose. In termini di biologia evoluzionistica non possiamo fare previsioni al riguardo, perche', come abbiamo gia' detto, la selezione naturale agisce sul fenotipo e nel nostro caso quello che conta e' avere un collo lungo, non importa il numero o la lunghezza delle vertebre. Quando pero' andiamo a studiare lo scheletro della giraffa scopriamo che il collo e' sostenuto da sette vertebre molto allungate. Non solo: quasi tutti i mammiferi, dalle balene ai lama, hanno sempre sette vertebre cervicali. Come mai? Perche' l'evoluzione per selezione naturale di una certa caratteristica fenotipica non puo' prendere tutte le strade teoricamente possibili, ma solo quelle permesse dai meccanismi di sviluppo. L'evolvibilita' (evolvability in inglese) e' quindi definibile come il quadro delle possibili strade che possono essere imboccate dall'evoluzione a partire dalle condizioni attuali. Facciamo un paragone con il gioco degli scacchi. Ogni pezzo puo' muoversi solamente per andare in certe posizioni, i suoi spostamenti, cioe', sono soggetti a vincoli proprio come il processo di sviluppo che crea la forma di un organismo. A mano a mano che la partita va avanti, ai vincoli specifici ai quali e' soggetto ogni pezzo si sommano quelli determinati dalla posizione degli altri pezzi sulla scacchiera, che nella nostra metafora rappresentano l'ambiente in cui gli organismi lottano per la sopravvivenza. Solo aprendo la "scatola nera" dello sviluppo possiamo guardare l'evoluzione nella sua totalita', e capire cosa puo' evolversi e perche'.

Come fanno i biologi a studiare l'evo-devo?
Molti dei risultati piu' significativi sono arrivati dalla genetica dello sviluppo, cioe' dallo studio dei geni che guidano il passaggio dallo zigote all'adulto e del loro meccanismo di azione. Trent'anni fa un gruppo di scienziati si mise a studiare sistematicamente alcuni bizzarri mutanti del moscerino della frutta (Drosophila melanogaster). In questo organismo modello a volte nascevano degli individui che, per esempio, avevano un paio di zampe al posto delle antenne, oppure un paio di ali in piu'. I ricercatori scoprirono che l'aspetto di questi mutanti era dovuto a mutazioni in singoli geni. Ma come poteva un solo gene contenere le informazioni necessarie per costruire qualcosa di complesso come l'ala di un insetto?
La risposta e' che questi geni, chiamati geni Hox, controllano l'azione di altri geni, determinando, per esempio, quali appendici si formeranno in un determinato segmento dell'animale. In seguito si e' scoperto che i geni Hox, in tutto una decina o poco piu', sono sostanzialmente gli stessi in tutti gli animali, e nell'evoluzione si e' conservata anche la loro funzione principale, cioe' identificare nell'embrione la posizione in cui altri geni guideranno lo sviluppo delle diverse strutture. Tutto questo ci dice che esiste una sintassi del corpo condivisa, uno schema comune a tutti gli animali.
Anche dalla morfologia comparata e dalla sistematica arrivano contributi importanti nel campo dell'evo-devo. Per esempio, e' un dato di fatto che tutti i centopiedi hanno un numero dispari di segmenti del corpo e all'interno dell'ordine degli scolopendromorfi questo numero puo' essere 21 o 23, ma nel 1998 e' stata scoperta una specie dove il numero di segmenti era 39 o 43. Abbiamo chiamato questa specie Scolopendropsis duplicata e la cosa piu' interessante dal punto di vista dell'evo-devo e' che nell'evoluzione dei centopiedi sembra sia possibile raddoppiare il numero di segmenti (o quasi, perche' il numero totale viene comunque mantenuto dispari), ma non aumentare la lunghezza del corpo aggiungendo un segmento alla volta. Come nel caso delle vertebre della giraffa, deve esistere un vincolo dello sviluppo che non possiamo ignorare, se vogliamo capire l'evoluzione di questi animali.

Se esiste addirittura una sintassi del corpo condivisa tra tutti gli animali, dovremmo cambiare anche la nostra idea di omologia?
La questione e' ancora controversa. Dai tempi di Richard Owen (1843), in biologia si dice che due organi sono omologhi se condividono la stessa struttura di base, indipendentemente dalla funzione che ricoprono. Per esempio, sono classicamente considerati omologhi l'arto superiore dell'uomo e l'ala di un pipistrello. Ma se prendessimo in esame il mutante di Drosophilacon le zampe al posto delle antenne e ci chiedessimo a che cosa sono omologhe quelle zampe, che cosa risponderemmo? Dal punto di vista della posizione, dovremmo rispondere che le zampe sulla testa del mutante sono omologhe alle antenne di una mosca normale, mentre dal punto di vista della struttura sono omologhe a una qualsiasi altra zampa di Drosophila. Questo e' un esempio estremo per far capire che la relazione di omologia non puo' essere trattata in termini di "tutto-o-niente", ma come il risultato di un complesso sistema combinatorio, le cui componenti e' necessario specificare di volta in volta.

L'evo-devo dovrebbe essere incluso in una ipotetica Sintesi estesa, o lo possiamo considerare all'interno della Sintesi Moderna?
L'evo-devo non e' in contrasto con il cosiddetto neodarwinismo, pero' in molti si chiedono da tempo se non sia ormai venuta l'ora di aggiornare la Sintesi Moderna, in particolare proprio per includervi quello che avviene nella "scatola nera" dello sviluppo, che era stata lasciata fuori nel secolo scorso. La mia posizione e' che tutto dipende da quanto rigidamente vogliamo intendere il classico programma di ricerca della Sintesi.
Se leggiamo quello che scriveva Julian Huxley in Evolution: the modern synthesis (1942), troviamo in realta' che i temi della biologia dello sviluppo applicata all'evoluzione erano gia' presenti. Lo stesso accadeva negli scritti di un altro dei padri della Sintesi, J.B.S. Haldane. Huxley e Haldane, infatti, furono entrambi influenzati dal lavoro dell'embriologo britannico Gavin de Beer. Questo significa che al momento della definizione della Sintesi, nonostante le conoscenze molto limitate, l'importanza dello sviluppo era ben nota. Non c'e' dubbio, pero', che la versione "scolastica" della teoria dell'evoluzione, che continua a essere insegnata sotto il nome di Sintesi Moderna, non deve piu' essere presentata come il modello completo e definitivo dei processi evolutivi.
Tutti i biologi concordano sull'importanza di discipline e fenomeni che, come l'evo-devo, non poterono essere inclusi nella Sintesi Moderna; ma mentre alcuni ne propongono una ufficiale estensione, altri ritengono che di fatto questi siano gia' entrati a far parte della moderna biologia evolutiva.


Stefano Dalla Casa, da Zanichelli Aula di Scienze




N° Post: 96
Sipolino Fabio
Friday 27th of August 2021 05:47:03 PM


Il segreto delle lettere ebraiche





questo video racconta di una nuova
scoperta che cambia ampliandole le
prospettive di studio e la mistica
ebraica
in questo video scopriremo un nuovo
livello interpretativo della cabala che
non era mai stato mostrato prima d'ora
si tratta di una particolare
caratteristica dell'alfabeto ebraico
ovvero la sua capacita' di trasmettere
messaggi visivi attraverso forme
geometriche ben precise e simmetriche le
lettere ebraiche strutturate attraverso
determinate sequenze numeriche si
comportano come un codice binario capace
di veicolare importanti messaggi visivi
attinenti alla geometria sacra
sto parlando di un metalinguaggio che
molto probabilmente e' stato celato per
millenni nell'alfabeto ebraico e che
prima di adesso non era mai stato reso
noto
vediamo adesso un breve filmato che
introduce l'argomento
[Musica]
[Musica]
l'immagine che avete appena visto si
forma spontaneamente si forma
naturalmente una volta che le lettere
ebraiche sono state organizzate
attraverso una sequenza numerica che si
trova nell'albero della vita
l'albero della vita possiede dieci
sefirot e ogni servira' a un nome
specifico le sifi lotta sono questi
cerchi che vedete qui fondamentalmente
l'esp lot non sono altro che i
recipienti molto capienti e ogni sera
potremmo dire che un libro perche' dico
questo perche' la parola sefira alla
stessa radice grammaticale di un'altra
parola ebraica che esse fair server
sefira sefer significa libro sefira
identifica i recipienti dell'albero e la
vita quindi nell'arco della vita
possiamo parlare di dieci sefirot dieci
differenti libri che ognuno ha un
livello di comprensione della realta' che
ci circonda diverso abbiamo il libro
della sapienza
il libro dell'amore il libro della forza
della bellezza dello splendore
dell'eternita' eccetera
ogni libro ha un proprio linguaggio e un
proprio alfabeto basato sulle lettere
ebraiche ogni volta disposte in modi
differenti
vediamo adesso come questi differenti
alfabeti che identificano i libri
dell'albero della vita si strutturano
datemi il tempo di mettere le lettere
ebraiche cosi' posizionate secondo la
struttura dell'alfabeto ebraico aleph
death game and that have a saint set
questo e' l'ordine naturale
dell'alfabeto ebraico detto non riusciro'
a mettere tutte e 22 le lettere ma
semplicemente mi faro' un esempio
fermiamoci all'alameda questo e'
l'alfabeto ebraico canonico questo
alfabeto di cui parlavo si struttura in
base ai principi numerici dell'albero
della vita
abbiamo la satira di che terra che e' la
prima emanazione di dio quindi
corrisponde all'uno a questa sera e'
associata alla striscia canonica di
lettere ebraiche ovvero aleph bet di
merda lett
e si suppone che tra queste lettere ci
sia uno spazio di 1 ovvero il principio
creativo che ha associato alla sefira di
che tel
quindi tra le flat si considera ci sia
uno tra be the gamer uno tra chimere dal
1 eccetera tutto l'alfabeto ebraico in
questo modo si struttura attraverso il
principio creativo della prima
emanazione di dio che e' che terra ma
quando arrivo' alla seconda emanazione di
dio che e' la se fira di koch ma la
sapienza ovviamente qui a che fare con
un altro principio creativo che e' il
numero due
prima cioe' che terre successivamente
abbiamo top ma che vale due quindi
partiro' da per strutturare l'alfabeto
del libro di forma del libro della
sapienza partiro' dalla lettera bet che e'
la seconda la seconda lettera dal fabbro
ebraico che vale 2 e saltero' di due in
due perche' il principio creativo della
peste relativo all'asse fila dico ma
struttura in questo modo l'alfabeto
ecco quindi avro' per la formato di forma
che compone il libro di foto ma avro'
best da let love pet yacht la med
ecco questo che vedete qui sotto e' la
seconda striscia tra l'alfabeto relativo
al al libro di forma della sapienza bet
dare piu' varchetta dell'amet eccetera
come vedete questo argomento si comprano
sempre di lettere ebraiche ma rispetto
alfabeto di kater e' organizzato in un
modo differente
dunque adesso vediamo l'alfabeto che
corrisponde al libro di mina mina e la
terza sefira dell'albero della vita e
dunque strutturera' il nostro alfabeto
ebraico anagramma era il nostro alfabeto
ebraico canonico che e' questo attraverso
il principio del numero 3 dunque
partiamo dalla terza lettera che e' un
volume pari a tre quindi sara' 1 2 3 1 2
3 1 2 3
l'alfabeto di della sera di pina de il
libro di pina le prime quattro lettere
saranno queste mini merval bedlam ed
eccetera ora qui come dicevo non ho
spazio sufficiente per tutte e 22 le
lettere ebraiche
ora mi interessava far vivere il
principio con cui si forma questa
particolare struttura dell'alfabeto
ebraico che risponde alle
caratteristiche fondamentali numeriche
nell'albero della vita ecco adesso
immaginate di estrapolare questo
principio aveva appena mostrato per
tutte le lettere dell'alfabeto ebraico
alla fine del procedimento otterrete un
quadrato come quello che avete visto nel
filmato nel quale naturalmente si forma
quello
l'immagine complessa che avete visto
[Musica]
ma in quell'immagine le lettere ebraiche
sono bianche su uno sfondo nero che
solitamente al contrario ovvero i testi
sacri ci parlano di delle lettere che
sono fuoco nero su fuoco bianco
dunque le lettere canonicamente sono
disegnate in nero e lo sfondo e' bianco
ma diciamo che quella particolare
immagine si forma e si vede molto di piu'
se l'immagine e' posta e' negativo ovvero
lo sfondo nero con le lettere bianche
ciononostante si vede anche se le
lettere sono nere su sfondo bianco ma in
quel modo si vede molto di piu' e'
praticamente come mi sono accorto di
quell'immagine e' stata diciamo cosi' una
scoperta casuale perche' stavo lavorando
alla copertina di un mio progetto che si
chiama le matrici della creazione
allora pensavo di fare solo due volumi
delle matrici alla creazione il primo il
secondo volume quindi il primo volume
era bianco con delle serie geometriche
di lettere molto piccole si ripetevano
nella copertina
ecco era bianco era bianco e le lettere
erano neri all'inizio
successivamente non sapevo come fare la
copertina nel secondo volume e dunque ho
deciso di ribaltare la prospettiva
ovvero di farlo in negativo e di mettere
le lettere bianche su uno sfondo nero
quindi il primo libro fondamentalmente
era bianco il secondo era nero con le
lettere bianche
adesso nel momento in cui ho ribaltato
questa prospettiva o stampato delle
fotocopie dello schema delle lettere
ebraiche organizzate secondo i valori
numerici che vi ho mostrato
precedentemente poi questo schema l'ho
semplicemente
lasciato li' su un tavolo e ogni tanto
passava mentre facevo dei piccoli lavori
in casa passano e guardavo questo foglio
mi cadeva l'occhio cosi' inavvertitamente
su questo foglio distrattamente e tutte
le volte che passavo mi rendevo conto
che sembrava ci fosse un immagine sopra
questo fuori pero' il berlino ho dato
molto peso perche' pensavo fosse anche
addirittura un errore della stampante no
magari con diverse concentrazioni
l'inchiostro dunque alla fine poi mi
sono concentrato su quell immagine ho
capito in realta' che era un disegno vero
e proprio che l'alfabeto ebraico una
volta organizzato con quelle sequenze
numeriche trasmetteva lo stampato piu'
volte con varie fotocopiatrici
l'immagine e' sempre la stessa
poi infine ho capito che quell immagine
si forma grazie ad una proprieta'
dell'alfabeto ebraico che non era mai
stata mostrata prima d'ora
immaginiamo l'alfabeto ebraico come
suddiviso in due grandi filoni ci sono
lettere affusolate per esempio questa e'
una lettera avrete affusolata questa
un'altra lettera e potremmo definire
affusolata questa quale questo e' un
punto assimilabile a qualcosa di appunto
allungato poi invece ci sono lettere che
hanno una forma piu' squadrata horas
ondeggiante ecco lasciamo perdere tutte
queste voci anche questo e' anche questa
quindi l'alfabeto ebraico mi sono
accorto nel puo' essere diviso in due
grandi categorie
una e' quella delle lettere affusolate
piu' smilze che potremmo definire
per assonanza grafica associabili
potrebbero essere associabili al numero
uno mentre lettere che hanno una forma
piu' circolare o squadrata potrebbero
essere associate all'idea di zero dunque
in questo modo nell'alfabeto ebraico si
scopre un codice binario che e' dettato
dalla forma grafica delle lettere quindi
reggere piu' affusolate simili all'uno
lettere piu' squadrate e rotondeggianti
simili allo zero quella immagine si
forma in modo molto particolare perche'
quando io organizzo le lettere ebraiche
secondo i principi numerici che sono
propri dell'albero della vita come ho
precedentemente mostrato le lettere
affusolate si dispongono in un modo
molto particolare da formare
quell'immagine simmetrica che abbiamo
appena visto e quell'immagine si forma
grazie al divario vuoto pieno che questo
codice binario che ha spontaneamente
crea naturalmente in quella matrice di
lettere che avete visto e' quella figura
si viene a conformarsi solo
esclusivamente nel momento in cui le
lettere vengono organizzate secondo quel
procedimento numerico che vi ho appena
mostrato
[Musica]
a questo punto viene da chiedersi cosa
rappresenti quell'immagine che si forma
nel quadrato di lettere bene secondo i
miei studi
quell'immagine e' perfettamente
sovrapponibile all'albero della vita
si' il glifo che i cabalisti che amano
albero della vita pero' quell'immagine e'
sovrapponibile al grifo dell'albero
della vita che nell'era messianica
ovvero dovete sapere che nella
tradizione ebraica
ci sono due alberi questo che vedete qui
alla mia destra e' l'albero della vita
nell'attuale epoca storica ovvero il
momento in cui l'essere umano non ha
piena coscienza del b b o l'essere umano
non riconosce dio sul livello terreno e
questa e' la rappresentazione di quello
stato di coscienza in cui l'essere umano
appunto non riconosce dio el'attuale
epoca storica
questa e' la parte materiale dell'albero
della vita
dovete sapere che qui e' l'unico posto
dove si manifesta la morte e' ovviamente
chi non ha coscienza del divino e'
destinato a morire
fondamentalmente la maggior parte degli
esseri umani e' relegata in questa
dimensione solo materiale che e'
estromessa dalle dinamiche simmetriche
superiori dell'albero qui abbiamo la
vita eterna
qui nella materia invece abbiamo la
morte che ritorna ciclicamente
a far capolino nell'esistenza come
vedete la materia a una sorta di
prolasso e si trae fuori dalle dinamiche
dell'albero della vita dinamiche che
sottendono all'eternita'
queste dinamiche come spiegavo sono
sopra mentre la materia e' esce come
vedete dalla dall'albero della vita e
questo e' la banalita' nell'attuale epoca
storica mentre e' mera messianica avremo
questo schema qui dell'albero della vita
nella messianica il momento in cui la
materia sara' nuovamente reintegrata
dentro le dinamiche dell'albero della
vita in questo modo tutti questi
elementi del pilastro centrale
scorreranno in avanti verso l'alto
quindi malkut sara' al posto di esordi
quindi qui avremo mai cultori e soda al
posto di chi ferret qui avremo hayesod
tiffert al posto di dat qui a qui ci
sara' tiferete nell'era messianica e dat
che non e' una vera e propria se tira ma
e' considerata come l'ombra la proiezione
di cai terra sara' perfettamente
reintegrata su che ter dunque avremo
questo schema
nell'era messianica un dieci sefirot e
la materia sara' perfettamente
reintegrata nelle dinamiche dell'albero
della vita e anche nella materia si
potra' riscoprire l'eternita' dell'essere
la coscienza del divino questa e' l'era
messianica secondo i cabalisti e il deal
la figura e la figura che compare in
quel quadrato e' perfettamente
sovrapponibile al all'albero della vita
nell'era messianica adesso vediamo qui
una estrapolazione di quella figura le
lettere come vedete sono tornati nere su
sfondo bianco ma la figura e' quella che
compare
prato
[Musica]
ecco adesso come vedete questa figura e'
inclinata
quindi io sotto a questa figura o
un'ulteriore figura pero' la stessa
figura pero' messa in verticale quindi
raddrizzata per poterlo paragonare con
l'albero della vita nell'era messianica
quindi giorgio questa figura cosi' come
si palesa nel quadrato la raddrizziamo e
questo e' lo schema che ne deriva la
stessa figura pero' messa in verticale
se guardiamo cosi' i due schemi mostrano
delle differenze ma anche degli elementi
che sono perfettamente sovrapponibili
guardate iniziamo prima di tutto con le
identita'
guardate per esempio questo cerchio che
si forma di lettere qui nella figura del
quadrato questi due cerchi che
corrispondono esattamente alla sefirot
di che terra e alla sfir ott di malkut
nell'albero della vita relativo all'era
messianica
guardate sono perfettamente
sovrapponibili poi guardate questi spazi
vuoti e si creano nel lato destra nella
sua sinistra si creano proprio degli
alberi che sembrano ospitare proprio le
sefirot del lato destro negli stessi
punti si creano degli spazi arti ad
ospitare le sefirot del lato destro
della tua sinistra dell'albero della
vita
al centro si creano dei raggruppamenti
di lettere che coincidono alla
perfezione sia con l'incrocio centrale
di questi due canali e l'albero della
vita sia con queste sefirot che sono nel
pilastro centrale dell'albero della vita
quindi abbiamo una sostanziale identita'
fra i due schemi tranne che per queste
sorta di ali che si trovano all'esterno
dello schema che compare nella matrice
mentre come vedete nell'albero della
vita classico queste queste ali esterni
non ci sono i miei studi
sono arrivato a considerare che l'albero
che i cabalisti descrivono l'era
messianica un albero a riposo ovvero non
attivo e' un hard un albero inerte qui ci
mostrano il glifo nudo e crudo
dell'albero della vita mentre questo nel
comparare la matrice e' un e' uno schema
attivo che ma l'energia e per questo
motivo si creano queste sorte di lingue
che poi formano in realta' una sorta di
due quasi due ellissi forme di solidali
che si esternano alla destra a sinistra
dell'altro la vita ecco i miei studi
sono arrivato a considerare che questo
rappresenta uno schema attivo e
perfettamente funzionante che emana
energia mentre questo risulta uno schema
a riposo
ecco come vedete ci sono delle sequenze
numeriche che associate alle lettere
portano in essere
l'albero della vita questa e' una cosa
estremamente interessante perche' nessuno
sapeva fino adesso da dove proveniva
questo tifo nessuno l'aveva mai capito
adesso vediamo che sono le lettere
ebraiche stesse che una volta
organizzate secondo le sequenze
numeriche che guarda caso sono
nell'albero e la vita portano in essere
una figura che e' perfettamente
sovrapponibile a quello che i cabalisti
chiamano albero della vita quindi a mio
avviso questa e' una cosa rimane
rimarchevole estremamente interessante
ed e' questo il segreto delle lettere
ovvero una volta che io organizzo le
lettere ebraiche secondo particolari
sequenze numeriche che sono nell'albero
della vita queste mi danno una figura
perfettamente sovrapponibile a quello
che e' l'albero della vita e se taluni
fino ad oggi non si davano la mistica
ebraica qualcosa di fumoso di
inattendibile o di non
scientifico da oggi l'elemento piu'
importante della mistica ebraica che e'
l'albero della vita trova un riscontro
concreto oggettivo nella matematica e
nella geometria
[Musica]
ma non e' finita qui infatti le lettere
ebraiche cosi' disposte chi vedete il
quadrato della matrice risposta appunto
secondo i criteri numerici a cui
risponde l'albero della vita
ecco un'altra caratteristica molto
interessante di questo schema di questa
matrice e' la capacita' di far vedere
l'aspetto grafico la forma grafica sul
piano delle parole dei termini o
addirittura delle frasi ma mi vorrei
fare un esempio
ammettiamo di sottolineare nella matrice
nel quadrato di lettere cosi' il composto
la lettera aleph eco portiamola in
evidenza questa la lettera aleph
se noi portiamo in evidenza tutti i
punti dove la letterale scompare in
questo quadrato di lettere
scopriamo che si forma una figura
geometrica simmetrica interessante in
questo modo noi potremmo per esempio
vedere tutte le forme che le lettere
ebraiche assumono sul piano evidenziando
le ri volta in volta evidenziando di
volta in volta una differente lettera
pero' adesso vorrei proporvi un altro
esperimento ovvero qui in questo
quadrato evidenziato la letterale qui
nel secondo quadrato
evidenzio la lettera aleph ma anche la
lettera da lett
come vedete l'immagine si complica
rispetto a questa e' nell'ultimo schema
sottolineo oltre alla lex all'arte alla
dalet anche la lettera a man of it e si
ottiene questa immagine particolare
complessa geometricamente complessa e
simmetrica come vedete questa e' la
risultante della parola a danno si'
perche' queste tre lettere che ho
sottolineato che ho portato in evidenza
nella matrice sono ares
mm e il cui significato in ebraico e'
adam che non e' nient'altro che la parola
essere umano
dunque quando io nella matrice nel
quadrato di lettere porto in evidenza le
una parola questa risponde informandone
l'aspetto grafico e anche questa mi
sembra una cosa interessante da far
vedere
guardate qui ho preso queste flettere l
ho sottolineate sottolineate con dei
puntini levando tutto tutte le lettere
in eccesso e questa e' la forma della
parola adam ovviamente tutti i puntini
neri e vedete non sono altro che la
lettera le su dalet mm portate in
evidenza in questo foglio ecco questa e'
la forma grafica della parola adam e
sembra mi sembrava molto interessante
mostra albero
ma non e' finita qui perche' io vorrei far
vedere che con questo procedimento e'
possibile portare in essere la forma di
tutte le parole in ebraico
guardate lasciatemi togliere queste
pagine che ormai ho gia' spiegato il
procedimento quindi vorrei farvi vedere
molto velocemente altre immagini per
esempio questa e' la parola che sciama in
ebraico nella ma significa anima liscia
ma significa anima ebraica
ecco questa e' la forma che assume la
parola anima una volta che io evidenzia
le lettere che la compongono nel
quadrato di lettere
che ho prima che ho fatto vedere
precedentemente mi sembrano figure molto
interessanti anche molto belle sono una
sorta di mandala' della parola se volete
un altra parola ancora facciamo un
omaggio alla mistica ebraica e portiamo
in essere la parola cabala
ecco quando io vado a sottolineare nella
matrice la parola kavala ottengono
questa figura sono queste lettere
potendo questa figura e' anche questa mi
sembra estremamente interessante
rimettiamo qui le figure appena viste
questa e' la parola cabala come vedete
ogni figura e' differente questa e' la
parola liscia ma anima questa era la
parola cabala mettiamo la fara' anche la
parola adam per completezza va essere
umano ma immaginate in questo modo si
puo' rivedere la forma di ogni parola in
ebraico
eccoci ora anima essere umano
volendo si potrebbe anche a sovrapporre
queste due figure e vedere un essere
umano unito all'anima che tipo di figura
geometrica si compone e questa invece e'
la parola cabala come vedete quindi una
differente dall'altra ognuna esprime
graficamente una parola e nella
fattispecie anima essere umano e cabala
ma non e' finita qui perche' nel momento
in cui io vado a porre le lettere che
portano in essere le stesse nel
lavatrice quando io vado a mettere
le lettere delle sefirot nella matrice
succede un'altra cosa estremamente
interessante si formano mandala sempre
simmetrici e a mio avviso di grande
bellezza guardate queste sono le lettere
relative a malkut messe nella matrice e
portano in essere questa forma
simmetrica qui questa invece e' la parola
anzi queste sono invece nelle lettere
relative all'asse girati il felt
guardate il mandala e viene fuori dalla
sfera different anche anche questa molto
bello a mio avviso queste sono
semplicemente le lettere in relazione
alle scotte d'albero la vita messe
dentro la matrice danno origine a questi
schemi a questi mandala molto
interessati volete perfettamente
simmetrici e molto interessanti dire
questa invece e' la safina divina
guardate anche questa che geometria che
si compone direi molto interessante pero'
a questo punto uno potrebbe dire si' va
bene fai fai questi questi grafici ma
sono lasciano il tempo che trovano
perche' sono le potremmo definire
attivita' ludiche o ricreative no si tu
ottieni questi grafici ma che riscontro
pratico possono avere questi questi
grafici e nella mia esperienza nei miei
studi invece ho scoperto che hanno delle
attinenze queste queste forme
geometriche va hanno delle attinenze con
la cimatica ovvero le immagini trovano
un riscontro pratico e oggettivo nella
cimatica
[Musica]
la cimatica una teoria che descrivere
effetto morpho genetico delle onde
sonore questa teoria ipotizza che il
suono strutturi le forme che si
manifestano nella materia si basa su
esperimenti pratici ed empirici abbiamo
nella cimatica un piatto di metallo che
vedete qui in questo piatto di metallo
di colore nero sul quale viene sparsa
della polvere di quarzo la polvere di
quarzo e bianca quindi si crea un
contrasto fra il piatto nero e la
polvere di quarzo questo piatto nero poi
viene collegato a un oscillatore che puo'
avere una vasta gamma di frequenze
sonore a seconda di come viene regolato
quindi puo' essere impostato e le
frequenze possono cambiare di volta in
volta a seconda che si voglia una
frequenza o ad un'altra frequenza nel
momento in cui io faccio vibrare il mio
piatto determinata frequenza
grazie allo scillato re la sabbia che la
sabbia ovvero il quarzo la sabbia di
quarzo che io metto sul piatto
all'inizio e' ovviamente nel momento in
cui la metto sul piatto e' completamente
disorganizzata ma nel momento in cui io
faccio vibrare il piatto grazie allo
scillato rea una determinata frequenza
la polvere di quarzo cece sistema
confidi con figure geometriche che si
ritrovano sia in natura quindi strutture
simmetriche che si trovano in natura ma
anche simili a mandarla per esempio
questa e' una figura geometrica che si
forma nel momento in cui io faccio
vibrare il piatto una determinata
frequenza e la sabbia di quarzo si
dispone rete in questo modo
particolare croce e poi ci sono questi
quattro angoli qui ora questa per
esempio e' una simmetria invece che si
ritrova nella matrice che vi ho mostrato
prima nel momento in cui si lavora su
delle lettere che sono in relazione allo
spazio sacro quando io nella matrice
posizione delle determinate lettere sono
in relazione allo spazio sacro si forma
a questa figura che a mio avviso e'
estremamente simile a quest altra figura
vedete che ci sono questi elementi che
sporco nome delle punte qui identico poi
ci sono queste quattro punte qui
nuovamente e qui vedete come si dispone
praticamente la stessa identica figura
vi faccio vedere altri raffronti date
non attimo perche' esposto queste
immagini gia' viste
ecco guardate questa e' un'altra figura
che si forma nel momento in cui io
faccio vibrare un oscilloscopio e il mio
piatto a una determinata frequenza che
imposto e questa invece e' la figura che
si forma nella matrice di lettere nel
momento in cui io metto delle lettere
sono relative a particolari ordini
simmetrici traffic dall'albero della
vita oggi ad hama fece stessa come
vedete le figure sono estremamente
simili dunque non diventa piu' un gioco a
questo punto quello di portare in
evidenza determinate lettere sono nella
matrice non e' piu' un gioco ludico e' un
passatempo ma
questo trova un riscontro oggettivo
nella fisica del suono ovvero nella
cimatica vedete questa e' la figura che
si forma nella cimatica nel momento in
cui vede si collega il piatto a un
generatore di frequenza si imposta una
terminata frequenza e la sabbia si si
dispone con questa particolare
conformazione geometrica che e'
praticamente identica molto simile a
quest'altra configurazione si forma
invece delle matrici nel momento in cui
io sottolineo determinate lettere altre
figure faccio vedere come siamo un altro
raffronto questo e' sempre un'altra
figura che si forma nel piatto
quando io lo faccio girare una
determinata frequenza la sabbia di
quarzo porta in essere questa figura e
le tv sulla mia destra e questa invece
un'altra figura che si formano e le
matrici praticamente identiche guardate
queste forme qui questi ovali qui
e guardate questi ovali quinti questi
sono puntiformi ovviamente poi cosa ho
fatto ovviamente ha ribaltato la
prospettiva del quadrato e ho messo le
lettere sottolineate le ho messe bianche
non dei puntini bianchi e il quadrato
l'ho fatto nero in modo che si puo'
essere a portare ancora meglio al piatto
della cimatica ma come vedete si formano
le medesime le medesime figure
geometriche
guardate guardate questo questi spazi
qui come sono identici
altre figure ne ho tantissime quindi con
un certo punto mari ci fermiamo pero' ne
faccio vedere altre in rapida
successione
questa e' una figura e formano le matrici
una figura che formata da particolari
lettere che secondo la cabala
determinano lo spazio sacro per
eccellenza ovvero il tempio
ecco guardate notato questa figura qui
al centro questa sorta di croce e si
crea e notate la croce che si crea qui
praticamente identica con gli stessi
spazi all'esterno vedete quindi questo
lavoro sulla matrice trova un riscontro
pratico nella cimatica un'ultima
un'ultima immagine ne avrei delle altre
ma penso che questo sia sufficiente per
far vedere un riscontro pratico del
lavoro che sto portando avanti questa e'
nuovamente una figura simmetrica che si
crea nel piatto nel momento in cui io e
imposto una determinata frequenza nel
mio generatore di firenze approccio
guardate questa figura quindi molto
interessante e questa e' una figura
invece si formano elevatrici vedete
stessa identica conformazione qui ci
sono piu' dei cerchi che si formano al
centro ci sono dei quadrati ma che
possono anche questi individuare dei
cerchi ovviamente secondo me queste
figure sono estremamente simili e tra
l'altro anche sovrapponibili
allora bene o anche altri esempi
penso che possono stare o possa passare
cosi' oppure magari facciamo noi vedere
un altro che questa interessante questo
questo guardate questo e' il piatto e la
cimatica che porta in essere questa
particolare figura e guardate i contorni
qui con la stessa curvatura la stessa
curvatura guardate questi elementi qui
sport benessere la medesima figura
geometrica la vedete con le stesse
curvature poi tra l'altro guardate
eccole qui questa guardate qui questa
guardate guida poi nell'altro qui non so
se le vedete ma ci sono delle linguette
cosi' e qui ci sono questi elementi qui
ne ho ancora un'altra a questo punto vi
faccio vedere tutte le immagini a mia
disposizione
questo e' un altro elemento ancora porta
in essere tra polvere di quarzo una
volta ha fatto vibrare una determinata
frequenza con oscillatore e questa e' una
figura che si forma quando io evidenzio
quelle lettere particolari nella matrice
che la cavalla associa allo spazio sacro
ovvero alla costruzione del tempio ci
sono 13 ordini simmetrici secondo la
mistica ebraica che sono in relazione 13
materiali con cui e' stato costruito il
tabernacolo
deserto questi 13 ordini simmetrici sono
identificabili attraverso determinate
sequenze di lettere e portano in essere
queste particolari conformazioni
geometriche che poi si ritrovano come
vedete nella cimatica quindi c'e' un
riscontro pratico e oggettivo di un
lavoro che apparentemente poteva essere
semplicemente visto come un gioco o un
passatempo qualunque in realta' troviamo
un riscontro pratico
[Musica]
quanto avete appena visto e' solo un
piccolo accenno rispetto alle
potenzialita' che questo sistema ha per
codificare questo sistema
al momento ho scritto tre libri dal
titolo le matrici e la reazione questi
tre libri il primo il primo volume delle
matrici e la creazione e scienza della
parola nelle dieci dimensione
dell'essere mostra come si forma la
matrice quindi tutti gli aspetti
matematici che portano in essere la
matrice il secondo volume invece e'
sempre le matrici della relazione volume
2 guida alla parola nelle dieci
dimensione dell'essere queste affronta
l'aspetto linguistico legato alla
matrice perche' la matrice individua
anche un nuovo sistema di codifica
cabalistico ovvero nel momento in cui
oled a matrice inserisco una parola a
mio piacimento per esempio essere umano
vita anima la matrice risponde con altre
dieci parole che praticamente
individuano la parola che ho analizzato
all'inizio ovvero ogni parola
secondo questo sistema possiede dieci
livelli interpretativi e il secondo
volume delle matrici mostra in
profondita' questi ulteriori livelli
quindi ogni parola e noi pronunciava noi
ci puo' sembrare che abbiamo un unico
significato in realta' ne nasconde altri
10 il secondo volume delle matrici parla
di questi ulteriori 10 livelli nascosti
dietro la parola o che sono sopra la
parola il terzo volume delle matrici
della creazione e mistica della parola
nelle dieci dimensione dell'essere
invece mostra l'aspetto grafico ovvero
come la cabala si leghi
indissolubilmente alla geometria sacra e
qui abbiamo visto
un buon numero di esempi dunque non non
vado oltre a questo per parlare del
terzo volume delle matrici che si occupa
fondamentalmente di grafica e di come le
lettere ebraiche una volta evidenziate
nella matrice portino in essere delle
figure che hanno una grande attinenza
con la geometria sata
pensate che nel terzo volume vi dico
solo questo ci sono oltre 250 immagini
che sono estremamente interessanti e
tutte rispondono a degli ordini
simmetrici e geometrici notevoli vorrei
dire anche che se qualcuno di voi fosse
interessato a questi volumi e ho scritto
questi volumi possono essere letti anche
a parte ovvero fondamentale il primo
volume perche' spiega come le matrici si
formano quindi il primo volume
telematici e la reazione e' fondamentale
ma poi successivi volumi possono essere
letti unitamente al primo volume ovvero
se una persona interessata l'aspetto
linguistico del discorso puo' anche
prendere solo il primo e il secondo
volume se una persona invece e'
interessata all'aspetto delle immagini e
si formano nella matrice e al rapporto
tra cabala lettere ebraiche e geometria
sacra puo' tranquillamente leggere il
primo e il terzo volume delle matrici
saltando il secondo ovviamente se una
persona vuole una visione piu' completa
del lavoro e' consigliabile ovviamente
approcciarsi a tutti e tre i testi della
trilogia
detto questo vorrei raccontarvi un breve
aneddoto sul titolo di questo di questo
video che e' il segreto delle lettere
appunto
[Musica]
dovete sapere e circa 10 dieci anni fa
dopo la morte di mio padre io ho in
qualche modo ereditato molte cose che
gli appartenevano tra cui anche la sua
macchina
quindi l'ha usata per un po per un po di
tempo
successivamente poi quella macchina
aveva tre anni quindi ho deciso di
portarla di portarla in officina di
cambiarla con un'altra macchina
nel momento in cui ho lasciato la
macchina di mio padre e sinceramente e'
stata un momento che mi ha veramente
messo alla prova perche' era era un'altra
parte di mio padre se ne andava e che
non avrei visto in quel momento libero
quando io davo indietro la sua macchina
e' stata consegnata un'altra allora io
siccome studio fra parla da anni e
sapete chi e' chi studia cabala lavora
con i numeri che attraverso i quali poi
codifica dei messaggi sono andato a
vedere immediatamente la nuova macchina
qual era la targa ora era il numero che
compariva nella macchina e poi mi
avrebbe accompagnato per gli anni
successivi quindi guardo il numero della
targa e vedo
898 il berlino non ricordavo nessun
nessun frase o parola che avesse questo
loro nome poi torno a casa controller
dizionario delle due materie e questo
valore numerico corrispondente
corrispondeva l'espressione sold out
your soul lazio ottiene ebraico
significa il segreto delle lettere
quindi questa cosa mi fece fare un
sorriso e dissi bene va bene per i
prossimi anni vuol dire che allora il
segreto delle lettere mi accompagnera'
nei miei viaggi e di li' a poco poi mi
sarebbe venuta l'intuizione di
organizzare alfabeto ebraico in tante
strisce a seconda dei valori numerici
che nelle celle sefirot dell'auto della
vita portano con se' sarebbe venuto fuori
tutto questo lavoro e poi mi ha
accompagnato per anni e quindi ecco
questo che volevo svelare questo piccolo
retroscena questo aneddoto che era
dietro al titolo di questo di questo
video nel quale ho voluto mostrare
questa scoperta perche' mi sembrava molto
importante e oltre ha fatto non essere
presente nei miei libri in questo modo
anche le persone non prendono i miei
libri poi hanno la possibilita' di vedere
che tipo di simmetrie di bellezza si
possa nascondere dietro le lettere
ebraiche dietro lo studio della mistica
ebraica
ecco detto questo vi lascio nuovamente
all'immagine che abbiamo visto
all'inizio mi sembra il modo migliore
per concludere questo video






N° Post: 95
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:32:42 PM


LE STORIE DEL MULLA NASREDDIN




1. Una Barba migliore della tua
"Tutti i veri credenti portano la barba," disse l'Imam al suo uditorio. "Mostratemi una
barba spessa e lucida e io vi mostrero' un vero credente!"
"La mia capra ha una barba molto piu' folta e lunga della tua," rispose Nasrudin. "Significa
che e' un Musulmano migliore di te?"
2. Una certa clientela
"Ho appena fatto un sogno straordinario," disse Nasrudin a sua moglie una mattina. "Ho
sognato che ho incontrato un mercante con quattro carichi separati."
"Cosa aveva nelle sue bisacce?"
"Nella prima aveva persecuzioni, e nella seconda terrore. Nella terza intolleranza e nella
quarta cecita'."
"E chi erano i suoi clienti?" chiese sua moglie, incuriosita.
"Oppressori, tiranni, Imam e magistrati."
3. Un calzolaio con le ali
Quando l'Imam vide le babbucce di Nasrudin consumate e logore, gli batte' gentilmente su
un braccio: "Non disperare, Mullah. Il Corano ci insegna che chi e' bisognoso in questo
mondo verra' ricompensato in Paradiso. Le tue scarpe possono essere consumate e bucate
qui, ma indosserai solo le migliori in Cielo."
"In tal caso," rispose Nasrudin, "in Paradiso saro' sicuramente un calzolaio."
4. Un dono da Dio
Nasrudin stava camminando all'aperto quando un'ape lo punse sul naso. La ferita inizio' a
gonfiarsi in modo preoccupante, e corse a farsi visitare dal dottore. Mentre attraversava il
bazar, un burlone lo addito' e si mise a ridere.
"Dove ti sei procurato quel naso? Da un asino?"
"Si'," rispose il Mullah. "Quando Dio divise l'asino, a te diede il cervello e a me il naso."
5. Un dono da Tamerlano
Per festeggiare il suo compleanno, Tamerlano regalo' a ciascuno dei suoi cortigiani una
grande scatola. Aprendo i regali, i consiglieri e i nobili trovarono vesti cucite con fili d'oro e
ornate con pietre preziose. Ma quando Nasrudin, che ultimamente era decaduto dal favore
del re, scarto' il suo regalo vi trovo' dentro una vecchia gualdrappa da asino.
"Misericordioso Allah," grido', "sii testimone della generosita' di Tamerlano, che ha onorato
il suo servo dandogli il suo pastrano personale."
6. Un'infanzia felice
Dal momento che il vicino di Nasrudin sarebbe stato assente per commerciare in terre
lontane, chiese al Mullah di sorvegliare la sua casa di tre piani. Dopo alcuni giorni, una
strana famiglia vi si trasferi', rivendicandone la proprieta'. Nasrudin li trascino' in tribunale.
"Come puoi essere certo che la casa appartenga al tuo vicino?" chiese il giudice.
"Vostro Onore, conosco quella casa dall'infanzia, quand'era una piccola capanna. Bisogna
pensare a tutte le premure e attenzioni che il mio vicino le ha dedicato per farla crescere e
diventare una simile tenuta."
7. Un umile scopo
Nel villaggio di Nasrudin vivevano diversi giovani delinquenti. Un giorno il Mullah stava
passando accanto a una banda di questi giovinastri quando il loro capo scaglio' una pietra
al suo asino. Invece di punire il ragazzo, Nasrudin lo chiamo' a se' e gli diede un tortino di
carne.
"Cos'e' questa roba?" ghigno' il giovinastro, afferrando e divorando il tortino. "Stai cercando
di addolcirmi con la gentilezza?"
"Niente affatto," rispose il Mullah, "volevo solo fare la pace, vedendo che hai preso di mira
solo il mio umile asino. Un malfattore del tuo calibro puo' ambire a un bersaglio molto piu'
nobile."
Volendo fare il gradasso di fronte ai suoi amici, il ragazzo si guardo' intorno cercando un
bersaglio piu' impegnativo. In quel momento passava il sindaco a cavallo su un elegante
stallone. Subito il giovane raccolse il sasso piu' grosso che poteva trovare e lo lancio' al
cavallo, che arretro' di colpo disarcionando il suo autorevole cavaliere.
Il sindaco adirato chiamo' immediatamente le sue guardie del corpo e fece portare via il
giovane lestofante, facendogli dare delle sonore bastonate.
8. Una pagnotta per la testa
Nasrudin giunse a casa di suo fratello una notte molte tardi, e gli venne subito assegnata
la camera migliore. Nonostante gli fosse stato dato il letto piu' comodo della casa, con le
lenzuola e le coperte piu' soffici, nessuno aveva pensato di chiedergli se aveva mangiato.
Girandosi e rigirandosi, Nasrudin si sforzo' invano di domare i morsi della fame. Alla fine
usci' dal letto e chiamo' il suo ospite.
"Cosa succede?" chiese il fratello del Mullah, allarmato per essere stato svegliato nel pieno
della notte.
"I cuscini sono troppo morbidi," rispose Nasrudin. "Posso prendere una pagnotta dalla
cucina e riposare la testa su di essa?"
9. Una questione di opinioni
Un gregge di capre di un vicino fece breccia nel giardino di Nasrudin e inizio' a divorare con
voracita' tutta la vegetazione presente.
"Svelto!" grido' la moglie di Nasrudin. "Caccia via questi animali, sono le bestie piu' ingorde
al mondo e non ci lasceranno nulla."
"Aspetta un attimo," rispose il Mullah, vedendo l'Imam del luogo percorrere il sentiero, "la
creatura piu' vorace di tutte non e' ancora arrivata."
10. Una questione di peso
Nasrudin era stato nominato giudice della citta'. Due uomini vennero da lui con un
contenzioso civile. Qualche anno prima avevano acquistato un asino. Il piu' ricco dei due
aveva pagato dieci pezzi d'oro, il piu' povero solo cinque. Quindi avevano messo su
un'attivita' di raccolta di legna da ardere che vendevano porta a porta. L'uomo che aveva
investito dieci pezzi d'oro nell'asino prese una quota doppia dei profitti. Un giorno, mentre
stavano ritornando da una citta' in montagna, l'animale mise un piede in fallo e cadde in un
burrone.
"Ho pagato una quota doppia per l'asino," disse a Nasrudin il primo proprietario, "e
pertanto ho diritto ad avere indietro una parte del mio denaro."
"Non gli daro' un soldo," disse il secondo uomo. "Per molti anni ha percepito il doppio dei
guadagni di me."
"Quando l'asino e' cauto stava trasportando un carico?" chiese il giudice.
"No, stavamo tornando da una giornata di lavoro dopo che avevamo venduto la legna."
"Allora e' abbastanza chiaro," rispose Nasrudin. "La caduta dell'asino e' direttamente
collegata con il suo peso. Pertanto il proprietario della maggior parte del peso del suo
corpo e' piu' responsabile della sua caduta."
Allora ordino' al primo uomo di pagare al secondo cinque pezzi d'oro.
11. Una copia perfetta
Nasrudin era in Turchia a far visita a un amico. Una notte i due uomini si sedettero fuori
sotto le stelle. Ben presto il Mullah smise di parlare e inizio' a emettere grugniti i
approvazione.
"Perche' fai ooh e aah?"
"Stavo solo ammirando il tuo cielo e riflettendo sulla maestria dei tuoi pittori che l'hanno
ritratto. Hanno riprodotto una copia perfetta delle stelle che abbiamo da noi."
12. Un uomo pio
Un giorno un Imam raduno' la gente del villaggio di Nasrudin e tenne un sermone sulle
grandi gesta dei profeti. Mentre descriveva i conseguimenti particolarmente elevati di uno
di questi grandi uomini, all'improvviso Nasrudin scoppio' in lacrime.
"Guardate questo uomo pio!" tuono' l'Imam. "E' talmente commosso che piange."
"E' vero," singhiozzo' il Mullah, "mi fai andare in lacrime. La mia capra preferita e' morta
questa mattina e mi manca terribilmente. Quando scuoti la testa mentre parli, la tua barba
mi ricorda la mia capra morta e io mi commuovo."
13. Un problema di natura
Un giorno lo Shah dell'Iran convoco' i piu' grandi pensatori e filosofi della terra per
rispondere a un indovinello:
"Cosa e' venuto prima, il fiume o la barca?"
"La barca, Maesta'," disse uno, "perche' quando e' stata inventata, l'uomo si e' accorto che
non avrebbe potuto navigare sulla terra asciutta e dovette inventare l'acqua."
Nasrudin, che si trovava per caso a far visita alla corte dello Shah, chiese il permesso di
porre una seconda domanda:
"Se i pesci nuotano tutto il giorno, cosa fanno di notte?"
Per quanto ci provassero, nessuno dei filosofi e dei sapienti fu capace di trovare una
risposta convincente, e Nasrudin alla fine offri' una spiegazione:
"Dopo una dura giornata passata a nuotare, i pesci sono stanchi e si arrampicano sugli
alberi e si addormentano."
"Ridicolo," risposero i saggi.
"Perche' dite cosi'?" chiese Nasrudin. "Pensate che i pesci siano come il bestiame e che non
possano arrampicarsi sugli alberi?"
14. Un problema di tempistiche
Nasrudin fu convocato dal re per dargli consiglio su questioni mediche.
"Dimmi," gli chiese, "a che ora e' meglio desinare?"
Nasrudin ci riflette' un momento: "Tutto dipende da chi sei," disse alla fine. "Se sei il Re,
allora ogni momento e' un buon momento per desinare, se sei un povero, mangi quando
trovi del cibo."
15. Una cena di oh e ah
Nasrudin non aveva denaro e fu costretto a lavorare temporaneamente in qualita' di cuoco.
"Ascolta Mullah," gli disse il portinaio il secondo giorno, "e' risaputo che il nostro padrone
non paga mai i suoi servitori. Stai sicuro che il giorno in cui domanderai il tuo salario, ti
affidera' un compito impossibile e rifiutera' di pagarti quando non riuscirai a portarlo a
termine."
Come era verosimile, l'avaro datore di lavoro tenne il salario di Nasrudin per diverse
settimane. Alla fine il cuoco non ebbe altra scelta che chiedere al suo padrone il denaro.
"Ti daro' volentieri il tuo salario," disse l'avaro quando Nasrudin gli si rivolse, "ma per
prima cosa mi devi cucinare un pasto speciale."
"E in cosa deve consistere questo pasto?"
"Come antipasto deve avere degli 'Oh', e come piatto principale degli 'Ah', rispose l'avaro
con un sorriso. Se non riesci a prepararmi un tale pasto, non potro' far altro che licenziarti e
mandarti via senza un soldo."
Nasrudin gli fece un profondo inchino e ando' dritto in cucina. Dopo alcune ore ne usci' e
annuncio' che la cena era servita. Quando l'avaro vide un'enorme zuppiera piena di
minestra sul tavolo ne fu deliziato. Non solo Nasrudin aveva cucinato un pasto assai
saporito, ma stava anche per risparmiare diverse settimane di salario. Riempi' un cucchiaio
e trangugio'.
"Oh!" annaspo' quando i peperoncini gli bruciarono la gola. Gorgogliando e soffocando,
tese un braccio verso il cuoco, che a sua volta gli offri' un bicchiere d'acqua ghiacciata.
"Ah!" gemette, mentre il liquido fresco gli leniva le fiamme in bocca.
16. Capacita' oratoria
Un banda di ladri, in attesa di giudizio, erano preoccupati per la severita' delle sentenze che
venivano pronunciate dal tribunale. "Abbiamo bisogno di qualcuno che ci rappresenti con
tale eloquenza che nessun giudice ci possa condannare," disse il loro capo. Ricordandosi la
capacita' oratoria di Nasrudin, lo assunse in qualita' di loro avvocato.
Il Mullah si presento' in tribunale il giorno successivo e fece un'arringa difensiva cosi'
convincente che tutti in aula erano certi dell'innocenza di quegli uomini. Nasrudin aveva
messo una tale energia nel suo discorso che inizio' a sudare. Alcuni istanti prima che il
giudice disponesse il rilascio dei suoi clienti, il loro difensore non riusciva piu' a sopportare
il calore. Togliendosi il soprabito, chiese alle guardie di chiuderlo a chiave in una cella.
"Perche' vuoi far rinchiudere il tuo soprabito?" chiese il giudice.
"Se queste persone vengono rimesse in liberta'," rispose il Mullah, "voglio essere certo che
si trovi al sicuro."
17. Un uomo piu' debole
Camminando davanti a un'elegante residenza nel cuore della citta' di Baghdad, Nasrudin
senti' che all'interno c'era un ricevimento in pieno svolgimento. Attratto dall'odore di capra
arrostita, entro' di soppiatto in casa evitando le guardie, e si sedette a tavola. Dopo il
banchetto il padrone di casa invito' tutti a fare silenzio.
"Amici," annuncio', "vi ho invitati qui per celebrare le mie recenti vittorie. Come sapete,
sono stato campione di lotta libera di questa citta' per un certo periodo. Ma dal momento
che ho annientato tutti gli avversari di questi luoghi, adesso sono diventato campione i
tutto lo stato!"
I commensali iniziarono ad acclamare il loro ospite. Solo Nasrudin rimase in silenzio.
Questo fece infuriare il lottatore:
"Non ti colpisce il fatto che io abbia polverizzato i miei nemici e gettato nella polvere i
migliori lottatori che ospitano questi luoghi?" chiese.
"Dipende," rispose il Mullah. "Questi altri uomini erano piu' deboli di te?"
"Certamente!" invei' lo sportivo. "erano fragili come mosche, insignificanti come le
formiche piu' piccole!"
"Che senso ha la vittoria quando si sconfigge un uomo piu' debole?"
18. Un lupo per l'Imam
Erano tempi duri, e Nasrudin si decise a trovarsi un lavoro regolare. Attratto dal guadagno
facile, decise di diventare un Imam. Arrotolandosi un enorme turbante in testa, ando' a
cercare una moschea. Dopo aver passato in rassegna diverse moschee e case di culto, la
fortuna non gli sorrise ancora. Anche nei luoghi piu' remoti scopri' che c'era un Imam
stabile.
Stanco e affamato, Nasrudin si fermo' a una casa a te' in una piccola citta' alle pendici dei
monti. Nella piazza prospiciente si era radunata una folla inferocita. Dopo aver assunto
informazioni, il Mullah venne a sapere che la marmaglia aveva appena intrappolato un
lupo.
"Questo animale ha aggredito le nostre capre, causandoci molti danni," spiego' un
contadino. "Gli abbiamo dato la caccia sospingendolo in citta', e siamo riusciti a
circondarlo. Adesso stiamo proprio discutendo cosa farne."
Nasrudin si svolse il turbante, lo mise in testa all'animale intrappolato e lo lascio' libero.
"Che cosa hai mai fatto!" gridarono gli astanti esterrefatti. "Abbiamo impiegato molti
giorni per catturarlo!"
"L'ho condannato alla punizione piu' terribile," rispose il Mullah. "Che soffra il tormento di
provare a cercare un lavoro vestito da Imam."
19. Dopo la tua scomparsa
Il Califfo di Baghdad sogno' che perdeva tutti i denti e che gli cadevano i capelli dal capo. Al
mattino convoco' l'astrologo di corte perche' interpretasse il sogno.
"Oh," spiego' l'uomo, "significa che tua moglie e i tuoi figli sopravvivranno alla tua
scomparsa."
Sentendo questo, il sovrano adirato fece gettare in prigione l'astrologo.
"Come interpreteresti il sogno?" chiese al Mullah, che era in visita a corte.
"Eminenza," rispose Nasrudin, "il sogno significa che sopravviverai a tutta la tua famiglia."
Rassicurato, il Califfo diede a Nasrudin una borsa piena d'oro.
20. L'invitato di Allah
Mentre Nasrudin e sua moglie stavano seduti a cena una notte, qualcuno busso' alla porta.
Aprendola, Nasrudin vie un derviscio che indossava un mantello di molti colori e un
turbante immacolato.
"Non restartene li'," disse l'uomo bruscamente, "sono l'invitato di Allah in persona, e tu mi
devi invitare a entrare e devi offrirmi i cibi e le bevande piu' gustose che hai. Poi riposero' il
capo sul tuo miglior cuscino e dormiro' sotto le tue coperte piu' calde!"
"Aspetta un momento," disse il Mullah, mettendosi in fretta il cappotto, "ti porto in un
luogo piu' consono per un santo come te." Chiedendo al derviscio di seguirlo, si affretto' in
direzione della moschea della citta'.
"Non posso restare qui!" disse il sapiente indignato. "Fa freddo, e' buio, e non c'e' nulla da
mangiare."
"Perdonami," rispose Nasrudin, "ma tu mi hai detto di essere l'invitato di Allah, e ho
facilmente dedotto che ti saresti sentito piu' a casa tua nella casa di Allah."
21. La pieta' di Allah
Nasrudin ingaggio' un portatore per farsi portare a casa i suoi acquisti dal mercato. Mentre
i due uomini si stavano inerpicando per il ripido pendio roccioso fino alla sua porta, il
portatore scivolo' e rotolo' giu' lungo il dorso della montagna gridando.
"Grazie Allah per la tua pieta'!" esclamo' Nasrudin, alzando le braccia al cielo.
"Come puoi ringraziare Allah per aver lasciato cadere e morire un uomo?" chiese sua
moglie, che aveva assistito al terribile incidente.
"Non lo ringrazio per aver ucciso il portatore: lo sto ringraziando perche' non avevo ancora
pagato quello sventurato. Se l'avessi fatto, il mio denaro starebbe con la spesa sul fondo del
burrone."
22. Le parole di Allah
Lo Shah dell'Iran seppe che Nasrudin, un santo, stava attraversando quelle terre. Mando' i
suoi messi per localizzare il sant'uomo e portarlo a vivere nello splendore della corte.
Dopo diversi mesi, lo Shah fece visita ai lussuosi appartamenti di Nasrudin nel palazzo.
"Dimmi, santo venerabile, quali parole sublimi hai udito dalle labbra di Allah?"
"Solo l'ultima avrebbe qualche interesse per te, Altezza. Allah me l'ha appena sussurrata."
"Ed Egli cosa dice?"
"Mi ha appena detto di fare attenzione a quel che dico cosi' da poter rimanere nel Paradiso
che Egli mi ha trovato!"
23. Situazione alterata
Nasrudin e un ricco mercante attraversavano il deserto cavalcando insieme.
"Non accade forse che Dio ricompensa i ricchi con altre ricchezze?" disse il mercante al
Mullah. "Guarda questi miei stupendi stivali realizzati con il miglior cuoio che si possa
acquistare, e guarda i tuoi sandali bucati e malandati. Guarda il mio turbante ingioiellato, e
guarda gli stracci che porti avvolti intorno al capo. Guarda la mia casacca di seta, con
bottoni fatti a mano e trapuntata in filo d'oro, e guarda il mantello rappezzato che pende
dalle tue spalle ossute. Ecco qui noi due: tu con alcuni miseri beni nelle tue bisacce
mangiate dalle tarme, io con spezie che faranno commuovere dal piacere principi e re.
Eppure possiamo cavalcare insieme in questi luoghi, io su uno stallone arabo, tu
caracollando sulla sabbia in groppa a uno stupido asinello..."
In quel momento le considerazioni del mercante furono interrotte dall'arrivo di una banda
di ladroni che lo disarcionarono dalla sella, lo presero a calci e pugni fino a lasciarlo in
terra e se ne andarono a cavallo portandosi via il suo carico e la sua cavalcatura.
"Che cosa straordinaria," riflette' Nasrudin, "sembra che la mia situazione non sia
cambiata, ma la tua si e' drammaticamente alterata nello spazio di pochi minuti."
24. Sempre troppo tardi
Nasrudin era appena ritornato a casa dal bazar, quando senti' il clamore di un banchetto
nuziale che aveva luogo nella porta accanto. Spargendo per la casa freneticamente i suoi
vestiti da lavoro, si lavo' e, indossati i suoi abiti migliori, si precipito' nella casa del vicino.
Ma nel frattempo che si era cambiato, la festa era finita, la coppia si era ritirata per la notte
e i partecipanti alla festa se ne erano andati tutti a casa.
Tornando a casa sua, Nasrudin comincio' a spogliarsi, preso dallo sconforto. "Mi sa tanto
che la prima festa nuziale alla quale andro' sara' la mia."
25. Tra estranei
Nel villaggio di Nasrudin si venne a sapere che il giudice era morto mentre stava trattando
un caso nella regione vicina.
"Che cosa straordinaria che abbia scelto di morire di fronte a degli estranei," riflette' il
Mullah, "quando avrebbe potuto farlo qui tra quelli che erano dalla sua parte."
26. Il tesoro di un altro
Nasrudin stava passeggiando sulla riva di un fiume quando vide un calice che galleggiava
sull'acqua. Lo raccolse, e osservandolo si accorse che si era riempito per meta' d'acqua.
Sulla superficie luccicava il viso di un uomo.
"Mi dispiace," disse al suo riflesso, "non mi ero reso conto che il calice fosse tuo," e lo
rigetto' in fretta nel fiume.
27. Appetito
Un giorno il suocero di Nasrudin, un uomo dal grande appetito, arrivo' alla casa del Mullah.
"I miei viaggi mi fanno passare proprio nei pressi di casa tua, cosi' ho pensato di passarti a
trovare un attimo," disse, prendendo posto a tavola.
Nasrudin offri' al suo ospite te' e dolci. In pochi minuti l'uomo aveva bevuto anche l'ultimo
sorso di te' e divorato l'ultima briciola del dolce, e aveva iniziato a guardarsi intorno per
averne ancora. Nasrudin servi' dell'altro te' ed altri dolci, e di nuovo suo suocero si mangio'
tutto fino all'ultimo boccone e bevve anche l'ultima goccia. Ordinando a sua moglie di
cucinare un pilau di notevoli dimensioni, Nasrudin si precipito' a cercare rinfreschi
sufficienti per rifocillare l'ospite fino all'ora di cena. Fu di ritorno con un'enorme anguria,
gelato, tortini caldi e noci, che l'uomo fece fuori in un batter d'occhio.
Quando il pilau fu pronto, lo mangio' fino a che non rimase nemmeno piu' un chicco di riso.
Poi bevve altre sei teiere, e annuncio' che si sarebbe fermato per la notte e avrebbe
continuato il suo viaggio il mattino seguente. Mentre si sistemava nel letto della coppia,
Nasrudin gli chiese dove sarebbe andato il giorno successivo.
"Mi sto dirigendo a Samarcanda, per incontrare un celebre medico che ha inventato una
pozione capace di stimolare l'appetito. Quando saro' di ritorno, passero' a trovarvi per
raccontarvi le mie avventure."
"Che peccato nessuno di noi due sara' qui!" si dispero' Nasrudin. "Domani partiamo per
Baghdad, per andare da un altro famoso dottore che ha inventato una pozione per
diminuire l'appetito."
28. Mele
Un giorno il Mullah Nasrudin venne assunto per la raccolta di mele. Dopo una giornata
intera di lavoro sfiancante il suo capo, un avaro, si rifiuto' di liquidare il salario convenuto.
"Non ho denaro da offriti, ma ritorna domani e lavora un'altra giornata, allora potrai
mangiare quante mele desideri."
Il Mullah torno' il giorno dopo e continuo' a raccogliere frutta dagli alberi con grande cura.
Al tramonto sali' sull'albero piu' alto e si mise a mangiare mele con tanto gusto che l'avaro
inizio' a preoccuparsi.
"Perche' non mangi dai rami piu' bassi?" gli grido' da terra.
"Inizio dalla cima e scendo fino in fondo," esclamo' Nasrudin. "Con quasi un frutteto intero
di mele a disposizione dovro' operare con metodo."
29. Ricompense di albicocche
Un giorno una banda di piccoli teppistelli osservo' Nasrudin acquistare un chilo di
albicocche al bazar. Seguendolo sulla via verso casa con la speranza di rubare la frutta, lo
videro offrire un'albicocca a un uomo che l'aveva salutato per strada. "Questa e' la nostra
occasione," pensarono i piccoli birichini, e lo precedettero imboccando una scorciatoia.
Uno ad uno si avvicinarono a Nasrudin salutandolo e facendogli profondi inchini. A
ciascuno venne dato un frutto.
Quando la borsa di Nasrudin fu vuota, si accorse che il dottore stava venendo nella sua
direzione e corse subito a nascondersi dietro un albero. "Mullah, ti senti bene?" gli chiese il
medico, preoccupato, vedendolo rannicchiato dietro l'albero.
"Si'," rispose un Nasrudin a disagio, "ma ho finito le albicocche."
30. Tu sei me?
Nasrudin stava passeggiando per la affollata citta' di Baghdad quando si scontro' con un
altro uomo, ed entrambi caddero a terra.
"Scusami," chiese educatamente rialzandosi, "tu sei tu o tu sei me? Perche' se tu sei me,
allora io devo essere te."
"Chiunque tu sia, sei un pazzo furioso," rispose l'altro appena senti' la domanda del Mullah.
"E' solo che avendo la stessa costituzione fisica e vestendo in modo simile, ho pensato che
avremmo potuto confonderci cadendo."
31. Chiedendo alla persona sbagliata
Nasrudin stava cercando di riparare il pollaio prima che i volatili potessero scappare,
quando fu interrotto da un vicino.
"Quanti giorni ci sono in un anno?"
"Ti sembro un commerciante di anni," rispose bruscamente Nasrudin, "che pensi che io
tenga il conto dei giorni?"
32. Chiedi al nostro vicino
Una notte Nasrudin sogno' di essere sposato alla giovane e bellissima moglie del suo vicino
di casa. Era talmente attraente che non pote' fare a meno di stringerla tra le braccia e di
baciarla. Ma appena lo fece, fu svegliato da un sonoro ceffone.
Sbattendo le palpebre assonnate, vide sua moglie, col viso corrucciato.
"Cosa pensi di fare?"
"Credo faresti meglio a chiederlo al nostro vicino."
33. Chiedi a loro, non a me
Un uomo smanioso di raggiungere l'illuminazione venne a trovare Nasrudin.
"Dicono tu sia un saggio tenuto in grande considerazione. Cosa succede nell'altro mondo?"
Indicando il cimitero, Nasrudin rispose:
"Ti consiglio di chiedere a qualcuno che sta la'."
34. Chiedi al proprietario
Nasrudin stava camminando verso casa quando trovo' una capra abbandonata e decise di
condurla nel proprio campo.
"E' una capra bellissima, Mullah. Quanto l'hai pagata?" chiese il suo vicino.
"Un pezzo d'oro."
"E' una bella capra," disse sua moglie. "Quanto ti e' costata?"
"Due pezzi d'oro."
"Non e' male questa capra, padre," disse suo figlio. "L'hai pagata molto?"
"Perche' tutti continuano a chiedermelo?" si domando' Nasrudin. "Perche' non lo
domandano al proprietario?"
35. Chiedi a tua moglie
Durante i mesi estivi, Nasrudin prese l'abitudine di dormire sul tetto dal momento che era
piu' fresco della suacamera da letto. Una notte non riusciva a prendere sonno a causa del
continuo lamentarsi di sua moglie.
"Sei un indolente!" si lagnava. "Avrei potuto permettermi di scegliere qualunque uomo in
citta', ma mi sono presa un sempliciotto come te!"
Dopo diversi minuti di insulti, Nasrudin non ce la faceva piu'. Scese a fatica dal letto, ma si
dimentico' i essere sul tetto e precipito' in terra. Sentendo il clamore, il suo vicino corse a
vedere che cosa fosse successo.
"Come sei finito li'?" chiese, vedendo il Mullah contorto in terra.
"Chiedi a tua moglie," rispose Nasrudin.
36. Elusione
Il vicino di Nasrudin si agitava e si lamentava in continuazione.
"Come posso fare?" urlava. "Quando mi alzo al mattino e' cosi' buio che potrei inciampare in
qualcosa e farmi male a un piede."
"Alzati un'ora piu' tardi," suggeri' il Mullah.
37. Insulti animaleschi
Nasrudin e sua moglie stavano bisticciando. Sentendo un asino che ragliava in strada, sua
moglie disse:
"C'e' tuo padre che ti chiama. Vai a vedere cosa vuole."
Senza dire una parola, Nasrudin usci', facendo ritorno alcuni minuti piu' tardi.
"Mi ha chiesto di dirti che tua madre, la cornacchia, ti saluta."
38. Essere un esperto
Un crocchio di donne di citta' stavano spettegolando nella piazza del mercato.
"Mio marito pensa sempre di sapere tutto," si lamentava una.
"Non puo' essere di certo piu' presuntuoso del mio," disse un'altra.
"Nessuno di loro si considera un esperto a tutto tondo come fa mio marito," disse la moglie
di Nasrudin.
In quel momento, Nasrudin vide sua moglie e si uni' alla conversazione. "Di cosa si sta
discutendo?" chiese.
"Cottura," risposero le donne, non volendo ammettere che si stavano lamentando dei loro
mariti.
"Ah," le informo' Nasrudin, "si da' il caso che io sia il maggior esperto di cottura di dolci che
c'e' in citta'!"
Sua moglie scambio' un'occhiata con le sue compagne. "Dicci, marito, che ingredienti
sceglieresti?"
"Be', puo' essere complicato perche' dipende dagli ingredienti che si hanno a disposizione.
Accade di solito che se c'e' il burro, non ci sono le uova. Se ci sono le uova, non c'e' il burro.
Se ci sono sia uova che burro, manca la farina o lo zucchero. E se tutti gli ingredienti sono
disponibili, allora non lo sono io."
39. Il miglior modo di imparare
Durante un periodo di particolare lassismo legislativo nel paese, il Re proibi' di portare
armi per le strade. Una notte, per il timore di venire aggredito mentre faceva ritorno a
casa, Nasrudin nascose sotto il suo mantello un'enorme mazza. L'arma fu scoperta quando
venne fermato e perquisito dalla polizia, che lo arresto' perche' ne rispondesse al Re.
"Prima che ti sbatta in galera, cosa hai da dire in tua difesa?" chiese il monarca.
"Sono un insegnante della scuola locale," rispose Nasrudin, "e ho bisogno della mazza per
mantenere la disciplina dei miei allievi."
"Non sono sistemi un po' troppo severi?"
"Puo' sembrarvi cosi', Sire, ma non avete sentito le sciocchezze che dicono."
40. Meglio essere un peccatore
"Siete tutti peccatori incapaci, e vagabondi di scarso valore morale!" tuonava un
predicatore itinerante a un gruppo di abitanti del villaggio. "Nessuno di questi luoghi vedra'
mai i cancelli del Paradiso!"
"Sei sicuro?" chiese sorpreso il Mullah Nasrudin.
Infuriato perche' le sue parole erano state messe in discussione, il predicatore si rivolse al
Mullah.
"Puoi scherzare finche' vuoi, novellino!" muggi', "ma sarai il primo a sentire le fiamme
dell'Inferno che ti lambiranno gli stivali!"
"E tu dove andrai dopo la tua morte?"
"C'e' bisogno di chiederlo? Un credente virtuoso come me andra' direttamente verso il
Paradiso eterno."
"In tal caso," rispose Nasrudin con calma, "penso sia meglio che io accompagni i miei amici
e parenti all'Inferno. Preferisco raccontare barzellette per farli divertire che avere a che
fare con dei bigotti come te per l'eternita'."
41. Meglio i sacchi
"Svelto," disse a voce bassa la moglie di Nasrudin una notte, "ci sono i ladri in casa. Vedo
che hanno lasciato i loro sacchi in giardino." Nasrudin butto' indietro le coperte e inizio' a
scendere dalla finestra.
"Dove stai andando?" gli chiese sua moglie.
"Mentre loro rovistano fra i nostri miseri averi, io gli rubo i sacchi."
42. Meglio scalzi
Nasrudin si era comprato un paio di scarpe nuove e decise di mettersele per tornare a casa.
Non era andato molto lontano che la sinistra inizio' a fargli male. Il Mullah si sedette e si
tolse la scarpa, che rotolo' sulla sponda e di li' nel torrente. Mentre guardava la corrente che
la portava via, Nasrudin guardo' la destra.
"A dire il vero, sono abbastanza sollevato nel vedere la tua amica andarsene. Mi stava
facendo venire delle terribili vesciche. Adesso posso tornare a casa scalzo, e tu ti puoi
riposare finche' la tua amica non ritorna."
43. Nascita e morte
Un giorno il Re chiamo' a corte Nasrudin per dar risposta a una domanda:
"Dimmi, Mullah, per quanto ancora continueranno a nascere bambini e la gente
continuera' a morire?"
"Nascita e morte continueranno fino a che le fiamme dell'Inferno si saranno esaurite, e il
Paradiso sara' troppo stipato dal ricevere qualcun altro."
44. Nasi morsicati
Nasrudin senti' i suoi due bambini di fuori che si picchiavano, e usci' per separarli. In
giardino vide che il piu' piccolo si teneva il naso e piangeva.
"Perche' piangi?"
"Mi ha morsicato il naso!" gemette il bambino, indicando suo fratello.
"E' una menzogna!" cinguetto' l'altro. "Se l'e' morsicato da solo!"
45. Ossi e tutto il resto
Una sera l'Imam invito' Nasrudin a cena. Mentre stavano mangiando montone arrostito,
Nasrudin si accorse che il padrone di casa stava gli stava mettendo indebitamente gli ossi
rosicchiati nel piatto.
"Guarda quanto sei goloso, Mullah. Hai scarnificato il doppio degli ossi del tuo anfitrione!"
"Se io sono goloso," rispose Nasrudin, "mi chiedo che parola vi sia per indicare chi si
mangia la carne, gli ossi e tutto il resto."
46. Nomi in prestito
Nasrudin arrivo' a palazzo con un pollo. "Maesta'," annuncio' con un profondo inchino,
"l'altra notte stavo giocando a carte e in nome tuo come portafortuna. Grazie a te ho vinto
questo volatile, e vengo a ripagare il debito."
Colpito favorevolmente dalla cosa, il Re accetto' il pollo. Il giorno successivo il Mullah si
presento' a corte con una capra.
"Maesta', ancora una volta il tuo nome mi ha portato fortuna, e vorrei ripagarti con questa
capra."
Di nuovo, il Re accetto' il dono.
Il terzo giorno Nasrudin giunse nella sala del trono con due tipi dall'aspetto rozzo.
"Anche la scorsa notte," disse il Mullah, "ho preso in prestito il tuo nome, ma
sfortunatamente questa volta non mi ha portato fortuna e adesso devo a questi due cento
pezzi d'oro."
Il Re acconsenti' a pagare i debiti di Nasrudin, ma gli ordino' di non servirsi mai piu' del suo
nome.
47. Tortini in prestito
Affamato, Nasrudin ando' al bazar a vendere i suoi ultimi averi. Un mercante senza scrupoli
prese l'insieme delle suppellettili e disse: "Per i tuoi soldi torna domani, perche' al
momento non ho denaro con me."
Si rifiuto' di pagare, nonostante le misere suppliche i Nasrudin. Caracollando verso casa,
passo' davanti ai banchi del mercato, e al negozio di un panettiere. Con un ultimo estremo
sforzo, prese tre tortini e se ne ando'. Seduto in un vicolo, divoro' rapidamente quei dolci.
"Misericordioso Allah," disse mentre finiva l'ultimo tortino, "non sono un ladro. Ho solo
preso in prestito questi tortini dal panettiere. Visto che le cose stanno cosi', fai in modo che
il denaro che devo al panettiere sia detratto da quello che mi deve il mercante che si e' preso
vasi e pentole. Non amo lasciare debiti in giro."
48. Babbucce in prestito
Nasrudin stava facendo una passeggiata serale, quando inciampo' in un uomo sdraiato
nell'erba, ubriaco. Cadendoci sopra, riconobbe nell'ubriacone nient'altri che il giudice, un
uomo famoso per pronunciare dure condanne per le offese morali. Vedendo che il giudice
era privo i sensi, Nasrudin gli sfilo' le babbucce ricamate e la giacca, e prosegui' per la sua
strada.
Solo mentre caracollava verso casa il giorno seguente, il giudice si accorse di essere stato
derubato. Livido per l'ira, mando' la polizia a perquisire ogni casa fino a che non venisse
trovato il colpevole.
Non passo' molto tempo prima che Nasrudin venisse trascinato in tribunale.
"Dove hai preso quelle babbucce e quella giacca?" chiese il giudice.
"Le ho prese in prestito la scorsa notte da un ubriaco che ho trovato riverso in un fosso,"
rispose il Mullah. "Da allora cerco di restituirle, ma non conosco l'identita' dell'uomo. Non
e' che per caso tu lo conosci?"
"Certo che no!" rispose il giudice, accorgendosi che ogni altra risposta gli avrebbe rovinato
la reputazione. "Caso archiviato."
49. Maschio o femmina?
Mentre Nasrudin era alla corte di Tamerlano il Conquistatore, giunse la notizia che sua
moglie aveva partorito.
"Cosa ha partorito tua moglie questa volta?" chiese a Nasrudin il Dominatore del Mondo.
"Diversamente da Vostra maesta', un uomo umile come me non puo' che essere padre di un
maschio o di una femmina," rispose il Mullah.
"E cosa pensi che imperatori come me possano generare?" chiese Timur, con un sorriso.
"Tiranni, oppressori, dittatori, despoti... non c'e' limite alla scelta."
50. I ladri e il Re
Una notte i ladri fecero irruzione nella casa di Nasrudin e gli rubarono tutto quel che
possedeva. Quando il mattino seguente si sveglio' e si accorse della disgrazia, ando' di corsa
a palazzo.
"La scorsa notte i ladri mi hanno rubato tutti i miei averi, ed e' tua responsabilita' risarcirmi
per questa perdita," disse al Re.
"Ma io non ti ho rubato nulla di tuo, Mullah," disse il monarca.
"Non direttamente," rispose Nasrudin, "ma in quanto capo di questa nazione sei
responsabile di ogni cosa che accade qui."
1. Detto di Mullah Nasrudin
Se sopravvivo a questa vita senza morire, ne saro' sorpreso.
2. Detto di Mullah Nasrudin
Se sapessi cosa fa due piu' due, direi quattro!
3. Radio
Quando il Mullah Nasrudin arrivo' alla barriera dell'immigrazione a Londra, l'ufficiale
preposto gli chiese:
"Di dove sei?"
"Grrrr.. dell'Est."
"Nome?"
"Mullah, ssssssss, Nasrrrrgrrudin!"
"Hai problemi nel parlare?"
"Wheee-eee no!"
"Allora perche' parli cosi'?"
"Pip-pip-pip, ho grr, imparato l'inglese per radio!"
4. Dove c'e' una volonta'...
"Mullah, Mullah, mio figlio ha scritto dall'Istituto dell'Apprendimento per dire che ha
completato i suoi studi!"
"Si consoli, signora, pensando che Dio glie ne inviera' di ulteriori."
5. Potrei farti un favore
Nasrudin era senza un soldo, ma non voleva che il suo amico Aslam lo sapesse.
Sfortunatamente Aslam gli chiese se aveva da scambiare una moneta d'oro.
"E' abbastanza consumata," disse Nasrudin.
"Quanto consumata?"
"Talmente consumata che vale meno del suo tasso di cambio. Prova a rivolgerti a qualcun
altro."
"No, mi fido di te. Dammi solo quello che pensi che valga."
"Bene," disse il Mullah, "mi sembra che valga cosi' poco che dovresti essere tu a pagarmi
perche' io la prenda."
6. Bisogni
Mentre il Mullah usciva dalla moschea dopo le preghiere, un mendicante seduto in strada
gli chiese l'elemosina. Ne scaturi' la seguente conversazione:
Mullah: "Sei stravagante?"
Mendicante: "Si', Mullah."
Mullah: "Ti piace startene seduto a bere caffe' e a fumare?"
Mendicante: "Si'."
Mullah: "Penso ti piaccia andare al bagno turco tutti i giorni?"
Mendicante: "Si'."
Mullah: "...e magari divertirti anche andando a bere con i tuoi amici?"
Mendicante: "Si', tutte queste cose mi piacciono."
"Tut, tut," disse il Mullah, e gli diede un pezzo d'oro.
Alcuni metri piu' in la' un altro mendicante che aveva origliato la conversazione chiese
l'elemosina con fare importuno.
Mullah: "Sei stravagante?"
Mendicante: "No, Mullah."
Mullah: "Ti piace startene seduto a bere caffe' e a fumare?"
Mendicante: "No."
Mullah: "Penso ti piaccia andare al bagno turco tutti i giorni?"
Mendicante: "No."
Mullah: "...e magari divertirti anche andando a bere con i tuoi amici?"
Mendicante: "No, voglio solo vivere con poco e pregare."
Allora il Mullah gli diede una monetina di rame.
"Ma perche'," si lamento' il mendicante, "tu che sei un uomo parsimonioso e pio, mi dai solo
un soldo mentre a quel tipo stravagante hai dato una moneta d'oro?"
"Ah," rispose il Mullah, "i suoi bisogni sono maggiori dei tuoi."
Questa storia e' pubblicata per cortese concessione di Sir Edwin Chapman-Andrews
7. La fine del mondo
"Quando ci sara' la fine del mondo, Mullah?"
"Quale fine del mondo?"
"Ebbene, quante ce ne sono?"
"Due, la Maggiore e la Minore. Se mia moglie muore, quella e' la Fine del Mondo Minore.
Ma se muoio io, quella e' la Fine del Mondo Maggiore."
8. Un boccone
Nasrudin fece visita a un prete spilorcio, che gli disse:
"Vorresti mangiare un boccone?"
Quando arrivo' il cibo, il Mullah si accorse che, letteralmente, non era piu' di un boccone.
In quel momento un mendicante guardo' attraverso la finestra. Il prete grido':
"Vattene, o ti rompo il collo!"
"Fratello," disse Nasrudin al mendicante,"vattene via, svelto, perche' posso assicurarti che,
per una volta, qui c'e' un uomo che non esagera!"
9. Pettegolezzo
"Mullah, tua moglie e' una terribile pettegola. Va a trovare tutti in citta' e spettegola tutto il
tempo."
"Non ci credo, altrimenti sarebbe gia' venuta a trovarmi qualche volta per spettegolare, e
non l'ha mai fatto."
10. Soddisfatto
Nasrudin trasloco' in una casa nuova.
Il postino si fece vivo e disse:
"Spero tu sia soddisfatto delle consegne postali."
"Piu' che soddisfatto," disse Nasrudin, "e infatti da domani puoi raddoppiare il mio ordine."
11. Costoso
Nasrudin apri' una bancarella con sopra un cartello:
SI RISPONDE A DUE DOMANDE SU QUALUNQUE ARGOMENTO PER 5 STERLINE.
Un uomo, che aveva due domande molto urgenti, gli diede il denaro, dicendo:
"Cinque sterline e' abbastanza costoso per due domande, vero?"
"Si'," disse Nasrudin, "e la prossima domanda, per favore?"
12. Problemi di solitudine
Qualcosa spavento' il Mullah Nasrudin mentre stava andando per la strada. Si tuffo' in un
fosso e poi inizio' a pensare di essere morto per lo spavento.
Dopo un po' comincio' ad essere molto infreddolito e affamato. Torno' a casa, diede a sua
moglie la triste notizia e torno' al suo fosso.
Sua moglie, singhiozzando tristemente, ando' dai vicini a cercare conforto. "Mio marito e'
morto, e giace in un fosso."
"Come lo sai?"
"Non c'era nessuno che potesse vederlo, quindi e' dovuto venire a dirmelo di persona,
povero caro."
13. L'erudito arabo
Nasrudin affermava di essere stato alla Mecca, e di aver vissuto per molto tempo in Arabia.
"Dicci il nome del cammello in arabo," gli chiese uno dei suoi compari alla casa da te'.
"Perche' non avere il senso della misura," disse il Mullah, "invece di pensare a una creatura
tanto enorme?"
"Allora qual e' la parola araba per 'formica'?"
"Troppo piccola."
Qualcuno grido':
"Qual e' la parola araba per 'agnello', allora?"
"Sono certo che abbiano un nome, ma non sono rimasto la' abbastanza a lungo per
scoprirlo. Me ne sono andato quando gli agnelli erano appena nati e non c'era ancora stato
il tempo di battezzarli."
14. Problemi di ritardo
L'aereo quadrimotore aveva dei problemi, e si senti' la voce del capitano dagli altoparlanti:
"Uno dei nostri motori e' difettoso, ma non c'e' nessun pericolo. Ci saranno cinque minuti di
ritardo perche' dovremo volare solo con tre motori."
Alcuni passeggeri erano un po' allarmati, ma il Mullah, che era tra loro, parlo' in modo
rassicurante:
"Cinque minuti non fa molta differenza, amici." Cosi' tutti si calmarono.
Poco dopo, pero', sentirono di nuovo la voce del capitano:
"Un altro motore funziona male. Possiamo aggiustarci con due motori, ma vuol dire che
arriveremo con mezz'ora di ritardo."
Alcuni passeggeri sembrarono a disagio, ma di nuovo il Mullah si rivolse loro:
"Cos'e' mezz'ora, dopo tutto? E' meglio che viaggiare a dorso d'asino!" I passeggeri
accettarono questa filosofia, e si rimisero a sedere.
Era quasi passata mezz'ora quando sentirono ancora la voce del pilota:
"Mi spiace dovervi informare che il terzo motore e' fuori uso. Arriveremo a destinazione
con un'ora di ritardo."
Il Mullah Nasrudin disse:
"Speriamo solo che non vada in avaria anche il quarto motore, altrimenti dovremo starcene
quassu' tutto il giorno!"
15. Il boscaiolo
Il boscaiolo rimase alquanto sorpreso nel vedere un personaggio improbabile come
Nasrudin che chiedeva un lavoro.
"Ti daro' una possibilita'," disse, "anche se non sembri il tipo capace di abbattere degli
alberi. Prendi questa ascia, e butta giu' tutti gli alberi che puoi in quella piantagione."
Dopo tre giorni Nasrudin gli fece un resoconto.
"Quanti alberi hai abbattuto?"
"Tutti gli alberi della piantagione."
Il boscaiolo controllo', ed era abbastanza chiaro che non rimanevano altri alberi. Nasrudin
aveva fatto una mole di lavoro che ci si sarebbe potuto aspettare solo da trenta uomini.
"Ma dove hai imparato a tagliare alberi a quel ritmo?"
"Nel deserto del Sahara."
"Ma non ci sono alberi nel Sahara."
"No, adesso non ce ne sono," disse Nasrudin.
Morale: se sai abbattere alberi, allora sai abbattere alberi.
16. Ce ne vuole uno per conoscerne uno
Un burlone sfido' Nasrudin alla casa da te':
"La gente dice che sei molto intelligente. Ma io scommetto cento pezzi d'oro che non riesci
a farmela."
"Posso, aspettami qui un momento," disse Nasrudin, e usci'.
Tre ore dopo, l'uomo stava ancora aspettando Nasrudin con il suo trucco. Alla fine
riconobbe di essere stato preso in giro.
Ando' a casa del Mullah e poso' una borsa con dell'oro oltre la finestra per pagare il suo
debito.
Nasrudin era coricato sul suo letto, a escogitare un trucco. Senti' il tintinnio delle monete,
trovo' la borsa e conto' l'oro.
"Bene," disse a sua moglie, "la sorte propizia mi ha mandato qualcosa con cui pagare il mio
debito se perdo. Adesso non mi resta che pensare a qualche stratagemma per ingannare il
burlone che, senza dubbio con impazienza, mi aspetta alla casa da te'."
17. Cogli i fatti in modo diretto
Una guida stava conducendo un gruppo in visita al British Museum. "Questo sarcofago ha
cinquemila anni."
Un tipo con la barba e il turbante si fece avanti.
"Ti sbagli," disse Nasrudin, "perche' ha cinquemilatre anni."
Tutti rimasero impressionati, e la guida non era per niente contenta. Passarono a un'altra
stanza.
"Questo vaso," disse la guida, "ha duemilacinquecento anni."
"Duemilacinquecentotre," fece eco Nasrudin.
"Adesso capiamoci," disse la guida, "come puoi datare gli oggetti in modo cosi' preciso?
Non mi importa anche se davvero arrivi dall'Oriente, in ogni caso la gente non si intende di
cose simili."
"E' semplice," disse Nasrudin. "L'ultima volta che sono stato qui era tre anni fa. Allora tu
dicesti che il vaso aveva duemilacinquecento anni."
Morale: e' passato piu' tempo di quanto pensi.
18. Vacca con vitello
Il Mullah ando' al mercato per vendere la sua vacca, ma nessuno la voleva comprare.
Un vicino che passava di li' disse:
"Lascia provare me, tu stai sbagliando tutto."
"Devo imparare questa arte," penso' il Mullah.
"Vacca di prima classe, incinta di cinque mesi!" grido' il vicino. In un baleno la vacca fu
venduta.
Quando fece ritorno a casa, Nasrudin vide che era arrivato un giovanotto a chiedere
informazioni per avere la mano di sua figlia.
Il Mullah non fece altro che sperimentare la sua abilita' appena appresa. Rimase stupito
dalla velocita' a cui il corteggiatore fuggi' dalla casa.
19. Facciamolo ogni giorno
Nasrudin arrivo' in un paese nel mezzo di una festa. Gli veniva offerto cibo da ogni parte,
per strada si cantava e si ballava, molti gli aprirono le loro case trattandolo come un re.
"Se solo il mio paese fosse cosi'!" disse il Mullah. "Li' nessuno da' via nulla..."
"Mullah," dissero gli abitanti del paese, "questa e' un'occasione speciale, un giorno di festa
annuale..."
"Allora posso dare il mio contributo personale nel campo delle idee," disse Nasrudin. "Non
vi resta che istituire (e possiamo farlo anche nel mio paese) feste annuali come
questa ogni giorno."
20. Il valore dell'uomo
"Cosa vuoi?" chiese il re a Nasrudin, che era riuscito, con alcune difficolta', ad avere
udienza.
"Un milione di pezzi d'oro," disse il Mullah.
"Non ti puoi accontentare di meno?" chiese il re sorpreso.
"Oh, si', potrei accontentarmi di... cinque pezzi d'oro."
"C'e' una certa disparita' tra le due somme, non credi?"
"Si'. Il milione di pezzi d'oro e' quanto vali tu; i cinque quel che valgo io."
21. Chiarendo la questione
Un cane aveva sporcato la strada tra due case. Ciascun vicino sosteneva che l'altro dovesse
ripulirla.
Nasrudin era in tribunale quando la questione fu sottoposta al giudice di pace.
Questo giudice si risenti' quando Nasrudin disse di intendersi di arbitrati di common law. Il
caso era difficile, cosi' decise di umiliare Nasrudin.
"Mi atterro' alla tua decisione, Mullah Nasrudin," disse, "dal momento che si tratta di un
caso difficile. A te l'ultima parola."
"La mia decisione," rispose immediatamente il Mullah, "e' che dal momento che e' la
giustizia a dover chiarire le questioni nelle dispute, dovresti essere tu a ripulire."
22. Tieni quel lupo
Nasrudin e un discepolo entrarono in una tana per acchiappare un cucciolo di lupo.
Nasrudin entro' per primo, e trovo' un lupo feroce e adulto che lo assali'. Ci fu una lotta
terribile.
Nel mezzo della zuffa, il discepolo gli grido':
"Smetti di scalciare cosi', sono mezzo coperto dalla terra!"
"Si'," annaspo' il Mullah, "e se smetto di fare quello che sto facendo, anche l'altra meta' di te
ne sara' coperta."
23. I miracoli hanno dettagli
Un giorno Nasrudin mise un pollo nel forno ad arrostire, ed usci' per un po'.
Un burlone del posto lo sostitui' con un pollo vivo.
Quando Nasrudin fece ritorno trovo' la casa circondata dagli abitanti del paese.
"Nasrudin," gridarono, "Akram ha fatto un miracolo. Ha riportato in vita il tuo pollo
arrostito."
Il Mullah apri' lo sportello del forno, guardo' dentro, e poi si giro' verso la folla.
"I miracoli vanno bene, ma ci sono alcune questioni di dettaglio. Pensi forse che il tuo
potere di fare meraviglie, che tranquillamente riconosco dalla prova che ho di fronte, ti dia
il diritto di rubare? Mi hai fatto sparire le spezie e il sale. Chi paghera' per la legna da
ardere sprecata? E peggio di ogni altra cosa tu mi hai fatto compiere uno sforzo nel
preparare il pollo per farlo sparire."
24. La scarsita' d'acqua
Nelle Midlands c'era un serio problema di scarsita' d'acqua. A causa della mancanza di
piogge, i laghi che costituivano delle riserve per alcune citta' avevano un livello basso.
Il Consiglio mise un annuncio per cercare un rabdomante.
Nasrudin, che stava lavorando in una fattoria vicina, si offri' volontario per dare un aiuto.
Stabili' che avrebbe iniziato a lavorare alla produzione dell'acqua da Lunedi'.
Quando venne quel giorno, invece di prendere una bacchetta da rabdomante, il Mullah
Nasrudin, circondato da una folla di curiosi spettatori, si tolse la camicia, chiese una
tinozza e un po' d'acqua, e inizio' a lavare la camicia.
Di tanto in tanto guardava il cielo.
Protestarono:
"Cosa ha a che fare il lavare la tua camicia con il cercare acqua per la citta'?"
"Bisogna aver pazienza," disse Nasrudin, "perche' la questione non sta nel lavaggio. Ogni
sciocco sa che e' proprio appena stendi i panni ad asciugare che inizia a piovere a dirotto."
25. Moglie e segretaria
"C'e' un'usanza interessante in Inghilterra," disse Nasrudin, "che vorrei sperimentare."
"Di cosa si tratta?"
"Gli uomini d'affari portano le loro segretarie a Parigi e fingono che siano le loro mogli."
"Ma tu non hai una segretaria!"
"Ci ho pensato. Non ho che da portare mia moglie a Parigi e dire che e' la mia segretaria."
26. Come farlo funzionare
Il Mullah Nasrudin era solito restare in strada nei giorni di mercato per essere additato
come idiota.
Non importa quante volte gli venissero offerte una moneta grande e una piccola, lui
sceglieva sempre la piu' piccola.
Un giorno un uomo gentile gli disse:
"Mullah, dovresti prendere la moneta piu' grande. Cosi' avrai piu' denaro e la gente non
potra' piu' prendersi gioco di te."
"Puo' essere vero," disse Nasrudin, "ma se io scegliessi sempre la piu' grande, la gente
smettera' di offrirmi denaro per dimostrare che io sono piu' idiota di loro. Allora rimarrei
del tutto senza soldi."
27. Cucinare
Il Mullah Nasrudin faceva polpette nauseanti e le vendeva in una bancarella in strada con
un cartello accanto che diceva: VOGLIO DAVVERO DIVENTARE UNO STUDENTE.
Dopo un po' di tempo gli abitanti della citta' non riuscirono piu' a sopportare la vista e
l'odore di Nasrudin e delle sue polpette. Cosi' fecero una colletta.
"Vattene e studia, Nasrudin, per l'amor del cielo. Ecco il denaro per farlo," disse il loro
rappresentante; "e, tra l'altro, cosa vuoi studiare?"
"Culinaria!" disse il Mullah Nasrudin.
28. Deve essere uno di loro
C'erano due gemelli nel paese di Nasrudin, e un giorno gli dissero che uno era morto.
Vedendo uno dei due in strada, il Mullah corse da lui:
"Chi di voi due e' morto?"
29. Errore di identita'
Il Mullah Nasrudin era molto malato, e tutti pensavano che sarebbe morto.
Sua moglie si vesti' a lutto e inizio' a piangere e a disperarsi.
Solo il Mullah Nasrudin era imperturbabile.
"Mullah," gli chiese uno dei suoi discepoli, "come puoi affrontare la morte con tale calma,
persino ridendo ogni tanto, mentre noi che non stiamo per morire siamo tormentati dal
timore che ci lasci?"
"E' abbastanza semplice," disse Nasrudin. "mentre resto qui sdraiato a guardare tutti voi,
dico tra me, "sembrano tutti cosi' messi male che sono quasi certo che l'Angelo della Morte
ne scambiera' almeno uno di loro per la sua preda quando passera' di qui, lasciando qui il
vecchio Nasrudin ancora per un po'..."
30. Quel che rimane
Il Mullah Nasrudin ando' a un mercato di asini.
"Sei venuto al mercato per gli asini?" gli chiese un mercante.
"Si'," disse Nasrudin.
"Che ne pensi di una di queste bestie, notevoli e molto belle?"
"Solo un istante," disse il Mullah, "vorrei che mi mostrassi gli asini peggiori che hai."
"Quelli sono i peggiori."
"Molto bene, allora, prendero' gli altri."
31. Il vero e il falso
Mentre camminava sulla spiaggia, il Mullah ebbe sete, e si chino' per bere. L'acqua aveva
un gusto terribile, e corse al pozzo del paese, a circa un miglio di distanza.
"Svelta, dammi una brocca d'acqua!" disse senza fiato a una donna che ne stava attingendo
un po'.
"Perche', Mullah, hai sete?"
"Si', ma prima devo mostrare a un impostore che cos'e' la vera acqua!"
32. Prima volta
Il Mullah fu invitato a una casa in campagna per il fine settimana.
Il suo ospite fece sfilare molti cavalli davanti agli invitati, in modo che ciascuno ne potesse
scegliere uno da cavalcare.
Lo stalliere capo presento' i cavalli:
"Questo fu montato dal Principe tal dei tali, questo dal Duca di Blankshire..."
Il Mullah non si diede per vinto:
"Portatemi," disse, "un cavallo che non e' mai stato cavalcato da nessuno."
33. Ha provato a ingannarlo
Nasrudin era a una partita di calcio. Aveva strillato fino alla fine del primo tempo, e gli
venne sete. "Vado a bere un po' d'acqua," disse al suo amico.
"Prendine un po' anche per me," disse l'amico.
Dopo alcuni minuti Nasrudin torno' indietro.
"Ho provato a bere un po' d'acqua per te, ma mi sono accorto, dopo che ho bevuto la mia
parte, che dopo tutto non avevi sete."
Morale: se davvero vuoi bere dell'acqua, bevila di persona.
34. Diversivo
Nasrudin ando' a vedere una partita di calcio. Ventimila spettatori si agitavano li' intorno.
Un uomo che stava cercando di comprare un biglietto da un bagarino si giro' verso
Nasrudin e gli disse:
"Sto impazzendo! C'e' davvero troppa gente qui."
"Avresti dovuto esserci la scorsa settimana," disse Nasrudin.
"Perche', era peggio?"
"No, meglio. Non si vedeva un'anima in giro. Non c'erano partite quel giorno."
35. La palude
Un giorno Nasrudin si stava dirigendo a piedi in citta', quando vide alcuni pezzi di legno
accanto alla strada.
"Mi chiedo perche' la gente non passi da quella parte prendendola come scorciatoia per
arrivare in citta'," riflette'. Decise di provare.
A meta' strada il suo piede affondo' in una palude, la scarpa gli si sfilo' e fu trascinata di
sotto.
"Va bene," disse al fango, "adesso ho capito il motivo, restituiscimi la mia scarpa."
Il fango non rispose.
Cosi' il Mullah torno' sui suoi passi fino alla strada, raggiunse a piedi la citta' e poi ritorno'
dal fango. "Palude, palude," disse, "ho restituito il tempo e lo sforzo rubati con la
scorciatoia: adesso restituiscimi la mia babbuccia!"
Nessuna risposta, cosi' si infilo' nel fango e dopo un'enorme fatica trovo' la sua scarpa.
"Questo fango e' ovviamente deciso a far pagare a ciascuno i propri errori. Ma anche se e' il
guardiano della coscienza pubblica," disse ad alta voce, "e' un ipocrita! Qui c'e' la mia
scarpa, e' assodato; ma il fango non solo si e' preso gli interessi facendomi fare un'enorme
fatica, ma mi ha anche sporcato la scarpa."
36. Come uscire dai pasticci
Un uomo era caduto tra i binari di una stazione della metropolitana quando un pomeriggio
Nasrudin passo' di li'. La gente si stava radunando intorno, cercando di tirarlo fuori prima
che venisse travolto da un treno.
Stavano gridando, "Dammi la mano!" Ma l'uomo non ci arrivava.
Il Mullah si fece largo a gomitate attraverso la folla e si sporse verso l'uomo. "Amico,"
disse, "che lavoro fai?"
"Sono un ispettore del fisco," annaspo' l'uomo.
"In quel caso," disse Nasrudin, "prendi la mia mano!" L'uomo afferro' immediatamente la
mano del Mullah e fu issato in salvo.
Nasrudin si rivolse agli astanti rimasti a bocca aperta. "Mai chiedere a un esattore
di darvi qualcosa, sciocchi," disse, e se ne ando'.
37. Cosa potrebbe diventare cosa
Hakim ando' al ristorante e ordino' uova bollite.
Lo scaltro proprietario gli presento' un conto di cinque pezzi d'argento.
Hakim protesto' che era davvero troppo.
"Se avessi tenuto queste uova e la chioccia le avesse covate, sarebbero diventate pulcini,"
disse il ristoratore, "e la loro progenie, e la successiva, e la successiva, avrebbe prodotto
milioni di uova, che valgono molto di piu' di cinque pezzi d'argento. Hai avuto le tue uova a
buon mercato."
Il giudice del luogo era Nasrudin, e Hakim ricorse presso di lui. Il ristoratore dovette
anch'egli essere presente per difendere la sua posizione.
A quel tempo Nasrudin teneva udienza in casa, perche' sosteneva che "la giustizia si
manifesta sempre nella vita."
Quando senti' le due tesi, Nasrudin prese un po' di granturco e lo fece bollire. Poi lo lascio'
raffreddare un po' e lo pianto', un cucchiaio alla volta, nel suo giardino.
"Ma cosa stai combinando?" gli chiesero i due.
"Pianto il frumento, cosi' si moltiplica," disse Nasrudin.
"Ma da quando qualcosa che e' stato bollito si puo' moltiplicare?" esclamo' il padrone del
ristorante.
"Questo e' il giudizio di questa corte," disse Nasrudin. "Buona giornata a entrambi."
38. Grande e piccolo
Prima che il Mullah Nasrudin diventasse un Sufi, pensava nello stesso modo delle altre
persone.
Ando' a pregare per qualcosa che voleva assai nella Grande Moschea. Ma non ci furono
risultati, anche se ci ando' ogni giorno, per dei mesi.
Quando confido' i suoi bisogni a un altro, questi gli disse:
"Perche' non provi a pregare nella tekkia di Sheikh Ahan? E' un oratorio, una specie di
piccola moschea, adiacente alla casa del Sufi."
Il Mullah ando' li' e provo' ancora.
La sua preghiera fu esaudita proprio il giorno successivo.
Nasrudin ando' alla grande Moschea. Restando fuori, le si rivolse con queste parole:
"Che vergogna! Pensare che una piccola moschea che si chiama tekkia puo' realizzare quello
che una adulta come te non riesce!"
39. Attenzione!
"Mi chiedo che cosa posso fare," chiese Nasrudin al suo amico Wali. "La gente mi considera
maleducato quando spingo il mio carretto dietro di loro gridando "Occhio al sedere!"."
"Non e' un grosso problema," disse Wali. "Gli Inglesi sono gente colta, e semplicemente non
amano la rozzezza."
I due si incontrarono qualche settimana piu' tardi. Wali disse:
"Come sta andando con il tuo carretto?"
"Il tuo consiglio non mi e' servito a nulla. Ho provato con un po' di cultura, ma la gente qui
mi considera ancora un incolto."
"In che modo ti sei comportato in modo colto?"
"Invece di gridare "Occhio al sedere!" ho gridato, piu' forte che potevo cosi' che sicuramente
mi sentissero: "SHAKESPEARE!" Ne sono rimasti abbastanza infastiditi."
40. Non funzionano
Un ingegnere stava sistemando un campanello fuori da una casa. Il Mullah Nasrudin
passava di li', si fermo' e gli chiese: "Che cos'e'?"
"Un allarme antincendio."
"Ne ho gia' visti, non funzionano," disse il Mullah.
"Cosa vuoi dire?"
"Va bene che il campanello suoni, ma il fuoco brucia ugualmente."
41. Fermati -- Vai
Una sera Nasrudin fu fermato da un poliziotto. "Questa e' una multa per essere passato con
il rosso."
Il Mullah disse:
"Quando vado in tribunale, chiedero' che venga compensato con tutte le volte che mi sono
fermato con il verde e il credito non mi e' mai stato riconosciuto."
42. Temperature
Nasrudin stava facendo pratica da medico.
Un amico lo chiamo' al telefono nel cuore della notte.
"Vieni subito, ho la febbre."
"Che temperatura hai?"
"Deve essere di 150 gradi."
"Non hai bisogno di me," disse il Mullah, "ti servono i vigili del fuoco."
43. Tempo
Nasrudin stava discutendo con un uomo che sapeva molte piu' cose di lui su ogni
argomento. E sembrava che fosse in grado di tenere testa ad ogni capacita' del Mullah.
Alla fine lo sfidante disse:
"Nasrudin, facciamo una gara per decidere chi e' il piu' bravo in ogni cosa. Tu proponi
qualcosa. Non importa di cosa si tratti, ti garantisco che lo faro' in meta' tempo."
"Accetto," disse Nasrudin. "E finche' non sara' determinato di fronte a questi testimoni, ci
considereremo alla pari. Ecco la mia scelta: vedremo tra mille anni della mia vita se tu
sarai vissuto solo cinquecento anni."
44. Feedback
Nasrudin non si sentiva bene. Chiamo' un dottore.
"Hai bisogno di un purgante," disse il medico.
"Voglio un secondo parere," disse Nasrudin.
"Un'operazione," disse il secondo dottore.
"Chiamate un altro dottore," disse il Mullah.
"Il massaggio e' la sola risposta a casi del genere," disse il terzo medico.
"Adesso abbiamo la prescrizione," disse il Mullah. "Un terzo di un taglio, un terzo di purga
e aggiungi un terzo di massaggio. Questo dovrebbe sistemare le cose per bene."
45. Psicologia
Il Mullah Nasrudin si rivolse a uno psichiatra. Disse:
"Il mio problema e' che non riesco a tenere a mente niente."
"Da quanto tempo ti succede?" chiese il dottore.
"Da quanto tempo mi succede cosa?"


Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:37:04 PM

45.

Psicologia Il Mullah Nasrudin si rivolse a uno psichiatra.

Disse: "Il mio problema e' che non riesco a tenere a mente niente." "Da quanto tempo ti succede?" chiese il dottore. "Da quanto tempo mi succede cosa?" disse Nasrudin. 46.

Quando fare cosa Il Mullah Nasrudin spari' dalla sua scrivania per tre settimane. Quando ricomparve fu chiamato nell'ufficio del suo datore di lavoro. "Dove sei stato Nasrudin? Non puoi scomparire per delle settimane senza autorizzazione." "Stavo solo seguendo le tue istruzioni." "Spiegati." "Ero entrato nel tuo ufficio per chiederti una vacanza.

Non c'eri, ma ho notato il motto scritto sul tuo tavolo "FALLO ADESSO", e cosi' ho fatto." 47.

Il velocista Nasrudin sposo' una vedova. Cinque giorni dopo lei partori' un figlio. Il Mullah usci' immediatamente e inizio' a comprare il necessario per mandarlo a scuola. La gente gli chiese: "Perche' stai comprando tutte queste cose?" Nasrudin disse: "Se il mio ragazzo ha compiuto un viaggio di nove mesi in cinque giorni, tra pochi giorni sara' pronto per andare a scuola." 48.

Dipende da come lo guardi Mentre cavalcava il suo asino, il Mullah Nasrudin stava cercando di mangiare un po' di farina di gelso.

Ma tutte le volte che cercava di versarsene un po' in bocca dal sacchetto, il vento la soffiava via. Un contadino che passava di li' gli chiese: "Cosa stai combinando, Mullah?" "Se continuo cosi'," disse Nasrudin, "non combino proprio niente." 49.

Avvertimento Nasrudin entro' nel Paese degli Sciocchi. "O gente," grido', "il peccato e il male sono odiosi!" Ripete' la stessa cosa tutti i giorni per alcune settimane. Un giorno, mentre stava per iniziare la sua conferenza, vide un gruppo di Sciocchi che stavano in piedi con le braccia conserte. "Cosa state facendo?" "Abbiamo appena deciso cosa fare a proposito di tutto questo peccato e di questo male di cui hai continuato a parlare per tutto il tempo." "Cosi' avete deciso di evitarlo?" "No, abbiamo deciso di evitare te." 50.

Non saltare alle conclusioni Nonostante lo si considerasse un uomo saggio e santo, Nasrudin era stato accusato di essere quasi analfabeta. Un giorno il regnante del suo paese decise di verificare questa cosa. "Scrivimi qualcosa, Nasrudin," gli disse. "Lo farei volentieri, ma ho fatto un giuramento di non scrivere mai piu' in futuro nemmeno una lettera," disse Nasrudin. "Bene, allora scrivi qualcosa nel modo in cui scrivevi prima che decidessi di non scrivere, cosi' che posso vedere com'era." "Non posso farlo, perche' ogni volta che si scrive qualcosa, la grafia cambia leggermente a causa della pratica.

Se scrivessi adesso, si tratterebbe di qualcosa di scritto per il momento presente." "Allora, chiunque abbia un esempio della sua scrittura me lo porti," ordino' il regnante. Uno porto' un orribile scarabocchio che il Mullah un tempo gli aveva scritto. "Questa e' la tua scrittura?" chiese il monarca. "No," disse Nasrudin.

"Non solo la grafia cambia col tempo, ma adesso stai mostrando una mia scrittura fatta per dimostrare a qualcuno come lui non dovrebbe scrivere." 51.

Alberi lisci Nasrudin veniva da una piccola citta' la cui moschea non poteva permettersi un minareto. Quando vide il suo primo minareto, il muezzin stava camminando intorno alla piccola piattaforma in cima, chiamando i fedeli alla preghiera ai quattro punti cardinali. Nasrudin gli grido': "Prima di rimanere intrappolato in quel posto curioso, avresti dovuto assicurarti che l'albero non fosse cosi' liscio da impedirti di scendere." 52.

Due per uno "Perche' stai trascinando in quel modo tua moglie alla piazza del mercato?" "Ho appena avuto un'idea brillante.

Lei oggi compie quaranta anni, e io propongo di scambiarla con due ventenni." 53.

Me stesso Un monaco disse a Nasrudin: "Sono talmente distaccato che non penso mai a me ma solo agli altri." Nasrudin rispose: "Io sono cosi' obiettivo che posso osservarmi come se fossi un altro; cosi' posso permettermi di pensare a me stesso." 54.

La carne di un uomo Nasrudin torno' a casa da un carnevale in uno stato orribile, il suo stravagante costume in stile arabo lacerato e fatto a pezzi. "Mullah," disse un amico che lo stava aspettando, "sembra che tu sia stato picchiato!" "Infatti, lo sono stato." "Ma la gente non viene presa a botte solo perche' indossa costumi stravaganti!" "Come lo spieghi a un gruppo di Kurdi incontrati in strada che cercavano degli Arabi da picchiare?" 55.

Saluto Un giorno Nasrudin stava attraversando il Paese degli Sciocchi in groppa al suo asino.

Per strada incrocio' due notabili del luogo, che stavano procedendo a piedi.

"Buon giorno," disse il Mullah. "Mi chiedo perche' si sia rivolto a me e non a te," uno dei due sciocchi disse all'altro. "Idiota, e' a me che diceva, non a te!" Di li' a poco si stavano azzuffando in terra.

Ma a un certo punto venne loro in mente che potevano rincorrere Nasrudin e chiedergli di sistemare la questione.

Saltarono in piedi e si misero ad inseguirlo. Quando alla fine lo raggiunsero, gridarono insieme: "A chi di noi hai detto "Buon giorno"?" Il Mullah disse: "Al piu' sciocco dei due!" "Si tratta certamente di me!" disse il primo sciocco. "Sciocchezze, sono ovviamente io!" disse l'altro. Nasrudin li lascio' che si azzuffavano nella polvere. 56.

L'orologio L'orologio del Mullah non era mai preciso. "Non puoi fare qualcosa per quell'orologio, Mullah?" qualcuno gli chiese. "Cosa?" "Be', non dice mai l'ora giusta.

Qualunque cosa costituirebbe un miglioramento." Il Mullah lo colpi' con un martello.

Si fermo'. "Hai ragione, sai," disse, "questo e' davvero un miglioramento." "Non intendevo letteralmente qualunque cosa.

Come puo' essere meglio adesso di quanto lo fosse prima?" "Vedi, prima che lo fermassi non era mai esatto.

Adesso e' giusto due volte al giorno, vero?" Morale: E' meglio aver ragione qualche volta che non averne mai. 57.

Non un buon allievo Un giorno il Mullah Nasrudin trovo' una tartaruga.

Se la lego' alla cintura e prosegui' il suo lavoro nei campi.

La tartaruga inizio' a divincolarsi.

Il Mullah la sollevo' e disse: "Cosa c'e', non vuoi imparare a seminare?" 58.

Riflessione etologica "Mullah, perche' non dedichi un po' di tempo a praticare forme di pensiero piu' elevate per migliorare te stesso?" "Per lo stesso motivo per cui i leoni non acchiappano i pesci." "Oh, intendi dire che non sei preparato per farlo?" "No, voglio solo dire che non mi ci sono ancora dedicato." 59.

Qualita' e quantita' Nasrudin stava portando al mercato l'asino con un carico d'uva. Dei gruppi di bambini continuavano a chiedergli dell'uva, ma lui ne dava solo una piccola manciata a ciascuno. "Sei uno spilorcio, Nasrudin!" gridavano. "Niente affatto," disse il Mullah.

"Lo faccio per mostrare quanto i bambini siano sciocchi. Tutta questa uva ha lo stesso sapore.

Una volta che ne avete assaggiata un po', sapete com'e' il resto.

Cosi' non importa se ne ricevete molta o poca." 60.

Coscienza sociale Qualcuno disse a Nasrudin che avrebbe dovuto preoccuparsi tanto del benessere altrui quanto del proprio. Di conseguenza, la volta successiva che inghiotti' un sorso di minestra bollente, corse per le strade del paese gridando: "Attenti, attenti, il mio stomaco brucia!" 61.

Canzone da bagno L'acustica del bagno di Nasrudin era insolitamente lusinghiera. Un giorno, attratto dalla bellezza della propria voce, penso': "Perche' non dovrei condividere questa delizia con altri Veri Credenti?" Si precipito' sulla cima del minareto piu' vicino e inizio' a recitare la preghiera del mattino. Gli gridarono: "Idiota! Non solo non e' il momento giusto per la preghiera, ma la tua voce e' terribile!" "E' vero," disse sommessamente Nasrudin, "dovremo aspettare fino a che qualcuno costruisca un bagno quassu' prima che io possa essere apprezzato." 62.

Moglie, ladro e asino Il Mullah si era stancato di dare da mangiare al suo asino.

Chiese a sua moglie di farlo, ma lei si rifiuto', e tutto fini' con una gara nella quale decisero che chi avrebbe parlato per primo avrebbe dato da mangiare al somaro. Il Mullah si sedette stoicamente in un angolo.

Sua moglie si annoio' ben presto, e ando' a fare visita ai suoi vicini.

Quando venne l'ora di cena, mando' un ragazzo con una scodella di minestra per il Mullah. Nel frattempo un ladro si era introdotto nella silenziosa casa del Mullah.

Rubo' tutto quel che riusci' a vedere.

Dal momento che il Mullah sedeva immobile e senza dire una parola, gli porto' via persino il cappello dalla testa.

Poi se ne ando'. Poco dopo arrivo' il ragazzo con la minestra. Nasrudin provo' a spiegare a gesti che era arrivato un ladro, ma tutto quello che il ragazzo riusci' a capire era che continuava ad indicare in modo irrequieto la propria testa, dalla quale era stato portato via il cappello. Scambiando il gesto per un ordine, il ragazzo verso' la minestra sulla testa del Mullah, e torno' dalla moglie del Mullah per raccontare la strana situazione. Lei si precipito' a casa.

Vedendo tutte le porte spalancate e gli armadi vuoti, inizio' a maledire Nasrudin. Nasrudin disse: "Adesso vai a dare da mangiare all'asino, e rifletti attentamente su cosa hai ottenuto con la tua testardaggine." 63.

Quanto? Nasrudin aveva messo da parte molto denaro. Lo invitarono ad andare a una sfilata di moda. Dopo gli domandarono se gli fosse piaciuta. "E' una grandissima fregatura!" "Perche'?" "Ti mostrano le donne, e poi cercano di venderti i vestiti!" 64.

La tribuna elettorale Era prima delle elezioni.

La citta' aveva invitato tutti i candidati a parlare in pubblico alla gente nella piazza della citta'. Nasrudin fu invitato, in qualita' di estroso personaggio locale, per riceverli. Quando tutti e tre i candidati ebbero parlato, il Mullah sali' sul podio e disse: "Sono venuto qui per offrirvi la mia personale e speciale ricetta.

Prendetene nota e provatela su voi stessi." Continuo' dicendo che certe quantita' di miele, aglio e pesce dovevano essere bollite insieme e poi mangiate. Un numero rilevante di persone provarono la ricetta. Il sapore era terribile.

Molti di loro fecero irruzione nella casa i Nasrudin, pretendendo di sapere cosa voleva dire con un simile trucco. "Bene," disse il Mullah Nasrudin, "non ho detto che mi piacesse, e infatti non l'ho provata personalmente, Ma mi sembrava talmente una buona idea che volevo vedere se avrebbe funzionato davvero.

Non e' forse quello che fanno i candidati alle elezioni?" 65.

E' per questo che si apprezza "Non dare mai a nessuno quello che chiede finche' non e' passato almeno un giorno!" disse il Mullah. "Perche' no, Nasrudin?" "L'esperienza dimostra che si apprezza qualcosa solo quando si ha l'opportunita' di dubitare che si possa o meno ottenere." 66.

Una ragione per ogni cosa Nasrudin stava morendo di fame: entro' in un bar e inizio' a riempirsi la bocca di cibo, servendosi di entrambe le mani. Il suo vicino che passava di li' si fermo'. "Perche' mangi con due mani, Mullah?" "Perche' non ne ho tre." 67.

Quello a cui non avevi pensato... "Se qualcuno non dice qualcosa che mi faccia divertire," urlava un re dispotico e degenerato, "faro' tagliare la testa di ciascuno a corte." Il Mullah Nasrudin si fece immediatamente avanti. "Maesta', non mi tagliare la testa.

Faro' una cosa." "E cosa puoi fare?" "Posso...

insegnare a un asino a leggere e a scrivere!" "Farai meglio a farlo davvero, o ti faro' scuoiare vivo!" "Lo faro'," disse Nasrudin, "ma mi ci vorranno dieci anni!" "Molto bene," disse il re, "ti concedo dieci anni di tempo." Quando tutti se ne andarono da corte quel giorno, i notabili si radunarono intorno a Nasrudin. "Mullah," dissero, "sai davvero insegnare a un asino a leggere e a scrivere?" "No," disse Nasrudin. "Allora," disse il cortigiano piu' saggio, "ti sei solo procurato dieci anni di tensione e di ansia, perche' dopo sarai sicuramente ucciso.

Che follia preferire una sofferenza e un'attesa di morte di dieci anni a un rapido colpo della scure del boia..." "Hai solo trascurato una circostanza," disse il Mullah.

"Il Re ha settantacinque anni, e io ne ho ottanta.

Molto prima che il termine sia spirato, nella questione saranno intervenuti altri elementi..." 68.

Potere motivazionale Il bambino di Nasrudin aveva studiato a scuola cosa sono i libri. Un giorno arrivo' a casa e disse: "Padre, potrei avere un'enciclopedia per andare a scuola?" "No, non puoi." "Ma molti altri bambini ce l'hanno." "Non mi importa.

Tu prendi il treno, come faccio io e la maggioranza delle altre persone." 69.

I giusti requisiti Chiesero al Mullah: "E' possibile per un uomo di cento anni avere un figlio?" "Certo," disse, "a condizione che abbia avuto un partner, diciamo tra i venti e i trenta anni." 70.

Foraggio per cammelli Il Mullah Nasrudin stava seduto in una casa da te' a Khanabad, quando uno straniero entro' e si sedette accanto a lui. Il nuovo arrivato disse: "Perche' quell'uomo laggiu' sta singhiozzando in modo disperato?" "Perche' sono appena arrivato dalla sua citta' e gli ho detto che tutto il suo foraggio invernale per i cammelli e' andato perduto in un incendio." "E' terribile essere il portatore di tali notizie," disse lo straniero. "E' anche interessante essere l'uomo che tra poco gli dara' la buona notizia," disse Nasrudin.

"Vedi, i suoi cammelli sono tutti morti di un'epidemia, cosi' in fin dei conti non gli servira' piu' il foraggio." 71.

Tirannia della maggioranza A un certo momento della sua vita, tutta la popolazione del suo paese ne aveva abbastanza delle amenita' e dei pasticci del Mullah Nasrudin. Si rivolsero tutti al magistrato, che diede una disposizione: "Nasrudin, per volonta' della gente devo disporre che tu lasci il paese." "Sono tutti d'accordo nella richiesta?" chiese il Mullah. "Si', temo di si'." "Allora mi rifiuto di andarci.

Loro sono in tanti e io da solo.

Se a loro non piace il paese cosi' com'e', possono andarsene e costruirne un altro.

Ma io, come singolo individuo, come posso anche solo iniziare a costruire per me una piccola casa da un'altra parte?" 72.

Una questione di linguaggio Nasrudin ando' a una festa organizzata dal Gran Lama del Tibet. "Forse non conosci le nostre usanze," gli disse l'interprete, "cosi' ti devo avvertire che il Gran Lama considera lo starnuto portatore di grande sfortuna." "Lo terro' presente," disse Nasrudin. Tutti i notabili del monastero del Lama erano presenti, e nel mezzo della festa, quando all'improvviso si senti' lo strombazzare di un corno, Nasrudin starnuti' proprio in faccia al Lama. In seguito l'interprete gli disse: "E' verosimile che il nostro padrone si sia alterato parecchio.

Nessuno ha mai osato starnutire qui da mille anni, con tale mancanza di rispetto." "Oh, penso che non ci sia bisogno di parlarne ancora," disse il Mullah.

"Vedi, ho starnutito nella mia lingua, non nella sua.

Non ha assolutamente capito esattamente di cosa si trattava. 73.

Troppo tardi Il Mullah Nasrudin era stato in Inghilterra per diversi anni.

Dopo essersi stabilito a Liverpool, aveva iniziato a scrivere poesia.

Aveva composto centinaia di versi, e lui e i suoi amici avevano fatto tutto il possibile per promuoverlo. Il suo amico Wali lo trovo' seduto con la testa tra le mani che singhiozzava amaramente. "Consolati, Nasrudin," disse, "non puo' essere una situazione cosi' disperata!" "Ma lo e'," disse Nasrudin, "perche' ho appena scoperto di non essere un poeta." "Tutto quel che devi fare," disse Wali, "e' lasciar perdere la poesia, cosi' ti sentirai meglio." "Ma non posso.

Sono stato eletto Poeta del Secolo dall'Accademia della Cultura.

Fino a ieri ero famoso." 74.

Memoria "Come sta procedendo quel corso per allenare la memoria che hai preso per corrispondenza, Mullah?" "Sto migliorando.

Adesso riesco a ricordarmi, a volte, di essermi dimenticato qualcosa." 75.

Cento anni "Che tipo di uccelli dovrei allevare in giardino per fare un buon investimento?" "Che caso, Mullah, ho proprio quello che fa per te: pappagalli, vivono fino a cento anni." "Va bene, ma sai quanto sono prudente.

Dammene uno per provare, e ritornero' se vive davvero per tutto il tempo che dici." 76.

Nove asini Nasrudin un giorno assunse l'incarico di portare in consegna nove asini a un contadino del luogo. L'uomo che glie li diede in consegna li conto', uno a uno, in modo che Nasrudin potesse essere sicuro che fossero davvero nove. Mentre era in cammino, la sua attenzione fu distratta da qualcosa che c'era sul ciglio della strada. Nasrudin, seduto in sella a uno degli animali, li conto', ancora e ancora.

Arrivava solo a otto. Colto dal panico, scese dalla sella, guardo' dappertutto, e poi si mise i nuovo a contarli. Ce n'erano nove. Allora si accorse di una cosa straordinaria.

Quando era in sella a un asino, poteva vederne solo otto.

Ma quando scendeva, ne vedeva distintamente nove. "Questa e' la punizione," penso' il Mullah, "per cavalcare, mentre dovrei, senza dubbio, camminare dietro agli asini." "Hai avuto difficolta' a condurli qui?" chiese il contadino quando lo vide arrivare, impolverato e arruffato. "Non dopo che ho imparato il trucco dei conducenti d'asino: cammina dietro," disse Nasrudin.

"Prima mi facevano un sacco di scherzi." 77.

Spero solo di essere malato Nasrudin raggiunse in ritardo la grande folla che aspettava di essere visitata al medico. Continuava a ripetere, a voce alta: "Spero di essere molto malato, spero di essere molto malato!" Facendo cosi', demoralizzo' gli altri pazienti al punto che insistettero perche' si facesse visitare dal medico per primo. "Spero solo di essere molto malato!" grido' al dottore. "Perche'?" "Detesto pensare che chiunque si senta come me sia in forma e stia bene!" 78.

La malattia di mia moglie "Buon giorno, Mullah," disse il dottore del posto, "cosa posso fare per te?" "Vengo per la malattia di mia moglie." "E' malata?" "Si', ha detto che dovevo venirti a dire che vorrebbe vederti." "Vengo subito?" "No, dopo mia ha detto che si sentiva meglio, e cosi' sono venuto a dirti che, anche se avresti dovuto venire se non fosse migliorata, dal momento che e' guarita non c'e' poi bisogno che tu venga." 79.

Asino perso "Mullah, il tuo asino e' scomparso." "Meno male che in quel momento non lo stavo cavalcando, altrimenti sarei scomparso anch'io." 80.

Bizzarro Un uomo si mise a conversare con Nasrudin, mentre stavano fuori da un negozio. Nasrudin aveva una barba molto ispida.

L'uomo domando': "Ogni quanto tempo tagli la barba?" "Venti o trenta volte al giorno," disse il Mullah. "Sei davvero un tipo bizzarro!" "No, sono solo un barbiere." 81.

L'orario di lavoro Il Mullah era stato assunto in una fabbrica.

Il caposquadra lo vide posare gli arnesi e dirigersi verso la porta. "Dove pensi di andare?" "Vado a farmi tagliare i capelli." "Non puoi farti tagliare i capelli nell'orario di lavoro!" "Ma sono cresciuti durante l'orario di lavoro." "Non per tutta la loro lunghezza." "Va bene, allora non me li faro' tagliare completamente." Morale: puoi esserti fatto crescere i capelli durante l'orario di lavoro, ma questo non significa che tutti ti capiranno. 82.

Grigio e bianco Nasrudin, da bambino, chiese a suo padre: "Perche' hai i capelli grigi?" "Perche', Nasrudin, i bambini che pongono domande impossibili fanno venire i capelli bianchi." "Capisco," disse il Mullah.

"Questo spiega perche' i capelli di tuo padre hanno il colore della neve." 83.

Esoterico Un ciarlatano di nome Khamsa si reco' un giorno da Nasrudin e disse: "E' vero che possiedi una conoscenza segreta?" "Dimmi qualcosa delle tue esperienze elevate," fu tutto quel che disse Nasrudin. "Molto bene.

Di notte lascio questo piano materiale e ascendo ai cieli piu' alti." "E tu, Maestro," chiese Nasrudin, "percepisci il tuo volto e' rinfrescato come da un oggetto simile a un ventilatore?" "Si', si'!" disse Khamsa, pensando che questo doveva essere uno dei segnali di piu' elevato raggiungimento spirituale. "In tal caso," disse Nasrudin, "dovresti sapere che quell'oggetto simile a un ventilatore e' la coda del mio asino dalle orecchie lunghe." 84.

Automazione La direzione aveva convocato un'assemblea di tutti i lavoratori. "Amici miei," disse il direttore, "devo annunciarvi che, di qui a un mese, questa fabbrica diventera' completamente automatizzata." Ci fu un sussulto dall'intero uditorio. "Tutti i processi saranno svolti dalle macchine.

Questo significa che il lavoro verra' svolto meglio, piu' velocemente e con maggior profitto." "E che ne sara' di noi?" qualcuno disse ad alta voce. "Non c'e' motivo di allarmarsi.

Sarete pagati come sempre, con aumenti annui. Continuerete ad avere la stessa mensa convenzionata e le strutture sportive.

Non avrete altro da fare che presentarvi il venerdi' a ritirare il salario." Nasrudin, in qualita' di rappresentante sindacale, si alzo' in piedi. "Non ogni venerdi', si spera." 85.

Nomi Un certo conquistatore disse a Nasrudin: "Mullah, tutti i grandi capi del passato hanno avuto titoli onorifici con il nome di Dio in essi: c'erano, ad esempio, Ispirato da Dio, e Accettato da Dio, e cosi' via.

Come potrebbe essere un simile nome per me?" "Per l'amor di Dio!" disse Nasrudin. 86.

Il gesso Un giorno Nasrudin stava scrivendo una frase col gesso su un muro a Londra.

Fermato dalla polizia, si comporto' in maniera cosi' strana che fu consegnato alle autorita' sanitarie, dichiarato pazzo e mandato in un manicomio. Il manicomio era pieno di matti pericolosi.

Quando fu spinto nel cortile dell'istituzione, gli altri internati gli si fecero intorno con molti urli e grida. Prese il suo pezzo di gesso dalla tasca.

"State indietro, tutti!" grido'. Sorpresi, i matti obbedirono. Nasrudin li divise in due squadre, poi traccio' una linea col gesso sul cemento davanti a loro. "Adesso," disse, "saltate tutti sotto questa linea.

Il primo che ci passa sotto vince." Ci furono terribili incidenti mentre le squadre si lanciavano continuamente verso la linea. Nasrudin fu rilasciato.

Nessuno fu certo se fosse a causa delle ferite degli internati o per la quantita' di risorse dimostrate con il gesso. Morale: cio' che ti mette nei guai ti ci puo' tirare fuori. 87.

Sono io? Nasrudin ando' in banca con un assegno da incassare. "Puoi identificarti?" chiese lo sportellista. Nasrudin tiro' fuori uno specchio e ci guardo' dentro. "Si', sono proprio io," disse. 88.

Ambizione Nasrudin stava venendo intervistato per un impiego in un grande magazzino. Il responsabile del personale disse: "Qui ci piacciono le persone ambiziose.

Che tipo di lavoro vorresti?" "Ho capito," disse Nasrudin, "vorrei fare il tuo lavoro." "Sei matto?" "Potrei benissimo esserlo," disse il Mullah, "ma e' un requisito necessario?" Morale: l'ambizione e' ammessa a condizione che non intralci la strada dell'altro. 89.

Copiatore Nasrudin voleva saperne di piu' sulla pittura, cosi' un amico lo porto' in una galleria d'arte. "Chi ha dipinto quel quadro?" chiese il Mullah, fermandosi di fronte a una tela enorme e coloratissima. "Picasso, te ne accorgi dalla firma." "Diavolo! Come ha osato copiare il mio calendario?" 90.

Nessun parente "Sei molto malato, Mullah," dissero i vicini.

"Chi sono i tuoi parenti?" "Non ne ho." "Ma non ci hai forse detto che tua madre e' ancora viva?" "Certo che e' viva, ma da quando ha divorziato da mio padre, non ho piu' nessun parente al mondo." 91.

Servizio Nasrudin era all'ufficio brevetti cercando di brevettare una bacchetta magica. "Mi dispiace," disse il commesso, "non brevettiamo invenzioni impossibili." Allora Nasrudin agito' la sua bacchetta magica e il commesso scomparve. 92.

Scarpe Un ladro, specializzato nel rubare scarpe, un giorno segui' Nasrudin. Il Mullah entro' in una moschea, si sedette e inizio' a dire le sue preghiere.

Diversamente dalla consuetudine, si tenne le scarpe nei piedi. Il ladro, che si era seduto dietro di lui, non riusci' a trattenersi dal dire ad alta voce: "Una preghiera recitata indossando le scarpe non rimane." "No," mormoro' Nasrudin oltre la propria spalla, "ma se le scarpe rimangono, questo e' gia' un risultato." 93.

Due meta' Nasrudin apri' un'agenzia per l'organizzazione di conferenze.

Conosceva parecchie persone che erano convinte di avere qualcosa di interessante da dire.

Perche' non diventare il loro agente? Quelli che si credevano interessanti, comunque, di solito non erano persone interessanti. Ricevette molte lamentele. "La prossima volta faro' in modo di esserne sicuro," disse. Un giorno arrivo' un telegramma da una societa' di studi: PREGO PROCURARE PERSONA SVEGLIA PER CONFERENZA A NOSTRO GRUPPO DOMENICA. "Questa volta posso esserne sicuro," disse il Mullah.

Mando' due dei suoi conferenzieri e rispose con un telegramma: PERSONA SVEGLIA DIFFICILE DA REPERIRE, COSI' HO MANDATO DUE MEZZI ADDORMENTATI A SUO POSTO *. Morale: la somma delle parti non e' necessariamente uguale al tutto. • Nell'originale il gioco di parole e' tra wit (persona brillante) e half wit (stupido) 94.

Problema di comunicazione "Il linguaggio," disse il Mullah Nasrudin, "fu perfezionato per descrivere sia le azioni che i pensieri.

Questo significa che e' sufficiente trovare le parole giuste, ed ogni cosa verra' compresa." "Ma Mullah," disse un amico, "non credo che si possa applicare a tutto." "Si' dovrebbe." "Allora puoi descrivermi come funziona l'industria della seta?" "Certo.

La prima parte consiste nel prendere i bachi e svolgere quanto e' avvolto.

La seconda parte consiste nel liberarsi dei bachi, e riavvolgere quello che e' stato svolto." 95.

Il viaggio Wali, l'amico di Nasrudin, scivolo' e cadde dall'immensa altezza della torre dell'ufficio postale di Londra. La notte successiva Nasrudin sogno' che stava facendo visita al Paradiso, quando si imbatte' in Wali. "Come e' stato, Wali?" "L'impatto e' stato terribile, ma il viaggio...

il viaggio e' stato fantastico!" 96.

La stessa forza Nasrudin assistette a una conferenza tenuta da un tale che insegnava una filosofia che gli era stata trasmessa da un uomo che era vissuto venti anni prima. Il Mullah chiese: "Questa filosofia, nella sua forma attuale, e' applicabile oggi, presso una comunita' diversa, come lo era due decadi fa?" "Certamente," disse il conferenziere.

"Questo e' solo un esempio delle domande ridicole poste da alcune persone.

Un insegnamento rimane sempre uguale: la verita' non si puo' alterare!" Dopo un po' di tempo Nasrudin si rivolse alla stessa persona per un lavoro come giardiniere. "Sembri alquanto anziano," disse il conferenziere, "e non sono sicuro che tu possa affrontare il lavoro." "Poso sembrare diverso," disse Nasrudin, "ma ho la stessa forza che avevo venti anni fa." Gli fu affidato il lavoro per il vigore delle sue rassicurazioni. Dopo breve tempo, il filosofo chiese a Nasrudin di spostare una lastra del selciato da una parte all'altra del giardino.

Per quanto si sforzasse, il Mullah non riusci' a sollevarla. "Mi sembrava che tu avessi detto che hai la forza che avevi venti anni fa," disse il saggio. "E' vero," rispose Nasrudin, "ho esattamente la stessa forza.

Anche venti anni fa non sarei riuscito a sollevarla." 97.

Ripensamenti Centinaia di persone stavano uscendo a fiotti dall'incontro serale di un certo sufi, mentre Nasrudin si stava dirigendo verso la casa. All'improvviso Nasrudin si sedette in mezzo alla strada. Una di quelle persone si fermo' e gli chiese: "Cosa stai facendo?" Nasrudin disse: "Ebbene, mi stavo dirigendo verso la casa del sufi.

Ma dal momento che tutti gli altri se ne stanno andando da essa, sto avendo un ripensamento." 98.

Come prendere Nasrudin "Se vuoi che il tuo asino sia piu' veloce, Nasrudin," disse un vicino, "prendi dell'ammoniaca e strofinagliela sul dorso." Nasrudin si accorse che funzionava. Un giorno, sentendosi un po' apatico, provo' lo stesso rimedio su se stesso. L'ammoniaca gli diede un tale bruciore che inizio' a correre tutto intorno alla stanza. "Cosa succede?" grido' sua moglie, che non riusciva ad afferrarlo. "Se mi vuoi prendere, usa il contenuto di quella boccetta la'," annaspo' Nasrudin. 99.

Il volere di Allah "Sia fatta la volonta' di Allah," stava dicendo un uomo pio riguardo a varie questioni. "Lo e' sempre, in ogni caso," disse il Mullah Nasrudin. "Come lo puoi provare, Mullah?" "E' abbastanza semplice.

Se non fosse sempre realizzata, allora in un certo momento sarebbe la mia volonta' ad essere esaudita, giusto?" 1.

L'Alternativa "Sono un uomo ospitale," disse Nasrudin a un gruppo di amici alla casa da te'. "Molto bene, allora...

portaci tutti a cena a casa tua," disse il piu' ingordo di loro. Nasrudin raduno' tutta la folla e si diresse con loro verso casa sua. Quando era quasi arrivato, disse: "Vado avanti e avviso mia moglie: voi aspettate qui." Sua moglie lo prese a schiaffi appena le disse le novita'.

"Non c'e' da mangiare in casa, mandali via." "Non posso, e' in gioco la mia reputazione di persona ospitale." "Molto bene, tu vai di sopra e io diro' loro che sei fuori casa." Dopo quasi un'ora gli invitati si spazientirono e si radunarono attorno alla porta, gridando: "Facci entrare, Nasrudin." La moglie del Mullah usci' da loro. "Nasrudin e' fuori". "Ma noi l'abbiamo visto entrare in casa, e abbiamo tenuto d'occhio la porta tutto il tempo." Lei rimase in silenzio. Il Mullah, che stava a guardare da una finestra al piano di sopra, non riusci' a controllarsi. Sporgendosi si mise a gridare: "Sarei potuto uscire dalla porta posteriore, no?". 2.

Perche' noi siamo qui Una sera camminando lungo una strada deserta, il Mullah Nasrudin vide un gruppo di cavalieri venire verso di lui. La sua immaginazione si mise in moto; si vide catturato e venduto come schiavo, o arruolato nell'esercito. Nasrudin si diede alla fuga, scavalco' il muro di un cimitero e si sdraio' in una tomba aperta. Perplessi per il suo strano comportamento, gli uomini, onesti viaggiatori, lo seguirono. Lo trovarono coricato, teso e che tremava. "Che stai facendo in quella tomba? Ti abbiamo visto fuggire.

Possiamo aiutarti?" "Solo perche' siete in grado di formulare una domanda non significa che ad essa si possa dare una risposta diretta," disse il Mullah che adesso aveva capito cosa stava succedendo. "Tutto dipende dal vostro punto di vista.

Se volete saperlo, comunque: voi siete il motivo per cui io sono qui, e io sono il motivo per cui voisiete qui." 3.

Non si sa mai quando puo' servire A volte Nasrudin portava la gente a fare escursioni in barca.

Un giorno un insegnante pedante lo ingaggio' per traghettarlo attraverso un fiume molto ampio. Appena furono sull'acqua l'erudito chiese se la traversata sarebbe stata difficile. "Non me lo chiedere affatto," disse Nasrudin. "Non hai mai studiato grammatica?" "No," disse il Mullah. "In tal caso meta' della tua vita e' andata sprecata." Il Mullah non disse nulla. Di li' a poco scoppio' un terribile uragano.

La povera barchetta del Mullah si stava riempiendo d'acqua. Si sporse in direzione del suo compagno. "Hai mai imparato a nuotare?". "No," disse il pedante. "In tal caso, signor preside, TUTTA la tua vita e' persa, perche' stiamo andando a fondo." 4.

Capisci cosa intendo? Nasrudin stava buttando manciate di briciole intorno alla sua casa. "Cosa stai facendo?" gli chiesero. "Tengo lontane le tigri." "Ma non ci sono tigri da queste parti." "Proprio cosi'.

Efficace, vero?" 5.

Se una pentola puo' riprodursi Un giorno Nasrudin presto' le sue pignatte a un vicino, che stava dando una festa.

Il vicino le restitui', con una in piu', una pignatta molto piccola. "Cos'e' questo?", chiese Nasrudin. "Come dispone la legge, ti ho dato la prole della tua proprieta', nata quando le pignatte erano affidate alla mia cura", disse il burlone. Poco tempo dopo Nasrudin prese in prestito le pignatte del suo vicino, ma non le restitui'. L'uomo passo' a chiederle indietro. "Ahime'!" disse Nasrudin, "sono morte.

Avevamo detto che le pignatte possono morire, vero?". 6.

Il contrabbandiere Nasrudin passava ripetutamente dalla Persia alla Grecia a cavallo di un asino.

Ogni volta aveva due gerle di paglia, e ritornava indietro senza di esse.

Ogni volta le guardie lo perquisivano cercando merce di contrabbando.

Non ne trovarono mai. "Cosa trasporti, Nasrudin?". "Sono un contrabbandiere." Anni dopo, sempre piu' benestante nell'aspetto, Nasrudin si trasferi' in Egitto.

Uno dei doganieri lo incontro' li'. "Dimmi, Mullah, adesso che sei fuori dalla giurisdizione di Grecia e Persia, e vivi qui in cotanto lusso, cosa stavi contrabbandando quando non riuscivamo mai a prenderti?" "Asini." 7.

Come Nasrudin creo' la verita' "Le leggi di per se' non rendono le persone migliori," disse Nasrudin al Re; "devono far mettere pratica alcune cose in modo da creare una sintonia con la verita' interiore.

Questa forma di verita' assomiglia solo leggermente alla verita' apparente." Il Re decise che avrebbe potuto, e voluto, far osservare la verita' alla gente.

Poteva far praticare loro la verita' appieno. Alla sua citta' si accedeva tramite un ponte.

Su di esso costrui' una forca.

Il giorno seguente, quando i cancelli furono aperti all'alba, il Capitano delle Guardie fu messo di pattuglia con una squadriglia di soldati a esaminare tutti quelli che entravano. Fu fatto un annuncio: 'Chiunque sara' interrogato.

Se dice la verita', sara' autorizzato a entrare.

Se mente sara' impiccato.' Nasrudin fece un passo avanti. "Dove stai andando?". "Sto andando," disse Nasrudin lentamente, "a farmi impiccare." "Non ti crediamo!" "Molto bene, se ho detto una bugia impiccatemi!" "Ma se ti impicchiamo per aver mentito, faremo diventare vero quello che hai detto!" "Esatto: adesso sapete che cos'e' la verita', la VOSTRA verita'!" 8.

Il gatto e la carne Nasrudin diede a sua moglie della carne da cucinare per gli invitati.

Quando il pasto fu servito non c'era carne.

Lei se l'era mangiata. "Se l'e' mangiata il gatto, tutti e tre le libbre," disse. Nasrudin mise il gatto sulla bilancia.

Pesava tre libbre. "Se questo e' il gatto," disse Nasrudin, "dov'e' la carne? Se, invece, questa e' la carne, dov'e' il gatto?" 9.

Qui c'e' piu' luce Un tale vide Nasrudin che cercava qualcosa in terra. "Cos'hai perso, Mullah?" gli chiese.

"La mia chiave," disse il Mullah.

Si inginocchiarono cosi' entrambe a cercarla. Dopo un po' di tempo l'altro uomo chiese: "Dove ti e' caduta esattamente?". "A casa mia." "Allora perche' la stai cercando qui?" "C'e' piu' luce qui che dentro casa mia" 10.

Lo sciocco Un filosofo, avendo preso un appuntamento per dissertare con Nasrudin, si presento' e lo trovo' fuori casa.

Infuriato, prese un pezzo di gesso e scrisse "Stupido" sull'ingresso di Nasrudin. Appena torno' a casa e vide cio', il Mullah si precipito' a casa del filosofo. "Mi ero dimenticato che saresti venuto.

E mi scuso per non essere stato in casa. Naturalmente mi sono ricordato l'appuntamento appena ho visto che hai lasciato il tuo nome sulla mia porta." 11.

Cucinare con la candela Nasrudin fece la scommessa di riuscire a passare una notte su una montagna vicina e sopravvivere nonostante il ghiaccio e la neve.

Diversi amici nella casa da te' accettarono la scommessa. Nasrudin prese un libro e una candela, e rimase seduto nella notte piu' fredda della sua vita.

Al mattino, mezzo morto, reclamo' il suo denaro. "Non avevi proprio nulla per riscaldarti?" chiesero gli abitanti del villaggio. "Nulla." "Nemmeno una candela?" "Si', avevo una candela." "Allora la scommessa e' annullata." Nasrudin non fece discussioni. Alcuni mesi piu' tardi invito' le stesse persone a una festa a casa sua.

Si sedettero nella sala, aspettando il cibo.

Le ore passavano. Cominciarono a brontolare per il cibo. "Andiamo a vedere come procede", disse Nasrudin Entrarono tutti in cucina.

Vi trovarono un'enorme pentola d'acqua, sotto la quale bruciava una candela.

L'acqua non era nemmeno tiepida. "Non e' ancora pronta,"disse il Mullah, "non capisco perche'.

E' rimasta li' da ieri". 12.

Il pericolo non fa favoritismi Una signora porto' il figlioletto alla scuola del Mullah. "Si comporta molto male" lei spiego', "e voglio che tu gli incuta timore." Il Mullah assunse una postura minacciosa, gli occhi fiammeggianti e una terribile espressione.

Si mise a saltare su e giu', e improvvisamente corse fuori dall'edificio.

La donna svenne.

Quando riprese i sensi aspetto' il Mullah, che torno' lentamente e con gravita'. "Ti ho chiesto di spaventare il ragazzo, non me!" "Cara Signora," disse il Mullah, "non hai visto quanta paura ho avuto anch'io? Quando il pericolo incombe, minaccia tutti allo stesso modo." 13.

Il sale non e' la lana Un giorno il Mullah stava portando l'asino carico di sale al mercato, e fece attraversare al somaro un torrente.

Il sale si sciolse.

Il Mullah era adirato per la perdita del suo carico. L'asino era allegro per il sollievo. La volta successiva che passo' di li' aveva un carico di lana.

Dopo che l'animale ebbe attraversato il corso d'acqua, la lana era completamente inzuppata d'acqua, e molto pesante.

L'asino arrancava sotto il carico bagnato. "Ah!" grido' il Mullah, "pensavi saresti uscito piu' leggero ogni volta che attraversavi l'acqua, vero?" 14.

Possono i favori essere accidentali? L'asino di Nasrudin corse verso una pozza d'acqua per bere.

Le sponde erano molto ripide, e stava quasi per sbilanciarsi e caderci dentro quando le rane cominciarono a gracidare sonoramente dall'acqua. Questo spavento' l'asino a tal punto che si tiro' indietro, e in questo modo riusci' a salvarsi. Nasrudin getto' una manciata di denaro in acqua, gridando: "Rane, mi avete fatto un favore.

Eccovi qualcosa per poter celebrare." 15.

L'elemento insospettato Due uomini stavano litigando fuori dalla finestra di Nasrudin nel pieno della notte. Nasrudin si alzo', si avvolse nella sua unica coperta e corse fuori cercando di far cessare il vociare. Quando cerco' di ragionare con gli ubriachi, uno gli strappo' la coperta, ed entrambi corsero via. "Per cosa stavano litigando?" gli chiese sua moglie quando rientro'. "Deve essere per la coperta.

Appena l'hanno presa la zuffa e' finita." 16.

I Ladri Sentendo qualcuno che si stava movendo in casa sua, il Mullah si spavento' andandosi a nascondere in un armadio.

Mentre rovistavano, i due ladri aprirono la porta e lo videro li' dentro terrorizzato. "Perche' ti nascondi da noi?" chiese uno. "Mi nascondo per la vergogna che in questa casa non ci sia nulla degno della vostra attenzione". 17.

Questione di mangiare, questione di leggere Nasrudin stava portando a casa del fegato che aveva appena comprato.

Nell'altra mano aveva una ricetta per un tortino di fegato che gli aveva dato un amico. Improvvisamente un falco scese in picchiata, e si porto' via il fegato. "Sciocco!" grido' Nasrudin, "va bene la carne, ma la ricetta ce l'ho ancora io!" 18.

Avventure nel deserto "Quando ero nel deserto", disse Nasrudin un giorno "ho fatto correre un'intera tribu' di beduini terribili e assetati di sangue". "E come hai fatto?" "Semplice.

Non facevo altro che correre, e loro dietro a inseguirmi." 19.

Le circostanze alterano le situazioni La pioggia cadeva a dirotto.

Aga Akil, l'uomo piu' ipocrita della citta', stava correndo a cercare riparo.

"Come osi fuggire dal dono di Dio" tuono' Nasrudin verso di lui, "il liquido dai Cieli? Come uomo devoto dovresti sapere che la pioggia e' una benedizione per tutto il creato." L'Aga era ansioso di mantenere la sua reputazione.

"Non l'avevo mai considerata in quel modo, mormoro', e rallentando il passo arrivo' a casa bagnato fradicio.

Naturalmente si prese un raffreddore. Poco tempo dopo, mentre sedeva avvolto in coperte alla finestra, sorprese Nasrudin correre nella pioggia e lo provoco': "Come mai scappi dalle divine benedizioni, Nasrudin? Come puoi disdegnare la benedizione che contiene?" "Ah," disse Nasrudin, "sembra che tu non ti sia accorto che non voglio profanarla coi miei piedi." 20.

Il cibo del mantello Nasrudin senti' dire che in una citta' vicina si teneva un banchetto, e che tutti erano invitati. Ci ando' piu' veloce che pote'.

Quando il Maestro di Cerimonia lo vide nel suo mantello stracciato, lo fece sedere nel posto meno visibile, lontano dal grande tavolo dove le persone piu' importanti erano servite con grande riguardo. Nasrudin capi' che ci sarebbe voluta almeno un'ora prima che i camerieri raggiungessero il posto in cui era seduto.

Cosi' si alzo' e ando' a casa. Indosso' un bellissimo mantello di zibellino e un turbante, e ritorno' alla festa.

Appena gli araldi dell'Emiro, che era il padrone di casa, videro questo stupendo spettacolo cominciarono a rullare i tamburi di benvenuto e a suonare le trombe di benvenuto in maniera consona a un visitatore di alto rango. Il Ciambellano in persona usci' dal palazzo e fece sedere il magnifico Nasrudin in un posto quasi accanto all'Emiro.

Un piatto di cibo meraviglioso fu subito posto dinnanzi a lui. Senza esitazione Nasrudin inizio' a mettere manciate di esso nel suo turbante e nel suo mantello. "Vostra Eminenza," disse il principe, "mi incuriosiscono le vostre maniere nel mangiare, che mi risultano del tutto nuove." "Nulla di speciale," disse Nasrudin "il mantello mi ha fatto arrivare qui, e mi ha fatto avere il cibo.

Merita sicuramente la sua porzione, no?" 21.

Il sermone di Nasrudin Un giorno gli abitanti del villaggio decisero di fare uno scherzo a Nasrudin.

Dal momento che lo si riteneva un uomo pio dalla religiosita' indefinibile, andarono da lui e gli chiesero di tenere un sermone nella loro moschea.

Egli acconsenti'. Quando venne il giorno, Nasrudin sali' sul pulpito e parlo': "O gente! Sapete che cosa sto per dirvi?" "No, non lo sappiamo", gridarono. "Fino a che non lo saprete, non potro' dirvelo.

Siete troppo ignoranti per poter cominciare", disse il Mullah, sopraffatto dall'indignazione che persone cosi' ignoranti gli facessero perdere tempo.

Scese dal pulpito e se ne ando' a casa. Un po' mortificati, mandarono di nuovo una delegazione a casa sua, chiedendogli di fare la predica il Venerdi' successivo, il giorno di preghiera. Nasrudin inizio' il suo sermone con la stessa domanda della volta precedente.

Questa volta la congregazione rispose come un solo uomo: "Si', lo sappiamo!" "In tal caso", disse il Mullah, "non ho bisogno di trattenervi ulteriormente.

Potete andare". E ritorno' a casa. Essendosi aggiudicata la predica del terzo Venerdi' consecutivo, comincio' a rivolgersi alla folla come aveva in precedenza: "Lo sapete o no?" La congregazione era preparata. "Alcuni lo sanno, altri no." "Eccellente," disse Nasrudin, "allora che quelli che lo sanno comunichino la loro conoscenza a quelli che non sanno." E se ne ando' a casa. 22.

Sua Eccellenza Per una serie di fraintendimenti e di coincidenze, Nasrudin si trovo' un giorno nella sala delle udienze dell'Imperatore di Persia. Lo Shahenshah era circondato da nobili arrivisti, governatori di province, cortigiani e ruffiani di ogni tipo.

Ciascuno portava avanti le proprie richieste di essere nominato a capo della delegazione che sarebbe presto partita per l'India. L'Imperatore si stava gia' spazientendo, e sollevo' il capo dalla massa di importuni, invocando mentalmente l'aiuto del cielo per risolvere il suo problema di chi scegliere.

I suoi occhi si posarono inaspettatamente sul Mullah Nasrudin. "Sara' lui l'Ambasciatore", annuncio', "cosi' adesso lasciatemi in pace!". A Nasrudin furono dati vestiti sontuosi, e un enorme forziere di rubini, diamanti, smeraldi e inestimabili manufatti fu affidato a lui: il regalo dello Shahenshah al Gran Mogol. I cortigiani, comunque, non si diedero per vinti.

Uniti per una volta da questo affronto alle loro istanze, decisero di provocare la caduta del Mullah.

Per prima cosa fecero irruzione nei suoi appartamenti e rubarono i gioielli, che divisero tra loro, sostituendoli con della terra per simulare lo stesso peso.

Poi si fecero vivi presso Nasrudin, decisi a rovinare la sua ambasciata, a metterlo nei pasticci e, facendo cio', anche a screditare il loro stesso padrone. "Congratulazioni, grande Nasrudin," dissero; "quello che la Fonte della Saggezza, il Pavone del Mondo ha disposto deve essere l'essenza di ogni saggezza.

Pertanto ti salutiamo.

Ma ci sono soltanto un paio di questioni sulle quali possiamo darti consiglio, abituati come siamo a come si comportano gli emissari nelle delegazioni." "Vi sarei grato se lo faceste," disse Nasrudin. "Molto bene," disse il capo dei lestofanti.

"La prima cosa e' che devi essere umile.

Per mostrare quanto sei modesto, pertanto, non devi mostrare segni di importanza.

Quando raggiungi l'India dovrai entrare nel maggior numero possibile di moschee e chiedere l'elemosina per conto tuo.

La seconda cosa e' che dovrai osservare l'etichetta di Corte del paese presso il quale sei in missione diplomatica.

Questo significa che ti rivolgerai al Gran Mogol chiamandolo la "Luna Piena"." "Ma non e' un titolo dell'Imperatore Persiano?" "Non in India." Cosi' Nasrudin si mise in viaggio.

Quando presero congedo, l'Imperatore Persiano gli disse: "Fai attenzione, Nasrudin.

Attieniti all'etichetta, dal momento che il Mogol e' un imperatore potente e dobbiamo fargli buona impressione e non fargli alcun affronto." "Sono ben preparato, Maesta'," disse Nasrudin. Appena entro' nel territorio dell'India, Nasrudin ando' in una moschea e sali' sul pulpito: "O gente!" grido', "ammirate in me il rappresentante dello Spirito di Allah in Terra! L'Asse del Globo! Tirate fuori i soldi perche' sto facendo una questua." Continuo' a ripetere questo in ogni moschea che trovava, dal Baluchistan alla citta' imperiale di Delhi. Raccolse una grande quantita' di denaro.

"Impiegalo," avevano detto i consiglieri, "come meglio credi.

Dato che e' il prodotto di una crescita intuitiva ed e' un dono, e come tale il suo impiego creera' la sua propria esigenza." Tutto quello che volevano che succedesse era che il Mullah si esponesse al ridicolo per la raccolta impudente di questo denaro.

"Le persone pie devono vivere della loro fede," esclamava il Mullah da una moschea all'altra, "non ne tengo contabilita', ne' mi aspetto che vi sia data.

Per voi il denaro e' qualcosa da accumulare dopo essere stato procacciato.

Potete scambiarlo con beni materiali.

Per me e' parte di un meccanismo.

Sono il rappresentante di una forza naturale di crescita, donazione ed esborso intuitivi." Adesso, come tutti sappiamo, il bene spesso consegue da un male apparente, e viceversa. Quelli che credevano che Nasrudin stesse riempiendosi le tasche non contribuirono.

Per qualche ragione i loro affari non prosperarono.

Quelli che erano considerati creduloni e diedero i loro soldi si arricchirono misteriosamente.

Ma ritorniamo alla nostra storia. Seduto sul Trono del Pavone, l'Imperatore a Delhi esaminava i resoconti che gli venivano portati quotidianamente, che descrivevano l'avanzata dell'ambasciatore persiano.

All'inizio non riusci' a cavarne un senso.

Poi raduno' il consiglio. "Signori," disse, "questo Nasrudin deve davvero essere un santo o uno guidato dal divino. Chi ha mai sentito di qualcun altro violare il principio che uno non cerca soldi senza una ragione plausibile per evitare che alle ragioni individuali venga data un'interpretazione errata?" "Possa la tua ombra non accorciarsi mai," risposero, "O Infinita Estensione di ogni Saggezza, siamo d'accordo.

Se ci sono uomini cosi' in Persia dobbiamo stare in guardia, perche' la loro superiorita' morale sulla nostra visione materialista e' inconfutabile." In quel momento arrivo' un messaggero dalla Persia, con una missiva segreta nella quale le spie del Mogol alla corte imperiale riferivano: "Il Mullah Nasrudin e' un uomo senza importanza in Persia.

E' stato scelto completamente per caso per essere ambasciatore.

Non riusciamo a capire a fondo le ragioni per le quali lo Shahenshah non sia stato piu' selettivo." Il Mogol convoco' il consiglio: "Incomparabili Uccelli del Paradiso!" disse loro, "un pensiero mi si e' reso manifesto.

L'Imperatore Persiano ha scelto un uomo a caso per rappresentare tutta la sua nazione.

Questo puo' significare che confida a tal punto nella consistenza delle qualita' della sua gente che per lui CHIUNQUE E' QUALIFICATO A RICOPRIRE IL DELICATO RUOLO DI AMBASCIATORE PRESSO LA SUBLIME CORTE DI DELHI! Questo indica il grado di perfezione raggiunto, quanto siano incredibili gli infallibili poteri di intuizione sviluppati presso quelle genti.

Dobbiamo rivedere i nostri piani di invasione della Persia, dal momento che un tale popolo potrebbe facilmente sbaragliare le nostre armate.

La loro societa' e' organizzata su basi diverse dalle nostre." "Hai ragione, Supremo Guerriero dei Confini!" gridarono i nobili indiani. Dopo un certo tempo Nasrudin arrivo' a Delhi.

Stava cavalcando il suo vecchio asino ed era seguito dalla sua scorta, appesantito dai sacchi di denaro che aveva raccolto nelle moschee. Il forziere con il tesoro era caricato su un elefante, a causa delle sue dimensioni e del suo peso. Nasrudin fu accolto dal cerimoniere alle porte di Delhi.

L'imperatore stava seduto con i suoi nobili in un immenso cortile, la sala di ricevimento degli ambasciatori.

Questa era stata costruita in modo che l'entrata fosse bassa.

Di conseguenza gli ambasciatori erano sempre costretti a smontare da cavallo e presentarsi al cospetto della Suprema Presenza a piedi, dando l'impressione di essere dei supplicanti.

Solo un pari avrebbe potuto cavalcare alla presenza dell'Imperatore. Nessun ambasciatore era mai arrivato in groppa a un asino, pertanto non c'era nulla che potesse fermare Nasrudin dall'oltrepassare la porta e salire sul Palco Imperiale. Il Re Indiano e i suoi cortigiani si scambiarono sguardi carichi di significato di fronte a questo gesto. Nasrudin smonto' con disinvoltura, si rivolse al Re come "Luna Piena" e chiese che venisse portato il suo forziere con il tesoro. Quando fu aperto e si vide che era pieno di terra, ci fu un istante di sconforto. "E' meglio che io non dica nulla," penso' tra se' Nasrudin, "perche' non c'e' niente da dire per giustificare una cosa simile." Cosi' rimase in silenzio. Il Mogol bisbiglio' al suo Visir, "Che cosa significa? E' un insulto all'Altissima Eminenza?" Senza riuscire a crederci, il Visir si mise a pensare forsennatamente.

Poi ne diede l'interpretazione. "E' un gesto simbolico, Presenza," mormoro'.

"L'ambasciatore vuol dire che ti riconosce come il Padrone della Terra.

Non ti ha forse chiamato la Luna Piena?" Il Mogol si rilasso'.

"Siamo soddisfatti dell'offerta dello Shahenshah Persiano, dal momento che non abbiamo bisogno di ricchezze e apprezziamo la metafisica sottigliezza del messaggio." "Mi e' stato detto di riferire," disse Nasrudin ricordando la 'necessaria frase d'offerta' suggeritagli dai lestofanti, "che questo e' tutto quello che abbiamo da offrire a Sua Maesta'." "Questo significa che la Persia non ci lascera' nemmeno un'altra oncia di terreno," sussurro' l'Interprete dei Segni al Re. "Riferisci al tuo padrone che capiamo," sorrise il Mogol.

"Ma c'e' un'altra puntualizzazione: se io sono la Luna Piena, cos'e' l'Imperatore Persiano?" "E' la Luna Nuova," disse Nasrudin automaticamente. "La Luna Piena e' piu' matura e fa piu' luce della Luna Nuova, che e' la sua versione piu' acerba," sussurro' l'Astrologo di Corte al Mogol. "Siamo soddisfatti," disse l'Indiano compiaciuto.

"Puoi ritornare in Persia e riferire alla Luna Nuova che la Luna Piena lo saluta." Le spie persiane presso la Corte di Delhi mandarono immediatamente un resoconto completo di questo colloquio allo Shahenshah.

Aggiunsero che si era capito che l'Imperatore Mogol era rimasto bene impressionato, e da come si era comportato Nasrudin era timoroso di attaccare i Persiani. Quando il Mullah torno' a casa, lo Shahenshah gli diede completa udienza.

"Sono piu' che compiaciuto, amico Nasrudin," disse, "per il risultato dei tuoi metodi non ortodossi.

Il nostro paese e' salvo, e questo significa che non dovrai rendere conto dei gioielli o delle elemosine presso le moschee.

D'ora in avanti sarai chiamato con il titolo speciale di Safir, Emissario." "Ma, Maesta'," sibilo' il suo Visir, "Questo uomo e' colpevole di alto tradimento, se non di piu'! Abbiamo prove inequivocabili che ha attribuito i tuoi titoli all'Imperatore dell'India, venendo meno al dovere di lealta' e offendendo la reputazione di uno dei tuoi meravigliosi attributi." "Si'," tuono' lo Shahenshah, "i savi hanno detto saggiamente che 'per ogni perfezione c'e' un'imperfezione'.

Nasrudin! Perche' mi hai chiamato la Luna Nuova?" "Non capisco nulla di etichetta," disse Nasrudin, "ma so che la Luna Piena cala, mentre la Luna Nuovacontinua a crescere andando verso la sua maggior gloria." Lo stato d'animo dell'Imperatore cambio'.

"Imprigionate Anwar, il Gran Visir," esclamo'. "Mullah! Ti offro la posizione di Gran Visir!" "Come!" disse Nasrudin.

"Potrei mai accettare dopo aver visto con i miei occhi cosa e' successo al mio predecessore?" E cosa e' successo ai gioielli e ai tesori che i cortigiani malvagi avevano rubato dal forziere del tesoro? Quella e' un'altra storia.

Come l'incomparabile Nasrudin disse: "Solo i bambini e gli stupidi cercano causa ed effetto nella stessa storia." 23.

Nasrudin e i saggi I filosofi, i logici e i dottori della legge furono portati a corte per esaminare Nasrudin.

La situazione era grave, perche' aveva ammesso di essere andato da un paese all'altro dicendo: "I cosiddetti saggi sono ignoranti, indecisi e confusionari." Era accusato di destabilizzare la sicurezza dello stato. "Puoi parlare per primo," disse il Re. "Che mi vengano portate carta e penna," disse il Mullah. Furono portate carta e penna. "Datene a ciascuno dei sette savi." Furono distribuite. "Fate loro scrivere separatamente una risposta a questa domanda: "Cos'e' il pane?"" Fu fatto. Le carte furono date al Re, che lesse ad alta voce: Il primo aveva detto: "Il pane e' un alimento." Il secondo: "E' acqua e farina." Il terzo: "Un dono di Dio." Il quarto: "Impasto cotto." Il quinto: "Varia a seconda di cosa tu intenda per 'pane'." Il sesto: "Una sostanza nutritiva." Il settimo: "Nessuno lo sa di preciso." "Quando sapranno che cosa e' il pane," disse Nasrudin, "potranno decidere altre cose.

Ad esempio se io ho ragione o torto.

Si possono affidare a persone simili questioni da stabilire o da giudicare? Non e' forse strano che non siano in grado di concordare su qualcosa che mangiano ogni giorno, e invece siano unanimi sul definirmi un eretico?" 24.

Giudizio Quando il Mullah era giudice nel suo paese, una persona sconvolta giunse di corsa nella sua sala delle udienze chiedendo giustizia. "Mi hanno teso un'imboscata e sono stato derubato," si dispero', "appena fuori da questo paese.

Deve essere stato qualcuno di qui.

Ti chiedo che tu individui il responsabile.

Mi ha preso la veste, la spada e persino gli stivali." "Fammi vedere," disse il Mullah, "non ti ha preso la canottiera, vedo che la indossi ancora?" "No, non l'ha presa." "In tal caso, non e' uno di questo paese.

Qui facciamo le cose scrupolosamente.

Non posso indagare sul tuo caso." 25.

Prima le prime cose Per i Sufi forse la piu' grande assurdita' nella vita e' il modo in cui le persone si sforzano per ottenere alcune cose, come la conoscenza, senza avere gli strumenti basilari per acquisirle. Si presume che sia necessario soltanto avere "due occhi, un naso e una bocca", come dice Nasrudin. Nel Sufismo una persona non puo' imparare fino a che non e' in condizioni tali da poter percepire cosa sta imparando, e quello che significa. Un giorno Nasrudin ando' a un pozzo, per spiegare questo punto a un discepolo che voleva conoscere "la Verita'".

Porto' con se' il discepolo e una caraffa. Il Mullah tiro' fuori un secchio d'acqua e lo verso' nella sua caraffa.

Poi ne tiro' fuori un altro, e ce lo verso'.

Mentre stava versando il terzo secchio, il discepolo non riusci' piu' a trattenersi: "Mullah, l'acqua sta fuoriuscendo.

Quella caraffa e' priva del fondo." Nasrudin lo guardo' indignato.

"Sto cercando di riempire la caraffa.

Per capire quando e' piena, il mio sguardo si fissa sul bordo, non sul fondo.

Quando l'acqua raggiunge l'orlo, la caraffa sara' piena.

Che cosa c'entra il fondo? Quando saro' interessato al fondo della brocca allora me ne curero'." Questo e' il motivo per cui i Sufi non parlano di questioni profonde con persone non pronte a coltivare il potere dell'apprendimento, qualcosa che puo' essere solo insegnato da un insegnante a chi e' abbastanza illuminato da dire: "Insegnami a imparare." C'e' un detto Sufi: "L'ignoranza e' orgoglio, e l'orgoglio e' ignoranza.

L'uomo che dice "Non mi si deve insegnare a imparare" e' orgoglioso e ignorante." In questa storia Nasrudin stava illustrando la coincidenza di questi due modi di essere, che il genere umano ordinario considera essere due cose diverse. Secondo la tecnica nota come 'obbrobrio', Nasrudin stava interpretando la parte dell'ignorante nella sua farsa della caraffa.

Questa e' una parte ben conosciuta della tecnica Sufi. Il suo discepolo riflette' su questa lezione, collegandola ad altre azioni assurde del Mullah. Una settimana piu' tardi si reco' da Nasrudin e disse: "Parlami della caraffa.

Adesso sono pronto a imparare." 26.

Di chi era quel colpo? La Fiera era in pieno svolgimento, e il discepolo piu' anziano di Nasrudin chiese se lui e i suoi compagni potevano avere il permesso di andarci. "Certamente," disse Nasrudin, "perche' questa e' un'occasione ideale per proseguire l'insegnamento pratico." Il Mullah ando' direttamente al padiglione del tiro a segno, una delle grandi attrazioni, dal momento che venivano offerti grossi premi anche per un solo centro. All'arrivo del Mullah e del suo seguito, gli abitanti del luogo si radunarono intorno ad essi. Quando Nasrudin in persona raccolse l'arco e tre frecce, la tensione sali'.

Questa volta, di sicuro, si sarebbe avuta la dimostrazione che qualche volta Nasrudin esagerava... "Osservatemi attentamente." Il Mullah tese l'arco, si aggiusto' il cappello all'indietro, come un soldato, prese attentamente la mira e scaglio' il dardo.

La freccia ando' molto lontana dal bersaglio. Ci fu un boato di derisione dalla folla, e gli allievi di Nasrudin si muovevano nervosamente, parlottando tra di loro.

Il Mullah si volto' e li affronto' tutti.

"Fate silenzio! Questa era una dimostrazione di come spara un soldato.

Manca spesso il bersaglio.

E' per quello che perde le guerre.

Quando ho lanciato il colpo mi ero identificato con un soldato.

Ho detto tra me, "sono un soldato che spara al nemico"." Raccolse la seconda freccia, la infilo' nell'arco e fece vibrare la corda.

La freccia cadde a poca distanza, a meta' strada dal bersaglio.

Scese un silenzio di tomba. "Adesso," disse Nasrudin alla compagnia, "avete visto il lancio di un uomo troppo ansioso di tirare, che pure, avendo fallito al suo primo lancio, era troppo nervoso per concentrarsi. La freccia e' caduta vicino." Anche il padrone del baraccone era affascinato da queste spiegazioni.

Il Mullah si giro' con noncuranza verso il bersaglio, prese la mira e fece volare la freccia.

Colpi' il centro esatto del bersaglio. Esamino' con grande attenzione i premi e prese quello che gli piacque di piu', e fece per andarsene.

Ci fu un improvviso brusio. "Silenzio," disse Nasrudin.

"Che uno di voi mi chieda quello che tutti voi sembrate voler sapere." Per un attimo nessuno apri' bocca.

Poi si fece avanti un contadino.

"Vogliamo sapere chi e' l'autore del terzo lancio." "Quello? Oh, quello ero io." 27.

La borsa magica Un venditore ambulante, che aveva intenzione di mettere il suo banco nella piazza del mercato, vide Nasrudin venire verso di lui, contando una manciata di monete.

Lo fermo' subito.

Con un po' di fortuna avrebbe potuto portare a segno un buon colpo. "Sembri un uomo di eccezionale comprensione," disse, "vorresti una musetta magica?" "Cosa puo' fare?" "Guarda e vedrai." Il prestigiatore mise la mano nella musetta e ne trasse prima un coniglio, poi una palla, e infine una pianta che cresceva in un vaso.

Nasrudin gli diede immediatamente i soldi. "Solo una cosa," disse il prestigiatore per prendere tempo e andarsene,"non infastidirla. Queste musette sono facilmente irritabili.

E non parlare troppo con altri di questa faccenda.

Alla fine tutto si risolvera' per il meglio." Nasrudin aveva pensato di fermarsi per pranzo nella locale casa da te', ma adesso era talmente eccitato che ando' direttamente a casa, con la musetta in mano.

Dopo un po' comincio' a fare molto caldo, e divenne stanco e assetato. Il Mullah si sedette al ciglio della strada.

"Borsa magica," disse, "dammi un bicchiere d'acqua." Mise la mano nella musetta ma era vuota. "Ah," disse Nasrudin, "forse da' solo conigli, palle e piante, perche' e' volubile." Penso' che non ci fosse nulla di male nel metterla alla prova. "Bene, allora, dammi un coniglio." Non apparve alcun coniglio. "Non avercela con me, semplicemente non capisco le musette magiche." Quando il suo asino era infastidito, penso', gli aveva comprato una musetta.

Cosi' ritorno' in citta' e compro' un asino per la sua musetta nuova. "Cosa te ne fai di due asini?" gli chiesero. "Non capite," disse il Mullah.

"Non si tratta di due asini.

Si tratta di un asino con la sua musetta, e di una musetta con il suo asino." 28.

Paura Nasrudin camminava per una strada deserta in una notte di luna quando senti' il rumore di qualcuno che russava da qualche parte, e sembrava provenire da sotto i suoi piedi. Improvvisamente ebbe paura, e stava per mettersi a correre quando inciampo' in un derviscio coricato in un cubicolo che si era scavato in parte sotto terra. "Chi sei?" balbetto' il Mullah. "Sono un derviscio, e questo e' il mio luogo di meditazione." "Devi farci stare anche me.

Il tuo russare mi ha terrorizzato, e questa notte non riesco ad andare oltre." "Allora prendi l'altra estremita' di questa coperta," disse il derviscio, senza entusiasmo, "e coricati qui.

Per favore, rimani in silenzio, perche' sono impegnato in una veglia.

Fa parte di una serie complicata di esercizi.

Domani devo modificarne la sequenza, e non posso essere interrotto." Nasrudin si addormento' per un po'.

Poi si sveglio' con una gran sete. "Ho sete," disse al derviscio. "Allora percorri a ritroso la strada, e troverai un ruscello." "No, ho ancora paura." "Andro' io a posto tuo, allora," disse il derviscio.

In fondo, procurare acqua e' un obbligo sacro in Oriente. "No, non andare.

Ho paura a rimanere da solo." "Prendi questo coltello per difenderti," disse il de

Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:39:29 PM

26.

Di chi era quel colpo? La Fiera era in pieno svolgimento, e il discepolo piu' anziano di Nasrudin chiese se lui e i suoi compagni potevano avere il permesso di andarci. "Certamente," disse Nasrudin, "perche' questa e' un'occasione ideale per proseguire l'insegnamento pratico." Il Mullah ando' direttamente al padiglione del tiro a segno, una delle grandi attrazioni, dal momento che venivano offerti grossi premi anche per un solo centro. All'arrivo del Mullah e del suo seguito, gli abitanti del luogo si radunarono intorno ad essi. Quando Nasrudin in persona raccolse l'arco e tre frecce, la tensione sali'.

Questa volta, di sicuro, si sarebbe avuta la dimostrazione che qualche volta Nasrudin esagerava... "Osservatemi attentamente." Il Mullah tese l'arco, si aggiusto' il cappello all'indietro, come un soldato, prese attentamente la mira e scaglio' il dardo.

La freccia ando' molto lontana dal bersaglio. Ci fu un boato di derisione dalla folla, e gli allievi di Nasrudin si muovevano nervosamente, parlottando tra di loro.

Il Mullah si volto' e li affronto' tutti.

"Fate silenzio! Questa era una dimostrazione di come spara un soldato.

Manca spesso il bersaglio.

E' per quello che perde le guerre.

Quando ho lanciato il colpo mi ero identificato con un soldato.

Ho detto tra me, "sono un soldato che spara al nemico"." Raccolse la seconda freccia, la infilo' nell'arco e fece vibrare la corda.

La freccia cadde a poca distanza, a meta' strada dal bersaglio.

Scese un silenzio di tomba. "Adesso," disse Nasrudin alla compagnia, "avete visto il lancio di un uomo troppo ansioso di tirare, che pure, avendo fallito al suo primo lancio, era troppo nervoso per concentrarsi. La freccia e' caduta vicino." Anche il padrone del baraccone era affascinato da queste spiegazioni.

Il Mullah si giro' con noncuranza verso il bersaglio, prese la mira e fece volare la freccia.

Colpi' il centro esatto del bersaglio. Esamino' con grande attenzione i premi e prese quello che gli piacque di piu', e fece per andarsene.

Ci fu un improvviso brusio. "Silenzio," disse Nasrudin.

"Che uno di voi mi chieda quello che tutti voi sembrate voler sapere." Per un attimo nessuno apri' bocca.

Poi si fece avanti un contadino.

"Vogliamo sapere chi e' l'autore del terzo lancio." "Quello? Oh, quello ero io." 27.

La borsa magica Un venditore ambulante, che aveva intenzione di mettere il suo banco nella piazza del mercato, vide Nasrudin venire verso di lui, contando una manciata di monete.

Lo fermo' subito.

Con un po' di fortuna avrebbe potuto portare a segno un buon colpo. "Sembri un uomo di eccezionale comprensione," disse, "vorresti una musetta magica?" "Cosa puo' fare?" "Guarda e vedrai." Il prestigiatore mise la mano nella musetta e ne trasse prima un coniglio, poi una palla, e infine una pianta che cresceva in un vaso.

Nasrudin gli diede immediatamente i soldi. "Solo una cosa," disse il prestigiatore per prendere tempo e andarsene,"non infastidirla. Queste musette sono facilmente irritabili.

E non parlare troppo con altri di questa faccenda.

Alla fine tutto si risolvera' per il meglio." Nasrudin aveva pensato di fermarsi per pranzo nella locale casa da te', ma adesso era talmente eccitato che ando' direttamente a casa, con la musetta in mano.

Dopo un po' comincio' a fare molto caldo, e divenne stanco e assetato. Il Mullah si sedette al ciglio della strada.

"Borsa magica," disse, "dammi un bicchiere d'acqua." Mise la mano nella musetta ma era vuota. "Ah," disse Nasrudin, "forse da' solo conigli, palle e piante, perche' e' volubile." Penso' che non ci fosse nulla di male nel metterla alla prova. "Bene, allora, dammi un coniglio." Non apparve alcun coniglio. "Non avercela con me, semplicemente non capisco le musette magiche." Quando il suo asino era infastidito, penso', gli aveva comprato una musetta.

Cosi' ritorno' in citta' e compro' un asino per la sua musetta nuova. "Cosa te ne fai di due asini?" gli chiesero. "Non capite," disse il Mullah.

"Non si tratta di due asini.

Si tratta di un asino con la sua musetta, e di una musetta con il suo asino." 28.

Paura Nasrudin camminava per una strada deserta in una notte di luna quando senti' il rumore di qualcuno che russava da qualche parte, e sembrava provenire da sotto i suoi piedi. Improvvisamente ebbe paura, e stava per mettersi a correre quando inciampo' in un derviscio coricato in un cubicolo che si era scavato in parte sotto terra. "Chi sei?" balbetto' il Mullah. "Sono un derviscio, e questo e' il mio luogo di meditazione." "Devi farci stare anche me.

Il tuo russare mi ha terrorizzato, e questa notte non riesco ad andare oltre." "Allora prendi l'altra estremita' di questa coperta," disse il derviscio, senza entusiasmo, "e coricati qui.

Per favore, rimani in silenzio, perche' sono impegnato in una veglia.

Fa parte di una serie complicata di esercizi.

Domani devo modificarne la sequenza, e non posso essere interrotto." Nasrudin si addormento' per un po'.

Poi si sveglio' con una gran sete. "Ho sete," disse al derviscio. "Allora percorri a ritroso la strada, e troverai un ruscello." "No, ho ancora paura." "Andro' io a posto tuo, allora," disse il derviscio.

In fondo, procurare acqua e' un obbligo sacro in Oriente. "No, non andare.

Ho paura a rimanere da solo." "Prendi questo coltello per difenderti," disse il derviscio. Quando se ne fu andato, Nasrudin era ancora piu' spaventato, in un bagno di sudore per l'ansia, che cercava di contrastare immaginando come avrebbe attaccato ogni aggressore che l'avesse minacciato. Dopo un po' il derviscio fu di ritorno. "Non ti avvicinare o ti uccido!" disse Nasrudin. "Ma sono il derviscio," disse il derviscio. "Non mi interessa chi tu sia.

Potresti essere un aggressore camuffato.

E poi hai testa e sopracciglia rasate!" I dervisci dell'ordine si rasano il capo e le sopracciglia. "Ma sono venuto a portarti l'acqua! Non ti ricordi? Sei assetato!" "Non cercare benevolenza da me, uomo malvagio!" "Ma tu stai occupando il mio cubicolo!" "Ti e' andata male, vero? Non hai che da trovartene un'altro." "Immagino di si'," disse il derviscio, "ma di certo in questa situazione non capisco piu' nulla." "Posso spiegarti una cosa," disse Nasrudin, "ed e' che la paura e' opera in ogni direzione." "Di sicuro sembra prevalere sulla sete, sulla ragionevolezza, sulla proprieta' altrui," disse il derviscio. "E non e' necessario averla per patirne le conseguenze," disse Nasrudin. 29.

L'abito Jalal, un vecchio amico di Nasrudin, un giorno si fece vivo.

Il Mullah disse, "Mi fa molto piacere vederti dopo cosi' tanto tempo.

Pero' sto per iniziare un giro di visite.

Vieni, camminiamo insieme, cosi' avremo modo di parlare." "Prestami un abito decente," disse Jalal, "perche', come vedi, non sono vestito in modo adeguato per andare a far visita a qualcuno." Nasrudin gli presto' un abito di gran pregio. Alla prima casa Nasrudin presento' il suo amico.

"Questo e' il mio vecchio compagno Jalal: ma l'abito che indossa e' mio!" Andando verso il paese successivo, Jalal gli disse: "E' una stupidaggine dire "l'abito e' mio", davvero! Non farlo piu'." Nasrudin lo promise. Quando si furono comodamente seduti nella casa successiva, Nasrudin disse: "Questo e' Jalal, un vecchio amico, che e' venuto a trovarmi.

Ma l'abito: l'abito e' suo!" Quando se ne andarono, Jalal era infastidito come prima.

"Perche' hai detto cosi'? Sei pazzo?" "Volevo solo fare ammenda.

Adesso siamo a posto." "Se non ti dispiace," disse Jalal lentamente e facendo attenzione, "non parleremo piu' dell'abito." Nasrudin lo promise. Nel terzo e ultimo luogo di visita, Nasrudin disse: "Vorrei presentare Jalal, il mio amico.

E l'abito, l'abito che indossa...

Ma non dobbiamo parlare dell'abito, vero?" 30.

Gli ha salvato la vita Quando Nasrudin si trovava in India passo' accanto a un edificio dall'aspetto curioso, al cui ingresso stava seduto un eremita.

Aveva un aspetto distaccato e calmo, e Nasrudin penso' di provare a entrare in contatto con lui.

"Di sicuro," penso', "un appassionato filosofo come me deve avere qualcosa in comune con questo individuo ascetico." "Sono uno Yogi," disse l'anacoreta, in risposta alla domanda del Mullah; "e mi dedico al servizio di tutti gli esseri viventi, in particolare a uccelli e pesci." "Ti prego, permettimi di unirmi a te," disse il Mullah, "dal momento che, come mi aspettavo, abbiamo qualcosa in comune.

Sono fortemente attratto dai tuoi sentimenti, perche' una volta un pesce mi ha salvato la vita." "Che piacevole meraviglia!" disse lo Yogi; "Mi fa molto piacere ammetterti nel nostro gruppo.

In tutti i miei anni di servizio alla causa degli animali, non ho ancora avuto il privilegio di entrare in cosi' intimo contatto con essi come hai fatto tu.

Ti hanno salvato la vita! Questo conferma ampiamente la nostra dottrina che tutto il regno animale e' strettamente collegato." Cosi' Nasrudin sedette con lo Yogi per alcune settimane meditando sul proprio ombelico e imparando diversi curiosi esercizi fisici. Dopo un certo tempo, lo Yogi gli chiese: "Adesso che siamo piu' in confidenza, te la senti di rendermi partecipe della tua suprema esperienza con il pesce che ti ha salvato la vita? Ne sarei piu' che onorato." "Non ne sono sicuro," disse il Mullah, "adesso che sono venuto meglio a conoscenza delle tue idee." Ma lo Yogi insistette, con le lacrime agli occhi, chiamandolo "Padrone" e posando la fronte nella polvere di fronte a lui. "Molto bene, se insisti," disse Nasrudin, "anche se non sono sicuro se tu sia pronto (per usare i tuoi termini) per la rivelazione che ti devo fare.

Il pesce mi ha salvato certamente la vita.

Stavo per morire di fame quando l'ho acchiappato.

Mi ha nutrito per tre giorni." 31.

A quattro zampe "Fa in modo che si provveda all'alimentazione per i quadrupedi," dispose un nobile affettato e autoritario, smontando da cavallo nel cortile di Nasrudin, "e conducimi nelle stanze di relax dove io possa beneficiare di adeguato nutrimento." Tali componenti della Corte del Sultano erano difficili da contraddire, e Nasrudin si affretto' a svolgere le sue incombenze. Quando l'intruso si fu sistemato sul miglior divano a sorseggiare il caffe' di Nasrudin, il Mullah lo fece incontrare con un magistrato. "O potente nobile," disse Nasrudin, "possiedi della terra?" "Un milione di jarib." "E vi servite di quadrupedi per arare?" "Si', certamente." "Compreresti da me due dozzine di quadrupedi al prezzo di cinque pezzi d'argento ciascuno?" Il nobile sapeva che gli animali per arare valevano cento pezzi d'argento.

Assenti' con avidita'. Nasrudin usci' e compro' ventiquattro conigli a un pezzo d'argento ciascuno.

Porto' questi quadrupedi al nobile. Egli si appello' al magistrato. "Dobbiamo attenerci alla lettera della legge," disse il formalista, "e io sostengo nel contenzioso che i conigli hanno quattro zampe." 32.

Quiz C'era moltissima agitazione nello stato, e il Re aveva mandato una "delegazione culturale" per i paesi per rassicurare la gente.

Ovunque andassero la gente rimaneva molto bene impressionata, perche' tra tutti padroneggiavano un'immensa quantita' di conoscenze e abilita'. Uno era uno scrittore, un altro un prete, un terzo era un membro della casa reale.

C'era un avvocato, un soldato, un mercante e molti altri.

In ogni posto in cui si fermavano tenevano delle assemblee nello spazio aperto piu' vicino e la gente si radunava e poneva loro delle domande. Quando arrivarono al paese di Nasrudin, un grande comitato presieduto dal Sindaco diede loro il benvenuto.

Vennero poste delle domande e furono date risposte, e tutti erano in qualche modo influenzati dalla composizione e dall'importanza della delegazione. Nasrudin arrivo' in ritardo, ma in quanto celebrita' locale fu mandato avanti.

"Cosa state facendo qui?" chiese. Il presidente sorrise compassionevole.

"Siamo una squadra di esperti venuti qui per rispondere a tutte le domande alle quali la gente non sa dare risposta per conto proprio.

E dimmi, tu chi sei?" "Oh, io," disse Nasrudin con disinvoltura, "fareste meglio a farmi salire qui, sul palco." Sali' in alto con i dignitari. "Vedete, io sono qui per rispondere alle domande alle quali voi non sapete rispondere. Vogliamo iniziare con alcune delle cose che vi lasciano perplessi, eruditi signori?" 33.

Il segno Nasrudin vantava una grande conoscenza delle stelle. "Sotto che segno sei nato, Mullah?" "Proprieta' Privata -- Divieto d'Accesso." "No, no, il segno zodiacale." "Oh, capisco.

Bene, il Segno dell'Asino." "Il Segno dell'Asino? Non mi ricordo ci fosse." "Certo, ma tu sei piu' anziano di me.

Ne hanno aggiunti di nuovi dai tuoi tempi, sai." 34.

Tutta colpa sua Nasrudin cercava di far entrare un vitello in un recinto, ma questo non ci voleva andare. Cosi' si rivolse a sua madre e inizio' a sgridarla. "Perche' stai urlando a quella vacca?" gli chiesero. "E' tutta colpa sua," disse Nasrudin, "avrebbe dovuto insegnargli meglio." 35.

I modi degli stranieri Nasrudin si introdusse in un frutteto e inizio' a raccogliere albicocche.

All'improvviso il giardiniere lo vide.

Subito il Mullah si arrampico' su un albero. "Cosa stai facendo qui?" chiese il giardiniere. "Canto.

Sono un usignolo." "Va bene, usignolo, fammi sentire il tuo canto." Nasrudin ciarlo' qualche nota stonata, in maniera cosi' diversa da un uccello che il giardiniere scoppio' a ridere. "Non ho mai sentito una tale specie usignolo prima." "Evidentemente non hai viaggiato," disse il Mullah.

"Ho scelto il canto di un usignolo raro ed esotico." 36.

Piede ustionato Un illetterato si rivolse a Nasrudin chiedendogli di scrivere una lettera per suo conto. "Non posso," disse il Mullah, "perche' mi sono ustionato un piede." "Cosa ha a che fare quello con lo scrivere una lettera?" "Dal momento che nessuno e' in grado di leggere la mia grafia, sono costretto ad andare da qualche parte a farmi decifrare la lettera.

E il piede mi duole; percio' non c'e' ragione di scrivere una lettera,no?" 37.

Lune vecchie "Cosa ne fanno della luna vecchia quando ce n'e' una nuova?" chiese un burlone a Nasrudin. "Le tagliano a pezzi.

Ogni luna vecchia procura quaranta stelle." 38.

Lettera della legge Nasrudin trovo' per strada un anello di valore.

Voleva tenerselo.

Ma secondo la legge chi trovava un oggetto doveva prima andare nella piazza del mercato e annunciare il ritrovamento per tre volte a voce alta. Alle tre del mattino il Mullah ando' in piazza e grido' per tre volte: "Ho trovato un anello fatto cosi' e cosi'." Al terzo grido la gente si stava riversando nelle strade. "Di cosa si tratta Mullah?" chiesero. "La legge prescrive una ripetizione di tre volte," disse Nasrudin, "e per quel che ne so potrei contravvenire ad essa se dicessi la stessa cosa per la quarta volta.

Ma vi diro' qualcos'altro: sono certamente il proprietario di un anello di diamanti." 39.

Il gatto e' bagnato Nasrudin trovo' un impiego come guardiano.

Il suo padrone lo chiamo' e gli chiese se stesse piovendo.

"Devo andare a trovare il Sultano, e la tinta del mio mantello preferito non e' ancora ben fissata.

Se piove si rovinera'." Ora, Nasrudin era molto pigro, e inoltre si vantava di essere un maestro nella deduzione.

Il gatto era appena sfrecciato dentro, inzuppato fradicio. "Padrone," disse, "piove a dirotto." Il padrone impiego' un po' di tempo per indossare un altro abbigliamento elegante, usci' e scopri' che non c'era pioggia.

Il gatto era stato bagnato da qualcuno che gli aveva tirato dell'acqua per farlo scappare. Nasrudin fu licenziato. 40.

Il sonno e' un'attivita' Nasrudin voleva rubare un po' di frutta da una bancarella, ma il venditore ambulante aveva una volpe che faceva la guardia.

Senti' di nascosto l'uomo parlare alla sua volpe.

"Le volpi sono piu' scaltre dei cani, e voglio che tu faccia la guardia alla bancarella con astuzia.

Ci sono sempre dei ladri in giro.

Quando vedi chiunque fare qualunque cosa, chiediti perche' lo sta facendo, e se possa essere in relazione con la sicurezza della bancarella." Quando l'uomo se ne fu andato, la volpe si mise di fronte alla bancarella e guardo' Nasrudin appostato su un prato di fronte.

All'improvviso Nasrudin si corico' e chiuse gli occhi.

La volpe penso': "Dormire non e' farealcunche'." Guardando Nasrudin inizio' anch'essa a sentirsi stanca.

Si corico' addormentandosi. Allora Nasrudin la oltrepasso' di soppiatto e rubo' un po' di frutta. 41.

Il bambino e' il padre dell'uomo Nasrudin arrivo' a una corsa di cavalli aperta a tutti cavalcando il piu' lento dei suoi buoi. Tutti si misero a ridere: un bue non puo' correre. "Ma io l'ho visto, quando era solo un vitello, correre piu' veloce di un cavallo," disse Nasrudin; "allora perche' non dovrebbe correre piu' veloce adesso che e' cresciuto?" 42.

Ogni piccola cosa aiuta Nasrudin carico' il suo asino di legna da ardere, e invece di sedersi sulla sella, si mise a cavallo di uno dei ceppi. "Perche' non ti siedi sulla sella?" gli chiesero. "Cosa? E aggiungere il mio peso a quello che il povero animale deve portare? Il mio peso e' sul legno, e rimarra' li'." 43.

Profondita' nascoste Un giorno il Mullah era al mercato e vide uccelli in vendita a cinquecento reali l'uno.

"Il mio uccello," penso', "che e' molto piu' grande di ciascuno di questi, di certo vale molto di piu'." Il giorno dopo porto' la sua gallina al mercato.

Nessuno gli offriva piu' di cinquanta reali per essa.

Il Mullah si mise a gridare: "O gente! Questa e' una disgrazia! Ieri vendevate uccelli grossi solo la meta' di questo a dieci volte il prezzo." Lo interruppero: "Nasrudin, quelli erano pappagalli, uccelli parlanti.

Valgono di piu' perche' parlano." "Sciocco!" disse Nasrudin; "voi attribuite valore a quegli uccelli solo perche' possono parlare.

A questo, che nonostante abbia pensieri meravigliosi non infastidisce le persone con le chiacchiere, non ne attribuite." 44.

Al contrario Alcuni studenti fecero visita a Nasrudin, e gli chiesero se potevano seguire le sue lezioni. Lui acconsenti', e si diressero verso la sala delle conferenze seguendo il Mullah, che era salito in groppa al suo asino sedendosi al contrario, con la faccia in direzione della coda. La gente inizio' a guardarli.

Pensarono che il Mullah doveva essere uno sciocco, e che gli studenti che lo seguivano fossero ancora piu' sciocchi.

Chi, dopo tutto, segue un uomo che cavalca un asino al contrario? Dopo un po' gli studenti iniziarono a sentirsi a disagio e chiesero al Mullah: "O Mullah! La gente ci guarda.

Perche' cavalchi in questo modo?" Nasrudin inarco' le sopracciglia.

"Pensate piu' a quello che pensa la gente che a quello che stiamo facendo," disse.

"Ve lo spiego.

Se voi camminaste davanti, questo dimostrerebbe mancanza di rispetto nei miei confronti, perche' mi dareste la schiena.

Se io camminassi dietro, sarebbe ugualmente vero.

Se io cavalcassi stando davanti e dandovi la schiena, dimostrerebbe mancanza di rispetto nei vostri confronti.

Questo e' il solo modo di farlo." 45.

Principi per salvare la vita Nasrudin non era sicuro di quale donna sposare tra due.

Un giorno lo misero entrambe alle strette, e gli chiesero quale delle due amasse di piu'. "Ponete la questione in termini pratici e cerchero' di darvi risposta," disse. "Se cadessimo entrambe in un fiume, quale salveresti?" chiese la piu' piccola e piu' graziosa. Il Mullah si giro' verso l'altra, una grossa ma danarosa donzella: "Sai nuotare, mia cara?" 46.

Inadatto "Raccogli questo sacco e portamelo a casa," disse Nasrudin a un facchino al mercato. "Possa io sacrificarmi per te, Effendi.

Dov'e' la tua casa?" Il Mullah lo guardo' inorridito.

"Sei uno spregevole ruffiano, e probabilmente anche un ladro.

Pensi che ti direi mai dove si trova casa mia?" 47.

Cogliersi di sorpresa Bedar, la Guardia, sorprese il Mullah che stava forzando la finestra della sua stessa camera da letto dall'esterno, nel pieno della notte. "Cosa stai facendo, Nasrudin? Sei rimasto chiuso fuori?" "Zitto! Dicono che sono sonnambulo.

Cerco di sorprendermi e scoprirlo." 48.

Il suo bisogno e' maggiore del mio Un giorno il Mullah porto' a casa un pezzo di sapone e chiese a sua moglie di lavargli la camicia. Appena lei inizio' a insaponare la camicia, un enorme corvo scese in picchiata, afferro' il sapone e volo' via, andando ad appollaiarsi su un ramo. Lei emise un grido di rabbia. Il Mullah usci' di corsa di casa.

"Cosa e' successo, mia cara?" "Stavo per lavarti la camicia e quell'enorme corvo e' sceso a rubare il sapone!" Il Mullah non si scompose.

"Guarda il colore della mia camicia e guarda l'abbigliamento di un corvo.

Il suo bisogno era indubbiamente maggiore del mio.

Ed e' anche vero che e' stato capace di procurarsi il sapone, anche se a mie spese." 49.

Preso Il Re invio' una commissione segreta nelle campagne per trovare un uomo modesto che potesse essere nominato giudice.

Nasrudin ebbe una soffiata. Quando i delegati, fingendosi viaggiatori, si rivolsero a lui, si accorsero che aveva una rete da pesca posata a mo' di scialle sulle spalle. "Perche', di grazia," uno di loro chiese, "indossi quella rete?" "Soltanto per ricordare a me stesso le mie umili origini, perche' un tempo ero un pescatore." Nasrudin fu nominato giudice per la forza del suo nobile sentimento. Visitando il suo tribunale un giorno, uno degli ufficiali che l'avevano visto per primo chiese: "Che cosa e' successo alla tua rete, Nasrudin?" "Sicuramente non c'e' piu' bisogno di una rete," disse il Mullah giudice, "una volta che il pesce e' stato preso." 50.

Ma per la grazia... Scorgendo una forma bianca nella penombra del giardino, Nasrudin chiese a sua moglie di passargli arco e frecce.

Colpi' l'oggetto, usci' a vedere di cosa si trattava e rientro' sull'orlo di un collasso. "Ci e' mancato poco.

Pensa.

Se fossi stato dentro quella mia camicia stesa ad asciugare sarei rimasto ucciso.

Il colpo ha attraversato proprio il cuore." 51.

Prende da suo padre Alcuni figlioletti del Mullah stavano giocando per la casa, quando chiesero al figlio piu' piccolo: "Che cos'e' una melanzana?" Il figlio ed erede rispose immediatamente: "Un vitello viola che non ha ancora aperto gli occhi." Pazzo di gioia il Mullah lo prese tra le braccia e lo bacio' da testa a piedi. "Avete sentito? Proprio come suo padre! E io non glie l'avevo detto, l'ha capito da solo!" 52.

Accendi la candela Nasrudin stava seduto a parlare con un amico quanto scese il crepuscolo. "Accendi una candela, perche' adesso e' buio.

Ce n'e' una proprio alla tua sinistra." "Sciocco, come pensi che possa distinguere la destra dalla sinistra al buio?" 53.

Imparando in modo difficile Se dici qualcosa a qualcuno utilizzando molte parole, e' verosimile che gli scivoli via e non venga assorbito.

I metodi pratici sono essenziali. Un fachiro chiese a Nasrudin di scendere dal tetto di casa sua, sul quale stava lavorando. Quando il Mullah giunse a terra, l'uomo gli disse: "Fammi la carita'." "Perche' non me l'hai gridato?" chiese il Mullah. "Mi vergognavo," disse l'uomo. "Non devi avere falsa modestia," disse Nasrudin, "sali con me sul tetto." Appena arrivarono in cima alla casa e Nasrudin riprese nuovamente il lavoro, disse all'uomo: "No, non ti faccio la carita'." 54.

E' caduto qualcosa La moglie di Nasrudin corse nella sua stanza quando senti' un tonfo tremendo. "Non c'e' nulla di cui preoccuparsi," disse il Mullah, "era solo il mio mantello che e' caduto al suolo." "Come, e ha fatto un simile rumore?" "Si', in quel momento c'ero dentro io." 55.

L'ultimo giorno I vicini di Nasrudin volevano mangiarsi il suo agnello grasso, e spesso cercavano di indurlo a ucciderlo per un banchetto.

Un piano dopo l'altro era fallito, fino al giorno in cui lo convinsero che dopo ventiquattro ore ci sarebbe stata la fine del mondo.

"In tal caso," disse il Mullah, "possiamo anche mangiarlo." Cosi' organizzarono un banchetto. Quando ebbero finito di mangiare, si coricarono a dormire, togliendosi le giacche.

Dopo diverse ore gli invitati si svegliarono, e si accorsero che Nasrudin aveva ammucchiato tutti i vestiti su un falo' e li aveva bruciati. Cominciarono a gridare dalla rabbia, ma Nasrudin rimase calmo: "Fratelli miei, domani c'e' la fine del mondo, non vi ricordate? Che bisogno avrete allora dei vostri vestiti?" 56.

Ne prendero' nove In un sogno Nasrudin vide se stesso ricevere delle monete una alla volta.

Quando aveva nove pezzi d'argento in mano, il donatore invisibile smetteva di darne. Nasrudin esclamo': "Devo averne dieci!" cosi' ad alta voce che si sveglio'. Accorgendosi che tutto il denaro era scomparso richiuse gli occhi e disse fra se': "Va bene, allora, ridatemele, ne prendero' nove." 57.

Lui conosce la risposta Il toro di un Turco abbatte' la staccionata di Nasrudin, e corse di nuovo dal suo proprietario.

Nasrudin lo insegui' e inizio' a fustigarlo. "Come ti permetti di frustare il mio toro?" ruggi' il feroce Turco. "Tu non ci pensare," disse Nasrudin, "lui lo sa.

E' una questione che riguarda noi due" 58.

A cosa dovrebbe assomigliare un uccello Un giorno Nasrudin trovo' un falco esausto seduto sul davanzale della sua finestra. Non aveva mai visto prima un uccello simile. "Poveretto," disse, "come hai potuto ridurti in questo stato?" Spunto' gli artigli del falco e taglio' il suo becco fino a farlo diventare dritto, e gli tarpo' le penne. "Adesso somigli di piu' a un uccello." 59.

Il velo Era il giorno delle nozze del Mullah.

Il matrimonio era stato combinato, e lui non aveva mai visto il volto di sua moglie.

Dopo la cerimonia, quando si tolse il velo, si accorse che era terribilmente brutta. Mentre era ancora stordito da questo shock, lei gli chiese: "Adesso, amore mio, dimmi i tuoi voleri.

Davanti a chi devo rimanere velata e a chi saro' autorizzata a mostrare il mio volto?" "Mostra il tuo viso a chi vuoi," gemette il Mullah, "basta che non lo mostri a me." 60.

La tua povera vecchia madre La moglie di Nasrudin, adirata con il Mullah per una certa ragione, fece bollire la sua minestra, sperando che si sarebbe ustionato la bocca con essa.

Appena fu sul tavolo se ne dimentico', e ne bevve un sorso senza prima raffreddarla.

Le salirono le lacrime agli occhi, ma ancora sperava che il Mullah avrebbe bevuto un po' di minestra bollente. "Perche' piangi?" le chiese. "La mia povera vecchia madre, appena prima di morire, mangio' un po' di minestra come questa.

Il ricordo mi ha fatto piangere." Nasrudin si rivolse alla sua minestra e ne bevve un sorso bollente.

Ben presto le lacrime rigarono anche le sue guance. "Cosa c'e' Nasrudin, non stai forse piangendo?" "Si'," disse il Mullah, "piango al pensiero che la tua povera vecchia madre e' morta e ti ha lasciata in vita." 61.

La conosco meglio La gente accorse dal Mullah per dirgli che sua suocera era caduta nel fiume.

"Verra' trascinata fino al mare, dato che il torrente qui e' molto rapido" gridarono. Senza esitare neppure un attimo Nasrudin si tuffo' nel fiume e inizio' a nuotare controcorrente. "No," gridarono, "segui la corrente! Quello e' l'unica direzione verso la quale una persona puo' essere trascinata da qui." "Ascoltate," annaspo' il Mullah, "conosco la madre di mia moglie.

Se tutti gli altri sono spazzati giu' per il fiume, il luogo in cui cercare lei e' risalendo la corrente." 62.

Il segreto Un aspirante discepolo perseguitava Nasrudin ponendogli delle domande.

Il Mullah rispose a tutto, e si rese conto che l'uomo non era completamente soddisfatto, anche se di fatto stava compiendo dei progressi. In seguito l'uomo disse: "Maestro, ho bisogno di indicazioni piu' esplicite." "Qual e' il problema?" "Devo continuare a fare le cose, e anche se progredisco vorrei muovermi piu' in fretta.

Per favore, rivelami un segreto, cosi' come ti ho sentito fare con altri." "Te lo diro' quando sarai pronto." Successivamente l'uomo ritorno' sulla questione. "Molto bene.

Sai che il tuo bisogno sta nel volermi imitare?" "Si'." "Sai mantenere un segreto?" "Non ne renderei mai partecipe nessun altro." "Allora osserva come io riesco a mantenere un segreto tanto quanto ci riesci tu." 63.

Non disturbare i cammelli Nasrudin stava vagando per un cimitero.

Inciampo' e cadde in una vecchia bara.

Mentre cominciava a immaginare come ci si potesse sentire ad essere morti, senti' un rumore.

Gli venne in mente che forse l'Angelo del Discernimento stava venendo per lui, anche se si trattava soltanto di una carovana di cammelli che passava da quelle parti. Il Mullah salto' su e cadde oltre un muro, pestando molti cammelli.

I cammellieri lo picchiarono con dei bastoni. Corse a casa in uno stato di profonda angoscia.

Sua moglie gli chiese quale fosse il problema, e perche' fosse in ritardo. "Sono stato morto," disse il Mullah. Interessata suo malgrado, lei gli chiese come fosse. "Non male, a meno che non disturbi i cammelli.

In quel caso ti bastonano." 64.

La felicita' non si trova dove la ricerchi Nasrudin vide un uomo sconsolato seduto al bordo della strada, e gli chiese cosa lo tormentasse. "Non c'e' nulla di interessante nella vita, fratello," disse l'uomo; "ho abbastanza capitale per non lavorare e sto facendo questo viaggio solo per cercare qualcosa di piu' interessante della vita che ho a casa mia.

Finora non l'ho trovato." Senza aggiungere una parola, Nasrudin afferro' lo zaino del viaggiatore e si diresse con esso giu' per la strada, correndo come una lepre.

Dal momento che conosceva la zona, fu in grado di distanziarlo. La strada si curvava, e Nasrudin taglio' diverse curve, con il risultato che fu di nuovo sulla strada, davanti all'uomo che aveva rapinato.

Mise la borsa sul ciglio della strada e aspetto' nascosto che l'altro sopraggiungesse. Di li' a poco apparve il povero viaggiatore, che aveva seguito la strada tortuosa, piu' infelice che mai a causa della sua perdita.

Appena vide posato li' il suo bene corse verso di esso, gridando dalla gioia. "Quello e' un modo di produrre felicita'," disse Nasrudin. 65.

Presto per alzarsi "Nasrudin, figlio mio, alzati presto al mattino." "Perche', Padre?" "E' una buona abitudine.

Il motivo e' che una volta mi sono alzato all'alba e sono andato a fare una camminata.

Ho trovato per strada un sacco pieno d'oro." "Come fai a sapere che non era stato smarrito la notte precedente?" "Non e' quello il punto.

In ogni caso non era li' la notte precedente.

Quello l'ho notato." "Allora non porta fortuna a tutti alzarsi presto al mattino.

L'uomo che ha perso l'oro doveva essersi alzato prima di te." 66.

La maesta' del mare Le onde si stavano infrangendo regalmente sugli scogli, ciascun flutto blu intenso sovrastato da schiuma bianchissima.

Vedendo questo spettacolo per la prima volta, Nasrudin fu momentaneamente sopraffatto dall'emozione. Allora si avvicino' alla riva del mare, prese un po' d'acqua nella mano a coppa e la assaggio'. "Perche'," disse il Mullah, "pensare che qualcosa con cosi' tante pretese valga la pena di essere bevuta." 67.

Istante nel tempo "Cos'e' il Fato?" chiese un erudito a Nasrudin. "Un'infinita serie di eventi intrecciati, con ciascuno di essi che influenza gli altri." "E' difficile considerare questa risposta soddisfacente.

Credo in causa ed effetto." "Molto bene," disse il Mullah, "guarda quello." Indico' una processione che stava passando in strada. "Quell'uomo viene condotto all'impiccagione.

Questo accade perche' qualcuno gli ha dato un pezzo d'argento che gli ha consentito di acquistare il coltello con cui ha commesso il crimine o perche' qualcuno l'ha visto commetterlo o perche' nessuno l'ha fermato?" 68.

Suddivisione del lavoro Una nave, sulla quale il Mullah era l'unico passeggero, fu coinvolta in un tifone.

Il capitano e l'equipaggio, avendo fatto tutto quello che potevano per salvare la nave, caddero in ginocchio e iniziarono a pregare per la salvezza. Il Mullah se ne stava tranquillamente in disparte. Il capitano apri' gli occhi, vide il Mullah che stava li', salto' in piedi e grido': "Mettiti in ginocchio! Tu, che sei un devoto, dovresti pregare con noi." Nasrudin non si mosse.

"Sono solo un passeggero.

Ogni cosa inerente la salvezza di questa nave e' una preoccupazione tua, non mia." 69.

Non puoi essere troppo attento La moglie del Mullah aveva un'amica, ed era solita darle un po' del cibo che Nasrudin portava a casa per cena.

Un giorno egli disse: "Come mai porto a casa del cibo e sembro non vederlo mai?" "Lo ruba il gatto." Nasrudin corse a prendere la sua ascia e inizio' a chiuderla in un baule. "Perche' lo stai facendo?" gli chiese la moglie. "La nascondo," disse il Mullah; "perche' se il gatto puo' rubare un soldo di carne, non e' verosimile che si lasci sfuggire un'ascia che vale dieci volte quell'importo." 70.

Avevo solo bisogno di tempo Il Mullah compro' un asino.

Qualcuno gli disse che avrebbe dovuto dargli una certa quantita' di cibo ogni giorno.

Ritenne questa quantita' eccessiva.

Decise che avrebbe provato ad abituarlo con meno cibo.

Pertanto ogni giorno gli ridusse le razioni. Alla fine, quando l'asino fu ridotto a non mangiare quasi piu' nulla, cadde e mori'. "Peccato," disse il Mullah.

"Se avessi avuto un po' piu' di tempo prima che morisse avrei potuto abituarlo a vivere senza aver bisogno di nulla." 71.

Smetti di consumare finimenti Andando a fare visita a un amico malato, Nasrudin arrivo' giusto in tempo per vedere arrivare il medico.

L'uomo rimase in casa per meno di un minuto, e la velocita' della sua diagnosi colpi' il Mullah. In primo luogo il dottore esamino' la lingua del paziente, quindi fece una breve pausa.

Poi disse, "Hai mangiato mele verdi.

Smetti di farlo.

Ti sentirai meglio in un paio di giorni." Dimenticandosi ogni altra cosa, il Mullah insegui' il medico fuori dalla casa.

"Dimmi, dottore," disse trafelato, "per favore, dimmi come fai." "E' stato abbastanza semplice, avendo esperienza per poter distinguere diverse situazioni," disse il medico.

"Vedi, appena ho saputo che l'uomo aveva mal di stomaco, ho cercato una causa.

Quando sono entrato nella stanza del malato ho visto un mucchio di torsoli di mele verdi sotto il letto dell'uomo.

Il resto era ovvio." Nasrudin lo ringrazio' per la lezione. La volta successiva che fece visita a un amico malato, accadde che la moglie di costui rispose alla porta.

"Mullah," disse, "non abbiamo bisogno di un filosofo, ma di un dottore. Mio marito ha mal di stomaco." "Non credere che un filosofo non possa essere un medico, Signora," disse Nasrudin facendosi largo verso il capezzale del paziente. Il malato era sdraiato a letto e gemeva.

Nasrudin ando' direttamente verso di esso, guardo' sotto e disse alla moglie di venire nella stanza. "Nulla di serio," disse; "si sentira' meglio in un paio di giorni.

Ma ti devi assicurare che smetta con la sua abitudine di mangiarsi selle e briglie." 72.

A corte Un giorno Nasrudin si presento' a corte con in testa un magnifico turbante. Sapeva che il Re l'avrebbe ammirato, e che di conseguenza avrebbe potuto venderglielo. "Quanto hai pagato quel magnifico turbante, Mullah?" gli chiese il Re. "Mille pezzi d'oro, Maesta'." Un Visir che capi' quello che il Mullah stava cercando di fare sussurro' al Re, "Solo uno sciocco pagherebbe cosi' tanto per un turbante." Il Re disse: "Perche' mai hai pagato tale somma? Non ho mai sentito di un turbante che costasse mille pezzi d'oro." "Ah, Sua Maesta', l'ho pagata perche' sapevo che c'era un solo re al mondo che avrebbe acquistato un simile oggetto." Il Re ordino' che a Nasrudin venissero dati duemila pezzi d'oro, e prese il turbante, lusingato dal complimento. "Puoi conoscere il valore dei turbanti," disse in seguito il Mullah al Visir, "ma io conosco le debolezze dei re." 73.

Esempi teorici "Dove vai, Mullah?" "Sto cavalcando verso la citta'." "Allora faresti meglio a lasciare qui il tuo asino, perche' ci sono dei briganti per strada e potrebbero rubartelo." Nasrudin penso' che fosse piu' sicuro cavalcare il suo asino piuttosto che lasciarlo a casa nella stalla, dove avrebbe potuto parimenti essere rubato. Allora il suo amico gli presto' una spada con la quale potersi difendere. Su un tratto di strada deserto vide un uomo camminare verso di lui.

"Deve essere un bandito," penso' Nasrudin, "lo anticipero'." Il viaggiatore innocente fu sorpreso quando, appena furono abbastanza vicini da sentirsi, il Mullah gli grido': "Qui c'e' una spada, puoi averla.

Adesso lasciami tenere l'asino." Il viaggiatore fu d'accordo, e prese la spada, felice per la sua buona fortuna. Quando torno' a casa, il Mullah disse al suo amico: "Avevi ragione, sai, le spade sono oggetti molto utili.

La tua mi ha salvato l'asino." 74.

Il ritmo della vita "Perche' non possiamo fare piu' in fretta?" chiese un giorno a Nasrudin il suo datore di lavoro.

"Ogni volta che ti chiedo di fare qualcosa tu lo fai un po' per volta.

Non e' proprio necessario andare al mercato tre volte per comprare tre uova." Nasrudin promise di cambiare. Il suo padrone si ammalo'.

"Chiama il dottore, Nasrudin." Il Mullah usci' e fece ritorno con un gruppo di persone.

"Ecco il medico, padrone.

E ho portato anche gli altri." "Chi sono tutti gli altri?" "Nel caso in cui il dottore prescriva un cataplasma, ho fatto venire chi lo sa preparare, il suo assistente e le persone che procurano gli ingredienti.

Il carbonaio e' venuto per vedere quanto carbone serve per scaldare l'acqua per fare i cataplasmi.

E poi c'e' il becchino, nel caso tu non sopravviva." 75.

Il campione Un giorno, sedendo nella casa da te', Nasrudin rimase impressionato dalla retorica di un erudito itinerante.

Interrogato da uno dei presenti su una certa questione, il saggio estrasse un libro dalla tasca e lo sbatte' sul tavolo: "Questo e' la mia prova! Inoltre l'ho scritto di persona!" Un uomo che non solo sapesse leggere ma anche scrivere era una rarita'.

Addirittura un uomo che aveva scritto un libro! Gli abitanti del paese trattarono il saccente con profondo rispetto. Alcuni giorni piu' tardi Nasrudin si fece vedere alla casa da te' e chiese se ci fosse qualcuno interessato ad acquistare una casa. "Parlacene, Mullah," gli chiese la gente, "perche' non sapevamo nemmeno che tu avessi una casa tua." "I fatti sono piu' efficaci delle parole!" grido' Nasrudin. Tiro' fuori dalla tasca un mattone, gettandolo sul tavolo davanti a lui. "Questo e' la mia prova.

Esaminatene la qualita'.

Inoltre ho costruito la casa di persona." 76.

La posta degli altri Nasrudin non sapeva scrivere molto bene.

La sua capacita' di leggere era ancora piu' scarsa. Ma era piu' istruito degli altri abitanti del paese, e un giorno accetto' di scrivere una lettera di un contadino a suo fratello. "Adesso rileggimela," disse l'uomo, "perche' voglio assicurarmi di non aver dimenticato niente." Il Mullah fisso' i suoi scarabocchi.

Capendo che non sarebbe riuscito a spingersi oltre a "Mio caro fratello," disse: "Non riesco a capirci molto.

Non sono sicuro se le parole successive sono "sapere" o "lavoro", e "prima" o "cuore"." "Ma e' terribile.

Chi la leggera' se tu non ci riesci?" "Mio buon uomo," disse Nasrudin, "questo non e' un mio problema.

Il mio incarico e' di scrivere la lettera, non di leggerla." "Inoltre," concordo' il paesano, completamente persuaso, "non e' indirizzata a te, giusto?" 77.

Perche' non me l'hai detto prima? Nasrudin e un discepolo erano per strada.

Tutte le volte che arrivavano a una casa grande si presentavano alla porta come dervisci erranti.

Veniva dato loro cibo, ed anche acqua. Nasrudin mangiava tutto quello che poteva, poi si coricava a dormire.

Il discepolo mangiavo un po', poi si scuoteva, poi mangiava ancora. Dopo alcuni giorni il Mullah gli chiese perche' mangiasse in modo cosi' strano. "Bene, Maestro, trovo che se mangio poco, bevo un po' d'acqua, assesto tutto dandomi uno scossone, riesco ad avere piu' capienza." Nasrudin si tolse il sandalo e diede un paio di colpi al giovane: "Come osi nascondermi un segreto di tale valore! Oh, se penso alla quantita' di cibo che ho sprecato perche' non sono stato in grado di mangiarla! Sapevo che il limite del mangiare doveva essere ancora piu' avanti di dove riuscivo ad arrivare.

Il limite di riempire e', dopo tutto, scoppiare." 78.

Domanda e offerta Sua Maesta' Imperiale lo Shahenshah arrivo' inaspettatamente alla casa da te' che era stata lasciata sotto la responsabilita' di Nasrudin. L'Imperatore ordino' un'omelette. "Adesso proseguiamo la battuta di caccia," disse al Mullah.

"Percio' dimmi quanto ti devo." "Per te e per i tuoi cinque compagni, Sire, le omelette sono mille pezzi d'oro." L'Imperatore inarco' le sopracciglia. "Le uova devono essere molto costose qui.

Scarseggiano cosi'?" "Non sono le uova che scarseggiano qui, Maesta', sono le visite dei re." 79.

Il valore del passato Nasrudin fu mandato dal Re a indagare la dottrina di diversi tipi di insegnanti mistici dell'Est.

Gli raccontarono tutti storie di miracoli e detti dei fondatori e dei grandi maestri delle loro scuole, tutti morti da molto tempo. Quando ritorno' a casa presento' la sua relazione, che conteneva solo una parola: "Carote." Fu mandato a chiamare perche' desse una spiegazione.

Nasrudin disse al Re: "La parte migliore e' sepolta; pochi sanno capire, oltre all'agricoltore, guardando quel verde, che sotto terra c'e' dell'arancione; se non ci lavori si deteriora; c'e' un gran numero di asini interessati alla cosa." 80.

Aplomb Nasrudin e un amico andarono a un ristorante e decisero, per fare economia, di dividersi un piatto di melanzane. Discussero violentemente se dovessero essere ripiene o fritte. Stanco e affamato, Nasrudin cedette, e furono ordinate melanzane ripiene. Mentre stavano aspettando, il suo compagno all'improvviso si accascio', e sembrava messo male.

Nasrudin balzo' in piedi. "Stai andando a cercare un medico?" gli chiesero dal tavolo vicino. "No, sciocco," esclamo' Nasrudin.

"Vado a vedere se sia troppo tardi per cambiare l'ordine." 81.

Tipi di giorno Un uomo fermo' Nasrudin e gli chiese che giorno della settimana fosse. "Non te lo so dire," disse il Mullah.

"Non sono di queste parti.

Non so che giorni della settimana ci siano qui." 82.

Solo nel deserto Nasrudin stava percorrendo una pista nel deserto quando incontro' tre Arabi inferociti. Avevano avuto una discussione. "Ci sono tre possibilita' circa l'origine dei minareti," dissero.

"Ne abbiamo appena sentito parlare e ci chiediamo quale sia quella corretta." Nasrudin non era sicuro.

"Ditemi le vostre teorie, e vi daro' un giudizio," disse. "Sono caduti dai cieli," disse il primo. "Sono stati costruiti in un pozzo e poi issati fuori," disse il secondo. "Sono cresciuti come i cactus," disse il terzo. Ciascuno dei tre tiro' fuori un coltello per rafforzare la sua versione. Nasrudin disse: "Vi sbagliate tutti.

Sono stati costruiti da giganti nei tempi antichi, che sapevano arrivare piu' in alto di noi." 83.

Fanciulla in difficolta' In una sera d'estate Nasrudin stava passeggiando accanto a un giardino recintato da un muro, e decise di guardare quali delizie potessero esserci dentro.

Si arrampico' sul muro e vide una bellissima fanciulla fra le braccia di un orrendo mostro: , gli parve un'apparizione deforme. Senza pensarci un attimo, il cavalleresco Nasrudin salto' nel giardino e mise in fuga la bestia con una serie di colpi e di imprecazioni. Mentre si voltava per ricevere i ringraziamenti della donna, lei lo colpi' in un occhio.

Due servitori enormi afferrarono il Mullah, lo gettarono di nuovo in strada, e lo bastonarono. Mentre stava li' in terra frastornato, senti' la donna che piangeva istericamente per il suo amante, che Nasrudin aveva messo in fuga. "Non bisogna tener conto dei gusti," disse Nasrudin.

Dopo quel fatto imparo' a zoppicare e si mise una benda su un occhio, ma durante le sue passeggiate nessuna fanciulla lo invito' mai a entrare nel suo giardino. 84.

Sleale Nasrudin entro' a Konia per la prima volta.

Fu subito colpito dal numero di pasticcerie.

Il suo appetito si fece piu' acuto, e ando' in uno di questi negozi e si mise a divorare una torta. Certo che non avrebbe ottenuto nulla da questo avventore straccione, il negoziante corse verso di lui e lo prese a schiaffi. "Ma che citta' e' questa?" chiese il Mullah; "un luogo in cui picchiano un uomo appena ha iniziato a mangiare." 85.

Cosa e' successo prima In un vicolo buio un agile borseggiatore provo' a scippare la borsa di Nasrudin.

Il Mullah fu troppo svelto per lui, e ci fu una lotta violenta.

Alla fine Nasrudin getto' in terra l'uomo. In quel momento una donna caritatevole che stava passando di li' esclamo': "Tu, prepotente! Lascia che quell'omino si rialzi, e dagli una possibilita'." "Signora," ansimo' Nasrudin, "non hai idea che fatica ho fatto per buttarlo a terra." 86.

Quel che basta "Ti faro' impiccare," disse un re crudele e ignorante che aveva sentito dei poteri di Nasrudin, "se non mi dai prova di essere un mistico." "Ho strane visioni," disse subito Nasrudin; "un uccello dorato in cielo, demoni sotto terra." "Come fai a vedere attraverso oggetti solidi? Come puoi vedere cosi' in alto in cielo?" "Basta aver paura." 87.

Perche' stiamo aspettando? Tremila eleganti gaudenti erano stati invitati a un banchetto al palazzo del Califfo a Baghdad.

Nasrudin, per qualche errore, era tra loro. Questa era una ricorrenza annuale, ed ogni anno il piatto principale superava in pregevolezza quello del banchetto precedente, perche' la reputazione del Califfo per il lusso doveva essere mantenuta e superata. Ma Nasrudin era venuto solo per il cibo. Dopo una lunga attesa, cerimonie preparatorie, canti e danze, fu portato un grandissimo numero di enormi piatti d'argento.

Su ciascuno, messo tra cinque invitati, c'era un intero pavone arrosto, decorato con ali e becco artificiali ma commestibili, e col piumaggio lucente di preziose gemme zuccherate. Ci fu un'esclamazione di piacere da parte dei buongustai alla tavola di Nasrudin, mentre si rallegravano gli occhi con questo supremo lavoro di arte creativa. Nessuno sembro' far cenno di dedicarsi al cibo. Il Mullah stava morendo di fame.

All'improvviso' salto' su e urlo': "Va bene! Ammetto che ha un aspetto strano.

Ma probabilmente si tratta di cibo. Mangiamolo prima che sia lui a mangiare noi." 88.

L'alluvione "Il Re e' stato gentile nei miei riguardi," stava raccontando un uomo a Nasrudin; "ho piantato orzo e sono venute le piogge.

Ha saputo della mia disgrazia e mi ha risarcito del danno compiuto dall'alluvione." Il Mullah rimase pensieroso per un momento. "Dimmi," chiese, "come si fa a causare un alluvione?" 89.

Il presagio Il re era di cattivo umore.

Uscendo dal palazzo per andare a caccia vide Nasrudin. "Porta sfortuna vedere un Mullah mentre si sta andando a caccia," grido' alle sue guardie. "Fate in modo che non mi guardi e frustatelo in modo che si allontani dalla strada!" Fecero cosi'. Accadde che la caccia ebbe successo. Il re mando' a chiamare Nasrudin. "Mi dispiace, Mullah.

Ho pensato che fossi un cattivo presagio.

Si desume che non lo eri." "Tu pensavi che io fossi un cattivo presagio!" disse Nasrudin.

"Tu guardi me e riempi la borsa di cacciagione.

Io guardo te e vengo frustato.

Chi e' un cattivo presagio per chi?" 90.

Le rape sono piu' dure Un giorno il Mullah decise di portare al Re alcune ottime rape che aveva coltivato. Per strada incontro' un amico, che gli consiglio' di offrire qualcosa di piu' raffinato, come fichi oppure olive. Acquisto' dei fichi, e il Re, che era di buon umore, li accetto' e lo ricompenso'. La settimana seguente acquisto' alcune enormi arance e le porto' a palazzo.

Ma il Re era di cattivo umore e le tiro' a Nasrudin, procurandogli un livido. Mentre si stava rialzando, il Mullah si accorse di come stavano le cose.

"Ora capisco," disse, "la gente offre cose piu' piccole invece di cose pesanti perche' cosi' quando le tirano dietro non fa tanto male.

Se fossero state quelle rape, sarei rimasto ucciso." 91.

Come Nasrudin parlo' ad alta voce Nasrudin disse: "Un giorno un cavallo meraviglioso fu portato innanzi al principe alla cui Corte sedevo. Nessuno lo poteva cavalcare, perche' era troppo focoso.

All'improvviso, colto da orgoglio e spirito cavalleresco gridai: "Nessuno di voi si permetta di cavalcare questo splendido cavallo; nessuno! Nessuno puo' restargli in groppa!" E mi lanciai avanti." "Che successe?" chiesero. "Non potei cavalcarlo nemmeno io," disse il Mullah. 92.

Nel mezzo della vita Nasrudin stava predicando in una moschea ai tempi della conquista Tartara dell'Asia occidentale.

Non era un sostenitore di Tamerlano. Tamerlano aveva sentito dire che il Mullah era contro di lui, e si introdusse di soppiatto nella moschea, vestito da derviscio. "Dio colpira' i Tartari," annuncio' Nasrudin alla fine del suo sermone. "Non esaudira' la tua preghiera," disse il derviscio facendosi avanti. "E perche' no?" chiese Nasrudin. "Perche' si viene puniti per quello che si fa e per quello che non si fa.

C'e' un rapporto di causa ed effetto.

Come si puo' punire qualcuno per fare qualcosa che e' gia' di per se' un castigo?" Nasrudin inizio' a sentirsi a disagio, perche' i dervisci non vanno presi alla leggera. "Chi sei, e come ti chiami?" chiese, con tono un po' di protesta. "Sono un derviscio, e mi chiamo Timur." Molti dei fedeli allora si alzarono, brandendo archi e frecce.

Erano membri dell'orda tartara camuffati. Nasrudin diede uno sguardo tutto intorno. "Per caso il tuo nome finisce in 'Lang'?" "Si'," disse il derviscio. Nasrudin si rivolse ai fedeli, pietrificati dalla paura: "Fratelli, abbiamo appena compiuto una preghiera della congregazione.

Adesso inizieremo il servizio funebre della congregazione." Timur Lang fu cosi' divertito che ritiro' le truppe e chiese a Nasrudin di unirsi alla sua corte. 93.

Sveglio o dormiente? Un giorno Nasrudin si accorse che una meravigliosa strada nuova, una Shah Rah, o "Strada del Re" era stata costruita a una certa distanza da casa sua.

"Questa la devo collaudare," penso'. Cammino' lungo la strada per molto tempo, quando fu sopraffatto dal sonno.

Quando si sveglio' si accorse che il suo turbante non c'era piu': era stato rubato. Il giorno seguente si mise nuovamente in strada, con la speranza di trovare qualche traccia del ladro.

Cammino' per diverse miglia nel calore estivo, e di nuovo si fermo' a dormire per un po'. Fu svegliato da uno scalpitare di zoccoli e da un tintinnio di finimenti.

Si stava avvicinando una truppa: minacciosi soldati della Guardia del Re stavano scortando un prigioniero.

Non riuscendo a resistere alla curiosita', li fermo' e chiese loro cosa stesse succedendo. "Portiamo questo uomo ad essere decapitato," disse il capitano, "perche' e' una guardia che pattugliava questa strada ed e' stato trovato addormentato." "Questo e' piu' che sufficiente per me," disse Nasrudin.

"Potete tenervi la vostra strada.

Chi si addormenti su di essa perde il cappello o la testa.

Chi sa quale puo' essere la terza cosa che si puo' perdere?" E questa e' l'origine del proverbio persiano "Chi si addormenta per strada perde il cappello o la testa." Dopo un po' Nasrudin senti' sua moglie che lo scuoteva.

"Svegliati," disse. "Adesso basta," gemette il Mullah.

"Quello che tu chiami 'sveglio' io lo chiamo 'dormiente'." 94.

La scorciatoia Tornando a piedi a casa una meravigliosa mattina, Nasrudin penso' che sarebbe stata una buona idea prendere una scorciatoia attraverso i boschi.

"Perche'," si chiese, "dovrei percorrere una strada polverosa mentre posso avvicinarmi alla Natura, ascoltare il canto degli uccelli e guardare i fiori? Davvero questo e' il giorno dei giorni; un giorno di ricerche fortunate!" Con queste parole si lancio' tra il verde.

Non ando' molto lontano che cadde in un buco, dove rimase a riflettere. "Non e' poi un giorno cosi' fortunato, dopo tutto," medito', "comunque mi e' andata bene che ho preso questa scorciatoia.

Se cose del genere possono accadere in un bellissimo ambiente come questo, cosa sarebbe potuto succedermi per la brutta strada principale?" 95.

Cambia argomento In un afoso pomeriggio Nasrudin vide un uomo che percorreva la strada polverosa venendo verso di lui, portando un grande mazzo di uve dall'aspetto succulento. Un po' di adulazione potrebbe fruttare dell'uva. "O grande Sceicco, dammi un po' d'uva,! Disse Nasrudin. "Non sono uno sceicco," disse il derviscio, che era un meditatore errante che evitava ogni forma estrema di discorso. "E' un uomo di importanza ancora maggiore, e l'ho sminuito," penso' il Mullah.

Ad alta voce disse: "Walahadrat-a! (Altezza) dammi almeno un grappolo!" "Non sono Altezza!" ringhio' il derviscio. "Bene, non dirmi cosa sei, o probabilmente scopriremo che anche quella non e' uva! Cambiamo argomento." 96.

La corda e il cielo Un mistico Sufi fermo' Nasrudin per strada.

Per verificare se il Mullah era percettivo rispetto alla conoscenza profonda, fece un segno indicando il cielo. Il Sufi intendeva, "C'e' solo una verita', che racchiude tutto." Il compagno di Nasrudin, un uomo ordinario, penso': "Il Sufi e' pazzo.

Mi chiedo come replichera' Nasrudin." Nasrudin guardo' in una borsa e ne estrasse un rotolo di corda.

Lo passo' al suo compagno. "Ottimo," penso' il compagno, "se diventa violento lo leghiamo." Il Sufi capi' che Nasrudin intendeva: "Il genere umano ordinario prova a cercare la verita' con metodi cosi' inadeguati come provare ad arrampicarsi in cielo con una corda." 97.

Chi sono io? Dopo un lungo viaggio, Nasrudin si ritrovo' in un vortice di folla a Baghdad.

Questo era il luogo piu' grande che avesse mai visto, e la gente che si riversava nelle strade lo disorientava. "Mi chiedo come la gente faccia a ritrovare la propria strada e se stessa, in un posto cosi'," riflette'. Poi penso', "mi devo ricordare bene di me stesso, altrimenti potrei perdermi." Si affretto' verso un caravanserraglio.

Un burlone era seduto sul proprio letto, accanto a quello assegnato a Nasrudin.

Nasrudin penso' di concedersi una pennichella, ma aveva un problema: come ritrovarsi quando si sarebbe svegliato. Si affido' al suo vicino. "Semplice," disse il burlone.

"Ecco un palloncino gonfiato.

Legatelo alla gamba e vai a dormire.

Quando ti svegli cerca l'uomo con il palloncino e quello sei tu." "Un'idea eccellente," disse Nasrudin. Un paio di ore piu' tardi il Mullah si sveglio'.

Cerco' il palloncino e lo trovo' legato alla gamba del burlone.

"Si', quello sono io," penso'.

Poi in un impeto di paura inizio' a colpire l'altro uomo: "Svegliati! E' successo qualcosa, come pensavo.

La tua non e' stata una buona idea!" L'uomo si sveglio' e gli chiese quale fosse il problema.

Nasrudin indico' il palloncino. "Capisco dal palloncino che tu sei me.

Ma se tu sei me, per l'amor del cielo, CHI SONO IO?" 98.

Ve l'avrei fatta vedere "Alcuni," disse il Mullah tra se' un giorno, "sono morti mentre sembrano esser vivi.

Altri, invece, sono vivi anche se sembrano essere morti.

Come facciamo a capire se un uomo e' vivo o morto?" Ripete' quest'ultima frase cosi' ad alta voce che sua moglie senti'.

Gli disse: "Sciocco! Se mani e piedi sono abbastanza freddi, tu puoi essere sicuro che e' morto." Dopo non molto tempo Nasrudin stava tagliando legna nella foresta quando si accorse che le sue estremita' erano quasi gelate per il freddo gelido. "La morte," disse, "sembra che mi colga.

I morti non tagliano legna; si sdraiano composti perche' non hanno bisogno di movimenti fisici." Si sdraio' sotto un albero. Un branco di lupi, resi piu' determinati dalle loro sofferenze durante quel rigido inverno, e credendo l'uomo morto, si avventarono sull'asino del Mullah divorandolo. "Cosi' va la vita!" penso' il Mullah; "una cosa ne condiziona un'altra.

Se solo fossi stato vivo non vi sareste presi queste liberta' col mio asino." 99.

Solo una cosa che non va Passeggiando con un discepolo un giorno il Mullah Nasrudin vide per la prima volta nella sua vita un bellissimo panorama con un lago. "Che meraviglia!" esclamo'.

"Ma se solo, se solo..." "Se solo cosa, Maestro?" "Se solo non ci avessero messo dentro dell'acqua!" 100.

Zuppa d'anatra Un parente venne a trovare Nasrudin dalla campagna, e gli porto' un'anatra.

Nasrudin gli fu riconoscente, fece cucinare il volatile e lo divise con il suo visitatore. Di li' a poco arrivo' un altro ospite.

Era un amico, diceva, "dell'uomo che ti ha dato l'anatra." Nasrudin diede da mangiare anche a lui. Questo accadde diverse volte.

La casa di Nasrudin era diventata una specie di ristorante per visitatori che venivano da fuori citta'.

Ciascuno era un amico di qualche grado di chi aveva donato l'anatra all'inizio. Alla fine Nasrudin era esasperato.

Un giorno bussarono alla porta e si presento' un estraneo.

"Sono l'amico dell'amico dell'amico dell'uomo che ti ha portato l'anatra dalla campagna," disse. "Entra," disse Nasrudin. Si sedettero a tavola, e Nasrudin chiese a sua moglie di servire la zuppa. Quando il visitatore la assaggio', non sembrava essere nulla piu' che acqua calda.

"Che tipo di zuppa e' questa?" chiese al Mullah. "Quella," disse Nasrudin, "e' la zuppa della zuppa della zuppa dell'anatra." 1.

La ragione Il Mullah ando' a trovare un uomo ricco. "Dammi dei soldi." "Perche'?" "Voglio comprarmi...

un elefante." "Se non hai denaro, non ti puoi permettere di tenere un elefante." "Sono venuto qui," disse Nasrudin "per ricevere denaro, non consigli." 2.

Mangiarsi il proprio denaro Il Mullah Nasrudin, come tutti sanno, viene da un paese in cui la frutta e' frutta, e la carne e' carne, e non si mangia mai il curry. Un giorno si stava trascinando per un'impolverata strada indiana, dopo che era appena disceso dalle alte montagne del Kafiristan, quando venne sopraffatto da una grandissima sete.

"Presto," disse tra se', "mi imbattero' in un luogo che avra' certamente dell'ottima frutta." Appena queste parole presero forma nella sua mente svolto' un angolo e vide seduto all'ombra di un albero un uomo che lo guardava con benevolenza, con un cesto di fronte a se'. Accatastati nel cesto c'erano enormi frutti rossi e lucenti.

"Questo e' proprio quello di cui ho bisogno" disse Nasrudin.

Prese due soldi di rame dal nodo alla fine del suo turbante e li diede al venditore dei frutti. Senza dire una parola, l'uomo gli diede l'intero cesto, dal momento che questo tipo di frutto in India e' assai a buon mercato, e la gente di solito lo acquista in piccole quantita'. Nasrudin si mise a sedere nel posto rimasto vuoto del fruttivendolo, e inizio' a masticare i frutti.

Nel giro di pochi secondi la bocca gli bruciava.

Le lacrime gli scendevano lungo le guance, e aveva la gola in fiamme.

Il Mullah continuo' a mangiare. Passo' un'ora o due, quando passo' di li' un contadino afgano.

Nasrudin lo saluto'.

"Fratello, questi frutti infedeli devono provenire dalla bocca di Satana in persona!" "Pazzo!" disse il contadino, "non hai mai sentito parlare dei peperoncini dell'Hindustan? Smetti subito di mangiarli, o la morte reclamera' sicuramente una vittima prima del calare del sole." "Non posso muovermi di qui" disse ansimando il Mullah "finche' non finisco l'intero cesto." "Sei matto! Quei frutti servono per fare il curry! Buttali subito via." "Non sto piu' mangiando i frutti," disse Nasrudin soffocando "sto mangiando il mio denaro." 3.

Perche' tu no? Nasrudin ando' nel negozio di un uomo che aveva in magazzino ogni tipo di merce e di pezzi. "Hai dei chiodi?" gli chiese. "Si'." "E del cuoio, cuoio di qualita'?" "Si'." "E dei lacci?" "Si'." "E della tinta?" "Si'." "Allora perche', per l'amor del cielo, non ti fai un paio di stivali?" 4.

Prudenza Il Mullah era stato invitato ad un banchetto nuziale.

L'ultima volta che era stato in quella casa gli avevano portato via i sandali.

Questa volta, invece di lasciarli fuori dalla porta, se li infilo' nella tasca interna del suo cappotto. "Che libro e' quello che hai in tasca?" gli chiese il padrone di casa. "Forse sta cercando le mie scarpe" penso' tra se' Nasrudin, "e poi ho una reputazione da uomo istruito da salvaguardare." E ad alta voce rispose: "L'argomento di questo rigonfiamento che vedete e' "prudenza".

" "Interessante! E in quale negozio di libri lo avete preso?" "A dir la verita' l'ho avuto da un calzolaio." 5.

Supposizioni "Qual e' il significato del destino, Mullah?" "Supposizioni." "In che modo?" "Supponi che le cose stiano per andare bene e non accade: la chiami sfortuna.

Supponi che le cose stiano per andare male e non accade: la chiami fortuna.

Supponi che alcune cose stiano per succedere o non succedere, e cosi' non intuisci il fatto che tu non sai che cosa sta per succedere.

Quindi supponi che il futuro sia sconosciuto." "E quando ti trovi spiazzato, dici che e' il Destino." 6.

Immagina che... Il Mullah stava camminando lungo la strada del paese assorto nei suoi pensieri, quando alcuni monelli cominciarono a lanciargli delle pietre.

Fu colto di sorpresa, e va ricordato che non era un uomo robusto. "Smettetela, e vi diro' qualcosa che vi puo' interessare." "Va bene, di cosa si tratta? Ma niente filosofia..." "L'Emiro sta dando un banchetto aperto a tutti." I ragazzini corsero via verso la casa dell'Emiro mentre Nasrudin si accalorava sull'argomento, le prelibatezze e le delizie dell'intrattenimento... Alzo' il capo e li vide sparire lontano.

Improvvisamente si rimbocco' la veste e inizio' a rincorrerli.

"Dovrei andare e vedere" disse ansimando tra se', "perche' dopo tutto potrebbe anche essere vero." 7.

Raccolto alternativo Il Mullah ando' dal barbiere, che lo raso' con un rasoio non affilato e con mano maldestra. Ogni volta che lo faceva sanguinare, il barbiere metteva un fiocco di cotone sul taglio per fermare il sangue.

Ando' avanti cosi' per un po', finche' una parte del viso di Nasrudin era fittamente maculata di fiocchi di cotone. Quando il barbiere stava per iniziare a radere l'altra guancia, il Mullah all'improvviso si vide allo specchio e balzo' in piedi. "Basta cosi', grazie fratello! Ho deciso di coltivare cotone su un lato e orzo sull'altro!" 8.

Questo per quello Nasrudin ando' in un negozio per comprare un paio di pantaloni.

Poi cambio' idea e scelse invece un mantello dello stesso prezzo. Prese il mantello e se ne ando' dal negozio. "Non hai pagato," grido' il mercante. "Ti ho lasciato i pantaloni, che erano dello stesso valore del mantello." "Ma

Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:41:03 PM

7.

Raccolto alternativo Il Mullah ando' dal barbiere, che lo raso' con un rasoio non affilato e con mano maldestra. Ogni volta che lo faceva sanguinare, il barbiere metteva un fiocco di cotone sul taglio per fermare il sangue.

Ando' avanti cosi' per un po', finche' una parte del viso di Nasrudin era fittamente maculata di fiocchi di cotone. Quando il barbiere stava per iniziare a radere l'altra guancia, il Mullah all'improvviso si vide allo specchio e balzo' in piedi. "Basta cosi', grazie fratello! Ho deciso di coltivare cotone su un lato e orzo sull'altro!" 8.

Questo per quello Nasrudin ando' in un negozio per comprare un paio di pantaloni.

Poi cambio' idea e scelse invece un mantello dello stesso prezzo. Prese il mantello e se ne ando' dal negozio. "Non hai pagato," grido' il mercante. "Ti ho lasciato i pantaloni, che erano dello stesso valore del mantello." "Ma non hai pagato nemmeno per i pantaloni." "Ma certo che no," disse il Mullah, "perche' dovrei pagare per qualcosa che non voglio comprare?" 9.

Di chi sono il servitore? Il Mullah Nasrudin era diventato un favorito a Corte.

Si serviva della sua posizione per mostrare la vera natura dei modi dei cortigiani. Un giorno il Re aveva una fame straordinaria.

Delle melanzane erano state cucinate in modo cosi' delizioso che disse al cuoco di palazzo di servirle tutti i giorni. "Non sono forse le migliori verdure al mondo, Mullah?" chiese a Nasrudin. "Senza dubbio le migliori, Maesta'." Cinque giorni dopo, quando le melanzane erano state servite per il decimo pasto consecutivo, il Re esclamo': "Portate via questa roba! La detesto!" "Sono le peggiori verdure al mondo, Maesta'" assenti' Nasrudin. "Ma Mullah, meno di una settimana fa hai detto che erano le migliori." "E' vero.

Ma io sono un servitore del Re, non delle verdure." 10.

Destino Imperscrutabile Nasrudin camminava lungo un vicolo quando un uomo cadde da un tetto atterrando sul suo collo.

L'uomo rimase incolume, mentre il Mullah fu portato in ospedale. Alcuni discepoli lo andarono a trovare.

"Quale significato vedi in questo evento, Mullah?" "Evitare ogni convincimento circa l'inevitabilita' del rapporto causa e effetto! Egli cade dal tetto, ma io mi rompo il collo! Evita di fare affidamento su speculazioni teoriche tipo: "Se un uomo cade da un tetto, si rompera' il collo?"." 11.

La Risposta "Nulla e' senza risposta" disse un monaco entrando nella casa da te' dove sedeva Nasrudin con i suoi amici. "Eppure sono stato sfidato da un erudito con una domanda alla quale non si puo' dare risposta," osservo' il Mullah. "Se solo avessi potuto esserci! Dimmela, e io vi trovero' risposta." "Molto bene.

Lui mi chiese: "Perche' entri di soppiatto dalla finestra in casa mia di notte?"" 12.

Idioti Portando a casa un delicato carico di cristalleria, il Mullah Nasrudin lo lascio' cadere in strada.

Ogni cosa era andata in frantumi. Si raduno' una folla. "Che vi succede, idioti?" urlo' il Mullah "Non avete mai visto uno sciocco?" 13.

Se Allah lo vuole Nasrudin aveva messo da parte dei risparmi per comprarsi una camicia nuova.

Si reco' nel negozio di un sarto, pieno di trepidazione.

Il sarto gli prese le misure e disse: "Torna tra una settimana e, se Allah lo vuole, la tua camicia sara' pronta." Il Mullah si trattenne per una settimana e poi fece ritorno al negozio. "C'e' stato un contrattempo.

Ma, se Allah lo vuole, la tua camicia sara' pronta domani." Il giorno dopo Nasrudin torno'.

"Mi dispiace," disse il sarto, "ma non e' completamente finita.

Prova domani, e, se Allah lo vuole, sara' pronta." "E quanto tempo richiede," domando' Nasrudin esasperato, "se lasci fuori Allah dalla faccenda?" 14.

Una grande idea Un giorno il Mullah chiese a sua moglie di cucinare del halwa, un dolce farcito, e le procuro' tutti gli ingredienti.

Lei ne fece una grande quantita', e il Mullah se lo mangio' quasi tutto. Quella notte quando erano a letto, lui la sveglio'. "Ho appena avuto un'idea notevole." "Di cosa si tratta?" "Portami il resto dell'halwa, e te lo dico." Lei si alzo' e gli porto' l'halwa, che lui si mangio'."Adesso," lei disse, "non riusciro' a dormire finche' non mi dirai questa idea." "L'idea," disse Nasrudin, "era questa: "Non andare mai a letto senza finire tutta l'halwa che e' stata fatta durante il giorno"." 15.

L'impresa Nella casa da te' alcuni soldati si stavano vantando della loro recente campagna.

Gli abitanti del luogo si affollarono intorno a loro, desiderosi di ascoltare. "E," stava dicendo un guerriero dall'aria minacciosa, "presi la mia spada a doppio taglio e attaccai i nemici, disperdendoli a destra e a sinistra come se fosse paglia.

E cosi' vincemmo." Ci fu un fragoroso applauso. "Quel fatto mi ricorda," disse Nasrudin, che aveva assistito a poche battaglie nella propria vita, "della volta in cui mozzai la gamba di un nemico sul campo di battaglia.

Un taglio da parte a parte." "Avresti fatto di meglio, signore," replico' il capitano dei soldati, "se gli avessi tagliato la testa." "Sarebbe stato impossibile," disse il Mullah, "Vedi, l'aveva gia' fatto qualcun altro." 16.

La caccia Il Re, che apprezzava la compagnia di Nasrudin, lo invito' un giorno ad andare a caccia di orsi.

Gli orsi sono pericolosi.

Nasrudin era terrorizzato dalla prospettiva, ma non sapeva come uscirne. Quando fece ritorno al villaggio, gli chiesero: "Com'e' andata la caccia?" "Meravigliosamente." "Quanti orsi hai ucciso?" "Nessuno." "Quanti ne hai inseguiti?" "Nessuno." "Quanti ne hai avvistati?" "Nessuno." "Allora come puo' essere andata 'meravigliosamente'?" "Quando vai a caccia di orsi, 'nessuno' e' piu' che sufficiente." 17.

Entrambi, Sua Maesta' Nasrudin non era certo circa l'etichetta di Corte, eppure era tra i notabili che sarebbero stati ricevuti dal Sultano quando avrebbe visitato quei luoghi.

Uno scudiero gli diede dei rapidi suggerimenti.

Il Re gli avrebbe chiesto da quanto tempo viveva in quei luoghi, per quanto tempo aveva studiato per diventare Mullah, e se il sistema di tassazione e il benessere spirituale della gente erano soddisfacenti. Memorizzo' le sue risposte, ma le domande furono poste in un ordine diverso. "Per quanto tempo hai studiato?" "Trentacinque anni." "Allora quanti anni hai?" "Dodici anni." "E' impossibile! Chi di noi e' pazzo?" "Entrambi, Sua Maesta'." "Tu dici che sono pazzo, come te?" "Certo che siamo entrambi pazzi, ma in un modo diverso, Sua Maesta'!" 18.

Si e' dimenticato Nasrudin si fece vivo presso un castello per chiedere l'elemosina. "Di' al tuo padrone," disse all'usciere, "che il Mullah Nasrudin e' qui e chiede denaro." L'uomo entro' nell'edificio, poi ne usci' nuovamente. "Temo che il mio padrone sia uscito," egli disse. "Lascia che ti dia un messaggio per lui, allora," disse Nasrudin.

"Anche se non ha dato alcun contributo, puo' ricevere questo consiglio gratuitamente.

La prossima volta che esce sarebbe meglio che non lasci la sua faccia alla finestra.

Potrebbero rubargliela." 19.

Non cosi' difficile Il vicino di casa del Mullah voleva prendergli in prestito la corda per stendere i panni. "Mi dispiace," disse Nasrudin, "la sto usando.

Ho steso la farina ad asciugare." "Come e' possibile che tu stenda della farina ad asciugare su una corda da bucato?" "E' meno difficile di quanto pensi se non la vuoi prestare." 20.

Obbligo Il Mullah per poco non cadde in uno stagno.

Un uomo che conosceva appena passo' li' vicino e lo salvo'.

Ogni volta che incontrava Nasrudin dopo quell'avvenimento gli ricordava il favore che gli aveva fatto. Dopo che questo accadde per molte volte, Nasrudin lo porto' accanto all'acqua, ci salto' dentro, vi rimase in piedi con la testa fuori dall'acqua e grido': "Adesso sono bagnato come lo sarei stato se tu non mi avessi salvato! Lasciami stare." 21.

Idee fisse "Quanti anni hai, Mullah?" "Quaranta." "Ma mi hai detto la stessa cosa l'ultima volta che te l'ho chiesto, due anni fa!" "Si', tengo sempre fede a quel che dico." 22.

C'e' un diverso ordine temporale Nasrudin ando' in un bagno turco.

Dal momento che era vestito in modo misero, gli addetti lo trattarono con poco riguardo e gli diedero solo una scaglia di sapone e un vecchio asciugamano. Quando se ne ando', Nasrudin diede a ciascuno dei due uomini una moneta d'oro.

Non si era lamentato, e loro non riuscivano a capire.

Puo' darsi che, si domandarono, se fosse stato trattato meglio avrebbe dato loro una mancia ancora piu' generosa? La settimana seguente il Mullah si ripresento'.

Questa volta, naturalmente, si presero cura di lui come se fosse stato un re.

Dopo essere stato massaggiato, profumato e trattato con il massimo riguardo, lascio' il bagno porgendo a ciascun addetto la piu' piccola moneta di rame in circolazione. "Questo," disse Nasrudin, "e' per la volta scorsa.

Le monete d'oro erano per questa volta." 23.

Uomo morde cane -- fa notizia Nasrudin era stato fuori citta' per una delle sue peregrinazioni.

Entrando in paese vide molta gente che si affrettava verso la piazza del mercato. Chiese a un passante che cosa stesse succedendo. "Non lo sai? Un uomo e' stato in pellegrinaggio alla Mecca.

Quest'anno la' c'erano centomila persone, e ci sta facendo un resoconto." "Dall'eccitazione," disse Nasrudin, "stavo per concludere che fosse la me'ta del pellegrinaggio ad essere andata a lui, e non viceversa." 24.

Meno male che passavo di qui Nasrudin stava camminando accanto a un pozzo quando ebbe l'impulso di guardarci dentro.

Era notte, e mentre scrutava l'acqua profonda, vi scorse il riflesso della Luna. "Devo salvare la Luna!" penso' il Mullah, "altrimenti non calera' mai, e il mese di digiuno del Ramadan non giungera' mai alla fine." Trovo' una corda, la getto' dentro e si mise a chiamarla: "Tieni duro, continua a splendere; i soccorsi stanno arrivando!" La corda rimase impigliata in una roccia in fondo al pozzo, e Nasrudin tiro' piu' forte che poteva.

Sforzandosi di tirare all'indietro, senti' all'improvviso la corda molle, che si era disincagliata, e cadde indietro sulla schiena.

Mentre giaceva li', ansimando, guardo' in su e vide la Luna alta in cielo. "Felice di esserti stato utile," disse Nasrudin, "e meno male che passavo di qui, vero?" 25.

Strano che tu lo chieda... Nasrudin si arrampico' nell'orto di un tale, e inizio' a riempire un sacco con tutto quello che trovava a portata di mano. Un giardiniere lo vide ed accorse.

"Che cosa stai facendo qui?" "Sono stato trasportato qui da una grande folata di vento." "E chi ha sradicato gli ortaggi?" "Mi sono aggrappato ad essi per evitare di essere trascinato oltre." "E come mai hai della verdura nel tuo sacco?" "E' la stessa cosa che mi stavo domandando quando tu mi hai interrotto." 26.

Evitare di fare confusione Sembrava che la nave stesse per affondare, e i suoi compagni di viaggio, che avevano riso agli avvertimenti del Mullah di preparare le loro anime al trapasso, caddero in ginocchio implorando aiuto.

Nelle loro invocazioni stavano facendo promesse su quello che avrebbero fatto se si fossero salvati. "Calmatevi amici," grido' il Mullah, "Quanta generosita' con i vostri beni terreni! Evitate di fare confusione, come avete fatto fino ad ora.

Fidatevi di me! Penso di aver avvistato la terra ferma." 27.

Quanto puo' essere sciocco un uomo? Il Mullah fu visto versare frumento dai vasi dei suoi vicini nei propri al granaio comunale. Fu citato in giudizio. "Sono uno sciocco, non riesco a distinguere il loro frumento dal mio," affermo'. "Ma allora perche' non hai versato alcun frumento dai tuoi vasi dentro i loro?" "Ah, ma riesco a distinguere il mio frumento dal loro, non sono cosi' sciocco!" 28.

Causa ed effetto Una sera Nasrudin litigo' con sua moglie e le urlo' contro in modo cosi' feroce che lei fuggi' a rifugiarsi in una casa vicina, dove lui la segui'. In quel momento li' si teneva un banchetto nuziale, e il padrone di casa con gli invitati fecero tutto quel che potevano per calmarlo, facendo a gara per riconciliare la coppia, per farli mangiare e divertire. Il Mullah disse a sua moglie: "Mia cara, ricordami di infuriarmi piu' spesso, allora si' che la vita varrebbe davvero la pena di essere vissuta!" 29.

Ecco perche' l'avevano tappato Nasrudin aveva molta sete, e si rallegro' di vedere a lato della strada un tubo per l'acqua la cui estremita' era tappata con un pezzo di legno.

Mettendo la bocca aperta accanto al tappo, lo tiro'.

Ci fu un tale getto d'acqua che lo fece cadere a gambe all'aria. "O-ho!" esclamo' il Mullah, "E' per questo che ti avevano imbavagliato, vero? E tuttavia non ne hai tratto alcun insegnamento!" 30.

Il fardello della colpa Il Mullah Nasrudin e sua moglie un giorno tornarono a casa e la trovarono svaligiata.

Ogni suppellettile era stata portata via. "E' tutta colpa tua," disse sua moglie, "perche' avresti dovuto assicurarti che la casa fosse chiusa prima di uscire." I vicini rincararono la dose: "Non hai chiuso le finestre," disse uno. "Perche' non l'hai previsto?" disse un altro. "Le serrature erano difettose e non le hai sostituite," disse un terzo. "Aspettate un attimo," disse Nasrudin, "non penserete forse che sia solo colpa mia?" "E a chi altri dovremmo dare la colpa?" gridarono. "Perche' non ai ladri?" disse il Mullah. 31.

La Descrizione dei beni Nasrudin smarri' un turbante bellissimo e costoso. "Non ti senti demoralizzato, Mullah?" gli chiesero. "No, sono fiducioso.

Vedi, ho offerto una ricompensa di mezza moneta d'argento." "Ma chi lo ritrova sicuramente non si separera' mai dal turbante, che vale cento volte tanto, per una simile ricompensa." "Ho gia' pensato anche a quello.

Ho sparso la voce che si tratta di un turbante sporco e vecchio, abbastanza diverso da quello vero." 32.

Piu' utile Nasrudin entro' nella casa da te' e dichiaro': "La Luna e' piu' utile del Sole." "Perche', Mullah?" "Abbiamo piu' bisogno della luce di notte che di giorno." 33.

Qual e' la mia meta'? Nasrudin e un amico avevano sete, e si fermarono a un caffe' per bere qualcosa.

Decisero di dividere un bicchiere di latte. "Bevi tu la tua meta' per primo," disse l'amico, "perche' io ho qui un po' di zucchero, sufficiente per una sola persona.

Lo aggiungero' alla mia parte e me lo berro'." "Aggiungilo adesso," disse il Mullah, "ed io berro' solo la mia meta'." "No di certo.

C'e' zucchero a sufficienza per dolcificare solo mezzo bicchiere di latte." Nasrudin si reco' dal proprietario del caffe', e fece ritorno con un grande pacco di sale. "Buone notizie, amico," disse, "bevo per primo, come d'accordo, e voglio che il mio latte sia salato." 34.

Impara a imparare Il Mullah mando' un ragazzino a prendere l'acqua dal pozzo. "Assicurati di non rompere il bricco!" grido', e diede uno schiaffo al bambino. "Mullah," chiese un astante, "perche' picchi uno che non ha fatto niente?" "Perche', sciocco," disse il Mullah, "sarebbe troppo tardi punirlo dopo che ha rotto il bricco, no?" 35.

Affronta i fatti* Un vicino di casa vide il Mullah singhiozzare. "Che ti succede, Nasrudin?" "Oggi sono triste, mia moglie e' malata!" "Ma credevo fosse il tuo asino a stare male." "In effetti e' cosi'," replico' il Mullah, "ma cerco di abituarmi al dolore gradualmente." • nell'originale e' disegnata a fumetti 36.

Congratulazioni "Congratulatevi con me!" grido' Nasrudin a un vicino di casa "sono diventato padre." "Congratulazioni! E' un maschio o una femmina?" "Si'! Ma come lo sai?" 37.

Principi troppo ovvi "Ciascuno dovrebbe condividere in ugual misura ogni cosa disponibile," stava dicendo un filosofo a un gruppo di persone interessate. "Non sono sicuro che funzionerebbe," disse uno, dubbioso. "Ma ci avete almeno provato?" chiese l'idealista. "Io si'!" grido' Nasrudin, "Riservo a mia moglie e al mio asino esattamente lo stesso trattamento.

Ricevono esattamente quello che vogliono." "Eccellente!" esclamo' il filosofo.

"Adesso riferisci a tutti quali sono i risultati, Mullah." "Il risultato e' un buon asino, e una cattiva moglie." 38.

Asciutto nella pioggia Un uomo invito' Nasrudin ad andare a caccia con lui, ma gli fece montare un cavallo troppo lento.

Il Mullah non disse nulla.

Ben presto la caccia coinvolse l'uomo al punto che lo si perse di vista.

Inizio' a piovere a dirotto, e non c'erano ripari.

Tutti i partecipanti alla battuta di caccia erano inzuppati d'acqua.

Nasrudin, invece, appena inizio' a piovere, si tolse tutti i vestiti e li ripiego'.

Poi si sedette sulla pila.

Appena la pioggia smise, si rivesti', e ritorno' alla casa del suo ospite per il pranzo.

Nessuno riusciva a spiegarsi come mai fosse asciutto.

Nonostante tutta la velocita' dei loro cavalli, non erano riusciti a raggiungere un riparo in quella pianura. "E' stato grazie al cavallo che mi hai dato," disse Nasrudin. Il giorno dopo gli venne dato un cavallo veloce, e il padrone di casa prese quello lento.

Si mise di nuovo a piovere.

Il cavallo era cosi' lento che l'ospite si bagno' piu' che mai, cavalcando a passo di lumaca verso la sua casa.

Nasrudin mise in atto gli stessi accorgimenti della volta precedente. Quando ritorno' a casa era asciutto. "E' tutta colpa tua," invei' il padrone di casa, "mi hai fatto cavalcare questo terribile cavallo." "Non e' che forse," disse Nasrudin, "hai mancato di fare la tua parte per risolvere il problema di mantenerti asciutto?" 39.

Cos'e' un'autentica prova? Un vicino di casa si rivolse a Nasrudin. "Mullah, vorrei prendere in prestito il tuo somaro." "Mi dispiace," disse il Mullah, "ma l'ho gia' prestato." Appena ebbe finito di parlare, l'asino si mise a ragliare.

Il verso veniva dalla stalla di Nasrudin. "Ma Mullah, riesco a sentire l'asino, e' la' dentro!" Chiudendo la porta in faccia all'uomo, Nasrudin disse, con dignita': "Un uomo che crede alla parola di un asino piuttosto che alla mia non merita di avere in prestito nulla." 40.

Oltre l'ovvio Ogni venerdi' mattina, Nasrudin arrivava in un mercato cittadino con un asino eccellente, che vendeva. Il prezzo che chiedeva era sempre molto modesto, di molto inferiore al valore dell'animale. Un giorno un ricco mercante di asini lo avvicino'. "Non riesco a capire come tu faccia, Nasrudin.

Vendo asini ai prezzi piu' bassi possibile,.

I miei servitori costringono i contadini a darmi il foraggio gratuitamente.

I miei schiavi si prendono cura degli asini senza venire pagati.

Eppure non riesco a uguagliare i tuoi prezzi." "E' abbastanza semplice," disse Nasrudin, "tu rubi il foraggio e il lavoro.

Io rubo solo gli asini." 41.

Obiettivita' Un vicino si rivolse a Nasrudin per l'interpretazione di una questione legale. "La mia vacca e' stata incornata dal tuo toro.

Ho diritto a un risarcimento?" "No di certo.

Come puo' un uomo essere considerato responsabile di quello che fa un animale?" "Un momento," disse l'astuto paesano, "temo di aver presentato la questione alla rovescia. Quello che e' successo veramente e' che il mio toro ha incornato la tua mucca." "Ah," disse il Mullah, "questa e' piu' complicata.

Devo consultare il libro dei precedenti, perche' vi possono essere altri fattori in gioco che sono rilevanti e che possono alterare il caso." 42.

Nessuno si lamenta... Hamza, il filosofo improvvisato che spacciava ovvieta' nella casa da te', continuava a borbottare: "Quanto e' strano il genere umano! Basti pensare che l'uomo non e' mai soddisfatto! Quando e' inverno, per lui fa troppo freddo.

D'estate si lamenta per il caldo!" Gli altri li' presenti assentirono seri, dal momento che credevano che cosi' facendo avrebbero condiviso l'essenza della sua saggezza. Nasrudin si riscosse dal suo soprappensiero.

"Non avete notato che nessuno si lamenta mai della primavera?" 43.

Quanto riesci ad essere utilmente distante dalla verita'? Nasrudin vide delle anatre dall'aspetto appetitoso giocare in uno stagno.

Quando cerco' di acchiapparle, esse volarono via. Mise un po' di pane nell'acqua e inizio' a mangiarlo. Gli chiesero che cosa stesse facendo. "Mangio zuppa d'anatra"*, disse il Mullah. * "I am eating duck soup" e' un'espressione idiomatica per dire anche "Mi sto accontentando".

Intraducibile in italiano, ma perfettamente calzante alla fattispecie in inglese. 44.

Credo che tu abbia ragione! Il Mullah divento' magistrato.

Durante il suo primo caso l'accusa argomento' in modo cosi' persuasivo che esclamo': "Credo che tu abbia ragione!" Il cancelliere lo prego' di trattenersi, dal momento che la difesa non era ancora stata sentita. Nasrudin si lascio' trasportare a tal punto dall'eloquenza del difensore che appena l'uomo termino la sua arringa grido': "Credo che tu abbia ragione!" Il cancelliere non poteva lasciar correre una simile situazione. "Vostro onore, non possono avere entrambi ragione." "Credo che tu abbia ragione!", disse Nasrudin. 45.

Sembra sia tu! Nasrudin era nella piazza del mercato profondamente assorto nel declamare un'ode: "O mio amato! Tutto il mio essere e' talmente pervaso da Te Che ogni cosa che si manifesta alla mia vista Sembra sia Tu!" Un burlone gli grido': "E se uno sciocco entrasse nel tuo campo visivo?" Senza fermarsi, come se fosse un ritornello, il Mullah prosegui': "Sembra sia Tu!" 46.

Scala in vendita Nasrudin arrivo' in cima a un muro, e tiro' su la scala calandola poi nel giardino dall'altro lato. Il proprietario lo sorprese, e gli chiese che cosa stesse facendo in quel luogo. "Ho...

una scala da vendere," improvviso' Nasrudin. "Sciocco," disse il padrone di casa, "un giardino non e' il posto in cui si vende una scala." "Lo sciocco sei tu," disse il Mullah, "perche' non sai che una scala si puo' vendere dappertutto." 47.

Perche' i cammelli non hanno le ali "Di giorno in giorno," disse Nasrudin a sua moglie, "mi stupisco sempre di piu' del modo in cui e' organizzata la natura, e del modo in cui tutto su questa terra sia finalizzato al benessere del genere umano." Lei gli chiese un esempio. "Beh, ad esempio, osserva come i cammelli non abbiano le ali, per grazia della Provvidenza." "E quali vantaggi se ne hanno?" "Non te ne accorgi? Se avessero le ali potrebbero appollaiarsi sopra le case, e distruggere i tetti, senza contare il rumore e il fastidio che darebbero masticando e sputando come sono soliti fare." 48.

L'oro, il mantello e il cavallo "Non riesco a trovare lavoro," disse il Mullah, "perche' sono gia' al servizio dell'Altissimo." "In questo caso," disse sua moglie, "chiedi le tue spettanze, perche' ogni datore di lavoro deve pagare." Mi sembra giusto, penso' Nasrudin. "Non sono stato pagato semplicemente perche' non ne ho mai fatto richiesta," disse ad alta voce. "Allora farai meglio ad andare e chiedere." Nasrudin ando' in giardino, si mise in ginocchio e disse ad alta voce: "O Allah, mandami cento pezzi d'oro, perche' tutti i miei servigi passati valgono almeno questa somma." Il suo vicino, un usuraio, penso' di fare uno scherzo a Nasrudin.

Prese una borsa con cento pezzi d'oro e la butto' giu' dalla finestra. Nasrudin si alzo' in piedi con orgoglio, e porto' il denaro a sua moglie.

"Sono fra gli eletti,"le disse, "ecco i miei arretrati." Lei rimase molto colpita. Poco piu' tardi, insospettito da una serie di uomini delle consegne che portavano cibo, vestiti e mobili nella casa di Nasrudin, il vicino di casa ando' a reclamare indietro il suo denaro. "Tu mi hai sentito che lo chiedevo, e adesso fingi che sia tuo," disse Nasrudin.

"Non lo avrai mai." Il vicino disse che avrebbe portato Nasrudin davanti al giudice. "Non posso andarci vestito cosi'," disse Nasrudin, "non ho vestiti adeguati, ne' un cavallo.

Se ci presentiamo insieme il giudice sara' influenzato a tuo favore dalla mera apparenza." Il vicino si tolse il mantello e lo diede a Nasrudin, poi lo fece salire sul suo cavallo e andarono di fronte al cadi. L'accusa fu ascoltata per prima. "Qual e' la tua difesa?" chiese il magistrato a Nasrudin. "Il mio vicino e' malato di mente." "Che prove hai di questo, Mullah?" "Che cosa c'e' di meglio che chiederlo a lui? Crede che ogni cosa gli appartenga.

Se gli si chiede del mio cavallo, o addirittura del mio mantello li reclamera' come suoi, oltre all'oro." "Ma sono miei!" esclamo' il vicino di casa. Il caso fu chiuso. 49.

Dategli tempo Nasrudin era solito sedere sulla terrazza di una certa casa da te'.

Un giorno un ragazzino correndo gli butto' giu' il cappello.

Il Mullah non ci fece caso. La stessa cosa accadde per molti giorni di seguito.

Il Mullah non fece altro che raccogliere il suo cappello e rimetterselo. Chiesero a Nasrudin perche' non acchiappasse e punisse il ragazzino, che era abbastanza piccolo, o chiedesse a qualcuno di farlo. "Questa faccenda non si svolge cosi'," disse Nasrudin. Pochi giorni dopo il Mullah arrivo' in ritardo al caffe'.

Quando arrivo' vide che un soldato dall'aria minacciosa stava seduto al suo posto.

In quel momento apparve il ragazzino.

La forza dell'abitudine era tale che butto' in terra il berretto di pelo del soldato.

Senza dire una parola il soldato estrasse la sua spada e taglio' via di netto la testa del ragazzo, poi si rimise a sedere. "Capisci cosa intendo?" disse Nasrudin all'amico che gli aveva domandato il perche' della sua inazione. 50.

Lo yogi, il prete e il sufi Nasrudin si vesti' da sufi, e decise di intraprendere un pellegrinaggio.

Per strada incontro' un prete e uno yogi, e decisero di proseguire insieme il cammino.

Quando raggiunsero un paese, gli altri gli chiesero di andare a cercare delle offerte mentre loro dicevano le loro preghiere.

Nasrudin raccolse un po' di denaro, e con esso acquisto' dell'halwa. Propose di dividere il cibo, ma gli altri, che non avevano ancora abbastanza fame, dissero che si sarebbe dovuto aspettare fino a che fosse notte.

Proseguirono per la loro strada, e quando si fece notte Nasrudin chiese la prima porzione "perche' sono stato io a procurare il cibo.".

Gli altri dissentirono: il prete sulla base del fatto che rappresentava una struttura gerarchica ben organizzata e quindi doveva avere la precedenza; lo yogi perche', disse, siccome aveva mangiato una sola volta negli ultimi tre giorni, avrebbe pertanto dovuto avere diritto a piu' cibo. Alla fine decisero di andare a dormire.

Chi la mattina successiva avesse raccontato il miglior sogno avrebbe avuto la prima porzione di halwa. Al mattino il prete disse: "Nei miei sogni ho visto il fondatore della mia religione che mi ha fatto un segno di benedizione indicandomi come eletto." Gli altri rimasero impressionati, ma lo yogi disse: "Ho sognato di visitare il Nirvana, e sono stato completamente assorbito nel nulla." Si voltarono verso il Mullah.

"Ho sognato di vedere la guida sufi Khidr, che appare solo ai santi." "Mi disse: "Nasrudin, mangia l'halwa.

Adesso." E, naturalmente, dovetti obbedire." 51.

Ricordare C'e' un gioco chiamato "mi ricordo", che e' stato causa di grandissima sofferenza.

Mostra quanto sia difficile ricordare anche una cosa semplice per un certo periodo di tempo. Due persone si mettono d'accordo per giocare a "mi ricordo".

Da quel momento in poi ogni volta che uno dei due porge qualcosa all'altro, il ricevente deve dire "mi ricordo" quando prende l'oggetto. Il primo che si dimentica di pronunciare questa frase in queste circostanze perde, e paga pegno. Nasrudin intraprese una sfida a "mi ricordo" con sua moglie.

Erano alla pari, e stavano impazzendo a forza di passarsi oggetti avanti e indietro, finche' nessuno dei due riusci' piu' a reggere quel ritmo.

Il Mullah architetto' un piano.

Parti' per un pellegrinaggio alla Mecca. Quando ritorno', diversi mesi dopo, aveva un regalo da dare a sua moglie per vincere finalmente il gioco grazie all'emozione del ritrovarsi.

Lei gli ando' incontro al cancello. Tra le braccia teneva un fagotto.

"Non ho nessuna intenzione di prenderlo," disse tra se' il Mullah.

Ma appena si ritrovo' a pochi passi, lei gli disse: "Ecco il tuo nuovo figlio." Il Mullah, sopraffatto dalla gioia, prese il bambino tra le braccia e si dimentico' di dire: "mi ricordo." 52.

La confutazione dei filosofi Un certo numero di filosofi si erano messi insieme e viaggiavano da un paese all'altro sfidando i saggi del luogo in dispute erudite.

Quando arrivarono nella citta' di Nasrudin, il Governatore locale mando' a chiamare il Mullah perche' si confrontasse con loro, dal momento che tutti gli intellettuali che aveva presentato in precedenza erano stati regolarmente sconfitti da questi stranieri. Il Mullah Nasrudin si presento'.

"Faresti meglio a parlare prima a quelli che hanno affrontato i filosofi," gli consiglio' il Governatore, "cosi' ti puoi fare un'idea dei loro metodi." "Niente affatto," disse il Mullah, "meno ne so del loro modo di pensare meglio e', perche' non penso come loro, e non mi lascero' imprigionare dai loro artifizi." La tenzone fu allestita in una grande sala, di fronte a un enorme pubblico accorso da ogni direzione. Il primo filosofo si fece avanti per iniziare la disputa. "Qual e'," chiese al Mullah, "il centro della Terra?" Il Mullah indico' con la sua penna.

"Il centro esatto della Terra e' il centro del punto sul quale il mio asino, li', posa il piede." "Come lo puoi provare?" "Al contrario, prova a confutarlo.

Prendi un nastro per misurare." Il secondo filosofo chiese: "Quante stelle ci sono nel cielo?" Nasrudin rispose immediatamente: "Esattamente lo stesso numero dei peli del manto del mio asino.

Chiunque non ci creda e' libero di contare entrambe." Il terzo filosofo disse: "Quanti sono i canali percettivi umani?" "Non e' affatto difficile," disse Nasrudin, "Ce ne sono esattamente tanti quanti sono i peli della tua barba, e te li mostro se vuoi, strappandoti questi peli uno a uno." "Sono anche pari," prosegui', "al numero di peli della coda del mio asino." I filosofi si consultarono tra loro, si resero conto che le loro speculazioni teoriche non potevano essere provate logicamente o quantitativamente.

E di comune accordo divennero discepoli di Nasrudin. 53.

Chiedimene un'altra "Secondo l'opinione generale dei non iniziati," rifletteva Nasrudin, mentre camminava per strada, "i dervisci sono pazzi.

Secondo i saggi, tuttavia, sono i veri padroni del mondo. Vorrei metterne uno alla prova, e accertarmene di persona." In quel momento vide una persona di alta statura, vestita come un derviscio Akldan, che sono considerati uomini eccezionalmente illuminati, venire verso di lui. "Amico," disse il Mullah, "voglio fare un esperimento per mettere alla prova i tuoi poteri di penetrazione psichica, e al tempo stesso la mia sanita' mentale." "Procedi," disse l'Akldan. Nasrudin fece un movimento improvviso con il suo braccio, poi strinse il pugno.

"Che cosa ho in mano?" "Un cavallo, un carro e un cocchiere," disse immediatamente l'Akldan. "Non vale," disse Nasrudin petulante, "perche' mi hai visto mentre li raccoglievo."

Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:42:03 PM

54.

La ricompensa Nasrudin aveva delle buone notizie per il Re, e dopo un gran numero di difficolta' riusci' ad ottenere udienza, anche se per tradizione ogni argomento aveva teoricamente diritto a un accesso immediato a Corte. Il Re era compiaciuto di quanto gli era stato detto.

"Scegli la tua ricompensa," disse. "Cinquanta frustate," disse Nasrudin. Confuso, il Re fece fustigare Nasrudin. Quando erano gia' state inflitte venticinque vergate, Nasrudin grido' "Fermatevi!" "Adesso," disse, "portate qui il mio compagno, e dategli l'altra meta' della ricompensa.

Il Ciambellano, Maesta', non mi avrebbe dato il permesso di avere udienza se non avessi giurato di dargli esattamente la meta' di quello che avrei ottenuto come risultato delle mie buone notizie." 55.

L'elevato costo dell'apprendimento Nasrudin decise che avrebbe tratto beneficio dall'imparare qualcosa di nuovo. Ando' a trovare un professore di musica: "Quanto ti fai pagare per insegnare a suonare il liuto?" "Tre pezzi d'argento per il primo mese, e poi un pezzo d'argento al mese." "Ottimo!" disse Nasrudin, "Iniziero' dal secondo mese." 56.

Il maestro spirituale Un saggio rugoso, proveniente da oltre Ashsharq, una terra molto a Est, era arrivato in paese.

Le sue esposizioni filosofiche erano talmente astruse ma al tempo stesso cosi' intriganti che i frequentatori della casa del te' si convinsero presto che forse avrebbe potuto essere in grado di svelare loro i misteri della vita. Nasrudin stette ad ascoltarlo per un po'.

"Lo sai," gli disse, "ho vissuto alcune esperienze simili alle tue nei tuoi viaggi.

Anch'io sono stato un maestro itinerante." "Se proprio devi, allora parlamene," disse l'anziano, in qualche modo infastidito dall'interruzione. "Oh si', devo proprio," disse il Mullah.

Egli continuo': "Ad esempio c'e' il viaggio che ho compiuto attraverso il Curdistan.

Ero bene accolto in ogni luogo in cui andavo.

Ho soggiornato in un monastero dopo l'altro, dove i dervisci mi ascoltavano con attenzione.

Mi ospitarono gratuitamente nei caravanserragli, e mi diedero cibo gratis nelle case da te'.

Ovunque andassi la gente restava molto impressionata da me." Il vecchio monaco stava diventando impaziente per tutta questa pubblicita' personale."Nessuno ha mai confutato nulla di quello che hai detto ?" chiese con tono querulo. "Oh si'," disse Nasrudin, "una volta fui picchiato, messo alla gogna e cacciato via da una citta'." "E perche' accadde una cosa simile?" "Beh, vedi, si da' il caso che la gente del posto capisse il turco, che era la lingua nella quale insegnavo." "E la gente che ti aveva accolto bene?" "Oh, erano Curdi; hanno una lingua tutta loro.

Ero in salvo fintanto che ero con loro." 57.

Minestra calda, mani fredde Un tale che aveva sentito dire che Nasrudin era molto saggio, decise di intraprendere un viaggio per andare a fargli visita.

"Posso imparare qualcosa da un simile saggio," penso'.

"E ci deve essere una logica nella sua follia, se solo uno potesse individuare il fattore costante che la attraversa.

In fin dei conti ho studiato molto e ho fatto visita a molte scuole metafisiche.

Questo mi consentira' di giudicare e di imparare, la' dove gli altri hanno fallito." Di conseguenza intraprese il lungo e faticoso viaggio verso la piccola casa di Nasrudin, abbarbicata su un dirupo. Sbirciando dentro attraverso la finestra, vide Nasrudin rannicchiato accanto a un debole fuocherello che soffiava nelle mani messe a coppa.

Appena pote' entrare, chiese al Mullah cosa stesse facendo. "Mi scaldo le mani col fiato," gli disse Nasrudin.

Dopodiche' nessuno dei due inizio' alcuna conversazione, e il Cercatore si chiese se dopo tutto Nasrudin padroneggiasse anche solo parte della sua saggezza. Poco dopo la moglie di Nasrudin porto' due scodelle di brodo.

Nasrudin inizio' subito a soffiare sulla superficie del brodo."Adesso posso imparare qualcosa," disse il Cercatore tra se'.

Ad alta voce disse: "Cosa stai facendo, Maestro?" "Soffio sul brodo per raffreddarlo col mio fiato," disse il Mullah. "L'uomo e' indubbiamente un imbroglione, e probabilmente un bugiardo," disse il visitatore tra se'.

"Prima soffia per fare caldo, poi soffia per fare freddo.

Come posso credere alle cose che mi dice?" E se ne ando'. "Il tempo non e' stato sprecato," disse a se stesso mentre ritornava per la strada di montagna, "perche' almeno ho stabilito che Nasrudin non e' un maestro." 58.

Una parola per quello Sentendo che un tizio voleva imparare la lingua curda, Nasrudin si offerse di insegnarglielo.

La conoscenza stessa di Nasrudin del curdo era limitata a poche parole. "Inizieremo con la parola che si usa per designare la "Minestra Calda"," disse il Mullah.

"In curdo e' Aash." "Forse non capisco, Mullah.

Come diresti "Minestra Fredda"?" "Non diresti mai "Minestra Fredda".

Ai curdi la minestra piace calda." 59.

Scienza Uno scienziato e un logico incontrarono Nasrudin e si misero a dissertare con lui mentre percorrevano la strada.

Nasrudin era molto sotto pressione.

Lo scienziato disse: "Non riesco ad accettare l'esistenza di nulla a meno che non sia dimostrata da un esperimento o a meno che non la veda con i miei occhi." Il logico disse: "Non riesco a mettere in pratica nulla senza un previa elaborazione teorica." All'improvviso Nasrudin si inginocchio' e inizio' a versare qualcosa in un lago accanto alla strada. "Cosa stai facendo?" gli chiesero entrambi. "Sai come si moltiplica lo yogurt se lo metti nel latte? Ebbene, io sto aggiungendo un po' di yogurt a questa acqua." "Ma non puoi fare lo yogurt cosi'!" "Lo so, lo so...

ma supponiamo che funzioni!" 60.

Una domanda e' una risposta* Un giorno chiesero a Nasrudin: "Perche' rispondi sempre a una domanda con un'altra domanda, Mullah?" "Davvero?" egli rispose. • nell'originale e' disegnata a fumetti 61.

Non lo siamo forse tutti? Un giorno videro il Mullah Nasrudin cavalcare di gran fretta il suo asino. "Dove stai andando, Nasrudin?" gli chiesero. "Alla ricerca del mio asino!" rispose. • nell'originale e' disegnata a fumetti 62.

Il valore della verita' "Se volete la verita'," disse Nasrudin a un gruppo di Cercatori che erano venuti a sentire i suoi insegnamenti, "dovrete pagare per averla." "Ma perche' dovremmo pagare per qualcosa come la verita'?" chiese uno del gruppo. "Non avete notato," disse Nasrudin, "che e' la scarsita' di un bene a determinarne il valore?" 63.

Non correre rischi Un teologo era malato.

Aveva sentito dire che Nasrudin era un mistico, e nel suo semi delirio si convinse che, dopo tutto, in questo poteva esserci qualcosa di vero.

Cosi' mando' a chiamare il Mullah. "Prescrivimi una preghiera che possa facilitarmi nell'altro mondo, Mullah," disse, "dal momento che hai la reputazione di essere in comunicazione con un'altra dimensione." "Ne sono lusingato," disse Nasrudin.

"Eccotela: "Dio aiutami, Diavolo aiutami."." Dimenticando il suo male, il chierico scatto' a sedere, scandalizzato. "Mullah, tu devi essere pazzo!" "Niente affatto, amico mio.

Un uomo nella tua condizione non si puo' permettere di correre rischi.

Quando vede due alternative, dovrebbe provare a fare in modo di metterle entrambe in pratica." 64.

Indovina? Un burlone incontro' Nasrudin.

In tasca aveva un uovo.

"Dimmi, Mullah, sei bravo nei giochi in cui bisogna indovinare?" "Non me la cavo male," disse Nasrudin. "Bene allora: dimmi che cosa ho in tasca." "Allora dammi un indizio." "Ha la forma di un uovo, dentro e' giallo e bianco, e somiglia ad un uovo." "Un tipo di dolce," disse Nasrudin. 65.

Il mercante Un ricco mercante trascorse alcuni giorni nel paese di Nasrudin.

Nonostante fosse avido, veniva trattato con rispetto. Nasrudin chiese: "Perche' lo salutate tutte le volte che passa? Non ricevete mai una mancia da lui." "Tu non capisci, e' un mercante.

Significa qualcosa, no? E poi abbiamo la sensazione che un giorno o l'altro ci dara' qualcosa." Una settimana dopo che il visitatore se ne era andato, Nasrudin ando' al mercato.

Acquisto' una dozzina di angurie a un banco, e le rivendette a quello vicino.

Nella transazione ci perse.

Poi fece lo stesso anche con altri beni.

Quando aveva fatto il giro di gran parte dei venditori, ando' alla casa del te' e ordino' allegramente un costoso te' rosa con la panna montata e insaporito con il cardamomo. Subito la casa da te' inizio' a riempirsi di persone, ansiose di sapere cosa fosse successo a Nasrudin.

Qualcuno gli chiese: "Mullah, perche' compri dei beni e poi li rivendi senza curarti del prezzo?" "Come vi permettete di farmi simili domande!" esclamo' il Mullah.

"Sono un mercante. Significa qualcosa, no? E per di piu' un giorno o l'altro potrei persino darvi qualcosa." 66.

Non scappare con l'idea... Nasrudin stava cavalcando composto il suo asino lungo la strada quando si impenno' di colpo e lui cadde a terra.

Un gruppo di ragazzini che stavano giocando lo circondarono e si misero a ridere a crepapelle. Dopo che si furono asciugati le lacrime dagli occhi, Nasrudin si mise a sedere sistemandosi il turbante con imperturbabile dignita'. "E per quale motivo ridete?" "Mullah," dissero, ridacchiando solo a ripensarci, "e' stato un episodio meraviglioso! Ridevamo per la tua caduta dall'asino." "Voi non avete considerato," disse Nasrudin, "la possibilita' che io potessi avere una ragione per cadere." 67.

I polli Quasi nessuno riusciva a capire Nasrudin, perche' alcune volte sembrava strappare una vittoria da una sconfitta, e altre volte gli eventi sembravano deviare dal loro corso naturale a causa dei suoi svarioni.

Ma si diceva che vivesse su un piano diverso dagli altri, e un giorno un giovane decise di osservarlo per capire come facesse a sopravvivere, e se da lui si potesse imparare alcunche'. Segui' Nasrudin fino alla sponda di un fiume, e lo vide sedersi sotto un albero.

Il Mullah allungo' all'improvviso una mano e in essa apparve un dolce, che lui si mangio'.

Fece questo per tre volte, poi tese ancora la mano, e prese un calice dal quale bevve a fondo. Il giovane, incapace di trattenersi, corse da Nasrudin e lo fermo'.

"Dimmi come realizzi queste cose meravigliose, e faro' ogni cosa che mi chiedi," disse. "Lo faro'," disse Nasrudin, "ma prima devi essere nello stato mentale adeguato.

Allora spazio e tempo non avranno piu' significato, e puoi raggiungere il ciambellano del Sultano per farti dare dei dolci.

C'e' solo una clausola." "La accetto!" grido' il giovane. "Devi seguire la mia strada." "Parlamene." "Posso dirti soltanto una cosa alla volta.

Vuoi fare l'esercizio semplice o quello difficile?" "Quello difficile." "Questo e' il tuo primo errore.

Devi iniziare con quello semplice.

Ma ora non puoi piu', perche' hai scelto.

Quello difficile e' questo: fai un buco nella tua staccionata in modo che i tuoi polli possano entrare nel giardino del vicino per beccare, largo abbastanza che glie lo consenta.

Ma al tempo stesso deve essere abbastanza stretto da non consentire ai polli del tuo vicino di entrare nel tuo giardino a nutrirsi." Il giovane non riusci' mai a capire, e cosi' non divento' mai un discepolo di Nasrudin.

Ma quando raccontava alla gente che cosa Nasrudin era in grado di fare, pensavano che il pazzo fosse lui.

"Questo e' un buon inizio," disse Nasrudin, "un giorno troverai un maestro." 68.

La preghiera e' meglio del sonno... Appena ebbe intonato la Chiamata alla Preghiera dal suo minareto, il Mullah fu visto correre via dalla moschea. Gli gridarono: "Dove vai, Nasrudin?" Il Mullah grido' in risposta: "E' stata la chiamata piu' intensa che io abbia mai fatto.

Vado piu' lontano che posso per vedere fin dove puo' essere udita." 69.

Quel che deve essere Un contadino chiese a Nasrudin se i suoi ulivi quell'anno avrebbero dato frutti. "Daranno frutti," disse il Mullah. "Come lo sai?" "Lo so e basta." Piu' tardi lo stesso uomo vide Nasrudin che faceva trottare il suo asino lungo una spiaggia alla ricerca di relitti di legno. "Qui non c'e' legno, Mullah, ho guardato," disse. Alcune ore piu' tardi lo stesso uomo vide Nasrudin ritornare a casa esausto, ancora senza combustibile. "Sei un uomo di percezione, in grado di capire se un ulivo dara' frutti o meno.

Perche' non sei in grado di capire se sulla spiaggia ci sia o meno della legna?" "Io so cosa deve essere," disse Nasrudin, "non so cosa potrebbe essere." 70.

Il logico Nasrudin arrivo' a piedi in un paese e si mise in piedi su una sedia nella piazza del mercato. Appena si raccolse una folla disse ad alta voce: "Sappiate, o Gente, che l'aria qui e' simile all'aria che c'e' sul mio paese." "Cosa te lo fa pensare?" grido' qualcuno. "Perche' riesco a vedere lo stesso numero di stelle qui come le vedo quando sono la'." 71.

Bruciato una volta Un uomo prese in prestito da Nasrudin un po' di denaro.

Il Mullah penso' che non lo avrebbe mai avuto indietro, ma non di meno gli diede i soldi. Con sua grande sorpresa il prestito fu prontamente ripagato.

Nasrudin si mise a riflettere. Qualche tempo dopo lo stesso uomo chiese in prestito un'ulteriore somma, dicendo: "Sai che il mio credito e' buono, ti ho ripagato in passato." "Non questa volta, furfante!" esclamo' Nasrudin.

"Mi hai ingannato la scorsa volta quando credevo che non mi avresti restituito i soldi.

Non la passi liscia una seconda volta." 72.

Buone notizie In Oriente le persone che portano buone notizie sono sempre ricompensate, e questa e' considerata una consuetudine molto importante, mai disattesa. Un giorno il Mullah Nasrudin, allietato dalla nascita di un figlio, arrivo' nella piazza del mercato e inizio' a gridare: "Venite tutti! Buone notizie!" "Che succede, Mullah?" Nasrudin aspetto fino a che tutti fossero presenti, poi strillo': "O gente! Fate una colletta per il portatore di una buona nuova, nuova per ciascuno di voi! Ecco la notizia! Il vostro Mullah e' stato benedetto dalla nascita di un figlio!" 73.

Il cane ai suoi piedi Il Mullah Nasrudin spesso passeggiava per i cimiteri, meditando sulla vita e sulla morte. Un giorno mentre stava compiendo questa elevata attivita' vide un cane dall'aria minacciosa accucciato accanto a una tomba. Sentendosi oltraggiato da questa profanazione, raccolse un bastone agitandolo verso il cane.

Ma questo si mise a ringhiare, dando l'impressione di volerlo aggredire. Il Mullah non era tipo da esporsi a un pericolo se poteva evitarlo.

"Resta pure li' seduto," disse con tono rassicurante al mastino, "dal momento che non ci sono problemi fintanto che stai accucciato ai piedi di un morto." 74.

I fatti sono fatti Quando il Mullah fu nominato Cadi (magistrato) si trovo' ad affrontare un problema difficile. In un caso di aggressione l'accusatore disse che l'imputato gli aveva morsicato un orecchio. La difesa sosteneva che l'accusatore se l'era morso da se'. "Qui c'e' una chiara contraddizione fra le prove, dal momento che non ci sono testimoni," disse il Mullah.

"C'e' un solo modo per decidere questo caso.

Pertanto aggiorno la seduta a tra mezz'ora." Entro' in una stanza accanto all'aula giudiziaria passando il tempo cercando di mordersi un orecchio.

Ogni volta che ci provava perdeva l'equilibrio e cadeva, ferendosi alla testa. Quando la Corte torno' a riunirsi, il Mullah disse: "Si esamini la testa dell'accusatore.

Se e' ferita, significa che si e' morso l'orecchio da se', e l'imputato e' assolto.

Se invece non vi sono ferite, e' stato l'altro, e si tratta effettivamente di aggressione." 75.

Da non portare via "Ti insegnero' la metafisica," disse Nasrudin a un vicino nel quale intravide una scintilla di comprensione, seppure piccola. "Ne sarei felice," disse l'uomo, "vieni a casa mi quando vuoi e parlamene." Nasrudin si accorse che l'uomo pensava che la conoscenza mistica potesse essere trasmessa interamente a parole.

Non disse altro. Alcuni giorni dopo il vicino chiamo' Nasrudin dal tetto.

"Nasrudin, ho bisogno del tuo aiuto per mantenere acceso il fuoco, sto finendo il carbone." "Certamente," disse Nasrudin, "Il mio fiato e' a tua disposizione.

Vieni qui, e potrai prendere tutto quello che puoi portarti via." 76.

Non e' affar mio saperlo L'asino di Nasrudin fu rubato. Si rivolse immediatamente alla polizia. "Mullah," disse il Capitano della Polizia, "e' una cosa seria.

Non risparmieremo alcuno sforzo per riportarti il tuo asino.

Dopo tutto tu sei abbastanza famoso.

Adesso inizia dal principio e dimmi come e' successo." "Dal momento che non ero li' quando e' successo, posso a malapena riferirtelo, non credi?" disse Nasrudin.

"Inoltre, non e' affar mio saperlo." 77.

Non cosi' semplice come sembra Una vedova si rivolse al tribunale di Nasrudin e disse: "Sono molto povera.

Mio figlio mangia una grande quantita' di zucchero: a dire il vero ne ha sviluppato una dipendenza.

E questo fa si' che io non riesca a far tornare i conti.

Il tribunale potrebbe vietargli di mangiare zucchero dal momento che io non sono in grado di imporre questa richiesta?" "Signora," disse il Mullah, "questo problema non e' semplice come sembra.

Ritorna tra una settimana e ti verra' dato il responso, dopo che ho esaminato il caso piu' a fondo." Dopo una settimana il nome della donna era nuovamente nella lista dei supplicanti. "Mi dispiace," le disse Nasrudin quando venne il suo turno, "ci sara' un altro aggiornamento di questo caso complicato tra una settimana." La stessa cosa si ripete' nelle due settimane successive.

Alla fine Nasrudin annuncio': "Il tribunale adesso dara' il suo responso.

Chiama il ragazzo." Il giovane fu portato al cospetto del Mullah. "Ragazzo," tuono' il magistrato, "ti e' proibito mangiare zucchero, fatta eccezione per mezza oncia al giorno." La donna fece i suoi ringraziamenti al Mullah e chiese il permesso di porre una domanda. "Dimmi pure," disse Nasrudin. "Vostro Onore, sono confusa sul perche' non abbiate vietato al ragazzo di mangiare zucchero nel corso delle precedenti udienze." "Ebbene," disse Nasrudin, "ho dovuto disintossicarmi io per primo, no? Come potevo sapere che mi avrebbe richiesto cosi' tanto tempo?" 78.

Ripetizione Approfittando dell'immensa reputazione di cui godono i Sufi come maestri di speciale discernimento, un gruppo di briganti si stabilirono in un monastero abbandonato accanto a una grande strada, fingendo di essere dervisci Sufi. Nasrudin e il suo figlioletto stavano compiendo un lungo viaggio quando furono avvistati da una sentinella dei briganti.

Questi inscenarono immediatamente una danza ritmata, facendo un gran rumore. Avvicinandosi, Nasrudin disse a suo figlio: "Fara' presto notte, e questo sembra essere un monastero di dervisci assai progrediti.

Chiediamo loro ospitalita'." I falsi dervisci li accolsero calorosamente, e chiesero persino al Mullah di unirsi a loro nei loro esercizi speciali.

Questi consistevano in rapidi movimenti circolari con la ripetizione di frasi che venivano variate di volta in volta da chi li coordinava. Di li' a poco Nasrudin stava volteggiando con i migliori di loro, riprendendo le grida ripetute e in uno stato mentale che rasentava l'isteria.

Subito la guida dei 'dervisci' inizio' a scandire: "Vi do il mio asino! Vi do il mio asino!" Obbediente, Nasrudin fece eco al ritornello, e il ritmo ando' aumentando fino a che cadde privo di conoscenza. Quando si risveglio' all'alba Nasrudin si accorse che i briganti e l'asino se ne erano andati. "Pensavo di averti affidato la responsabilita' dell'animale!" esclamo' a suo figlio. "Si', Padre.

Ma quando uno dei dervisci e' venuto a prendere l'asino sono corso da te, e tu urlavi: "Vi do il mio asino!" cosi' spesso e di fronte a cosi' tanti testimoni che capii che lo avevi dato via." 79.

Mai lasciarsi sfuggire un affare Nasrudin era talmente ai ferri corti con il suo asino che la cosa piu' ovvia da fare era venderlo e prenderne un altro.

Cosi' ando' nella piazza del mercato, trovo' il banditore e gli diede l'asino da vendere. Quando l'animale fu messo all'asta, il Mullah era presente.

"E il prossimo lotto," grido' il banditore, "e' questo stupendo, ineguagliabile, meraviglioso asino.

Chi inizia offrendo cinque pezzi d'oro?" "Solo cinque per un asino?" Nasrudin rimase impressionato.

Cosi' inizio' a fare delle offerte. Mentre il prezzo saliva sempre piu' con il banditore che tesseva le lodi dell'asino ad ogni offerta, Nasrudin divenne sempre piu' ansioso di acquistarlo.

L'asta si assesto' infine su un duello fra il Mullah e un contadino.

A quaranta pezzi d'oro fu aggiudicato a Nasrudin. Pago' al banditore la commissione di un terzo, si prese la sua parte di denaro come venditore, poi prese possesso dell'asino come compratore.

L'asino valeva forse venti pezzi d'oro.

Cosi' si ritrovo' al verde: ma aveva acquistato un asino i cui meriti, come ora sapeva, aveva ignorato fino a che non erano stati dipinti in modo cosi' splendente dal banditore di citta'. "Non mi lascio mai scappare un affare," disse Nasrudin fra se', mentre si diresse verso casa con la sua ricompensa. 80.

L'auspicio che ha funzionato Un ladro stava rubando il mantello di Nasrudin.

Per caso nello stesso momento il suo asino si mise a ragliare. Nasrudin fu entusiasta, e inizio' a gridare: "Un meraviglioso auspicio! Buone nuove! Il raglio di un asino porta sicurezza!" Il ladro fu messo talmente in allarme da questo rumore che lascio' cadere il mantello e si diede alla fuga. 81.

Il cambiamento Fin dall'infanzia Nasrudin era noto come il 'bastian contrario'.

La sua famiglia si era abituata a tal punto a questa sua abitudine che gli dicevano sempre di fare l'opposto di quello che volevano che facesse. Il giorno del suo quattordicesimo compleanno, Nasrudin e suo padre stavano portando un asino carico di farina al mercato.

Col sorgere del sole stavano attraversando un ponte di corda pericolante, e il carico inizio' a scivolare. "Svelto, Nasrudin," gli grido' suo padre, "solleva il carico a sinistra, altrimenti la farina andra' perduta." Nasrudin sollevo' immediatamente il sacco di sinistra sull'asino.

Di conseguenza tutta la farina rimase sbilanciata, e cadde nel torrente di sotto. "Stupido sciocco!" disse suo padre.

"Non fai sempre tutto al contrario? Non ho forse precisato il carico sinistra intendendo quello di destra?" "Si' padre, ma adesso ho compiuto quattordici anni.

E dall'alba di oggi mi si considera un adulto e razionale, e pertanto osservo i tuoi ordini." 82.

Il valore di un desiderio Nasrudin aveva un bufalo le cui corna erano molto ampie.

Aveva spesso pensato che se poteva montarci in mezzo, sarebbe stato come stare seduti su un trono. Un giorno l'animale si sedette vicino a lui, ed egli non ebbe che da sedersi tra le corna.

Non pote' resistere alla tentazione.

Il bufalo si rialzo' in piedi quasi subito e lo sbalzo' in terra. Sua moglie, trovandolo coricato in terra privo di conoscenza, inizio' a piangere. "Non piangere!" disse il Mullah riprendendo i sensi.

"Ho sofferto, ma almeno ho realizzato il mio desiderio." 83.

Quando preoccuparsi L'asino di Nasrudin si perse.

Tutti lo aiutarono a perlustrare il vicinato. Gli dissero: "Non sembri affatto preoccupato.

Non capisci che il tuo asino potrebbe non venire mai ritrovato?" Nasrudin disse: "Vedi quella collina laggiu'? La' nessuno ha ancora guardato.

Se non lo trovano li', allorainiziero' a preoccuparmi." 84.

Altrimenti... Nasrudin andava per il paese gridando: "Ho perso la mia bisaccia! Trovatela," continuo' con voce tonante, "altrimenti..." La gente allarmata cerco' la borsa in ogni dove.

Alla fine salto' fuori. "Cosa avresti fatto, Mullah," gli chiesero, "se non l'avessimo trovata?" "Me ne sarei fatta un'altra utilizzando del materiale che ho in officina." 85.

Quanto e' lungo troppo lungo? Un uomo voleva tagliare la coda di un cavallo.

Chiese al Mullah quanto doveva lasciarla lunga. "Fa poca differenza," disse Nasrudin, "perche', non avendo riguardo per quello che fai, le opinioni varieranno; anche la tua stessa opinione, da una volta all'altra.

Troppo lunga, no, troppo corta..." 86.

Anacronismo "Perche' stai seduto all'incrocio, Mullah?" "Un giorno qui accadra' qualcosa, e si radunera' una folla.

Quando succedera' potrei non riuscire ad essere abbastanza vicino, quindi inizio a provvedere da adesso." 87.

Non c'e' tempo da perdere Nasrudin corse ad un appuntamento in una citta' vicina completamente nudo.

Gli chiesero perche'. "Avevo talmente fretta di vestirmi che mi sono dimenticato dei vestiti." 88.

Altruismo Nasrudin provava e riprovava a fare un turbante con un pezzo di stoffa che gli avevano dato, ma era troppo corto.

Allora lo porto' al mercato e lo diede a un banditore perche' glie lo vendesse. Quando la vendita ebbe inizio, senti' il banditore tessere smisurate lodi della stoffa, e le offerte salirono sempre piu'. "Non posso stare ad ascoltare cosi' tante cose buone dette di un lacero pezzo di stoffa che mi ha creato cosi' tanti problemi," penso' il Mullah.

"Dovrei nascondere i limiti di un tale oggetto privo di valore?" Cosi' raggiunse in punta di piedi l'uomo che aveva fatto l'ultima offerta e gli sussurro': "Quel pezzo di stoffa non e' adatto ad essere comprato per farci un turbante: e' troppo corto." 89.

Forse lassu' c'e' una strada Alcuni ragazzini decisero di rubare le babbucce del Mullah e di fuggire via con esse.

Lo chiamarono, e gli indicarono un albero: "Nessuno riuscirebbe ad arrampicarsi su quell'albero." "Ciascuno di voi ci riuscirebbe," disse Nasrudin, "e ve lo dimostro." Si tolse le babbucce, le infilo' nella cintura e inizio' ad arrampicarsi. "Mullah," gli gridarono, "non ti serviranno le tue babbucce su un albero." Nasrudin, che aveva intuito senza sapere perche' che avrebbe dovuto portare le babbucce con se', li rintuzzo': "Bisogna essere preparati ad ogni evenienza.

Per quanto ne so, lassu' potrei trovare una strada." 90.

L'annuncio Nasrudin si mise in piedi nella piazza del mercato e inizio' a rivolgersi alla folla degli astanti. "O gente! Volete conoscenza senza difficolta', verita' senza menzogna, risultati senza sforzo, miglioramenti senza sacrifici?" In breve tempo una grande folla si raccolse, e ciascuno gridava: "Si', si'!" "Eccellente!" disse il Mullah, "volevo solo saperlo.

Potete contare su di me che vi diro' tutto se mai scopriro' una cosa simile." 91.

Cosa c'e' di sopra e cosa c'e' di sotto Un nobile cocciuto era riuscito ad ottenere dal sultano il diritto ad avere parte dei raccolti sulle terre occupate da Nasrudin.

Quando il cancelliere di Corte gli chiese di quali raccolti desiderasse avere una parte, egli rispose semplicemente: "Scrivi soltanto: "di tutto quello che cresce sopra il terreno"." Si presento' alla casa del Mullah con l'ordinanza munita di debito sigillo.

Ma quell'anno Nasrudin aveva piantato rape, e la parte di raccolto sopra il terreno non ammontava a molto. L'anno seguente l'uomo di citta' venne a reclamare la sua parte, avendo fatto precisare sulla sua ordinanza "tutto il raccolto che cresce sotto terra".

Quest'anno, tuttavia, il Mullah stava coltivando frumento. 92.

Lo speculatore Nasrudin acquisto' una grande quantita' di uova e le vendette tutte in una volta a un prezzo inferiore al costo. Quando gli chiesero perche' lo aveva fatto, rispose: "Di sicuro non vorrete che si dica di me che sono un approfittatore?" 93.

Piu' rumoroso di un bue Nasrudin rubo' un manzo, lo uccise e lo scuoio'. Il proprietario ricondusse il crimine a lui, e inizio' a gridare e a lamentarsi. "Che strano," disse Nasrudin, "il modo in cui operano causa ed effetto.

Io uccido un animale, e ilproprietario si comporta come se venisse scuoiato." 94.

Non ho iniziato io Nasrudin entro' in una moschea e si mise a sedere.

La sua camicia era abbastanza corta, e l'uomo dietro di lui la tiro' piu' in basso, pensando che fosse sconveniente. Nasrudin si mise subito a tirare la camicia dell'uomo davanti a lui. "Cosa stai facendo?" gli chiese l'uomo di fronte. "Non lo chiedere a me.

Chiedilo all'uomo dietro, ha iniziato lui." 95.

Nella moschea Nasrudin stava seduto in meditazione in una moschea, alla fine di una fila di fedeli.

Uno all'improvviso disse involontariamente: "Chissa' se ho lasciato il fuoco acceso a casa?" Il suo vicino disse: "Hai infranto il tuo silenzio e hai rovinato la preghiera.

Adesso dovrai recitarla di nuovo." "Anche tu," disse l'uomo accanto. "Sia lodato Allah," disse il Mullah Nasrudin ad alta voce, "che non ho infranto il silenzio." 96.

Uova Un gruppo di giovani portarono delle uova a un bagno turco dove Nasrudin era atteso. Quando entro' nella stanza del vapore dove stavano seduti, dissero: "Facciamo finta di essere galline, e vediamo se riusciamo a deporre delle uova.

Chi non ci riesce paga il bagno a tutti." Nasrudin acconsenti'. Dopo un po' di chiocciare, ciascuno tiro' fuori un uovo da dietro di se' e lo mostro'.

Poi chiesero a Nasrudin il suo contributo. "Fra tante galline," disse Nasrudin, "ci sara' sicuramente un gallo!" 97.

Allah provvedera' "Allah provvedera'," disse un giorno Nasrudin a un uomo che si lamentava del fatto che qualcuno aveva rubato dei soldi da casa sua. L'uomo si mostro' dubbioso. Nasrudin lo porto' alla moschea, e si prostro' al suolo, implorando Allah di far riavere all'uomo venti monete d'argento. Infastiditi dalla sua presenza, i devoti fecero una colletta e la somma fu donata al derubato esterrefatto. "Puoi non capire gli strumenti in opera nel mondo," disse il Mullah, "ma sono sicuro che ne capisci la finalita' quando ti viene offerta in una forma cosi' concreta." 98.

La scuola Uno dei ragazzi alla scuola del Mullah chiese: "Chi ha raggiunto il risultato piu' notevole, l'uomo che ha conquistato un impero, l'uomo che avrebbe potuto farlo e non l'ha fatto, o l'uomo che ha impedito che un altro lo facesse?" "Non ne so nulla di queste cose," disse il Mullah, "ma conosco un'impresa piu' difficile di tutte queste." "Di cosa si tratta?" "Cercare di insegnarvi a vedere le cose come realmente sono." 99.

Chiaroveggenza "Ehi Mullah," grido' un nobile altezzoso mentre Nasrudin passava per strada, "quali di queste deviazioni devo prendere per la capitale?" "Come facevi a sapere che ero un Mullah?" chiese Nasrudin. L'altro aveva solo usato quella parola a caso, ma voleva far sfigurare il sempliciotto. "Riesco a leggere nella mente della gente." "Molto bene," disse Nasrudin andandosene, "allora leggi la via per la capitale."

Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 23rd of August 2021 12:43:09 PM

100.

Estensione invisibile Nasrudin vide un uomo che vendeva al mercato una spada di bellissima fattura.

"Come puo' un pezzo di acciaio valere cinquanta pezzi d'oro?" chiese. Il banditore capi' che non era un esperto di arte, e disse: "Questa e' una spada magica.

In battaglia si allunga di diversi piedi e raggiunge il nemico." In pochi minuti il Mullah fu di ritorno con un paio di pinze da carbone.

"Vendi queste," disse al banditore, "e bada che il prezzo di partenza e' di cento pezzi d'oro." "Credo che otterrai poco piu' di alcuni spiccioli di rame per queste," disse l'uomo. "Sciocchezze," disse il Mullah.

"Possono sembrare pinze normali.

Ma quando mia moglie me le lancia, anche da una distanza di trenta piedi, schizzano attraverso le fessure, estendendosi invisibili." 101.

Errore di identita' Il Mullah Nasrudin aveva avuto da dire con lo Sceicco di un monastero in cui risiedeva.

Un giorno mancava un sacco di riso, e il capo ordino' a tutti di mettersi in fila nel cortile.

Poi disse loro che l'uomo che aveva rubato il riso ne aveva alcuni chicchi nella barba. "Questo e' un vecchio trucco per fare in modo che il colpevole si tocchi la barba," penso' il vero ladro, e non si mosse. "Il capo si vuole vendicare di me," penso' Nasrudin, "e sicuramente ha seminato del riso nella mia barba.

Farei meglio a spazzolarlo via cercando di farmi notare il meno possibile." Passo' le dita nella barba e si accorse che tutti lo stavano guardando. "Sapevo che mi avresti incastrato prima o poi," disse Nasrudin. 102.

Ragionare per deduzione "Quanti anni hai, Mullah?" gli chiesero. "Tre anni piu' di mio fratello." "Come lo sai?" "Ragionando.

L'anno scorso ho sentito mio fratello che diceva a qualcuno che avevo due anni piu' di lui.

E' passato un anno.

Questo significa che sono piu' vecchio di un anno. Presto saro' abbastanza vecchio da essere suo nonno." 103.

Che sia grano Un vicino chiese a Nasrudin di assisterlo in un caso di possesso conteso di grano. "Hai visto consumare la transazione?" chiese il giudice a Nasrudin. "Si', ho visto distintamente i sacchi d'orzo passare di mano." "Ma in questo caso si tratta di sacchi di grano, non di orzo." "E' irrilevante.

Sono qui per dire che il mio amico ha ragione.

In quanto testimone mendace non posso forse dire qualunque cosa senza che mi si debba ritorcere contro?" 104.

Il genio Il figlioletto di Nasrudin stava dicendo sciocchezze: "Papa', mi ricordo del giorno in cui tu sei nato." Il Mullah si rivolse trionfante a sua moglie: "Ecco, vedi, Kerima, questo non prova forse che mio figlio e' un genio?" 105.

Perche'? Un approfittatore del posto, volendo ricevere una ricompensa per aver portato buone notizie, corse un giorno alla casa del Mullah. "Nasrudin, buone notizie!" "Di cosa si tratta?" "Stanno cocendo dei dolci nella casa qui accanto!" "E io cosa c'entro?" "Ma loro te ne daranno un po'!" "E tu cosa c'entri?" 106.

E' quello che dice che importa Un vicino crudele ando' a chiedere in prestito l'asino di Nasrudin. "Dovro' chiedere il suo permesso," disse il Mullah. "Va bene, va e chiediglielo." Nasrudin torno' poco dopo dalla stalla. "Mi dispiace, e' dotato di preveggenza, e dice che il futuro non e' propizio per il tuo rapporto con lui," disse all'uomo. "Allora cosa vede nel futuro?" "Glie l'ho chiesto.

Ha semplicemente detto: "Lunghi viaggi e pasti brevi, ossa doloranti e ginocchia spellate"." 107.

Cosa trovera'? "C'e' un ladro al piano di sotto," disse la moglie di Nasrudin una notte. "Non far rumore," bisbiglio' il Mullah.

"Se qui trova qualcosa, ce lo deve aver portato lui. Magari ci lascia anche qualcosa." 108.

Tanto per chiedere "Ho sentito dire che hai dell'aceto vecchio di quaranta anni," disse un vicino a Nasrudin. "Me ne daresti un po'?" "Certo che no," disse il Mullah.

"Non sarebbe vecchio di quaranta anni se lo dessi via, no?" 109.

Andiamo e veniamo "Da dove veniamo, e dove andiamo, e com'e'?" tuono' un derviscio errante. "Non lo so," disse Nasrudin, "ma deve essere abbastanza terribile." Un astante gli chiese perche'. "L'osservazione mostra che quando arriviamo come neonati stiamo piangendo.

E molti di noi se ne vanno piangendo, e anche con riluttanza." 110.

Il karkorajami "Che cos'e' un karkorajami?" chiesero al figlio piccolo di Nasrudin, che stava parlando di personaggi delle fiabe. "Perche'? E' quello che dice il nome stesso," disse il ragazzino.

"E' un coso cieco, sordo e muto." "Si'," interruppe il Mullah, "e gli ho insegnato io a essere tutte queste cose." 111.

L'odore di un pensiero Nasrudin era senza un soldo, e sedeva avvolto in una coperta mentre fuori il vento ululava. "Almeno," penso', "i vicini non sentiranno odore provenire dalla mia cucina, e non si rivolgeranno a me per mendicare del cibo." In quel momento gli venne in mente il pensiero di una minestra calda e profumata, e lo assaporo' mentalmente per diversi minuti. Si senti' bussare alla porta.

"Mi ha mandato mia madre," disse la figlioletta del vicino, "per chiederti se avevi un po' di minestra in piu' da darci, di minestra calda e aromatica." "Che il cielo ci aiuti," disse Nasrudin, "i vicini sentono persino l'odore dei pensieri." 112.

Il ladro Un ladro entro' nella dimora di Nasrudin e porto' a casa propria quasi tutti i beni del Mullah.

Nasrudin era rimasto ad osservare dalla strada.

Dopo alcuni minuti Nasrudin prese una coperta, lo segui', entro' nella sua casa, si sdraio' e fece finta di andare a dormire. "Chi sei, e che cosa fai qui?" chiese il ladro. "Beh," disse il Mullah, "stavamo traslocando, no?" 113.

Una questione di tempo, non di luogo Un uomo si fece vivo per chiedere in prestito una corda. "Non la puoi avere," disse Nasrudin. "Perche' no?" "Perche' la sto usando." "Ma la vedo li', posata in terra." "E' vero, e' proprio quello il suo utilizzo." "E per quanto tempo la utilizzerai cosi', Mullah?" "Finche' non avro' voglia di darla in prestito," disse Nasrudin. 114.

Tutto in nome di mia moglie Un giorno Nasrudin stava mangiando un enorme pollo arrosto quando un uomo povero passo' di li' e disse, sbirciando dalla finestra: "Per favore, dammi un po' di quell'uccello, perche' sto morendo di fame!" "Volentieri," disse Nasrudin.

"Se fosse per me te lo darei tutto.

Ma, sfortunatamente, appartiene a mia moglie." 115.

Aspettando che il lievito fermenti La moglie di Nasrudin lo mando' al fiume a prendere dell'acqua. Lei non poteva andare, spiego', seppure si trattasse di un lavoro da donna, perche' stava aspettando che l'impasto lievitasse. Il Mullah si diresse alla sponda del fiume, si sporse con il vaso, e lo perse nell'acqua. Un'ora dopo stava ancora seduto li', guardando fisso nell'acqua.

Un passante gli chiese che cosa stesse facendo. "Sto aspettando," disse, "che l'impasto lieviti." 116.

Persino il fuoco Il Mullah cercava di mantenere vivo il suo fuoco, ma le braci non producevano alcuna fiamma per quanto lui ci soffiasse sopra. Perdendo le staffe esclamo': "Porto qui mia moglie se non ti accendi!" e soffio' piu' che poteva.

Il carbone si illumino' con maggiore intensita', e allora lui afferro' il cappello di sua moglie e se lo mise, per aumentare l'effetto.

Improvvisamente vide una fiamma. Nasrudin sorrise.

"Persino il fuoco e' terrorizzato da mia moglie!" 117.

Piu' tardi di quanto pensi Decidendo, per una volta, di digiunare per i trenta giorni del Ramadan, Nasrudin penso' che avrebbe tenuto il conto mettendo una pietra al giorno in un vaso. La sua figlioletta, vedendo suo padre che faceva questa cosa, inizio' a prendere pietre da tutto il giardino e a metterle anche lei nel vaso.

Nasrudin non ne sapeva nulla. Alcuni giorni dopo dei viaggiatori di passaggio gli chiesero quanti giorni del mese di digiuno erano gia' trascorsi.

Nasrudin corse al vaso, e conto' le pietre.

Poi torno' indietro e disse: "Quarantacinque." "Ma ci sono soltanto trenta giorni in un mese!" "Non sto esagerando," disse il Mullah, orgoglioso, "anzi e' proprio il contrario.

Il numero effettivo e' centocinquantatre." 118.

Per conto proprio Il re aveva lasciato libero un cucciolo di elefante nei pressi del paese di Nasrudin, e stava distruggendo i raccolti. La gente decise di andare in massa da Tamerlano per protestare.

Nasrudin, che era noto per aver fatto divertire qualche volta il Re, fu messo a guida della delegazione. Il gruppo rimase talmente sopraffatto dalla magnificenza della Corte che spinse avanti Nasrudin nella sala delle udienze e si disperse. "Ebbene," disse il Re, "cosa vuoi, Nasrudin?" "E' per il vostro elefante, Maesta'..." balbetto' il Mullah.

Si rese conto che il Re era di cattivo umore quella mattina. "Ebbene, e cosa c'e' riguardo il mio elefante?" "Noi, cioe' io, stavo pensando che avesse bisogno di un compagno di giochi." 119.

Limiti di percezione Mentre stava portando in un certo posto dei galli, Nasrudin penso' di lasciarli liberi per un po', consentendo loro di fare una parte della strada.

Iniziarono a vagare in ogni direzione beccando in terra. "Sciocchi!" grido' Nasrudin.

"Sapete quando sta per sorgere il sole: com'e' che non riuscite neanche a capire in quale direzione sto andando?" 120.

Da che parte? Un uomo che aveva studiato in molte scuole di metafisica venne a trovare Nasrudin.

Al fine di mostrargli che avrebbe potuto essere accettato come discepolo, descrisse in dettaglio dove era stato e cosa aveva studiato. "Spero che tu mi accetti, o almeno che mi esponi le tue idee," disse, "dal momento che ho passato cosi' tanto tempo a studiare in queste scuole." "Mi dispiace!" disse Nasrudin, "tu hai studiato i maestri e i loro insegnamenti.

Quello che sarebbe dovuto accadere e' che gli insegnanti e gli insegnamenti avrebbero dovuto studiare te.

In quel caso avremmo ottenuto qualcosa di valido!" 121.

Il cavallo del lattaio Nasrudin decise di mettersi a vendere della legna da ardere, e compro' il cavallo di un lattaio per poco prezzo per farsi aiutare nei suoi giri.

Il cavallo conosceva il suo vecchio giro, e si fermava ad ogni gruppo di case e nitriva forte.

La gente usciva con i recipienti per il latte e inveiva contro il Mullah quando si accorgeva che vendeva solo legna da ardere. Alla fine Nasrudin non ce la fece piu', e agito' un pugno all'indirizzo del cavallo dicendo: "Sistemiamo questa faccenda una volta per tutte.

Chi e' il venditore, tu o io? Tu nitrisci annunciando legna da ardere, e loro se la prendono con me perche' non porto il latte." 122.

A cosa serve tutto questo? Nasrudin era sdraiato sotto un albero di gelso in una calda giornata d'estate, guardando alcuni enormi angurie che crescevano nelle vicinanze.

La sua mente si rivolse ad argomenti piu' elevati. "Come puo' essere," si domando', "che un immenso e notevole albero come questo gelso dia frutti cosi' minuscoli? E guarda quella triste, gracile pianta rampicante che produce delle angurie tanto enormi e deliziose..." Mentre stava riflettendo circa il paradosso, un frutto del gelso cadde atterrando sulla sua testa rasata. "Capisco," disse Nasrudin.

"E' quello il motivo, vero? Avrei dovuto pensarci prima." 123.

Esperto di piramidi Nasrudin stava seduto tra i rami di un albero, annusando i boccioli e prendendo il sole. Un viaggiatore gli chiese che cosa stesse facendo lassu'. "Mi sto arrampicando sulla Grande Piramide." "Non sei affatto nei pressi di una piramide.

E ci sono quattro lati per salire su una piramide: uno per ogni faccia.

Quello e' un albero!" "Si'!" disse il Mullah.

"Ma e' molto piu' divertente cosi', non credi? Uccelli, boccioli, brezze, sole.

Riesco a malapena a immaginare che sarei riuscito a fare di meglio." 124.

Dove sono seduto Ad un convegno di teologi, Nasrudin era seduto proprio in fondo alla stanza, nel punto piu' lontano dal posto d'onore.

Dopo un po' si mise a raccontare barzellette, e presto la gente si raduno' intorno a lui, ridendo e ascoltando.

Nessuno presto' piu' attenzione al patriarca che stava tenendo un discorso erudito.

Quando non riusci' piu' nemmeno a sentire quello che lui stesso diceva, il presidente dell'assemblea esclamo' infuriato: "Dovete fare silenzio! Nessuno puo' parlare a meno che non sieda dove e' seduto il capo." "Non so come la vedi," disse Nasrudin, "ma mi colpisce il fatto che dove io siedo sia il posto in cui e' seduto il capo." 125.

Chiunque puo' farlo in quel modo Un chierico testardo e ottuso stava tenendo un discorso alle persone nella casa da te' dove Nasrudin passava molto del suo tempo. Con il passare delle ore, Nasrudin si rese conto come i pensieri di quest'uomo funzionassero secondo modelli precostituiti e di come fosse vittima di vanita' e orgoglio, e come piccoli argomenti di logica inverosimile e fine a se stessa venivano da questo estesi ed applicati ad ogni situazione. Veniva discusso un argomento dopo l'altro, ed ogni volta l'intellettuale citava libri e precedenti, false analogie e supposizioni inverosimili prive di consistenza intuitiva. Dopo un po' tiro' fuori un libro che aveva scritto, e Nasrudin allungo' la mano per vederlo, perche' era l'unico alfabetizzato tra i presenti. Tenendolo davanti agli occhi, Nasrudin volto' una pagina dopo l'altra, mentre i presenti assistevano alla scena.

Dopo diversi minuti, il chierico itinerante inizio' a muoversi nervosamente.

Dopo non riusci' piu' a trattenersi.

"Stai tenendo il mio libro capovolto!" strillo'. "Lo so," disse Nasrudin.

"Dal momento che e' uno degli schemi che sembra aver prodotto te, mi sembra che sia l'unica cosa sensata da fare se uno vuole provare a capirci qualcosa." 126.

Vita e morte Nasrudin si arrampico' su un albero per segare un ramo.

Un passante che vide quello che stava facendo, urlo': "Fai attenzione! Sei sulla parte sbagliata del ramo.

Cadrai insieme ad esso." "Sono uno sciocco che dovrebbe darti retta, o tu sei un veggente che puo' predirmi il futuro?" chiese il Mullah. Poco piu' tardi, comunque, il ramo cedette e lui cadde a terra.

Nasrudin rincorse l'uomo fino a che lo raggiunse.

"La tua predizione si e' avverata! Adesso dimmi, come moriro'?" Per quanto ci provasse, l'altro non riusciva a convincere Nasrudin di non essere un veggente.

Alla fine perse la pazienza e disse: "Potresti anche morire adesso." Appena senti' queste parole il Mullah cadde a terra e rimase immobile.

I suoi vicini lo trovarono e lo misero in una bara.

Mentre stavano andando al cimitero ci fu una discussione su quale fosse la strada piu' breve.

Nasrudin si spazienti'.

Tirando fuori la testa dalla bara disse: "Quando ero vivo, qui giravo a sinistra, perche' e' la strada piu' rapida." 127.

Un soldo in meno da pagare Seduto vicino ad alcune pietre che attraversavano un fiume, il Mullah vide che dieci ciechi volevano attraversare il corso d'acqua.

Si offri' di aiutarli ad attraversare per un soldo ciascuno. Accettarono e inizio' a portarli dall'altra parte. Nove erano stati posti in salvo sull'altra sponda.

Ma, mentre stava procedendo con il decimo, il poveretto inciampo' e fu trascinato via dalla corrente. Avvertendo che qualcosa non andava i nove superstiti iniziarono a chiamare ad alta voce: "Che cosa e' successo, Nasrudin?" "Un soldo in meno da pagare," disse il Mullah. 128.

Perche' lo chiedete a me? Un giorno Nasrudin stava cavalcando, quando il suo asino si spavento' di qualcosa sul suo cammino e inizio' a imbizzarrirsi. Mentre li sorpassava a velocita' insolita, dei contadini gli gridarono: "Nasrudin, dove stai andando cosi' di fretta?" "Non chiedetelo a me," urlo' il Mullah, "chiedetelo al mio asino!" 129.

Le figlie Nasrudin aveva due figlie.

Una era sposata a un contadino, l'altra a un costruttore di mattoni. Un giorno entrambe lo andarono a trovare. La moglie del contadino disse: "Mio marito ha appena terminato la semina.

Se piove, mi compra un vestito nuovo." L'altra disse: "Speriamo di no.

Mio marito ha appena fatto un gran numero di mattoni, pronti per la cottura.

Se non piove mi compra un vestito nuovo." "Una di voi potrebbe meritare qualcosa," disse il Mullah, "ma non saprei dire quale." 130.

Tutto incluso Nasrudin acquisto' una manciata di datteri e si sedette in terra per mangiarli.

Sua moglie noto' che riponeva meticolosamente ogni nocciolo in tasca. "Perche' non butti via i noccioli, come fa chiunque altro?" "Perche' quando ho comprato i datteri ho chiesto al fruttivendolo se il prezzo dei datteri era comprensivo anche dei noccioli.

Lui disse "Si', comprende tutto." Cosi' i noccioli sono miei come lo sono i frutti.

Posso tenermeli o gettarli via." 131.

Perche' non dovrebbero essere in lutto? Nasrudin allevava polli e li vendeva al macellaio del luogo. Un giorno era immerso nei suoi problemi di polli quando vide passare un uomo vestito a lutto. "Dimmi," disse il Mullah, correndo alla staccionata, "perche' porti quei vestiti?" "Perche' i miei genitori sono morti: questo e' il modo in cui li compiango." Il giorno dopo dei passanti videro che ciascun pollo di Nasrudin portava un nastro nero intorno al collo. "Mullah," gridarono, "perche' questi polli portano un nastro nero?" "I loro genitori, come potete ben immaginare," disse il Mullah, "sono morti.

Perche' non li dovrebbero compiangere?" 132.

Da non tenere Alla vista di qualcosa che luccicava nella grondaia, il Mullah Nasrudin corse a raccoglierlo. Era uno specchio metallico. Guardandolo da vicino, vide il suo volto riflesso. "Non c'e' da stupirsi che l'abbiano buttato via, a nessuno mai potrebbe piacere nulla di cosi' brutto.

Ed e' colpa mia che l'ho raccolto senza riflettere sul fatto che poteva trattarsi di qualcosa di spiacevole." 133.

Il medico Una donna chiamo' il Mullah in veste di medico perche' non si sentiva bene.

Quando arrivo' e provo' ad auscultarle il polso, lei fu troppo timida e si copri' il braccio con la manica. Nasrudin tiro' fuori un fazzoletto dalla tasca e lo poso' sulla manica. "Che cosa stai facendo, Mullah?" "Non sapevi? Una pulsazione di cotone viene sempre auscultata da una mano di seta." 134.

Appetito "Non sono riuscito a mangiare nulla per tre giorni." "Santo cielo, Mullah, con il tuo appetito? Devi essere molto malato." "Per niente: nessuno mi ha invitato fuori a mangiare, questo e' tutto." 135.

Il segreto Nasrudin guardo' giu' da un muro e vide un magnifico prato, soffice e verde come il velluto piu' pregiato.

Si rivolse al giardiniere che lo stava innaffiando: "Qual e' il segreto per avere un prato cosi'?" "Non ci sono segreti," disse il giardiniere.

"Non ho problemi a dirtelo se scendi quaggiu'." "Fantastico," disse il Mullah, ruzzolando giu' accanto a lui.

"Ne faro' uno per me, e trasformero' tutto il mio giardino in un prato cosi'." "La tecnica," disse il giardiniere, "consiste semplicemente nel piantare un prato, togliere le erbacce, e mantenerlo in piano e liscio tagliando l'erba di frequente." "So fare tutte queste cose! E quanto tempo si impiega ad ottenere questo risultato?" "Circa ottocento anni." "Mi piace il panorama che vedo dalla mia finestra anche senza erba," disse Nasrudin. 136.

Massima capacita' Un fragile vaso cinese, antico e di valore, era stato trovato dagli uomini in paese.

Si dibatteva alla casa da te' circa la sua esatta capacita'. Durante la discussione entro' il Mullah.

La gente si rivolse a lui per avere un responso autorevole. "E' semplice," disse Nasrudin.

"Portate qui il vaso e un po' di sabbia." Fece riempire il vaso con strati successivi di sabbia fine, pressandola con un martelletto. Alla fine il vaso esplose. "Ecco a voi," disse trionfante rivolgendosi ai presenti, "e' stata raggiunta la massima capacita'.

Adesso non rimane che togliere un solo granello di sabbia e avrete l'esatta quantita' necessaria a riempire un contenitore come questo." 137.

Battaglia dei sessi* Nella casa da te' la gente discuteva circa il rapporto numerico tra i sessi. "Nel mondo," disse il fornaio, "uomini e donne si equivalgono per numero." "Al contrario," disse Nasrudin, "c'e' circa il dieci per cento di uomini." "Come arrivi a questa conclusione?" "Il novanta per cento fa quello che le loro mogli dicono loro di fare." • nell'originale e' disegnata a fumetti 138.

Alla frontiera Nasrudin stava trasportando un cesto di uova attraverso la frontiera.

I produttori di uova del paese oltre la frontiera, ansiosi di tutelare i loro diritti, avevano posto il problema al Re. Il Re aveva decretato che era proibito importare uova. Gli ufficiali di dogana in servizio adocchiarono facilmente Nasrudin, lo portarono alla loro postazione e iniziarono a interrogarlo. "La pena per la menzogna e' la morte.

Cosa c'e' dentro quel cesto?" "Dei polli piccolissimi." "Allora si tratta di animali da cortile.

Li dobbiamo sequestrare," disse l'ufficiale chiudendoli in un armadio, "e nel frattempo apriamo un'inchiesta.

Ma non temere, penseremo noi a nutrirli, ce ne assumiamo la responsabilita'." "Ma questi sono polli speciali," disse Nasrudin. "In che senso?" "Beh, avete sentito dire che vi sono animali che soffrono, invecchiano prima del tempo quando vengono privati delle attenzioni del loro padrone?" "Certo." "Questi polli sono cosi' sensibili e di una razza talmente speciale che se li si lascia soli per un istante, ringiovaniscono prima del tempo." "Quanto ringiovaniscono?" "Possono addirittura tornare ad essere uova." 139.

Prova qualunque cosa una volta Nasrudin stava appostato nei pressi di una taverna.

Era senza soldi, e fra le altre cose il vino era proibito ai veri credenti.

Il coppiere del sultano usci' trasportando un fragile fiasco di vino. Si videro nello stesso istante. "Onorevole Saki," inizio' il Mullah, "dammi..." "Darti cosa, Mullah?" Chiedere del vino sarebbe stato ammettere esplicitamente che l'avrebbe bevuto. "Dammi...

un buon consiglio." "Molto bene.

Vai a leggere un libro." Un po' tra se', Nasrudin mormoro': "Oh no, cosi' non va!" "Perche' no?" "Oh...

ehm...

ci ho gia' provato una volta." 140.

Sette in un colpo Un soldato era di ritorno dalla guerra.

La casa da te' trepidava per l'attesa. "Un giorno alle frontiere settentrionali trucidai ben sei infedeli, tutti dalla barba rossa." Ci fu un fragoroso applauso. "Non puoi far di meglio di cosi', Mullah," disse un burlone che aveva appena ingannato Nasrudin facendogli giurare che avrebbe dovuto dire letteralmente la verita' per le prossime ventiquattro ore. Il Mullah si levo' in tutta la sua statura. "Non mi vanto spesso, e ho giurato di dire la verita'.

Molto bene: sappiate tutti che ho personalmente trucidato sette infedeli in un colpo solo." Usci' impettito mentre tutti lo guardavano con rinnovato rispetto facendo ritorno alla sua stanza, dove sette scarafaggi infedeli giacevano all'ombra del suo acchiappamosche. 141.

Materiale grezzo Tutti alla casa da te' criticavano Wali.

Era generalmente considerato un incapace, e ciascuno ne aveva da dire contro di lui. "Quell'uomo," sentenzio' il sarto alle cui parole veniva solitamente dato un certo peso, "e' una testa di cavolo." Ciascuno mormoro' il proprio assenso, ad eccezione di Nasrudin. "Non e' cosi', Aga," disse.

"Siamo giusti.

Un cavolo puo' essere bollito e mangiato.

Di Wali invece cosa si potrebbe fare?" 142.

Acchiappa il tuo coniglio La gente parlava strane, a volte mitiche bestie, e nella casa da te' dissero a Nasrudin che vi erano mostri da scoprire anche in prossimita' del suo stesso paese. Mentre stava ritornando verso casa, il Mullah vide un animale nuovo.

Aveva lunghe orecchie, come un asino, ma era marrone, peloso e agile.

Era talmente distratto che Nasrudin riusci' ad avvicinarsi di soppiatto ed acchiapparlo per le orecchie.

Non aveva mai visto nulla di simile.

Si trattava, infatti, di un coniglio. Lo porto' a casa, lo lego' dentro un sacco e proibi' a sua moglie di aprirlo.

Poi torno' di corsa verso la casa da te'. "Ho trovato qualcosa," annuncio' con tono grave, "che ha orecchie da asino, mastica come un cammello e adesso e' dentro un sacco in casa mia.

Non si e' mai visto un simile animale prima." La casa da te' si svuoto' immediatamente e tutti corsero alla casa del Mullah per vedere questa meraviglia. Nel frattempo, naturalmente, sua moglie aveva aperto il sacco, non riuscendo a trattenere la curiosita'.

Ilconiglio scappo' dalla casa e fuggi' via Lei non riusci' a farsi venire in mente nulla di meglio che mettere una pietra nel sacco e richiuderlo. Subito arrivo' il Mullah con i suoi amici che insistevano per vedere il mostro. Apri' il sacco, e usci' fuori la pietra.

Ci fu un silenzio di tomba.

Nasrudin si riprese per primo. "Amici! Se prendete sette di queste pietre, vi accorgerete che pesano tre quarti di un'oncia." 143.

Compassione per i poveri nativi Nasrudin stava compiendo uno dei suoi viaggi di insegnamento attraverso un ricco paese, diretto verso la capitale. Mentre il suo asino procedeva, rimaneva sempre piu' impressionato dall'ordine e dalla prosperita' delle fattorie ai due lati della strada. Raggiunse la citta' il primo giorno di luna nuova.

In questo luogo vigeva la consuetudine che la gente usciva in strada ad ammirare la luna piena.

Nasrudin non ne sapeva nulla, finche' non si accorse che la gente si riversava all'aperto a guardare la luna. "Possono avere un paese prosperoso," disse tra se' il Mullah, "ma noi, dopotutto, abbiamo la luna quasi sempre.

Evidentemente lei si fa vedere qui solo quando e' invisibile a noi." 144.

Quanto lontano e' abbastanza lontano? Nasrudin si trovava in difficolta'.

Sua moglie gli disse di andare a farsi una passeggiata. Inizio' a percorrere la strada, e continuo' a camminare per due giorni. Alla fine incontro' un uomo che veniva in direzione contraria. "Quando arrivi a casa mia," gli disse, "entra e chiedi a mia moglie se sono andato abbastanza lontano, o se secondo lei devo spingermi ancora oltre." 145.

Legge economica Durante le Crociate, Nasrudin venne catturato e messo ai lavori forzati a scavare la trincea nei pressi della cittadina di Aleppo.

Si trattava di un lavoro che spezzava la schiena, e il Mullah si lamento' per il suo trattamento: ma l'esercizio gli porto' dei benefici. Un mercante neutrale che un giorno passava da quelle parti lo riconobbe, e lo riscatto' per trenta dirham d'argento.

Se lo porto' a casa e lo tratto' con gentilezza, affidandolo alle cure di sua figlia. Nasrudin conduceva una vita abbastanza piacevole, ma la donna si rivelo' un'arpia. "Ricordati, tu sei l'uomo," gli disse un giorno, "che mio padre compro' per trenta dirham e mi affido'." "Certo," disse Nasrudin, "io sono quell'uomo.

Lui ha pagato trenta per avere me; tu mi hai avuto per niente e io ho persino perso i muscoli che mi ero fatto a scavare trincee." 146.

Proprieta' privata Un giorno Nasrudin, trottando con il suo asino lungo la strada, vide alcuni bellissimi fiori sul ciglio della carreggiata.

Smonto' di sella per raccoglierli, e quando torno' con il mazzo di fiori si accorse che gli avevano portato via il mantello dal dorso dell'asino. "Molto bene," disse Nasrudin, "in cambio mi prendo la tua sella.

Quel che e' giusto e' giusto." Sali' sull'asino e si mise la sella sulla schiena. 147.

Legare di sotto! Il Mullah era a bordo di una nave quando scoppio' un terribile uragano.

Tutte le mani si levarono in alto per ammainare le vele per legarle all'albero maestro. Nasrudin corse dal capitano, gridando: "Sciocchi! E' evidente che la nave si muove da sotto, mentre i tuoi uomini stanno cercando di legarla di sopra!" 148.

Fuoco Il Mullah Nasrudin venne accolto da un viscido albergatore che si dichiaro' entusiasta di ricevere un ospite cosi' distinto.

"Di qualunque cosa tu abbia bisogno, chiedi pure," disse. Durante la notte al Mullah venne sete.

Chiese dell'acqua, ma nessuno si mosse. Si ritrovo' con la gola secca, e si senti' come se avesse la bocca in fiamme. "Al fuoco! Al fuoco!" grido'. Tutto il caravanserraglio si sveglio', e subito il padrone di casa arrivo' da lui con un orcio pieno d'acqua.

"Dov'e' il fuoco?" Nasrudin indico' la propria bocca.

"Qui," disse. 149.

Istinto "Ci sono alcune cose," disse Nasrudin, "che sai essere assolutamente, intimamente, false." "Puoi farmi un esempio?" chiese uno che cercava sempre prove del soprannaturale. "Certo.

L'altro giorno, ad esempio, mentre mi stavo facendo un giro, ho sentito dire che ero morto." 150.

La domanda contiene la risposta "Dimmi la verita'," disse Tamerlano a Nasrudin, mentre sedevano nella stanza del vapore di un bagno turco. "Lo faccio sempre, Maesta'," disse il Mullah. "Quanto valgo?" "Cinque pezzi d'oro." Il Re sembro' infastidito.

"Questa cintura che lega i miei bagagli per il bagno vale pressappoco cosi'." "Tu sei senza valore," disse il Mullah, "e quando parli di 'valore' io devo rispondere nei termini della domanda.

Se parli di denaro, io ti dico il valore esteriore, ovvero quello della cintura.

Se parli del valore interiore, la domanda non puo' essere riposta a parole." 151.

Musette e asini "Ecco Nasrudin," disse uno alla casa da te' durante una discussione filosofica.

"Poniamogli una domanda difficile." "Ma lui ne sa solo di asini," disse un altro. "C'e' della filosofia negli asini," disse il Mullah sentendo le loro parole mentre entrava. "Va bene, Nasrudin," disse il fornaio, "rispondi a questa: sono venuti prima gli asini o le musette?" "E' facile.

Le musette," disse il Mullah senza esitazione. "Ma e' ridicolo!" "Provalo!" "Bene...

un asino puo' riconoscere una musetta, ma una musetta non puo' riconoscere un asino." "Presumo che abbiate la certezza che una musetta," disse Nasrudin, "non possa riconoscere un asino?" 152.

Il sogno del Mullah Una notte il Mullah sveglio' sua moglie di gran fretta e disse: "Corri, svelta, portami gli occhiali.

Sto facendo un sogno meraviglioso, e me ne vengono promesse altre da qualcuno che ho visto.

E per questo devo avere i miei occhiali." 153.

Il Re mi ha parlato Nasrudin torno' in paese dalla capitale dell'impero, e i cittadini si radunarono intorno a lui per sentire cosa aveva da dire. "Saro' breve," disse Nasrudin, "riservando le mie osservazioni su questa occasione semplicemente all'affermazione che il mio momento di maggior rilevanza e' stato quando il Re mi ha parlato." Sopraffatta dalla meraviglia e colpita dalla gloria riflessa, gran parte della gente si ritiro', e andarono per la loro strada a discutere di questo evento meraviglioso. Il paesano piu' sempliciotto di tutti torno' indietro e chiese: "Cosa ti ha detto Sua Maesta'?" "Stavo fuori dal palazzo quando e' uscito, e mi ha detto in modo abbastanza chiaro, in modo che sentissero tutti: "Togliti dalla mia strada!"." Il sempliciotto fu soddisfatto.

Adesso, con le sue orecchie, aveva sentito le parole effettivamente usate da un Re. 154.

Nessuno lo sa davvero Accorgendosi improvvisamente di non sapere chi era, il Mullah Nasrudin ando' di corsa in strada, cercando qualcuno che lo potesse riconoscere. La folla era numerosa, ma era in una strana citta' e non trovo' nessun viso familiare. All'improvviso si ritrovo' nella bottega di un falegname. "Cosa posso fare per te?" gli chiese l'artigiano andandogli incontro. Nasrudin non disse nulla. "Forse vorresti qualcosa fatto in legno?" "Andiamo per ordine," disse il Mullah.

"Ora dimmi, mi hai visto entrare nel tuo negozio?" "Si', ti ho visto." "Bene.

Adesso dimmi, mi hai mai visto prima nel tuo negozio?" "Mai prima d'ora." "Allora come fai a sapere che sono io?" 155.

Verita' "Che cos'e' la verita'?" chiese un discepolo a Nasrudin. "Qualcosa di cui non ho mai, in nessun momento, parlato.

Ne' di cui parlero' mai." 156.

I nidi dello scorso anno "Cosa stai facendo su quell'albero, Mullah?" "Sto cercando delle uova." "Ma quelli sono i nidi dello scorso anno!" "Beh, ma se tu fossi un uccello e cercassi un posto sicuro per deporre le uova, costruiresti un nido nuovo mentre tutti ti guardano?" 157.

Diritto e rovescio "Quando muori, Mullah," chiese un amico, "come vorresti essere sepolto?" "A testa in giu'.

Se, come si crede, siamo dritti in questo mondo, mi piacerebbe stare capovolto nel prossimo." 158.

Caso mai Nasrudin camminava per strada avvolto in una veste a lutto di colore blu scuro.

Lo fermarono e gli chiesero: "Perche' sei vestito cosi', Mullah? E' morto qualcuno?" "Quasi certamente," disse il Mullah Nasrudin.

"Potrebbe essere successo, sai, senza che io ne venissi informato." 159.

Tombe vecchie per nuove "Quando muoio," disse Nasrudin, "seppellitemi in una vecchia tomba." "Perche'?" gli chiesero i suoi parenti. "Perche' quando arrivano Munkir e Nakir, gli angeli che prendono nota delle buone e delle cattive azioni, potro' dire loro di proseguire dicendo che questa tomba e' gia' stata contata ed e' gia' stata individuata la punizione." 160.

Il testamento di Nasrudin "La legge prescrive che i miei servitori devono ricevere alcune quote fisse dei miei possedimenti e del mio denaro.

Non ho nulla: che venga diviso secondo la formula matematica prevista per legge.

Quello che rimane venga dato ai poveri." 161.

Incompleto Il Mullah Nasrudin stava supervisionando la costruzione della sua tomba. Alla fine, dopo che un imperfezione dopo l'altro era stata superata, il muratore venne a reclamare il suo denaro. "Non va ancora bene, costruttore." "Che cosa si puo' fare ancora?" "Dobbiamo ancora procurare il corpo." 162.

La tomba del Mullah La tomba del Mullah aveva di fronte un'immensa porta di legno, sbarrata e chiusa con lucchetti.

Nessuno ci poteva entrare, almeno dalla porta.

Come ultimo scherzo, il Mullah stabili' che la tomba non doveva avere mura intorno... La data scritta sulla lapide era 386.

Traducendo questo in lettere per sostituzione, un metodo in uso con le tombe dei Sufi, troviamo la parola SHWF.

Questa e' una radice del termine usato per "vedere", in particolare nel senso di "fare in modo che una persona veda". Forse e' per questa ragione che per molti anni la polvere della tomba fu considerata un rimedio efficace nella cura dei disturbi agli occhi... IL TUTTO OFFERTO DA EGIDIO MARIA BRUNO PRESTA Visita i miei siti web http://gurdjieff.weebly.com http://altrimondi.weebly.com http://egidioprestascienza.weebly.com http://nasreddin.weebly.com Buona ricerca della Verita' !!!



N° Post: 91
Sipolino Fabio
Sunday 15th of August 2021 11:17:26 AM


Fisica quantistica e coscienza -
Emilio del Giudice





https://youtu.be/4Jdm0x38ccI




N° Post: 90
Sipolino Fabio
Sunday 15th of August 2021 08:54:43 AM


James Bugental sulla psicoterapia esistenziale-umanistica




di Victor Yalom
Il compianto psicoterapeuta esistenziale-umanistico James Bugental riflette sulla sua vita e sul suo lavoro. La sua insistenza sulla presenza del terapeuta e del cliente ha preceduto l'attuale interesse per la consapevolezza e la psicoterapia.


L'intervista
VICTOR YALOM: COMINCERÒ con la domanda che fai sempre: siamo in diretta o siamo su nastro?
JAMES BUGENTAL: BELLA domanda. Ora, possiamo modificare l'intervista?
VY: Faro' scrivere questo a qualcuno, poi te lo spediro' per e-mail, e poi potrai guardare e vedere se c'e' qualcosa che non ti piace o cose che vuoi cambiare, e io' Rispondero' a qualsiasi richiesta o cancellazione tu abbia. Sara' un progetto comune.
JB: E questo non e' in video, quindi posso essere sciatto quanto vorrei.
VY: Certo. E grazie per avermelo ricordato—voglio avere un paio di nostre foto sincere da mettere sul sito web, prima di fermarci. Ricordo quando abbiamo realizzato la tua videocassetta, "Psicoterapia esistenziale-umanistica in azione". Nell'introduzione hai iniziato sottolineando l'effettiva realta' della situazione: anche se stavi facendo una vera sessione con un cliente, volevi riconoscere che c'erano altre persone nella stanza che influenzavano la situazione, l'operatore video e il la troupe del suono, l'illuminazione, ecc. Mi ha ricordato la tua massima "Tutto e' tutto", cioe', dobbiamo prendere in considerazione il contesto reale di ogni situazione.
JB: E'sorprendente per me anche ora quante volte le persone si uniscano a una cospirazione per negare che ci sia una telecamera o una troupe televisiva, che non conta.
VY: Il motivo per cui l'ho menzionato e' che volevo riconoscere il contesto della nostra intervista e ricordare che quel progetto video e' stata la genesi di Psychotherapy.net, che stiamo appena lanciando; e ti ho invitato a essere il primo terapista in primo piano del mese. Per questo motivo, e anche perche' hai avuto un impatto cosi' profondo sulla mia vita personale e professionale, ho pensato che fosse opportuno che tu fossi il primo terapista del mese.
JB: Lo sento con vero apprezzamento.
VY: Quindi hai scritto un nuovo libro, un altro libro, questo intitolato Psychotherapy Is not What You Think . Parlami di quel titolo.
JB: Cosa pensi che sia?
VY: Quale penso sia il titolo?
JB: Si', o cosa pensi che sia la psicoterapia, in qualsiasi modo ti piaccia.
VY: Cosa penso?
JB: Uh-huh.
VY: Mi piacerebbe avere tue notizie su quel titolo.
JB: Beh, penso—guarda come quella parola compare ancora e ancora. Che ci fa quella parola li' dentro? Perche' lo metto? Ebbene, credo di averlo inserito, vedete, e' cosi' che incrociamo le dita, dicendo: non stringermi troppo forte; sono incerto; Voglio vedere cosa dico, come suona e se voglio starci dietro. E tanto nelle nostre intercomunicazioni personali e' di quest'ordine.

VY: Coprire le nostre scommesse?
JB: Si', non mettendoci tutte le nostre fiches. E gran parte della nostra vita la viviamo cosi': avevo le dita incrociate, non contava. Pensa a tutti i diversi modi in cui diciamo che stiamo vivendo provvisoriamente per il momento.
VY: A cosa pensi di arrivare con quel titolo, la psicoterapia non e' quello che pensi?
JB: Vedi, e' quello che stavo rispondendo quando ti ho portato in questo piccolo viaggio sul pensiero e cosi' via. Quello che facciamo e' provvisorio, non vogliamo essere tenuti troppo stretti, e in particolare nell'ufficio del terapeuta dobbiamo essere liberi di speculare, di pensare, ma non di impegnarci. Ma dobbiamo anche sapere che c'e' una differenza. La psicoterapia non e' quello che penso. E'quello che vivo, quando e' il migliore, quando e' la psicoterapia in cui vuoi davvero credere.
VY: In questo libro e nel tuo precedente, attacchi molto del fondamentale, il pensiero tradizionale di tipo logico, o come dici tu un approccio "investigativo" o di risoluzione dei problemi alla psicoterapia.
JB: La scuola di psicoterapia del giallo.
VY: Allora cosa dovrebbe essere la psicoterapia?
JB: E'l'inseguimento, e' il processo per portare sempre da qualche parte al di la' di qualcosa di nuovo.
VY: E rendere quel processo fresco?
JB: Si'. Bene, tu, sono sicuro, come me, a volte ti metti nei guai con un paziente; se ascolti per un po' ti rendi conto di essere bloccato in uno schema familiare, e quello schema e' cio' che pensi, non cio' che vivi. Ecco perche' e' cosi' importante sentirsi vivi nell'ora terapeutica, essere consapevoli di cio' che stiamo vivendo nel momento reale.
VY: Quando guardi indietro nella tua vita, quali sono le cose che ti hanno davvero aiutato a diventare piu' vivo?
JB: Questa e' una domanda difficile.
VY: Beh, il motivo per cui te lo chiedo e' che la cosa che piu' colpisce di te quando parli o dimostri la psicoterapia, non sono solo i concetti che esponi sull'essere vivi e presenti, ma come metti in pratica questi principi , come li incarni. Quindi mi chiedo....
JB: Come ci sono arrivato?
VY: Certo, forse come ci sei arrivato. Cosa pensi ti abbia aiutato in questo?
JB: Questa e' una domanda intrigante. Fammi masticare un minuto. Bene, ti diro' alcune delle cose che mi vengono in mente. Non so se sono una risposta completa. I miei genitori erano per un po' di tempo molto interessati alla Scienza Cristiana, al punto di vista dell'Unita', tutto quel genere di cose, quasi religiose, immagino che li chiameresti. Molto ben intenzionato e non senza merito, ma per me sembrava che stessimo solo dicendo le parole. Sono sicuro che questo accade in qualsiasi sistema religioso. Dici le parole in assenza di presenza genuina alle parole. Non voglio solo incriminare la Christian Science. Ha molte cose buone e altre cose hanno insiemi di parole simili, tutte spesso molto benevole, persino utili. Ma in qualche modo la magia, la dinamica e' scivolata via dall'esperienza viva della persona, e si e' trasformata in parole.
VY: Quale per te non eri veramente vivo?
JB: Beh, per me, e penso per molti altri. Ma non voglio nemmeno fare una distinzione cosi' netta tra il dire le parole e cio' che e' veramente vivo. Penso che sia un gradiente.
VY: Ma hai iniziato su questo argomento spiegando come sei diventato piu' vivo.
JB: Ottimo punto, grazie. Ecco un esempio di cio' che insegno sulla psicoterapia: portando l'attenzione sul mio processo, mi hai aiutato a rimanere con cio' che e' piu' vivo in questo momento.
VY: Ho imparato alcune cose da te.
JB: Grazie, questo mi commuove. E'cosi' difficile per un essere umano in un'interazione con altri umani essere aperto, ricevere e dare comunicazione senza che parte della comunicazione sostituisca i vivi. Lo dice questo? Sai cosa voglio dire.
VY: Si', si'.
JB: Penso che essere vivi implichi trovare costantemente un equilibrio per essere dentro e fuori dalla relazione. Essere di fronte a un pubblico, ragazzo! e' facile essere completamente risucchiati dalla piena vitalita'. Mi hai fatto i complimenti un minuto fa che spesso posso essere vivo, ma devo stare attento perche', una volta che mi allontano da me stesso e realizzo "Ehi, lo sto facendo ora", allora non lo sto gia' facendo. E'un pendio molto scivoloso.
VY: Ma a volte puoi divertirti proprio nel momento, essere consapevole di te stesso e allo stesso tempo apprezzare cio' che sta accadendo.
JB: Esatto, e questa e' la migliore contromossa. Sai, quando esco da me stesso per commentarlo, posso perdere l'equilibrio o riguadagnarlo.
VY: Te lo chiedero' per la terza volta, Jim. Riesci a pensare a quali sono alcune cose che ti hanno aiutato personalmente a diventare piu' vivo, piu' incarnato?
JB: LA mia esperienza con le sette quasi religiose in cui erano i miei genitori e....
VY: Sette?
JB: Sette (risate). Bene, giochiamo con questo per un minuto perche' penso che nel sesso tu abbia la stessa cosa, nel sesso fisico, corporeo—che se ti senti molto sexy, se inizi a parlarne e a descriverlo, c'e' un punto in cui aumenta l'eccitazione, e poi un altro punto in cui smorza l'eccitazione. E'davvero un pensiero intrigante, vero?
VY: EVITI di parlare piu' di te personalmente, o continui a farti distrarre?
JB: Sento che queste erano cose molto personali che ho appena detto.
VY: No.
JB: No?
VY: Oh, lo sono, ma non nei termini della mia domanda originale su cosa pensi che ti abbia aiutato a diventare piu' vivo o incarnato. Hai menzionato la Scienza Cristiana. Stai insinuando che hai reagito contro questo, e sei stato spinto a trovare un altro modo?
JB: Piuttosto direi che i vari tipi di esperienze religiose, semireligiose e semireligiose a cui sono stato esposto mi hanno aiutato moltissimo a sperimentare la differenza tra la parola, l'informazione e l'esperienza viva.
VY: Quindi all'inizio della vita questo e' qualcosa di cui eri molto consapevole, questa distinzione?
JB: No, non molto presto. direi del liceo. A quel punto cominciavo a esserne consapevole. Non e' stato un boom improvviso; e' stato un processo molto graduale. Sospetto che in qualche modo stia ancora succedendo. Non sospetto, so che e' cosi', ora che lo dico.
VY: Ti sei concentrato cosi' incessantemente su questo argomento della presenza e sull'importanza dell'esperienza soggettiva umana negli ultimi 40 anni circa.
JB: Se non hai presenza, cos'hai? Con cosa stai lavorando?
VY: Stai predicando al coro, ovviamente. Sono convinto che questo sia importante, ma mi chiedo se hai un'idea del perche' questo particolare argomento ti abbia attratto cosi' tanto.
JB: Beh, penso che risalga a cose come le quasi-religioni. Non so perche' continuo a insistere per mettere "quasi". Sono gruppi religiosi.
VY: Che cosa ha mantenuto il tuo interesse e il tuo fascino per la presenza per tutti questi anni?
JB: LA mia reazione quando me lo chiedi e': senza quello, cosa abbiamo? Sono sorpreso di come puoi fare questa domanda. Senza quello e' tutto mumbo-jumbo, o - quello che mi viene in mente - sai quando prendi un pacco, ha queste piccole cose di plastica che lo riempiono in modo che il contenuto non si rompa.
VY: NOCCIOLINE DI polistirolo?
JB: Si'. Senza quello siamo ridotti a noccioline di polistirolo per sopravvivere.
VY: Posso vedere nella tua espressione facciale che la presenza e' importante per te in questo momento come lo e' stata negli ultimi 40 anni.
JB: Non sono sicuro di poterlo quantificare in questo modo.
VY: In entrambi i casi, e' ancora molto importante.
JB: Molto importante, oh, si'. Cosa hai se non hai presenza?
VY: NOCCIOLINE DI polistirolo?
JB: Esatto, e troppe interviste terapeutiche sono piene di noccioline di polistirolo. Non credi?
VY: Si'.
JB: Ma a volte dipendi da quelle noccioline. Non mi libererei di loro.
VY: Ho avuto spesso l'impressione che per te vivere la depressione abbia avuto un profondo impatto sulla tua vita.
JB: Vero, assolutamente giusto.
VY: Qualcosa di piu' a riguardo?
JB: E'una domanda cosi' ampia, non lo so. Fammi pensare solo un minuto. Vedi, tanti dei miei anni formativi mentre mi avvicinavo all'eta' adulta...
VY: Quanti anni avevi...
JB: Stavo solo cercando di pensarci.
VY: ...durante la depressione?
JB: Beh, il 1929 e' stato lo schianto. Nel 1929 ero quello che... 13, 14 anni ma non lo sentivamo totalmente per diversi anni. Vediamo, quando e' nato mio fratello? non ricordo. Ha nove anni in meno, quindi era nato a quel tempo ma era molto piccolo. E per un po' mio padre non ha potuto mantenerci, cosi' siamo andati a vivere con la madre di mia madre.
VY: Dov'era?
JB: In una piccola citta' nel sud del Michigan, Niles, Michigan. Era importante, prima non avere papa' li'. Papa' e' tutto un altro capitolo, tutta un'altra storia. Ma, secondo, perche' era una piccola citta'. La mamma dava lezioni di piano e questo ci portava un po' di soldi, poi ha trovato lavoro come recitava al cinema.
VY: Suonare il pianoforte o l'organo?
JB: Suonava il pianoforte, e anche lei prendeva lezioni di organo e suonava l'organo per la Chiesa Cattolica, penso, quando il loro organista era malato, e questo le portava un po' di soldi. Ricordo sempre che al cinema in cui recitava di piu', una volta ogni tanto potevo infilarmi e sedermi in panchina con lei mentre giocava, ed era divertente, sai. E ha appena improvvisato mentre lo guardava. A volte arrivava con suggerimenti per il pianista.
VY: Improvviserebbe al film?
JB: Si' (risate). E non sono sicuro che questo sia vero - sai come alcuni ricordi di cui non sei sicuro - ma quello era il film che aveva anche - oh, il nome mi e' appena sfuggito, "Flaming Youth", o qualcosa del genere. C'erano scene di cattivi giovani che ballavano e si tiravano su le gonne e cose del genere. Era sexy in un modo molto cauto, ma potresti anche vedere le cosce delle ragazze o qualcosa del genere. Ma non sono mai riuscito a sedermi in panchina mentre giocavo, anche se ci ho sempre provato. Frustrante. Forse la mamma non me lo avrebbe permesso. Erano tempi, forse perche' mia nonna era una signora cosi' cara, che ci ha aiutato e sostenuto per un po', ma che era una metodista o una battista o una presbiteriana molto leale, una di quelle, in un modo che la mia famiglia non lo era.Ed e' stata sorprendentemente progressista riguardo al fatto che non andassi alla scuola domenicale ogni domenica. Sono andato molte volte, pero'.
VY: IN CHE modo pensi che la Depressione abbia avuto un impatto su di te, allora e piu' tardi nella tua vita?
JB: Oh, Dio, in tanti modi. La separazione della famiglia, l'intera famiglia per un po', e poi quando finalmente siamo riusciti a rimetterci insieme, e' stata una cosa meravigliosa. Non senza i suoi problemi, pero'. Quando siamo tornati per la prima volta, sai, siamo andati in treno, ovviamente, in pullman nel modo piu' economico, ed erano tre giorni e due notti, o qualcosa del genere.
VY: E'di Chicago?
JB: No, siamo andati a Chicago e poi in California. Papa' era venuto qui a Los Angeles, e cosi' la mamma ha messo il cibo in un cestino e abbiamo mangiato panini e qualunque cosa avesse messo nel cestino. Quando il treno e' stato in stazione, e' corsa via e ha preso altre provviste, e poi abbiamo dormito sui nostri posti, ovviamente, ed e' stata una grande avventura. Anche in macchina con noi c'erano un paio di uomini avanzati, immagino che fossero, per l'LG Barnes' Circus, e li ho conosciuti ed erano giovani, e non ricordo molti dettagli tranne che erano molto amichevoli con me. Penso a quei tempi con tristezza e con gioia. C'erano molti di entrambi, e penso che cosa ha fatto, pensando piu' in termini della tua domanda, penso che quei tempi richiedessero che io crescessi in qualche modo, non essere cosi' dipendente come avrei potuto essere altrimenti. Papa' non c'era,La mamma era impegnata a cercare di guadagnare un po' di soldi e prendersi cura di mio fratello, che era molto piu' piccolo, ed essere li' anche per me.
VY: Solo voi due?
JB: I due ragazzi, uh-huh.
VY: Niente ragazze?
JB: Niente ragazze. Ma quello che ha fatto e' stato - non ci ho mai pensato in questo modo - ha richiesto che fossi una persona separata, piu' che se la famiglia fosse stata intatta e in una casa intatta. Una cosa che ha aiutato molto sono stati i boy scout, dopo il nostro arrivo in California. Vediamo, a quei tempi dovevi avere 12 anni per unirti, e io sono nato nel 1915, quindi sarebbe stato il 1927, in realta' il 1928. E avevo letto romanzi sui Boy Scout e studiato su di loro, e, oh, ero cosi' desideroso di questo. Ora, cio' che era cosi' importante in quello stesso periodo era fare i giornali. Ho venduto giornali all'angolo della strada.
VY: Dove?
JB: A Lansing.
VY: Michigan?
JB: Uh-huh. E questo era buono. Non ho guadagnato praticamente nulla, ora lo so...
VY: Quanto GUADAGNERESTI ?
JB: Beh, erano quotidiani, quindi li vendevamo tutti i giorni, e la mia ipotesi e' che potrei guadagnare 50 centesimi, ma e' solo un'ipotesi. Non erano tanti soldi. Dopo che siamo venuti in California ho avuto un percorso cartaceo, roba piu' grande, regolare. Dovevo avere una bicicletta, cosa che adoravo. Oh, amavo la mia bici.
VY: Hai mangiato abbastanza?
JB: Si'. A volte era lesinare, e in fondo alla mia mente sapevo vagamente che mia madre non prendeva tanto, che si stava mettendo un po' in cortocircuito. Tempi duri. Papa' ha sempre avuto progetti cosi' grandiosi, e per lo piu' non sono andati a buon fine, sai. Ma ho imparato da lui l'ottimismo perche' si sarebbe ripreso meravigliosamente. L'unica cosa, a volte si ubriacava e si ubriacava, e non era cattivo ma non era disponibile.
VY: Pensi che la privazione o la paura della depressione sia rimasta con te e ti abbia influenzato piu' tardi nell'eta' adulta?
JB: Sono sicuro che lo ha fatto, si'.
VY: Come mai?
JB: Beh, essere sempre preoccupato per il reddito, e i miei guadagni dal mio percorso cartaceo a volte ci hanno aiutato a farcela. Entrambi i miei genitori si sono sentiti male per questo, e papa' e' tornato a Chicago, non e' venuto nel Michigan perche' lui e la nonna non andavano molto d'accordo. Ma gradualmente riusci' a guadagnare di piu', a mandarci dei soldi, finche' finalmente potemmo venire in California. Quella non era la fine delle preoccupazioni per i soldi, pero'. C'erano progetti federali, sai. Non ricordo i dettagli ora. Ha fatto alcune cose su un progetto di lavoro, e la mamma ha insegnato a un progetto federale. E'cosi' sorprendente guardare indietro come i bambini possono sapere e non sapere cosi' tanto di quello che sta succedendo agli adulti.
VY: Nonostante quell'incertezza economica, hai scelto di entrare in psicologia, che immagino non fosse affatto un reddito garantito a quei tempi.
JB: Beh, in realta' e' stato abbastanza buono. Ora, siamo venuti in California verso il 1931, e il 1932, credo, erano le Olimpiadi di Los Angeles, e ho ottenuto un lavoro come usciere, ed e' stato bello.
VY: Ricordi qualcosa di quelle Olimpiadi?
JB: Oh, si'.
VY: Cosa spicca?
JB: Beh, la prima cosa che e' saltata fuori non e' stata proprio a causa delle Olimpiadi. C'era, ogni anno, immagino che si chiamasse la Parata Elettrica. Tutti i principali studi cinematografici avrebbero avuto carri allegorici e c'erano bande musicali dell'USC e dell'UCLA. E immagino che PG&E, forse, e alcune altre industrie avrebbero dei galleggianti. La cosa che ricordo di piu' di questo (risate) era che gli studios, i grandi studi cinematografici avevano spesso carri con forse una scena greca, o qualcosa del genere, con stelline o aspiranti stelline con pochissimi vestiti addosso.
VY: CONTINUI A tornare su questo.
JB: Si', (risate) continua a tornare su questo. L'ho sempre amato. E gli uscieri facevano sempre sedere la gente, e poi quando arrivava la parata e quando arrivavano quei carri, scendevamo tutti nei palchi e guardavamo in alto (risate).
VY: Quindi avresti una buona visuale?
JB: Quindi avremmo una buona visuale.
VY: Questi sembrano essere i momenti memorabili della tua vita?
JB: Questo e' uno dei momenti memorabili (risate). E immagino anche che ci sia stata un'alluvione. Penso che fosse nella zona di La Crescenta, Cucamunga, e sono andato lassu' con un gruppo di ragazzi e abbiamo aiutato le persone a scavare o le abbiamo aiutate in vari modi, e stavo cominciando a sentire una certa autorita' perche' da ragazzo piu' grande hanno riferito a me, e ho lavorato con i funzionari. E'un po' piu' grandioso di quanto non fosse. Avrei potuto dire "Ehi, ragazzo, hai qualcuno che puo' fare una commissione?" e cosi' via.
VY: Ricordi il primo cliente che hai visto?
JB: Oh, stai andando molto avanti. Sto impiegando troppo tempo?
VY: Va bene.
JB: Non esitare a dirmelo. Mi sto divertendo a ricordare. Vediamo. Ho finito il college, ho lavorato un po', non ricordo di aver fatto esattamente cosa adesso. Oh, ho lavorato per la Bank of America Trust and Savings Association, che abbiamo chiamato Bank of America Mistrust and Slaving Society. Questo mi ha insegnato che non volevo rimanere nel settore bancario. E poi nel frattempo, direi verso il 1935, mi sono sposato. No, sarebbe stato piu' tardi, all'inizio degli anni '40. Mi sono sposato con una ragazza con cui frequentavo fin dai tempi del college. Nel frattempo, ci siamo entrambi diplomati al college junior e lei e' andata alla UCLA. La sua famiglia aveva piu' soldi per poterlo fare. Ho lavorato, e ora non riesco a sciogliere tutto, troppi fili mischiati. Comunque, lei veniva dal Texas, tutto qui, e ad un certo punto la sua famiglia ci ha invitato a tornare li',e un lontano cugino era il cancelliere del Western State Teachers' College. Ha detto "Possiamo portarti qui". I miei voti non erano abbastanza buoni per ottenere una borsa di studio, ne sono sicuro, ma in un modo o nell'altro sono entrato e ho finito i miei ultimi due anni di college in un anno solare, prendendo corsi extra e cosi' via. E poi ho fatto abbastanza bene da ottenere una borsa di studio per Peabody, conosci Peabody?
VY: In Georgia?
JB: No, a Nashville, nel Tennessee. Ora e' affiliato alla Vanderbilt University School of Education. Aveva una lunga ed eccellente storia, in particolare in psicologia. Nomi che non sentiamo piu' molto: Garrison e Boynton e cosi' via. quindi penso che stavamo ricevendo il sostegno della famiglia di mia moglie, dovevamo esserlo. Oh, a quel tempo ero entrato e uscito dall'esercito, e' vero, quindi avevo il GI Bill. Ero solo nell'esercito, Dio, non lo so - 11 mesi, 13 mesi, circa un anno.
VY: Ti hanno mandato da qualche parte?
JB: Virginia (risate). Nel frattempo ci siamo trasferiti ad Atlanta. Non so come sia successo adesso, ma ho conosciuto il capo psicologo dell'ospedale militare li', e cosi' quando ho seguito il mio addestramento mi ha requisito. Ho frequentato la scuola elementare e sono stato assegnato li', e ho avuto la grande fortuna di essere messo con un Gray Engleton, che era stato per molti anni uno psicologo nelle scuole di New York City. Gray, me lo ricordo. Era un tale incoraggiante, sponsor, insegnante. Ha aperto la mia intera visione su cosa fosse uno psicologo e cosa potesse fare.
VY: Ti stai emozionando quando parli.
JB: Si', lo faccio.
VY: Qual e' la sensazione?
JB: E'difficile da identificare. E'tristezza, grande apprezzamento per lui. Ha aperto una porta che non sapevo nemmeno esistesse all'interno della pratica della psicologia, cosa significa essere uno psicologo.
VY: Eri nell'esercito allora? Se non lo avessi incontrato, forse non saresti diventato uno psicologo?
JB: No, avevo gia' preso il mio Master in psicologia, ma potrei non aver intrapreso la strada che ho fatto, non lo so. Da qualche parte li' dentro e' nato il mio secondo figlio, James, e la guerra e' finita. Senza cercare di dettagliare solo la sequenza, il fatto e' che con due figli e un anno di servizio, sono diventato idoneo per il congedo. Non lo so, qualcosa a riguardo... non credo sia stato lo scarico. E'stato il cambiamento nella mia vita. In un lasso di tempo relativamente breve, cinque anni - sto solo afferrando il numero, non e' affatto preciso - tutta la mia visione per me stesso, tutta la mia visione di cio' che era possibile, di come sarebbe stato il mondo, e' cambiata radicalmente. Cominciai a pensare che non avrei dovuto essere un venditore come papa', che avrei potuto fare qualcosa di piu'. Ho sempre voluto essere un autore, scrivere fiction. bene, io'Sono troppo preso dai dettagli qui.
VY: No, per niente.
JB: Va bene? E poi sono stato dimesso e sono tornato alla Georgia Tech al centro di consulenza; ma nel frattempo un mio ex professore alla Peabody, era diventato il direttore del centro di consulenza, e con il suo incoraggiamento ho cominciato a curiosare ea cercare borse di studio e borse di studio o qualcosa del genere. L'Ohio State mi ha accettato, e mi piaceva Carl Rogers, che era li', e sembrava il posto dove dovevo andare, quindi, senza preoccuparmi dei dettagli, ho accettato e ci siamo trasferiti li'.
VY: Sei entrato nel dottorato. programma?
JB: Um-hmm, e ci siamo trasferiti a Columbus, Ohio, proprio mentre Carl Rogers si trasferiva a Chicago. Quindi, invece di studiare con Carl Rogers come intendevo, ho scoperto di essere con George Kelly, ed e' stata la pausa piu' fortunata della mia vita. No, non il piu', ma uno di loro. George non e' molto conosciuto ma era uno splendido insegnante, incoraggiatore, e aveva portato Victor Raimey, un altro nome che probabilmente non conosci, ma Vic era uno dei dottori di ricerca di Rogers ed era all'Universita' del Colorado. Vic era cosi' incoraggiante. Ero il suo primo studente laureato, il suo primo dottorando. Vediamo, ho passato tutti i test la sera prima.... cosa? Non ricordo - prima di qualcosa o altro, forse passare il mio orale, ecco, e immagino che in qualche modo fossimo in uno stato d'animo celebrativo e Victor e' venuto a casa mia, mi e' venuto a prendere e siamo usciti,e si e' ubriacato e ho dovuto prendermi cura di lui (risate). Ma io ero il suo primo candidato, ed era troppo per lui, immagino (risate). Oh, e' morto troppo presto. Ragazzo carino. A quel tempo avevo la mia laurea di base. I nuovi dottorati di ricerca in clinica erano molto ricercati e potevi quasi nominare la tua scuola, e nominare il tuo prezzo entro limiti ragionevoli, e UCLA significava tornare a casa in un certo senso, quindi ho preso l'UCLA. E il resto e' storia. Perche' ho affrontato tutta questa cosa? Cosa mi hai chiesto per farmi arrabbiare?Perche' ho affrontato tutta questa cosa? Cosa mi hai chiesto per farmi arrabbiare?Perche' ho affrontato tutta questa cosa? Cosa mi hai chiesto per farmi arrabbiare?
VY: Ti ho chiesto se ricordi il tuo primo cliente.
JB: I miei primi clienti erano clienti di consulenza, alcuni con cui abbiamo fatto davvero una breve terapia, anche se allora non la conoscevamo con quel nome, ma consulenza terapeutica. Ho creato il centro di consulenza presso la Georgia Tech, no, non la Georgia Tech, ma l'UCLA, non lo so. Ad ogni modo, ho scoperto che mi piaceva farlo.
VY: Nonostante cio' e il tuo desiderio di sicurezza economica, hai fatto la cosa audace, lasciando una posizione di ruolo all'UCLA?
JB: Esatto.
VY: ENTRARE nella pratica clinica, qualunque cosa fosse.
JB: Al Lasco, conosci Al? Lui, Glen Holland ed io insegnavamo tutti alla UCLA, e abbiamo iniziato una pratica da parte, la Psychological Services Association. Buoni accademici che eravamo, facevamo riunioni regolari del personale e studiavamo libri insieme, a volte portavamo persone per insegnarci. Era una dieta molto ricca, dalla quale alla fine tutti e tre lasciammo l'UCLA e sviluppammo le nostre pratiche.
VY: Ti ho sentito dire che all'epoca tutti i libri sulla psicoterapia, inclusa la psicoanalisi, stavano in uno scaffale.
JB: Oh, si'. Nemmeno uno scaffale pieno. Non riesco a ricordarmeli adesso, ma ce n'erano un paio degli anni '20 che avevano ancora un po' di valuta, e ovviamente i libri di Carl Rogers, un paio di quelli, e solo uno o due altri. Non c'era quasi nessuna letteratura nel campo.
VY: Eri consapevole di essere dei veri pionieri?
JB: Si', in una certa misura, uh-huh.
VY: Emozionante?
JB: Oh, si', si'. E anche tanto supporto. Non solo le due persone che praticavano con me, ma a quel tempo stavamo avviando la Los Angeles Society of Clinical Psychologists in Private Practice. C'era un'altra pratica di gruppo, tre ragazzi con cui abbiamo avuto rapporti di scambio molto congeniali, e poi forse una mezza dozzina di altri in citta' in pratica da solista, la maggior parte con qualche altra connessione, dato che lo studio privato non li supportava solo. Ma rapidamente le cose sono cambiate e sono arrivate nuove persone. LASCPIPP, ecco, la Los Angeles Society of Clinical Psychologists in Private Practice, ed e' ancora molto attiva. E c'e' la Southern California Psychological Association, che si sovrappone a loro.
VY: Qualche ricordo che risalta di un particolare cliente che vorresti condividere proprio mentre stavi imparando a fare questa cosa chiamata terapia?
JB: Anche un ragazzo che avevo conosciuto al liceo, eravamo stati al liceo insieme, era uno psichiatra, e penso che fosse in analisi di formazione, e ci siamo incontrati e ho usato il suo ufficio un po' e mi ha dato una sorta di di coaching. Non so se abbiamo mai avuto un rapporto formale di supervisione. Non credo, ma solo una sorta di coaching e mi ha insegnato parte del mio lavoro e mi ha parlato di alcune delle cose che stava imparando, e questo e' stato molto utile. Tutta la mia comprensione del fenomeno della resistenza risale a Jerry Saperstein. Mi sono trasferito ora e non riesco a pensare bene perche'. Non eravamo grandi amici o cose del genere, eravamo solo buoni amici, le nostre strade si sono incrociate solo per un po', ma e' stato congeniale.
VY: Ci sono alcuni momenti con i clienti che risaltano quando ti guardi indietro e pensi: e' qui che ho imparato alcune cose importanti sulla terapia?
JB: Ce ne sono diversi. C'era Mildred, che era una donna piu' anziana, che... come definiresti Mildred? Molto bisognoso. Guardando indietro, so quanto ho favorito il suo bisogno. Avevo bisogno che lei avesse bisogno di me, e penso di aver fatto molto per aiutarla, ma non ho fatto molto che fosse lungimirante. Non lo sapevo nemmeno io. Le ho dato supporto. Mi ha insegnato una lezione molto importante, non solo per immergermi nel transfert positivo, non solo per nutrirlo e sentire che tutto sta andando alla grande.
VY: Che ne dici della terapia con lei che ti ha aiutato a capire che dovevi fare qualcosa di piu' del supporto? Sei arrivato a quel punto con lei in cui hai iniziato a fare di piu'?
JB: Oh, si', e lei l'ha combattuto, l'ha odiato, e poi ho rallentato. Penso che la cosa piu' importante che ho imparato sia stata che non e' troppo difficile ottenere un transfert positivo se non continui a fissare dei limiti e ad avere un senso formale di cio' che stai facendo. Non deve essere rigido e distante, ma cedere al bisogno del cliente non e' una terapia, e temo che sia una lezione che molti di noi devono imparare probabilmente non solo una volta. Ho lottato molto con quello.
VY: LA terapia non e' cio' che pensi.
JB: Hai capito (risate). Ora dove vuoi che vada da qui?
VY: Prima di andare avanti, hai detto che ti sono venuti in mente diversi clienti a cui hai pensato, clienti che ti hanno aiutato a conoscere cos'e' la terapia.
JB: Ho citato Jerry che insegna concetti analitici e in particolare sul processo rispetto al contenuto, una delle cose piu' fondamentali che ho imparato. Oh, da qualche parte sono andato in analisi io stesso. E'stata un'esperienza di apprendimento molto importante, cinque volte a settimana.
VY: Come mai?
JB: Oh, l'analista che ho avuto, e penso che anche molti altri siano molto disciplinati, molto formali, e in qualche modo sotto questo aspetto molto evocativi. So che molti nuovi terapeuti esitano a essere formali e disciplinati e cosi' via, sentendo che scacceranno il cliente, ma quella formalita', quei limiti, in realta' possono incoraggiare l'intensita'. E'stata una scoperta importante.
VY: Cosa hai imparato su te stesso in psicoanalisi?
JB: DI me stesso? Penso di aver imparato il mio bisogno, il mio bisogno emotivo e quanto fosse importante non reprimerlo ma dargli una struttura.
VY: Abbiamo tutti molto bisogno.
JB: Struttura ed etica, perche' penso che una delle cose piu' importanti da imparare per un terapeuta, e una che mi preoccupa che troppi dei nostri terapeuti piu' giovani non riescano a capire, sia la relazione reciproca di affetto e forma.
VY: Cosa vuoi dire, non capiscono? Cosa non capiscono?
JB: Questo ha un effetto su se stesso, la visualizzazione e il rilascio di esso....
VY: Catarsi?
JB: Si', la catarsi sfrenata non e' psicoterapia. Catarsi imbrigliata: la briglia e' una buona metafora perche' guidi con essa. La catarsi imbrigliata e' un potente veicolo terapeutico. Non e' una terapia, e' un veicolo per la terapia. La scarica emotiva e' accessoria alla terapia, non un prerequisito per la terapia, ma senza struttura l'affetto e' in realta' contro-terapeutico.
VY: Non credi davvero che l'affetto sia accidentale? Non hai bisogno di arrivare a un punto di forte affetto?
JB: Oh, certo, ma influenza con la struttura. L'affetto fornisce il motore, ma il motore non sa dove guidare.
VY: Vorrei solo passare alla parte finale per dare un'occhiata a dove sei nella tua vita ora. Gran parte della letteratura esistenziale teorica parla della morte, dell'ansia della morte e di come influisce sulla propria vita. Stai invecchiando.
JB: Avevo solo un grande terrore intorno alla morte.
VY: Si'?
JB: Oh, si'.
VY: Quando e' SUCCESSO ?
JB: Ad ogni modo, sto dicendo gli anni '40 e '50, e' un'ipotesi. Probabilmente quando avevo trent'anni e quaranta. Non e' molto preciso. Semplicemente terribile. Non riuscivo a respirare.
VY: Eri preoccupato di morire?
JB: Non sulla morte. Dell'oblio, del nulla.
VY: DI cosa pensi che fosse, guardando indietro?
JB: Riguardava l'oblio e il nulla (risate). Penso che si trattasse di questo. Si trattava di affrontare quanto siano limitate le nostre conoscenze e le nostre competenze, di affrontare il fatto che finalmente ho ottenuto il dottorato. e io sono uno psicoterapeuta e sono il presidente di questo e qualcosa di quello, e non so dove sia la via di fuga. Sto ancora per morire, e ancora non so cosa mi sta succedendo. Penso che sia finalmente la realta' esistenziale che torna a casa, e non l'ho accolta.
VY: E ora?
JB: E'divertente, no, non divertente, ma in un modo strano queste cose sono ancora vere. La sensazione che sto scoprendo anche mentre parliamo e' molto difficile da esprimere a parole. Quello che mi viene in mente, pero', e' una celebrazione del non sapere. Ha troppe sfumature che non voglio, ma e' qualcosa del genere. Mi sembra giusto che non lo sappia. Odio che non lo sappia, tutto allo stesso tempo.
VY: Allora non e' terrore?
JB: Non terrore. Ma posso vedere il terrore dietro di esso in un certo senso, come se stesse aspettando, potrebbe tornare. Ma ci sono anche altre cose dietro, quindi non credo che ne rimarro' prigioniero.
VY: Ti lamenti molto della tua memoria.
JB: Questo e' un rompicoglioni. Se mi inviti su che anno era, o dove vivevi in ??quel momento, o informazioni informative, fattuali, obiettive, non posso proprio farlo.
VY: Ma in questo momento sei ancora molto lucido e presente?
JB: Si', questa e' la grazia salvifica (risate).
VY: Forse lasciar andare questo ti aiuta ad essere ancora piu' presente?
JB: Oh, penso, si', decisamente. Se mi occupo di questo, non sono presente. Sono fuori per un incontro privato di wrestling.
VY: Qualsiasi consapevolezza sulla vita....
JB: Infinito.
VY: ....che potresti condividere con me per risparmiarmi un po' di dolore?
JB: No. Questa e' una consapevolezza importante!
VY: Cosa farai per il resto della giornata?
JB: Beh, probabilmente alternero' il tentativo di trovare la mia scrivania sotto tutte queste cose—so che c'e' e ricordo una volta che l'ho visto. E chissa', potrei giocare con un'idea per un nuovo libro.
VY: Buona fortuna.
JB: Grazie
VY: Faro' un paio di foto.
JB: Ok. Non mi sono rasato o altro. Va tutto bene?




N° Post: 89
Sipolino Fabio
Saturday 14th of August 2021 08:30:26 PM




Breve storia della Psicologia Transpersonal e




Stan Grof
Articolo di Stanislav Grof, uno dei fondatori e principali teorici della Psicologia Transpersonale. Ne consiglio la lettura a chi vuole avere una prima idea della Psicologia Transpersonale; in bibliografia, a fondo pagina, sono indicati vari testi per approfondire l'argomento; cenni anche alla ITA Associazione Transpersonale Internazionale.

Particolarmente importante e' la critica portata alla sistematizzazione di Ken Wilber da un punto di vista clinico.
Massimo Soldati

Verso la meta' del ventesimo secolo, la psicologia americana era dominata da due scuole importanti , Il comportamentismo e la psicologia freudiana. La crescente insoddisfazione riguardo questi due orientamenti che non chiarivano in modo adeguato la natura della psiche umana condusse allo sviluppo della psicologia umanistica. Il portavoce principale e maggiormente rappresentativo di questa nuova corrente e' stato il noto psicologo americano Abraham Maslow. Egli offriva una critica incisiva dei limiti del comportamentismo e della psicoanalisi, ossia rispettivamente della prima e della seconda forza in psicologia, come era solito definirle, e formulo' i principi di un nuovo approccio alla psicologia (A. Maslow). L'obiezione principale di Maslow al comportamentismo riguardava lo studio degli animali, quali ad esempio il ratto e il piccione; egli evidenzio' i limiti di quegli studi sottolineando che essi possono solo contribuire a chiarire quegli aspetti del funzionamento umano che noi condividiamo con questi animali, ma non hanno alcuna rilevanza per la comprensione di qualita' piu' elevate squisitamente umane, specifiche della natura umana, quali l'amore, l'autocoscienza, l'autodeterminazione, la liberta' personale, la moralita', l'arte, la filosofia, la religione e la scienza. Tali studi sono inoltre relativamente inutili rispetto ad altre caratteristiche negative specificamente umane, quali l'avarizia, il desiderio di potere, la crudelta', e la tendenza all' "aggressione maligna".

Maslow nella sua critica ha inoltre rilevato il disinteresse dei comportamentisti per la coscienza e l'introspezione ed il loro concentrarsi esclusivamente sullo studio del comportamento ; il loro interesse si focalizzava con enfasi sull'effetto determinante dell'ambiente, sui meccanismi di stimolo/risposta e di ricompensa/punizione; questa visione venne sostituita nella psicologia umanistica con una focalizzazione sulla capacita' individuale dell'essere umano di essere interiormente motivato a realizzare se stesso e a sviluppare il proprio potenziale .

L'interesse primario della psicologia umanistica, la terza forza di Maslow, si concentrava sui soggetti umani, e questa disciplina teneva in alta considerazione la coscienza e l'introspezione come importanti complementi dell'approccio oggettivo alla ricerca.

Nella sua critica alla psicoanalisi, Maslow indica come Freud e i suoi seguaci traessero conclusioni circa la psiche umana principalmente dallo studio della psicopatologia: egli non era d'accordo con il loro " riduzionismo biologico" di tutti i processi psicologici ad istinti di base .

La psicologia umanistica, d'altra parte, si concentrava su popolazioni sane, o persino su individui che mostravano funzionamenti supernormali in varie aree (" gli individui piu' evoluti fra la popolazione" di Maslow), sulla crescita , sul potenziale umano e sulle funzioni piu' alte della psiche.

Inoltre ha enfatizzato che la psicologia deve mostrarsi sensibile ai bisogni umani pratici e servire interessi e obiettivi importanti della societa' umana. Alcuni anni dopo Abraham Maslow ed Anthony Sutich fondarono l'associazione per la psicologia umanistica (AHP) e la sua rivista omonima.

Il nuovo movimento divento' estremamente popolare fra i professionisti del settore medico-sanitario americano della salute mentale e anche fra il grande pubblico.

La prospettiva multidimensionale della psicologia umanistica e la sua enfasi sulla persona nel suo complesso, ha fornito un ampio contenitore per lo sviluppo di un ricco spettro di nuovi approcci terapeutici efficaci che hanno notevolmente espanso la gamma di possibilita' nell'occuparsi di problemi emozionali, psicosomatici, interpersonali e psicosociali.

Una delle qualita' importanti di queste nuove terapie e' stata quella di determinare uno spostamento decisivo dalle strategie esclusivamente verbali della psicoterapia tradizionale, verso una modalita' di espressione diretta delle emozioni, dall'esplorazione della storia individuale e della motivazione inconscia, verso le sensazioni ed i processi di pensiero dei clienti nel qui ed ora

Un'altro aspetto importante di questa rivoluzione terapeutica e' stato il focalizzarsi sull'interconnessione fra psiche e corpo e il superamento del tabu' del "contatto fisico" che precedentemente dominava il campo della psicoterapia; varie forme di lavoro sul corpo sono quindi venute a costituire una parte integrante delle nuove strategie di trattamento.

La terapia Gestalt di Fritz Perls, la bioenergetica di Alexander Lowen ed altri metodi neo-reichiani, i gruppi di incontro e le sessioni-maratona, possono venire qui menzionate come esempi salienti di terapie umanistiche.

Nonostante la popolarita' della psicologia umanistica, gli stessi fondatori, Maslow e Sutich, divennero sempre piu' insoddisfatti della struttura concettuale che avevano originariamente generato.

Divennero sempre piu' consapevoli di aver tralasciato un elemento estremamente importante: la dimensione spirituale della psiche umana (Sutich).

La rinascita di interesse verso le varie tradizioni mistiche, la meditazione, la saggezza antica ed aborigena e le filosofie orientali, come pure la diffusa sperimentazione psichedelica durante i tempestosi anni '60, rese assolutamente chiaro che una psicologia esaustiva ed interculturale, per essere completa, dovesse includere osservazioni da aree quali stati mistici, coscienza cosmica, esperienze psichedeliche, fenomeni di trance, creativita' ed ispirazione religiosa, artistica e scientifica.

Nel 1967 un piccolo gruppo di lavoro comprendente Abraham Maslow, Anthony Sutich, Stanislav Grof, James Fadiman, Miles Vich, e Sonya Margulies si incontro' a Menlo Park in California, con l'intento di creare una nuova psicologia che onorasse l'intero spettro dell'esperienza umana, inclusi vari stati di coscienza non-ordinari.

Durante queste discussioni Maslow e Sutich seguirono il suggerimento di Grof e chiamarono la nuova disciplina "psicologia transpersonale".

Questo termine prese il posto dell'appellativo originario "transumanistica" o "rivolta oltre le questioni umanistiche". Subito dopo formarono l'Associazione di Psicologia Transpersonale (ATP) e pubblicarono il Giornale di Psicologia Transpersonale.

Parecchi anni dopo, nel 1975, Robert Frager fondo' l'Istituto (Californiano) di Psicologia Transpersonale a Palo Alto, che e' rimasto la punta di diamante nei settori dell'educazione, della ricerca e della terapia Transpersonale per oltre trent'anni. La psicologia transpersonale, o quarta forza, ha messo in luce alcune delle maggiori concezioni errate nei filoni psichiatrici e psicologici principali.

Ha inoltre risposto ad osservazioni importanti che provengono dalla moderna ricerca sulla Coscienza e da parecchi altri campi , per le quali il paradigma scientifico esistente non aveva spiegazioni adeguate.

Michael Harner, Antropologo americano con buone credenziali accademiche, che sperimento', nel suo lavoro sul campo in Amazzonia, una potente iniziazione sciamanica, ha riassunto brevemente le imperfezioni della psicologia accademica nella prefazione del suo libro "La via dello sciamano" (Harner 1980). Egli suggerisce che la comprensione della psiche nella civilta' industriale e' gravemente di parte, cioe' etnocentrica e cognicentrica (un termine migliore potrebbe essere pragmacentrica).

E'etnocentrica nel senso che e' stata formulata e promossa da scienziati materialistici occidentali che considerano la propria prospettiva superiore a quella di ogni altro gruppo umano in qualsiasi momento storico.

Secondo questi scienziati la materia e' primaria, mentre la vita, la coscienza e l'intelligenza sono suoi prodotti secondari piu' o meno accidentali.

Essi ritengono che la spiritualita' in qualsiasi forma e livello, anche quella piu' erudita, non e' che il riflesso dell'ignoranza dei fatti scientifici, della superstizione, della credulita' infantile, dell'autoinganno e del pensiero magico primitivo.

Le esperienze spirituali dirette che coinvolgono figure e reami archetipici sono viste come prodotti patologici del cervello.

Gli psichiatri moderni del filone principale interpretano le esperienze visionarie dei fondatori delle grandi religioni, dei santi e dei profeti, come manifestazioni di malattie mentali gravi, sebbene essi manchino di una spiegazione medica adeguata e di dati di laboratorio necessari a convalidare tale posizione.

La letteratura psichiatrica contiene numerosi articoli e libri che discutono su quale potrebbe essere la diagnosi clinica appropriata per molte delle grandi figure della storia spirituale.

Sant'Antonio e' stato definito schizofrenico, San Giovanni della Croce e' stato invece etichettato come "degenerato ereditario", Santa Teresa d' Avila e' stata liquidata come una "grave psicotica isterica " e le esperienze mistiche di Maometto sono state attribuite all'epilessia.

Molti altri personaggi religiosi e spirituali, quale il Buddha, Gesu', Ramakrishna, e Sri Ramana Maharshi sono stati visti come affetti da psicosi a causa delle loro esperienze visionarie e delle loro credenze. (Franz Alexander 1931)

Allo stesso modo alcuni antropologi formati in modo tradizionale hanno discusso della possibilita' di diagnosticare gli sciamani come schizofrenici, psicotici ambulanti, epilettici o isterici. Il famoso psicanalista F. Alexander, conosciuto come uno dei fondatori della medicina psicosomatica, ha scritto un saggio in cui persino la meditazione buddista e' descritta in termini psicopatologici e si riferisce ad essa come "catatonia artificiale".

La psicologia e la psichiatria occidentali descrivono i rituali e la vita spirituale di culture antiche e native in termini patologici, mentre i pericolosi eccessi della civilizzazione industriale che mettono potenzialmente in pericolo la vita sul pianeta, sono a tal punto divenuti parte integrante della nostra vita che raramente attraggono l'attenzione di medici e ricercatori, ne' vengono riconosciuti come patologici.

Siamo quotidianamente testimoni di manifestazioni di insaziabile avidita' e aggressione maligna -- saccheggio di risorse non rinnovabili trasformate in inquinamento industriale, invasione di altri paesi che generano massacri di civili e genocidi, abuso di scoperte scientifiche per lo sviluppo delle armi di distruzione di massa, guerra chimica e biologica, danni alla natura a causa di precipitazioni radioattive e da perdite accidentali di petrolio.

Gli ingegneri e i protagonisti principali di tale scenario di distruzione, non solo sono liberi di muoversi, ma sono anche ricchi, famosi e detengono posizioni di potere all'interno della societa', ricevendo varie onorificenze.

Allo stesso modo persone che hanno stati mistici che possono potenzialmente trasformare una vita, finiscono ospedalizzate con diagnosi stigmatizzanti e prescrizioni farmacologiche soppressive.

Questo e' cio' a cui Michael Harner si riferiva parlando di polarizzazione etnocentrica nel giudicare cio' che e' normale e cio' che e' patologico.

Secondo Michael Harner, la psichiatria e la psicologia occidentali mostrano anche una forte polarizzazione cognicentrica. Con questo vuole sottolineare che queste discipline formularono le loro teorie sulla base di esperienze e osservazioni fatte dal punto di vista di stati di coscienza ordinari e hanno sistematicamente evitato o interpretato erroneamente le prove fornite da stati non ordinari, come i risultati ottenuti da osservazioni fatte in terapie psichedeliche, in potenti psicoterapie esperienziali, o il lavoro svolto con individui in crisi psicospirituali, varie ricerche meditative, studi in campo antropologico o tanatologico .

I dati di rottura di paradigma provenienti da queste aree di ricerca sono stati o sistematicamente ignorati o mal giudicati e male interpretati a causa della loro fondamentale incompatibilita' con il paradigma imperante

La psicologia transpersonale ha fatto significativi progressi verso la correzione della polarizzazione etnocentrica e cognicentrica della psichiatria e della psicologia, particolarmente con il riconoscimento della natura e del valore delle esperienze transpersonali.

Alla luce delle osservazioni che provengono dallo studio degli stati non-ordinari di coscienza, "l'attuale irrispettosa denigrazione e patologizzazione della spiritualita'", caratteristica del materialismo monistico, appare ora improponibile.

Negli stati non-ordinari, le dimensioni spirituali della realta', possono essere sperimentate direttamente in un modo altrettanto convincente della nostra esperienza quotidiana del mondo materiale, se non di piu'. E' anche possibile descrivere passo dopo passo le procedure e i contesti appropriati che facilitano l'accesso a tali esperienze. Uno studio accurato delle esperienze transpersonali dimostra che esse sono ontologicamente reali e contengono informazioni circa dimensioni di esistenza importanti e solitamente nascoste, le quali possono essere consensualmente convalidate.

In generale lo studio degli stati non-ordinari di coscienza conferma la visione di C. G. Jung secondo la quale le esperienze originate a livelli profondi della psiche, (nella mia terminologia : le esperienze "perinatali" e "transpersonali" ) hanno una certa qualita' che egli chiama (riprendendo il termine di Rudolph Otto) "Numinosa" (Jung 1964 ).

Il termine " Numinoso" e' relativamente neutrale e quindi preferibile ad altre denominazioni simili, come religioso, mistico, magico, santo o sacro, che sono spesso state usate in contesti problematici e possono facilmente trarre in inganno. Il senso di " numinosita' " e' basato sull'apprendimento diretto del fatto che siamo di fronte ad un reame che appartiene ad un ordine di realta' superiore, sacro e radicalmente diverso dal mondo materiale.

Per prevenire incomprensioni e confusioni che hanno compromesso molte altre discussioni simili in passato, e' necessario fare una chiara distinzione fra spiritualita' e religione. La spiritualita' e' basata su esperienze dirette di aspetti e dimensioni di realta' non-ordinari e non necessita per essere esperita di un luogo speciale o di una persona ufficialmente preposta a mediare il contatto col divino.

I mistici non hanno bisogno di chiese o templi. Il contesto in cui essi sperimentano la dimensione sacra della realta', compresa la loro stessa divinita', e' il loro corpo e la natura ; e al posto di un prete officiante, necessitano di ricercatori e compagni a loro affini o la guida di un maestro piu' evoluto di loro nel cammino interiore.

La spiritualita' consiste in uno speciale tipo di relazione fra l'individuo e il cosmo ed e', in essenza, un fatto personale e privato.

Allo stesso modo la religione organizzata e' un'attivita' di gruppo istituzionalizzata che ha luogo in un posto designato, tempio o chiesa, e comprende un sistema di officianti designati che possono o meno aver avuto esperienze personali di realta' spirituali

Una volta che una religione diventa organizzata, spesso perde completamente la connessione con la sua sorgente spirituale e diventa un'istituzione mondana che sfrutta i bisogni spirituali umani senza soddisfarli.

Le religioni organizzate tendono a creare un sistema gerarchico con l'intento di perseguire potere, controllo, mire politiche, denaro, possedimenti e altre preoccupazioni mondane. In simili circostanze la gerarchia religiosa, di regola, non vede di buon occhio e scoraggia le esperienze spirituali dirette dei suoi membri poiche' esse portano indipendenza e non possono essere efficacemente controllate.

Quando questo accade la vita spirituale genuina continua solo nei contesti mistici, negli ordini monastici e in sette estatiche delle religioni coinvolte. Mentre e' chiaro che il fondamentalismo e il dogma religioso sono incompatibili con la visione scientifica del mondo, sia essa Cartesiana-Newtoniana o basata sul nuovo paradigma, e non vi e' ragione per cui non dovremmo studiare seriamente la natura e le implicazioni delle esperienze transpersonali.

Come Ken Wilber fa notare nel suo libro " A Sociable God" (Wilber 1983), non ci puo' essere conflitto fra scienza genuina e autentica religione. Se un conflitto sembra esserci e' molto probabile che si tratti di falsa scienza e falsa religione, dove entrambe le parti hanno una seria incomprensione della posizione altrui e molto probabilmente rappresentano una versione falsa della propria disciplina.

La psicologia transpersonale cosi' come e', e' nata alla fine degli anni '60, era culturalmente sensibile e trattava i rituali e le tradizioni spirituali delle culture antiche e native con il rispetto che esse giustamente meritavano nella visione delle scoperte della moderna ricerca sulla coscienza .

Essa abbraccia ed integra anche un'ampia gamma di "fenomeni anomali", osservazioni che vanno a spezzare il paradigma della scienza accademica e che quest'ultima non e' ancora stata in grado di spiegare. Comunque, sebbene fosse esaustiva e ben documentata, la nuova branca rappresentava un tale radicale allontanamento dal pensiero accademico nei circoli professionali, che non poteva conciliarsi ne' con la psicologia e psichiatria tradizionali, ne' con il paradigma Newtoniano-Cartesiano della scienza occidentale.

Come conseguenza di questo essa era estremamente vulnerabile alle accuse che la tacciavano di essere "irrazionale", "non-scientifica" e persino traballante, particolarmente da quegli scienziati che non erano a conoscenza dell'ampio corpo di osservazioni e di materiale su cui il nuovo movimento era basato.

La situazione cambio' drasticamente durante i primi due decenni di esistenza della psicologia transpersonale. Come risultato di nuovi concetti e scoperte rivoluzionarie in varie discipline scientifiche, la filosofia della scienza occidentale tradizionale, le sue assunzioni di base e il suo paradigma Newtoniano-Cartesiano, sono state sempre piu' seriamente messe alla prova.

Fra queste sfide vi erano quelle poste dalle scoperte e dalle implicazioni filosofiche della fisica quantistico-relativistica come indicato da Fritjof Capra (Capra 1975), Fred Alan Wolf (1981), Nick Herbert (Herbert 1979), Amit Goswami (Goswami ) e molti altri: la teoria dell'olomovimento di David Bohm (Bohm 1980), il modello olografico del cervello di Karl Pribram (Pribram 1971), la brillante sintesi di cibernetica, teorie dei sistemi e dell'informazione, logica, psicologia e altre discipline di Gregory Bateson (Bateson 1979), il lavoro sui campi morfogenetici di Rupert Sheldrake (Sheldrake 1981), gli studi sulle strutture dissipative e ordini di fluttuazione di Prigogine (Prigogine 1980) il principio Antropico in astrofisica ( Barrow e Tripler 1986) e molti altri.

E' stato molto entusiasmante vedere come tutti questi nuovi sviluppi, sebbene inconciliabili con il monismo materialista ed il pensiero Newtoniano-Cartesiano del diciassettesimo secolo, siano compatibili con la psicologia transpersonale.

E' diventato sempre piu' possibile immaginare che la psicologia traspersonale divenga in futuro accettata nei circoli accademici e possa essere parte integrante di una visione scientifica del mondo radicalmente nuova.

Mentre i progressi rivoluzionari fatti in varie discipline della scienza moderna continuano a demolire l'ormai obsoleta visione materialistica del mondo del diciassettesimo secolo, e' gia' possibile veder emergere la forma generica di una nuova comprensione di noi stessi, della natura e dell'universo in cui viviamo.

Questo nuovo paradigma dovrebbe essere in grado di riconciliare la scienza con una spiritualita' basata sull'esperienza, universale e onnicomprensiva della natura e capace di portare ad una sintesi di scienza moderna e saggezza antica.

Anche a questo stadio di sviluppo, noi abbiamo piu' di un mosaico di pezzi sconnessi fra loro riguardo questa nuova visione della realta' .

Almeno due dei maggiori tentativi intellettuali di integrare la psicologia transpersonale in una nuova e piu' ampia visione del mondo meritano di essere menzionati in questo contesto. La prima di queste avventure pionieristiche e' stato il lavoro di Ken Wilber.

In una serie di libri a cominciare dal suo " Spettro della Coscienza " (Wilber 1977), Ken ha operato una sintesi altamente creativa di dati presi da un'ampia varieta' di aree e discipline che vanno dalla psicologia, all'antropologia, dalla sociologia alla mitologia e alla religione comparata, passando attraverso la linguistica, la filosofia e la storia, fino ad arrivare alla cosmologia, alla fisica quantistica e relativistica, alla biologia, alla teoria evoluzionistica e alla teoria dei sistemi

La sua conoscenza della letteratura e' veramente enciclopedica, la sua mente analitica e' sistematica ed incisiva e la sua abilita' nel comunicare chiaramente idee complesse e' eccellente. L'impressionante larghezza di vedute, la capacita' di sintesi ed il rigore intellettuale del lavoro di Ken hanno fatto si' che esso diventasse una teoria della psicologia transpersonale largamente acclamata ed altamente influente.

Sarebbe pero' troppo aspettarsi che un lavoro interdisciplinare di questa portata e profondita' sia perfetto e senza falli in ogni dettaglio. Infatti il lavoro di Ken ha attirato non solo plausi ma anche serie critiche da varie fonti. Gli scambi sugli aspetti controversi della sua teoria hanno spesso provocato dibattiti molto accesi, in parte a causa del suo stile spesso polemico che non rinuncia ad attacchi personali con parole forti.

Alcune di queste discussioni sono state raccolte in un volume intitolato" Ken Wilber in Dialogue" ( Rothberg e Kelly 1998) e altre in numerosi articoli e siti internet.

Molte di queste discussioni sul lavoro di Ken Wilber si concentrano su aree e discipline che non hanno a che fare con la psicologia transpersonale e discuterne qui trascenderebbe la natura e lo scopo di questo scritto.

Negli anni Ken ed io ci siamo scambiati idee, in modo specifico riguardo a vari aspetti della psicologia transpersonale; questo ha comportato sia complimenti che critiche circa le nostre rispettive teorie.

Come prima cosa ho analizzato similitudini e differenze fra il modello della mente secondo Ken, e le mie osservazioni e costrutti teoretici, nel mio libro Oltre il Cervello" (Grof 1985 La Cittadella Edizioni ).

Piu' avanti sono ritornato su questo soggetto nel mio contributo al compendio intitolato "Ken Wilber in Dialogue" (Rothberg e Kelly 1998) e nel mio Psicologia del Futuro (Grof 2000 edizioni RED ).

Nel mio tentativo di valutare criticamente le teorie di Ken, mi sono avvicinato a questo compito da una prospettiva clinica, basandomi principalmente sui dati della ricerca moderna sulla coscienza, mia e di altri.

Il problema principale negli scritti di Ken riguardanti la psicologia transpersonale dipende dal fatto che egli non ha nessuna esperienza clinica e le fonti principali dei suoi dati provengono dalle sue vaste letture e dalle esperienze tratte dalla sua pratica spirituale personale.

Inoltre egli ha tratto la maggioranza dei suoi dati clinici da scuole che usano metodi di psicoterapia verbale e strutture concettuali limitate alla biografia post-natale. Egli non tiene in considerazione l'evidenza clinica raccolta nelle ultime decadi di terapia esperienziale con o senza sostanze psichedeliche.

Per una teoria cosi' importante ed influente quale e' diventato il lavoro di Ken, non e' sufficiente che essa integri materiale da diverse fonti, antiche e moderne, in un sistema filosofico che mostri coesione logica interna; mentre la consistenza logica e' certamente un prerequisito importante: una teoria " valida " deve comprendere una qualita' ulteriore che e' ugualmente, se non piu', importante.

E' generalmente accettato fra gli scienziati che un sistema di idee e' una teoria accettabile se, e solo se, le sue conclusioni sono in accordo con fatti osservabili (Frank 1957).

Io ho tentato di definire le aree in cui le speculazioni di Ken erano in conflitto con i fatti osservabili e quelle che implicavano incongruenze logiche.

Una di queste discrepanze consiste nell'omissione del reame prenatale e perinatale dalla sua mappa della coscienza e dal suo schema di sviluppo. Un'altra era l'accettazione acritica sull'accento posto dalla psicologia freudiana e post-freudiana sull'origine post-natale dei disordini emozionali e psicosomatici, e il suo mancato riconoscimento delle loro radici perinatali e transpersonali

La descrizione di Ken della natura strettamente lineare dello sviluppo spirituale, l'incapacita' di vedere la natura paradossale della relazione pre-trans, e la riduzione del problema della morte in psicologia (Thanatos) ad una transizione da un fulcro di sviluppo ad un altro, sono state ulteriori aree di disaccordo.

Particolarmente problematico e' stato il suggerimento di Ken di diagnosticare i clienti in termini di problemi emozionali, morali, intellettuali, esistenziali, filosofici e spirituali che essi mostrano, in accordo al suo schema ( Wilber) ; e assegnarli a differenti terapeuti specializzati in quelle aree.

Questa raccomandazione potrebbe favorevolmente impressionare un neofita facendogli credere che sia una soluzione sofisticata a problemi psicologici, ma e' "naif " e non realistica dal punto di vista di qualsiasi esperto clinico.

I problemi citati qui sopra riguardo ad aspetti specifici del sistema di Wilber possono facilmente essere corretti e non invalidano minimamente l'utilita' della sua visione totale, in quanto traccia per una comprensione esaustiva della realta'. In anni recenti Ken si e' distanziato dalla psicologia transpersonale a favore della sua propria visione che egli chiama psicologia integrale.

Ad un esame piu' ravvicinato, quello a cui Wilber si riferisce con Psicologia Integrale va ben oltre a quello che noi tradizionalmente intendiamo con questo appellativo, poiche' comprende aree che appartengono ad altre discipline.

In questo senso il suo approccio integrale rappresenta un contesto vasto e utile per la psicologia transpersonale, piuttosto che un suo sostituto.

Il secondo tentativo pionieristico di integrare la psicologia transpersonale in una nuova ed esaustiva visione del mondo, e' il lavoro di Ervin Laszlo, il piu' importante teorico di sistemi del mondo, scienziato interdisciplinare e filosofo di origine Ungherese, attualmente vivente in Italia. Uomo dalle molte sfaccettature, con una gamma di interessi e talenti che ricordano le grandi figure del rinascimento, Laszlo raggiunse fama internazionale come bambino prodigio e pianista concertista durante l'adolescenza.

Poi rivolse il suo interesse, pochi anni dopo, alla scienza ed alla filosofia, dando inizio alla sua ricerca di una vita sulla natura umana e sulla natura della realta'.

In un tour de force intellettuale e in una serie di libri, Laszlo ha esplorato una vasta gamma di discipline, incluso l'astrofisica, la fisica quantistica e relativistica, la biologia e la psicologia (Laszlo 1993,1995,2004, Laszlo e Abraham 2004). Ha segnalato una grande quantita' di fenomeni, osservazioni paradossali e sfide paradigmatiche, per le quali queste discipline non hanno ancora spiegazione.

Egli ha poi esaminato i tentativi di vari pionieri della nuova scienza-paradigma di fornire soluzioni a queste sfide concettuali.

Questo include la teoria dell'olomovimento di Bohm, il modello olografico del cervello di Pribram, la teoria dei campi morfogenetici di Sheldrake, il concetto delle strutture dissipative di Prigogine, e altri.

Egli ha preso in considerazione i contributi di queste teorie ed anche i problemi che esse sono state incapaci di risolvere.

Attingendo dai progressi delle scienze esatte e dalla matematica, Laszlo ha quindi offerto una soluzione agli odierni paradossi della scienza occidentale, la quale trascende i confini delle singole discipline

Egli ha raggiunto tale scopo attraverso la formulazione della sua " connectivity hypothesis " ( teoria sistemica generale dell'evoluzione).

Pietra miliare del suo lavoro e' insito nel concetto di "Campo Psi ' "campo di punto zero" ( Laszlo 1993,1995, Laszlo e Abraham 2004).

Egli lo descrive come un campo subquantico, che detiene la memoria olografica di tutti gli eventi che sono accaduti nel mondo fenomenico. Laszlo include esplicitamente, nella sua teoria onnipervadente, la psicologia transpersonale e le filosofie spirituali, come illustrato nel suo scritto su Jung e la ricerca sulla coscienza (Laszlo ), e nel suo ultimo libro "La scienza e Il campo Akascico: una teoria integrante di tutto" (Laszlo 2004).

Associazione Internazionale Transpersonale (ITA)

Fin dai suoi esordi, alla fine degli anni '60, l'Associazione di Psicologia Transpersonale (ATP) ha tenuto regolari conferenze annuali ad Asilomar, California.

Poiche' l'interesse per il movimento cresceva e si estendeva al di la' della zona della Baia di San Francisco e fuori dagli Stati Uniti, sono stati organizzati incontri internazionali occasionali sul transpersonale in varie parti del mondo.

I primi due ebbero luogo a Bifrost, Islanda; il terzo a Inari, Finlandia, ed il quarto a Belo Horizonte, Brasile. Al tempo dell'incontro brasiliano queste conferenze erano ormai talmente popolari e di tale affluenza che fu deciso di formalizzarle creando un'istituzione che le organizzasse, l'Associazione Transpersonale Internazionale (ITA).

L'ITA fu inaugurata da Stanislav Grof che ne divento' il presidente fondatore, a cui si unirono Michael Murphy e Richard Price; questi ultimi due, nei primi anni '60, diedero inizio all 'Istituto Esalen a Big Sur, California, il primo centro per lo sviluppo della potenzialita' umana.

A differenza dell'Associazione di Psicologia Transpersonale, l'ITA era esplicitamente internazionale e interdisciplinare.

A questo punto, l'orientamento transpersonale era ormai apparso in molte branche della scienza e in altre aree di attivita' umana. Quindi il programma di conferenze dell'ITA includeva non solo psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, ma anche fisici, biologi, dottori in antropologia, mitologi, filosofi, matematici, artisti, maestri spirituali, educatori, politici, economisti e molti altri. L'ITA ha tenuto le sue conferenze a Boston, Massachussets; Melbourne, Australia; Bombay, India; Davos, Svizzera; Kyoto, Giappone; Santa Rosa, California; Eugene, Oregon; Praga, Cecoslovacchia; Killarney, Irlanda; Santa Clara, California; Manaus, Brasile e Palm Spring, California, USA.

Come indica la seguente lista, fra i partecipanti e relatori hanno presenziato personalita' di spicco della vita scientifica, culturale e politica.

Stanislav Grof

Bibliografia

Psicologia e Psichiatria :

Frances Vaughan, Roger Walsh, Sandra Harner, June Singer, John Perry, James Fadiman, Arthur Hastings, R D.Laing, Virginia Satir, Dora Kalff, Elisabeth Kubler-Ross, Marie-Louise von Franz, Jean Shinoda Bolen, Claudio Naranjo, Ken Pelletier, Ralph Metzner, Angeles Arrien, Christopher Bache, Paul Grof, Stanislav Grof, Christina Grof, Charles Tart, Steven Larsen, Robin Larsen, Kenneth Ring, Arthur Hastings, Judith Cornell, Richard Tarnas, Jean Houston, Steve Aizenstat, Arnold Mindell, Amy Mindell, Roger Woolger, Gilda Moura, Raymond Moody, John Bradshaw, Pierre Weil, Marion Woodman, Massimo Rosselli, Ann Armstrong, Paulo Rzezinski, Linda Leonard, Jane Middelton -- Moz, Rokelle Lerner, Charles Whitfield, John Mack, Robert Jay Lifton, Robert McDermott, Stanley Krippner, Andrew Weil, Seymour Boorstein, Dean Shapiro, Charlene Spretnak, Marilyn Schlitz, He'rcoles Jaci, John Beebe, Jenny Wade, Michael Mithoefer, Charles Grob, Richard Yensen, Vladimir Maykov, Donna Dryer, Dennis Slattery, Rick Strassman, Phillippe Bandeira de Melo, Michael Grosso, David Ulansey, Don Juan Nuñez del Prado, Roberto Baruzzi, e altri.

Altre Scienze :

David Bohm, Karl Pribram, Fritjof Capra, Rupert Sheldrake, Fred Alan Wolf, Ervin Laszlo, Elizabeth Kuebler-Ross, Willis Harman, Albert Hofmann, Orlando Villas-Boas, Vasily Nalimov, Ilya Prigogine, Lee Sannella, Igor Charkovsky, Elmer and Alyce Green, Michael Harner, Peter Russell, Richard Katz, Russell Targ, Arthur Young, Jean Achterberg, Duane Elgin, Ivan Havel, Zdenek Neubauer, Carl Simonton, Frederic Leboyer, Peter Schwartz, Bernard Lietaer, Brian McCusker, Terence McKenna, Brian Swimme, Amit Goswami, Igor Charkovsky, Luiz Augusto de Queiroz, Michel Odent, Rachel Naomi Remen, and others.

Vita Spirituale:

Madre Teresa, Sua Santita' the Dalai Lama, Swami Muktananda, Fratello David Steindl-Rast, Pir Vilayat Khan, Sheikh Muzaffer and the Halveti-Jerahi dervishes, Sogyal Rinpoche, Ram Dass, Chungliang Al Huang, Matthew Fox, Jack Kornfield, Wes Nisker, Nishitani Roshi, Gopi Krishna, Thomas Banyacya, Don Manuel Q'espi, Andrew Harvey, Lauren Artress, Alex Polari de Alverga, Huston Smith, Cecil Williams, Shairy Jose Quimbo, Brooke Medicine Eagle, Zalman Schachter, Olotunji Babatunde, Shlomo Carlebach, e altri.

Attivita' artistiche e culturali:

John Cleese, Alarmel Vali, Paul Horn, Mickey Hart, Steven Halpern, David Darling, Randall Bramblett, Michael Vetter, Gabrielle Roth, Nina Wise, Jiri Stivín, Patricia Ellsberg, Alex Grey, Silvia Nakkach, Lorin Hollander, Tara Tupper, Nina Simons, Jon Voight, Jai Uttal, Geoffrey Gordon, Russell Walder, Vishnu Tattva Das, Barbara Framm, Susan Griffin, Robert Bly, Robert Schwartz, Gloria Steinem, Isabel Allende, Jill Purce, Georgia Kelly, Steve Roach, Rusty Schweickart, Raizes Caboclas Orchestra, Mar Azul Capoeira group, Lost at Last, e altri.

Politica :

Karan Singh, Va'clav Havel, Jerry Brown, John Vasconcellos, Jim Garrison, Burnum Burnum, Sulak Sivaraksa

Riferimenti bibliografici :

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Per gentile concessione del dott. Stanislav Grof ( 11-11-2004 ) traduzione dall'inglese di Tania Martinelli e Lucia Berardi.
Revisione a cura di Anna Paola Maestrini e Katia Soliani
E per gentile concessione dei curatori la traduzione italiana (26-05-2005) .





N° Post: 87
Sipolino Fabio
Saturday 14th of August 2021 04:20:51 PM


IDENTITA', MATURITA' E LIBERTA': LE PROSPETTIVE ESISTENZIALE E TRANSPERSONALE




Frances Vaughan
Lo spettro dello sviluppo
Secondo la psicologia transpersonale, lo sviluppo umano adulto puo' essere inteso come una crescita verso
la totalita', che comporta un'integrazione armonica delle capacita' fisiche, emotive, mentali e spirituali. Cio'
implica che la crescita si attua lungo tutto l'arco dell'esistenza.
Lo sviluppo umano puo' essere suddiviso in tre fasi fondamentali: preconvenzionale, convenzionale e
postconvenzionale, o prepersonale, personale e transpersonale (Wilber et al., 1986). Questa
categorizzazione si applica allo sviluppo di cognizione, morale, fede, motivazione e senso di se'. Quando
viene al mondo, il bambino non e' socializzato; si trova a uno stadio prepersonale, dopodiche' viene
progressivamente educato in base alla propria cultura ad una visione del mondo convenzionale, religiosa o
laica. Alcuni individui raggiungono stadi cognitivi superiori a quello operativo formale (Pfaffenberger et al.,
2009), moralita' postconvenzionale (Sinnott, 1994), fede universalizzante (Fowler, 1981), motivazioni di
autorealizzazione e autotrascendenza (Maslow, 1971) e un senso di se' transpersonale (Cook-Greuter, 1994;
Wilber, 1980, 1983, 2000).
Il bambino inizialmente sviluppa un senso di se' identificato con il corpo. Non appena riesce a differenziare il
suo corpo dall'ambiente, puo' agire su questo e imparare a manipolarlo. Con l'apprendimento del linguaggio,
egli trascende l'identificazione esclusiva con il corpo e impara a differire il piacere. Poi, si identifica poco a
poco con sentimenti espressi come "voglio"o "non voglio". Si tratta di un livello di sviluppo preconvenzionale,
nel quale l'universo ruota attorno a io, me e mio. Con il procedere dello sviluppo, puo' progressivamente
disidentificarsi dal corpo e dai sentimenti, e identificarsi essenzialmente con un io separato e isolato e con
concetti di se' subordinati ai ruoli sociali. Puo' accadere che l'adolescente, nel coinvolgersi con i suoi pari,
reprima i propri sentimenti in nome dell'adattamento e diventi conformista o ribelle.
A questo livello preconvenzionale di sviluppo vengono accettate acriticamente le convenzioni sociali legate
ai genitori o al gruppo dei pari. La dissociazione del senso di se' dal corpo e dalle emozioni in luogo
dell'integrazione di corpo, emozioni e concetti di se' in un intero piu' ampio da' luogo a patologia. Se la
persona ha superato con successo le sfide dell'adolescenza e giunge all'eta' adulta con un senso dell'identita'
personale relativamente ben integrato, si ritrova ad affrontare i seguenti compiti: trovare un lavoro utile e
stabilire relazioni di intimita'. La salute mentale viene definita da molte delle attuali scuole di psicoterapia
come assenza di patologia e come capacita' di ottenere un minimo di soddisfazione nelle relazioni di intimita'
e nel lavoro.
Secondo la prospettiva transpersonale, questa e' solo una parte della questione. Sebbene avere un lavoro e
delle relazioni soddisfacenti sia una base importante per la salute e per il benessere psicologico, questo non
garantisce la soddisfazione totale ne' la salute psicologica ottimale. Affinche' cio' avvenga, devono esserci
anche la ricerca di significato, la spinta alla crescita e all'espressione creativa di se' e infine il trascendimento
di se' per poi contribuire al bene comune.
La persona matura scopre che le gratificazioni dell'io sono sostanzialmente insoddisfacenti e che possono
essere viste come sostituti temporanei del risveglio allo Spirito, la dimensione trascendente dell'essere
(Wilber, 1980, 2000). Il processo in base al quale il senso dell'identita' evolve da un io separato e incapsulato
nel corpo a un io maturo, creativo e autoconsapevole che partecipa all'evoluzione della coscienza comporta
un continuo lavoro di differenziazione, integrazione e trascendenza. Trascendere non significa negare le
identificazioni e i concetti di se' tipici di uno stadio precedente, bensi' includerli in un intero piu' ampio e
inclusivo.
Nonostante ciascuno stadio di sviluppo venga soppiantato da quello successivo, le strutture di base della
coscienza restano inalterate (Wilber, 2000). Il processo evolutivo dalla materia alla vita alla mente all'anima
allo Spirito si riflette nell'evoluzione dei concetti di se' legati al corpo, alle emozioni, alla mente e all'anima
(Vaughan, 2000). L'evoluzione della coscienza dona una maggiore liberta' ad ogni stadio e una coscienza
allargata del se' e del mondo. Ad esempio, quando il bambino differenzia il proprio corpo dall'ambiente, puo'
operare sull'ambiente e, quando impara a controllare le emozioni, puo' interagire piu' efficacemente con il suo
ambiente sociale. Quando si impara a controllare la mente, si acquisisce un senso di liberta' interiore che si
esprime nell'autorealizzazione e nell'autotrascendenza.
Identita' e concetto di se' esistenziale e transpersonale
Differenziare le prospettive esistenziale e transpersonale sulla maturita' e sulla liberta' e' utile per riconoscere
la loro relazione riguardo allo sviluppo umano adulto. Il se' esistenziale sano presuppone un'integrazione di
corpo, mente ed emozioni, e richiede autenticita' e autonomia, oltre all'accettazione dello stare da soli,
dell'impermanenza, della liberta' e della morte. In quanto creature socialmente adattabili identificate
essenzialmente con la mente razionale, le persone possono imparare a mostrare al mondo una facciata
accettabile, ma il prezzo dell'adattamento puo' essere l'alienazione, una perdita del se' o un sentimento di
non sapere chi si e' veramente. Il senso di essere veri si associa comunemente all'impegno nel raggiungere
l'autenticita' e la liberta' personale. Mentre l'eroe egocentrato si dispone a conquistare il mondo, l'eroe
esistenziale cerca di affrontare la realta' e di superare la paura mediante attitudini come la risolutezza e
l'autenticita'.
2
L'autenticita', che implica capacita' di fare scelte libere e l'essere diretti dall'interno, non e' associata
all'appartenenza a un gruppo. A questo stadio l'integrita' personale non e' funzione ne' della conformita' ne'
della non conformita' sociale. Una persona identificata con l'essere un ribelle o un non-conformista potrebbe
essere dominata da modelli di ruolo collettivi proprio come la persona che si sente spinta al conformismo.
L'integrita' e l'autenticita' sono caratteristiche della persona che si e' spostata da stadi di sviluppo
convenzionali a stadi postconvenzionali.
Gli studi sullo sviluppo morale mostrano che le capacita' di giudizio morale si sviluppano con la maturita', cosi'
come avviene per le facolta' cognitive (Smetana & Killen, 2005). La morale preconvenzionale riguarda solo la
propria sopravvivenza e il proprio interesse. La morale convenzionale e' guidata dalle regole sociali. La
morale postconvenzionale e' autodeterminata, basata sulla riflessione personale e sulla valutazione delle
norme convenzionali. La morale del se' esistenziale sano e' postconvenzionale; non piu' costretta rigidamente
da regole e ruoli sociali, una persona sana a questo stadio sceglie liberamente l'eticita' come espressione
della propria integrita'.
Nella prospettiva transpersonale, quando l'essere umano matura, il suo senso del se' si espande. Il concetto
di se' esistenziale autonomo si fonda sulla propria esperienza personale di interezza quale integrazione di
mente e corpo. A questo livello, l'autosservazione puo' differenziare l'osservatore, o testimone interno, dai
contenuti della coscienza, quali ad esempio: immagini, pensieri, sentimenti e sensazioni. Il riconoscimento
dell'interdipendenza tra osservatore e osservato, mente e corpo, organismo e ambiente, puo' portare a un
senso di se' piu' inclusivo (Vaughan, 2000).
Ad ogni stadio la trasformazione del concetto di se' attraversa i processi di: differenziazione, trascendenza e
integrazione. Una volta che le rappresentazioni mentali, emotive e fisiche del se' sono state differenziate, il
se' le trascende, disidentificandosi da esse. Le rappresentazioni del se' piu' inclusive comprendono le
percezioni piu' sottili della consapevolezza spirituale (Vaughan, 2005). Posto che e' appropriato per un
bambino essere identificato principalmente con il corpo e per un adolescente esserlo con l'io-mente verbale,
le identificazioni che non raggiungono lo spettro piu' ampio di possibilita' si possono considerare come arresti
dello sviluppo. Analogamente, mentre le identificazioni mentali ed esistenziali rappresentano stadi di crescita
umana fondamentali, l'integrita' ottimale esige il loro superamento (Walsh & Vaughan, 1993).
Per sviluppare un'identita' transpersonale piu' inclusiva e sana occorre saper distinguere gli stati
transpersonali autentici da quelli prepersonali regressivi. Wilber ha denominato confusione pre-trans il
giudizio di non differenziazione di questi due stati. Egli afferma:
E'piuttosto facile spiegare l'essenza della confusione pre-trans. Iniziamo dicendo che gli esseri
umani hanno di fatto accesso a tre reami dell'essere e della conoscenza: il sensorio, il mentale e lo
spirituale. Essi possono essere anche indicati come: subconscio, conscio e superconscio;
3
prerazionale, razionale e transrazionale. Semplicemente, poiche' prerazionale e transrazionale sono
ambedue, ognuno a suo modo, non razionali, allora appaiono del tutto simili o perfino identici tra loro
a un occhio non esperto (Wilber, 1983).
Crescere oltre l'io non e' sinonimo di regressione infantile all'unita' oceanica (Walsh & Vaughan, 1993).
Questo fraintendimento contribuisce alla paura della trascendenza. Dunque, risulta di primaria importanza
differenziare la disintegrazione regressiva dell'identita' personale dalla trascendenza, che da' come risultato
un senso di se' espanso e piu' inclusivo.
Allo stesso modo, nella crescita personale sana la dipendenza primaria evolve nell'indipendenza e
successivamente nell'interdipendenza. E'abbastanza facile distinguere l'interdipendenza basata sulla fiducia
di se' dalla dipendenza e dall'indipendenza. Pensare il se' come un sistema vivente aperto, esistente
all'interno di un ecosistema piu' ampio, puo' favorire il cambiamento dell'immagine del se' come entita'
separata e indipendente per riconoscerne l'interdipendenza e il suo essere parte della totalita'. Proprio come
nello sviluppo personale e' necessario attraversare l'indipendenza prima di arrivare all'interdipendenza
autentica e sana, e' necessario affermare l'identita' esistenziale prima di trascenderla.
Non si deve identificare in modo esclusivo il se' con un particolare stadio o componente dello sviluppo
psicologico. Lo si puo' sperimentare in momenti di coscienza unitiva come essere tutt'uno con una totalita' piu'
ampia di cui e' parte integrale. Qualunque cosa crediamo di essere, siamo continuamente coinvolti in un
processo di scambio relazionale a tutti i livelli della consapevolezza: spirituale, esistenziale, mentale,
emotivo e fisico.
Le identificazioni che vengono trascese non sono perdute o scartate, bensi' ricondotte ad una struttura
organizzativa piu' complessa e inclusiva. Tuttavia, perche' la crescita e l'appagamento possano continuare,
occorre rinunciare all'identificazione esclusiva con una parte costituente del se' intesa come totalita'. Proprio
come il bambino nel trascendere l'identificazione esclusiva con il corpo deve abbandonare un desiderio di
gratificazione sensoriale immediata, l'adulto che trascende le identificazioni egocentriche deve abbandonare
il desiderio di gratificazione egocentrica immediata. Cio' non significa deprivazione, quanto imparare a
riconoscere i desideri senza esserne dominati. In definitiva, il risveglio spirituale richiede l'abbandono delle
pretese di essere speciali o di avere un'identificazione esclusiva separata, e il riconoscimento sia dell'unicita'
che della separazione. Essere sani comporta un'integrazione delle definizioni del se', sia quella personale
che quella transpersonale.
4
Differenziazione delle visioni esistenziale e transpersonale
Iniziero' con un'analisi delle differenze tra le due visioni, per poi trattarne alcune somiglianze.
Per l'esistenzialista, l'essere nel mondo determina l'esperienza. Il terapeuta orientato in modo gestaltista, ad
esempio, potrebbe chiedere "Dove sei?", sottintendendo "sei presente nel qui e ora o sei perso in qualche
fantasia?". Non chiederebbe "chi sei?", come si fa in molti esercizi spirituali per stimolare la ricerca di se'. Per
l'esistenzialista questa sarebbe una domanda priva di senso. Sei cio' che fai. Il modo in cui rispondi ai fatti
esistenziali della vita determina la tua autenticita' o falsita'. Non esiste nulla al di fuori di quello che stai
sperimentando in questo momento. Diversi anni fa c'era un'ingiunzione diffusa nella terapia della Gestalt:
abbandona la mente e risvegliati ai sensi, che fu rivisitata come usa la tua mente e risveglia i tuoi sensi.
L'accento era sempre sul sentire di essere nel qui e ora.
Un orientamento transpersonale, invece, potrebbe invitare alla riflessione con una domanda come "Chi sei?"
quale forma di indagine spirituale (Vaughan & Wittine, 1994). La vita potrebbe essere percepita come un
viaggio di risveglio, un processo di apprendimento per l'anima, una possibilita' di illuminazione o
un'opportunita' di servizio, come nel karma yoga. Essere autentici e' parte del proprio processo di sviluppo
spirituale, ma non basta. Oltre a questo, il ricercatore spirituale puo' cercare di coltivare qualita' come la
saggezza, la compassione e la gentilezza amorevole. Mentre l'esistenzialista probabilmente concepisce il se'
come un io incapsulato nel corpo destinato all'alienazione e alla mortalita' (Yalom, 1980), la persona che si
identifica con un'anima piuttosto che con un io puo' assumere una visione differente della separazione e
della morte. Possiamo sperimentarci come separati e nello stesso tempo come connessi, talvolta sentendoci
soli e nonostante cio' riconoscerci inseriti in un universo naturale, collegati a tutta la vita sulla Terra
(Vaughan, 2002, 2005).
Da una prospettiva esistenziale siamo condannati alla liberta' in un universo materialistico (Yalom, 1980). La
liberta' e' intesa come un fardello piuttosto che come liberazione ed e' inevitabilmente connessa alla paura
(Fromm, 1994; Yalom & Josselson, in corso di stampa). All'opposto, una persona identificata con l'anima puo'
sentirsi connessa agli altri, percepiti anch'essi come esseri in un cammino spirituale di liberazione.
Un transpersonalista che abbia intrapreso un percorso spirituale o abbia avuto un'esperienza diretta della
pura coscienza priva di oggetti puo' decidere o meno di utilizzare queste esplorazioni come mezzi per evitare
la dura realta' dell'esistenza. Da un punto di vista esistenziale, una persona identificata con l'anima piuttosto
che con l'io puo' perdersi nell'illusione e credere in una realta' spirituale per evitare le realta' dolorose di morte
e solitudine in un universo senza senso. L'esistenzialista potrebbe considerare queste esperienze come
illusorie e fuorvianti.
E'molto piu' probabile che sia un traspersonalista piuttosto che un esistenzialista ad avere avuto un qualche
tipo di esperienza mistica, descritta sia come unita' con la natura che come essere un'anima in un viaggio,
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oppure come un'esperienza di unione con Dio, o come completa autotrascendenza. Coloro che hanno
vissuto le esperienze di vuoto (shunyata) come estatiche con molta probabilita' le interpreteranno in un
contesto spirituale. Nell'ambito di un cammino spirituale, il vuoto potrebbe essere il risultato del lasciar
andare, della purificazione o della purgazione. In termini psicologici, cio' puo' essere descritto come
liberazione dalla colpa e dai risentimenti relativi al passato e come liberazione dalla paura del futuro. Vissuta
in un contesto appropriato, un'esperienza di vuoto puo' essere sia risanante che liberante. Percepire gli
eventi della propria vita come esperienze di apprendimento che conducono alla possibilita' di illuminazione o
di liberazione riempie di significato. Questa e' una risposta transpersonale alla sfida esistenziale di creare
significato nel mondo.
Sia gli psicoterapeuti esistenziali che quelli transpersonali si occupano di questioni di interesse
fondamentale, quali il significato e lo scopo, che per il terapeuta transpersonale implicano questioni
riguardanti credenze e pratiche spirituali, laddove il terapeuta esistenziale decide di non occuparsi della
ricerca spirituale e punta essenzialmente al confronto con la mortalita' e con le responsabilita' connesse alla
liberta' in un universo senza un progetto proprio. L'assunzione sottostante e' che la vita sia infondata e che
siamo i soli responsabili delle nostre scelte (Yalom & Josselson, in corso di stampa).
Le visioni esistenziale e transpersonale si sovrappongono nel dare rilievo alla responsabilita' personale
riguardo alla scelta e al comportamento. Nessuna delle due condivide la visione secondo cui noi non siamo
altro che prodotti o vittime del condizionamento primario. In termini di sviluppo morale, potrebbero essere
ambedue postconvenzionali, in quanto assumono che ci si comporta in modo etico in base alle proprie
convinzioni piuttosto che in base a una cieca obbedienza a delle regole fissate dall'esterno. Cio' comporta
riconoscere alcuni atteggiamenti e comportamenti migliori di altri (ad esempio, alcuni alleviano la sofferenza
mentre altri la accrescono) e prendersi la responsabilita' della propria esperienza.
Le due visioni riconoscono l'importanza di integrare mente, corpo ed emozioni. Tuttavia, secondo la
concezione evolutiva transpersonale, questa integrazione e' un fondamento per un ulteriore risveglio. Man
mano che aumenta la consapevolezza di una dimensione spirituale dell'esistenza, chi e cosa siamo diviene
un mistero che trascende i concetti limitati di se'. Con la maturazione, i concetti di se' evolvono esprimendo
sempre piu' liberta' rispetto ai precedenti piu' ristretti, i quali non vengono cancellati, bensi' ricompresi in una
visione piu' inclusiva della totalita'.
Ambedue gli approcci all'identita' sottolineano l'importanza della consapevolezza. Laddove l'esistenzialista si
basa su una descrizione fenomenologica dell'esperienza, il transpersonalista riconosce che talune
esperienze sono ineffabili e transconcettuali. La liberta' che l'esistenzialista sperimenta nell'essere-nelmondo e' vista come relativa da una prospettiva transpersonale, che la considera in funzione del proprio
stato di coscienza.
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Coloro che ottengono insight sulle incatenanti abitudini della mente egocentrata possono anche combattere
strenuamente per staccarsi dal controllo e dagli attaccamenti, ma solitamente falliscono, indipendentemente
dall'impegno da essi profuso. L'essenza della trascendenza e' la naturalezza, il non attaccamento e l'apertura
integrale.
Per poter sviluppare stadi piu' sottili e differenziati, che possono dar luogo a livelli di liberta' finora impensati,
occorre che l'individuo intraprenda un training nella pratica spirituale, nella meditazione o
metaconsapevolezza. La liberta' puo' essere realizzata solo dopo che viene riconosciuta, affermata ed
esercitata coscientemente. Sia l'esistenzialista che il transpersonalista possono rappresentare la maturita'
psicologica come affermazione della liberta' di essere chi si e', e il comportamento maturo come l'essere in
accordo con dei principi etici. Ambedue possono praticare la consapevolezza ed essere testimoni di pensieri
e sentimenti senza giudicarli. Tuttavia, oltre a un'immagine di se' realistica, ne' grandiosa ne' autodenigratoria,
la maturita' transpersonale richiede la consapevolezza dell'influenza e della funzione delle esperienze
spirituali.
Il pensiero maturo si caratterizza per l'autovalutazione accurata e non distorta e presumibilmente per la
capacita' di distinguere la realta' dall'illusione. Questa capacita', comunque, e' aperta all'interpretazione. Cio'
che sembra reale al se' esistenziale separato e' considerato illusorio dal transpersonalista, e viceversa.
L'esistenzialista pensa che il transpersonalista viva in un mondo di illusioni spirituali, dacche' nulla nella sua
esperienza valida le affermazioni di coloro che hanno avuto esperienza diretta dell'illusione del senso del se'
separato.
Mentre l'analisi esistenziale della realta' e' razionale ed empirica, quella transpersonale, derivante dalla
pratica della contemplazione, tende ad essere meta-razionale e post-figurativa. L'occhio dei sensi
(conoscenza empirica), l'occhio della ragione (comprensione razionale) e l'occhio della contemplazione
(conoscenza intuitiva diretta) non possono essere ridotti l'uno all'altro (Wilber, 1983). Nessun insieme di dati
empirici potra' svelare un significato, e nessuna analisi razionale sara' in grado di svelare l'esperienza
contemplativa. Coloro che intendono comprendere il transpersonale devono essere disposti a intraprendere
il training richiesto, se vogliono valutare le conclusioni tratte da coloro che hanno svolto il lavoro.
Riguardo alla consapevolezza della morte, gli esistenzialisti e i transpersonalisti concordano nel
disapprovare il rifiuto convenzionale della morte e riconoscono la necessita' di affrontarla per poter vivere
appieno la vita. Gli esistenzialisti osservano che le persone fanno progetti di immortalita' (Becker, 1974) e
tendono a diffidare di coloro che credono nella sopravvivenza della coscienza dopo la morte biologica.
I transpersonalisti, d'altra parte, possono o meno avere delle credenze specifiche sull'aldila', ma si
mantengono aperti alla possibilita' che l'esperienza umana sia qualcosa di piu' della breve incarnazione tra la
nascita e la morte. Basti affermare che laddove un esistenzialista direbbe "e' questo!", un transpersonalista
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potrebbe rispondere che la realta' e' piu' di quello che ci si immagina e che la morte resta un mistero.
Qualunque cosa si pensa di essere, si e' piu' di quel qualcosa (Bugental, 1999).
Per quanto riguarda l'intenzionalita', occorre fare anche un'altra distinzione tra l'esistenzialista, che vede
l'intenzione personale come l'espressione finale della liberta', e il transpersonalista, il quale considera come
piu' convincente una concezione della liberta' intesa come resa alla volonta' divina, il Tao o la Via, o la propria
vera natura. Nel riconoscere le limitazioni di un se' separato, si puo' provare una contrazione ansiosa o,
all'opposto, un senso di liberazione e di pace interiore. Anche identificarsi con l'anima come il testimone di
tutta l'esperienza puo' contribuire alla liberta' dalla paura. Un transpersonalista potrebbe sostenere che solo
l'esperienza mistica puo' vincere sulla paura e sulla spinta al potere. Cio' implica porre l'enfasi sulla
padronanza di se' e sul non attaccamento in luogo dell'ostinazione. Inoltre, la creazione di significato cessa di
essere una preoccupazione primaria. Da un punto di vista transpersonale, il significato puo' essere trovato
mediante l'insight, ma l'esistenza personale puo' essere anche descritta in quanto libera da significato, come
nella meditazione Zen. Gli psicologi divengono sempre piu' consapevoli della necessita' di una psicoterapia
che tenga conto delle questioni spirituali, in particolare della crescita e dello sviluppo spirituale (Vaughan,
1991; Sperry, 2010).
Ricerca spirituale
Il compito della ricerca spirituale nello sviluppo adulto comprende il venire a patti con le realta' esistenziali, il
vedere le cose per come sono, e affrontare la morte e l'essere soli. Il Buddismo Tibetano distingue quattro
livelli di comprensione: intellettuale, esperienza diretta, stabilizzazione e liberazione finale.
Nella mia vita sono stata sia esistenzialista che transpersonalista; il mio percorso non e' mai stato una linea
retta con un'unica direzione. Assomiglia di piu' a un labirinto in cui per arrivare al centro si procede ad anse,
che vanno verso l'interno e poi verso l'esterno. Il movimento verso l'interno richiede l'abbandono di
preconcetti e la calma della mente, mentre quello verso l'esterno comporta l'assunzione della responsabilita'
di se' e l'intenzionalita'. L'essere-nel-mondo fa emergere l'esistenzialista; lo stare in solitudine e nel silenzio
risveglia il transpersonalista. In definitiva, la sfida consiste nel connettere la vita interiore della mente e dello
spirito a quella esteriore del servizio nel mondo. Vivere in modo autentico, trovare soddisfazione nell'amore e
nel lavoro e servire il bene comune senza perdere il contatto con le sorgenti profonde del rinnovamento
spirituale che si puo' trovare nella pratica spirituale sembrano essere i compiti dell'intera vita.
Quando ci risvegliamo a un'identita' transpersonale che include l'autenticita' esistenziale tendiamo a superare
il puro egocentrismo. La nostra consapevolezza puo' espandersi fino a diventare etnocentrica,
mondocentrica e oltre, e farci riconoscere la nostra interconnessione con tutti gli esseri. Siamo tutti ben
consapevoli della devastazione del pianeta causata dallo sfruttamento egocentrico e dai conflitti etnocentrici.
Quando si diventa mondocentrici e consapevoli della propria interdipendenza, si tende anche a essere
motivati all'attenzione per la totalita' e a fare qualcosa per alleviare la sofferenza.
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Nel mio lavoro clinico mi e' stato molto utile l'orientamento transpersonale. Tuttavia, la realta' dell'esperienza
personale e' sempre piu' complessa e ingarbugliata di quella descritta nelle teorie. Nulla avviene in modo cosi'
netto; piuttosto, le persone evolvono a velocita' differenti lungo differenti linee evolutive (Wilber, 2000).
La ricerca spirituale seria puo' essere risvegliata da eventi della vita come una perdita, un incontro
ravvicinato con la morte o un'esperienza mistica spontanea. Il risveglio puo' essere graduale, come nella
pratica meditativa, o improvviso, come in un'esperienza in prossimita' di morte, ma puo' accadere anche nella
psicoterapia del profondo, mostrandosi nei sogni, nelle visioni o in qualche altra esperienza interiore. Non
deve essere sottovalutata l'importanza di avere una guida che sia avvezza al lavoro interiore. I miei pazienti
mi hanno dimostrato piu' e piu' volte che e' possibile trascendere il condizionamento primario e affermare la
liberta' nel presente. Il nostro presente puo' essere ampiamente determinato dal passato solo nella misura in
cui lo riteniamo vero. Il risveglio a una realta' piu' grande e' sempre possibile.
Qualunque sia il punto in cui ci troviamo in un sentiero di risveglio, ha valore ogni ricerca spirituale
appropriata che inviti a un esame delle proprie credenze e assunzioni sulla realta', sull'identita', sulla vita e
sulla morte.
Paradossalmente, una prospettiva esistenziale che metta a nudo le nostre difese e illusioni costituisce un
buon fondamento per la crescita spirituale. Da una prospettiva transpersonale, c'e' sempre qualcosa in piu' da
imparare e scoprire.
Bibliografia
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Bugental, James F. T. (1999), Psychotherapy Isn't What You Think, Phoenix, AZ: Zeig, Tucker & Theisen,
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Developmental Approach, Psychology of Religion and Spirituality, 2 (1), 46-56..
Vaughan, F. (2005), (2nd ed.), Shadows of the Sacred: Seeing Through Spiritual Illusions, Bloomington:
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Vaughan, F. (2000), (2nd ed.), The Inward Arc: Healing in Psychotherapy and Spirituality, Bloomington:
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Yalom, I. and Josselson, R. (in press), Existential Psychotherapy, in R. Corsini and D. Wedding, (eds.)
Current Psychotherapies, 9th ed., Belmont, CA: Tomson.
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N° Post: 85
Sipolino Fabio
Thursday 12th of August 2021 10:35:24 AM


George Leonard Sensei






George Leonard sensei studia aikido da quasi trent'anni e attualmente detiene un quinto dan. Ha scritto numerosi libri relativi a aikido tra cui "The Ultimate atleta", "Mastery", e la sua recente pubblicazione "La via del Aikido: Lezioni di vita da un Sensei americano" Leonard sensei attualmente condivide le responsabilita' istruire capo con Wendy Palmer sensei a Aikido di Tamalpais a Mill Valley, CA.
AW: Leonard sensei, quanti anni avevi quando hai iniziato l'aikido?

GL: Beh, ho iniziato l'11 novembre 1970 quando avevo 47 anni. Non lo dimentichero' mai. In realta', non sapevo in cosa mi stavo cacciando. Non sapevo che avrei fatto ancora aikido 30 anni dopo. Non c'e' modo!

Comunque, dalla terza classe, ero totalmente preso, totalmente affascinato. In tutta la mia vita, non avevo mai pensato di entrare nelle arti marziali. Quando un amico ha detto che stava iniziando un corso sperimentale di aikido, non sapevo di cosa stesse parlando. Non avevo mai sentito la parola "aikido". Non sapevo cosa aspettarmi.

Penso che cio' che mi ha trattenuto in tutto questo tempo e' la sua bellezza trascendente. Non intendo solo bellezza visiva, ma anche bellezza cinestetica. E'cosi' sfuggente e cosi'... difficile. Ci sono state cosi' poche volte in cui ho fatto una tecnica che mi e' sembrata esattamente giusta. A volte mi avvicino abbastanza da dire "OK, va bene". Ma ti dico, quando ottieni una di quelle tecniche quando, davvero, qualcuno entra con molta forza e molto realismo -- e questo mi piace, continuo a dire alla gente di rendere reali i colpi -- allora puoi fallo meglio.

In qualche modo, diventi tutt'uno con quel colpo e con quell'altra persona e l'intero corpo e l'essere di quella persona. Diventi una specie di nuovo organismo composto dall'attaccante e dal difensore, come il giorno e la notte, il liscio e il ruvido, l'estate e l'inverno. E'un'armonia di opposti. Una volta che cio' accade, ti giri un po' e all'improvviso tutto e' uno. E'cinesteticamente bello. In altre parole, non solo sembra bello, ma si sente bello.

L'Aikido non riguarda il dominio. Non ci sono obiettivi particolari. C'e' il problema di salire di grado, ma non e' questo l'importante. Non ci sono concorsi in cui puoi vincere un premio. Non conosco nessun trofeo distribuito nell'aikido. Puoi andare in una scuola di karate in cui distribuiscono un trofeo ai loro figli circa ogni tre settimane! E'un rinforzo estrinseco per farli andare avanti. Ma qui la ricompensa e' intrinseca , non estrinseca.

E anche la cosa della cintura e' de-enfatizzata. Dato che e' qui [indicando il tappeto a Boulder Aikikai], non so nemmeno quale grado sia ogni persona; tutti indossano la stessa cosa! A volte in alcuni dojo e' considerata una cortesia non chiamare mai una persona che ha un rango piu' alto del tuo, e ho chiesto a Ikeda sensei [il capo istruttore di Boulder Aikikai] di questo e lui ha detto che in questo dojo non questione. Quindi, non sapevo chi chiamare! Lo rende molto interessante.

Quello che sto cercando di dire e' che l'intera idea di rango non ha lo stesso prestigio che ha nella maggior parte della vita. Quindi, le ricompense estrinseche sono poche. Le ricompense intrinseche sono molte.

AW: Cosa rende l'aikido cosi' profondo?

GL: Beh, e' ??profondo perche' e' illimitato. Le cose che hanno dei limiti non sono mai cosi' profonde. Con l'aikido, puoi capire che il numero di tecniche, variazioni, kaeshiwaza e simili finisce con un numero infinito di possibilita'.

E c'e' di piu'. L'Aikido ci offre un ideale che non potra' mai essere completamente realizzato, ma e' un ideale meraviglioso: creare armonia dal conflitto. Cos'altro possiamo chiedere nell'aikido? Questo e' tutto.

AW: Stavi parlando durante la lezione di stamattina di prendere l'aikido "fuori dal tappeto". Pensi di aver imparato di piu' sull'aikido sul tappetino o fuori dal tappetino?

GL: Fuori dal tappeto. Ma prima, voglio dire che l'aikido "sul tappeto" e' essenziale. E'li' che impari le tecniche, ne senti parlare e puoi effettivamente manifestarle. Li incarni. La conoscenza disincarnata e' incompleta. Deve essere incarnato prima di poter essere completo. Ecco perche' cosi' tanti intellettuali ci portano fuori strada perche' lavorano con la conoscenza intellettuale disincarnata. L'Aikido deve essere incarnato -- ed e' anche piuttosto spirituale. Corpo, mente, spirito.

Non voglio sminuire la "parte stuoia" dell'aikido, poiche' e' molto, molto importante. Ma siamo sempre fuori dal tappeto. E se capisci la percentuale di tempo che stai sul tappetino durante la settimana, e' interessante.

Cerco davvero di incorporare i principi dell'Aikido nella mia vita. Ha influenzato enormemente la mia scrittura. Ho dodici libri pubblicati e ho iniziato a includere l'aikido nel mio quarto libro; tutti i libri successivi hanno incluso l'aikido.

AW: Quindi, diresti che l'aikido ha avuto un effetto profondo nel tuo lavoro, nella tua vita...

GL: Il mio lavoro, la mia vita, le mie relazioni -- tutto. Mi ha cambiato molto.

Questo fine settimana ho insegnato una cosa semplice in classe, come camminare. Sembra un po' stupido avere tutte queste persone di aikido che camminano su e giu' per il tappeto. Non e'! Gli australopitechi hanno iniziato a camminare completamente eretti quattro milioni di anni fa con lo stesso tipo di bacino e movimenti che abbiamo noi. La passeggiata ha reso possibile il cervello, non viceversa. Abbiamo un cervello tremendamente sovradimensionato. E'davvero una cosa evolutiva davvero notevole perche' usa cosi' tanta della nostra energia; oltre il 20% della nostra glicemia, ossigeno e cosi' via viene utilizzato dal cervello. E il cervello pesa solo tre libbre e un quarto! Camminare e' molto profondo.

Tante volte quando cammino -- quando vado in macchina o all'ufficio postale per prendere la posta -- pratico l'aikido. Quando sorge il conflitto, cerco di fondermi. Non sempre ho successo, e quando non ci riesco, non sono felice. Ma quando ci riesco, sono molto felice. Perche' puoi fonderti e comunque ottenere la tua strada.

Terry Dobson aveva un libro intitolato "Cedendo per ottenere la tua strada". Ma non credo che la fusione sia arrendersi; e' qualcos'altro. Sta cambiando contesto. E ogni volta che cambi contesto, la trasformazione e' possibile, forse anche probabile. Quindi, la miscela e' un cambiamento di contesto.

AW: Sarebbe una trasformazione in meglio?

GL: Si'. Ma penso che anche un cambiamento di contesto potrebbe essere una trasformazione in peggio. Se il tuo contesto diventa improvvisamente che tutti vogliono prenderti, vogliono ucciderti e diventi paranoico, questo e' un nuovo contesto, ma non sarebbe molto buono!

"Contesto" e' una parola interessante. Deriva da due radici franco-latine: "con" che significa "con" o "insieme" e "texere" che significa "tessere" come in "tessile". Il contesto e' il modo in cui intrecciate la vostra esperienza. E'una cosa attiva.

AW: Non sei solo "collocato" in un ambiente.

GL: Giusto, giusto! Esattamente. Il contesto non e' un contenitore passivo ma un processo attivo. Una miscela nell'aikido cambia radicalmente il contesto. Cosi' tante cose fanno. Ad esempio, muovendoti dal tuo centro, piuttosto che dai tuoi occhi. La testa ha la maggior parte dei nostri organi sensoriali ed e' una sorta di "centrale di controllo", tuttavia se muovi la tua energia e consapevolezza nella tua testa in una situazione difficile come un colloquio di lavoro e la tua energia e' nella tua fronte e nella parte superiore del torace , la situazione risultera' ben diversa, anche se dici le stesse parole, come verrebbe fuori se ti muovessi dal centro. Questo e' un cambio di contesto.

L'Aikido e' pieno di cambiamenti di contesto. In effetti, la maggior parte dei miei seminari riguarda proprio questo. Un esempio e' il braccio energetico o l'esercizio del braccio inflessibile. Quando sto combattendo contro qualcuno, fa molto piu' male e il mio braccio crolla. In effetti, abbiamo fatto degli studi su di esso. Il braccio energetico (braccio non piegabile) ha tre volte piu' resilienza e forza rispetto al braccio di resistenza. Se cambi l'idea dal contesto di lottare contro qualcuno e impedirgli di piegare il tuo braccio a quello di pensare che il tuo braccio sia parte di un raggio laser che viene da una distanza infinita dietro di te e davanti a te attraverso quel muro fino alle estremita' dell'universo, potresti avere qualcuno che ti spinge sul braccio, ma non devi preoccuparti di questo: nessuno sforzo, nessun dolore. Piu' spingono, piu' luminoso risplendera' questo raggio laser.

Se stai combattendo contro qualcuno, stai dando parte del tuo potere al problema. Stai sprecando il tuo potere concentrandoti sul problema piuttosto che essere tutt'uno con l'universo, potresti dire. Penso che l'aikido nella vita sia pieno di possibilita' per cambiare il tuo contesto.

AW: Come mai non cadiamo cosi' facilmente in questo stato naturale dell'universo? Sembra sempre che sia uno stato cosi' naturale, ma per noi non sembra cosi' naturale. Come hai detto stamattina, la nostra tendenza naturale quando veniamo spinti e' di respingere. Quel tipo di reazione ci sembra molto piu' naturale, piu' che mescolarsi.

GL: Viviamo in una societa' piuttosto bizzarra. Ci siamo evoluti come cacciatori e raccoglitori. Abbiamo vissuto in una certa armonia con la natura e il nostro universo. E'possibile glorificarlo eccessivamente perche' ci sono problemi anche con l'essere cacciatori e raccoglitori, ovviamente.

Il nostro diventare una civilta' ci ha fondamentalmente separato dal mondo naturale; ci ha separato da molte, molte cose. Ogni volta che c'era un'eccedenza di raccolti di cereali, che fossero i cereali del Vicino Oriente o i risi dell'Oriente o il mais della Meso-America, solo allora emersero queste grandi organizzazioni che chiamiamo le citta'-stato con i loro imponenti centri cerimoniali, piramidi , e simili. Non avremmo mai potuto farlo senza un surplus di cibo che potrebbe essere immagazzinato, come cereali e altri cereali.

Poi, la religione si separo' in un sacerdozio. Il legalismo prese il posto dei semplici rapporti di parentela. Nacquero caste e classi; l'ennesima separazione degli esseri umani. In molti modi, siamo stati separati dalla matrice dell'esistenza.

In Civilization, abbiamo iniziato ad avere specialisti. Non c'erano specialisti nelle culture di cacciatori e raccoglitori, tranne forse lo sciamano, ma quei ruoli erano solo part-time. Non glorifichero' i vecchi tempi -- e' un errore -- ma ci siamo separati dalla nostra esistenza. Ci hanno fatto pensare di essere questi ego incapsulati nella pelle che erano separati dalle altre persone. Abbiamo dovuto combatterli. Ci hanno spinto, abbiamo dovuto respingerli. Non abbiamo mai considerato la possibilita' che in molti modi, fossimo tutti uno, che possiamo essere uno. Quindi, penso che questo sia qualcosa che ci e' stato insegnato con molta attenzione. Non credo sia necessario perche' le conseguenze dell'essere separati da qualcuno non sono molto gratificanti: possiamo solo avere risoluzioni di vittoria, sconfitta o stallo.

Ci viene insegnato a respingere, ad andare sempre contro di essa. E'davvero abbastanza stupido perche' semplicemente facendoci da parte o diventando tutt'uno con esso, possiamo gestirlo molto meglio. Ecco che arriva questa cosa enorme che ti viene addosso e tutto cio' che cerchi di fare la respingi indietro. Passi tutta la vita a spingere.

AW: Sei stato in molti campi diversi, ovviamente. Hai visto molti di quelli che altre persone potrebbero chiamare "maestri" in molti campi diversi. Vedi qualcosa di comune attraverso di loro?

GL: Si'. Nel mio libro "Maestria", lo dico abbastanza chiaramente.

Non mi piace chiamare nessuno un "maestro", davvero. Preferirei chiamarli una persona sulla via della maestria, ma useremo comunque il termine. Penso che nessuno possa mai padroneggiare completamente qualcosa, ma possiamo essere tutti sulla strada della padronanza.

Penso che una delle cose che caratterizza quasi tutti loro e' che non solo sono disposti a stare su un altopiano tra gli scatti verso l'alto per lungo tempo e non solo sono disposti a praticare, ma amano anche praticare. E, se posso fare una dichiarazione radicale, possono amare l'altopiano.

Tutti abbiamo questi piccoli scatti di miglioramento nel nostro allenamento e ci diciamo: "Ora sto imparando!" Ma non e' vero. E'allora che il tempo che hai trascorso a esercitarti sull'altopiano "scatta" e hai lo scatto verso l'alto. Senza il tempo sull'altopiano e senza il tempo per esercitarti, non avresti mai avuto lo scatto verso l'alto. Anche nel lavoro intellettuale, lo stesso vale.

Quindi devi restare e restare, lavorare e lavorare, e poi finalmente hai l'intuizione di "Ora, sto imparando!" No, e' solo che tutto l'apprendimento che hai fatto sull'altopiano diventa evidente.

Ben Hogan, uno dei piu' grandi giocatori di golf della storia, era noto per essere freddo ed efficace sotto pressione. Aveva appena fatto un incredibile recupero nel suo gioco per vincere uno dei tanti US Open che ha vinto nella sua vita. Un giornalista si avvicino' a lui e gli chiese: "Signor Hogan, com'e' possibile che continui a fare questi scatti spettacolari sotto una cosi' grande, grande pressione?" Era un uomo di poche parole, quindi si e' grattato la testa e ha detto: "Beh... credo di essere solo fortunato". E poi il giornalista gli chiese: "Ma, signor Hogan, tutti sanno che ti alleni piu' di chiunque altro nel gioco del golf!" Si gratto' di nuovo la testa e disse: "Beh... Piu' mi alleno, piu' divento fortunato".

Quindi questo per me e' il marchio del maestro. Quasi sempre quelli che sono al top del loro campo sono quelli che amano praticare. Ad esempio, Larry Bird. Non poteva correre veloce come molti altri. Non poteva saltare cosi' in alto. Ma e' stato sicuramente uno dei piu' grandi giocatori di basket di tutti i tempi. Amava solo esercitarsi. Una volta ha dichiarato: "Vorrei che la stagione finisse cosi' posso tornare a fare un po' di pratica".

Devi avere una buona istruzione all'inizio, ovviamente, perche' ci esercitiamo tutto il tempo e non vogliamo praticare nel modo sbagliato. Nel mio libro "Maestria", offro le Cinque Chiavi della Maestria. La prima non e' la pratica, in realta', sebbene la pratica sia la piu' importante; e' una buona istruzione. Se continuiamo a praticare un diritto nel tennis usando solo i polsi anziche' tutto il corpo, diventeremmo abbastanza bravi in ??quello, ma non diventeremmo mai grandi. Devi imparare fin dall'inizio che devi usare tutto il tuo corpo: le gambe, i fianchi, le spalle, le braccia, tutto!

Diventi bravo in cio' che pratichi. E'come quando vai a una cena e tutti dicono cose ottimistiche, e un ragazzo al tavolo dice: "Aspetta un attimo! Non funzionera'! Non vedi?" E poi continua ad elencare tutti questi argomenti negativi che portano l'intera conversazione a un brusco arresto. Ti chiedi come mai questa persona sia diventata cosi' brava a dire queste cose. Ma ha praticato l'essere negativo per quarant'anni!

AW: Esiste una cosa come l'abilita' naturale?

GL: Si', alcune persone sono piu' brave in certe abilita' rispetto ad altre persone. Ad esempio, puoi misurare i riflessi delle persone e alcune persone hanno riflessi piu' veloci di altre. Ma puoi anche migliorarli. Tuttavia, non possiamo negare il ruolo del talento.

Il mio libro, "Mastery", e' nato da una sezione speciale di Esquire . Ho fatto questi speciali, chiamati "Ultimate Fitness", per sei anni fino agli anni '80: dalle trenta alle quaranta pagine e una copertina. La mia idea iniziale per il Mastery special e' nata dalla mia esperienza nell'aiki.

Ovviamente avevo visto persone sul tappeto che erano piu' goffe di altre. Ma anche i klutzes, se davvero resistessero, potrebbero davvero fare bene. Tra le persone che sono abbastanza vicine nelle capacita', quelle che praticano sono quelle che progrediscono e diventano grandi aikidoisti. La pratica e' l'ultima cosa.

Ora, non volevo scrivere solo di aikido. Cosi' ho mandato un giornalista a fare interviste con persone che erano note per essere maestri in vari sport. Ad esempio, Rod Carew, il giocatore di baseball, ha detto: "Sai, c'e' un sacco di talento che emerge nel baseball. Ma quelli che non vogliono allenarsi non durano molto a lungo".

Tutti i maestri nei vari campi hanno detto che il talento e la pratica erano entrambi molto importanti, ma quella pratica fa la differenza.

AW: Hai qualche consiglio per le persone che si allenano oltre i cinquant'anni?

GL: Si', lascia andare il tuo falso orgoglio. Se ci sono cose che non puoi o non dovresti fare, non farle. Forse hai qualche tipo di infortunio o qualche tipo di problema. Ma lo fanno tutti gli altri e noi abbiamo una specie di istinto da "branco"; se vedi altre persone che fanno qualcosa sul tappetino, vuoi farlo.

Quello che dico e': "Guarda. Sono piu' interessato al fatto che tu sia qui tra cinque anni, tra dieci anni, non se sei in grado o meno di fare una certa cosa oggi. Non lasciare che il tuo orgoglio entri il vostro modo." Vai a lungo termine. Se lo fai, ci arriverai.

Quando partecipo a uno di questi grandi seminari di aikido dove ci sono un sacco di aikidoka che non ho mai conosciuto prima, la prima mattina quando sono sul bordo del tappeto, mi sto scaldando, vedo quasi sempre qualcuno che viene da me . Avra' un po' di grigio intorno ai bordi dei suoi capelli e sta sorridendo. Dira': "Se non avessi letto il tuo articolo su come ottenere la cintura nera all'eta' di cinquantadue anni, non avrei iniziato l'aikido. E guardami ora! Sono shodan a cinquantacinque anni!"

Penso che molte delle nostre ipotesi sull'invecchiamento, in realta', siano false. Vedo molte persone della mia eta' o anche di dieci anni piu' giovani e difficilmente riescono a camminare! Non e' che abbiano qualche tipo di malattia o altro, ma si sono semplicemente... arresi. Hanno avuto la falsa idea di "Beh, ho una certa eta', quindi non posso farlo".

Ho letto un articolo di giornale che ammoniva le persone dai cinquantacinque anni in su di non cadere mai, perche' se cadono, possono rompersi le anche e sarebbero finite di sicuro. E sai che prendo molte, molte cadute ogni settimana. Le persone fanno supposizioni su cose che si basano su informazioni false. Guardano le persone anziane e vedono che quella persona e' vecchia e fragile e non puo' fare questo e quello. Ma quella persona non ha fatto esercizio negli ultimi vent'anni, forse mai! Voglio dire, ci sono persone sui vent'anni che sono molto peggio di me. Molte persone.

Quindi, non fare queste ipotesi. Vacci piano ma non limitarti. Devi trovare un equilibrio tra i due.

AW: Questo tipo di consiglio potrebbe valere per tutti, indipendentemente dall'eta'.

GL: Si', dovrebbe valere per tutti. A volte ricevo un gruppo e dico: "Chiunque non invecchia di un giorno in ordine cronologico ogni giorno, per favore alzi la mano".

Alcune persone dicono: "Ma non sono interessato all'invecchiamento". E io dico loro: "Beh, e' ??meglio che siate! Se siete fortunati diventerete vecchi, se siete davvero fortunati -- e se fate le cose per bene".

L'invecchiamento e' interessante nell'aikido poiche' si vedono dei capelli grigi durante le lezioni. Penso che le persone piu' mature si avvicinino all'aikido piuttosto che ad altre arti perche' e' piu' impegnativo. E l'aikido e' l'arte marziale piu' difficile da imparare. Jearl Walker nel 1980 Scientific American ha fatto un articolo sulla fisica di varie arti marziali. Nel corso del suo articolo, fa questa affermazione: "L'Aikido e' la piu' difficile delle arti marziali da imparare. Le sue richieste di abilita', grazia e tempismo rivaleggiano con quelle del balletto classico". Ho parlato con molte persone di diverse arti e dicono che non c'e' dubbio. L'Aikido e' di gran lunga il piu' difficile.

Ci sono, credo, molte persone intelligenti nell'aikido, persone premurose. Alcune delle persone in altre arti marziali sono li' per una rapida soluzione di autodifesa. Ma forse nemmeno per autodifesa, forse per una rapida soluzione di "combattimento", per tornare indietro e picchiare meglio le persone prima che possano anche solo spingerti.

L'Aikido e' meraviglioso, magico e infinito. Non finisce mai. Puoi sempre usare i principi dell'aikido, anche se diventi fisicamente disabile a causa dell'eta' o per altri motivi; anche se non puoi fare l'aikido fisico, puoi ancora fare l'aikido. L'Aikido puo' essere la vita.

AW: Hai mai avuto voglia di lasciare l'aikido?

GL: No. Sono stato scoraggiato in alcune fasi, ma non ho mai pensato di smettere.

Sono stato anche molto fortunato perche' mi sono allenato fin dai primi giorni dell'aikido in America. Nella mia zona non c'era molto aikido e quasi nessuno yudansha.

Quando Wendy [Palmer], Richard [Heckler] ed io eravamo solo cinture marroni, [Robert] Nadeau sensei ci ha chiesto di insegnare le basi -- quelli che lui chiamava i Fondamenti; ci ha chiamato i Fondamentalisti. Cosi' abbiamo iniziato a insegnare molto presto. Quando inizi a insegnare, ti rendi conto di quanto non sai. Per insegnare qualcosa a qualcun altro, devi saperne un po' di piu' su alcuni dei suoi meccanismi e su alcuni dei suoi sentimenti. Ci sono entrato molto presto.

Poi, abbiamo avuto l'immensa fortuna di trovare un posto a Mill Valley. Gli dei dell'aikido erano con noi e abbiamo trovato questo spazio incredibile per un affitto ragionevole, e da allora abbiamo avuto un affitto ragionevole. Il nostro padrone di casa crede davvero in quello che stiamo facendo.

Quindi sono stato davvero coinvolto non solo come studente di aikido, ma come co-proprietario di questo bellissimo spazio e scuola. Quindi, certi giorni in cui dovevo insegnare, dovevo essere li', pronto o no, cosi' questo mi faceva andare avanti.

AW: Quindi c'era il senso di responsabilita'?

GL: La responsabilita' e il piacere di farlo. La grande gioia di vedere arrivare studenti che non sapevano fare alcun aikido e, pochi anni dopo, vederli ottenere il loro grado di yudansha. Il dramma umano tra gli studenti. Il calvario prima di fare un test. E'tutto molto drammatico e meraviglioso. Ci sono state un sacco di brave persone che ho conosciuto.

L'Aikido e' la gente. La comunita', communitas. E'un grande aspetto dell'aikido. Ad esempio, Monica [uno degli studenti di Leonard Sensei] parlava oggi di come ora conosce cosi' tante persone e la senti parlare di questo e puoi vedere che uno degli attrattivi di andare a tutti questi seminari e' la vita sociale. Conosci le persone, conosci le storie interne, i bambini che le persone hanno, chi sta a casa e cosi' via. E'la comunita'. Ed e' una comunita' che non e' solo nella tua citta', ma in molte citta'; e' nazionale, mondiale. Ovunque tu vada, c'e' l'aikido. Puoi fare un salto e sono contenti di vederti.

E'una comunita' mondiale! La gente va in Australia, Inghilterra, Francia, Germania. Abbiamo un sacco di gente che arriva dall'estero. Molte persone conoscono il nostro dojo perche' tutti e tre - Wendy, Richard e io - scriviamo libri. Ecco perche' il nostro dojo e' famoso, perche' noi tre abbiamo scritto cosi' tanti libri e articoli sul nostro dojo. Molte persone hanno detto di aver letto i nostri libri e di voler venire nel nostro dojo.

Mi ha dato molto.

AW: Hai aperto l'Aikido di Tamalpais da...

GL: 22 ottobre 1976.

AW: Da quello che ho visto di molti altri dojo nel mondo, un singolo dojo che sta in un unico spazio per quasi 24 anni... E'abbastanza incredibile.

GL: E'assolutamente incredibile! E che posto! Anche a Mill Valley, dove il prezzo medio che include le peggiori case della citta' e' di $ 707.000. Questa e' la media! E abbiamo quello spazio per il dojo!

AW: E fino a poco tempo, tu, Wendy e Richard insegnavate tutti insieme come comproprietari. Cosa lo teneva insieme? Qual e' il segreto?

GL: Tutti e tre avevamo molti altri interessi. Pertanto, nessuno di noi voleva prendere il potere. In effetti, in tutti i nostri incontri, era piu' un "Allora, perche' non lo fai?" invece di "Ecco, lasciami fare questo". Abbiamo sempre cercato di cedere il potere piuttosto che prenderlo.

Abbiamo sempre pensato che tre fosse un bel numero. Si e' bilanciato bene. Ma, visto che Richard ci ha lasciati, siamo altrettanto bravi. Penso, infatti, che sia stato perche' abbiamo altri interessi. Se uno di noi avesse voluto essere il Grande Capo, allora avrebbe potuto esserci conflitto.

So che ci sono stati dei conflitti orribili nell'aikido ed e' una delle mie grandi tristezze. Anche nell'Associazione Aikido della California settentrionale, sai che queste cose sono accadute. Sono stato eletto come facilitatore durante una delle nostre piu' grandi crisi per cercare di unire le cose, ed e' tornato insieme creando tre divisioni. Sono stato molto coinvolto in questo.

Ma non abbiamo mai avuto questi problemi al Tam Dojo. E'fantastico. Inoltre, nessuno di noi guadagna soldi per parlare di fuori dal dojo. E'un lavoro d'amore e cerchiamo di dare via il nostro potere. Non e' che siamo persone cosi' fantastiche, ma abbiamo quella situazione.

AW: Cosa pensi del futuro dell'aikido?

GL: Vorrei dire che diventera' la principale arte marziale in America e nel mondo, ma dovra' essere un mondo migliore perche' cio' accada. Mi piacerebbe vederlo accadere.

Nel mio libro "The Way of Aikido", sottolineo che l'aikido e' l'arte marziale in piu' rapida crescita, ma questo e' saggio in percentuale, non in numeri. In percentuale, e' enorme. Nella sola California settentrionale, c'erano circa cinque yudansha quando ho iniziato, e ora ce ne sono probabilmente circa un migliaio. Questa e' una crescita percentuale piuttosto grande.

Nel nostro dojo, ora abbiamo piu' yudansha che mudansha. Non e' cosi' buono. In effetti, abbiamo bisogno di piu' principianti e io e Wendy stiamo lavorando duramente per attirare e mantenere piu' nuovi studenti. Ma l'aikido e' cosi' difficile. Se parliamo di balletto, diresti mai che il balletto sarebbe diventato la principale forma di danza in America?

E'difficile interessare le persone all'aikido. Uno dei miei generi e' un bravo, bravo atleta: tennista, golf, corre su e giu' per lo Squaw Peak a Phoenix, segue da vicino il calcio e conosce molto il corpo. Lui e mia figlia sono venuti a trovarmi al dojo e mi ha detto: "Questa volta saro' qui all'inizio della lezione e rimarro' fino alla fine". Cosi' ho detto: "Fantastico!" E'venuto e gli ho detto che se avesse avuto domande sarei stato felice di spiegarglielo. La lezione e' iniziata e dopo circa mezz'ora aveva questo sguardo preoccupato sul viso. Sono andato da lui e gli ho chiesto: "Cosa c'e'?" Ha detto: "Non riesco proprio a capire come funziona." Era determinato a capirlo. La maggior parte delle persone si limita a sedersi li' e poi rimane vuota con gli occhi vitrei. non va Non ha alcun senso dal momento che non puoi vedere come sta accadendo. Questo ragazzo conosce il corpo, capisce il corpo. Poteva vedere le persone che venivano onestamente lanciate, ma non riusciva a vedere cosa stava succedendo. Quindi, dopo circa altri quindici minuti ho guardato oltre, e ora sembra malato! Sai come a volte puoi avere la nausea per essere disorientato? In seguito, il giorno dopo, diverse persone mi hanno chiesto cosa avesse mio genero. Disse: "Sto attraversando un periodo difficile qui. Ho giurato a me stesso che l'avrei capito, ma proprio non riesco a capirlo". Alla fine della lezione, era rosso sotto gli occhi: il povero ragazzo era letteralmente malato! dopo circa altri quindici minuti ho guardato oltre, e ora sembra malato! Sai come puoi avere la nausea a volte per essere disorientato? In seguito, il giorno successivo, diverse persone mi hanno chiesto cosa avesse mio genero. Disse: "Sto attraversando un periodo difficile qui. Ho giurato a me stesso che l'avrei capito, ma proprio non riesco a capirlo". Alla fine della lezione, era rosso sotto gli occhi: il povero ragazzo era letteralmente malato! dopo circa altri quindici minuti ho guardato oltre, e ora sembra malato! Sai come puoi avere la nausea a volte per essere disorientato? In seguito, il giorno dopo, diverse persone mi hanno chiesto cosa avesse mio genero. Disse: "Sto attraversando un periodo difficile qui. Ho giurato a me stesso che l'avrei capito, ma proprio non riesco a capirlo". Alla fine della lezione, era rosso sotto gli occhi: il povero ragazzo era letteralmente malato!

Poi c'e' quello che chiamo il "fattore di smalto secondo 47". Vado a una cena e qualcuno dice: "Oh, ho sentito che non aikido, George, tu devi dirmi tutto su di esso!" E io dico: "Beh, e' ??un'arte marziale. Ma parliamo di qualcos'altro". E questa persona dice: "Ma e' cosi' affascinante! Sono cosi' affascinato!" Quindi dico: "Beh, no, e' difficile da spiegare. Non a una cena". "Oh! Devi! Non vedevo l'ora di sentirlo!" Quindi dico ok e inizio. Circa 47 secondi dopo, comincio a vedere i loro occhi che iniziano a appannarsi. "Allora, chi vince?"

Questo e' solo uno dei fattori che potrebbero impedire all'aikido di diventare una delle arti marziali piu' popolari in America.

Quello che spero e' una crescita continua, perche' i suoi principi sono cosi' meravigliosi. Quello che spero e' un maggiore uso dei principi dell'aikido da parte dei non aikidoisti -- e questo sta accadendo. Quando tengo seminari a gruppi di lavoro, presento molti di questi principi. Immagino che molti dei miei lettori non siano aikidoisti. La filosofia ha un significato per il mondo. Per una vita migliore, forse anche per la pace nel mondo. Spero solo in una crescita continua sul tappeto e in una crescita sempre maggiore dell'aikido fuori dal tappeto.

La gente ha chiesto se dovremmo sviluppare una forma piu' semplificata di aikido. E la mia risposta e' no. E'troppo bello. E'troppo paradisiaco, davvero, per comprometterlo minimamente. Dovremmo avere estensioni dell'aikido come l'idea di Don Levine [ed. Aiki Extensions e' su www.aiki-extensions.org ]. Va bene che le persone che non sono aikidoiste usino i principi. Qualcosa sul centraggio, sull'estensione e sul non essere rigidi e cosi' via. Compromettere l'aikido e trasformarlo in un'arte marziale piu' semplice, un'arte marziale piu' facile da imparare, "Aikido in dieci facili lezioni" -- no, no, no, no, no!

Ho insegnato alle persone, e questo le aiuta a rimanere, che "non sara' veloce. E ti sentirai goffo per un po'. Mi sento goffo a volte. Non finisce mai. Se provi a fare troppi progressi , probabilmente abbandonerai entro un mese. Questo e' dovuto all'esperienza passata, ovviamente. Non posso dire questo su di te in particolare, ma le probabilita' sono che. Promettimi solo una cosa: che non ci proverai per fare progressi! Mettiti sul tappeto e fai quello che puoi. Ci sono molte persone simpatiche la' fuori. Alla fine, sara' meraviglioso. Goditi l'esperienza di qualunque cosa sara'. Sii il klutz! Don' t cercare di ottenere le tecniche esattamente giuste. Lavora solo con queste persone simpatiche che sono disposte ad aiutarti. Ma non cercare di fare progressi!" Questo di solito fa impazzire! io non

C'e' il ragazzo che vuole prendere la classe generale dopo aver preso tre delle classi per principianti. Dissi: "Sai, sono davvero un po' preoccupato per te. Continua a venire alle lezioni per principianti, e alzeremo un po' di piu' il tuo aikido". E lui non lo accetterebbe. Aveva questo tipo di senso intorno a se' del tipo "devo usare questa tecnica nel modo giusto". Beh, ora se n'e' andato...

Ancora e ancora, succede. Penso che l'unico modo per convincere le persone a restare sia dare loro l'idea di una pratica a lungo termine.

Non so se l'aikido diventera' l'arte marziale maggioritaria in America, ma osiamo sognare! Ci vorranno alcuni cambiamenti nella nostra coscienza nazionale e nella nostra idea di pratica, progresso e orientamento all'obiettivo. Potrebbe succedere. Ecco perche' mi piace continuare a scrivere libri su di esso e cercare di farlo conoscere al grande pubblico. Potrebbe succedere.

AW: Ho sentito molte persone che apprezzano molto il fatto che tu porti l'aikido al pubblico. Molte persone su Internet mi hanno chiesto di ringraziarti per tutti i tuoi scritti.

GL: Fantastico! Bello.

AW: Grazie mille per l'intervista, Leonard sensei. Apprezzo molto il tuo contributo.

GL: Grazie!





N° Post: 84
Sipolino Fabio
Tuesday 10th of August 2021 07:32:39 PM




Uno dei massimi studiosi dell'intelligenza artificiale spiega come si costruiranno le macchine "pensanti"





Minsky: "Creeremo computer che ragionano come bimbi"


Marvin Minsky, tra i massimi esperti mondiali di computer science in relazione al funzionamento della mente umana, illustra gli interessanti sviluppi degli studi sul rapporto tra neurologia e intelligenza artificiale

Potrebbe definire l'intelligenza artificiale e l'ambito degli studi che se ne occupano?
"Premesso che non credo alle definizioni, direi che l'intelligenza artificiale e' rappresentata da una gran quantita' di persone che cercano di realizzare macchine piu' intelligenti e di formulare teorie sul funzionamento della mente umana. Si avvicina molto alla psicologia, solo che impiega i computer per la sperimentazione".

Lei e' senza dubbio un'autorita' in fatto di storia dell'intelligenza artificiale; puo' farci una ricostruzione del suo sviluppo e dei suoi protagonisti?
"E'una storia lunga. La prima teoria sul funzionamento della mente comparve nel 1895 con il libro di Freud sui sogni e il successivo studio sui motti di spirito e il pensiero. Poi non e' successo nulla di importante fino agli anni '40, con il movimento cibernetico, e le prime macchine automatiche. Verso il 1950 alcuni ricercatori, fra cui Alan Turing, tentarono di immaginare una macchina pensante. A quel tempo ero giovane, ma cercai anch'io di costruire una macchina in grado di apprendere. Fu soltanto verso il 1960 con l'avvento del computer che iniziarono i grandi esperimenti".

Ci puo' parlare delle questioni principali affrontate dagli studi sull'intelligenza artificiale?
"C'e' stato un progresso nella ricognizione di elementi di natura fisica, ma ritengo che il problema centrale sia ora costruire una macchina capace di ragionare come un qualunque bambino di 2 o 3 o 4 anni. A mio avviso questa e' la difficolta' maggiore perche' non riusciremo a realizzare dispositivi che capiscano le storie raccontate o il linguaggio fino a quando non avremo insegnato loro il modo di comprendere le parole e acquisire una conoscenza generale della realta'. Tutti gli altri settori dell'intelligenza artificiale sono adeguatamente sviluppati. Possiamo costruire macchine in grado di pianificare e risolvere diversi tipi di problemi, ma siamo ancora lontani dal riprodurre il ragionamento ordinario e la comprensione degli oggetti esterni per analogia, e tutte quelle attivita' di cui ogni bambino e' capace".

Che rapporto c'e' fra intelligenza artificiale e neurologia? La configurazione fisiologica del cervello ha un ruolo essenziale nello studio dell'intelligenza?
"Non c'e' dubbio che finiranno per essere strettamente legate l'una all'altra, perche' quando sapremo come funzionano le diverse parti del cervello, potremo utilizzarle per costruire macchine intelligenti. Viceversa, se sappiamo costruire macchine intelligenti, possiamo verificare se anche il cervello utilizzi gli stessi meccanismi. In futuro ci sara' pertanto una stretta connessione fra neurologia e intelligenza artificiale. Attualmente sono ambiti piuttosto separati, poiche' i neurologi conoscono benissimo come funzionano determinate cellule nervose, ma non hanno le idee chiare. Gli altri, invece, sanno quale sia la funzione psicologica di vaste aree cerebrali, ma non conoscono il modo in cui queste funzionano".

Lei ha accennato alla memoria. Puo' parlarci ancora degli studi sull'intelligenza artificiale e la memoria umana?
"Conosciamo molti tipi diversi di memoria, e alcuni sono individuati dal loro contenuto. La computer science ha realizzato numerosi sistemi per rappresentare l'informazione, ma nessuno ha nozioni precise sul modo in cui cio' avvenga nel cervello. Ad esempio, in un moderno computer esistono solitamente diverse memorie, ciascuna con una propria velocita' di funzionamento; la piu' estesa e' la memoria lenta, costituita da nastri magnetici o CD-ROM o supporti simili, che contengono un grandissimo numero di dati e richiedono spesso molto tempo per renderli accessibili. Poi c'e' la RAM, una memoria molto piu' veloce; quasi tutti i computer di oggi hanno poi la cosiddetta "cache", una memoria ridotta ed estremamente veloce destinata a ricevere depositi temporanei, a evitare perdite di tempo e a riversare dati nella memoria a lungo termine. A quanto pare, gli uomini hanno una memoria ridotta, veloce e a breve termine, ne hanno una intermedia attiva in cui si conservano descrizioni di cio' a cui si sta pensando, e infine una a lungo termine, che richiede a volte un'ora o due per immagazzinare informazioni, se non un giorno intero. Ma nessuno sa come tutto questo funzioni. Io ho la sensazione che in certe zone del cervello ci sia qualcosa di simile alla memoria "cache" del computer, che conserva dati temporaneamente, mentre un altro processo li trascrive nella memoria a lungo termine. Questo e' un caso in cui la scienza del computer e' piu' avanti rispetto alla neurologia cerebrale".

Lei ha detto di aver speranza di arrivare un giorno a vedere macchine intelligenti. E' dunque ottimista, ci crede davvero?
"Certo, perche' no? Pensare che le macchine si fermeranno al punto in cui sono adesso e' arbitrario, e non ce n'e' ragione. Non parlerei di ottimismo o pessimismo; ritengo che le persone che affermano di conoscere un limite invalicabile non ragionino. E'questione di intelligenza o stupidita', non di ottimismo o pessimismo. La maggioranza delle persone pensa che qualunque cosa debba necessariamente avere un limite".

Parliamo ora di coscienza. Come giudica l'opinione di molti, secondo cui il computer non puo' pensare perche' non ha una coscienza?
"Molti pensano che la coscienza sia qualcosa di talmente diverso da tutto il resto che non la si possa spiegare. Ma quando ci si trova dinanzi a un mistero e non si riesce a spiegarlo, le ragioni possono essere diverse. Un bambino dira' che quella e' una cosa completamente differente, e infatti la prima cosa che molti bambini fanno e' distinguere tra esseri animati e oggetti inanimati. Fra le prime parole che imparano, ce n'e' solitamente una che indica sia cani che gatti e uccelli, ed e' diversa da bambino a bambino non esistendo uno standard nella loro lingua. Questo avviene quando si ha a disposizione soltanto una parola alla volta. Che senso ha per il bambino questa distinzione? Secondo me, significa che si e' reso conto che esistono oggetti che non fanno nulla se non li si sospinge, e dunque sono inanimati, morti. Poi ci sono oggetti come gli uccellini, che se ne stanno li' e all'improvviso volano via, ed infine le persone. La differenza e' enorme. Anche se non esistono termini nel nostro linguaggio per indicarla, il bambino ne inventera' uno nuovo, perche' capisce che non serve a nulla considerare l'uccellino come un oggetto fisico: tutto verrebbe falsato. Ad esempio, in fisica e' nozione comune che si possa trascinare un oggetto mediante una cordicella, ma non spingerlo. Intorno al 1900 si arrivo' a stabilire che buona parte del comportamento di una persona dipende da centri di stimolazione situati nel cervello. Tra il 1950 e il 1960 si chiari' il grande mistero: si diceva che la vita non si puo' spiegare, che una macchina non potra' mai riprodursi da se'. Ma dopo aver studiato il DNA, si e' compreso che esso e' un codice che regola una sequenza di proteine che poi si trasforma in RNA, e che c'e' un agente, il ribosoma, il quale legge l'RNA e sintetizza le proteine. Oggi, nel 2000, nessun biologo sosterrebbe che esiste una cosa chiamata vita. La parola "vita" e' morta, perche' sappiamo che gli esseri viventi sono solo macchine estremamente complesse. Questa e' la lezione della scienza. Se qualcuno afferma che una macchina non puo' essere cosciente e non fa parte del mondo, questo qualcuno e' rimasto a 150 anni fa. Se la maggioranza delle persone, compresi i filosofi, esclude che una macchina possa essere cosciente, cio' dipende dal fatto che costoro non possiedono una teoria sul funzionamento della coscienza. Un altro aspetto della questione e' che molti si chiedono: "Come puo' una macchina 'sapere' quel che esiste nel mondo?" Cosi', quando parlano di "coscienza", immaginano qualcosa di magico dentro di se' che si collega direttamente al mondo".

E invece?
"In realta' ci sono una ventina di strati diversi. Non bisognerebbe domandarsi come funziona la coscienza, ma in che modo il cervello costruisce una rappresentazione di se stesso, in che modo il processo successivo confronta le diverse rappresentazioni e identifica le differenze. Quando si divide la coscienza in venti sezioni, gia' si comincia a comprenderla e a porre le domande giuste".

Puo' illustrarci le applicazioni piu' interessanti dell'intelligenza artificiale?
"L'interesse e' maggiore o minore a seconda dei propri obiettivi. Per esempio, esiste un programma che ha battuto il campione mondiale di scacchi, ma a me non sembra poi cosi' rilevante. Ci sono programmi che trascrivono la voce nel computer, cosi' che e' possibile dettare alla macchina; mi sembra molto interessante il fatto che funzionino abbastanza bene pur non conoscendo il significato delle parole. In generale, pero', non credo che le applicazioni realizzate fino a oggi siano davvero significative. Lo saranno, a mio avviso, quando potranno risolvere problemi che gli esseri umani non sanno come affrontare. Ma questo accadra' in futuro".

Perche' lei studia l'intelligenza artificiale? Cosa trova di affascinante in questo campo?
"E'una bella domanda. Credo che una delle ragioni stia nel fatto che da piccolo mi capito' di leggere i primi romanzi di fantascienza. A quel tempo c'erano soltanto i libri di H.G.Wells, il quale non disponeva di macchine intelligenti, ma immaginava che nel futuro ci potessero essere nuove tecnologie allora sconosciute. Un altro scrittore, Hugo Gurnsbach, dedico' varie opere ai robot. Io pensai che sarebbe stato bellissimo costruire robot intelligenti. Conoscevo molte persone, e mi rendevo conto che se si rivolge a un essere umano una domanda veramente interessante, lui non sa come rispondere. Quando ero bambino non mi andava l'idea di dover diventare adulto, perche' gli adulti mi sembravano stupidi, mentre esistevano tante questioni fondamentali inerenti il mondo. Ad esempio, come funziona la fisica? o la biologia? E la piu' interessante mi sembrava la seguente: come funziona la mente? Lessi saggi di psicologia, ma non trovai risposte soddisfacenti, e cosi' pensai che questo sarebbe stato un buon argomento a cui dedicarmi in seguito. Non so perche' cosi' tante persone si interessino all'intelligenza artificiale. La vera domanda e': perche' gli altri non se ne occupano? Per me, questo e' il vero mistero".





N° Post: 82
Sipolino Fabio
Sunday 8th of August 2021 09:46:36 AM


Legge di Weber-Fechner: la misura delle sensazioni




Pubblicato da Marilena Cremaschini





La teoria di Weber





I primi tentativi di cercare una correlazione tra gli stimoli che l'uomo percepisce dal mondo esterno e le sensazioni che ne trae risalgono al XIX secolo grazie ad una teoria formulata dal fisiologo tedesco Ernst Heinrich Weber (1795 -- 1878).

Weber fondatore della psicologia sperimentale effettuo' degli esperimenti in cui ebbe modo di osservare come spesso le nostre sensazioni rispetto a delle variazioni che provengono dal mondo esterno, non rispecchiano una proporzionalita' ne' vengono percepite nello stesso modo ed in virtu' della qualita' o quantita' della variazione applicata.

Un classico esperimento di Weber riguardava l'osservazione delle diverse reazioni sensoriali dell'uomo rispetto alle variazioni di un peso.

Vide che aumentando di una certa quantita' il peso di un oggetto tenuto in mano la percezione dell'incremento del peso era tanto meno accentuata quanto piu' pesante era l'oggetto.

Cosi', per esempio, se ho in mano un peso di 5 Kg, e ne aggiungo un altro di 500 g, la sensazione di variazione di peso e' quasi impercettibile, ma se invece parto inizialmente tenendo in mano un peso pari a 100 g e ne aggiungo uno di 500 g la sensazione di pesantezza sara' percepita con maggiore intensita', quasi avendo la sensazione che il peso aggiunto successivamente sia piu' pesante di quello dichiarato.

Da questa constatazione si puo' prevedere, quindi, che stimoli fisici al di sotto di una soglia assoluta non vengono percepiti, mentre altri oltre una certa soglia vengono percepiti in maniera sproporzionata rispetto all'effettivo peso.

Per ciascuno dei 5 sensi sono infatti definite su base empirica delle soglie assolute di percezione, ossia valori minimi per cui a uno stimolo corrisponda una reazione:

Vista: percezione della luce di una candela a 48 km di distanza, in una notte serena e limpida
Udito: percezione di un orologio meccanico a 6 metri di distanza all'interno di una stanza silenziosa
Gusto: un cucchiaino di zucchero in 9 litri di acqua
Olfatto: una goccia di profumo diffusa nell'intero volume di sei stanze
Tatto: la pressione di un'ala di ape fatta cadere da 1 cm di altezza
Oggi la misura delle soglie di percezione e' utilizzata in molte discipline, anche tecniche, come ad esempio le tecnologie audio e video.





La teoria di Fechner








Successivamente a quello di Weber si aggiunse un altro contributo su questo tema, quello dello psicologo tedesco Gustav Theodor Fechner (1801 -- 1887) il quale, partendo dagli esperimenti di Weber, elaboro' un'equazione matematica che permettesse di quantificare la relazione fra lo stimolo fisico e la sensazione fisiologica corrispondente (cioe' la relazione esistente tra l'anima e la materia).

Lo psicologo riteneva che ogni materia fosse dotata di un'anima e la sua equazione, detta anche formula di Fechner, mette in relazione il mondo "spirituale" con quello materiale.

La legge di Fechner-Weber, fu pertanto enunciata come segue: "perche' l'intensita' di una sensazione cresca in progressione aritmetica, lo stimolo deve crescere in progressione geometrica".

Tale legge ha importanza rilevante soprattutto nelle percezioni visive, infatti gli umani hanno una migliore percezione delle differenti tonalita' di illuminazione (contrasto) quando tali tonalita' sono scure.

In breve, la capacita' dell'occhio umano di discriminare colori scuri e' maggiore della capacita' di discriminare colori chiari.

Oltre che in fisica e psicologia, la legge di Weber-Fechner e' stata ulteriormente di fondamentale importanza per elaborare il concetto economico di utilita' marginale decrescente, secondo il quale l'incremento di utilita' fornito da un bene e' minore mano a mano che la quantita' di tale bene e' posseduta in misura maggiore.





La finalita' della teoria di Fechner




La sua psicofisica e' un tentativo di fondare una scienza esatta dei rapporti tra mondo fisico e mondo psichico, si puo' dire pertanto che le sue teorie segnano la nascita della psicologia sperimentale.

La legge psicofisica (1860) che porta il suo nome, elaborando un principio stabilito da E. H. Weber, fissa la proporzionalita' dell'intensita' della sensazione al logaritmo dello stimolo.

Su tale legge, naturalmente approssimata, si basa l'introduzione delle unita' logaritmiche per valutare intensita' di sensazioni sonore, quali il fon e il decibel acustico.

Fechner con la sua fisica ermetista dello spirito consente di trovare il punto di contatto tra la psicologia e la fisica.

Mentre la connessione tra soggettivita' psicologica ed energia soggiacente (culminata nella legge cosiddetta di Weber-Fechner) e' generalmente considerata alla base del magnetismo psicologico novecentesco ovvero della psicologia dinamica.





Il pensiero metafisico di Fechner




Questo testo originale di Theodor Gustav Fechner e' stato tratto dalla rara edizione Zend-Avesta, Pensieri sulle cose del cielo e dell'aldi la', Bocca, Milano 1944, ed esprime poeticamente e con estrema fiducia nel futuro e nelle capacita' dell'uomo di apprezzare le bellezze di cio' che ha a disposizione, il pensiero metafisico di Fechner:

"Ho talvolta rivolto la mia attenzione a un formicaio e a un alveare, e mi sono domandato: cos'e' che costringe le incoscienti formiche e api a un lavoro cosi' fortemente indirizzato verso un fine?

Ho letto che le farfalle e i bruchi si muovono in grandi processioni, nelle quali un animale vola o
striscia dietro l'altro, e mi sono chiesto qual e' la forza che spinge tali animali? non gia' le anime delle singole bestiole.

Il Tutto vede come attraverso il meccanismo visuale d'una sola anima, ma dove ha sede tale anima?

Se l'anima risiede in qualche luogo, essa puo' solo trovarsi in cio' che abbraccia tutto questo, nella cosa in cui tutto striscia e vola, cresce e risiede: formiche, fiori, terra, formicai e alveari: la nostra terra.

Nella nostra terra ha sede cio' che muove questi esseri. Con gli uomini non avviene altro di quanto avvenga con le formiche, le api, i bruchi e le farfalle, spinti verso fini che nessuno di questi singoli animali ha posto.

La terra e', per forma e sostanza ... una creatura, in se' e per se', con proprieta' individuali e collegata con il Tutto, che si pone di fronte ad altre simili creature.

Sotto la pressione di un mondo esterno, essa dispiega le sue energie interne e sviluppa interiormente un giuoco di elementi liberi.

In particolare sottosta' al cambiamento, in generale rimane stabile. Quel che si dice del nostro corpo si puo' altrettanto dire della terra (in questa, pero', tutto in misura molto maggiore).

Gli uomini e gli animali sono esseri minuscoli, mutabili, passeggeri, formatisi dalle materie terrestri e presto riconvertentesi in queste; esseri senza costanza e senza durata, che cercano fuori di se' cio' che la terra possiede nel proprio seno.

La terra e' un tutto potente, unitario, non dipendente che da se stesso; che opera in se' tutti i cambiamenti della vita elementare, vegetale, animale; un tutto che fa continuamente sorgere il 'nuovo' da se' medesimo e che, nel mutarsi delle forme, si mantiene e si sviluppa.

Nel corpo della terra si riconosce la sua vera e piu' alta anima.

E non le manca in realta' neanche il sistema nervoso: essa ha i cervelli e i sensi di tutti gli uomini e di tutti gli animali, poiche' questi e quelli appartengono a essa ... l'aria, il mare e la terra costituiscono il piedistallo dello spirito, poiche', conducendo le onde sonore, trasmettono i pensieri da uomo a uomo e, per mezzo dei raggi di luce, fanno si' che i viventi possano osservarsi e regolarsi reciprocamente.

Tutti questi sono mezzi di collegamento fra gli esseri viventi di questa terra, mezzi che fanno considerare garantita l'unita' della coscienza terrestre.

La terra ha cosi' strette analogie con noi che e' possibile affermare che essa possiede un'anima unitaria e autonoma, come la nostra.

Naturalmente anche lo spirito della terra ha il suo campo di osservazione.

Gli uomini e gli animali rendono alla terra cio' che l'occhio e l'orecchio rendono a noi: il processo della sensazione e' in entrambi i casi lo stesso.

La terra, grazie agli uomini e agli animali che fungono da organi dei sensi, attinge continuamente dal serbatoio comune del loro spirito, e arricchisce sempre piu' il proprio possesso.

Ma come la terra ha, con innumerevoli uomini e animali, un campo di sensazioni assai piu' vasto di quello che abbiamo noi coi nostri organi sensoriali, cosi' la terra stessa riceve da noi immensamente piu' di quel che noi riceviamo da essa con i nostri sensi.

E, come il nostro occhio non puo' essere concepito senza le sue radici nel cervello, possiamo in tal guisa dire che noi uomini, malgrado la nostra individualita', siamo connessi con tutta quanta la terra.

Siamo per cosi' dire, radicati alla terra."




N° Post: 81
Sipolino Fabio
Saturday 7th of August 2021 01:05:56 PM


Emilio Del Giudice - Dinamica Collettiva della Materia Vivente









N° Post: 80
Sipolino Fabio
Saturday 7th of August 2021 09:53:17 AM


Durate ed Emergenze.




Anni fa, nelle mie ricerche sul passaggio dal Paleolitico al Mesolitico, mi imbattei in due ipotesi sul cambiamento climatico ed ecologico, una in Cina, l'altra in India. Quella relativa alla Cina, sosteneva che nel tempo antico, diciamo 10.000 anni fa circa, in Cina arrivavano i monsoni e quindi il clima era tropicale. C'era un aspetto di riflesso culturale interessante. Come alcuni di voi avra' notato, nell'immaginario cinese che sopravvive nel folklore, ci sono draghi e tartarughe. Ebbene, data la permanenza sostanziale della civilta' cinese in un ben preciso areale, questa sarebbe una permanenza di immaginario proprio dei tempi in cui in effetti c'era abbondanza di varani e testuggini quali si trovano proprio in regioni tropicali. Qualcosa, ad un certo punto, cambio' il regime periodico di venti umidi che chiamiamo "monsoni" e con cio' cambio' profondamente le ecologie locali, ma il bestiario dei tempi antichi, rimase nell'immaginario tramandato.

La seconda storia riguarda il fiume Indo che oggi attraversa il Pakistan. Se prendete una cartina fisica della regione, noterete l'arzigogolato corso dell'Indo a partire dalla sua fonte tibetana. Nei tempi antichi, pare ci fosse anche un altro fiume parallelo che troviamo molto citato nel piu' antico libro dei Veda, il Rg. Il complesso Indo-Sarasvati con una serie di altri corsi d'acqua che intrecciavano la regione, sarebbe stato la culla dell'antica civilta' vallinda. La misteriosa scomparsa di quella civilta' che ad un certo punto sembra aver abbandonato piu' o meno di colpo i propri imponenti centri abitati, erroneamente attribuita in un primo tempo alle ipotetiche invasioni ariane indoeuropee (che ci furono in tutta evidenza ma non nei tempi e nei modi descritti da queste vecchie ipotesi), pare fosse dovuta ad una serie di terremoti dovuti allo scontro tettonico che spinge il triangolo indiano contro l'Asia (da cui il Tibet). Tali terremoti avvenuti in alta montagna proprio li' dove originavano gli antichi corsi d'acqua, ne cambio' il tracciato a monte e quindi a valle i corsi cambiarono direzione e portata, cambiando radicalmente le ecologie. I vallindi, si suppone, migrarono verso est, dalle parti del Gange, qui espulsero i locali che migrarono verso sud. L'attuale divisione netta di areali linguistici tra ceppo sanscrito (Nord) e dravidico (Sud), che poi ebbe riflessi anche nella composizione e definizione castale tra chiari (ex vallindi misti ad ariani) e scuri (ex popolazioni indigene gangetiche di lontane origini africane), rifletterebbe tale storia.

Tutto cio' ha ancora tratti speculativi, ma tutto cio' era ignoto fin quando non abbiamo allargato le durate delle nostre indagini. Eventi di poche migliaia di anni fa, ci mostrano un possibile fatto prima ignoto: le ecologie possono cambiare in archi anche solo di pochi millenni e con esse, la vita umana che vi dipende. Quest'ultima pero', nei casi in questione, non aveva storia e scrittura per cui dei tormenti delle genti dei tempi non abbiamo ricordo, in piu', dato che il pianeta era decisamente sottopopolato, c'era pur sempre la possibilita' di far quello che gli umani hanno fatto da sempre: spostarsi. Sono decine e decine i casi di storia antica che o abbiamo del tutto ignorato o abbiamo cercato di interpretare cercando ragioni all'interno delle dinamiche sociali dei gruppi umani, quando invece erano mossi dal semplice variare climatico ed ambientale.

Chi mai fosse interessato a questa storia mossa dal clima trovera' soddisfazione nei bei libri del mio omonimo Brian Fagan. Avverto che quel Fagan indaga e scrive su questo argomento da quaranta anni, non e' un cialtrone che specula sul "cambiamento climatico" per sfornare best seller un tanto al chilo. Ma pur non essendo l'unico a condurre questi progetti di ricerca da cosi' lungo tempo, poiche' la nostra immagine di mondo era ai tempi affaccendata in tutt'altro, l'argomento a molti sembrera' ignoto, recente, quindi collegato al Grande Reset o ad altri presentismi. Gli ignoranti si svegliano sempre tardi e piuttosto che domandarsi perche' avevano ignorato argomenti macroscopici del genere e per cosi' lungo tempo, prendono un articolino su Internet e ci fanno sopra la loro teoria mondo dando cause sbagliate ad eventi complessi. Poi vengono pure col sorrisino di chi la sa lunga a spiegare a te che di queste cose ti occupi da decenni, che sei un ingenuo a credere a queste "narrazioni" catastrofiche, spacciate per verita' dal solito gruppetto di e'lite banco-finanziarie pluripotenti capitanate da un oscuro massone capo di Spectre. Potenza dell'immaginario di Ian Fleming di cui sono figli, nutriti con la saga di 007.

Venendo a noi, ricercatori del CNR ci avvertono che, da tempo, il fatidico anticiclone delle Azzorre, sta perdendo potenza e regolarita', forse anche locazione. Altri ci avvertono da tempo, che l' Atlantic meridional overturning circulation -- AMOC, sta perdendo portanza, regolarita' ed intensita', fatto che preluderebbe all'ennesima catastrofe climatica poiche' questa corrente oceanica atlantica e' la principale responsabile della stabilita' climatica degli ultimi millenni, quantomeno per le zone settentrionali che si affacciano sull'Atlantico, ma forse non solo.

Quanto alle Azzorre, il ritiro di questa area di circolazione, favorirebbe l'espandersi delle celle anticicloniche africane (ad esempio celle di Hadley) che pero' hanno caratteristiche climatiche e di umidita' del tutto differenti. Questo spiegherebbe il "Mediterraneo in fiamme" dalla Turchia, alla Grecia in cui mi trovo, alla Sicilia, alla Sardegna. Qui dove mi trovo, nell'Egeo, siamo a 36-38 gradi stabili. Poiche' le economie locali vivono di turismo, in estate arriva un sacco di gente. Gente che usa i condizionatori a palla, il che mette sotto pressione la rete elettrica che talvolta salta. Saltando, non solo toglie corrente ai condizionatori, ma anche ai de-salinizzatore locale per cui a volte manca l'acqua, oltre Internet e tutto il resto. Ad Atene nord, c'e' chi vive vicino ad incendi di lunga durata per cui deve rintanarsi a casa con le finestre chiuse, senza condizionatore e senza elettricita', l'inferno in terra praticamente.

Lunedi' esce parte del nuovo rapporto IPCC che si annuncia piu' pessimista dei precedenti. Il tema e' il riscaldamento climatico e la CO2. Ma c'e' un altro argomento in questa faccenda che e' la disclocazione dei climi, lo spostamento delle celle climatiche che poi determinano celle ecologiche a cui siamo adattati per millenni e che ora cambiano regime, come cambiarono al tempo della Cina mesolitica o dell'India Neolitica. Puo' darsi cambino per colpe antropiche piu' generali, ma puo' anche darsi cambino perche' sono sempre cambiate se si inquadrano durate storiche meno anguste della mezzoretta che chiamiamo "civilta'". Quindi, a prescindere le cause, gli effetti sono certi, tangibili ed immediati nel qui ed ora. Nell'attesa si svolga il grande dibattito sull'Antropocene avversato da negazionisti manipolati dalle lobbies carbonifere e dai centri anarco-capitalisti americani, mentre altri pensano sia tutta una invenzione di quelli di Davos per manipolarci dopo averci imposto la dittatura sanitaria, sarebbe forse il caso di domandarci cosa fare in senso adattivo?

Altrimenti, come ci fa notare l'opportuno Cacciari (le cui ragioni di filosofia politica-giuridica hanno fondamenti ben diversi da quelli di c.d. "bio"-politica a' la Agamben che pero' non ha di biologia competenze pari a quelle che Cacciari ha di giurisprudenza costituzionale), andremo di stato d'eccezione in stato d'eccezione non solo subi'to, ma invocato per ragioni apparentemente evidenti.

Dedicato ai molti che pensano di esser svegli mentre dormono (Eraclito), ricordo che il sociologo U. Beck (e non solo lui per altro) scrisse trentaquattro anni fa il saggio "La societa' del rischio". Rischi pandemici, alimentari, sanitari, geopolitici, ambientali, tecnologici, migratori, demografici, economici, finanziari et varia. Del resto, se ti aumenta la popolazione planetaria di tre volte in settanta anni, una "durata" molto breve per un evento molto intenso, non ci voleva un genio per capire che qualcosa di nuovo sarebbe successo.

Tutte cose note da tempo quindi, tempo trascorso invano. Ignoranza di massa, madre di tutte le catastrofi, dovrebbe esser "il" nemico comune per tutti coloro che non si rassegnano a subire le conseguenze di questa epoca problematica. Ma l'ignoranza rende ciechi anche sul problema della sua importanza negativa, questo e' il problema primo, quello da cui discende ogni altro. Sopportare e supportare l'ignoranza di massa fa si' che ad eventi eccezionali, l'unica risposta che sembra potersi dare e' quella dei vari stati d'eccezione e degli interventi emergenziali promossi da politici ignoranti eletti da persone altrettanto ignoranti.

L'ignoranza e' il problema politico centrale della nostra epoca.


Commenti:

Saturday 7th of August 2021 09:54:07 AM

Scritto da Pierluigi Fagan


N° Post: 79
Sipolino Fabio
Friday 6th of August 2021 09:46:07 AM



"L'essenza, per le fondamenta".





Intervista ad Ascanio Bernardeschi
a cura di Alessandro Testa

Il problema vero e' il partito: senza un partito effettivamente internazionalista e rivoluzionario, i comunisti sono tali solo idealmente, in quanto manca lo strumento per "abolire lo stato di cose presente"

Immagine Primo EditorialeAscanio Bernardeschi si e' a Siena con la tesi "La teoria della crisi economica nel sistema di analisi di Marx". La tesi venne premiata dalla rivista del Pc "Politica ed economia". Militante della Fgci e poi Pci dal 1963 fino allo scioglimento del partito. Ha aderito subito a Rifondazione di cui e' stato segretario di circolo, membro della Segreteria provinciale e del Comitato politico regionale; e' stato anche Consigliere provinciale per due legislature. Ha scritto per diverse riviste sia stampate che online ed e' attualmente responsabile Economia e Lavoro del giornale comunista La Citta' Futura.

* * * *

E'cosa nota che il modello di produzione capitalistico passa per crisi ricorrenti, che sono un inevitabile prodotto delle sue contraddizioni interne. Per prima cosa, ci farebbe piacere discutere con te della natura della crisi globale che l'occidente sta vivendo oggi, a partire da elementi storico-economici che mettano in luce le basi teoriche di quello che sta succedendo.

Occorre prima di tutto sgombrare il campo dalla diffusa opinione secondo cui questa crisi sia provocata dalla pandemia, come pure da quella che la crisi del 2007/8 fosse provocata dalla cattiva finanza; certamente il coronavirus oggi e i mutui subprime precedentemente hanno fatto da detonatore, rendendo la crisi ancora piu' devastante, ma le cause vengono da molto piu' lontano e hanno a che vedere con il processo di accumulazione capitalistica.

Proviamo a partire dallo sviluppo accelerato dei primi 25-30 anni del secondo dopoguerra, quando le economie sviluppate crescevano a un ritmo medio del 5% annuo; per avere un'idea della misura, durante il periodo che va dal 1870 all'inizio della Seconda guerra mondiale, la crescita, fra forti oscillazioni -- particolarmente accentuate dopo il primo conflitto mondiale -- procedeva mediamente a una velocita' dimezzata rispetto al periodo in esame. Tale crescita riguardo' prevalentemente i paesi sviluppati a scapito del terzo mondo.

Il capitale distrutto -- provvidenzialmente, dal punto di vista capitalistico -- durante la Seconda guerra mondiale, torno' a crescere; lo si deduce dal fatto che gli investimenti in capitale fisso crebbero a un ritmo superiore a quello del Pil. Cio' e' un indicatore dell'aumento della composizione organica del capitale che, come e' noto, e' un fattore che deprime il saggio del profitto; l'altro elemento che contribui' a questa caduta furono le conquiste del mondo del lavoro: la quota di reddito che ando' ai lavoratori sali' nel ventennio fra il 1950 e il 1970 dal 63% al 65%.

A titolo esemplificativo il saggio del profitto nell'economia Usa, che era del 18% nel 1948, precipito' all'8% nel 1960 e si mantenne, con forti oscillazioni, intorno a questo valore fino al 1976, dopo di che scese ulteriormente fino al 5,5% del 1988.

L'abbandono delle politiche keynesiane e l'affermazione del modello liberista furono una reazione a questa caduta dei profitti e non un errore tecnico, come sostengono molti economisti keynesiani; il rallentamento della crescita, attestatosi al 3%, quindi poco piu' della meta' del periodo precedente, fu infatti un deliberato sacrificio per mettere sull'altro piatto della bilancia un freno alla caduta del saggio del profitto.

La scomparsa del blocco socialista fu un altro motivo dell'abbandono delle politiche keynesiane in quanto venne meno il pungolo dovuto alla necessita' dei paesi capitalisti di competere con quel campo sul piano dei diritti sociali.

Nell'ultimo decennio del secolo scorso anche la globalizzazione impose regole che contribuirono al contrasto della caduta del saggio del profitto; sempre prendendo per esempio gli Stati Uniti, il saggio, che, come abbiamo visto, era del 5,5% nel 1988, nonostante la crisi del 2007, sali', sempre fra sbalzi congiunturali, fino al 10% del 2012.

Tuttavia, anche in questo periodo il ritmo di accumulazione del capitale e' stato superiore al ritmo di incremento del reddito, quindi buona parte prodotto andava ad accrescere la ricchezza dei capitalisti, determinando anche l'accentuazione delle disparita'. L'aumento dei salari e' stato inferiore a quello della produttivita' e cio' ha costituito un altro contrasto alla caduta del saggio del profitto; anche il divorzio fra Banca d'Italia e Tesoro, prima, e le regole di Maastricht, poi, hanno fortemente contribuito a spingere verso le politiche liberiste.



E per cio' che riguarda i movimenti del capitale?

E'certamente interessante considerare anche i movimenti di capitale: quando una quota della ricchezza accumulata non riesce a essere impiegata in maniera profittevole all'interno, la mondializzazione consente il trasferimento di molte attivita' produttive verso i paesi emergenti in cui il costo del lavoro e' inferiore a quello delle economie mature.

Si consideri un semplice dato: nel 1998 le rilocalizzazioni di produzioni nei paesi emergenti superavano di 20 volte il numero di quelle del 1970; tali rilocalizzazioni sono un altro motivo della perdita di potere contrattuale della classe lavoratrice. Infatti, in un mercato mondiale globale, il capitale si posiziona dove e' possibile ottenere maggiori profitti e puo' attuare un ricatto nei confronti dei lavoratori: o rinunciate a rivendicazioni eccessive o chiudo la fabbrica e vado a produrre altrove.

Inoltre, potendo ugualmente attuare un ricatto nei confronti degli stati, li induce ad abbassare la tassazione dei profitti e dei capitali, a ridurre la progressivita' delle imposte, a creare un ambiente infrastrutturale e sociale favorevole al capitale stesso; si tratta del famoso marketing territoriale che pone gli stati in concorrenza fra di loro al ribasso delle tutele sociali e ambientali. L'altro intervento di politica economica favorevole ai profitti e' la cessione al capitale di pezzi importanti di servizi pubblici e di settori produttivi strategici. Fra questi primeggia il settore bancario, di cui, come abbiamo evidenziato in un precedente articolo, il capitale si e' riappropriato rapacemente.



Il quadro generale e' preoccupante, ma torniamo per un momento al Pil...

Tornando appunto alla dinamica del Pil, nei primi 5 anni di questo secolo rallenta ancora la crescita (2,6%), mentre le aree emergenti sembrano avere ingranato la marcia: l'Europa dell'Est cresce del 6,6%, la Cina dell'8,7%, l'India del 6%, L'Africa e il Medio Oriente del 4%. Peggio di tutti fa l'America latina (1,7%).

Anche gli investimenti decrescono: se nel '74 superavano il 25% del Pil, nel 2019 non raggiungono il 22%, neppure se vi si include il poderoso sviluppo degli investimenti cinesi. Gran parte dei profitti abbandonano i settori produttivi e se ne vanno nella finanza; nel frattempo peggiorano le condizioni dei lavoratori: la loro quota di reddito scende al 58,8% ma oltre questo dato va considerato il regresso in termini di servizi pubblici goduti, oggetto di ripetuti tagli, di riduzione della progressivita' delle imposte e di inasprimento delle tariffe pubbliche.



Ma com'e' possibile sostenere lo sviluppo del mercato, se i potenziali acquirenti vedono ridurre il potere d'acquisto dei loro salari e gli investimenti si riducono?

Per contrastare la diminuzione della domanda, dovuta all'impoverimento dei lavoratori, ai tagli alla spesa pubblica e alla riduzione degli investimenti, si utilizza il debito; per i lavoratori e' il debito al consumo, con i famosi mutui ipotecari subprime e la loro cartolarizzazione che dara' luogo, una volta scoppiata la bolla immobiliare alla crisi del 2007-8; tale crisi, pertanto, non e' dovuta alla cattiva finanza, ma alla pretesa del capitalismo di tenere bassi i salari per sostenere i profitti e nel contempo impedire la caduta della domanda. Da questa crisi non ci siamo piu' sollevati e alla vigilia della pandemia attenti osservatori prevedevano un nuovo scoppio della bolla finanziaria.

Quindi e' la crisi del 1970, dovuta alla caduta del saggio del profitto, che e' rimasta irrisolta e la lieve ripresa di tale saggio a partire della fine degli anni 70 e' dovuta alla svolta neoliberista, alla scomposizione della filiera produttiva, dislocabile anche nei paesi aventi un minor costo del lavoro, in virtu' delle nuove tecnologie, all'intensificazione dello sfruttamento e alla finanziarizzazione che pero' ha alimentato bolle speculative utili a distruggere e a centralizzare capitale.



Il quadro generale, cosi' come lo hai dipinto, risulta estremamente chiaro. Sarebbe interessante capire quali sono le implicazioni di tutto cio' per il nostro Paese...

Venendo all'Italia, la produttivita' del lavoro e' cresciuta molto piu' dei salari (il 20% contro meno del 10%!). Gia' prima della pandemia il reddito reale delle famiglie italiane si era ridotto; considerando che nel frattempo sono aumentate le disuguaglianze, e' evidente che i salari hanno subi'to un arretramento ancora maggiore a quella media. Nel 2019, oltre un quarto della popolazione risultava a rischio di poverta' o di esclusione sociale (42% al Sud); il tonfo di quasi il 9% nel 2020, quello del lockdown, e' piombato in maniera travolgente su questa situazione.

I chiari segnali di ripresa della prima meta' del 2021 non devono tranquillizzarci. Per prima cosa si tratta di una ripresa rispetto all'anno in cui molte attivita' rimasero chiuse; in secondo luogo, esiste un gap fortissimo fra la ripresa dei beni di consumo (+28,1%) e quella di energia, beni intermedi, beni strumentali ecc. che crescono di una media di oltre il 66%.

Cio' e' un segno che il grosso del prodotto e' appropriato dal capitale e che la quota di reddito da lavoro sta continuando ad arretrare; bisogna considerare poi che il mercato del lavoro va anche peggio perche' il suo andamento non corrisponde minimamente alla ripresa produttiva e, all'interno del dato globale cresce ancora il peso del lavoro precario. Infatti, i posti di lavoro a tempo determinato aumentano di 296mila unita' nei primi 5 mesi dell'anno, mentre si riducono di circa 40mila i posti a tempo indeterminato. Lo sblocco dei licenziamenti e la liberalizzazione dei subappalti non potranno che peggiorare questa situazione.



C'e', pero', chi sostiene che la pandemia possa in qualche modo segnare un cambio di passo delle politiche economiche dell'Unione Europea. Cosa ne pensi?

Non illudiamoci che la pandemia abbia determinato un'inversione di tendenza delle politiche economiche e un rilancio del keynesismo come ingenui "sinistri" hanno decantato; gli interventi prospettati e la maggiore tolleranza verso il debito pubblico sono finalizzati a ripristinare margini di profitto socializzando le perdite.

La partecipazione statale al capitale delle imprese e' esplicitamente a cio' finalizzata, non prevede un ruolo dello stato nella conduzione delle attivita' economiche e prevede la sua uscita dal campo non appena risanate le aziende. Ma la tolleranza verso il debito cessera' una volta usciti dall'emergenza e allora saranno nuovamente i lavoratori a pagarne e conseguenze, anzi, gia' ora la Commissione europea che si e' pronunciata favorevolmente sul PNRR presentato dall'Italia, ha avvisato con una dose di franchezza che sfiora il cinismo, che il nostro paese dovra' "affrontare rischi elevati di sostenibilita' di bilancio a breve e medio termine".

In sintesi -- ribadisco -- l'abbandono delle politiche keynesiane trova una spiegazione precisa: gli stimoli della domanda attraverso il deficit spending sottrae risorse ai profitti e all'accumulazione capitalistica, mentre la piena occupazione accresce il potere contrattuale dei lavoratori, incidendo anch'essa negativamente sul saggio del profitto. Se il problema unico del capitalismo fosse la domanda, sarebbe agevole con un'opportuna politica economica prevenire le crisi; purtroppo, queste politiche incidono negativamente sui profitti e quindi devono essere messe in atto controtendenze, quelle che Marx chiamo' "cause antagonistiche" alla caduta del saggio del profitto.

Le politiche liberiste sono proprio a cio' finalizzate e, anche se deprimono la domanda, possono essere preferite a quelle espansive che deprimono il saggio del profitto; quindi il capitalismo naviga fra due scogli, la crisi di profittabilita' e l'insufficienza della domanda. Allontanandosi dal primo si avvicina necessariamente al secondo, e viceversa. Ci sarebbe poi un terzo scoglio, i limiti di sostenibilita' ambientale che il capitalismo tende a travalicare mettendo cosi' in discussione le prospettive del suo sviluppo.

Non sono, quindi, le politiche keynesiane la soluzione ma il controllo delle attivita' economiche da parte dei lavoratori associati, il che puo' avvenire solo attraverso una tenace lotta di classe orientata al superamento del capitalismo; ovviamente, alcuni miglioramenti delle condizioni sociali attraverso operazioni riformistiche possono essere un buon espediente tattico per accumulare forze e migliorare i rapporti di forza, purche' si abbia presente che ogni avanzamento potra' essere rimangiato agevolmente se non si pone la questione del potere.



In questo quadro politico ed economico assai preoccupante, siamo anche evidentemente ben consci di un'acutizzazione delle politiche imperialiste degli USA e dei suoi alleati. A parte l'aspetto militare, quali sono a tuo avviso le implicazioni di carattere economico di questa fase?

Le questioni economiche e militari sono strettamente connesse: credo che l'elemento centrale da prendere in considerazione sia la perdita di peso economico da parte degli Stati Uniti. Se mai gli Usa abbiano esercitato una vera e propria egemonia (Radhika Desai, attenta studiosa di geopolitica, per esempio, lo nega), la perdita di peso economico non puo' che tradursi in tempi piu' o meno lunghi in una perdita di influenza politica e culturale.

Anche questa decadenza viene da lontano: sotto il peso della disastrosa guerra del Vietnam, della crisi degli anni '70 del secolo scorso e del crescente indebitamento verso l'estero Nixon fu costretto, nel 1971, a sospendere la convertibilita' del dollaro, che tuttavia rimase la moneta principe degli scambi internazionali, favorendo cosi' il disordine nei mercati di tutto il mondo.

All'indomani della vittoria Usa nella prima guerra fredda, la fine del bipolarismo non significo' l'unipolarismo, bensi' potevamo gia' scorgere i primi segnali di un nuovo multipolarismo, con l'Ue a trazione tedesca che si costituiva in un nuovo blocco economico e il Giappone che pareva primeggiare fra le potenze economiche asiatiche e che invadeva anche i mercati occidentali con prodotti ad alto contenuto tecnologico.

Intanto la Cina, prima con l'apertura nelle zone economiche speciali, poi con l'apertura tout court ai capitali internazionali, si apprestava a diventare la "fabbrica del mondo". Anche la Russia, dopo la parentesi indecorosa di Eltsin, aspirava a riconquistare un proprio ruolo mettendo a frutto le sue cospicue risorse energetiche.

In America Latina partirono, pochi lustri fa, le prime esperienze di distacco dalla dipendenza degli Usa, e furono messi in atto importanti ed estesi accordi economici contrapposti a quelli imposti dall'imperialismo statunitense. Dal canto loro, un insieme di paesi, caratterizzati mediamente da un alto tasso di sviluppo, i cosiddetti Brics (Brasile, Russia India, Cina, Sudafrica) misero in atto intese economiche, costituendo un blocco di primaria importanza.

La lunga crisi dei paesi occidentali, di cui ho detto in precedenza e gli alti tassi di sviluppo dei Brics, e soprattutto della Cina, hanno determinato una profonda modifica dei rapporti di forza economici e gli Usa possono oggi (per quanto?) primeggiare solo sul piano militare.



Quindi, tu ritieni che l'acuirsi dell'aggressivita' militarista USA sia un segno della sua intrinseca debolezza economica...

Le molte guerre, dirette o per procura, nello scacchiere mediorientale e asiatico, i golpe piu' o meno direttamente assistiti dagli Usa e le "rivoluzioni" colorate, volte ad abbattere governi amici delle potenze concorrenti, si spiegano col disperato tentativo degli Stati Uniti di utilizzare tutti i mezzi, compresi i muscoli, per impedire la perdita del loro peso economico e conservare la supremazia del dollaro che permette loro di approvvigionarsi nel mercato mondiale stampando carta moneta imposta come mezzo di scambio internazionale. Chi si e' opposto a tale assurda regola ne ha pagato conseguenze pesantissime.

Queste modifiche dei rapporti fra le diverse economie sono state favorite anche dai movimenti internazionali dei capitali in direzione del terzo mondo, al punto che l'ex presidente Usa, Obama, durante il suo mandato auspico' un ritorno di alcuni capitali per non perdere definitivamente la battaglia dell'egemonia mondiale; a tale auspicio sono seguiti alcuni segnali di un'inversione di tendenza, grazie anche agli aumenti di salari e diritti riscontrabili in Cina che la rendono una prateria un po' meno appetibile per il capitale.

Per esempio, se nel 2007 l'insieme dei paesi Ocse (approssimativamente il blocco "occidentale") investivano all'estero quasi 1.900 milioni di euro, la Cina investiva solo 20 milioni di dollari. Nel 2020, i primi erano scesi a 425 milioni mentre la Cina saliva a 110 milioni, superando l'Ue e soprattutto superando gli investimenti stranieri in Cina. In termini di stock i capitali stranieri in Cina sono cresciuti molto meno del 3%, quelli cinesi all'estero sono quadruplicati, passando dal 4% al 16,2%.

Normalmente i paesi imperialisti esportano capitali piu' di quanti ne importino e se sta avvenendo un arresto di questa tendenza non illudiamoci che siano rientrate le ambizioni imperialistiche: il dato certifica solamente che vengono meno alcune basi materiali per l'affermazione degli imperialismi occidentali.



Qual e', dunque, a tuo avviso il ruolo della Cina in questa gigantesca partita geopolitica?

L'accoglimento delle "raccomandazioni" di Obama non ha impedito che l'economia cinese continuasse a crescere a ritmi multipli di quelli occidentali, anche durante la "crisi dei subprime", anche durante "la crisi del Covid-19", superando in termini di potere d'acquisto e raggiungendo in termini di Pil l'economia statunitense; la sua produzione, grazie a un attento lavoro per la formazione di professionalita' di alto livello, e' divenuta competitiva anche sul piano tecnologico. Il suo carattere di economia di mercato a forte direzione pubblica le ha consentito di azzerare, in pochi decenni, la poverta', che invece andava ampliandosi, per effetto delle politiche liberiste, in tutto il globo.

La Cina, inoltre, mettendo in atto una politica di cooperazione con i paesi del terzo mondo e con quelli vicini -- una quindicina, fra cui Russia e Giappone -- puo' contare su un mercato pari a un terzo di quello mondiale. Il suo progetto di imponenti infrastrutture, la nuova "Via della Seta", mira a connettersi per via terra e mare con un'ampia parte del globo; da qui le guerre, per ora commerciali, i dazi elevatissimi, il boicottaggio dei progetti, compresi i gasdotti russi, i contenziosi per le presunte violazioni della proprieta' intellettuale ecc.



E'in questo quadro che vanno letti gli esiti, per quel che ne sappiamo, del vertice dei G7. Cosa ne pensi?

La Cina e' stata accusata delle peggiori scorrettezze e nefandezze, tra cui il mancato rispetto dei diritti umani, di cui gli Usa e i suoi alleati sono i primi violentatori. Draghi ha dichiarato che l'Italia rivedra' gli accordi sulla Via della Seta, una delle pochissime cose buone che a suo tempo mise in atto il governo Conte nell'interesse del nostro paese; intanto gli Usa hanno annunciato un loro piano di collegamenti alternativo a quello cinese.

Biden, dal canto suo, ha voluto rimarcare la necessita' di "ricostruire le alleanze tradizionali" degli Stati Uniti, dopo che il predecessore Trump aveva fatto qualche apertura alla Russia; la pretesa di Biden e' di conservare la presunta egemonia Usa che si sta sfaldando e che forse gia' non c'e' piu'. Ma per questo scopo, essendo essa basata sulla forza militare, si pone in continuita' con Trump nell'aumento delle spese per gli armamenti e nel richiedere che gli alleati facciano altrettanto.

La nuova stagione politica, fatta di scontri ideologici, politici e militari, che Biden vorrebbe inaugurare, era gia' evidente nella scelta dei suoi collaboratori; chi non e' amico degli Stati Uniti viene definito "autocrate" mentre dall'altra parte ci sarebbe il massimo della democrazia, come nello stato teocratico e colonialista di Israele, nel Brasile di Bolsonaro, nelle Filippine, nell'Arabia Saudita, impegnata a fare strage di civili in Yemen, e negli stessi Usa a scapito della popolazione di colore, tanto per citare solo alcuni casi.

E'forse democratico il sostegno dato a diversi golpe, come quello in Bolivia o quello, per ora non riuscito, contro il governo bolivariano del Venezuela, o il criminale bloqueo economico contro Cuba nella speranza di far tornare al vassallaggio gli insubordinati dell'America Latina?

Se nel vertice e' stato assente ogni riferimento al diritto internazionale e alla riattivazione del trattato di non proliferazione delle armi atomiche stipulato all'epoca della ex Unione Sovietica, cio' si puo' spiegare solamente con la volonta' di affrontare il duello con le altre potenze economiche potendo disporre del vantaggio militare.

Questo scontro rechera' al nostro paese solo danni, visto che la Cina intende rispondere con ritorsioni, per ora inferiori ai provvedimenti degli Stati Uniti, ma che comunque potrebbero danneggiare i nostri rapporti commerciali con un enorme mercato di sbocco quale quello cinese. Basti pensare che l'interscambio del nostro paese con la Cina ammontava nel 2020 a 28,5 miliardi di dollari e che nei primi cinque mesi di quest'anno, in particolare, le nostre esportazioni verso quel paese sono cresciute del 75%.

Al fantasma del Dragone si aggiunge quello della Russia a cui viene intimato di abbandonare "il suo comportamento destabilizzante" che crea "interferenza nei sistemi democratici di altri paesi". Per questo l'Ue e' stata invitata a ridiscutere gli accordi vigenti con la Russia.



Siamo di fronte a un vero e proprio capovolgimento della realta'. Ma quali possono essere a tuo avviso gli scenari che si stanno profilando?

"Azioni aggressive della Russia" in realta' non se ne vedono, limitandosi Putin a proteggere i propri confini e gli stati confinanti amici, e il potenziamento militare della Cina, volto ad accrescere la sua "influenza e il suo comportamento coercitivo" che "sfida la nostra sicurezza" e' una favola, visto che la Cina non ha in corso conflitti e che tuttavia non puo' che prepararsi all'eventualita' di dover far fronte ad aggressioni; alla Via della Seta, che costituisce per gli Usa "pratiche non di mercato", vengono nella sostanza contrapposte guerre.

Sul piano dello scontro economico tutto lascia presagire che gli Usa partirebbero sconfitti. Sono i massimi debitori della Cina (27mila miliardi) che detiene ingenti riserve in dollari e avrebbe la possibilita' di mettere in crisi quella moneta, mentre il deficit commerciale dello Zio Sam continua a crescere di diverse centinaia di miliardi all'anno; inoltre, anche la supremazia del dollaro rischia di svanire, visto che diverse nazioni, comprese Russia e Cina, si stanno attrezzando per utilizzare nei loro interscambi una diversa valuta, il che non sarebbe difficile, visto che il dollaro e' divenuto ormai carta straccia. Il condizionale e' pero' d'obbligo perche' tale supremazia si regge sulla potenza militare americana.



Se, dunque, gli equilibri economici e geopolitici si stanno modificando profondamente e gli Usa hanno solo il (provvisorio?) vantaggio militare, il disperato tentativo Usa di arrestare il proprio declino costituisce un pericolo enorme per le sorti dell'umanita'. Cosa ne pensi?

E'tenendo di conto di cio' che si possono comprendere la promozione intorno a Cina e Russia di regimi "democratici", per quanto spesso di ispirazione neofascista, e la costruzione, sempre intorno ai due "nemici", di numerose basi missilistiche nucleari e sistemi satellitari spaziali; il summit della Nato del 14 giugno conferma questa lettura: i paesi aderenti sono stati chiamati alle armi in un conflitto globale contro Russia e Cina ed e' stato deciso di aumentare le spese militari. Per l'Italia si tratterebbe di un aumento di oltre il 33%!

Se gli Usa vogliono trasformare il mondo in una polveriera, spetta ai popoli amanti della pace e del progresso sociale unirsi per fronteggiare le vere minacce e spetta ai lavoratori dei paesi che, come il nostro, sono alleati degli Stati Uniti, nonche' ai lavoratori di quello stesso paese premere perche' queste minacce non vengano messe in atto.



In un momento di crisi acutissima e di grande spaesamento tra la classe lavoratrice, diventa indispensabile saper proporre un programma minimo concreto e che veramente risponda ai bisogni dei lavoratori. Puoi condividere con noi le tue riflessioni?

Il programma minimo andrebbe costruito "sul campo": secondo me dovrebbe essere lo strumento per ricomporre l'unita' dei comunisti. E questa deve passare necessariamente per la riaggregazione del mondo del lavoro che le innovazioni tecnologiche e organizzative, assecondate dalle politiche liberiste, hanno scomposto in mille figure le quali spesso si auto percepiscono -- erroneamente e con i media asserviti al capitale che alimentano questa percezione -- come rivali; basti pensare al senso comune sui fenomeni migratori che divide i lavoratori anziche' consentire la loro unificazione, come sarebbe interesse comune.

Questa tattica del capitale di evitare la ricomposizione della classe lavoratrice si esplica anche cercando di raccontare alcune contraddizioni (ambiente, genere ecc.) come non comunicanti con quella del lavoro e occultando la circostanza che sono un prodotto del modo di produzione capitalistico; e' sconfortante che una certa sinistra non si distingua un granche' da queste letture.

I comunisti dovrebbero, al contrario, partecipare da protagonisti alle mille vertenze parziali per connetterle, evidenziando la logica che le accomuna, che e' l'asservimento di ogni aspetto della vita e della stessa riproduzione umana alle necessita' dell'accumulazione capitalistica; far crescere questi movimenti e offrire loro sbocchi, anche parziali, sara' una necessita', ma occorre farlo rimanendo fermi sui principi, evitando sia di accodarsi a piattaforme basate sull'ideologia dominante sia il dogmatismo che, isolandoci, indirettamente favorirebbe proprio quelle impostazioni.

Secondo me, l'elemento centrale di un programma minimo che persegua tale obiettivo di fondo resta la piena occupazione, e il modo principe per assicurarla e' la riduzione dell'orario di lavoro; infatti, lo sviluppo delle tecnologie ha ridotto in maniera poderosa il fabbisogno di lavoro e, come sostiene tenacemente Giovanni Mazzetti, questo "pane" va "spartito" equamente.

Ma non si da' riduzione dell'orario di lavoro se non e' a parita' di salario reale e di grado di sfruttamento: questa precisazione e' necessaria perche' il processo inflattivo tende a ridurre i salari reali e quindi occorrerebbe ripristinare meccanismi di indicizzazione dei salari; d'altra parte, i tagli al welfare costituiscono un altro modo per ridurre il salario sociale mentre l'intensificazione dei ritmi, la riduzione della pause ecc. potrebbero ugualmente diminuire il fabbisogno di lavoro, ricostituire l'esercito industriale di riserva e preservare il grado di sfruttamento. La riduzione dell'orario di lavoro potrebbe anche essere il mezzo perche' i lavoratori possano disporre del tempo per accrescere la loro coscienza di classe.

L'altro modo per contribuire alla piena occupazione e' dato dalla creazione di posti di lavoro da parte dei poteri pubblici. Per fare cio' occorre invertire il processo di privatizzazione dei servizi pubblici e dei settori industriali strategici, a partire dal sistema bancario, essendo consapevoli, pero', che non basta la proprieta' pubblica delle imprese e dei servizi se la loro gestione rimane improntata a criteri privatistici.

Le varie normative che hanno precarizzato il mondo del lavoro vanno smantellate, ma non si puo' ignorare la necessita' di far fronte ai cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, per esempio lo smart working, che vanificherebbero una riproposizione tale e quale dei diritti originariamente sanciti dallo Statuto dei lavoratori; occorrera', invece, ripensare in gran parte le tutele del lavoro, di modo che possano comprendere tutto l'arco delle condizioni lavorative, includendo, per esempio, i precari, i lavoratori a domicilio o in smart, i dipendenti delle piccole aziende, le finte partite Iva, di modo che questa rivendicazione sia effettivamente unificante.

Lo stesso contratto nazionale di lavoro dovrebbe tendere a questa unificazione e quindi non dovrebbe essere peggiorabile e andrebbero gradualmente ridotte le componenti della retribuzione legate alla produttivita' o a forme piu' o meno palesi di cottimo; gli obiettivi non dovrebbero riguardare solo il salario diretto, ma anche quello indiretto (servizi pubblici) e differito (pensioni), tenendo conto che la riduzione dell'eta' pensionabile costituisce un altro modo di ridurre l'orario di lavoro (nell'arco della vita).



Proposte chiare e concrete, queste, ma non credi che facendo cio' si esporrebbe l'Italia ad una perdita di competitivita' sul piano internazionale? E, inoltre, e' piuttosto difficile che l'Unione Europea ci lascerebbe impunemente perseguire questo genere di politiche...

Per non essere sopraffatti dalla concorrenza internazionale ed esposti alla speculazione contro la nostra economia, queste conquiste e la stessa, necessaria, costruzione di un'alternativa all'Unione Europea, si possono praticare se si mettono sotto controllo i movimenti di capitale e si va verso un nuovo internazionalismo proletario in cui anche i lavoratori si dotino di strumenti di coordinamento internazionale, come hanno attualmente solo i capitalisti; solo nel contesto di regole rigorose per i movimenti di capitale sara' possibile anche puntare a una maggiore progressivita' dell'imposizione fiscale e a una lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale.

Poiche' gran parte di tali rivendicazioni sono contrastate con il pretesto dell'insostenibilita' del debito pubblico, occorrera' adottare misure volte al suo contenimento: il controllo pubblico del sistema monetario e creditizio, appunto, e un audit del debito nella prospettiva di una vera e propria cancellazione, difficilmente proponibile nelle attuali condizioni. Termino infine, per comodita' e non certo per importanza, con la lotta per la pace e la fratellanza fra i popoli, contrastando strenuamente i progetti bellicosi dei maggiori imperialismi e la corsa al riarmo.



Concludendo, mi piacerebbe chiederti quali sono, a tuo avviso, i punti chiave per la ricostruzione di una prospettiva comunista in Italia.

Il problema vero e' il partito: senza un partito effettivamente internazionalista e rivoluzionario, i comunisti sono tali solo idealmente, in quanto manca lo strumento per "abolire lo stato di cose presente".

Nessuna forza politica attuale e' adeguata a questo compito; spesso, addirittura, a causa di settarismi, di incrostazioni ideologiche e talvolta, purtroppo, anche di ambizioni personali, alcune di queste forze sono di ostacolo alla formazione di un partito comunista unitario e combattivo che sia parte di un piu' ampio fronte anticapitalista e antimperialista.

E'innegabile che la frammentazione dei comunisti abbia una base strutturale nella frammentazione del mondo del lavoro; tuttavia, cio' non spiega e non giustifica la presenza di decine di organizzazioni che si dicono comuniste e che non comunicano fra di loro.

Un punto chiave per superare questo pesante limite e' di ripartire dalle lotte di classe dei lavoratori promuovendo la loro presa di coscienza della necessita' di lottare per il socialismo, pena il declino delle loro condizioni e dell'intera societa', come la grave crisi attuale sta dimostrando. Il partito dovrebbe essere quindi l'intellettuale collettivo che forma un'avanguardia di lavoratori che si batta per questo fine.

Poiche' i mezzi di informazione sono saldamente in mano alla classe avversa e la stessa scuola pubblica tende sempre piu' a non formare cittadini dotati di cultura adeguata e spirito critico, e' urgente un lavoro di ricostruzione di una cultura alternativa che non sia riservata agli intellettuali, per quanto sia indispensabile anche il loro apporto.

La battaglia delle idee deve dotarsi, quindi, di strumenti adeguati (media, vere e proprie scuole, momenti di approfondimento teorico) in grado di fronteggiare l'offensiva borghese e anche le posizioni sostanzialmente antimarxiste di buona parte della sinistra "di alternativa", perche' e' indispensabile anche la costruzione di una solida base ideologica che superi dialetticamente le attuali divisioni; la formazione di quadri proletari dovra' essere permanente, per consentire di intervenire su una realta' in costante movimento. Senza questo impegno, anche il tempo libero che potrebbe essere conquistato con la riduzione dell'orario di lavoro rischia di essere impiegato nei diversivi degradanti offerti dall'apparato ideologico borghese.

Ho gia' detto, a proposito del programma minimo, dell'antimperialismo. Il partito, quindi, deve intrecciare legami con tutti i partiti e movimenti internazionali che operano su questo terreno e in primo luogo con quelli comunisti.

Altro punto chiave, secondo me e secondo il collettivo politico di cui faccio parte, e' il lavoro per cellule, prioritariamente di luogo di lavoro, luogo da intendersi in senso lato, visto che la catena del valore oggi si articola addirittura a livello mondiale; a maggior ragione non si e' adeguati se non si stabiliscono i giusti momenti di coordinamento internazionale. Ovviamente, strutture territoriali o di luoghi di studio saranno ancora possibili dove si tratti di organizzare studenti, disoccupati, pensionati, lavoratori di imprese in cui non e' possibile costituire cellule, proletari delle periferie urbane.

I lavoratori organizzati nelle cellule non dovrebbero considerarsi autosufficienti ma interloquire intensamente con gli altri lavoratori, mirando a costituire strutture consiliari ampiamente democratiche che possano riunire aderenti a sindacati e partiti diversi e non aderenti ad alcuna organizzazione. Cosa analoga dovrebbe avvenire nel territorio con la costituzione di momenti di socializzazione, mutualismo e discussione politica, valorizzando anche cio' che gia' esiste, per esempio le case del popolo.

Concludo con un punto che ritengo molto importante, cioe' il centralismo democratico, tanto vituperato anche in ambienti sedicenti comunisti. Il modello di democrazia interna che mi piacerebbe e' assai prossimo a quello disegnato da ?lvaro Cunhal nel suo Il Partito dalle pareti di vetro [1] e che e' agli antipodi della pratica di tanti micro-partiti esistenti. Dovrebbe esserci, infatti, una discussione franca e aperta, un lavoro collettivo, immune da personalismi, una ricerca della sintesi delle diverse opinioni, della massima unita' e della massima democrazia, senza che le opinioni dei dirigenti oscurino il contributo degli altri militanti




N° Post: 77
Sipolino Fabio
Thursday 5th of August 2021 09:04:29 AM


ASSALTO AL CONNETTOMA.




Il cervello mammifero e' di struttura simile in tutte le specie, nel topo come nell'uomo. Abbiamo detto "cervello", la mente e' cio' che emerge dal funzionamento del cervello e le menti sono tutte diverse, molto diverse tra specie, ma molto diverse anche tra individui di specie.

Questo pezzo di cervello dell'immagine e' di un topo, un pezzo grande come un granello di sabbia, ovviamente ingrandito. Il cervello, semplificando, e' "semplice" di composizione: 1) cellule dette neuroni; 2) loro connessioni a breve distanza tramite dendriti; 3) loro connessioni a media e lunga distanza detti assoni; 4) chimica che viaggia nelle connessioni. Le connessioni sono tra neuroni e la loro topologia e' detta connettoma. Questa struttura cerebrale, che assomiglia incredibilmente alle ricostruite immagini sulla struttura profonda dell'Universo, e' la base di una descrizione complessa: enti in interrelazione. Gli "enti" possono essere neuroni, altri tipi di cellule, individui, Stati, aziende, idee, animali o piante di una data ecologia e molto altro.

Nel caso mente-cervello le interrelazioni sono triplicemente vincolate. Vincolate dalla forma del connettoma, se c'e' una via di possibile relazione non e' detto la si avra', ma la si potrebbe avere, viceversa se non c'e', non la si avra' neanche volendolo. Ma vincolate anche dalla natura di cio' che viaggia nelle interconnessioni. Vari tipi di sostanze chimiche nelle cellule (neuroni e non) che alcuni hanno piu' in abbondanza o in carenza. Infine, nei cervelli soprattutto umani, che sono quelli che qui piu' ci interessano, c'e' una sorta di regolamento del traffico cerebrale che induce a frequentare piu' alcune vie, determina il senso dei flussi di funzionamento (se ad una via o a due vie, ad esempio). Ci sono veri e propri sensi vietati, sensi unici, strade senza uscita, autostrade, raccordi, scorciatoie, strade sterrate o lisce ed asfaltate che e' un piacere scivolarci sopra. Si tenga conto che in biologia, vale il principio dell'uso e riuso, cio' che di norma usate di piu' tenderete ad usarlo di piu'. Questa topologia dei flussi cerebrali e' quella che qui noi chiamiamo: immagine di mondo.

L'immagine di mondo e' data quindi data tanto dalla forma del vostro cervello che dalle forme del suo funzionamento abituale. Fisicamente e' vincolata a neuroni e connessioni (connettoma), chimica cerebrale che pero' e' un di cui di quella corporea generale. Ad esempio il "noi siamo quello che mangiamo" intuito da Feuerbach, voleva dire che la chimica che ingerite da' il tono sia della vostra biochimica generale che di quella cerebrale. Fumare, bere, drogarsi con sostanze esterne o saccheggiando la farmacia interna (i vari neurotrasmettitori che ognuno di noi ha piu' o meno in abbondanza o scarsezza), alterano il tono neurochimico e quindi il funzionamento dell'organo e della sua funzione mentale. Un trauma puo' interrompere una via di modo che non la frequenterete piu', una esperienza piacevole -al contrario- vi portera' a cercare di frequentarla piu' e piu' volte. La "fatica dell'apprendimento" e' il lavorio fisico che fa il vostro cervello per costruire nuove connessioni o saldarle e renderle piu' frequentabili. Infatti, all'inizio dell'apprendimento sarete incerti e maldestri, super attenti a provare ad introiettare la procedura della cosa da fare, a capire come funziona o come si fa, frustrati nei fallimenti, poi imparerete a farla in background, quasi automaticamente.

Ma, come prima accennato, ci sono anche vincoli immateriali o almeno che potrete descrivere come tali (in effetti tutto cio' che riguarda la mente e' cervello o corpo-cervello sarebbe piu' corretto dire anche se piu' e piu' corretto ancora sarebbe dire: ambiente-corpo-cervello). Le apparenti divisioni tra conscio ed inconscio e tra emozione e ragione, ad esempio. Essendo un tutt'uno, il cervello non ha paratie che dividono i due stati (conscio-inconscio o emozione-ragione), e' la vostra immagine di mondo, la vostra "cultura" a farlo. Quella che chiamiamo "logica" e' la topologia del funzionamento del vostro connettoma, ce ne sono di generali legate ad esempio al genere (poiche' i generi hanno neurochimiche prevalenti diverse e forse anche topologie diverse), all'eta', alla forma prevalente in una certa civilta' o in certi orientamenti culturali (ad esempio, scienziati, ingegneri, filosofi, parcheggiatori, tifosi della Roma o della Lazio etc.), alla classe di appartenenza e di particolari, ognuno ha la sua nel particolare anche se poi ne condividiamo forme piu' generali con coloro con cui "ci si capisce di piu'".

Poi c'e' la conoscenza. Certe cose del mondo la' fuori o le conoscete o non le conoscete. Qualcuno che conosce certe cose ha difficolta' a discutere con chi non le conosce, si tratta proprio di sotto-connettomi che o ci sono o non ci sono. Ma anche chi le conosce, puo' "conoscerle" o ritenere di conoscerle in modo diverso e puo' connetterle tra loro diversamente, anche in questo caso la discussione e' difficile, ma non impossibile come nel primo caso.

Andiamo via in modo molto sintetico e superficiale ovvio, l'argomento sarebbe molto piu' complesso a rigore. Questa forma del vostro connettoma, forma e modi in cui solitamente lo fate funzionare e' il sistema con cui riflettete il mondo, poi c'e' il mondo in quanto tale. Qui le idee divergono tra chi crede che del mondo si possa dare immagine fedele, chi lo esclude in maniera radicale, chi nella via di mezzo pensa che il mondo in quanto tale non lo penetreremo mai perfettamente come mondo in se', ma ce ne facciamo appunto una immagine, una riproduzione utile, una -immagine-, per pensarlo nella nostra testa. Utile a cosa? qui e' domanda che non possiamo affrontare.

Politicamente parlando ovvero dal punto di vista del funzionamento del connettoma sociale, della societa' intesa come un sistema o meglio un sistema adattivo (le societa' si adattano al mondo e voi vi dovete adattare alla societa'), il potere e' in coloro che determinano l'immagine di mondo prevalente. Il potere materiale (ricchezza, possesso dei mezzi di produzione, potere giuridico e repressivo etc.) sono solo precondizioni per avere il potere di emanare, controllare, forzare certi tipi di immagini di mondo. Cosi' determineranno quanto tempo avrete per far funzionare "liberamente" la vostra mente precondizione per ogni dominio dei Pochi sui Molti. Determineranno le forme dell'immagine di mondo in modo da forzare certe topologie. Determineranno la distribuzione di conoscenza creando diseguaglianze stratificate tra "chi ne sa di piu' e di meno", determinando anche il significato di "sapere". Determineranno tipo e qualita' dell'alimentazione informativa della vostra immagine di mondo rinforzandone certi tipi e spiazzando altri tipi concorrenti e potenzialmente alternativi. Infine, determineranno chi, come e quando potrete discutere coi vostri simili in quanto la discussione e' il continuo travaso orizzontale tra chi sa qualcosa e chi no o tra modi di saperlo. Ma non deve esserci travaso orizzontale poiche' il potere presuppone la verticalita', tutto deve passare ed esser filtrato dal vertice altrimenti si formerebbero immagini di mondo condivise dal basso.

Per questo il Gramsci diceva "Istruitevi, perche' avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perche' avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perche' avremo bisogno di tutta la nostra forza". Ma senza organizzazione non c'e' azione e non c'e' azione senza istruzione qui intesa come somma dei cinque punti prima elencati: tempo, formazione, distribuzione, informazione, dibattito. Per questo Mao Zedong, pur avendo fatto una rivoluzione politica senti' il bisogno di aggiungervi una rivoluzione culturale, perche' l'una non determina pienamente e necessariamente l'altra. Per questo le e'lite sovietiche pur avendo fatto la rivoluzione materiale sentirono necessita' ed impellenza di dominare la politica culturale diventando infine repressivi.

Il mondo si governa o si cambia, governando o cambiando il come le persone pensano.


Commenti:
Sipolino Fabio
Thursday 5th of August 2021 09:05:40 AM

Scritto da Pierluigi Fagan


N° Post: 74
Sipolino Fabio
Wednesday 4th of August 2021 08:05:32 PM


LA MENTE COME SOCIETA' CON MARVIN MINSKY




JEFFREY MISHLOVE, Ph.D.: Ciao e benvenuto. Sono Jeffrey Mishlove. Viviamo in un'epoca di crescente interazione umana con le macchine, forse le macchine intelligenti, i computer. E sempre di piu' il dibattito sulla natura dell'intelligenza e della coscienza, e se le macchine saranno mai coscienti o meno, e se gli umani siano o meno come macchine, sta salendo alla ribalta della nostra consapevolezza sociale. Abbiamo il privilegio di essere oggi con il dottor Marvin Minsky, uno dei fondatori della disciplina di ricerca dell'intelligenza artificiale. Il Dr. Minsky e' autore di numerosi articoli scientifici e diversi libri, tra cui Society of Mind . E'affiliato all'Artificial Intelligence Laboratory e al Media Laboratory del MIT. Benvenuto, dottor Minsky.

MARVIN MINSKY, Ph.D.: Grazie. E'molto bello essere qui.

MISHLOVE: E'un piacere stare con te. Sai, sembri suggerire nel tuo libro Society of Mind che l'intelligenza umana potrebbe essere pensata come una macchina principale composta da molte, molte piccole sottomacchine o subunita'.

MINSKY: Beh, penso che l'idea sia questa, va bene. Molte persone dicono: "Non vedo come una macchina potrebbe pensare, o una macchina potrebbe essere cosciente, o una macchina ha sentimenti", e capisco perche' le persone sono cosi' scettiche su questo, perche' di solito quando parli di una macchina stiamo parlando di una macchina da scrivere, un motore di automobile, o qualcosa del genere, e non ha nessuna di queste proprieta'. Non abbiamo alcuna esperienza nella nostra vita se non con le persone, che sono la macchina piu' complicata del mondo, quindi e' naturale essere scettici. Ma quello che suggerisco in questo libro, e il tipo di teoria su cui lavoro, e' che la mente e' costituita da molte centinaia di tipi diversi di computer. Ci sono voluti quattrocento milioni di anni per evolvere dal momento in cui eravamo pesci agli umani, e quello che e' successo in quel periodo non e' che il cervello si sia semplicemente ingrandito,

-- e' come la fantascienza psicologica, vedete, perche' nessuno sa veramente come funziona il cervello. E cosi' dipingo un quadro di come potresti avere un sacco di cose stupide -- perche' i computer sono stupidi -- che potrebbero riunirsi e fare il tipo di cose che ammiriamo nei bambini e nelle persone, e il genere di cose che noi' riabituato in una persona.

MISHLOVE: Beh, molte persone direbbero per definizione se e' una macchina non e' cosciente.

MINSKY: Beh, penso che sia un modo divertente di usare le parole, ed e' assolutamente giusto, lo sento sempre. Ma poi se chiedi alla gente: "Beh, cosa intendi per coscienza?" dicono cose misteriose. Penso che possiamo spiegare la coscienza nel modo in cui la scienza spiega altre cose. Lavori per un po' e provi a dire di cosa stiamo veramente parlando -- quali sono i fenomeni, cosa succede nella coscienza che devo spiegare? E se parli con la maggior parte delle persone, hanno un'idea molto confusa della coscienza. Dicono: "E'essere consapevoli di tutto cio' che sta succedendo". Beh, non lo siamo. "E'sapere cosa sta facendo la tua mente." Beh, non lo facciamo. Quando parlo, non ho la minima idea dei processi che producono le parole. Quindi come faccio le parole non e' cosciente, e quando mi parli, e questi suoni entrano e io gli do un senso, si', sono consapevole delle parole in un certo senso, ma non sono affatto consapevole dei processi tremendamente complicati. Dovremmo avere piu' rispetto per noi stessi, e lo scherzo, credo, e' che quando una persona dice: "Non sono una macchina", mostra una mancanza di rispetto per le persone.

MISHLOVE: Com'e'?

MINSKY: Beh, perche' siamo la piu' grande macchina del mondo. Il cervello ha cento miliardi di cellule. Sono organizzati in un modo che ha preso -- potrei sembrare Carl Sagan con questi milioni, ma non c'e' modo di evitarlo. Se guardi l'evoluzione degli animali, circa cinque milioni di anni fa non c'erano persone. C'erano gli scimpanze', o meglio c'era l'antenato comune dello scimpanze'. E questo e' un grande animale, e fa molte cose. Puo' persino imparare le parole. Non puo' fare frasi complicate. E prima degli scimpanze' abbiamo tutti gli altri tipi di mammiferi che tu e io conosciamo, cani e gatti. E qualcosa di meraviglioso e' successo negli ultimi milioni di anni, ed e' un tempo molto breve, perche' e' l'uno per cento delle volte da quando eravamo pesci. Ora, quando lo dico per dire noi' Non una grande macchina e' non rispettare noi stessi, penso -- vedi, quando una persona dice: "Sono cosciente, sono solo qualcosa di diverso; e' diverso da qualsiasi altra cosa al mondo", e' una specie di piacevole e vanaglorioso, ma non ti da' nulla di cui essere orgoglioso. Dice solo: "C'e' un piccolo gioiello luccicante qui, e tutta la mia virtu' viene da esso, e niente di cio' che ho fatto me lo sono guadagnato".

MISHLOVE: Sai, c'e' un senso in cui, se guardiamo alla storia della scienza, ci sta spogliando delle nostre pretese. Copernico ci ha derubato dell'idea che siamo al centro dell'universo, e Darwin ci ha derubato dell'idea che forse siamo discesi dagli dei, e Freud ci ha derubato dell'idea che siamo persino in controllo delle nostre vite . E ora l'intelligenza artificiale sta arrivando e dice che non solo non abbiamo il controllo, ma siamo macchine. Ed e' orribile, penso, per alcune persone.

MINSKY: Ma se ci pensi due volte, vedi, e' piuttosto proprio l'opposto. Se discendiamo dagli dei, beh, va bene, ma non ci riflette. Non c'e' virtu' per te di essere stato creato tutto d'un pezzo. Quindi penso che i cosiddetti umanisti che ritengono che disumanizzare la persona sia un male si stiano proteggendo dalla gloria di avere -- siamo come Prometeo, non come Dio. Abbiamo lottato per questi quattrocento milioni di anni attraverso la melma, e in ogni epoca, quando questo animale ha imparato ad arrampicarsi su un albero, e ha imparato a prendersi cura dei bambini quando fa freddo, e tutte le diverse cose, poi la selezione naturale ha aggiunto un'altra piccola parte al cervello. E immagino che ci siano qualcosa come quattrocento tipi di computer, e ognuno di loro si e' sviluppato appositamente. Il mistero della coscienza, per me, non e': "Non e' meraviglioso che siamo coscienti?" ma e' l'opposto -- "Non e' meraviglioso che possiamo fare cose come parlare, camminare e capire, senza avere la minima idea di come funzioni?" E quindi questo e' il mistero -- non che ci sia una magia che unisce tutto, ma che la mente e' davvero incoerente in un certo senso. Non sappiamo come lavoriamo, eppure la cosa funziona. E'come una grande societa' senza nessuno al comando, e penso che sia meraviglioso. s il mistero -- non che ci sia qualche magia che unisce tutto, ma che la mente e' davvero incoerente in un certo senso. Non sappiamo come lavoriamo, eppure la cosa funziona. E'come una grande societa' senza nessuno al comando, e penso che sia meraviglioso. s il mistero -- non che ci sia qualche magia che unisce tutto, ma che la mente e' davvero incoerente in un certo senso. Non sappiamo come lavoriamo, eppure la cosa funziona. E'come una grande societa' senza nessuno al comando, e penso che sia meraviglioso.

MISHLOVE: Beh, da quanto ho capito lo sforzo in cui sei coinvolto, nel lavoro sull'intelligenza artificiale, e' come se potessi prendere un pezzo del comportamento umano -- potrebbe essere la percezione, o la sensazione, o il controllo motorio, o la comprensione del linguaggio, o memoria - e puoi modellarlo in un modo molto sofisticato e meccanicistico. E se mettiamo insieme tutti questi pezzi, si puo' dire, beh, qui c'e' l'intero essere umano. Ma mi chiedo, anche dopo aver modellato tutto cio' che puo' essere modellato in modo scientifico, se non rimarra' ancora qualcosa, qualche scintilla.

MINSKY: Beh, non credo che ci sara' una scintilla. Penso che avremo un'esperienza piu' miserabile di quella. Ma penso che l'immagine che hai dipinto sia giusta. Non so se il pubblico in generale sa quante cose meravigliose sono accadute dal 1950 circa. La gente ha fatto in modo che i computer o altre macchine facessero un po' di visione. Abbiamo macchine in grado di leggere le lettere. Abbiamo macchine in grado di riconoscere i suoni di alcune parole. In questo momento non c'e' nessuna macchina che possa guardarsi intorno e distinguere un cane da un gatto. Ma c'e' un motivo per cui non esiste una macchina del genere, perche' quando guardi qualcosa come una mano, non vedi una mano. Ricevi molte informazioni e il tuo sistema visivo trova i pericoli e trova le parti, ma un'altra parte del tuo cervello ha questa consapevolezza che tu" abbiamo costruito fin dall'infanzia. Se vedi un telefono, succede qualcosa di straordinario, perche' quando vedi il telefono, non e' solo che ti viene in mente la parola telefono. Tu sai cosa significa. E'piu' che vedere. Sai che parli in questa parte e ascolti qui, e che probabilmente suonera' prima o poi, e poi c'e' un sacco di comportamento. Quello che penso stia succedendo nel cervello e' che si', ci sono molti macchinari per la divisione e ci sono molti macchinari per ricordare le esperienze, e ci sono macchine per interpretare i suoni delle parole in processi che non comprendiamo ancora. Penso che gli anni '90 saranno un'avventura meravigliosa, perche' abbiamo avuto quarant'anni di preparazione, di lavoro su piccole parti di intelligenza artificiale, la chiamiamo macchine che possono vedere un po', che sa fare geometria, che sa fare un po' di matematica, un po' di linguaggio. Ma e' il caos, nel senso che per quarant'anni ogni sorta di persone meravigliose hanno sviluppato piccoli pezzi. L'idea nel mio libro e' dire, c'e' un modo per fare in modo che un programma per computer, o una macchina, faccia tutte queste cose? Non credo. Se avessi una macchina che sapesse camminare e vedere e tutte quelle cose, penso che si confonderebbe, e quindi penso che cio' che si e' evoluto nel cervello - e gli scienziati del cervello lo hanno sempre confermato - e' che se ferisci una certa parte del cervello, non puoi riconoscere i volti, eppure puoi riconoscere altre cose. Se ferisci un'altra parte del cervello, non ricordi come lavorare la mano. Penso che ognuna di queste parti del cervello abbia la propria conoscenza, e il motivo per cui' s possibile per noi di funzionare e' che siamo come un'organizzazione sociale. Una parte del cervello, se volessi un bicchiere d'acqua, andrei laggiu' a prenderlo. Ma la parte del mio cervello che vuole bere l'acqua non sa niente di camminare, ma puo' sfruttare l'altra. Puo' essere una sorta di richiesta alla macchina per camminare: "Di', sai come farlo. Non ho la minima idea di come muovere i muscoli". E cosi' nella tua testa c'e' qualcosa di magnifico. E'come un'intera citta'. Forse ho inventato il numero quattrocento perche' mi piace l'idea che uno di questi si sviluppi ogni milione di anni, molto lentamente. E quindi quando dico che una persona e' una macchina, penso che sia molto meglio che dire che c'e' una piccola scintilla da cui viene tutta la tua virtu', perche' poi non te lo meriti; esso'

MISHLOVE: In altre parole, se non avessimo questa qualita' meccanica nella nostra mente e nel nostro funzionamento mentale, non saremmo in grado di fare nulla.

MINSKY: Esatto. Se fossimo solo una cosa semplice

-- una macchina semplice con molta memoria, o un'anima semplice con molta memoria -- ci sarebbe ancora un terribile problema di gestione. Penso che sia successo che avendo il cervello diviso in segmenti separati, ognuno dei quali diventa molto bravo in qualcosa -- penso che ogni parte del cervello sia brava in due cose. Innanzitutto e' bravo a fare il suo lavoro, e in secondo luogo e' bravo a imparare a quali altre parti del cervello e' connesso sono utili per aiutare con diversi problemi. E cosi' hai un'organizzazione perfettamente funzionante nella maggior parte delle persone. E dimentichiamo che ci sono molte persone per le quali questa organizzazione non funziona; ci sono molte persone nelle istituzioni, ci sono molte persone che rimangono intrappolate in comportamenti che si autodistruggono davvero. Quindi nessuno e' perfetto, potremmo dire. Ma e' incredibile,

MISHLOVE: Sai, una delle idee piu' interessanti che ti ho sentito attribuire e' che una delle caratteristiche che rendono gli esseri umani unici e diversi dai computer e' che abbiamo ricordi imperfetti -- un computer puo' avere una memoria perfetta -- e che e' la lotta con l'imperfezione che sviluppa certi tipi di consapevolezza che altrimenti non avremmo.

MINSKY: Si', e lo stesso vale anche per gli animali -- che sono diversi da qualsiasi altra cosa. Permettetemi di fare un esempio di cio'. Quando parliamo di qualcosa, e qualcuno entra, mi saluti e poi ho buone possibilita' di poterti ricontattare e ricordare dov'ero. Quindi una delle cose belle che una persona puo' fare e' tollerare qualche interruzione. In effetti, dal 1965 circa, i computer hanno avuto una certa capacita' di tollerare l'interruzione: eseguire un lavoro e interromperlo per un momento mentre stampa qualcosa e tornare indietro. Affinche' i computer avessero questa capacita' di tollerare un'interruzione, dovevamo fare qualcosa. E conosco le persone che hanno inventato questi sistemi di interruzione prioritaria...

MISHLOVE: Tipi di sistemi in multiproprieta'.

MINSKY: Giusto.

MISHLOVE: Gli umani sono molto frustrati quando vengono interrotti in quel modo tutto il tempo.

MINSKY: Esatto. Per creare un computer in multiproprieta', che non c'era negli anni '50, i primi anni, abbiamo dovuto inventare cose chiamate memorie di interruzione a breve termine, che avrebbero aiutato il computer, se fosse stato interrotto, a memorizzare un po' di informazioni su dove si trovava in questo lavoro e passare all'altro lavoro. Ora, penso che gli scimpanze', e in effetti tutti i mammiferi, abbiano una certa quantita' di memoria a breve termine di vario tipo, e gli psicologi ogni anno ne scoprono di nuove. La neuroscienza e' il campo piu' eccitante ora. Penso che negli ultimi vent'anni sia stata la microbiologia e la genetica, e ora vedi molti giovani che si stanno avvicinando alle scienze del cervello perche' improvvisamente stanno iniziando a sfondare. E non e' tanto a causa delle scoperte in biologia, ma perche' il lavoro nell'intelligenza artificiale, capire come far vedere un po' le macchine, e' diventato cosi' intrigante, e le persone potevano vedere se conoscessimo un po' di piu' sul cervello e usassimo questa conoscenza da quest'altro campo dell'intelligenza artificiale, otterremmo qualcosa di buono. Beh, c'erano questi esperimenti che insegnavano parole a scimpanze' e gorilla. Koko qui a San Francisco ha imparato centinaia di parole e sapeva fare piccole frasi. Ora, perche' non poteva fare il resto della grammatica umana, il genere di cose che ogni bambino di tre o quattro anni puo' imparare? Koko qui a San Francisco ha imparato centinaia di parole e sapeva fare piccole frasi. Ora, perche' non poteva fare il resto della grammatica umana, il genere di cose che ogni bambino di tre o quattro anni puo' imparare? Koko qui a San Francisco ha imparato centinaia di parole e sapeva fare piccole frasi. Ora, perche' non poteva fare il resto della grammatica umana, il genere di cose che ogni bambino di tre o quattro anni puo' imparare?

MISHLOVE: Ha usato il linguaggio dei segni, per inciso.

MINSKY: Ha usato il linguaggio dei segni, perche' la sua gola non era cosi' buona per parlare. Ma ha imparato molte parole e molti nomi e verbi e alcuni aggettivi, molte delle cose che imparano i bambini piccoli. Ma a un certo punto non poteva andare oltre. Ecco una teoria che arriva dal nostro laboratorio su questo. Se guardi una frase, scoprirai che le frasi degli adulti hanno interruzioni. Potrei dire: "L'uomo che portava le scarpe bianche e' andato in montagna". Ora, sono davvero due frasi, come tutti hanno saputo dai tempi della linguistica moderna. Prima c'e' una frase nascosta li' dentro, "C'era un uomo che indossava scarpe bianche". L'altra frase e': "L'uomo e' andato in montagna". Quello che stai facendo e' che ti sto dicendo qualcosa sull'uomo che e' andato in montagna, ma all'improvviso mi viene in mente che forse non sai chi era, quindi mi interrompo e interrompo te, e dico quest'altra cosa su "chi portava le scarpe bianche". Questa e' una cosa che Koko non e' mai stato in grado di fare, usa quella che tu chiami una clausola relativa, perche' non devi perdere di vista il fatto che stava salendo la montagna -- l'ho quasi perso anch'io proprio ora, a causa del jet ritardo. Quindi quello che puoi fare e' avere un intero stato mentale. Vuoi dire qualcosa. Lo interrompi per un momento per risolvere un sottoproblema, per sviluppare un'altra idea, e puoi tornare indietro. Ora, penso che gli scimpanze' in generale ei gorilla possano farlo a due livelli, ma uno dei nostri studenti, Mitchell Marcus, al MIT alcuni anni fa ha provato a costruire macchine del linguaggio e ha scoperto che con due livelli non si poteva fare cosi' tanto. Con tre livelli poteva fare quasi tutto il tipo di grammatica che hanno i bambini piccoli. Quindi c'e' qualcosa che potrebbe essere successo un milione di anni fa, o due o tre, non lo sappiamo. Ma vedi, quando la gente dice che la mente e' cosi' misteriosa, si', ma devi pensare e prendere la scienza per ottenere -- non e' un'idea cosi' semplice, che forse la differenza tra gli animali fino ad allora e dopo quelli era solo avere un altro livello in cui poterti interrompere dopo che sei stato interrotto e tornare a entrambi i livelli? Gli animali non sembrano essere in grado di farlo. Ecco perche' non possono usare gli strumenti. quando la gente dice che la mente e' cosi' misteriosa, si', ma devi pensare e prendere la scienza per ottenere -- non e' un'idea cosi' semplice, che forse la differenza tra gli animali fino a quel momento e quelli successivi era solo avere un altro livello di essere in grado di interromperti dopo che sei stato interrotto e tornare a entrambi i livelli? Gli animali non sembrano essere in grado di farlo. Ecco perche' non possono usare gli strumenti. quando la gente dice che la mente e' cosi' misteriosa, si', ma devi pensare e prendere la scienza per ottenere -- non e' un'idea cosi' semplice, che forse la differenza tra gli animali fino a quel momento e quelli successivi era solo avere un altro livello di essere in grado di interromperti dopo che sei stato interrotto e tornare a entrambi i livelli? Gli animali non sembrano essere in grado di farlo. Ecco perche' non possono usare gli strumenti.

MISHLOVE: Quando dici livelli, intendi questi circuiti di interruzione.

MINSKY: Dei circuiti di interruzione. La stessa cosa che abbiamo fatto nei computer nel 1965. E questa e' una teoria del bambino, e il mio libro ha trecento pagine, e ogni pagina ha una piccola teoria come quella. Non mi interessa davvero se duecentocinquanta di loro si sbagliano. Voglio dire, avere cinquanta idee corrette in un campo del genere sarebbe troppo bello per aspettarselo. Ma l'idea di questo libro e' di dire alla gente, non pensare di essere disumanizzato quando cerchi di capire te stesso come una macchina. In passato ti sei considerato una specie di gelatina, una specie di cosa non strutturata che e' semplicemente buona, ma senza motivo. Penso che sia meglio, forse per i bambini, pensare a te stesso come a un pacchetto di centinaia di abilita'. Il mio collega Seymour Papert lavora con i bambini e a volte trovi un bambino che se la passa male

-- ha inventato la lingua Logo, che e' molto popolare nelle scuole in questi giorni.

MISHLOVE: Un meraviglioso linguaggio informatico per bambini.

MINSKY: Perche' possono capirlo cosi' velocemente, e' molto chiaro.

MISHLOVE: La lingua insegna al bambino, o il bambino insegna la lingua.

MINSKY: Si', una volta che il ragazzo inizia, si appassionano davvero. Una delle cose che abbiamo avuto nella nostra esperienza qui e' stata che avresti trovato un bambino, per esempio, che aveva problemi con la matematica, e gli avresti parlato e gli diresti: "Qual e' il problema?" Dice: "Non sono bravo in matematica". Vedete, questo e' il lato negativo della meravigliosa filosofia che abbiamo una meravigliosa scintilla, che c'e' un essere centrale nella vostra mente senza molta struttura, ed e' buono o cattivo, vedete. Il bambino non ha scelta. Deve dire: "Non sono bravo in matematica". Ora come potrebbe essere? Ma scopriamo che una volta che un bambino ha imparato di piu' sui computer, il bambino puo' dire: "Beh, sono bravo in molte cose. Ho un bug nella parte della mia mente, i processi che fanno l'aritmetica. Io" non mi vergogno di non poterlo portare con me o di dimenticarlo; e' solo qualcosa in un po' di memoria. Forse faro' qualcosa al riguardo." Quando ero un bambino, se dovessi portarne uno, me lo mettevo in tasca, o lo mettevo su un dente. Di' solo al bambino: " Sei una cosa complicata. Hai un sacco di parti. La maggior parte di loro sono fantastici. Ascolta, ragazzo, puoi parlare. Nemmeno i nostri scienziati lo capiscono. Quindi hai problemi con la matematica; non c'e' molto da fare. Perche' non provi a capire quali delle tue abilita' hanno bisogno di essere sviluppate?" Quindi quello che sto dicendo e' che pensare a te stesso come una societa' ti da' speranza. E'quasi l'opposto di cio' che pensa la gente, che ti devitalizza. faro' qualcosa al riguardo." Quando ero un bambino, se dovessi portarne uno, lo mettevo in tasca, o lo mettevo su un dente. Devi solo dire al bambino: "Sei una cosa complicata. Hai un sacco di parti. La maggior parte di loro sono fantastici. Ascolta, ragazzo, puoi parlare. Nemmeno i nostri scienziati lo capiscono. Quindi hai problemi con la matematica; non c'e' molto da fare. Perche' non provi a capire quali delle tue abilita' hanno bisogno di essere sviluppate?" Quindi quello che sto dicendo e' che pensare a te stesso come una societa' ti da' speranza. E'quasi l'opposto di cio' che pensa la gente, che ti devitalizza. faro' qualcosa al riguardo." Quando ero un bambino, se dovessi portarne uno, lo mettevo in tasca, o lo mettevo su un dente. Devi solo dire al bambino: "Sei una cosa complicata. Hai un sacco di parti. La maggior parte di loro sono fantastici. Ascolta, ragazzo, puoi parlare. Nemmeno i nostri scienziati lo capiscono. Quindi hai problemi con la matematica; non c'e' molto da fare. Perche' non provi a capire quali delle tue abilita' hanno bisogno di essere sviluppate?" Quindi quello che sto dicendo e' che pensare a te stesso come una societa' ti da' speranza. E'quasi l'opposto di cio' che pensa la gente, che ti devitalizza. La maggior parte di loro sono fantastici. Ascolta, ragazzo, puoi parlare. Nemmeno i nostri scienziati lo capiscono. Quindi hai problemi con la matematica; non c'e' molto da fare. Perche' non provi a capire quali delle tue abilita' hanno bisogno di essere sviluppate?" Quindi quello che sto dicendo e' che pensare a te stesso come una societa' ti da' speranza. E'quasi l'opposto di cio' che pensa la gente, che ti devitalizza. La maggior parte di loro sono fantastici. Ascolta, ragazzo, puoi parlare. Nemmeno i nostri scienziati lo capiscono. Quindi hai problemi con la matematica; non c'e' molto da fare. Perche' non provi a capire quali delle tue abilita' hanno bisogno di essere sviluppate?" Quindi quello che sto dicendo e' che pensare a te stesso come una societa' ti da' speranza. E'quasi l'opposto di cio' che pensa la gente, che ti devitalizza.

MISHLOVE: Beh, non c'e' un principio olistico qui da qualche parte -- forse non una scintilla, e' una metafora divertente. Ma ci sono molte persone in particolare nella teoria dei sistemi che suggeriscono che il tutto e' piu' della somma delle sue parti.

MINSKY: Il tutto e' piu' della somma delle sue parti, d'accordo. Il tutto e' esattamente le parti e il modo in cui comunicano tra loro. Penso che in generale il pensiero olistico non sia una buona cosa, nel complesso, dovrei dire. Di solito scopri che e' il modo in cui le persone smettono di affrontare i problemi e smettono di lavorare sui dettagli, e si convincono che tutto cio' di cui hai bisogno e' un'idea sfocata della cosa. Ora, cio' che e' vero e' che se hai un sistema complicato devi avere una visione d'insieme semplice e infantile. Ad esempio, supponiamo che io abbia cercato di capire IBM. Questa e' un'azienda enorme, centinaia di migliaia di persone, realizzano migliaia di prodotti. Posso guardarlo nel suo insieme e dire: "Beh, e' ??come un grosso animale affamato, e ha un cervello che e' la gente che fa questo o quello". Probabilmente sbaglierei;

MISHLOVE: Trovi una metafora che esprime il tutto.

MINSKY: Esatto. Quindi penso che per capire qualcosa, devi capirlo a molti livelli. Hai bisogno di un modo molto semplice di guardare la cosa nel suo insieme; hai bisogno di un modo piu' complicato di guardare le parti di livello medio; e hai bisogno di molte teorie molto piccole in fondo. E quindi non voglio dire che non mi piace l'olismo, ma penso che l'idea che ci sia un modo per capire qualcosa in profondita' tutto in una volta sia un'illusione pericolosa e mortale. Dall'altro lato, se capisci molti dettagli - e non solo uno, abbiamo cinque modi diversi di parodiare. Pensiamo a IBM come a un animale; pensiamo a loro come a una macchina che fa soldi; pensiamo a IBM -- sto finendo -- pensiamo a un campo dove pianti i semi e questi crescono -- qualunque cosa tu voglia. Esso' E'importante non avere una visione olistica di qualcosa, perche' non ce n'e' una corretta, ma avere un sacco di livelli. Ed e' quello che succede quando i bambini crescono. Qualunque cosa imparino, creano sempre piu' strati finche' non smettono di svilupparsi.

MISHLOVE: Pensi che il tuo modello possa incorporare alcuni degli straordinari fenomeni della creativita', dove, diciamo con un Mozart, una sonata o una sorta di sinfonia arriva quasi completamente formata nella loro mente?

MINSKY: Si', ma ho un particolare risentimento per questo, perche' ovviamente amo Mozart e ho un talento; Riesco a comporre mediocri sonate di Mozart. Sono una di quelle persone che sanno improvvisare musica classica. Non sono Mozart, ma quello che posso fare e' fare cose che la gente dice: "Suona proprio come Mozart", e io dico, beh, loro sanno poco. Ma ecco la cosa interessante: non lo considero affatto creativo. Quando mi hai fatto quella domanda, hai fatto una frase. Cento miliardi di neuroni hanno fatto qualcosa che nessuno al mondo capisce. E'solo perche' ogni bambino impara a parlare che non lo consideriamo creativo. Quindi non penso che le nostre persone piu' creative siano in alcun modo importanti diverse, e quando ammiriamo quelli che chiamiamo geni, pensano solo un po' diversamente. IO' ho avuto questa esperienza So parlare Mozart. Non so come funziona; infatti ho problemi a scrivere la musica, lo faccio e basta. Ma per me e' un'esperienza molto chiara. E'come parlare. Sto spiegando qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa sia, e non lo considero creativo. Penso che prima che le persone si innamorino dell'idea che ci sia una scintilla creativa dovrebbero guardarsi mentre parlano con un amico o un vicino, e poi consultare un linguista e dire: "Capisci qualcosa su come l'ho fatto?" E se sono onesti diranno: "Per quanto ne so, e' complicato quanto quello che fece Beethoven nella sinfonia, solo per dire un paragrafo". infatti ho problemi a scrivere la musica, lo faccio e basta. Ma per me e' un'esperienza molto chiara. E'come parlare. Sto spiegando qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa sia, e non lo considero creativo. Penso che prima che le persone si innamorino dell'idea che ci sia una scintilla creativa dovrebbero guardarsi mentre parlano con un amico o un vicino, e poi consultare un linguista e dire: "Capisci qualcosa su come l'ho fatto?" E se sono onesti diranno: "Per quanto ne so, e' complicato quanto quello che fece Beethoven nella sinfonia, solo per dire un paragrafo". infatti ho problemi a scrivere la musica, lo faccio e basta. Ma per me e' un'esperienza molto chiara. E'come parlare. Sto spiegando qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa sia, e non lo considero creativo. Penso che prima che le persone si innamorino dell'idea che ci sia una scintilla creativa, dovrebbero guardarsi mentre parlano con un amico o un vicino, e poi consultare un linguista e dire: "Capisci qualcosa su come l'ho fatto?" E se sono onesti diranno: "Per quanto ne so, e' complicato quanto quello che fece Beethoven nella sinfonia, solo per dire un paragrafo". Non pensarlo come creativo. Penso che prima che le persone si innamorino dell'idea che ci sia una scintilla creativa, dovrebbero guardarsi mentre parlano con un amico o un vicino, e poi consultare un linguista e dire: "Capisci qualcosa su come l'ho fatto?" E se sono onesti diranno: "Per quanto ne so, e' complicato quanto quello che fece Beethoven nella sinfonia, solo per dire un paragrafo". Non pensarlo come creativo. Penso che prima che le persone si innamorino dell'idea che ci sia una scintilla creativa, dovrebbero guardarsi mentre parlano con un amico o un vicino, e poi consultare un linguista e dire: "Capisci qualcosa su come l'ho fatto?" E se sono onesti diranno: "Per quanto ne so, e' complicato quanto quello che fece Beethoven nella sinfonia, solo per dire un paragrafo".

MISHLOVE: Che ne dici della questione dell'intenzionalita'? E'possibile attribuire intenzionalita' a una macchina?

MINSKY: Oh si'. Ma vedi, la gente dice che esiste una cosa come avere un obiettivo, ed e' una cosa primitiva che una macchina non puo' avere, ma non vedo perche' lo dicono. I miei amici Newell e Simon alcuni anni fa - sono anche loro i primi lavoratori in questo campo - hanno scoperto un modo meraviglioso per fare in modo che una macchina avesse un obiettivo. Gli daresti una descrizione di qualcosa, quello che vuoi -- forse torniamo a quel bicchiere d'acqua. Vuoi dell'acqua in mano. Ne vedi qualcuno laggiu'. Dici, qual e' la differenza tra -- l'obiettivo e' quello che vuoi, ma non devi volerlo, tutto cio' di cui hai bisogno e' la macchina che sto descrivendo. Confronta questo stato dell'acqua nella mano con quello li' e dice, qual e' la differenza? La differenza e' che e' troppo lontano. Permettere' fare qualcosa per ridurre questa differenza. Quindi forse devo andare laggiu'.

MISHLOVE: Ma in questo caso l'obiettivo e' stato programmato nella macchina da un umano. La macchina non ha scelto un obiettivo.

MINSKY: Esatto. Quello che sto dicendo e' che quelli non sono misteriosi. Norbert Wiener ne parlo' nel 1950. Gli obiettivi sono macchine che riducono la differenza tra qualcosa che e' fisso e qualcosa che puoi cambiare. Ora, in questo mezzo miliardo di anni di evoluzione, abbiamo centri cerebrali che hanno una ventina di obiettivi. Sono innescati da varie cose. Se c'e' troppa poca acqua nel tuo sangue o ovunque siano i sensori, allora accende questa macchina che e' costruita, e' programmata da migliaia di geni che si sono accumulati per tentativi ed errori per ottenere acqua. Quando hai fame, si accende qualcosa, ottieni cibo. Quando sei un bambino, il modo in cui prendi il cibo e' piangere e tua madre te ne da' un po', ma gradualmente impari altri modi. E cosi' partiamo con una dozzina di gol. Penso che la cosa che ha reso gli umani diversi dalle altre macchine da obiettivo che sono gli altri animali e' che abbiamo scoperto che se vuoi qualcosa, non solo puoi fare qualcosa per ottenerlo, ma vale la pena saperne di piu' su quella cosa. Quindi, man mano che un bambino cresce, ottiene nuovi obiettivi secondari che non erano presenti nei geni, che sono otteniamo conoscenza perche' potrebbe tornare utile, e acquisiamo potere, apprendiamo abilita', in modo che saremo in grado di risolvere i problemi che non abbiamo. non l'ho ancora fatto. Quindi per me, la cosa importante del bambino e' il fatto che per la prima volta nell'evoluzione - in altre parole, l'intenzionalita' non e' esattamente la cosa su cui concentrarsi; vermi e mosche ce l'hanno, nel senso che puoi vederli perseguire un obiettivo che si muove. La cosa grandiosa degli umani e' un modo piu' neutrale di accumulare conoscenza e potere di cui non hai bisogno il minuto successivo, in modo che se chiedi: "Cosa fa la differenza tra uomo e animale o uomo e macchina?" scopri che non e' quello che la gente dice molto. A volte e' la capacita' di pensare senza un obiettivo, che per quanto ne sappiamo gli animali non hanno. Ho un gatto meraviglioso, e quando non cerca cibo o un topo, sta li' seduto contento e non fa niente, perche' e' troppo dominato dagli obiettivi, e quando non ne ha uno e' solo in attesa. Ma io e te non riusciamo a smettere di pensare. s la capacita' di pensare senza meta, che per quanto ne sappiamo gli animali non hanno. Ho un gatto meraviglioso, e quando non cerca cibo o un topo, sta li' seduto contento e non fa niente, perche' e' troppo dominato dagli obiettivi, e quando non ne ha uno e' solo in attesa. Ma io e te non riusciamo a smettere di pensare. s la capacita' di pensare senza meta, che per quanto ne sappiamo gli animali non hanno. Ho un gatto meraviglioso, e quando non cerca cibo o un topo, sta li' seduto contento e non fa niente, perche' e' troppo dominato dagli obiettivi, e quando non ne ha uno e' solo in attesa. Ma io e te non riusciamo a smettere di pensare.

MISHLOVE: Beh, tu come esempio: hai scelto di costruire una carriera intera nella ricerca di modi migliori per sviluppare l'intelligenza artificiale. E'una scelta che hai fatto. Pensi che alla fine sarai in grado di modellare o progettare computer in grado di scegliere le carriere?

MINSKY: Oh beh, sono molto euforico per quello che e' successo in quei quarant'anni, perche' ho iniziato a pensare a queste cose al college alla fine degli anni '40 e, come in altri campi, ogni anno e' successo qualcosa di meraviglioso. Quello che temo e' che se dovessi tornare a dire che forse ci sono quattrocento importanti funzioni mentali realizzate qui, forse ci vorranno quattrocento anni, nel qual caso quello che dovrei fare e' lavorare sul problema dell'estensione della vita. Ma penso che una volta che andiamo oltre lo scetticismo, perche' c'e' scetticismo su molte cose -- una volta che le persone dicono, non dare per scontato che qualcosa sia un mistero, ma approfondirlo, che questi problemi scompariranno. Capiremo le emozioni: ho una bella teoria nel libro sul perche' il dolore fa male, che e' che le persone non lo chiedono nemmeno, presumono solo che dovrebbe. E quello che penso sia ferire, e' ridurti all'infanzia. Man mano che cresci ottieni questi molti livelli, e scommetto che i nervi del dolore sono collegati in modo che tu non possa fare questo pensiero. Se un'aragosta ti ha preso per la punta dei piedi, allora cio' che fanno i nervi del dolore e' ridurre il livello del tuo pensiero in modo che tu possa arrivare all'obiettivo immediato e devi fare qualcosa al riguardo. E il motivo per cui fa male e' che il resto del tuo cervello non sopporta di essere rimandato. Quindi penso che tu prenda tutti i misteri, e ci sono molte piccole teorie che puoi fare per quelli. allora cio' che fanno i nervi del dolore e' ridurre il livello del tuo pensiero in modo da arrivare all'obiettivo immediato e devi fare qualcosa al riguardo. E il motivo per cui fa male e' che il resto del tuo cervello non sopporta di essere rimandato. Quindi penso che tu prenda tutti i misteri, e ci sono molte piccole teorie che puoi fare per quelli. allora cio' che fanno i nervi del dolore e' ridurre il livello del tuo pensiero in modo da arrivare all'obiettivo immediato e devi fare qualcosa al riguardo. E il motivo per cui fa male e' che il resto del tuo cervello non sopporta di essere rimandato. Quindi penso che tu prenda tutti i misteri, e ci sono molte piccole teorie che puoi fare per quelli.

MISHLOVE: Dr. Marvin Minsky, e' stato un piacere stare con te. Sai, in un certo senso sembra che tu sia un moderno Prometeo, il che suggerisce che possiamo davvero penetrare nei misteri che un tempo erano riservati solo agli dei o ai mistici o agli artisti creativi, e non posso fare a meno di sentire che tu persegua quel compito con un'intensita' davvero ammirevole. E'difficile per nessuno di noi dire davvero dove portera'. E'stato un vero piacere condividere con voi questa mezz'ora. Grazie mille per essere stato con me.

MINSKY: Oh, e' stato un piacere.






N° Post: 72
Sipolino Fabio
Wednesday 4th of August 2021 03:13:12 PM


L'AVVENTURA ALLA SCOPERTA DI SE STESSI con STANISLAV GROF




JEFFREY MISHLOVE, Ph.D.: Ciao e benvenuto. Sono Jeffrey Mishlove. Il nostro argomento di oggi e' il trauma della nascita. E'possibile che le esperienze della nostra nascita fisica abbiano condizionato i nostri atteggiamenti verso la vita di oggi, e anche la nostra personalita'? Con me c'e' il dottor Stanislav Grof, ex professore di psichiatria alla Johns Hopkins University, ex capo della ricerca psichiatrica presso il Maryland Psychiatric Institute, ed ex studioso in residenza per quattordici anni presso l'Esalen Institute. Il Dr. Grof e' l'autore di LSD Psychotherapy, Beyond the Brain e The Adventure of Self-Discovery . Benvenuto, Stan.

STANISLAV GROF, MD: Grazie. E'bello essere qui.

MISHLOVE: E'un piacere averti qui. Sai, sembra che il trauma della nascita stesso possa essere visto come l'archetipo o l'epitome di tutti i successivi traumi che l'essere umano potrebbe mai sperimentare nella vita. Penso che originariamente fosse visto in questo modo da Otto Rank, lo psicoanalista.

GROF: Si'. Per me negli anni sono emerse alcune dimensioni aggiuntive, ma certamente il processo della nascita sembra essere uno dei fattori molto significativi nella vita umana. Nel nostro lavoro abbiamo scoperto alcune dimensioni che sembrano andare anche oltre quella che ora chiamiamo transpersonale.

MISHLOVE: Beh, suppongo, se si considerasse la psiche umana come composta dal regno personale, basato sulle proprie esperienze di vita, e dal transpersonale, che si occupa di modelli archetipici e fonti spirituali al di la' della propria storia di vita personale, che almeno nella misura in cui stiamo parlando di esperienze personali, il trauma della nascita deve essere considerato primordiale.

GROF: Si', e' un fattore estremamente importante, ma allo stesso tempo funziona come una sorta di gateway tra quelle due dimensioni che hai citato.

MISHLOVE: La porta tra il personale e il transpersonale.

GROF: Il personale e il transpersonale. Ed e' molto interessante che le esperienze che le persone hanno mentre hanno a che fare con il trauma della nascita combinano due elementi, e questa e' l'esperienza di nascere, ma anche l'esperienza di morire. Quindi in un certo senso e' l'inizio della vita umana e la fine della vita umana, quindi ha molto senso che queste esperienze siano un confine tra il personale e il transpersonale.

MISHLOVE: Se ricordo bene, Freud ha fatto molto del concetto di regressione a un'esperienza simile all'utero di beatitudine oceanica, e molti critici delle tradizioni mistiche, psichiche, magiche e sciamaniche contemporanee spesso li respingono dicendo: "Oh, questo e' solo una regressione nel grembo materno". Immagino che tu veda quella vista come un po' ristretta.

GROF: Si', penso che ci sia anche un'altra tendenza, rappresentata per esempio da Ken Wilber, che pone un'enorme enfasi sulla differenza -- che dobbiamo differenziare, anche se potrebbe esserci qualche somiglianza tra la semplice regressione negli stadi infantili, se sono prenatali o prenatali, e la dimensione mistica, transpersonale.

MISHLOVE: Wilber l'ha chiamata, credo, la fallacia pre-trans, dicendo che non dovremmo confondere le esperienze prepersonali nell'utero con le esperienze transpersonali, che immagino potrebbero essere viste come piu' cosmiche. Sembri pensare che siano piu' simili di quanto Wilber gli attribuisca.

GROF: Si', penso che la sua enfasi sia un po' troppo estrema. Lo presenta in un modo che sembra quasi lineare
: devi prima sviluppare la piena integrazione della tua personalita' prima che alcune di queste altre dimensioni si aprano per te, e che siano in qualche modo fondamentalmente, qualitativamente differenti. Vedo molto di piu' che una persona che sta attraversando un'apertura transpersonale, un'apertura spirituale, attraversi un processo che combina regressione e progressione. In un certo senso torni indietro e devi completare le cose incompiute della tua storia, e allo stesso tempo si aprono per te nuove dimensioni.

MISHLOVE: Quello che sembri dire e' che potrebbe esserci qualcosa di molto positivo nell'entrare in contatto con il lato infantile della nostra natura.

GROF: Si', penso che sia molto significativo, sia che si tratti di elaborare alcuni dei traumi che ci hanno impresso, che ci hanno programmato, sia che si tratti di scoprire alcune delle dimensioni molto utili di un'esperienza infantile del mondo.

MISHLOVE: So che quando penso personalmente al mio stato nel grembo materno, e cerco di immaginarlo -- mentre leggevo il tuo libro piu' recente, L'avventura della scoperta di se', ho iniziato a chiedermi come mi relaziono all'esperienza di essere nel grembo materno. La mia sensazione era che ci fosse una qualita' molto felice per me - un senso di unita', un senso quasi di unita' cosmica - che forse nella mia vita colora molto del lavoro che faccio e il mio approccio alle cose oggi. Ma fai notare che per altre persone quello stesso senso di unita', di fusione, puo' avere un lato negativo. Puo' essere disorientato, schizofrenico, senza confini.

GROF: Si', se lo guardi statisticamente, se lavori con un certo numero di persone, c'e' sicuramente un intero spettro di esperienze, e il tipo di dimensione psicologica di quell'esperienza riflette davvero anche lo spettro biologico. Voglio dire, le ostetriche sanno che ci sono gravidanze molto buone, che definirei fisiologiche -- dove la madre sembra essere in buone condizioni biologico-fisiologiche, sembra essere in buone condizioni emotive; le sue circostanze - diciamo la sua vita coniugale, la sua vita sociale - sono soddisfacenti. In tali circostanze la gravidanza potrebbe certamente essere un'esperienza molto positiva per il feto. Ma ci sono anche gravidanze in cui per un lungo periodo di tempo non e' del tutto chiaro se il feto sopravvivera'. Ci sono stati che comportano tossicita' dell'utero; ci sono stati in cui la madre puo' essere gravemente malata. La madre potrebbe essere sotto una sorta di pressione cronica. Potrebbe essere sotto stress costante durante la gravidanza. Potrebbe tentare di abortire il bambino, quindi potrebbe esserci un aborto spontaneo imminente, un tentativo di aborto. Alcune delle gravidanze possono essere in circostanze molto, molto brutte. Ad esempio, abbiamo lavorato molto con persone in Germania la cui vita prenatale era in corso al tempo della seconda guerra mondiale, quando c'erano i bombardamenti, accadevano cose tremendamente traumatiche. Quindi, se la tua vita prenatale e' stata buona come pensi, sei sicuramente molto fortunato, perche' non e' qualcosa che deve essere cosi'. Potrebbe tentare di abortire il bambino, quindi potrebbe esserci un aborto spontaneo imminente, un tentativo di aborto. Alcune delle gravidanze possono essere in circostanze molto, molto brutte. Ad esempio, abbiamo lavorato molto con persone in Germania la cui vita prenatale era in corso al tempo della seconda guerra mondiale, quando c'erano i bombardamenti, accadevano cose tremendamente traumatiche. Quindi, se la tua vita prenatale e' stata buona come pensi, sei sicuramente molto fortunato, perche' non e' qualcosa che deve essere cosi'. Potrebbe tentare di abortire il bambino, quindi potrebbe esserci un aborto spontaneo imminente, un tentativo di aborto. Alcune delle gravidanze possono essere in circostanze molto, molto brutte. Ad esempio, abbiamo lavorato molto con persone in Germania la cui vita prenatale era in corso al tempo della seconda guerra mondiale, quando c'erano i bombardamenti, accadevano cose tremendamente traumatiche. Quindi, se la tua vita prenatale e' stata buona come pensi, sei sicuramente molto fortunato, perche' non e' qualcosa che deve essere cosi'. stavano accadendo cose tremendamente traumatiche. Quindi, se la tua vita prenatale e' stata buona come pensi, sei sicuramente molto fortunato, perche' non e' qualcosa che deve essere cosi'. stavano accadendo cose tremendamente traumatiche. Quindi, se la tua vita prenatale e' stata buona come pensi, sei sicuramente molto fortunato, perche' non e' qualcosa che deve essere cosi'.

MISHLOVE: You've developed, in your work as a personality theorist, the term Coex, to refer to condensed experience. It seems like you're referring to the lens through which we perceive our life, through which we create our life -- that people tend to focus on some types of experience and to filter out other types of experience. You tend to suggest, as I understand your theory, Stan, that these Coex patterns that each individual has are very much predicated on certain types of perinatal experiences -- perinatal meaning either before or right after birth.

GROF: Si'. Permettetemi di chiarire prima cosa intendo per sistema Coex. Nelle psicoterapie tradizionali c'e' l'idea che abbiamo sperimentato una serie di cose traumatiche nel corso della nostra vita, e che e' una specie di mosaico di traumi, mentre se lavori su questi problemi del passato usando la psicoterapia esperienziale, che si tratti di sostanze psichedeliche o alcune potenti tecniche non farmacologiche: quello che scopri e' che questi ricordi traumatici sembrano formare certi tipi di costellazioni. Quindi, per esempio, quando qualcuno ha problemi con l'immagine di se', in questo tipo di lavoro cio' che puo' emergere e' una serie di traumi che hanno danneggiato l'immagine di se' di quella persona, che provengono da diversi periodi della vita di quella persona, e creano una sorta di di costellazione psicologica dove il fattore di collegamento e' la qualita' dell'emozione. A volte potrebbe essere anche una qualita' delle sensazioni fisiche che l'accompagnano. Questo tipo di costellazione funziona nell'inconscio e, quando l'individuo e' sotto l'influenza di quella costellazione, colora l'autopercezione, l'immagine di se' di quella persona, gli atteggiamenti verso il mondo, alcune specifiche forme di comportamento e cosi' via. Cio' che e' affascinante qui e' che ciascuno di questi sistemi Coex sembra essere ancorato a un particolare aspetto del trauma della nascita.

MISHLOVE: E poi suggerisci che ci sono quattro matrici perinatali di base a cui potrebbero essere ancorati i sistemi Coex.

GROF: Si'. Quello che ho trovato, quando le persone nei loro stessi processi, nella loro regressione, hanno raggiunto il livello della nascita, ho notato quattro modelli di esperienza molto distinti: gruppi di esperienze caratterizzati da emozioni specifiche, da manifestazioni psicosomatiche specifiche, da un certo tipo di immagini che erano molto specifiche per ciascuno di questi cluster. In realta' sono state le persone stesse che hanno iniziato a metterli in relazione con le fasi specifiche del processo di nascita biologica, quindi ho estratto in qualche modo i modelli esperienziali dai resoconti delle persone e ho iniziato a riferirmi ad essi come matrici perinatali di base.

MISHLOVE: Abbiamo gia' toccato il primo di questi quando ho menzionato l'esperienza dell'unita' nel grembo materno. In che modo questo, ad esempio, nella tua esperienza, influenzerebbe lo sviluppo successivo della vita?

GROF: Dipende molto, come ho gia' detto, da come e' stata l'esperienza. Quindi, se quell'esperienza e' stata prevalentemente positiva, e se, diciamo, sotto l'influenza di esperienze successive, l'individuo e' piu' o meno in sintonia con questo ricordo - in altre parole, esperienze successive lo hanno confermato o rafforzato quel particolare modo di essere nel mondo - allora l'individuo avrebbe prima di tutto un senso di unita' con l'ambiente, un senso di essere una parte significativa della societa' umana, essere una parte significativa della natura, essere un elemento significativo nell'universo e avere un senso di un certo tipo di flusso -- quindi un senso di sicurezza di base nel mondo. Cio' che sembra accompagnarlo e' anche un senso molto naturale di consapevolezza spirituale che sta dietro al mondo quotidiano della separazione, che significa singole persone, oggetti e cosi' via. Quell'individuo ha un senso di unita' sottostante, di unita'. E questo, ovviamente, e' essenziale per tutte le tradizioni mistiche: essere consapevoli del fatto che al di la' del mondo della separazione c'e' una sorta di campo unitivo sottostante.

MISHLOVE: E'quasi come se stessi suggerendo che potrebbe essere piu' facile diventare un mistico se si ha avuto una sana esperienza prenatale e una sana esperienza di nascita.

GROF: Si', in un certo senso avresti quasi un senso naturale di consapevolezza mistica o di essere mistico nel mondo. Poi, naturalmente, se fosse stata un'esperienza molto brutta - se fosse stato un utero tossico, se questa fosse una gravidanza indesiderata, se ci fossero stati tentativi di aborto e cose del genere - cio' creerebbe un atteggiamento fondamentalmente paranoico nei confronti del mondo. Dobbiamo renderci conto che la madre rappresenta davvero, prima di tutto, il primo campione di una relazione significativa; ma essere nel grembo materno rappresenta anche in qualche modo un campione dell'esperienza con il mondo intero. Quel grembo e' un prototipo dell'esperienza del mondo.

MISHLOVE: Il sacco amniotico diventa come l'universo stesso per il feto.

GROF: Si'. Voglio dire, questa e' l'esperienza totale dell'esistenza, che sta accadendo all'interno di quel particolare ambiente. Quindi, in un certo senso, quell'esperienza imprime in qualche modo degli atteggiamenti di base verso le persone, verso la natura, verso l'universo in generale. Sai -- l'universo e' amichevole? Ci si puo' fidare delle persone? Puoi essere dipendente e sicuro allo stesso tempo?

MISHLOVE: Quindi suppongo che in un certo senso se si percepisce l'universo come in qualche modo ostile, potrebbe essere piu' sano o migliore per la persona a un certo punto del suo sviluppo essere in grado di sentirsi separata da esso, piuttosto che unita ad esso.

GROF: Beh, e' ??qualcosa che si sviluppa in seguito, che le persone differenziano da questo tipo di esperienza unitiva. Sviluppano un senso di differenziazione, ma allo stesso tempo e' come se questa matrice unitiva di base rimanesse con loro, quindi c'e' quel senso di consapevolezza, di separatezza, ma allo stesso tempo un senso di connessione con tutto.

MISHLOVE: La seconda matrice perinatale di base che descrivi e' quella dell'essere intrappolati nell'utero -- immagino nel momento prima della nascita quando c'e' la pressione per fuggire dall'utero, ma la possibilita' di farlo non e' ancora disponibile.

GROF: Si', quella che chiamo la seconda matrice riflette davvero la situazione in cui improvvisamente questo ambiente, che quando c'era un buon grembo materno era nutriente, era sicuro, diventa improvvisamente ostile. Vengono prima i cambiamenti chimici, suggerendo che sta avvenendo un qualche tipo di cambiamento, e poi vengono tradotti in vere contrazioni meccaniche dell'utero. Cosi' all'improvviso quell'ambiente diventa opprimente, diventa minaccioso. Sappiamo che con le contrazioni dell'utero ci sono anche delle costrizioni dei vasi che portano il sangue al feto, quindi comporta anche periodi di soffocamento, perche' l'ossigeno arriva attraverso il sangue. Quindi c'e' un elemento di minaccia emotiva e anche una vera minaccia biologica, a seconda di quanto sia difficile il parto.

MISHLOVE: E gli atteggiamenti concomitanti nei confronti della vita, se qualcuno diventa in qualche modo fissato o ancorato a quello stadio dello sviluppo perinatale, potrebbe essere uno di impotenza, suppongo.

GROF: Si', e' un prototipo di una posizione vittimistica: essere totalmente soli, essere tagliati fuori dal contatto significativo con le persone, con la natura, avere un senso di alienazione, un senso di solitudine, e anche la sensazione che l'universo sia fondamentalmente ostile .

MISHLOVE: Perche' pensi che qualcuno sarebbe ancorato a quel livello di sviluppo rispetto al primo stadio?

GROF: E'un'ottima domanda, perche' ovviamente, a meno che non siamo nati con taglio cesareo, abbiamo attraversato tutte le fasi, e vediamo che alcune persone sembrano essere sotto l'influenza selettiva di una particolare matrice. Credo che uno dei fattori molto significativi qui sia la qualita' predominante dell'esperienza postnatale. In altre parole, diciamo che una persona e' stata allevata in una situazione che era vittimizzante -- diciamo in una famiglia che era una specie di sistema chiuso, dove c'erano molti abusi emotivi, fisici e allo stesso tempo l'individuo non poteva reagire - questo sembra rafforzare o perpetuare il ruolo di vittima che e' stato sperimentato per la prima volta in misura estrema nel processo perinatale.

MISHLOVE: In altre parole, un'esperienza molto traumatica nel proprio sviluppo successivo fara' si' che qualcuno ritorni emotivamente all'esperienza sorgente che era simile a quella.

GROF: In un certo senso una specie di modello meccanico per quello. Le esperienze postnatali creano una sorta di ponte tra l'esperienza cosciente contemporanea e il ricordo della nascita. Se l'esperienza postnatale e' stata buona, allora c'e' di nuovo qualcosa che possiamo descrivere in termini di metafora meccanica, qualcosa come un sistema tampone. C'e' questa sovrapposizione di buone esperienze. Quel materiale e' ancora li', ma non e' cosi' rilevante, non e' cosi' disponibile. Questa sarebbe anche la situazione che ho descritto prima: qualcuno che ha avuto un buon grembo materno, e poi una serie di esperienze positive, a cominciare da un buon legame, un buon rapporto simbiotico con la madre durante l'allattamento, un'infanzia sicura,

MISHLOVE: Suppongo che potrebbe essere possibile allora, diciamo, per una persona che ha avuto un'infanzia sana, un sano sviluppo prenatale, ha vissuto una vita normale e positiva, se quella persona fosse spinta in una situazione terrificante - una catastrofe o una guerra , per esempio - che potrebbe riattivare o riaprire i primi ricordi di essere intrappolati nell'utero.

GROF: Si', e' molto importante, vedi; puoi vedere tutti i tipi di combinazioni. Qualcuno puo' avere, per esempio, un grembo molto buono e un parto pessimo. Potrebbe esserci una madre molto amorevole che vuole il bambino, ma i diametri pelvici sono molto stretti, e per ragioni che sono totalmente al di fuori della madre, il parto diventa un'esperienza molto difficile. Forse negli estremi il bambino potrebbe quasi morire. Oppure potrebbe esserci un parto facile e una terribile esperienza postnatale. Quindi qui stiamo sempre parlando di certe basi di base che vengono poste nel primo periodo perinatale, e poi di eventi postnatali che rafforzeranno o copriranno selettivamente i diversi aspetti dell'esperienza perinatale.

MISHLOVE: La tua terza matrice perinatale di base coinvolge l'effettivo processo di nascita - il combattimento o la lotta per emergere dall'utero.

GROF: Si', la distinzione piu' importante qui e' che nella seconda matrice ci sono le contrazioni dell'utero, ma la cervice e' chiusa. Quindi il bambino e' come catturato come in una situazione senza via d'uscita, in una specie di mondo claustrofobico dove non sembra esserci alcuna soluzione. Ciascuna delle contrazioni dell'utero apre la cervice in una certa misura, fino a quando la dilatazione raggiunge un livello tale che le contrazioni continue poi spingono effettivamente il bambino. Quindi all'improvviso c'e' un movimento, o si apre una certa prospettiva. Quindi la seconda matrice, per renderla molto succinta, e' la sofferenza senza prospettiva; la terza matrice sta soffrendo con la prospettiva.

MISHLOVE: Quindi, invece di sentirci persi nell'impotenza, ci si ritrova bloccati in una lotta.

GROF: Si'. Vedete, lo schema di base che e' impresso qui e': "Il mondo e' estremamente pericoloso, ed e' meglio che tu sia forte, e' meglio che tu sia duro. Questa e' la legge della giungla; devi combattere per la tua esistenza". Ma non ti senti piu' vittima. Non e' completamente senza speranza; sei semplicemente in una situazione molto pericolosa.

MISHLOVE: Ci sono alcuni lati negativi in ??questo. Se ricordo bene, hai detto che questa fase potrebbe anche essere un punto di riferimento per cose come il sadomasochismo.

GROF: Si', c'e' un'altra dimensione che non e' molto facile da spiegare -- ci vorrebbe un po' di tempo -- ma questa esperienza nella terza matrice ha anche una componente sessuale molto, molto potente. E sappiamo, anche dalla vita postnatale, che sembra esserci un meccanismo intrinseco nell'organismo umano che traduce la sofferenza estrema, il dolore estremo e in particolare la sofferenza associata al soffocamento, che lo tradurrebbe o lo trasformerebbe in un potente tipo di eccitazione sessuale. Quindi sappiamo, ad esempio, che le persone che hanno cercato di impiccarsi e sono state salvate all'ultimo momento, descrivono che all'inizio hanno sofferto, sono soffocate; e poi all'improvviso arrivo' un'eccitazione sessuale molto potente, e se dura piu' a lungo, quell'eccitazione sessuale puo' persino trascendere in un'apertura mistica e spirituale, che vediamo, per esempio,

MISHLOVE: Beh, questo sembra molto correlato, in un certo senso, quindi, alla quarta matrice perinatale di base di cui parli, che e' l'effettivo processo di nascita stesso -- una specie di esperienza di morte e rinascita.

GROF: Si', quando sara' completato. Ma la terza matrice stessa e' solo l'elemento della lotta.

MISHLOVE: Non e' del tutto completo; non c'e' ancora risoluzione La persona e' ancora bloccata in questo conflitto irrisolto.

GROF: Si', e' molto interessante perche' questa esperienza puo' diventare estatica, ma e' un tipo molto particolare di estasi, che io chiamo vulcanica. E'una specie di estasi dionisiaca.

MISHLOVE: Mi ricorda un po' i martiri religiosi, per esempio, nella fede islamica e cristiana, che si frustano e si torturano per raggiungere stati estatici.

GROF: Lo trovi nella storia della religione come i cosiddetti flagellanti - persone che si torturano a vicenda, si torturano, per trascendere. Anche clinicamente trovi, come hai gia' detto, sadomasochismo. Vedete, ci sono persone che devono soffrire per provare certi sentimenti sessuali estatici. Quindi e' questo particolare tipo di miscela di piacere e dolore. E poi quando arriva la nascita, quando iniziamo a parlare della quarta matrice, allora c'e' anche un senso di estasi, ma e' un tipo di estasi molto diverso. Io la chiamo estasi oceanica che puo' arrivare, ed e' un'esperienza in cui ti senti estatico, ma allo stesso tempo ti senti estremamente rilassato, sereno, tranquillo. Non c'e' questo senso di una sorta di tempesta vulcanica o di rapimento.

MISHLOVE: Sembra quasi un ritorno agli aspetti beati di base della tua prima matrice.

GROF: Si'. Vedete, quando un adulto rivive la nascita, cio' che segue tipicamente e' un ritorno nell'utero. Quindi la quarta matrice si trasforma gradualmente nella prima matrice, e anche biologicamente sembra esserci una connessione profonda tra, diciamo, la pace che il bambino ha sperimentato sul seno di una buona madre, e l'esperienza nel grembo materno. Quindi e' come se dopo la nascita si potesse raggiungere lo stato dell'unione simbiotica con la madre, che e' postnatale, cioe' durante l'allattamento, e poi improvvisamente si approfondisce e comincia ad avere le qualita' di essere di nuovo nel grembo materno.

MISHLOVE: Suppongo che la differenza, quindi, tra la quarta matrice e la prima sia che la quarta e' in qualche modo piu' integrante. Comprenderebbe la nozione di impotenza e la nozione di lotta e la conterrebbe all'interno di uno stato di beatitudine, piuttosto che solo pura beatitudine senza alcun concetto di lotta.

GROF: Si'. Quello che capita spesso, vedete, e' una ridefinizione della nostra esperienza di vita di base. Cio' significa che ricordi, ovviamente, tutta la sofferenza, tutto il dolore, ma allo stesso tempo ottieni una sorta di meta-prospettiva. In un certo senso c'e' una realta' piu' profonda su cui puoi costruire o di cui ti puoi fidare. In altre parole, essere nel corpo, essere incarnato, significa che avrai dei momenti difficili. Non sara' sempre facile, ma in qualche modo c'e' un atteggiamento prevalentemente positivo - voglio dire, la vita ne vale la pena; la coscienza, l'essere cosciente, e' un'esperienza affascinante.

MISHLOVE: Comprendo quello che stai suggerendo, mentre osserviamo questi quattro stadi fondamentali o matrici associati alle esperienze perinatali, e' che ognuno di noi e' in qualche modo forse ancorato a uno di questi quattro stadi, e che potremmo capire noi stessi meglio se potessimo vedere quelle dinamiche nella nostra vita.

GROF: Si', ed e' un po' piu' complesso di cosi', perche', come hai detto prima, tutti noi abbiamo attraversato le quattro fasi.

MISHLOVE: Tutti e quattro.

GROF: Si', e abbiamo anche affrontato ogni genere di cose dopo la nascita.

MISHLOVE: Stanislav Grof, il tempo e' scaduto ora, quindi dovremo abbreviare il programma. Grazie mille per essere stato con me.

GROF: E'stato un piacere essere qui. Grazie.






N° Post: 70
Sipolino Fabio
Tuesday 3rd of August 2021 07:15:14 AM


Pillars of the Past







The Velikovskian Journal, 2003, Vol. Pillars of the Past, Volume I

A proposito di questo libro... Pillars of the Past, Volume I, esplora, attraverso studi basati principalmente su evidenze scientifiche e tecnologiche, la cronologia del Vicino Oriente antico. Queste prove indicano che gli storici e gli archeologi hanno inventato oltre 1500 anni di storia che semplicemente non sono mai esistiti. L'evidenza include datazione sotica astronomica, datazione al radiocarbonio, datazione della ceramica, produzione di stagno bronzo, metallurgia del ferro in relazione al taglio della diorite e di altre rocce dure. Inoltre, l'erosione dei monumenti egiziani insieme all'agronomia e alla salinizzazione del suolo, alla climatologia, all'agricoltura, cosi' come alla stratigrafia archeologica e geologica, supportano tutti la conclusione che almeno 1500 anni di storia antica sono un miraggio. Lo sviluppo del vetro, l'addomesticamento del cavallo e del asino, la linguistica ebraica, greca e ittita, gli studi forensi sui denti dei popoli antichi dimostrano che questo millennio e mezzo o piu' sono finzione storica. Naturalmente c'e' molto, molto di piu'. Con centinaia di note a pie' di pagina provenienti da molti diversi campi di studio, Ginenthal strappa spietatamente la facciata della lunga cronologia consolidata. Per i nuovi e vecchi lettori della storia antica, in un linguaggio chiaro e comprensibile, viene esposta la storia del Vicino Oriente antico, dimostrando che almeno la meta' del tessuto di quell'epoca e' un'invenzione; che l'imperatore, in realta', non ha vestiti.





Pillars of the Past, Volume II
With Astronomical Appendix di Lynn E. Rose
The Velikovskian Journal, 2008, Vol.

A proposito di questo libro... Pillars of the Past, Volume II, continua e amplia l'analisi iniziata nel volume precedente. Qui scopriamo sorprendentemente che l'astronomia lega gli Antichi Babilonesi direttamente ai tempi persiani. Inoltre, la base astronomica per datare i neo-assiri li colloca anche nell'era persiana insieme a molte altre forme di evidenza. Le prove tecnologiche degli scavi in Mesopotamia che erano stati originariamente datati al secondo millennio B.C. indicano che questi siti devono essere spostati nel primo. I concetti stratigrafici utilizzati per supportare la cronologia stabilita sono esaminati e si sono dimostrati cosi' erronei che questi concetti devono essere abbandonati. Anche le prove della dendrocronologia che e' stata utilizzata come supporto per la cronologia convenzionale si trovano cosi' crivellate di errori che anche questo deve essere scartato. La datazione dell'eruzione di Thera legata ai danni causati dall'anello degli alberi di gelo in California e Irlanda, insieme alle anime di ghiaccio della Groenlandia, non riesce a sostenere anche quella lunga cronologia. L'addomesticamento del cammello e del maiale gioca anche un ruolo nello svelare e contraddire quella lunga cronologia e sostenere le revisioni di Gunnar Heinsohn, Emmet J. Sweeney e Lynn E. Rose. La metallurgia dell'oro, dell'argento e delle varie forme di bronzo racconta la stessa storia. Tutto questo, insieme a molti altri materiali tecnologici/scientifici, e' presentato per dimostrare che la cronologia del Vicino Oriente antico richiede una drastica revisione. Come per le prove in Vol. Io, Pillars of the Past, Vol.





Pillars of the Past, Volume III
The Velikovskian Journal, 2010, Vol.

A proposito di questo libro... Pillars of the Past, Volume III, completa la valutazione scientifica e tecnologica della cronologia del Vicino Oriente antico. Esamina anche l'ipotesi e la cronologia catastrofiche di Immanuel Velikovsky per mostrare come la sua tesi si adatti a quella della breve cronologia presentata nei due volumi precedenti. Collega la cronologia dell'Egitto con quella degli Ebrei cosi' come con gli Assiri, i Greci, i Mitanni, gli Antichi Babilonesi e le civilta' dell'Egeo. Correla i movimenti di animali domestici provenienti da diverse regioni da e verso l'Egitto per legare queste cronologie insieme. Mostra che Magan, Meluhha e Dilmun possono essere identificati con regioni che gli storici non sono stati in grado di posizionare, ed esamina come i popoli del mare, il popolo sealand e la seconda dinastia sealand siano tutti direttamente imparentati con i greci. Esamina inoltre i cambiamenti climatici e le catastrofi presentate da Velikovsky che sono correlate con le brevi cronologie di Gunnar Heinsohn, Lynn E. Rose ed Emmet J. Sweeney.
E'importante sottolineare che esamina la storia biblica in quanto si inserisce nella breve cronologia basata su prove astronomiche.
Una ricchezza di materiali linguistici e alfabetici mostra e ci permette di capire che le prove storiche forensi rendono la storia degli Ebrei valida per la monarchia divisa fino ai tempi persiano ed ellenistico. In questo modo, il soggiorno di Israele in Egitto si dimostra essere, come alcuni hanno suggerito, il periodo Hyksos. L'Esodo e' delineato in modo tale da spiegare perche' la civilta' in Palestina si sviluppo' in gran parte intorno e dopo l'Esodo. Tutto questo e molto altro e' presentato in questo volume culminante di Cronologia del Vicino Oriente. Oltre a cio', vengono esaminate le cronologie di altri storici revisionisti e vengono esposte le loro inadeguatezze. La conclusione "Ultime parole" mostra quanto storici e archeologi incapaci siano di accettare fatti scientifici che negano tutto cio' che hanno presentato riguardo alla cronologia stabilita.





Pilastri del passato, Volume IV
Compreso:
Supplemento: La "Terra di Punt"

Redux, di Lewis M. Greenberg Con una nota linguistica
sulla "Terra di Punt", Addendum

(2012), Di Ralph E. Juergens e Lewis M. Greenberg e Appendice: Astronomia e cronologia breve, di Lynn E. Rose
The Velikovskian Journal, 2012, Vol. IX, n. 1, 2, 3 & 4

A proposito di questo libro... Pilastri del passato, Volume IV: Stonehenge e il mondo megalitico, esamina la cronologia di questo periodo. Gli archeologi sostengono che questi monumenti, la ceramica, le tombe, gli strumenti in metallo e pietra, gli scheletri, ecc., ad essi associati hanno senso solo se li posizionare nel tardo neolitico, circa 4000-1500 a.C.C. Tuttavia, ci sono una ricchezza di prove che negano questo posizionamento e indicano invece che l'eta' megalitica cade nell'era post-romana / l'alto medioevo ca. Tutti i metodi di datazione utilizzati fino ad oggi il mondo megalitico sono falliti e questo e' ammesso ripetutamente dai ricercatori moderni. Gli allineamenti astronomici impiegati fino ad oggi questi monumenti che sono stati usati per criticare la tesi cronologica di Velikovsky sono ora caduti in rovina sotto il controllo di queste autorita'. L'unico allineamento non controverso che esiste a Stonehenge apparentemente si adatta li' tra il 500 e il 700 d.C. Impiegare dozzine di forme tecnologiche di prova come la combustione della torba per ottenere cenere rossa, stili e produzione di ceramiche, climatologia, agronomia, zootecnia, metodi agricoli come la fecondazione, l'aratura della terra pesante, ecc., forme architettoniche e manufatti, drenaggio di servizi igienici e fognature, l'azione dei lombrichi e molto altro ancora, le prove che collocano Stonehenge e l'eta' megalitica in epoca post-romana e' travolgente. Prove concrete provenienti da siti attraverso la massa di terra afro-eurasiatica datata al Neolitico mostrano tutti che sono entita' post-romane. La causa della caduta del grande mondo romano tecnologicamente avanzato nell'estrema poverta' dell'alto Medioevo /Megalitico e' pienamente spiegata. I cronografi che hanno affermato che questo periodo non esiste, come Heribert Illig, Gunnar Heinsohn, Anatoly Fomenko, Emmet Sweeney, sono chiamati a rispondere a queste prove. Vengono esaminate anche le queste di Mike Baillie e Laurence Dixon e sono sfidate a dimostrare che le prove storiche forensi presentate in questo volume non corrispondono ai loro concetti cronologici. Il volume IV completa questo esame di cronologia ed e' necessario leggere per coloro che sono interessati a cio' che la storia forense ci dice sulla cronologia.


Commenti:
Sipolino Fabio
Tuesday 3rd of August 2021 07:17:37 AM

http://www.immanuelvelikovsky.com/


N° Post: 69
Sipolino Fabio
Monday 2nd of August 2021 10:03:24 AM


LA LOGICA DEL TRATTATO DI WITTGENSTEIN









Incontrava enormi difficolta' nell'esprimersi e le sue parole mi riuscivano inintelligibili. (Norman Malcolm)

Premessa

Non mi sono mai interessato di logica, perche' l'ho sempre avvertita come una disciplina molto astratta, poco attinente alla realta'. Ma siccome, insegnando filosofia, s'incontra anche L. Wittgenstein, considerato uno dei massimi filosofi del Novecento, ho deciso di leggermi estesamente quanto meno il suo famoso Trattato, di cui i manuali parlano con maggiore ampiezza, essendo stato elaborato in maniera sistematica, ed essendo esso facilmente collegabile alla corrente neopositivistica e agli studi di filosofia del linguaggio.

Non sono quindi un esperto in materia di logica e mi rendo benissimo conto che un testo del genere non puo' essere compreso sino in fondo senza prima essersi lette le opere di logica e di matematica di Frege e e Russell. Questo commento va preso come il tentativo di un'insegnante di filosofia di cercare di capire al meglio cio' che deve spiegare ai propri studenti. Se non vi sono riuscito, la responsabilita' non puo' essere attribuita nemmeno in parte a un testo di cosi' difficile comprensione come appunto il Tractatus logico-philosophicus, scritto in sette anni, mentre io mi sono limitato a circa sette settimane per leggerlo e commentarlo.



Il testo non e' solo difficile in se', ma anche perche' - come scrive F. Ramsey - "alcuni dei suoi enunciati sono volutamente ambigui, poiche' crede che abbiano simultaneamente un significato ordinario e un significato piu' complesso" (Wittgenstein, Lettere a C. K. Ogden, ed. Mimesis, Milano-Udine 2009, p. 122). Esso appare come un testo dogmatico, come una sorta di Bibbia o di Corano, oggetto di rivelazione. Ma e' un testo "religioso" molto particolare, in quanto e' come se avesse trasferito l'ideologia mistica nel campo della logica

Ho utilizzato la versione a cura di Amedeo G. Conte, dell'editore Einaudi (2009) che, per fortuna, include anche i Quaderni del 1914-16, che certamente aiutano a capire qualcosa di piu'. La traduzione in italiano non e' grammaticalmente il massimo possibile (qualcuno potrebbe avere da ridire al vedere, p. es., usare la parola "contraddizione" con una sola "d"), ma alla mia eta', ormai, si e' disposti a transigere su questo e su molto altro: cosa che il giovane Wittgenstein non avrebbe certo fatto.

Quanto poi a definirlo, come fa questa versione, "il massimo filosofo del Novecento", mi pare senza dubbio un'esagerazione, non foss'altro perche' Wittgenstein non ha mai avuto solide basi filosofiche. Semmai potremmo dirlo di Heidegger, che pero' dipende da Nietzsche. Wittgenstein ha dato certamente un contributo significativo alla logica, che e' una delle scienze della filosofia, separandola pero' dai fatti, cioe' rendendo i concetti di vero e di falso del tutto formali (fittizi), mentre, sul piano piu' propriamente filosofico, egli si situa su una linea che va da Kant a Schopenhauer, passando per Husserl e lambendo, a tratti, l'irrazionalismo di Nietzsche.

Spesso non ci si rende conto che un qualunque "grande" filosofo del Novecento resta sempre, rispetto ai Hegel, un nano, e questo proprio perche' la filosofia e' morta con Hegel, raggiungendo, con lui, il massimo vertice. Tutto quanto e' venuto fuori dopo di lui, sul piano filosofico, e' stato soltanto lo sviluppo di una parte del suo pensiero, che il piu' delle volte e' stata estremizzata. L'unico che ha davvero capito come superare l'idealismo oggettivo di Hegel e' stato il giovane Marx, quando scopri' l'idea di "prassi politico-rivoluzionaria". L'unico che ha davvero non soltanto capito, ma anche realizzato tale superamento e' stato Lenin.

* * *

C'e' della presunzione insopportabile nel primo Wittgenstein, che doveva avere una grande considerazione di se', almeno sul piano intellettuale. Egli infatti era convinto d'essere talmente avanti rispetto agli altri filosofi (o logici, poiche' in cui i due ambiti coincidono), da ritenere quasi impossibile che il suo Tractatus potesse essere capito. Eppure lui stesso, nella seconda fase del suo pensiero, arrivera' a rettificarlo in molti aspetti, "umanizzando", per cosi' dire, il suo pensiero.

Parla chiaramente di questa particolare difficolta' interpretativa nella Prefazione dello stesso Trattato: "Questo libro, forse, lo comprendera' solo colui che gia' a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi - o, almeno, pensieri simili" (p. 23). Dunque figuriamoci come avrebbero potuto capirlo tutti gli altri! E'incredibile che un filosofo arrivi a dire che la sua opera potra' essere compresa solo da un lettore che preventivamente la pensa come lui. E'come se qualcuno chiedesse d'essere letto non perche' ha qualcosa da comunicare, ma soltanto per chiarire a se stesso le proprie idee: questo atteggiamento, che sara' una costante nella sua vita, fa parte di una filosofia piu' generale chiamata solipsismo. Ed e' paradossale che un filosofo del linguaggio formale come lui trovi cosi' tanta difficolta' a comunicare. Impossibile non vedere qui un certo aristocraticismo intellettualistico.



La suddetta presunzione e' infatti visibile anche nell'obiettivo che il Trattato si pone: quello di mostrare che la filosofia non e' in grado di risolvere i propri problemi perche' non e' abbastanza logica. In altre parole, la filosofia dovrebbe parlare solo di cio' che ha gia' un senso logico: "su cio' di cui non si puo' parlare, si deve tacere" (ib.). E qui, col verbo "parlare", Wittgenstein intende un'espressione logica, cioe' chiara e distinta. E anche quando dice "si deve tacere", appare molto perentorio. Se una tale filosofia del linguaggio passasse come direttiva ministeriale, lo Stato violerebbe, ipso facto, la liberta' di coscienza di qualunque cittadino. Come si puo' stabilire a priori cio' che puo' essere detto, perche' sufficientemente comprensibile, da cio' che non puo' essere detto? Si pensi solo a quanta ricchezza culturale andrebbe perduta se si vietassero le espressioni ambigue, simboliche, metaforiche...! Che sono poi la specificita' che ci differenzia dalle macchine, coi loro linguaggi stereotipati.

Davvero dunque non avrebbe senso porsi quei problemi per i quali non vi sono le condizioni sufficienti (che per Wittgenstein sono essenzialmente linguistiche) per risolverli? Marx diceva la stessa cosa in riferimento alle questioni economiche, ma lo diceva da rivoluzionario sconfitto politicamente, proprio per dare una giustificazione al suo successivo lavoro esclusivamente teorico, da economista. Wittgenstein invece lo dice dopo la sconfitta della sua Austria imperiale nel corso della prima guerra mondiale, anche se evidentemente doveva gia' averlo pensato prima: il manoscritto infatti fu terminato nel 1918 e pubblicato nel 1921.

Sono due posizioni praticamente rassegnate, che si preoccuperanno entrambe di dimostrare "scientificamente" come le cose devono andare a prescindere dalla volonta' umana. "Cio' che e' oltre il limite [per Wittgenstein la correttezza formale di una proposizione; per Marx la teoria del plusvalore] non sara' che nonsenso" (ib.). Entrambi erano convinti d'aver detto cose assolutamente "intangibili e irreversibili" (p. 24) sui fondamenti del loro rispettivo oggetto d'indagine. Salvo che, in entrambi, questa rimase una semplice esagerazione di maniera: nei fatti, se ci furono due intellettuali che non s'accontentarono mai dei risultati delle loro ricerche, furono proprio Marx e Wittgenstein. Qui pero' dobbiamo limitarci all'analisi del Trattato logico-filosofico.

PROPOSIZIONI n. 1

Wittgenstein esordisce ponendo all'attenzione, pur senza dirlo, la categoria della necessita', con cui si devono operare constatazioni di fatto, logicamente inoppugnabili.

Il mondo fatto di cose individuali, slegate tra loro e addirittura in opposizione reciproca, non interessa alla logica, che e' invece interessata a cose che determinano fatti indiscutibili, che indicano non solo cio' che e', ma anche cio' che non e' e che non puo' essere. Le intenzioni soggettive, le singole cose non determinano "fatti".



La logica ha bisogno di partire da quel che c'e', limitandosi a svolgere un lavoro interpretativo. I fatti devono essere semplicemente meglio compresi, non modificati. Se esiste contraddizione, questa e' formale, richiesta tecnicamente dalla stessa logica, che ha bisogno di verificare l'opposto di cio' che afferma, come verita' al negativo.



E' la logica che decide la coerenza dei fatti, non sono i fatti che decidono la coerenza della logica.

PROPOSIZIONI n. 2

I fatti, secondo Wittgenstein, sono determinati da un intreccio di cose, ma in maniera tale che all'interno di queste cose sono, in un certo senso, "pre-determinati". Lo stato di cose, da cui emergono i fatti, contiene varie possibilita' di sviluppo, che pero' non sono infinite. Compito della logica e' proprio quello di supporle tutte, per poter dare dei fatti un'interpretazione univoca. La necessita' e' dunque determinata dal fatto che le possibilita' (delle configurazioni di forma) sono limitate.

Le cose non sussistono in se', ma solo come parte di un tutto: in se' la possibilita' di essere e' puramente astratta. La logica del primo Wittgenstein vuole essere una gabbia nei confronti di cio' che puo' essere detto in maniera sensata. Il che, in se', non deve essere visto come una pretesa sbagliata; lo diventa pero' quando c'e' di mezzo l'essere umano. Una logica del genere e' adatta a un linguaggio di tipo informatico o matematico o anche di tipo grammaticale, ma non e' adatta a linguaggi tipicamente umani. Se si volesse applicare la logica del Trattato all'interpretazione di una poesia ne verrebbe fuori solo un'analisi linguistica relativa p. es. alle figure retoriche, alla versificazione scelta dal poeta, allo stile puramente formale. Gli aspetti psicologici, i riferimenti indiretti alla cultura e alla politica contemporanei al poeta, verrebbero esclusi a priori, in quanto opinabili o irrilevanti - come diceva Croce - ai fini di stabilire se una poesia e' bella o no, e' riuscita bene o male. In questa maniera pero' anche l'analisi formale del testo ne soffrirebbe, pur non sembrando all'apparenza.

Wittgenstein vuole porsi come logico di fronte alla realta', come se questa fosse solo "naturale", cioe' analizzabile secondo i criteri delle scienze esatte. Purtroppo per lui invece essa e' anche "umana" e, per poterla davvero comprendere, bisogna porsi come "storici" o "politici" o "sociologi" o "psicologi" ecc. Se io guardo, nel mio spazio-tempo, una sedia, penso che serva per sedercisi, ma lo penso proprio perche' sono in uno spazio-tempo determinato. Non e' detto che sia "naturale" per l'uomo sedersi sopra una sedia: quando si e' stanchi o si vuole mangiare qualcosa o fare conversazione, ci si potrebbe anche accovacciare sulle gambe, usare un cuscino per terra, sdraiarsi su un divano ecc. Le possibilita' "umane", in realta', sono infinite e non ha senso stabilirle tutte a priori, prima di poterle interpretare. Molte cose bisogna darle per scontate, altrimenti il tempo che ogni volta si perderebbe per riprecisarle sarebbe spropositato. Semmai dovremmo chiederci da dove proviene il legno con cui la sedia e' stata fatta; se, per ottenerlo, si e' rispettato l'ambiente; se si e' pagato un prezzo giusto per ottenerlo; se, per lavorarlo, lo si e' fatto in condizioni di proprieta' privata o pubblica ecc.

La logica ha un senso solo in uno spazio-tempo molto ristretto e solo con oggetti strutturati in maniera tale per cui l'interpretazione sia si' intelligente, ma, in ultima istanza, univoca: come avviene p. es. nei gialli, quando si hanno a disposizione solo degli indizi, o come avviene nella progettazione di un database.

L'impostazione del Trattato, pur in un settore gnoseologico completamente diverso, e' straordinariamente somigliante a quella del Capitale di Marx. Come questi, infatti, e' partito, in maniera fenomenologica, dalla descrizione della "merce", quale semplice oggetto carico d'incredibile complessita', per arrivare a dimostrare la teoria economica del plusvalore; cosi' Wittgenstein e' partito dalla "proposizione semplice" per arrivare a dimostrare in che misura e' possibile una ferrea logica linguistica. Entrambi hanno ridotto l'essenza umana ha una sua precisa caratteristica, rendendola prevalente: il bisogno materiale di esistere, l'uno, e il bisogno di comunicare per farsi capire, l'altro. Entrambi hanno cercato di dare un senso razionale a tali bisogni, senza rendersi conto ch'essi trovano il loro vero senso solo in un contesto sociale molto determinato (comunitario) in cui tutto viene condiviso, un ambito che va al di la' di quegli stessi bisogni, presi separatamente, in quanto appunto li spiega nel loro insieme, cioe' determina nel contempo la modalita' di soddisfazione e di espressione piu' adeguata.

Marx ha vissuto quasi tutta la sua vita in una condizione in cui non era capace di soddisfare i suoi bisogni materiali di sussistenza; Wittgenstein invece ha vissuto quasi tutta la sua vita soffrendo di una certa incapacita' comunicativa. In entrambi i casi ha prevalso una forma di egocentrismo, cui s'e' cercato di supplire con un'attivita' intellettuale costantemente alla ricerca di una "oggettivita' delle cose". Menti illuminate, straordinariamente intelligenti, ma con un senso limitato della relazione sociale, cioe' dell'integrita' dell'essenza umana, che non puo' mai essere scomposta nei suoi elementi semplici, perdendo di vista la visione olistica dell'insieme. L'essere umano e' un tutt'uno, un unicum, inscindibile nelle sue singole parti, poiche', quando si cerca di farlo, la successiva ricomposizione e' sempre difettosa, e' sempre mancante di qualcosa di essenziale.



Che questo sia vero, e' dimostrato dal fatto che entrambi finiscono nella tautologia, cioe' in quell'inevitabile vicolo cieco in cui ci s'infila quando si vuole usare in maniera tassativa la categoria della necessita'. La tautologia di Marx era nota a lui stesso: se il valore di scambio e' il presupposto del plusvalore, perche' non ogni scambio produce plusvalore? La risposta a tale quesito Marx ando' a cercarla sul versante economico, quando in realta' era di tipo culturale.

Quanto a Wittgenstein, e' addirittura lui stesso che sostiene che "le proposizioni della logica sono tautologie" (6.1) e che quindi "non dicono nulla" (6.11). Infatti devono semplicemente limitarsi a "mostrare" la logica delle cose, affinche' le proposizioni vengano accettate come un'evidenza.

La presenza di tautologie non ha mai impensierito piu' di tanto ne' l'uno ne' l'altro, anche se Marx, avendo maggiore senso storico di Wittgenstein, ha cercato di fare continue ricerche al fine di spiegarsi la loro origine. Questo infatti gli permise d'intuire che il protestantesimo era la religione piu' adatta allo sviluppo del capitalismo. D'altra parte lo stesso Wittgenstein, dopo averle osannate in gioventu', avra' forti ripensamenti nella seconda parte della sua vita, grazie al contatto con gli ambienti accademici di Cambridge.

Entrambi tenevano continuamente fede al valore di una struttura di base (la sostanza delle cose), in virtu' della quale si poteva, con sufficiente razionalita', spiegare tutto il resto: per Marx era il plusvalore, con cui poteva spiegare oggettivamente l'essenza dello sfruttamento economico del capitalismo; per Wittgenstein era la proposizione che tiene unite logicamente le cose (o gli oggetti) coi loro significati. "La sostanza e' cio' che sussiste indipendentemente da cio' che accade", quindi "e' forma e contenuto" (2.024, 2.025). Marx non avrebbe accettato una frase del genere, perche' l'avrebbe considerata idealistica. Per lui la sostanza andava cercata nell'economia e, una volta trovata, sarebbe stato impossibile sostenere che "gli stati di cose sono indipendenti l'uno dall'altro" (2.061). Quando Marx considerava vera questa indipendenza, lo faceva solo in via temporanea, per elaborare un ragionamento logico di tipo astratto, come quando p. es. parlava del capitalismo prescindendo dal colonialismo. Infatti anche quando tratta delle cinque formazioni sociali del genere umano (tra loro senza dubbio indipendenti nel modo di funzionare), cio' che piu' gli interessava erano in realta' le transizioni dall'una all'altra.

A dire il vero anche nel secondo Wittgenstein emerge la preoccupazione di capire i mutamenti di significato delle proposizioni in rapporto a determinati contesti semantici, evitando di cadere nell'illusione di "isolare" gli stati di cose per poter essere il piu' scientifico possibile nell'interpretazione.

Il Trattato, come spesso succede nei testi di logica pura, possiede un livello cosi' elevato di astrazione che facilmente rischia di cadere nell'arbitrario, privo com'e' di riferimenti alla storia concreta. Wittgenstein si sforza, in realta', di parlare della relazione "io-mondo", ma lo fa in maniera puramente filosofica.

E'interessante, in tal senso, cercare di capire cosa dice nelle tesi inerenti alle Proposizioni n. 2. Lo faremo pero' molto sinteticamente, poiche' su queste proposizioni si e' gia' detto, fin qui, abbastanza. L'ultima cosa da spiegare e' il concetto di "immagine", che vedremo appunto a sintesi ultimata.

Diciamo anzitutto che tutte le Proposizioni n. 2, se si escludono quelle riguardanti il concetto di "immagine", sono state formulate con l'intento di spiegare quelle, assai poche a confronto, espresse nelle Proposizioni n. 1, le quali valgono come introduzione generale, e che sono piu' "filosofiche" che "logiche". Nelle Proposizioni n. 2 Wittgenstein si pone il compito di ridurre la filosofia a una questione di logica, ma lo fa dando alla logica una giustificazione filosofica, e la giustificazione che usa e' una sorta di rappresentazione del mondo, che si conclude la' dove parla di "immagine", con la necessita' di chiarire il ruolo dell'io in questo mondo.

Ma ora vediamo la sintesi dei significati delle Proposizioni n. 2.

1. Anzitutto i fatti (del mondo), per essere compresi in maniera scientifica, devono essere sottoposti alle regole della logica, che sono regole linguistiche di tipo formale. Non ci puo' essere un uso inappropriato delle parole, proprio perche' ogni singola parola deve giustificare se stessa (piu' avanti dira': "all'interno di una proposizione"), altrimenti e' meglio non usarla.

2. Cio' che va interpretato e' quello che e', non quello che "dovrebbe essere". La categoria della "necessita'" e' fondamentale per essere rigorosi sul piano scientifico. Cio' che e', e' cio' che deve essere all'interno di una serie determinata di possibilita'.

3. Quello che e', va analizzato in tutte le sue forme astratte possibili, riducendo i fatti a oggetti semplici, come quando p. es. in una proposizione vanno ricercati il soggetto e il predicato. Senza questa scomposizione ai minimi termini, non c'e' scienza e la logica resta ipotetica.

4. Tuttavia il problema non e' solo quello di come scomporre le cose per poter interpretare adeguatamente i fatti, ma e' anche quello d'individuare nelle cose la sostanza che le tiene unite indipendentemente dalla loro forma, in quanto le forme possono cambiare. Tale sostanza va individuata logicamente, in quanto fa parte della logica, ma non puo' essere spiegata concettualmente: semplicemente va data per scontata, come un qualcosa di indimostrabile, che rende pero' mostrabile e quindi decifrabile tutto il resto. Da questa concezione di "sostanza" emergera' poi il lato "mistico" della filosofia di Wittgenstein.

Una volta individuata la sostanza, si e' in grado di capire perche' cio' che non e', non e'. E'vero che le forme sono tutte possibili, ma va individuata quella necessaria, che rende impossibili tutte le altre (beninteso all'interno di un certo spazio-tempo, cui Wittgenstein vuole aggiungere, abbastanza inspiegabilmente, un terzo elemento: la cromaticita') (1).

5. Gli stati di cose, che determinano i fatti, sono indipendenti tra loro, per cui non e' da escludere che, mutate le circostanze di spazio e tempo, risulti possibile cio' che altrove e' necessario, e viceversa. Questa concessione al relativismo diventera' il perno fondamentale di tutte le ricerche del secondo Wittgenstein, il quale, proprio per questa ragione, non arrivera' mai a pubblicare qualcosa di "definitivo".

* * *

Ma ora dobbiamo vedere l'ultima parte delle proposizioni n. 2: l'immagine. La rappresentazione che del mondo si fa il soggetto, Wittgenstein la chiama "immagine". Il problema che il soggetto deve risolvere e' quello di come darsi un'immagine che corrisponda alla realta'. La corrispondenza deve avere una forma logica, cioe' sensata, lasciando impregiudicato, al momento, se tale rappresentazione sia vera o falsa.

Questo e' un punto debole nel ragionamento di Wittgenstein, come lo e' spesso nei logici. Infatti, siccome si pretende di cogliere la realta' per quello che e' (tralasciandone pero' le sue intrinseche contraddizioni sociali), il principale problema da risolvere non sta tanto nel come trasformare una realta' contraddittoria in una piu' coerente, ma come adeguarvisi, rendendola coerente alla propria logica. La logica non e' al servizio della realta', ma il contrario, e la verita' che si cerca non e' reale ma formale.



Wittgenstein si limita soltanto a dire che la verita' o falsita' di un'immagine dipende dal modo in cui essa si rapporta alla realta', cioe' che non e' possibile sostenere l'idea di un'immagine vera "a priori", in quanto, per poterlo essere, l'immagine deve trovare una "concordanza" con la realta'. La realta', di per se', non puo' essere falsa, proprio perche' essa sussiste. E'solo l'immagine che puo' essere vera o falsa, a seconda del suo grado di "conformita'".

Marx avrebbe detto che Wittgenstein non si poneva il problema di "trasformare" il mondo, ma solo di "interpretarlo": (2) e questo pur dopo un secolo da Hegel, pur dopo la diffusione delle idee socialiste e materialiste che portarono alla Comune di Parigi, alla prima e seconda Internazionale e alla rivoluzione d'Ottobre. D'altra parte anche Lenin, poco prima che Wittgenstein scrivesse il suo libro, aveva dovuto combattere contro gli idealisti della II Internazionale, che non avevano saputo impedire lo scoppio della I guerra mondiale.

Idealismo, di per se', non vuol dire soltanto applicare arbitrariamente alla realta' le proprie idee o, al contrario, giustificare la realta' per quello che e' e non per quello che dovrebbe essere, o convivere pacificamente con la religione o, al contrario, distruggerla con l'anticlericalismo, ma anche e soprattutto rinunciare a risolvere le fondamentali contraddizioni sociali del proprio tempo. In tal senso si puo' definire "idealista" anche il Marx economista, ma solo nell'aspetto della rinuncia ad associare attivamente l'analisi economica alla prassi politica. L'idealismo, quando non porta all'irrazionalismo, e' presente la' dove si e' rassegnati nel modo di agire pratico. Non conta nulla essere atei o materialisti o socialisti: tutto puo' essere una variante dell'idealismo, se politicamente non ci s'impegna per risolvere i problemi che affliggono le societa' divise in classi antagonistiche.

Non a caso e' quando s'affrontano problemi del genere che le posizioni idealistiche, rifiutando di accettare la necessita' di cambiamenti sostanziali, si trasformano in posizioni irrazionalistiche. L'idealismo, al massimo, puo' essere suddiviso in ingenuo ottimismo o in freddo cinismo, ma sempre idealismo resta. Esso infatti non andrebbe considerato come una corrente filosofica specifica, bensi' come una "meta-categoria", cioe' una sorta di discriminante tra l'atteggiamento politicamente rassegnato a non desiderare una trasformazione radicale del presente (anche a costo d'impedirla attivamente) e quello combattivo.

La cultura dominante, invece, ritiene che gli idealisti siano proprio quelli che non si rassegnano. Ma quelli che non si rassegnano andrebbero chiamati "rivoluzionari", mentre tutti gli altri sono appunto gli "idealisti", in buona o malafede. Sono idealisti quelli che attribuiscono valori assoluti alle istituzioni, alla proprieta' privata, alla famiglia (3), alla coerenza delle idee, al primato della fede sulla ragione o della ragione sulla fede (4), alla gerarchia, al denaro e cosi' via. Tutte le volte che ci si fossilizza su qualcosa e si perde di vista l'insieme, che ci fa essere integralmente e quindi autenticamente umani, si e' necessariamente idealisti, cioe' astratti, fanatici di qualcosa.

E che la logica sia, di regola, un qualcosa di astratto, lo dimostra anche l'introduzione di B. Russell al Trattato, che di tutti questi aspetti non si preoccupa minimamente, limitandosi a vedere il testo come un grande contributo appunto alla logica.

PROPOSIZIONI n. 3

Con la serie delle Proposizioni n. 3 Wittgenstein entra nel vivo della logica. Si noti anzitutto l'aspetto "idealistico" di tale asserzione: "Noi non possiamo pensare nulla d'illogico" (3.03), cioe' qualunque cosa si pensi ha la possibilita' (teorica) di realizzarsi. Essere "illogici" vuol dire essere "fuori del mondo", cioe' avere, nei confronti dei "terrestri", dei parametri interpretativi o delle coordinate di spazio-tempo del tutto sconosciuti.

Viceversa, chiunque sia in grado di pensare, su questa terra, deve per forza essere dotato di una certa coerenza logica, a prescindere dal fatto che questa sia vera o falsa. "Cio' che e' pensabile e' anche possibile" (3.02), almeno in via ipotetica.

Perche' questo modo di ragionare deve essere definito "idealistico"? Lo e' semplicemente perche' si parte dall'io e non dalla sua relazione con la realta'. Si vuol preventivamente mettere in chiaro cio' che, in una situazione normale, si dovrebbe invece dare per scontato, semplicemente dicendo che il carattere logico dei propri pensieri e' dato dal contesto in cui si vive, a meno che, ovviamente, tale contesto non contenga elementi che urtano con una logica umana e naturale. Dire che cio' che si pensa e' possibile che sia, non ha alcun significato in un contesto in cui questa possibilita' e' gia' una realta'. Ha invece senso la' dove il contesto ha una logica fortemente contraddittoria, ma, in tal caso, si sarebbe dovuti partire dal contesto e non dall'io isolato.

Se Wittgenstein fosse partito dal contesto, si sarebbe accorto che da questo proviene non solo un senso logico (cioe' umano e naturale) delle cose, ma, in talune situazioni, anche un senso illogico. Pertanto sarebbe stato meglio dire, affrontando la logica con una premessa storica, che, a seconda dei casi, vi sono situazioni favorevoli alla logica e altre che invece le sono contrarie.

Ovviamente Wittgenstein sa bene che la realta' sociale e' contraddittoria, ma e' convinto che se tenesse conto di tale realta' in maniera sociale, non riuscirebbe a costruire una logica formalmente corretta. Ecco perche' preferisce definire "logica" anche una coerenza falsa: puo' farlo proprio perche' affronta l'argomento in maniera puramente filosofica. Se l'avesse fatto in maniera etica, avrebbe dovuto dire che una coerenza falsa e' illogica, in quanto tendenzialmente irrazionale. Invece cosi' da' l'impressione che tra logica vera e logica falsa non vi sia una differenza fondamentale, eticamente preoccupante. E lo fa col rischio di sostenere, alla fine del suo ragionamento, che quanto e' possibile, puo' essere vero, anche se e' eticamente falso.

E'vero che Wittgenstein esclude che un pensiero, da solo, possa decidere della verita' di se stesso, ma questa costatazione a favore del realismo non e' foriera di ulteriori sviluppi. La logica di Wittgenstein e' come un castello che comunica col mondo esterno attraverso un ponte levatoio di cui s'e' persa la chiave per abbassarlo. E'una logica autoreferenziale. Stando chiusi dentro questo castello, ci s'illude che i propri enunciati risultino chiari proprio perche' non prescindono mai dai cinque sensi. E'tutto qui il "realismo puro" di Wittgenstein. Egli cioe' s'illude che, dopo aver vissuto la propria vita al di fuori del castello, per continuare a viverla, restandovi dentro, senza aver piu' la chiave con cui abbassare il ponte, sia sufficiente ricordarsi delle esperienze pregresse.



E'una logica rinunciataria, che vuole cercare il proprio appagamento in un contesto anomalo, solipsistico. All'interno del castello la felicita' sara' raggiunta quando tutti la penseranno nella stessa maniera su qualunque cosa e il linguaggio, in un certo senso, diverra' inutile. E'una situazione, quella che il suo Trattato prospetta, non molto diversa da quella delineata da G. Orwell nel suo romanzo 1984, la' dove il "Grande Fratello" ammette di parlare soltanto di cio' che viene consentito e nei termini rigorosamente previsti. Anzi, per maggiore sicurezza e per essere piu' coerenti, non si dovrebbe parlare di nulla (come nelle comunita' trappiste), ma servirsi soltanto di segni e di simboli, il cui significato e' stabilito a priori, essendo univoco. E anche nel caso in cui si volesse dire qualcosa, il linguaggio dovrebbe essere cosi' essenziale da dare ad ogni domanda solo due possibili risposte: si' e no, come nel linguaggio binario o come in quel gioco in cui il partecipante, ignaro di tutto, deve indovinare cinque elementi di un delitto che gli altri componenti gli dicono d'avere inventato mentre lui era fuori dall'aula: assassino, vittima, movente, arma e luogo del delitto. A costui infatti viene detto che, per scoprire tutti gli elementi, puo' fare quante domande vuole, ma solo a condizione che gli altri partecipanti possano rispondere si', no, non lo so. Alla fine del gioco, quando avra' trovato i cinque elementi, il partecipante restera' malissimo, perche' non si sara' accorto che tutti gli altri partecipanti avevano l'obbligo di rispondere si' a tutte le domande che finivano con le vocali chiuse e, i; no alle domande con le vocali aperte a, o; non lo so alle domande che finivano con la vocale u, o con qualsiasi consonante. In tal modo la storia del delitto verra' costruita dallo stesso partecipante ignaro di tutto! Giochi come questi, pero', possono essere fatti solo una volta. Invece il Trattato ha in mente qualcosa di definitivo.

Naturalmente si e' banalizzato, ma solo per far capire a quali rischi puo' andare incontro una logica come quella di Wittgenstein, che, non a caso, piacque subito ai neopositivisti di Vienna. Non ci si salva, infatti, da questi rischi paradossali, limitandosi a sostenere che una proposizione ha senso solo se corrisponde alla realta'. Nessuno dei partecipanti al suddetto gioco mentiva quando rispondeva si', no, non lo so. Anche perche', in fondo, la corrispondenza, di cui parla Wittgenstein, e' puramente formale, cioe' povera di contenuto. La realta', quella vera, non esiste nella logica del Trattato.

Se e quando si vuole una certezza univoca, inevitabilmente essa sara' priva di quelle sfumature che rendono cosi' peculiare il linguaggio umano. Quando si afferma che "una proposizione puo' dire solo come una cosa e', non che cosa essa e'" (3.221), si finisce con l'abolire tutte le scienze umane dal novero delle scienze in generale. Tant'e' che le Proposizioni n. 3 sembrano indicare una logica grammaticale per le scienze esatte o naturali. Non dimentichiamo che Wittgenstein si mise a studiare, dopo il diploma di maturita', ingegneria aeronautica, cioe' fisica e matematica, e solo dopo l'incontro con G. Frege si mise a studiare logica, seguendo le lezioni di B. Russell. Analizzare le Proposizioni n. 3 ha senso solo se vengono viste come una grammatica di base per le scienze esatte. In tal senso bisognerebbe aver chiaro, prima di esaminarle, che tipo di grammatica si pensa sia necessaria per interpretare la realta'.

Se prendiamo infatti una definizione del genere: "Solo la proposizione ha senso; solo nel contesto della proposizione un nome ha significato" (3.3), di primo acchito e' impossibile non convenirne. Tutte le grammatiche scolastiche sono impostate in questa maniera. La parola "tavolo", p. es., ha certamente un suo senso a prescindere da qualunque proposizione, ma e' solo all'interno di questa che acquista un significato preciso. Non basta dire, per definirlo adeguatamente, che "tavolo" e' un sostantivo maschile (in certe lingue e' di genere neutro), la cui etimologia rimanda a qualcosa di piatto, ecc. Le forme dei tavoli sono infinite: esistono persino espressioni metaforiche, come "tavolo di lavoro" (in cui si discute p. es. di pace o di diritti), che rendono difficile una definizione univoca.

Il linguaggio non e' piu' chiaro quanto piu' semplici sono i vocaboli usati. Ogni parola e' ambigua di per se'; anzi, quanto meno vocaboli esistono, tanto piu' e' facile che vengano usati per indicare cose molto diverse tra loro. L'elasticita' o duttilita' delle parole e' un vantaggio del linguaggio umano, che cosi' puo' dire cose diverse usando le stesse parole. E non e' affatto vero che un linguaggio diventa tanto piu' chiaro quante piu' parole diverse si usano. La complessita' quantitativa delle parole e' solo un'operazione astratta, intellettualistica: di per se' non serve alla comunicazione.

Nell'Odissea vi e' un punto in cui Polifemo chiese a Odisseo (???????? - Odusseus) come si chiamava e questi gli rispose usando la parola "Nessuno" (?????? - outis) come nome proprio, ma era in realta' il diminutivo del suo nome, che in greco significa anche e appunto "nessuno". Il ciclope non si meraviglio' affatto della scelta di questo nome proprio, che evidentemente riteneva del tutto legittimo. Eppure quando chiamo' i suoi compagni, dopo essere stato accecato, ed essi gli chiesero chi era stato, egli disse tranquillamente: "Nessuno", senza rendersi conto che i suoi compagni l'avrebbero inteso come pronome indefinito e non come sostantivo. Dunque, una medesima parola - ecco il senso del racconto - poteva essere usata in modi completamente diversi, a dimostrazione che le parole, in se', a prescindere dal loro contesto di spazio-tempo, non hanno alcun significato preciso. Tutto e' ambiguo, tutto e' equivocabile, e chi e' consapevole di questa prodigiosa facolta' del linguaggio umano, puo' avere facilmente la meglio su chi invece lo intende in maniera ingenua, senza sottintesi.

Lo stesso racconto ebraico del peccato originale fa risalire ogni cosa a un'interpretazione opposta data a medesime parole. Disse il serpente alla donna: "E'vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?". E la donna rispose: "Solo del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Al che ribatte' il serpente: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male".

Ogni parola puo' quindi essere usata in maniera vera o falsa, oppure - e Wittgenstein lo preferirebbe - in maniera sensata o insensata: "sensata" per ottenere qualcosa di vero o di falso, e, nel caso in cui la soluzione sia falsa, resta sempre sensata, poiche' s'e' comunque ottenuto qualcosa di reale. Stando infatti alla sua logica, la falsita', connessa a qualcosa di etico, non esiste: nella logica tutto e' vero, anche quando si ottiene il falso come soluzione; il falso e' solo uno strumento formale per decidere il vero, che resta non meno formale. La coerenza e' solo una forma di tecnicismo, un'operazione intellettualistica, dal sapore matematico, che serve solo per far quadrare i conti, ma che non puo' essere, stricto sensu, applicata alla realta'. D'altra parte applicare una mera coerenza logica alla realta', dopo averla ottenuta proprio separandosi da questa realta', potrebbe anche comportare conseguenze letali per l'etica: bisogna dare atto a Wittgenstein di non aver mai tentato un'operazione del genere, benche' la trattazione dell'etica in chiave mistica non lo renda immune da un certo irrazionalismo.

Le cose infatti vanno prese per quello che sono, cioe' prescindendo dalle intenzioni con cui sono state volute. Solo dagli effetti che procurano si puo' ragionare sull'opportunita' di considerarle vere o false. Solo dopo che il ciclope usci' dalla grotta, i suoi compagni s'accorsero che la parola "nessuno" poteva essere usati in maniera ambigua. A quel punto pero' - direbbe Wittgenstein - la logica non c'entra piu' nulla e fa posto all'etica, oppure avrebbe detto che Polifemo si era lasciata ingannare perche' non aveva saputo analizzare la parola "nessuno" in tutti i suoi possibili significati logici.

Il punto tuttavia e' proprio questo, che la logica di Wittgenstein non serve affatto a trovare la verita' delle cose, in quanto ogni cosa, per essa, ha la sua propria "verita'": a priori tutte le scelte sono giuste. E' sufficiente aver compiuto il proprio dovere, anzi aver avuto la semplice intenzione di volerlo compiere.

Ma andiamo con ordine. Generalmente e' soltanto in maniera molto astratta che i grammatici sostengono che "solo la proposizione ha senso". A guardare le cose d'appresso si dovrebbe invece dire che nessuna proposizione ha, in se', un senso preciso se non si rapporta a una realta' determinata. Cioe' non basta dire che una singola parola ha senso solo all'interno della proposizione che la contiene; anche questa ha senso solo in riferimento alla realta' che la contiene. E'la realta' che, in ultima istanza, decide il senso di una proposizione - cosa che pero' difficilmente una logica formale puo' tollerare. Non c'e' nessuna proposizione che abbia in se', astrattamente o in maniera aprioristica, un significato univoco, a meno che non ci si voglia riferire a qualcosa dal contenuto poverissimo, di fronte a cui siano possibili soltanto due alternative: si'-no, on-off, acceso-spento, dentro-fuori, ecc.

Naturalmente Wittgenstein non era cosi' sprovveduto da non ritenere possibile che medesimi nomi potessero avere significati diversi a seconda dei contesti semantici usati o che una medesima proposizione potesse subire significati molto diversi sulla base di talune variabili (p. es. di posizione delle parole, di punteggiatura, ecc.). Tuttavia egli aveva la pretesa di definire una logica che evitasse queste ambiguita' (che lui considerava perlopiu' accidentali e che tanto piu' andavano evitate quanto piu' nel linguaggio erano volute).

Per lui "non puo' mai indicare il carattere comune di due oggetti il designarli con lo stesso segno" (3.322). Di qui la critica a Frege. Questo significa che ogni nome (o meglio classi di nomi) deve avere un segno diverso e quindi un simbolo univoco, che di per se' puo' anche non avere alcun significato, ma che di sicuro l'acquista all'interno della proposizione. Le espressioni linguistiche vanno soltanto descritte (nel senso della loro correttezza formale), cioe' non ci si deve cimentare nella significazione dei suoi singoli elementi (di qui la sua critica a Russell), proprio perche' essi sono gia' stati scelti come univoci. L'importante per Wittgenstein era di creare un linguaggio segnico avente segni diversi per simboli diversi ed evitando che segni uguali venissero usati nella stessa maniera semantica. O, quanto meno (e qui e' gia' costretto a fare ulteriori precisazioni, rendendosi probabilmente conto di dire cose molto restrittive), si sarebbe dovuto distinguere nella proposizione cio' che e' essenziale, per la sua comprensione, da cio' che e' accidentale. L'essenziale, p. es. nei simboli, indica cio' che essi hanno in comune per un uso analogo, per uno stesso fine (p.es. "~p" e' uguale a "non p"). Nel senso che se nell'espressione linguistica vi sono eccezioni, queste devono rientrare in una regola generale. Su questo Wittgenstein era tassativo, essendo consapevole che, in caso contrario, il suo castello di carte sarebbe crollato di fronte alla prima contestazione. L'esempio che riporta della parola "e'" e' eloquente: "appare quale copula, quale segno di uguaglianza [in matematica] e quale espressione dell'esistenza" (3.323). Usarla nella stessa maniera, cioe' con lo stesso segno, in una proposizione non poteva avere alcun senso.

Ora, quale lingua umana potrebbe sottostare a una regola del genere, in grado di sacrificare, in nome della chiarezza, l'economicita' dell'alfabeto, dei segni, delle parole a una proliferazione incredibile di segni univoci, capaci di esprimere tutta la complessita' del linguaggio umano? Probabilmente avrebbe fatto piacere a Wittgenstein una lingua come quella albanese, che dispone di almeno 27 termini differenti per indicare vari tipi di baffi e altrettanti per designare le sopracciglia.

Wittgenstein non sopportava la "confusione" (e neppure, di conseguenza, l'ironia di certe espressioni linguistiche, come p. es. quella che riporta: "Franco e' franco") e addebitava ad essa quelle che lui riteneva le molte insensatezze della filosofia. Nel senso che se non ci si chiarisce preventivamente sull'uso delle parole, e' inutile discutere con esse dei massimi sistemi: tanto vale, a questo punto (lo si potrebbe chiosare), assistere a una commedia pirandelliana, in cui l'ambiguita' delle parole o delle espressioni e' la principale fonte della loro ironia.

Mi chiedo se uno come Wittgenstein sarebbe riuscito a fare le parole crociate, la' dove hanno definizioni ambigue del tipo: "L'inizio del percorso", "In fondo alla cantina", "Sono pari nella mano", ecc. Questo perche' non solo singole parole possono essere usate ambiguamente, ma in talune proposizioni non vengono usate affatto nei loro molteplici sensi.

A questo punto pero' le alternative diventano due: o si crea un linguaggio per pochi studiosi (simile p. es. al cinese, che venne usato dagli imperatori proprio per distinguere gli intellettuali dal popolo), oppure si riducono al massimo gli argomenti da discutere o le loro finalita', come avviene appunto nei linguaggi di tipo matematico-informatico. Al di fuori di queste alternative, l'unica concessione (benevola) che si puo' fare al giovane Wittgenstein riguarda l'idea che, effettivamente, quando uno parla di argomenti elevati, non dovrebbe dare per scontato, solo perche' si rivolge a un'utenza che possiede il suo stesso linguaggio, il significato delle espressioni che usa, ma, anche a costo di apparire prolisso, dovrebbe prima spiegare bene come intende usare certe espressioni o parole. La sua dovrebbe essere, per cosi' dire, una preoccupazione pedagogica, da far valere al fine di evitare malintesi nel momento cruciale della soluzione dei problemi.

Ecco, se si esclude tale concessione, che viene fatta a un Wittgenstein che certamente non eccelleva in questo campo, in quanto il suo dire appare qui molto perentorio e criptico (5), e' difficile pensare che la teoria del Trattato possa trovare applicazione nelle scienze umane o in campo artistico o in una societa' democratica. Naturalmente, oltre a tutte le scienze esatte, la logica di Wittgenstein puo' trovare facile applicazione nei test attitudinali per misurare il quoziente intellettivo, cosi' tanto usati negli Stati Uniti. (6)

Quanto alla democrazia, e' indubbio che questa vuole non solo la liberta' di pensiero e di parola, ma anche la liberta' d'interpretare in maniera opposta un'identica proposizione. E'incredibile che un intellettuale veda come un difetto la possibilita' di equivocare sul significato delle parole. Wittgenstein ambiva forse a creare un linguaggio militaresco o strettamente burocratico, ad uso dei poteri dominanti? La possibilita' d'interpretare in maniera opposta singole parole o espressioni linguistiche e' una risorsa cui nessun intellettuale rinuncerebbe in un regime dispotico.

E'stata una fortuna per gli editori ch'egli, in tutta la sua vita, abbia pubblicato un unico libro, in quanto avrebbe sicuramente fatto diventare matti i traduttori. Egli infatti era convinto di non essere capito neppure dagli stessi intellettuali che conoscevano la lingua tedesca e che avevano la sua stessa sensibilita' per la logica (come p. es. i neopositivisti). Quando decise di accettare la pubblicazione del suo Trattato in inglese, nel 1922, i problemi con i due traduttori, F. P. Ramsey e Ch. K. Ogden, furono enormi, anche perche' l'idea di "traduzione" che aveva - stando all'enunciato 4.025 - era a favore della pura e semplice letteralita': cosa pero' in grado di funzionare solo a fronte di frasi molto semplici, dal significato quasi elementare (L. Wittgenstein, Lettere a C. K. Ogden, ed. Mimesis, Milano-Udine 2009). Questo ovviamente non gli impediva di credere che un testo complicato come il suo non potesse essere tradotto fedelmente in nessun'altra lingua: di qui la richiesta di pubblicare a fianco della traduzione anche l'originale.

L'ultima parte (a partire dall'enunciato 3.4) delle Proposizioni n. 3 e', in un certo senso, la piu' ambigua, e stranamente, dopo tanta pretesa di chiarezza e di esaustivita'. Wittgenstein cioe' cerca di associare logica a geometria, cioe' la proposizione a un luogo fisico, come se volesse far capire che il senso dell'esistenza dipende dal significato delle parole che si usano. Sembra essere preoccupato di aver ecceduto nell'astrazione. "Luogo geometrico e luogo logico concordano nell'essere ambedue la possibilita' di un'esistenza" (3.411).

La proposizione logica diventa una sorta di deus ex-machina. Diventa possibile solo cio' che e' logico, e cio' che e' possibile e' anche necessario. L'intellettuale e' soddisfatto d'aver trovato la quadratura dei suoi ragionamenti. E'appagato dal punto di vista intellettuale, e quindi anche sul piano esistenziale. "Come puo' l'uomo essere felice - si chiede nei Quaderni 1914-16 - se non puo' tener lontana la miseria di questo mondo? Mediante la vita di conoscenza. (...) Felice e' solo la vita che puo' rinunciare ai piaceri del mondo. Per essa tutti i piaceri del mondo non sono che grazie del fato" (p. 226). Cioe', posto che, in luogo dell'impegno politico-sociale per risolvere le contraddizioni, e' preferibile dedicarsi esclusivamente a un lavoro teorico, sul piano etico e' possibile essere "felici" soltanto rinunciando a desiderare cio' che determina quelle stesse contraddizioni.

Ora, nelle proposizioni successive (4, 5, 6) deve soltanto dimostrarlo, anzi mostrarlo concretamente, in quanto l'unica di-mostrazione possibile e' tautologica. In fondo, come disse il logico Henry Sheffer, "La Tautologia e' Una e Wittgenstein e' il suo Profeta!".

PROPOSIZIONI n. 4

Che Wittgenstein sia, a suo modo, un idealista e' molto chiaro mettendo a confronto l'enunciato n. 3 con quello n. 4: "L'immagine logica dei fatti e' il pensiero"; "Il pensiero e' la proposizione munita di senso". Se questo non e' un ragionamento idealistico, e quindi tautologico, che cos'e'? Non l'aveva gia' scritta Hegel un'imponente Scienza della logica? A confronto di essa, quella di Wittgenstein appare ben poca cosa. Qual e' la differenza fondamentale tra le due logiche? Se Wittgenstein fosse esistito prima di Hegel, questi avrebbe dato alla propria Logica la stessa impostazione? Evidentemente no. Il Trattato non poteva venir fuori che un secolo dopo, che e' un tempo sufficiente per tentare di estromettere definitivamente da qualunque logica idealistica tutti quegli aspetti connessi alla mistica cristiana (cosa che poi a Wittgenstein, a motivo del proprio soggettivismo, riusci' solo in parte). Dopo un secolo di materialismo storico-dialettico non sarebbe stato possibile aggiungere qualcosa alla logica hegeliana conservandone l'impianto generale.

E allora che cosa ha fatto Wittgenstein nei confronti di quella logica? L'ha, per cosi' dire, depurata, l'ha filtrata con un setaccio, nella convinzione di poterne conservare l'essenza. Ha fatto un lavoro alchemico, da laboratorio, ottenendo risultati molto particolari, applicabili solo in condizioni molto specifiche. Di quella logica infatti non ha preso i principi della dialettica applicandoli alla realta' sociale in maniera originale, come aveva fatto Marx, ma ne ha preso soltanto uno: il primato del pensiero sulla realta', e l'ha svolto in maniera tale da offrire un contributo significativo a un aspetto particolare della logica, quello linguistico, che puo' trovare ulteriori applicazioni nelle scienze esatte e naturali, come p. es. la matematica, l'informatica, la grammatica, la fisica, la chimica, ecc., come una sorta di premessa metodologica fondamentale che ogni scienza deve acquisire per chiarire a se stessa i limiti epistemologici in cui puo' muoversi.

Wittgenstein e' come un discepolo di Hegel con meno pretese, ma anche con la certezza che quella logica idealistica tedesca, nel suo rapporto con la realta', s'era rivelata particolarmente deficitaria, in quanto non aveva saputo impedire un trend storico favorevole all'antagonismo sociale. Dalla grande illusione e disillusione dell'idealismo oggettivo hegeliano si era passati, dopo un secolo, alla catastrofe della prima guerra mondiale; se si voleva continuare a fare "logica", le alternative erano diventate poche: o si applicavano i principi della dialettica alla realta' sociale e ci s'impegnava concretamente ad abbattere il sistema oppressivo, oppure, se si voleva continuare a restare idealisti, ci si doveva concentrare su un aspetto molto particolare, piu' favorevole alla scienza che non alla filosofia, lontano da questioni etico-religiose e politico-sociali, anzi piu' vicino, sul piano etico, a posizioni soggettivistiche e relativistiche, mentre su quello intellettuale la tensione doveva essere volta a cercare una coerenza linguistica formale sul significato (quasi etimologico) delle parole e delle espressioni che si usano.

Altre soluzioni che vennero usate, non influenzarono per nulla la filosofia di Wittgenstein: lo storicismo crociano (una sorta di idealismo oggettivo applicato alla storia) e l'attualismo gentiliano (una sorta di traduzione totalitaria dell'hegeliana Filosofia del diritto), per quanto sarebbe interessante trovare dei paralleli tra tutte queste forme d'idealismo estremo. I principi di fondo che giustificano, in maniera idealistica, la "Storia crociana" e lo "Stato gentiliano" sembrano avere una strana somiglianza con quelli della Logica del Trattato.

Un'altra alternativa sara' quella heideggeriana, cioe' il tentativo di fare del soggetto umano la chiave di volta per una nuova metafisica. Su questo aspetto il secondo Wittgenstein dara' contributi significativi, sempre pero' all'interno della problematica del linguaggio, che sino alla fine della sua vita rimarra' il suo interesse prevalente.

* * *

Che il pensiero sia, in se', una proposizione munita di senso, puo' dirlo giusto un grammatico, poiche' una persona normale direbbe subito "dipende", dipende cioe' dal significato che si da' alla parola "senso". Quanti discorsi, apparentemente logici, risultano, di fatto, del tutto insensati? Non si puo' dire invece il contrario, altrimenti i servizi di sicurezza non darebbero alcun peso ai codici cifrati. Il fatto e' che, quando si sbaglia la premessa con cui definire una logica sensata, tutto il resto viene di conseguenza.

Sostenere che il pensiero e' una proposizione munita di senso e' come dire alla psicanalisi freudiana che non serve a nulla cercare di capire qualcosa di sensato dai sogni o dai lapsus verbali o da altri atti inconsci che, pur nella loro apparente illogicita', non sono affatto insensati, anzi rimandano a verita' ancora piu' profonde di quelle di cui normalmente ci occupiamo, cosi' profonde che spesso non siamo disposti ad ammetterle con disinvoltura. Sotto questo aspetto Wittgenstein sarebbe stato un pessimo analista, anche se uso' la propria logica come una sorta di terapia: ad ogni piu' piccola ammissione da parte del paziente, l'avrebbe subissato di domande, chiedendogli di specificare il senso preciso di ogni singola parola, senza rendersi conto che, cosi' facendo, sottraeva a se stesso il compito per cui veniva pagato dal paziente in cura. D'altra parte la psicologia non gli interessava affatto sul piano logico (cfr 4.1121), con non interessava a Frege e a Russell.

Cerchiamo di spiegarci meglio, poiche' Wittgenstein non era cosi' stupido da identificare linguaggio e pensiero. "Il linguaggio traveste il pensiero. Lo traveste in modo tale che dalla forma esteriore dell'abito non si puo' inferire la forma del pensiero rivestito" (4.002). Per lui il pensiero e' piu' profondo del linguaggio, e questo, il piu' delle volte, non e' in grado di adeguarsi al pensiero. Qui Wittgenstein ambisce a produrre una filosofia del linguaggio adatta a comprendere la logicita' del pensiero. Egli vede l'uomo come un "essere pensante" che, invece di esprimersi fluentemente e con sensatezza, balbetta parole perlopiu' incomprensibili. Ecco perche' dichiara di non avere intenzione di affrontare alcun classico argomento filosofico, se prima non ci si chiarisce sul significato delle parole che si usano. Qui vien quasi da sorridere al pensare che se una ragazza, innamorata di lui, gli avesse detto: "Ti voglio bene", lui si sarebbe sentito indotto a chiederle anzitutto di precisare la parola "bene". Non avrebbe accettato che, in una situazione emotiva, si desse per scontato il significato di certe espressioni. Nei film di fantascienza quando un robot e' costretto ad affrontare situazioni emotive, in genere va in cortocircuito, oppure si ribella a chi l'ha costruito.

Discutere, in via preliminare, di logica significa per il giovane Wittgenstein non preoccuparsi neppure se l'affronto di questo o quel problema sia corretto o sbagliato, vero o falso, ma significa chiedersi se davvero un determinato problema possa essere definito tale sul piano della logica. Se avesse dovuto scrivere un dizionario per adulti e non, come quello che fece, per bambini, avrebbe probabilmente usato un milione di parole diverse, senza pero' che con nessuna di esse si potesse affrontare un argomento non strettamente scientifico. Infatti per lui era la scelta esatta dei termini che giustificava la scelta dell'argomento da affrontare. A questo punto sarebbe stato quasi meglio dotarsi di un alfabeto pittografico, come quello egizio, i cui singoli segni rappresentavano molto fedelmente (seppur in maniera simbolica o stilizzata) l'oggetto di riferimento.

Wittgenstein apprezzava molto l'ideografia di Frege e Russell (3.325), posta a fondamento della matematica e della logica formale, anche se non la riteneva esente da grossolani errori. E nell'asserzione 4.016 non disprezza la "grafia geroglifica", benche', in un certo senso, dica una sciocchezza quando nello stesso enunciato sostiene che la "grafia alfabetica" sia nata da quella geroglifica, "senza perdere l'essenziale della raffigurazione". Lo spiega subito dopo: "Lo vediamo dal fatto che comprendiamo il senso del segno proposizionale senza che quel senso ci sia stato spiegato" (4.02). In realta' era proprio questa cosa che non si poteva fare leggendo i geroglifici egizi. Ecco perche' a noi, abituati, sin dal tempo dei Fenici, a separare il contenuto dalla forma, i geroglifici sono apparsi del tutto incomprensibili per molti secoli. L'alfabeto geroglifico non ha affatto determinato quello che usiamo oggi: se un passaggio vi e' stato, occorre vederlo verso il linguaggio iconografico dei bizantini o verso quello segnaletico delle nostre strade urbane. Neppure quelli semplici come l'alfabeto Morse o i segnali di fumo degli indiani d'America o quello delle bandierine o dei lampeggiamenti della marina possono derivare dai geroglifici, anche se essi si prestano magnificamente alla logica di Wittgenstein.

Persino quando parla di musica, egli si compiace ch'essa sia simile alla matematica e quasi vorrebbe ch'essa si producesse da sola, sulla base di una notevole serie di combinazioni di note. Tutte le sinfonie di tutti i musicisti del mondo sono gia' incluse nella tastiera del pianoforte: per creare un capolavoro si tratterebbe soltanto di produrre equazioni. In fondo e' questa la "legge della proiezione" di cui parla nell'enunciato 4.0141. "La possibilita' di tutte le similitudini, di tutta la figurativita' del nostro modo d'espressione, risiede nella logica della raffigurazione" (4.015). Cioe' la musica dipende dalla matematica e l'arte che non dipende dalla logica rischia l'insensatezza, esattamente come l'etica, la religione, la filosofia, la psicologia, ecc.

La logica della raffigurazione o della proiezione sta nel fatto che "la proposizione e' un'immagine della realta': infatti, io conosco la situazione da essa rappresentata se comprendo la proposizione. E la proposizione io la comprendo senza che mi si sia spiegato il senso di essa" (4.021).

Come si puo' facilmente vedere vi sono, nella logica di Wittgenstein, due momenti fondamentali per comprendere la realta': uno soggettivo, l'altro oggettivo. Col primo la realta' viene compresa oggettivamente se il soggetto formula o comprende adeguatamente la proposizione che la rappresenta in maniera veridica; col secondo il soggetto presume d'essere oggettivo, in quanto non ha bisogno, soggettivamente, di comprendere il significato dei singoli componenti della proposizione (siano essi segni o simboli). Per comprendere la realta' non occorre calarsi in essa, affrontandone le contraddizioni, scoprendone i valori, ma la prima cosa da fare e' quella di pre-definire scientificamente gli strumenti linguistici con cui interpretarla. Se non e' idealismo questo, che cos'e'? Wittgenstein e' come un antropologo o un etnologo che si mette a studiare le forme comunicative di tipo logico di una comunita' primitiva, presumendo di poter restare antropologo, senza cioe' calarsi in uno stile di vita completamente diverso dal proprio. Inevitabilmente finira' con l'attribuire un senso logico alle forme espressive di quella comunita' solo nella misura in cui esso si avvicinera' di piu' al nostro modo di ragionare, e questo, nonostante tutti gli sforzi che egli faccia d'inglobare la negativita' nella positivita'. Gli ci vorranno non pochi anni prima di capire che questo modo di fare era completamente sbagliato.

Quando uno afferma che "la proposizione mostra il suo senso", cioe' "come le cose stanno... E dice che le cose stanno cosi'" (4.022), non sta forse facendo della tautologia? Solipsismo e tautologia sono i due gemelli inseparabili della logica del Trattato. Un discorso del genere potrebbe astrattamente essere giusto se si partisse non dal pensiero ma dalla realta', la quale pero' va colta, anche logicamente, nei suoi aspetti contraddittori, di cui quelli antagonistici sono i primi a dover essere affrontati e risolti. Se non si pone il bisogno come presupposto fondamentale di ogni logica, anche le cose che piu' si pretendono inequivoche, diventano terribilmente ambigue. L'utilita' di una qualunque logica che prescinda dal bisogno finisce col giustificare il sistema che produce bisogni senza volerli o saperli risolvere. Cioe' proprio mentre pretende d'essere "sensata", la logica apologizza l'insensatezza del sistema cui inevitabilmente appartiene o a cui e' costretta a fare riferimento.

Wittgenstein dice chiaramente che la sensatezza di una proposizione e' tanto piu' forte quanto piu' essa e' connessa alla realta' (4.03). Ma sulla modalita' di questa connessione non dice nulla di significativo, proprio perche' il concetto che ha di realta' e' del tutto astratto, ipostatizzato, cioe' posto a prescindere dal suo contenuto effettivo.

Certo, in teoria Wittgenstein puo' anche sostenere che non si possono fare confronti di veridicita' tra due proposizioni opposte, ossia che entrambe possono essere vere se vengono prese come immagini di realta' differenti. Ma nei fatti questa posizione e' solo apparentemente equidistante. Non partendo dalla realta' (coi suoi bisogni e le sue contraddizioni), se si mettono due proposizioni opposte sullo stesso piano di verita', una a favore del sistema dominante, l'altra no, a quale delle due, in ultima istanza, si dovra' per forza dare maggior credito? All'immagine che possiede tutti i mezzi necessari per esprimersi nel migliore dei modi, proprio perche' riflette il sistema dominante, o a quella che vive ai margini e che, invece di avere le luci della ribalta, e' illuminata da una candela? E'una pura illusione quella di pensare che una proposizione possa prevalere su un'altra au fur et a' mesure in cui manifesta la propria sensatezza.

Non e' soltanto con la "verita'" che si crea consenso, ma anche e soprattutto condividendo praticamente il bisogno e facendo di questo il principale motivo di contestazione del sistema. E'la gestione collettiva del bisogno che da' corpo alla verita'. Al di fuori di questo presupposto, qualunque discorso logico e' autoreferenziale, incentrato soltanto su di se', autistico, se si vuole, e non lo rendera' certamente piu' obiettivo il ricorso sistematico alla matematica o alle scienze esatte e naturali.

Detto altrimenti, un enunciato del genere: "La proposizione puo' essere vera o falsa solo in quanto immagine della realta'" (4.06), e' quanto di piu' ambiguo vi sia, poiche' non viene detto nulla in merito alla "realta'". Se si prende la realta' cosi' com'e' e si pensa che di essa si possano modificare singoli aspetti, lasciando integro l'insieme che la costituisce, e' evidente che la proposizione vera non sara' quella che mette in luce gli antagonismi irriducibili, ma, eventualmente, quella che li ritiene tutti componibili.

Wittgenstein ha sempre sostenuto che non esiste un'immagine della realta' vera in modo aprioristico, ma se si afferma che "la proposizione puo' essere vera o falsa solo in quanto immagine della realta'", e di questa realta' non si dice nulla, l'apriorismo e' inevitabile. Che poi si voglia sostenere che una proposizione resta vera anche quando ammette situazioni reali contraddittorie, non cambia nulla: non si esce dall'idealismo. Ne' vi si esce dicendo che "la filosofia e' non una dottrina, ma un'attivita'" (4.112). Certo, non sara' un idealismo nel senso classico del termine (quello per il quale la metafisica doveva prevalere su tutto), ma resta tale anche quando si sostiene che "lo scopo della filosofia e' il rischiaramento logico dei pensieri" (4.112). Che la filosofia debba diventare quello strumento conoscitivo che, essendo indipendente dai fatti, permette, sul piano metodologico, alle altre discipline di darsi uno statuto scientifico, non era forse anche l'obiettivo, illusorio, dell'idealismo tedesco di un secolo prima?

Wittgenstein certamente conviene sul fatto che la realta' contraddittoria puo' apparire insensata, ma e' anche convinto che tale insensatezza venga risolta facendo della negativita' un aspetto positivo, appartenente alla realta', lasciando impregiudicato il carattere vero o falso di questa negativita'. La macchia nera sul foglio bianco non rappresenta la negativita', in quanto fa parte di una realta' che va presa cosi' com'e' (cfr 4.063). Infatti "La proposizione rappresenta il sussistere e non sussistere degli stati di cose" (4.1). Cioe' anche se la logica non vuole esprimere giudizi di valore sulla realta', limitandosi a stabilire la verita' sulla base dei giudizi di fatto (il "sussistere" e "non sussistere" degli stati di cose), il modo di procedere e' idealistico. Cosi' come lo era quello di Marx Weber, che, in questo, gli assomiglia.

Il fatto di aver voluto togliere all'idealismo il suo carattere mistico o le sue pretese metafisiche, non e' certo stato sufficiente per uscire in maniera definitiva da tutte le paludi idealistiche, a causa delle quali e' letteralmente impossibile risolvere le contraddizioni portanti del sistema. L'idealismo di Wittgenstein, dopo le ripetute sconfitte della democrazia politica nel corso dell'Ottocento, dopo l'incompiutezza dell'idea di democrazia sociale in Europa, che ha portato alla catastrofe della prima guerra mondiale, doveva per forza abbassare le pretese dell'idealismo in generale, circoscrivendo il proprio ingenuo ottimismo ad un'attivita' piu' ristretta, volta a dar




N° Post: 61
Sipolino Fabio
Monday 26th of July 2021 04:43:15 PM


ESONOMIA




[Post rilevante] Incontro il termine-concetto in un libricino di Pierre Clastres, etno-antropologo di propensione politica, allievo prediletto di C. Levy-Strauss, anarchico, prematuramente scomparso per incidente a poco piu' di quaranta anni. Se digitate il termine su Google, almeno a me (saprete che gli algoritmi personalizzano i risultati di ricerca, Google e' un dispositivo relativistico ovvero relativo alla tua immagine di mondo) viene fuori, come avessi commesso un errore di digitazione: "economia". Poi Google si sforza di trovare qualcosa e mi propone "isonomia" dal vocabolario Treccani. Cerchi sul vocabolario Treccani e viene fuori nulla. Ah! Un concetto nuovo, penso. Poiche' pero' avevo capito al volo cosa intendeva il Clastres, mi sorprendo che il concetto venga ritenuto inesistente, cioe' nuovo. Perche' cio' avviene e perche' merita un post? Ora provo a spiegarlo.

Di per se' il termine si compone di "eso" che vuol dire esterno e "nomia" da nomos che significa legge, quindi "legge che proviene dall'esterno". Il suo opposto sarebbe endonomia, da "endo" ovvero interno, ma siccome il termine-concetto non esiste, non esiste neanche il suo contrario.

Relativamente alle questioni sociali (ma il discorso vale anche per gli individui), politiche e culturali, la nostra cultura prevede per principio solo approcci endonomici. Il "motore della storia" sara' interno alle forme sociali, le forme politiche dipendono chi pensa dai modi economici, chi altro pensa da preferenze ideologiche, cosi' le culture, poi come "unita' metodologica" c'e' chi pone solo gli individui, chi invece i gruppi magari chiamandoli comunita' o classi o societa' etc. etc. Ovvero, data un societa' x, cercheremo le ragioni del perche' e' cosi' e non cosa', analizzando il suo interno nello statico o nel dinamico del tempo storico. Comunque, partendo dall'assunto dato, ma non giustificato, che tutte le cause dei vari modi in cui la societa' e' e si struttura, dipendono da forze interne, condizioni che impongono la legge "nomia" partendo da fatti interni "endo".

Esonomia, invece, dice il contrario, pone cio' l'attenzione all'esterno della societa', cio' in cui e' posta la societa'. Puo' esser l'esterno ambientale, quello geo-storico, il tempo caratteristico della civilta' di appartenenza, la complessa rete sistemica in cui ogni societa' e' iscritta di natura e cultura. Esonomia segnala quando la legge, intesa qui come pressione adattiva, proviene non dall'interno ma dall'esterno. Il che ci porta al concetto di adattamento. Infatti, se ti devi adattare, vorra' dire che c'e' un esterno a te con il quale devi andare d'accordo.

Il concetto di adattamento, diversamente da esonomia, esiste nella nostra immagine di mondo ma non e' molto sviluppato. Darwin, a suo tempo, ha proposto una teoria dell'adattamento, ma gli interpreti della sua opera del 1859, hanno preferito apporgli concetto di "evoluzione", termine che non esiste nella prima edizione dell'Origine delle specie. Quindi Darwin scrive l'opera fondativa della teoria dell'evoluzione, ma senza mai usare il termine, cosi' come Marx scrive le opere fondative il concetto di capitalismo usando il termine, pare, solo due volte nella corrispondenza privata. Fu un sociologo, Sombart, a chiamare capital-"ismo" il sistema a lungo analizzato da Marx e fu un altro sociologo Spencer a chiamare evoluzione la teoria di Darwin, potenza degli interpreti!

Glielo appose Spencer che, in quanto anche filosofo, era legittimato poiche' artigiano nella "fabbrica dei concetti" (questa e' la funzione della filosofia o almeno "una delle funzioni") e poiche' era anche il produttore principale del concetto di "progresso" (siamo nella seconda meta' del XIX secolo in quel della Gran Bretagna), gli veniva bene appaiare il concetto di progresso con quello di evoluzione.

Ma l'opera di Darwin non e' del tutto sull'evoluzione, e' piu' sull'adattamento. Pero', la cultura occidentale, poiche' ha coartato per secoli natura ed altri popoli per favorirsi l'adattamento, non ha ritenuto utile problematizzare il fatto adattivo, lo ha fatto e basta, passando poi il resto del tempo della sua auto-riflessione a domandarsi quali forze interne (endonomiche) hanno fatto si' essa abbia sviluppato i suoi modi che siano la societa' di classe, il capitalismo, la democrazia liberale, la tecnoscienza e molto altro della nostra storia culturale di famiglia. Colpa o merito di individui o classi sociali o specifiche ideologie o teorie, tutte pero' nate come Atena dal nulla, gratuitamente, per genio (o perversione) umano endogeno o forse per caso. Nessuno pare si sia mai domandato quali fossero le pressioni esterne che hanno mosso individui o classi o teorie ed ideologie a fare quel che hanno fatto o pensato.

Tant'e' che oggi, che il modo sta cambiando radicalmente, pare che nessuno capisca bene il perche' visto che cercando all'interno non si trovano poi questi complessi forti di cause agenti. Il fatto che sia il mondo fuori di noi ad esser cambiato, quello umano (altri popoli e civilta') o naturale (ecologia e clima), pare interessi dal nulla al poco. Non si comprende cio' la carica esonomica che ci imporrebbe di cambiare molte cose per il semplice fatto che dovremmo adattarci ad un mondo nuovo. A noi piace il concetto di Nuovo Mondo ovvero la scoperta dell'America, ma abbiamo difficolta' insormontabili con il Mondo Nuovo, perche' non siamo abituati a domandarci del "fuori di noi". In particolare quelli del Nuovo Mondo hanno difficolta' col Mondo Nuovo, poverini, si capisce ...

Ne verrebbe fuori a seguire un lungo e bellissimo discorso anche sulla nascita delle gerarchie, anche perche' il Clastres usa il concetto proprio nella sua ricerca sulla nascita dello Stato e la rottura dei regimi egalitari sociali dei selvaggi che si potrebbero, con giudizio, retroproiettare al passaggio tra Mesolitico e Neolitico ovvero nascita delle societa' complesse e delle gerarchie sociali ab origine. Ma qui non c'e' spazio e tempo, quindi andiamo a chiudere.

Volevo solo segnalarvi che, in prima istanza, le perturbazioni profonde, continuate ed incrementali che vanno ad affliggere i nostri ordini sociali, provengono proprio da questo "fuori di noi" che fatichiamo a considerare nel suo continuo proporci nuovi dilemmi adattivi. La nostra, oltreche' complessa, e' una era potentemente esonomica. Forse pari per intensita' solo al passaggio tra Mesolitico e Neolitico. Specifico che il "noi" qui usato non si riferisce come solitamente intendiamo senza curarci della nostra ipertrofia egotica occidentale, nel senso di "umanita'". Noi non siamo l'umanita' siamo solo una parte, pure piccola (intorno un sesto, circa). Alla nostra civilta' o civilizzazione si voglia intendere, l'era propone potenti ed inediti, specifici dilemmi adattivi, per questo la diciamo esonomica. Familiarizzare col concetto e' un buon primo passo per sviluppare nuove strategie adattative, necessarie ed urgenti. Su questa riformulazione strutturale della nostra immagine di mondo siamo molto in ritardo e cio' non va bene.

Per involontaria saggezza implicita la logica delle immagini di mondo, sia il concetto di "economia", che quello di "isonomia" che era il nome originario di quella che poi si chiamera' "democrazia", hanno in realta' molto a che vedere con l'esonomia. L'equazione adattiva del nostro futuro ha infatti questi tre poli: data una certa esonomia, come si mette a quadro funzionale ed adattivo l'economia con la democrazia nelle societa' della civilta' occidentale?

[Posto il libricino del Clastres per dovere di citazione, il discorso qui accennato non lo troverete nel libricino semmai vi venisse la voglia di comprarlo]


Commenti:
Sipolino Fabio
Monday 26th of July 2021 04:44:10 PM



Scritto da Pierluigi Fagan




N° Post: 38
Sipolino Fabio
Thursday 15th of July 2021 02:54:37 PM



Tumori, chi sceglie terapie alternative ha piu' probabilita' di morire





Sono per lo piu' giovani, con un'ottima istruzione, una buona salute e un bel conto in banca. Chi rifiuta le terapie standard per affidarsi ad alternative non approvate ufficialmente (di solito spacciate per efficaci e meno tossiche) rischia pero' davvero tanto. Un ampio studio americano ha fatto i conti su malati con un tumore non metastatico: dopo 5 anni dalla diagnosi era vivo il 78,3% di chi si e' affidato alla medicina tradizionale e soltanto il 54,7% di chi ha scelto cure non riconosciute dalla scienza. Grazie ai successi della ricerca scientifica, diagnosi precoce e nuove cure hanno invece reso il cancro una malattia sempre piu' curabile.

di Vera Martinella

Lo studio su quasi due milioni di americani
I ricercatori della Yale School of Medicine hanno analizzato i dati raccolti nel database del registro tumori statunitensi relativi a quasi due milioni di persone che hanno ricevuto una diagnosi di cancro non metastatico a seno, prostata, colon retto o polmoni tra il 2004 e il 2013. Tra queste, 281 pazienti hanno rifiutato le terapie convenzionali per affidarsi a uno o piu' trattamenti alternativi. "Trattandosi di tumori non metastatici le probabilita' di successo delle cure sono migliori, spesso si puo' anche arrivare alla guarigione - precisa Skyler Johnson, primo autore dell'indagine pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute -, ma dopo 5 anni dalla diagnosi era vivo il 78,3% di chi si e' affidato ai trattamenti standard e soltanto il 54,7% di chi ha scelto trattamenti di non comprovata efficacia, somministrati da personale non medico".



Il rischio di morire per tumore raddoppia o persino quintuplica
Spiega Carmine Pinto, direttore dell'Oncologia Medica al Clinical Cancer Centre IRCCS di Reggio Emilia: "Le analisi (approfondite anche sulla rivista Jama) indicano che il rischio di morte per chi si sottoponeva a terapie alternative aumentava di 5 volte per i pazienti con tumore della mammella (riducendo la sopravvivenza a 5 anni dall'86,6% al 58,1%), di 4 volte per il tumore del colon-retto (con sopravvivenza che passava dal 79,4% al 32,7%), di 2 volte per il tumore del polmone (sopravvivenza ridotta dal 41,3% al 19,9%). La differenza appare invece minore in caso di cancro alla prostata (dal 95,4% all'86,2%), in quanto circa il 75% dei pazienti presentava una malattia a bassa aggressivita' con un andamento indolente, che spesso puo' prevedere soltanto controlli periodici e nessun trattamento".


Chi sceglie le cure alternative?
Dai dati raccolti emerge anche un identikit di chi, davanti a una diagnosi di cancro, e' piu' propenso a scegliere le cure alternative: femmine, giovani, in migliori condizione di salute generali, con livelli d'istruzione e un reddito piu' elevati."Sono persone che credono, in virtu' della loro educazione e dei loro introiti, di saper scegliere bene anche da sole - dice Giordano Beretta, presidente eletto dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica -. Che pensano di potersi permettere qualcosa "meglio" delle terapie standard e di essere in grado di valutare per se stessi senza affidarsi ai medici e alla scienza. Il fatto che siano giovani e godano generalmente di buona salute, poi, rende migliore la loro sopravvivenza al cancro".

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Cure alternative: un business da 34 miliardi di dollari l'anno
"Un caso molto noto e' quello di Steve Jobs, deceduto 2011 per un carcinoma del pancreas, che inizialmente si era affidato a terapie alternative e solo in un secondo tempo alle terapie mediche convenzionali - sottolinea Pinto -. Non dimentichiamo che la medicina alternativa, che solo negli Stati Uniti rappresenta un business da 34 miliardi di dollari, oltre ad essere inefficace e ritardare le cure appropriate, non e' esente da effetti tossici anche gravi e potenzialmente mortali. I falsi miti sui tumori sono ancora troppo diffusi, ma se analizzati uno alla volta e' facile capire che non hanno alcun fondamento".


Perche' scegliere cure non scientificamente approvate?
"La maggior parte dei pazienti che decidono di rifiutare le terapie standard e' mossa dal timore della tossicita' e degli effetti collaterali - risponde Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme Contro il Cancro -. Inoltre, spesso, non parlano con gli oncologi dei loro dubbi e pensieri perche' ritengono che non siano "aperti" a nuove cure, perdendo cosi' l'occasione di farsi spiegare i motivi per cui una "cura alternativa" non e' stata approvata dalla scienza e non viene proposta da medici e centri di cura di grande esperienza".

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Cure alternative e complementari: c'e' una grande differenza
Prima di analizzare le piu' "famose" cure alternative, e' necessario fare una distinzione con quelle definite invece come complementari: "Le terapie alternative (lo dice la parola stessa) sono utilizzate in sostituzione ai trattamenti standard (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, farmaci target o immunoterapia) con l'intento di curare il cancro - illustra Beretta, che e' responsabile dell'Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni a Bergamo -. Mentre le terapie complementari (per esempio yoga, agopuntura, erbe o integratori, solo per citarne alcuni) sono utilizzate dai pazienti in aggiunta alle cure standard, per alleviare i sintomi, attenuare gli effetti collaterali, ridurre lo stress. Ma, attenzione, non sono tutte uguali: alcune cure complementari sono efficaci, a prova di scienza. Altre no. Possono anzi essere molto dannose. Per questo e' sempre bene parlarne con l'oncologo".


Il siero di Bonifacio
Liborio Bonifacio era un veterinario di Agropoli, in provincia di Salerno, che negli anni Sessanta del Novecento sosteneva di aver prodotto un siero in grado di curare il cancro. Secondo lui il liquido, ricavato dalle feci e dall'urina di capra, poteva riuscire a guarire da ogni tipo di tumore, perche' quegli animali ne erano naturalmente immuni grazie ai loro villi intestinali. "In quegli anni il clamore mediatico fu cosi' forte da spingere l'allora ministro della Sanita', Camillo Ripamonti, ad avviare una sperimentazione sui pazienti. Non avendo il siero basi scientifiche, il protocollo falli' miseramente, ma non ha messo a tacere il veterinario di Agropoli che, per tutta la vita, ha continuato a distribuire il suo siero miracoloso" racconta Pinto.

La terapia di Bella
Alla fine degli anni Novanta alcune associazioni di pazienti oncologici, con il sostegno e l'amplificazione di tv e giornali, organizzano una campagna per chiedere la rimborsabilita' dei farmaci contenuti nella terapia antitumorale proposta da Luigi Di Bella, medico modenese che da anni la somministrava privatamente ai suoi pazienti, dichiarandone l'efficacia nel contrastare, o addirittura bloccare, neoplasie di diversa natura. "Il Ministero, pero', non riesce a ottenere dal dottor Di Bella la documentazione scientifica che possa avvalorare questa soluzione terapeutica e decide allora di avviare una propria verifica sperimentale - dice Cognetti, direttore dell'Oncologia Medica all'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. Nel febbraio 1998, un decreto legge autorizza il finanziamento e l'esecuzione di un programma di sperimentazioni per testare la Di Bella, sotto la supervisione dell'Istituto Superiore di Sanita'". Il responso lascia poco spazio ai dubbi: "Non emerge alcuna evidenza che il trattamento multiterapia Di Bella sia dotato di una qualche attivita' antitumorale di interesse clinico".


Il bicarbonato di sodio
La premessa di questa alternativa e': il cancro e' un fungo che si cura con il bicarbonato. "I tumori non hanno nulla a che vedere con i funghi -- precisa Pinto - e pare che questa bizzarra idea nasca dal fatto che "le masse cancerogene sono sempre bianche". Un'affermazione che non ha alcuna base scientifica e che puo' essere facilmente confutata cercando in internet immagini di tumori asportati da chirurghi o analizzati in laboratorio dai patologi. I sostenitori di questa teoria dicono che il cancro e' causato da un'infezione fungina e che per curarlo bisognerebbe iniettare bicarbonato di sodio, che in realta' non viene utilizzato neppure per trattare le infezioni fungine vere e proprie".




Il veleno di scorpione blu cubano
Questa vicenda nasce all'inizio degli anni Duemila, a Cuba, dove i ricercatori annunciano di aver messo a punto una nuova terapia: il Vitadox, un prodotto anticancerogeno derivato da una tossina dello scorpione blu (un veleno estratto colpendo con una piccola scarica elettrica i grandi scorpioni, ma senza ucciderli) allevato appositamente. Secondo i produttori, il Vitadox, in circa 10mila malati di cancro, ha "migliorato la qualita' della vita" e "rallentato la crescita del tumore", senza tuttavia curarlo definitivamente. Insomma, un buon rimedio palliativo che sembra agire contro l'angiogenesi, cioe' i nuovi vasi sanguigni che il tumore crea per "alimentarsi". Grazie al tam tam su internet, le ambasciate cubane in varie parti del mondo sono state subissate di richieste. I "viaggi della speranza" si sono moltiplicati, cosi' come il via vai di corrieri del farmaco, alcuni veri e propri speculatori. Con cicli di cura "spacciati" a circa mille euro a confezione per un mese di cura.


Il metodo Hamer
Pur essendo stato radiato dall'albo dei medici nel 1981, e la sua teoria sconfessata da piu' parti, Ryke Geerd Hamer suscita ancora adesione in alcuni malati di cancro. Questo ex medico tedesco, inventore della cosiddetta "Nuova medicina germanica", sosteneva che alla base della malattia ci fossero squilibri psichici causati da traumi improvvisi e drammatici che portano a conflitti biologici, a loro volta precursori del cancro. Hamer, infatti, incolpava il trauma per la morte del figlio Dirk (ucciso da un colpo partito dalla carabina di Vittorio Emanuele di Savoia nel 1978) per essersi ammalato di tumore dei testicoli e da questo evento drammatico ha estrapolato la sua teoria. "Di conseguenza secondo la teoria di Hamer, i tumori non si curerebbero con i farmaci, ma risolvendo il conflitto che li ha causati - precisa Pinto -. Questa fantasiosa teoria, sebbene completamente priva di una qualsivoglia base scientifica, ha indotto diversi malati di tumore a non intraprendere o a abbandonare trattamenti antitumorali efficaci".


Le diete che modificano il livello di acidita' del sangue o prive di zuccheri
"Non esiste un alimento che provochi l'insorgenza del cancro, cosi' come non ne esiste uno che in assoluto la impedisca - sottolinea Beretta -. I regimi alimentari ipocalorici o quelli che non prevedono certe vitamine non proteggono l'organismo dalle neoplasie. Seguire una dieta vegetariana o vegana non e' condizione sufficiente per non ammalarsi di cancro. Una teoria del tutto priva di fondamento scientifico sostiene che chi si nutre di cibi acidi incrementi l'acidita' del sangue favorendo il rischio di insorgenza di tumore. Per evitare questo rischio secondo questa teoria bisogna aumentare l'apporto nella dieta di cibi alcalini sani, come ortaggi verdi e frutta. Questa ipotesi non ha alcun fondamento scientifico in quanto il nostro organismo regola i livelli di acidita' e alcalinita' di cui necessita e si libera degli eccessi". L'uso di dosi elevate di vitamine (in particolare A, C, E) si basa sul presupposto che la loro somministrazione ad un alto dosaggio possa presentare un'attivita' antitumorale. Non e' stato in alcun modo dimostrato che assumere dosi elevate di vitamine sia utile per la prevenzione e la terapia dei tumori, mentre molti studi clinici hanno evidenziato che l'abuso di queste sostanze (come per esempio la vitamina A) puo' causare patologie anche gravi.


La cartilagine di squalo
La storia comincia negli anni '70 quando alcuni studiosi americani della Johns Hopkins School of Medicine identificarono nella cartilagine di squalo alcuni fattori anti-angiogenetici: inibendo la formazione di vasi sanguigni nei tessuti, i medicinali anti-angiogenetici erano al tempo considerati (e si sono poi effettivamente rivelati) una delle strade piu' promettenti nella lotta contro il cancro. Sulla base di queste ricerche il medico statunitense William Lane pubblico' nel 1992 un libro che divento' un best seller: "Sharks don't get cancer" (gli squali non si ammalano di cancro), nel quale prometteva di curare il cancro somministrando cartilagine di squalo per via orale. Nonostante tutte le sperimentazioni effettuate in questi decenni abbiano respinto l'ipotesi, grazie alla pubblicazione e' nata e tuttora fiorisce un'industria di integratori a base di cartilagine di squalo che promettono di trattare, oltre al cancro, numerose altre malattie. E che nel frattempo ha causato anche lo sterminio di questi pesci (nel solo Nord America nelle scorse decadi il loro numero e' diminuito dell'80 per cento).


Erbe, piante, integratori, fiori di Bach
La ricerca di sostanze di origine "naturale" (in particolare provenienti dal mondo vegetale) per la prevenzione e la terapia dei tumori e' sempre stato un diffuso ambito di interesse e anche frequentemente di utilizzo improprio. Dall'aloe vera, una pianta medicinale tra le piu' usate dai malati di tumore come trattamento di supporto durante o dopo una chemioterapia, al viscum album (vischio) al cocktail di erbe Essiac (radice di bardana, olmo, acetosella e rabarbaro indiano) messo a punto da un'infermiera canadese; dal selenio e altri "antiossidanti" al te' verde e vari "immunostimolanti". L'ultima notizia e' di marzo 2018: una giovane donna siciliana tenta di curare il cancro al seno con i fiori Bach e muore. Questo metodo, messo a punto dal medico inglese Edward Bach oltre 60 anni fa, sostiene l'ipotesi di intervenire sulla componente psicologica del paziente affetto da tumore, migliorandone gli stati d'animo come malinconia, aggressivita', paura o senso di solitudine. A tal fine si basa sull'utilizzo delle potenziali proprieta' di 38 varieta' di fiori selvatici (tra cui olmo, olivo, pino, genziana, cicoria, quercia) che, dopo colloqui, vengono selezionati e scelti per il paziente. "Per nessuno di questi elementi, sostanze o combinazioni e' stata ad oggi scientificamente riconosciuta un'evidente attivita' antitumorale in clinica, su malati, che ne possa sostenere l'impiego con una finalita' di cura" spiega Pinto.


"Laetrile" (o amigdalina)
Il laetrile e' un composto conosciuto anche con i nomi di amigdalina, vitamina B17 o laevo-mandelonitrile, presente in noccioli di mandorle, albicocche e di altri frutti. La sua potenziale attivita' antitumorale e' stata ipotizzata per un'azione tossica nei confronti delle cellule neoplastiche, che presentano un enzima in grado di scindere il laetrile determinando la formazione di cianuro, composto che produce la morte delle cellule stesse. L'efficacia del laetrile in clinica non e' stata mai dimostrata e inoltre puo' produrre importanti effetti tossici in relazione alle dosi somministrate.






La terapia Gerson
Max Gerson, l'inventore della cosiddetta terapia che porta il suo nome, era un medico tedesco che nel 1933 emigro' negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste contro gli ebrei e inizio' a lavorare in un ospedale statunitense. Nel 1945 pubblico' un articolo in cui illustrava la sua teoria, che si basa su una serie di presupposti non scientifici, tra i quali che il cancro sia il risultato di uno squilibrio metabolico indotto dall'accumulo di sostanze tossiche nell'organismo. Propone una dieta vegana e priva di grassi (tranne l'olio di lino), con l'aggiunta di supplementi vitaminici, enzimi pancreatici e diversi clisteri di caffe' al giorno. Gli studi condotti hanno dimostrato che non si ottiene alcun miglioramento con questo tipo di regime, ma si rischiano effetti collaterali gravi come squilibri tra sodio e potassio, potenzialmente pericolosi per il funzionamento cardiaco. Di Gerson e della sua bislacca terapia si sarebbe probabilmente perduta traccia se la figlia Charlotte non avesse fondato (nel 1979 in Messico) il Gerson Institute, che porta avanti le teorie del padre. La pratica del metodo e' fuorilegge negli Stati Uniti. Diversi medici (e non medici) continuano a proporla ai pazienti in molti Paesi, Italia compresa.





N° Post: 36
Sipolino Fabio
Tuesday 13th of July 2021 08:02:26 AM


L'emergenza Covid, i malati e i loro diritti





Di Valentina Bennati



Le persone muoiono di cancro ogni giorno, ma i media tacciono, non danno bollettini quotidiani. I numeri, da un anno a questa parte, riguardano solo il covid.

Eppure le cifre dei malati oncologici sono impressionanti e, in effetti, quasi tutti abbiamo o abbiamo avuto un amico o un parente che si e' ritrovato a combattere con questa patologia che e' frutto di tanti cofattori, non ultimo la vita insana che conduciamo e le sostanze tossiche che, piu' o meno consapevolmente, introduciamo dentro al corpo.

E' un dramma che, purtroppo, e' destinato ad acquistare contorni sempre piu' marcati perche', da 17 mesi ormai, tutta la parte della diagnosi precoce e' molto rallentata, se non addirittura talvolta sospesa, di conseguenza il numero dei nuovi pazienti rischia di crescere ogni giorno sempre di piu'.

Chi ci e' passato, direttamente o come familiare, sa quanto questa battaglia sia dura, sa quanto si possa diventare fragili e spaventati in certi momenti, quanto importante sia trovare medici che lavorino con cuore e intelligenza, connubio indiscutibilmente raro di questi tempi.

Fortuna pero' che, per quanto pochi, professionisti cosi' esistono. E' il caso, ad esempio, del Dottor Ivano Hammarberg Ferri che pratica l'oncologia integrata. Uno che ha lavorato per 16 anni come oncologo palliativista in domiciliare ed in hospice, che segue pazienti oncologici da 28 anni, dal quarto anno di medicina, e che conosce bene la dimensione cancro. Uno che non ha timore di esprimersi e di andare controcorrente e che scrive "io seguo quel po' di verita' a cui posso accedere e del plauso degli altri non mi preoccupo".

Posso pensare che, effettivamente, sia cosi' scorrendo i post della sua pagina Facebook : colpisce la sua schiettezza ed e' stimato dai suoi numerosi pazienti anche per questo. Sono tanti i messaggi di gratitudine che ho potuto leggere. Le persone che segue lo sentono dalla loro parte e lo considerano "un medico vero, autentico, ironico", "un grande che lavora con la coscienza e la conoscenza", "uno che infonde serenita' e coraggio di lottare", "una grande anima".

Non e' stato facile riuscire a intervistarlo, l'ho dovuto inseguire per un bel po' di tempo, perche' per lui (giustamente) la priorita' ce l'hanno i suoi malati. Finalmente eccoci arrivati a questa intervista.



Dottor Hammarberg Ferri da oltre un anno la parola covid e' al centro di ogni discussione sanitaria, economica, politica e sociale. Le altre malattie sembrano scomparse e milioni di persone rischiano di pagare un prezzo altissimo anche se non contraggono l'infezione da SARS-CoV-2. Da oncologo puo' dirci che situazione stanno vivendo le persone colpite da tumore?

"Il mio lavoro di oncologo integrato mi porta quotidianamente a contatto con persone che provengono da tutto il territorio nazionale ed un numero minore di pazienti esteri.

La testimonianza che raccolgo ascoltando i loro racconti e' quella di sentirsi pazienti di secondo piano, come se la loro vita fosse meno in pericolo che in passato, causa la comparsa della pandemia Covid."



I ritardi accumulati dagli ospedali negli screening, nelle visite e nei trattamenti sono dovuti a un "intasamento" del sistema dovuto alla gestione di questo nuovo virus o alla paura dei malati di recarsi in ospedale e contrarre la Covid-19? In ogni caso quali potranno essere le conseguenze sulle possibilita' di guarigione dei pazienti?

"La realta' sul territorio e' molto variegata e se da un lato e' certo l'instancabile impegno dei colleghi oncologi, radioterapisti e chirurghi, la situazione e' di difficile gestione.

I ritardi ci sono, non si tratta di giorni, ma di mesi e non solo nei test di screening di prevenzione, ma purtroppo anche negli interventi dove le diagnosi sono gia' fatte.

Le conseguenze sono tutte a discapito dei pazienti perche' i ritardi attuali significano progressione di malattia e la conseguenza diretta e' la perdita di vite che, forse, potevano essere salvate."



L'emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha messo in luce delle carenze organizzative e strutturali gia' preesistenti sia in generale che, in particolare, per quanto riguarda la cura dei malati oncologici?

"Nessuno poteva immaginare lo scenario attuale, o forse si', visto che su youtube ci sono i video di conferenze di qualche anno fa in cui si immaginavano scenari simili a quello attuale, ma nessuno ci ha creduto, nessuno ha investito tempo e risorse per prevenire cio' che ci e' accaduto.

Io non capisco nulla di economia, ma so che la civilta' di un paese si misura anche attraverso il modo in cui gestisce i suoi malati, i suoi anziani, i suoi disabili e direi che a livello globale abbiamo dimostrato di dover crescere molto e di dover cambiare filosofia di pensiero.

E' necessario investire molto piu' tempo e denaro nella prevenzione, nell'educazione, nel curare la salute per prevenire la malattia e per gestire meglio chi, purtroppo, si e' gia' ammalato."



I pazienti oncologici sono a maggior rischio di contrarre la COVID-19 o statisticamente sono da sempre una categoria piu' soggetta alle infezioni virali e batteriche e alle loro eventuali complicanze? In sostanza e' la malattia oncologica in se' che, eventualmente, rende i pazienti piu' fragili di fronte al virus SARS-CoV-2 o piuttosto l'impatto delle terapie oncologiche, l'eventuale compresenza di patologie o l'eta' avanzata?

"I pazienti oncologici sono da sempre soggetti ad un maggiore rischio di malattie infettive e loro complicanze che possono a volte risultare fatali. I motivi sono essenzialmente due: il cancro demolisce gradualmente il sistema immunitario del paziente, le terapie anticancro purtroppo anche colpiscono il sistema immunitario.

Ci sono poi altri motivi legati allo stato psichico del paziente, al suo stato nutrizionale, la fascia d'eta' e la presenza di altre patologie croniche e degenerative.

Gli studi non danno risultati definitivi riguardo il rischio di un paziente oncologico che si ammali di Covid. Molti autori concordano sul fatto che il paziente oncologico sia piu' esposto al rischio di ammalarsi e morire di Covid rispetto ad un individuo sano, ma sottolineano anche che l'ipertensione, l'obesita', il diabete, la sindrome metabolica e l'eta' sono anche fattori di rischio importanti. Uno studio, invece, afferma che il 26% dei pazienti oncologici che hanno contratto il Covid ha perso la vita, cosa che in Italia non mi risulta essere accaduta. Un altro studio indica che sono piu' a rischio i pazienti affetti da cancro del polmone, mentre un altro ancora che i pazienti affetti da tumori solidi sono meno a rischio di chi ha una leucemia o un linfoma, ad esempio, e ancora un altro studio afferma che i pazienti affetti da cancro prostatico trattati con antiandrogeni sembrano molto meno a rischio degli altri pazienti oncologici. Come vede i dati sono variegati."



Si e' avuto notizia della chiusura di alcuni hospice oncologici per aprire centri vaccinali. Puo' confermare questa informazione? Gli hospice sono luoghi in cui i malati oncologici che hanno combattuto a lungo contro la malattia trascorrono gli ultimi giorni della loro vita. Qual' e' dunque la ricaduta di questa scelta politico-sanitaria per i pazienti e le loro famiglie?

"E' vero e ho scritto a proposito di questo sulla mia pagina personale di facebook descrivendo il mio totale dissenso e disapprovazione nei confronti di questa scelta, ho anche lanciato un appello nel corso del telegiornale di una emittente televisiva affinche' gli hospice venissero immediatamente riaperti. In quei giorni la campagna vaccinale, che doveva inizialmente essere portata avanti solo in ambiente protetto, vedi ospedale o ambulatorio medico, veniva portata anche nelle chiese e si ipotizzava nelle farmacie. A questo punto perche' non nei teatri, nei cinema o negli stadi o nei quartieri fieristici come e' poi stato a Bologna invece di chiudere gli hospice?

Una persona che ha lottato contro il cancro e che giunge in un hospice per gli ultimi giorni della sua vita, ha bisogno di personale specializzato in medicina palliativa, capace di dare amore, pace, comprensione e accoglienza in ogni forma. Tutto questo puo' solo avvenire in un ambiente apposito come gli hospice.

So che la morte e' un argomento a volte pesante o poco gradito, ma la verita' e' che essa arriva per tutti e non solo c'e' modo e modo di morire, ma anche di vivere, finche' quel giorno arriva. Come si fa a privare il malato morente e la sua famiglia dell'aiuto di cui hanno bisogno in quello che potrebbe essere il momento piu' difficile da affrontare per aprire, invece, nell'hospice un centro vaccinale?

Ma l'umanita' dov'e' finita? I diritti delle persone dove sono finiti?

Mi perdoni, ma per me queste sono scelte gravi ed insensate."



Le autorita' sanitarie consigliano la vaccinazione anticovid ai pazienti fragili. Chi sta affrontando il cancro sta sostenendo cure faticose e complesse e, indubbiamente, e' in una condizione di fragilita'. In genere, e per legge, per sviluppare un vaccino sono necessari molti anni di studi in laboratorio e di sperimentazioni prima negli animali e poi negli esseri umani. Al momento esistono dei dati che indichino le interazioni fra i vaccini recentemente messi in commercio e qualsiasi tipo di farmaco che i pazienti oncologici ricevono?

"Non sono a conoscenza della esistenza di tali dati."



Uno degli elementi importanti su cui mancano le informazioni e' anche la durata della copertura vaccinale. Anzi nelle ultime settimane e' emerso il fenomeno degli operatori sanitari contagiati e positivi pur essendo stati regolarmente vaccinati con due dosi (un allarme subito lanciato dall'Associazione Nursing Up, sindacato autonomo della categoria infermieristica). Questo non e' un rischio per i pazienti piu' fragili? Se dunque -- come conferma anche il Prof Cozzi, immunologo di Padova -- i vaccinati possono trasmettere il virus, non dovrebbero queste persone stare in quarantena una volta vaccinate a protezione del resto della popolazione e, a maggior ragione, della parte piu' vulnerabile delle stessa? E, se si', per quanto tempo?

"Possiamo e dobbiamo farci queste domande, ma ricordando che tutta la problematica Covid e' per noi una esperienza nuova e, essendo tutto ancora in fase sperimentale, esprimere opinioni con eccessiva sicurezza espone al rischio di pessime figure.

Bisogna guardare i dati che emergono, ma anche tenere a mente la nostra lunga esperienza relativa alle risposte che l'essere umano sviluppa nei confronti dei vaccini. Non esiste nella nostra storia un vaccino che immunizzi il 100% delle persone che si vaccinano e le persone vaccinate producono risposte piu' importanti e durature nel tempo o scarse e della durata di pochi mesi e anche questo non e' prevedibile, ma solo verificabile con gli appositi esami. Questo significa che, se una volta vaccinati non si fa un sierologico alla ricerca degli specifici anticorpi, e non si ripete nel tempo questo esame, non e' assolutamente possibile sapere quale sia la propria situazione o quella generale della popolazione vaccinata.

Come sanitari ci hanno imposto di vaccinarci per non contagiare i nostri pazienti, purtroppo la reale efficacia di questa scelta si vedra' solo questo inverno. Vedremo se c'e' un calo dell'indice dei contagi, dei ricoveri e dei decessi e potremo studiare e dichiarare cio' che emergera', tutto il resto sono solo ipotesi.

Per quanto riguarda il rischio dei pazienti fragili, con la campagna vaccinale dei sanitari e dei pazienti si e' cercato di ridurlo, se ci siamo riusciti si vedra'.

Per cio' che concerne il post vaccinazione, ho suggerito che per un paio di settimane i vaccinati stessero a un po' a riposo, riguardati. Entrare casualmente, per sfortuna, in contatto con il SARS-CoV-2 appena vaccinati quando l'organismo va in stress, e prima di aver sviluppato gli anticorpi, significa quasi certamente ammalarsi di Covid, ma questo mio consiglio non sembra essere stato condiviso. Avevo proposto un paio di settimane di riposo/quarantena, il tempo necessario per sviluppare anticorpi e linfociti specifici."



Alcune voci all'interno del mondo scientifico hanno associato i vaccini anti-COVID-19 al possibile sviluppo/peggioramento dei tumori e delle patologie autoimmunitarie. Si tratta di un'informazione priva di senso e completamente infondata o c'e' questo rischio?

"Siamo in fase sperimentale, tutti fanno ipotesi, anche giuste, ma nessuno ha certezze. Mi sono anche chiesto se il virus possa avere potere oncogeno e cioe' far sviluppare il cancro come puo' accadere ad esempio con i virus della epatite HBV ed HCV o con i virus del papilloma HPV, ma questo non lo sappiamo ancora. Non sappiamo neanche se il virus sia in grado di scatenare vere e proprie malattie cronico degenerative, anche se ci sono esperienze di pazienti che hanno molti problemi di salute a causa del 'long covid' di tipo vascolare, cardiaco, polmonare e cerebrale.

Quello che, invece, sappiamo e' che un paziente affetto da linfoma ammalatosi di Covid e' guarito dal linfoma, come anche dall'esperienza dell'Istituto Oncologico Pascale sappiamo che pazienti affetti da cancro del colon ammalatisi di covid hanno risposto meglio di quanto ci si aspettava alle cure antitumorali. C'e' da dire che le cellule tumorali hanno molti meccanismi e strategie per nascondersi al nostro sistema immunitario, probabilmente la infezione da SARS-CoV-2 risveglia le difese immunitarie, ma magari infettando le cellule tumorali le rende di colpo visibili e quindi attaccabili."



Che pensa della situazione che stiamo vivendo? Tra tamponi, mascherine, chiusure e divieti e' passato piu' di un anno e non ne siamo ancora a capo. Molti medici, tra cui anche lei, hanno curato nel frattempo con successo le persone affette da covid a casa, eppure la vostra esperienza e' stata ancora una volta rinnegata da Aifa e Ministero della Salute e siamo di nuovo a tachipirina e vigile attesa. Di recente in piazza del Popolo a Roma e poi in piazza Duomo a Milano si sono presentati migliaia di medici per chiedere al Governo di accogliere il protocollo delle cure domiciliari precoci. Tra loro anche molti pazienti guariti grazie all'intervento tempestivo secondo scienza e coscienza. Mi piacerebbe conoscere il Suo pensiero in merito.

"La situazione che stiamo vivendo e' complessa per la mancanza di certezze e di esperienza e dati scientifici su cui basare scelte ottimali. Sa com'e', ci dovrebbe guidare la Scienza con la S maiuscola, ma qui di certezze ce ne sono molto poche!

Il protocollo "tachipirina e vigile attesa" poteva a mio avviso avere un senso nei primi giorni o forse settimane della pandemia, non avendo assolutamente nessuna conoscenza del virus, ne' della malattia, ne' di quanto fosse contagiosa. In realta' ogni scelta deve essere diretta a salvare vite, ogni medico sceglie di fare questo quando sceglie la sua professione e risponde in scienza coscienza, oltre che in sede civile e penale, delle proprie decisioni. Questo implica che stare a guardare una persona ammalata senza fare tutto quello che si puo' per aiutarla, per curarla, per cercare di salvarle la vita, diventa impossibile.

Mi sono limitato a fare cio' che ogni medico fa ogni giorno, ho prescritto farmaci, integratori, dato consigli e felicemente condiviso le guarigioni. Posso affermare che i pazienti affetti da covid che ho curato sarebbero morti senza le mie cure? No! Come posso sapere se avrebbero sviluppato la forma grave e mortale? Quello che so e' che ho cercato di evitare che accadesse e siamo stati fortunati, tanto!

Per quanto concerne il Ministero della Salute e Aifa, non credo che abbiano rinnegato le guarigioni, che anzi credo rendano felici tutti noi, credo, ma ribadisco credo, che piu' che rinnegare l'efficacia delle cure domiciliari precoci loro abbiano voluto difendere la campagna vaccinale. Credo il problema sia che le cure domiciliari precoci siano state interpretate da molti come una alternativa alla vaccinazione, quando sono invece due cose completamente diverse: le cure si applicano in caso di contagio, il vaccino dovrebbe evitare il contagio o quantomeno garantire in caso di malattia una forma di covid lieve e non mortale.

Concludendo la mia opinione riguardo l'importanza delle cure domiciliari precoci e' che esse sono senza dubbio utili, hanno dimostrato efficacia e oltre a salvare vite hanno anche permesso ai nostri colleghi ospedalieri di essere meno sommersi da malati. Quindi la mia gratitudine va a tutti i miei colleghi che hanno fatto questo lavoro. Le istituzioni dovrebbero accogliere i protocolli delle cure domiciliari e condividerli con gli altri paesi per uscire quanto prima da questa dimensione."



Questa era infatti la mia ultima domanda: come usciremo dalla situazione che stiamo vivendo?

"Ne usciremo, ma segnati. La societa' ha risentito di tutto quel che e' accaduto in maniera profonda: insicurezza, paura, ansia, angoscia, senso di impotenza, frustrazione, prigionia e rabbia sono il rovescio della medaglia su sui e' stampata la speranza di farcela.

Ma ne usciremo, come abbiamo sempre fatto. In quanto tempo non so, ma credo che il prossimo inverno e la prossima primavera ci permetteranno di capire cosa funziona e quanto. Sappiamo che le cure domiciliari precoci hanno un ruolo importantissimo, scopriremo se il vaccino riduce davvero mortalita' e contagi e capiremo come progredire.

Intanto il lavoro che possiamo fare su noi stessi e' quello di scegliere di vivere bene. Questo significa mettere in atto tutte quelle piccole ma importanti strategie quotidiane che si riassumono nel fare attivita' fisica adeguata, esporsi a sufficienza al sole e all'aria aperta, dormire un numero di ore adeguato, evitare abusi di alcool e fumo ed altri vizi dannosi, mangiare in modo sano, scegliendo cibi freschi, locali, biologici. A tutto questo si possono associare anche integratori per dare un ulteriore aiuto al nostro corpo, ma vanno selezionati da un professionista perche' anche l'abuso e l'eccessivo consumo di questi non e' salutare e soprattutto non sostituisce uno stile di vita sano ne' cancella i nostri peccati di gola o di pigrizia."



Grazie, dottore, per il tempo che ha dedicato a questa intervista.

"Grazie a voi per il vostro lavoro."





N° Post: 35
Sipolino Fabio
Saturday 10th of July 2021 05:03:11 PM


Cyber Polygon






Il World Economic Forum (WEF), insieme alla Sberbank russa e alla sua sussidiaria per la sicurezza informatica BI.ZONE ha annunciato che il prossimo luglio si svolgera' una nuova simulazione di attacco informatico globale per istruire i partecipanti a " sviluppare ecosistemi sicuri " simulando una catena di approvvigionamento attacco informatico simile al recente hack di SolarWinds che "valuterebbe la resilienza informatica" dei partecipanti all'esercizio




N° Post: 33
Sipolino Fabio
Thursday 8th of July 2021 02:20:01 PM



www.thorwald-dethlefsen.de







SOLO LA CONOSCENZA DELLA PROPRIA ORIGINE PRIMA

CONSENTE ALL'UOMO DI RICONOSCERE IL PROPRIO FINE
IL FINE E'LA PERFEZIONE
LA PERFEZIONE E'L'ESPRESSIONE DELL'UNIT?
QUESTA UNIT? NOI LA CHIAMIAMO DIO













CORPO MENTE SPIRITO EMOZIONI

IL MESSAGGIO DELLA MALATTIA

L'AUTORE CI INTRODUCE ALLA SUA PSICOLOGIA ESOTERICA, CI CONSENTE DI CAPIRE MEGLIO LA NOSTRA VITA E SPECIALMENTE DI VEDERE IL SIGNIFICATO DELLA MALATTIA E DELLA MORTE. MALATTIA E GUARIGIONE, IPNOSI, ASTROLOGIA, TERAPIA DELLA REINCARNAZIONE SONO I TEMI TRATTATI





IL DESTINO E'PI? DI UN CASO -- IL DESTINO HA UN SENSO

IL DESTINO E'IL MOTORE DELL'EVOLUZIONE

IMPARARE A CONOSCERE IL DESTINO SIGNIFICA UTILIZZARLO COME SCELTA

IL DESTINO E' L'AMICO PI? STRETTO DELL'UOMO

BISOGNA QUINDI IMPARARE A CONOSCERLO E CAPIRLO



IL DESTINO COME SCELTA



THORWALD DETHLEFSEN D? UNA RISPOSTA NUOVA ALLE ANTICHISSIME DOMANDE CHE DA SEMPRE L'UOMO SI PONE SUL SIGNIFICATO DELLA VITA E DEL DESTINO. E QUESTA RISPOSTA SI BASA SU ANTICHE DOTTRINE SEGRETE, SULLE QUALI EGLI HA COSTRUITO LA SUA PSICOLOGIA ESOTERICA. QUESTE CONOSCENZE SEGRETE CIRCA IL COMPITO E IL DESTINO ULTIMO DELL'UOMO POSSONO CAMBIARE TOTALMENTE LA NOSTRA VITA. NEL QUADRO DELLE SCIENZE MODERNE NON C'E'POSTO PER LE DOTTRINE SEGRETE E L'OCCULTISMO. SEBBENE LA SCIENZA ABBIA PRESO LE MOSSE DALLE DOTTRINE SEGRETE (L'ALCHIMIA HA DATO L'ORIGINE ALLA CHIMICA E L'ASTROLOGIA ALL'ASTRONOMIA) GLI ODIERNI SCIENZIATI DEDICANO AL MASSIMO UN PO' DI ATTENZIONE AI FENOMENI PARANORMALI, TENTANDO DI INTERPRETARLI IN TERMINI SCIENTIFICI: TUTTO CI? CHE RESTA AL DI FUORI DELLE LEGGI SCIENTIFICHE NON VIENE DA LORO IN ALCUN MODO CONSIDERATO. THORWALD DETHLEFSEN CON QUEST'OPERA PROVOCA LA SCIENZA MODERNA, FORNENDO, SULLA BASE DELLE ANTICHE DOTTRINE SEGRETE, UNA IMMAGINE ESOTERICA DEL MONDO. LA SUA PSICOLOGIA ESOTERICA, NELLA QUALE EGLI INTRODUCE GRADUALMENTE IL LETTORE, CONSENTE A TUTTI DI CAPIRE MEGLIO LA PROPRIA VITA E SPECIALMENTE DI VEDERE IL SIGNIFICATO DELLA MALATTIA E DELLA MORTE. L'AUTORE ESAMINA ANCHE I PROBLEMI DI BASE DELL'ASTROLOGIA, DELL'OMEOPATIA E DELLA REINCARNAZIONE, ED AFFERMA CHE CONFRONTANDOSI CON QUESTE ANTICHE, BASILARI CONOSCENZE, L'UOMO MODERNO POTR? PRENDERE IN MANO RESPONSABILMENTE E CONSAPEVOLMENTE LE REDINI DEL PROPRIO DESTINO.

ediz-mediterranee.com



MALATTIA E DESTINO

IL VALORE E IL MESSAGGIO DELLA MALATTIA - CHE SIGNIFICATO HANNO LE MALATTIE NELLA NOSTRA VITA?

SECONDO LO PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA THORWALD DETHLEFSEN E IL MEDICO RUDIGER DAHLKE ESISTE UNA UNICA MALATTIA CHE FA PARTE INTEGRANTE DELLA CONDIZIONE PATOLOGICA DELL'UOMO. QUESTA SI MANIFESTA IN MOLTEPLICI FORME: INFEZIONI, MAL DI TESTA, INCIDENTI, DOLORI, TUMORI ECC. ED ACCOMPAGNA L'UOMO PER TUTTA LA VITA, FINO ALLA MORTE.

IL SINTOMO DIVIENE COS? ESPRESSIONE VISIBILE DI UN PROCESSO INVISIBILE. NON SOLO, MA IL CORPO -CONTINUANO I DUE TERAPISTI- NON PU? AMMALARSI PERCH? IN ESSO SI ESPRIMONO SOLAMENTE LE INFORMAZIONI DELLA COSCIENZA.

SIAMO DI FRONTE AL CAMBIAMENTO RADICALE DEL CONCETTO DI MALATTIA E SALUTE. TUTTE LE PATOLOGIE (S'INTENDONO PROPRIO TUTTE, NDA) CHE CHE INTERESSANO IL CORPO, SI ORIGINANO NELLA PSICHE E CI AVVERTONO CHE LA COSCIENZA HA PERSO L'EQUILIBRIO CON L'AMBIENTE CIRCOSTANTE (UNIVERSO). NON SOLO MA QUESTI SINTOMI DEVONO ESSERE INTERPRETATI E COMPRESI AFFINCH? IL NOSTRO CAMMINO EVOLUTIVO CONTINUI SENZA INTOPPI. AMMALARSI FA BENE! E'IL LORO MOTTO.

IL LIBRO SCRITTO IN MANIERA SEMPLICE SI DIVIDE IN DUE PARTI, LA PRIMA IN CUI VIENE SPIEGATA LA TEORIA E LA SECONDA DOVE VENGONO ANALIZZATE LE PI? DIVERSE MANIFESTAZIONI SINTOMATICHE. LA LETTURA PU? METTERE UN PO' IN CRISI LE PERSONE CHE CREDONO ALLA MALATTIA SECONDO LA CONCEZIONE ORGANICISTICA, E CIOE'CHE SONO I SINGOLI ORGANI AD AMMALARSI E NON L'UOMO NELLA SUA INTEREZZA, MA NONOSTANTE QUESTO LO CONSIGLIO PROPRIO A TUTTI PERCH? UNA VISIONE ALTERNATIVA DELL'UNIVERSO E DELLE SUE LEGGI E'SENZ'ALTRO DI AIUTO NELL'ACCRESCIMENTO INTERIORE.








LA POLARITA' DELLA REALTA'

Thorwald Dethlefsen

TUTTO E'A DUE FACCE, TUTTO HA DUE POLI, TUTTO HA LA SUA COPPIA DI OPPOSTI, UGUALE E DISUGUALE SONO LA STESSA COSA. GLI OPPOSTI SONO IDENTICI IN NATURA, SOLO DIVERSI DI GRADO; GLI ESTREMI SI TOCCANO; TUTTE LE VERIT? SONO SOLTANTO MEZZE VERIT?; TUTTE LE CONTRADDIZIONI POSSONO ESSERE COMPOSTE.

KYBALION





LA VITA E'RITMO - LA CONCILIAZIONE - LA PROIEZIONE DELLA COLPA

LA LEGGE DI RISONANZA - IL MONDO ESTERNO COME SPECCHIO







curare i sintomi attraverso l'anima

LA CURA DELL'ANIMA ATTRAVERSO I SINTOMI RICHIEDE UN LINGUAGGIO DIVERSO E, COME L'ALCHIMIA, E'UN'ARTE E PU? ESPRIMERSISOLO METAFORICAMENTE. PER ESSERE GUIDATI CI SI PU? RIVOLGERE A QUEI RICERCATORI DELL'ANIMA COME PER ESEMPIO I DOTTORI DEL RINASCIMENTO, I POETI DEL ROMANTICISMO E TUTTI QUELLI CHE RISPETTANO IL MISTERO DELLA VITA E RESISTONO LA SECOLARIZZAZIONE DELL'ESPERIENZA. CI VUOLE UNA VISIONE MOLTO AMPIA PER SAPERE CHE UNA PARTE DEL CIELO ED UN PEZZO DI TERRA SONO AMBEDUE ALLOGGIATI NEL CUORE DI OGNI INDIVIDUO E CHE SE VOGLIAMO CURARE IL CUORE DOBBIAMO CONOSCERE IL CIELO E LA TERRA, COSI COME L'ANATOMIA ...







L' ESPERIENZA DELLA RINASCITA
LO SCOPO DELLA TERAPIA DELLA REINCARNAZIONE NON E'TANTO QUELLO DI CONOSCERE LE PROPRIE VITE PRECEDENTI E SODDISFARE CERTE CURIOSIT?, MA CAPIRE IL PROPRIO DESTINO, VIVERE IN SINTONIA CON ESSO, DECIFRARNE IL SENSO. VISTA IN QUEST'OTTICA, LA REINCARNAZIONE DIVIENE UN'AUTENTICA DISCIPLINA ESOTERICA E UN MEZZO PER CAPIRE IL NOSTRO RUOLO E IL NOSTRO COMPITO NEL MONDO. SEBBENE SIA STATO SCRITTO PARECCHI ANNI FA, QUESTO LIBRO E'PERFETTAMENTE ATTUALE, ANCHE PERCH? NESSUN ALTRO RICERCATORE E'ANDATO AL DI L? DEI RISULTATI OTTENUTI DA DETHLEFSEN NEGLI ESPERIMENTI QUI PRESENTATI, NESSUNO NE HA TRATTO CONCLUSIONI ALTRETTANTO VALIDE.













IL CANCRO COME NON L'HA MAI VISTO NESSUNO di Thorwald Dethlefsen e Rudiger Dahlke
IL CANCRO NON TESTIMONIA DI UN AMORE VISSUTO, E'AMORE PERVERTITO:
? L'amore supera tutti i confini ed i limiti.
? NELL'AMORE GLI OPPOSTI SI UNISCONO E SI FONDONO.
? L'AMORE E'UNIONE CON TUTTO, SI ESTENDE SU TUTTO E NON SI FERMA DAVANTI A NIENTE.
? L'AMORE NON TEME NEPPURE LA MORTE, PERCH? L'AMORE E'VITA.
? SE QUESTO AMORE NON VIVE NELLA COSCIENZA, CORRE IL RISCHIO DI FINIRE NELLA FISICIT? E DI CERCARE QUI DI REALIZZARE LE PROPRIE LEGGI SOTTO FORMA DI CANCRO.
? ANCHE LA CELLULA CANCEROGENA SUPERA TUTTI I CONFINI E TUTTI I LIMITI. IL CANCRO ELIMINA L'INDIVIDUALIT? DELL'ORGANO.
? ANCHE IL CANCRO SI ESPANDE SU TUTTO E NON SI FERMA DAVANTI A NIENTE (METASTASI).
? ANCHE LA CELLULA CANCEROGENA NON TEME LA MORTE.
IL CANCRO E'AMORE SU UN PIANO SBAGLIATO. PERFEZIONE ED UNIONE POSSONO ESSERE REALIZZATE SOLTANTO NELLA COSCIENZA, NON DENTRO LA MATERIA, PERCH? LA MATERIA E'L'OMBRA DELLA COSCIENZA. NELL'AMBITO DEL FUGGEVOLE MONDO DELLE FORME L'UOMO NON PU? REALIZZARE CI? CHE APPARTIENE AD UN PIANO ETERNO. NONOSTANTE OGNI SFORZO, IL MONDO NON SAR? MAI SANO, SENZA CONFLITTI E SENZA PROBLEMI, SENZA TENSIONI E LOTTE. NON ESISTER? MAI L'UOMO SANO, SENZA MALATTIA E SENZA MORTE, E NEPPURE L'AMORE CHE TUTTO ABBRACCIA, PERCH? IL MONDO DELLE FORME VIVE DEI SUOI CONFINI. TUTTAVIA LE METE POSSONO TUTTE ESSERE REALIZZATE SE LA COSCIENZA E'LIBERA. IN QUESTO MONDO POLARE, L'AMORE PORTA AD IMPRIGIONARE, NELL'UNIT? PORTA AD EFFONDERSI.
IL CANCRO E'IL SINTOMO DELL'AMORE FRAINTESO. IL CANCRO HA RISPETTO SOLTANTO DEL VERO AMORE. SIMBOLO DEL VERO AMORE E'IL CUORE: E IL CUORE E'L'UNICO ORGANO CHE NON PU? ESSERE AGGREDITO DAL CANCRO!





THORWALD DETHLEFSEN - HERRSCHING MONACO 11.12.1946 - VIENNA 01.12.2010
PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA TEDESCO DIRESSE A MONACO DI BAVIERA "L'ISTITUTO PRIVATO DI PSICOLOGIA STRAORDINARIA" DA LUI STESSO FONDATO E NEL QUALE FURONO SEMPRE MESSE IN ATTO LE SUE PARTICOLARI TERAPIE SULLA REINCARNAZIONE E LA PSICOLOGIA ESOTERICA.
CON I SUOI TESTI CI HA CONSENTITO DI CAPIRE MEGLIO LA NOSTRA VITA E SPECIALMENTE DI VEDERE IL SIGNIFICATO DELLA MALATTIA E DELLA MORTE.
MALATTIA E GUARIGIONE, IPNOSI, ASTROLOGIA, TERAPIA DELLA REINCARNAZIONE SONO I TEMI TRATTATI




N° Post: 32
Sipolino Fabio
Thursday 8th of July 2021 11:54:02 AM




THORWALD Dethlefsen







LA POLARITA' DELLA REALTA'



TUTTO E'A DUE FACCE, TUTTO HA DUE POLI, TUTTO HA LA SUA COPPIA DI OPPOSTI, UGUALE E DISUGUALE SONO LA STESSA COSA. GLI OPPOSTI SONO IDENTICI IN NATURA, SOLO DIVERSI DI GRADO; GLI ESTREMI SI TOCCANO; TUTTE LE VERIT? SONO SOLTANTO MEZZE VERIT?; TUTTE LE CONTRADDIZIONI POSSONO ESSERE COMPOSTE. KYBALION



LA LEGGE DI POLARIT? E'LA BASE DELLA FILOSOFIA ERMETICA. MOLTI ERRORI UMANI POTREBBERO ESSERE EVITATI SE LA LEGGE DI POLARIT? FOSSE CAPITA MEGLIO. IL CAMMINO DELL'UOMO LO PORTA A CONFRONTARSI CON LA POLARIT?: SCOPO DI QUESTO CAMMINO E'IL SUPERAMENTO DELLA POLARIT?.

"CHE COS'?? AL MATTINO VA SU QUATTRO GAMBE, A MEZZOGIORNO SU DUE E LA SERA SU TRE", DICEVA L'ENIGMA DELLA SFINGE. MORTE E ANNIENTAMENTO ATTENDEVANO LE PERSONE CHE NON SAPEVANO RISOLVERE QUESTO ENIGMA. EDIPO CONOSCEVA LA RISPOSTA: E'L'UOMO. DA BAMBINO SI MUOVE A QUATTRO GAMBE, NEL MEZZOGIORNO DELLA VITA SU DUE E NELLA VECCHIAIA IL BASTONE E'LA SUA TERZA GAMBA.

MA QUESTO E'SEMPLICEMENTE IL SIGNIFICATO EXOTERICO DELLA DOMANDA. NON SAREBBE PROPORZIONATO IMPORRE LA PENA DI MORTE A CHI NON SA RISPONDERE A UNA DOMANDA SCHERZOSA. QUI PIUTTOSTO VIENE CHIESTO IL SIGNIFICATO DELLE TAPPE PRINCIPALI DEL CAMMINO UMANO, IL CUI MANCATO SUPERAMENTO E'LETTERALMENTE MORTALE. IL NUMERO QUATTRO ?, FIN DAI TEMPI ANTICHI, IL SIMBOLO DELLA MATERIA, CHE RAPPRESENTA LA CROCE DELL'UOMO. ATTRAVERSO IL CONFRONTO CON LA MATERIA, CHE COSTITUISCE L'INIZIO DELL'EVOLUZIONE (MATTINO), L'UOMO DEVE IMPARARE A CAPIRE LA POLARIT?, SIMBOLEGGIATA DAL NUMERO DUE. TUTTAVIA, SOLO IL SUPERAMENTO DELLA POLARIT? E IL RAGGIUNGIMENTO DEL TRE LO PORTA ALLA SERA, CIOE'AL PERFEZIONAMENTO. SOLTANTO CHI ASSOLVE A QUESTO COMPITO RAGGIUNGE LA VITA ETERNA.

LA LEGGE DI POLARIT? PARE ALL'INIZIO TROPPO SEMPLICE, TROPPO OVVIA, PERCH? SI ABBIA L'IMPRESSIONE CHE VALGA LA PENA DI OCCUPARSENE PI? DA VICINO. TUTTO CI? CHE L'UOMO TROVA NEL MONDO DELLE MANIFESTAZIONI E TUTTO CI? CHE L'UOMO RIESCE AD IMMAGINARSI GLI SI PRESENTA SEMPRE SOTTO FORMA DI DUE POLI. E'IMPOSSIBILE PER L'UOMO IMMAGINARSI UN'UNIT? AL DI FUORI DELLA POLARIT?. ESPRESSO NEL LINGUAGGIO SIMBOLICO DI NUMERI, QUESTO SIGNIFICA CHE IL NUMERO UNO NON E'PENSABILE FINTANTO CHE NON E'CREATO IL DUE; L'UNO PRESUPPONE IL DUE.

SUL PIANO GEOMETRICO E'PI? FACILMENTE COMPRENSIBILE. IL SIMBOLO GEOMETRICO DELL'UNO E'IL PUNTO. UN PUNTO NON POSSIEDE DIMENSIONE N? NELLO SPAZIO, N? SUL PIANO, ALTRIMENTI SAREBBE UNA SFERA O UN DISCO. IL PUNTO NON HA DIMENSIONI. L'UOMO PER? RIESCE AD IMMAGINARSI UN PUNTO DI QUESTO GENERE, PERCH? QUANDO CI IMMAGINIAMO UN PUNTO CI FIGURIAMO SEMPRE UNA ESTENSIONE, PER QUANTO PICCOLA POSSA ESSERE. QUESTA UNIT?, PER?, PER L'UOMO NON E'PENSABILE.

LA SUA COSCIENZA OBBEDISCE ALLA LEGGE DI POLARIT?. SOGGIACE AL DUE. COS? C'E'PI? E MENO, UOMO E DONNA, ELETTRICO E MAGNETICO, BUONO E CATTIVO, TONO MAGGIORE E TONO MINORE, LUCE E TENEBRE. E SI POTREBBE CONTINUARE A LUNGO, DATO CHE OGNI CONCETTO HA IL SUO POLO OPPOSTO. QUESTE COPPIE DI CONCETTI NOI LE DEFINIAMO OPPOSTI, E SIAMO ABITUATI A PORCI, NEI CASI CONCRETI, L'ALTERNATIVA "O--O". NOI CERCHIAMO COSTANTEMENTE DI CREARE COPPIE DI CONCETTI. UNA COSA E'GRANDE O PICCOLA, CHIARA O SCURA, BUONA O CATTIVA. NOI SIAMO DEL PARERE CHE QUESTI OPPOSTI SI ESCLUDANO L'UN L'ALTRO, MA E'QUI CHE CI SBAGLIAMO.



(I DUE ELEMENTI FIGURATIVI VASO/VOLTI SONO PRESENTI ENTRAMBI CONTEMPORANEAMENTE NELL'IMMAGINE, MA COSTRINGONO CHI OSSERVA A UNA DECISIONE NEL SENSO DI O/O: O VEDIAMO IL VASO, O VEDIAMO I VOLTI. NEL MIGLIORE DEI CASI, POSSIAMO PERCEPIRE I DUE ASPETTI DI QUESTA IMMAGINE UNO DOPO L'ALTRO, MA E'MOLTO DIFFICILE PERCEPIRLI ENTRAMBI CONTEMPORANEAMENTE. QUESTO GIOCO OTTICO E'UN BUON MEZZO PER CAPIRE LA POLARIT?. [...] SE SI TOGLIE DALL'IMMAGINE UN POLO (SIA QUELLO BIANCO CHE QUELLO NERO: E'INDIFFERENTE), SPARISCE TUTTA L'IMMAGINE COI SUOI DUE ASPETTI. ANCHE QUI IL NERO TRAE VITA DAL BIANCO, IL PRIMO PIANO NASCE DALLO SFONDO, PROPRIO COME L'INSPIRAZIONE DERIVA DALL'ESPIRAZIONE O IL POLO POSITIVO DELLA CORRENTE ELETTRICA TRAE VITA DA QUELLO NEGATIVO.) [DA MALATTIA E DESTINO, DI THORWALD DETHLEFSEN, PP. 30-31.]

LA REALT? CONSISTE DI UNIT?, CHE PER? SI MANIFESTANO ALLA COSCIENZA UMANA SOLO IN TERMINI DI POLARIT?. NOI SIAMO IN GRADO DI PERCEPIRE L'UNIT? COME UNIT?, IL CHE PER? NON CI AUTORIZZA A DEDURNE CHE QUESTA UNIT? NON ESISTE. LA PERCEZIONE DELLA POLARIT? PRESUPPONE PER FORZA L'ESISTENZA DI UNA UNIT?. IL DUE NON PU? ESSERE CHE LA CONSEGUENZA DELL'UNO. NOI VEDIAMO L'UNIT? SEMPRE E SOLTANTO SOTTO FORMA DI DUE ASPETTI, CHE CI SEMBRANO OPPOSTI. MA SONO PROPRIO GLI OPPOSTI CHE INSIEME FORMANO UNA UNIT? E NELLA LORO ESISTENZA SONO DIPENDENTI UNO DALL'ALTRO.



LA VITA E'RITMO



L'ESPERIENZA UMANA FONDAMENTALE DELLE POLARIT? E'IL RESPIRO. IN ESSO POSSIAMO STUDIARE LE LEGGI DELLA POLARIT?, CHE E'POI POSSIBILE TRASFERIRE A TUTTO L'UNIVERSO. PERCH? COME SOTTO, COS? SOPRA. QUANDO NOI INSPIRIAMO, NE DERIVA CON ASSOLUTA CERTEZZA, COME POLO OPPOSTO, L'ESPIRAZIONE. A QUESTA ESPIRAZIONE SEGUE CON ALTRETTANTA CERTEZZA DI NUOVO L'INSPIRAZIONE. LO SCAMBIO CONTINUO DI QUESTI DUE POLI PRODUCE IL RITMO.

IL RITMO E'IL MODELLO DI BASE DI TUTTA LA VITA. SE SI DISTRUGGE IL RITMO, SI DISTRUGGE LA VITA. IL RITMO CONSISTE SEMPRE DI DUE POLI, E QUINDI NON E'UN "O--O", MA UN "E--E". CHI RIFIUTA DI ESPIRARE, NON PU? POI PI? INSPIRARE, E VICEVERSA. PERCH? UN POLO VIVE DELL'ESISTENZA DELL'ALTRO POLO. SE ACCANTONO UN POLO, SPARISCE ANCHE L'ALTRO. UN POLO PRODUCE L'ALTRO. CI? CHE NELLA RESPIRAZIONE APPARE OVVIO NON VIENE PER? RICONOSCIUTO IN QUASI TUTTI GLI ALTRI CAMPI.

FINTANTO CHE L'UOMO SI PONE "A FAVORE DI QUALCOSA" O "CONTRO QUALCOSA", DISTRUGGE L'UNIT?. L'UOMO E'PER LA SALUTE E CONTRO LA MALATTIA. NON VUOL CAPIRE CHE SALUTE E MALATTIA, IN QUANTO POLARIT?, SI CONDIZIONANO RECIPROCAMENTE E VIVONO UNA DELL'ALTRA. LA SALUTE ESISTE SOLO IN QUANTO ESISTE LA MALATTIA. LA SALUTE PU? DERIVARE SOLTANTO DALLA MALATTIA. PER QUESTO QUALUNQUE MEDICINA PREVENTIVA E'UN'ILLUSIONE.

CHI HA COMPRESO LA LEGGE DI POLARIT? SA CHE OGNI META E'RAGGIUNGIBILE SOLTANTO ATTRAVERSO IL POLO OPPOSTO E NON PER VIA DIRETTA, COME LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE TENTA INUTILMENTE DI FARE. CHI VUOL GETTARE UNA PIETRA IL PI? LONTANO POSSIBILE NON SI PROTENDE CERTO IN AVANTI, MA ALL'INDIETRO, NELLA DIREZIONE OPPOSTA A QUELLA DEL LANCIO. IL GIARDINIERE NON CONCIMA LE SUE ROSE CON OLEZZANTI PROFUMI AFFINCH? L'ANNO DOPO ABBIANO UN BUON PROFUMO, MA LA CONCIMA CON LO STERCO, E TUTTAVIA DA QUESTO STERCO NASCONO FIORI PROFUMATI. IL LIBRO TIBETANO DEI MORTI INSEGNA: "CHI NON HA IMPARATO A MORIRE NON PU? IMPARARE A VIVERE". E IL CRISTO CI INSEGNA CHE LA VITA LA SI RAGGIUNGE SOLO ATTRAVERSO LA MORTE. TUTTI I SISTEMI DI SAGGEZZA INSEGNANO CHE SOLO SUBORDINANDOSI ALLA LEGGE SI DIVIENE LIBERI. L'UOMO PER? NON VUOL CAPIRE QUESTA LEGGE. IN TUTTI I CAMPI SI RICERCA LA VIA DIRETTA E GLI INSUCCESSI BEN DIFFICILMENTE INSEGNANO QUALCOSA.

OGNI ATTEGGIAMENTO PRO O CONTRO QUALCOSA E'UNA FISSAZIONE. LA VITA E'RITMO E QUINDI MOVIMENTO. "TUTTO SCORRE", DICEVA ERACLITO. LA FISSAZIONE PER? IMPEDISCE IL MOVIMENTO ED E'QUINDI OSTILE ALLA VITA. OGNI OPINIONE O IDEA FISSA, IN QUALUNQUE CAMPO SIA, IMPEDISCE L'EVOLUZIONE. SE CI ANALIZZASSIMO ONESTAMENTE, POTREMMO CONSTATARE CHE NOI SIAMO FATTI QUASI ESCLUSIVAMENTE DI QUESTE FISSAZIONI. NIENTE SEMBRA PI? DIFFICILE ALL'UOMO CHE CAMBIARE OPINIONE.

C'E'UNA ANTICA TECNICA NELL'INSEGNAMENTO ESOTERICO CHE CONSISTE NEL RIBALTAMENTO SUCCESSIVO DI TUTTE LE OPINIONI E DI TUTTE LE IDEE. QUESTA TECNICA CONSISTE NEL SOSTENERE L'OPPOSTO DI QUELLO CHE SI PENSA, FINCH? ENTRAMBI I POLI HANNO ACQUISTATO UGUALE FORZA. A QUESTO PUNTO CI SI LIBERA AUTOMATICAMENTE DELLA POLARIT? E DA UN TERZO PUNTO DI VISTA, SUPERIORE AI DUE PRECEDENTI, SI COMINCIA A CAPIRE CHE DALLA POLARIT? NASCE LA GLOBALIT?.

OGNI AFFERMAZIONE UMANA PU? ESPRIMERE SEMPRE SOLTANTO UN ASPETTO DELLA VERIT?. PER DESCRIVERE TUTTA LA VERIT?, OCCORRE SEMPRE IL POLO OPPOSTO. IN QUESTO MODO, QUALUNQUE COSA SI DICA SULLA REALT? E'UN PARADOSSO. LA LINGUA UMANA NON PU? FORNIRE ESPRESSIONI UNIVOCHE SULLA VERIT?. SE A UNA FORMULAZIONE MANCA IL PARADOSSO, E'IN OGNI CASO INCOMPLETA E COMPRENDE SOLTANTO UN ASPETTO PARZIALE. QUESTO FATTO E'STATO FATALE AL TENTATIVO SCIENTIFICO DI OTTENERE ASSERZIONI UNIVOCHE E NON CONTRADDITTORIE. E MALE HA FATTO CHI HA SORRISO DELLE FORMULAZIONI CONTRADDITTORIE DELLE ANTICHE DISCIPLINE DI SAPIENZA, COME PER ESEMPIO IL TAO TE CHING O GLI ALCHEMISTI.

LA SVOLTA NELLA SCIENZA E'STATA COSTITUITA DALLA STUDIO DELLA LUCE. C'ERANO DUE OPINIONI OPPOSTE SULLA NATURA DEI RAGGI DI LUCE. UNA ERA LA TEORIA DELLE ONDE; L'ALTRA QUELLA DEI CORPUSCOLI: E PAREVA CHE QUESTE DUE TEORIE SI ESCLUDESSERO L'UNA CON L'ALTRA. SE LA LUCE CONSISTE DI ONDE, NON PU? CONSISTERE DI PARTICELLE. MA SE CONSISTE DI PARTICELLE, NON E'UN'ONDA. O--O. INTANTO, PER?, SIAMO VENUTI A SAPERE CHE QUESTO "O--O" E'UN'IMPOSTAZIONE SBAGLIATA. LA LUCE E'SIA ONDA CHE CORPUSCOLO. QUESTA COESISTENZA DI DUE NATURE CHE A NOI SEMBRANO OPPOSTE NON E'CONCEPIBILE PER L'UOMO, PER? E'VERA. LA NATURA ONDULATORIA E CORPUSCOLARE DELLA LUCE E'STATA DIMOSTRATA. A QUESTA DOPPIA NATURA DELLA LUCE BISOGNEREBBE SEMPRE PENSARE QUANDO SI AFFRONTANO PROBLEMI FILOSOFICI.

IN OGNI TEMPO SI E'DISCUSSO APPASSIONATAMENTE SUL PROBLEMA SE L'UOMO SIA LIBERO O DETERMINATO. E NON CI SI ACCORGE CHE IL PROBLEMA E'MALE IMPOSTATO. SOLO SUPERANDO LA POSIZIONE "O--O" E RICONOSCENDO CHE L'UOMO E'SIA PIENAMENTE DETERMINATO CHE PIENAMENTE LIBERO, CI SI POTR? AVVICINARE ALLA VERIT?. DALLA LEGGE DI POLARIT? DERIVA IL FATTO CHE TUTTO CI? CHE ESISTE HA IL DIRITTO DI ESISTERE.

NELL'AMBITO DI UN COSMO CHE FUNZIONA IN BASE A DELLE LEGGI, NON PU? ESSERCI NULLA CHE "IN REALT? NON DOVREBBE ESSERCI". SOLO GLI UOMINI HANNO PRESO L'ABITUDINE DI SUDDIVIDERE IL MONDO IN COSE CHE POSSONO ESISTERE E IN COSE CHE NON DOVREBBERO ESSERCI. CON UN ATTEGGIAMENTO DEL GENERE SI VA PER? CONTRO LA VERIT?. OGNI MANIFESTAZIONE HA IL SUO SIGNIFICATO, ALTRIMENTI NON POTREBBE ESISTERE. CHI NON VUOLE ACCETTARE QUESTO, DEVE INTRODURRE DI NUOVO IL CONCETTO DI CASO.

SE UNA PERSONA E'CONTRO QUALCOSA, SIGNIFICA IN GENERE CHE E'"PER" IL SUO CONTRARIO. COS?, PER ESEMPIO, SI E'PER LA PACE E CONTRO LA GUERRA, PER LA SALUTA E CONTRO LA MALATTIA, PER LA FELICIT? E CONTRO IL DOLORE, PER IL BENE E CONTRO IL MALE. E CI SI DIMENTICA CHE TUTTI QUESTI CONCETTI SONO COPPIE CHE COSTITUISCONO UNA INDISSOLUBILE UNIT?, CHE L'UOMO NON PU? DISSOLVERE. SE MI RIFIUTO DI ESPIRARE, NON POSO PI? INSPIRARE. SE TOLGO IL POLO NEGATIVO DELLA CORRENTE ELETTRICA, SPARISCE ANCHE QUELLO POSITIVO. ALLO STESSO MODO, LA PACE CONDIZIONA LA GUERRA, IL BENE E'TALE IN QUANTO ESISTE IL MALE E IL MALE E'IL FERTILIZZANTE DEL BENE. COS? MEFISTOFELE NEL FAUST DI GOETHE DICE: "IO SONO UNA PARTE DI QUELLA FORZA CHE VUOLE COSTANTEMENTE IL MALE E PRODUCE COSTANTEMENTE IL BENE".

QUESTE CONSIDERAZIONI NON LEGITTIMANO AFFATTO UN COMPORTAMENTO ARBITRARIO DELL'UOMO, MA DEVONO METTERLO IN GUARDIA QUANDO CONSIDERA LE MANIFESTAZIONI DEL REALE. SE AVVIENE UN ASSASSINIO, ANCH'ESSO E'PARTE DEL REALE E HA IL SUO SIGNIFICATO E LA SUA MOTIVAZIONE, ALTRIMENTI NON SAREBBE AVVENUTO. NON HA SENSO RIFIUTARSI DI ACCETTARE L'ASSASSINIO CHE E'AVVENUTO, A MENO CHE NON VOGLIAMO PORCI CONTRO TUTTO L'ORDINE UNIVERSALE. QUESTO NON SIGNIFICA CHE DOBBIAMO DEFINIRE QUESTO ASSASSINIO BUONO E GIUSTO, O CHE ADDIRITTURA CI SENTIAMO AUTORIZZATI A COMPIERNE UNO ANCHE NOI.

ACCETTARE LA VERIT? SIGNIFICA SEMPLICEMENTE RICONOSCERE IL DIRITTO DI ESISTENZA DI TUTTE LE COSE. SE CI PONIAMO CONTRO LA VERIT?, NON MODIFICHIAMO NULLA NEI FATTI OGGETTIVI, PER? CI SENTIAMO OGGETTIVAMENTE PEGGIORI. PERCH? OGNI RESISTENZA ALLA VERIT? PRODUCE UNA APPARENTE CONTRORESISTENZA CHE NOI AVVERTIAMO. LA MAGGIOR PARTE DEL DOLORE UMANO DIPENDE DALLA RESISTENZA CHE NOI STESSI OPPONIAMO CONTRO LE MANIFESTAZIONI DEL REALE.

TUTTE LE COSE SONO IN S? COMPLETAMENTE PRIVE DI VALORE E NEUTRALI. E'L'ATTEGGIAMENTO DELL'UOMO CHE LE RENDE OPPOSTE ALLA GIOIA O AL DOLORE. COS? LA SOLITUDINE NON E'N? BUONA N? CATTIVA, N? GRADEVOLE N? SGRADEVOLE. UNO VIVE LA SOLITUDINE COME SOFFERENZA, L'ALTRO COME GRADEVOLE PREMESSA PER LA RIFLESSIONE E LA MEDITAZIONE. PER UNO IL POSSESSO E'LA MET? ULTIMA DELLE SUE FATICHE, PER L'ALTRO UN PESO E UN DISTURBO. NON SONO MAI LE CIRCOSTANZE IN SE STESSE CHE TOCCANO IL NOSTRO ANIMO, MA SEMPLICEMENTE IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLE CIRCOSTANZE.



LA CONCILIAZIONE



SE L'UOMO IMPARA LA PRIMA REGOLA IMPORTANTE, CHE CIOE'TUTTO CI? CHE ESISTE E'BUONO IN QUANTO ESISTE, TROVER? SEMPRE PI? PACE E TRANQUILLIT?. E SOLO IN QUESTA PACE IMPARER? A CONSIDERARE LE COSE, E QUESTE GLI RIVELERANNO IL LORO SIGNIFICATO. CI SI LIBERA COS? GRADUALMENTE DALLE IDEE FISSE, DALL'IDEA DI DOVER COMBATTERE PER O CONTRO QUALCOSA, SENZA PER ALTRO DIVENTARE INATTIVI. INFATTI, CHI CREDE DI POTER CAMBIARE IL MONDO CON LA SUA ATTIVIT?, IN GENERE NON SI ACCORGE CHE IN REALT? E'DIVENTATO SCHIAVO DELLE CIRCOSTANZE E CHE QUESTE MODIFICANO LUI.

LA VERA ATTIVIT? DERIVA DALLA TRANQUILLIT?. E'UN SEGNO DI MATURIT? LASCIARE CHE QUALCOSA ACCADA SENZA VOLER INTERVENIRE SUBITO. A QUESTO PUNTO I PI? COMINCIANO A RIBELLARSI; SI TEME, SEGUENDO QUESTA REGOLA, DI PASSARE PER MINCHIONI, DI DIVENTARE IL TRASTULLO DEGLI ALTRI, DI ANDARE A FONDO SENZA SPERANZA. NON SI VORREBBE RINUNCIARE ALLE BATTAGLIE CHE IN FONDO AMIAMO, SI VORREBBE CONTINUARE A MOSTRARE AGLI ALTRI "CHI SIAMO", SI VORREBBE ESERCITARE UNA FORZA. ANCHE PIETRO NON POT? FARE A MENO, NELL'ORTO DI GETSEMANI, DI ESTRARRE LA SPADA, E IN QUESTO MODO RIUSC? SOLTANTO A DIMOSTRARE DI NON AVER ANCORA CAPITO FINO IN FONDO GLI INSEGNAMENTI DEL SUO MAESTRO. CHI NON E'IN GRADO DI VIVERE IN ARMONIA CON LE COSE REALI, NON POTR? MAI AVVIARSI SUL SENTIERO ESOTERICO.

LA MAGGIOR PARTE DELLE GENTE SI PORTA DIETRO UN GRAN PESO DAL PASSATO, CONSISTENTE DI EVENTI E PERSONAGGI DEGLI ANNI TRASCORSI CON CUI SI E'STATI, O SI ?, IN OSTILIT?. PER ELIMINARE QUESTO CARICO PU? ESSERE UTILE IL SEGUENTE ESERCIZIO: CI SI DISTENDA IN SILENZIO E RILASSATI, SI CHIUDANO GLI OCCHI E SI FACCIANO EMERGERE DAVANTI ALL'OCCHIO INTERIORE SITUAZIONI PASSATE CHE SI RITIENE CHE SAREBBE STATO MEGLIO NON AVER VISSUTO. QUESTE SITUAZIONI "NEGATIVE" DEL DESTINO LE SI CONSIDERI INSIEME ALLE PERSONE DA CUI SI PENSA DI AVER AVUTO UN TORTO E CHE SI PREFERIREBBE NON AVER MAI INCONTRATO. MENTRE SI RIFLETTE SU QUESTE SITUAZIONI E SULLE PERSONE IN ESSE COINVOLTE, SI CONSIDERI CHE TUTTO QUESTO NON E'STATO CHE UN GRADINO NELLA VIA CHE IL DESTINO HA SEGNATO PER NOI E CHE SENZA DI ESSO OGGI NON SI SAREBBE QUELLO CHE SI ?. SI CERCHI DI CAPIRE IL SIGNIFICATO DI QUANTO E'ACCADUTO E SI VEDR? CHE LENTAMENTE SI PROVER? GRATITUDINE PER IL FATTO CHE TUTTO E'STATO COME E'STATO.

SOLO QUANDO SI SAR? RIUSCITI A SORRIDERE SINCERAMENTE DELL'EVENTO IN SE STESSO E DELLE PERSONE IN ESSO COINVOLTE E ANCHE A RINGRAZIARLE PER L'AIUTO CHE SONO STATE DISPOSTE A DARE ALLA REALIZZAZIONE DEL NOSTRO DESTINO, SOLO ALLORA SI PASSI A UN ALTRO EPISODIO, PROCEDENDO ALLO STESSO MODO. SI LASCI CHE I SINGOLI EPISODI EMERGANO DA S?, NON C'E'BISOGNO DI STARE A CERCARLI CON L'INTELLETTO. SI ACCETTINO TUTTI GLI EVENTI, ANCHE QUELLI MENO GRADEVOLI, SENZA REPRIMERE NULLA, NEPPURE LE COSE CON LE QUALI SI CREDE DI ESSERSI DA TEMPO RICONCILIATI.

BISOGNA RIPETERE SEMPRE QUESTO ESERCIZIO, CHE A CERTUNI ALL'INIZIO POTR? SEMBRARE DIFFICILE, E SI VEDR? CHE TUTTO DIVENTER? PI? FACILE, CHE LA PRESSIONE INTERIORE SPARIR?. FINCH? CI SI SENTE CONTRO UNA PARETE, SI AVR? LA SENSAZIONE CHE LA PARETE ESERCITI UNA PRESSIONE SU DI NOI. SE LA PROPRIA PRESSIONE AUMENTA, AUMENTA ANCHE QUELLA DELLA PARTE. LA SOLUZIONE CONSISTE NEL TOGLIERE LE MANI DALLA PARETE. LA PRESSIONE ALLORA PARIT? DA SOLA. IL PARAGONE POTR? SEMBRARE BANALE, TUTTAVIA QUASI TUTTI SI TROVANO COME DAVANTI A UNA PARETE, PREMONO CON TUTTE LE LORO FORZE E SI LAMENTANO DELLA PRESSIONE DELLA PARETE. RINUNCIARE ALLE PROPRIE RESISTENZE E'FACILE IN TEORIA, MA PER L'UOMO RISULTA INCREDIBILMENTE DIFFICILE. PERCH? TUTTI SONO PROFONDAMENTE CONVINTI DI DOVER PREMERE CONTRO QUESTA PARETE APPUNTO PERCH? "LA PARETE PREME CONTRO DI LORO" E CHE, SE SMETTONO DI OPPORRE RESISTENZA, LA PARETE FINIREBBE PER PIOMBARE LORO ADDOSSO. E'QUI PER? CHE SBAGLIANO. SI PROVI PERSONALMENTE A REALIZZARE L'ESEMPIO DELLA PARETE E SI CAPIR? IL PROBLEMA FINO IN FONDO. PER RENDERSI CONTO DELLO SBAGLIO, BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI SMETTERE DI FARE PRESSIONE. CHI RICONOSCE IL DIRITTO DELLA PARETE DI ESISTERE, NON HA BISOGNO DI ESERCITARE UNA PRESSIONE CONTRO DI LEI ED ESSA NON LO DISTURBER? IN ALCUN MODO.



LA PROIEZIONE DELLA COLPA



QUESTO PROBLEMA E'DI INCALCOLABILE PORTATA. L'UMANIT? SI E'ABITUATA A CERCARE NEL MONDO ESTERIORE LE SCUSANTI PER TUTTO CI? CHE NON DOVREBBE ESSERCI. DAI MEMBRI DELLA FAMIGLIA AL GOVERNO, DALLE CIRCOSTANZE DEL MOMENTO ALLA SOCIET?: LA SCALA DEI COLPEVOLI E'INFINITA E A LORO VIENE ATTRIBUITA LA RESPONSABILIT? DEL PROPRIO DESTINO. QUESTA PROIEZIONE DELLA COLPA E'STATA ADDIRITTURA ELEVATA AL RANGO DI SCIENZA: L'ERRORE COLLETTIVO E'SANZIONATO DAI NOMI PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA.

TUTTI PARLANO DI COME I FATTORI ESTERNI INFLUISCONO SULL'UOMO E LO PLASMANO. PSICOANALISI E PSICOTERAPIA CERCANO LE CAUSE DI UNA TURBA NEVROTICA NELL'INFANZIA, NEL MODO IN CUI SI E'EDUCATI, NELLE SITUAZIONI TRAUMATICHE CHE SI CREANO TALORA TRA GENITORI E FIGLI. NON PASSER? MOLTO CHE IN PSICOLOGIA SAR? ADOTTATO UFFICIALMENTE IL METODO DELLA REGRESSIONE ALLORA SI CREDER? DI INDIVIDUARE LE CAUSE NELLE ESPERIENZE PRENATALI.

PER QUANTO DIVERSI POSSANO ESSERE I METODI CURATIVI E LE TEORIE, TUTTI HANNO UN ELEMENTO IN COMUNE: SI CERCANO LE CAUSE DI UNA SITUAZIONE O DI UNA TURBA NEL MONDO ESTERNO. SE CI SI FA RACCONTARE DA UNA PERSONA IL SUO DESTINO, DI CERTO PER OGNI SITUAZIONE ESSA INDICHER? QUALI PERSONE O QUALI CIRCOSTANZE NE SONO RESPONSABILI.

SAR? MOLTO DIFFICILE, IN UN'EPOCA COME LA NOSTRA IN CUI L'ONDATA SOCIOLOGICA E'PI? FORTE, LIBERARCI DALLA FAVOLA DELL'INFLUSSO DEL MONDO ESTERNO. INFATTI, OGNI TEORIA CHE CONSENTE LA PROIEZIONE DELLA COLPA TROVA CERTAMENTE IL CONSENSO DELLA MAGGIORANZA. QUELLO CHE L'ESOTERISMO HA DA OFFRIRE SU QUESTO PIANO E'MOLTO FUNZIONALE E PRATICO, PER? MOSTRA AL SINGOLO COME EGLI POSSA VERAMENTE MODIFICARE IL PROPRIO DESTINO; GLI MOSTRA COME USCIRE DALLA MALATTIA E MANTIENE QUINDI QUELLO CHE TUTTI GLI ALTRI POSSONO SOLTANTO PROMETTERE.

NON ESISTONO INFLUSSI ESTERNI TALI DA FORMARE L'UOMO, NON E'L'EDUCAZIONE CHE CONIA LA PERSONALIT? IN FORMAZIONE, NON ESISTONO COLPEVOLI PER IL DESTINO DEL SINGOLO. NON CI SONO BATTERI I VIRUS CHE PRODUCONO LE MALATTIE. TUTTI COLORO CHE CREDONO DI DISPORRE DI PROVE ESATTE DI QUANTO SOPRA AFFERMATO SBAGLIANO IN UN PUNTO: TUTTO CI? CHE RITENIAMO ESSERE PROVE SI BASA SU OSSERVAZIONI DI RAPPORTI, SI TRATTA SOLTANTO DI CORRELAZIONI.

QUESTE CORRELAZIONI DICONO CHE QUANDO SI MANIFESTA UNA DETERMINATA MALATTIA INFETTIVA SI TROVA SEMPRE UN DETERMINATO VIRUS; CHE NEL CASO DEI GIOVANI CRIMINALI LE CONDIZIONI FAMILIARI MOSTRANO SEMPRE DETERMINATE CARATTERISTICHE; CHE QUANDO RISCONTRIAMO UNA CERTA TURBA NEVROTICA CI SONO SEMPRE DEI PROBLEMI MATERNI. QUESTE CORRELAZIONI SONO ESATTE NEL SENSO CHE, IN REALT?, QUANDO SE NE VERIFICA UNA SI TROVA POI ANCHE L'ALTRA.

A QUESTO PUNTO, LA SCIENZA FA UN ALTRO PASSO, CHE E'COMPLETAMENTE ASCIENTIFICO: L'INTERPRETAZIONE COME CAUSALIT?. DALL'OSSERVAZIONE "TUTTE LE VOLTE CHE, ALLORA ANCHE" SI FA SOTTOBANCO UN PRINCIPIO DI CAUSALIT?. ED E'PROPRIO QUESTA TRASFORMAZIONE DEI RISULTATI CHE E'SBAGLIATA. CHE OGNI VOLTA CHE SI VERIFICA UNA CERTA MALATTIA SIANO PRESENTI CERTI VIRUS E'VERO, MA LA CONVINZIONE CHE QUESTI VIRUS SIANO LA CAUSA DELLA MALATTIA FAR? RIDERE DI CUORE LE GENERAZIONI FUTURE, COME NOI OGGI RIDIAMO DELLA TEORIA SECONDO CUI LA TERRA SAREBBE PIATTA. NON E'QUINDI TANTO FACILE CONFUTARE LA NOSTRA AFFERMAZIONE CHE NON ESISTONO INFLUENZAMENTI DA PARTE DEL MONDO ESTERNO.



LA LEGGE DI RISONANZA



NOI TUTTI CONOSCIAMO DALLA FISICA IL CONCETTO DI RISONANZA. UN DIAPASON VIBRA AD UN SUONO SOLO SE QUESTO SUONO CORRISPONDE ALLA SUA PROPRIA FREQUENZA. SE QUESTO NON AVVIENE, IL SUONO PER IL DIAPASON NON ESISTE IN QUANTO NON PU? PERCEPIRLO. UNA RADIO RICEVENTE PREDISPOSTA PER LE ONDE MEDIE RICEVER? SOLTANTO ONDE MEDIE, PROPRIO SULLA BASE DELLA SUA RISONANZA. ONDE CORTE E ONDE LUNGHE NON VENGONO PERCEPITE, NON FANNO PARTE DEL SUO MONDO. ALLO STESSO MODO L'UOMO PER OGNI PERCEZIONE HA BISOGNO IN SE STESSO DI UNA CORRISPONDENZA IN GRADO DI "VIBRARE ALL'UNISONO" E DI TRASMETTERGLI QUINDI LA PERCEZIONE ATTRAVERSO LA RISONANZA. GOETHE ESPRIME QUESTO CONCETTO IN QUESTI TERMINI: "SE L'OCCHIO NON FOSSE SOLARE, NON POTREBBE MAI FISSARE IL SOLE; E SE LA FORZA DI DIO NON FOSSE GI? PRESENTE IN NOI, COME POTREMMO ESTASIARCI PER IL DIVINO?".

QUESTA FORMULAZIONE DI GOETHE SUPERA GI? IL PIANO PURAMENTE FISICO E TRASPORTA LA LEGGE DI RISONANZA PROPRIO NEL CAMPO CHE CI INTERESSA.

OGNI PERSONA PU? PERCEPIRE SOLO QUEGLI ASPETTI DELLA REALT? PER I QUALI POSSIEDE CAPACIT? DI RISONANZA. QUESTO NON VALE SOLTANTO PER IL CAMPO DELLA PERCEZIONE PURAMENTE SENSORIALE, MA PER TUTTA LA PERCEZIONE DELLA REALT?. DATO CHE TUTTO CI? CHE SI TROVA FUORI DALLA PROPRIA CAPACIT? DI RISONANZA NON PU? ESSERE PERCEPITO, PER LA PERSONA IN QUESTIONE NON ESISTE AFFATTO. PER QUESTO OGNUNO CREDE DI CONOSCERE TUTTA LA REALT? E CHE AL DI FUORI DI QUELLA NON SI SIA NIENTE. SE UNO LEGGE UN LIBRO CREDE DI CAPIRLO FINO IN FONDO, SEBBENE DI QUANTO LEGGE POSSA RECEPIRE SOLO QUELLO CHE SI TROVA IN ARMONIA COL SUO STATO DI COSCIENZA DEL MOMENTO. CHE LE COSE STIANO COS?, LO SI CAPISCE QUANDO SI RILEGGONO CERTI LIBRI DOPO ANNI. LA COSCIENZA IN QUESTI ANNI SI E'AMPLIATA, E QUINDI SI CAPISCE IL LIBRO "ANCORA MEGLIO".

QUESTE COSE SONO EVIDENTI A OGNUNO E HANNO LO SCOPO DI RENDERE PI? CHIARO IL PRINCIPIO CHE VOGLIAMO APPUNTO APPLICARE AL DESTINO IN GENERALE. SI PU? VENIRE IN CONTATTO SOLTANTO CON LE IDEE, LE PERSONE E LE SITUAZIONI PER LE QUALI ABBIAMO UNA NOSTRA RISONANZA, O, COME CI ESPRIMEREMO IN SEGUITO, UNA AFFINIT?. SENZA UNA ADEGUATA AFFINIT? NON SI POTR? MAI ARRIVARE A UNA MANIFESTAZIONE. SE UNO SI RITROVA IN UNA RISSA O IN UNA BARUFFA, QUESTO NON AVVIENE MAI A CASO, MA SEMPRE SULLA BASE DELLA PROPRIA AFFINIT? CON SIMILI ESPERIENZE. LA COLPA PER LE EVENTUALI CONSEGUENZE DI QUESTA RISSA E'QUINDI ANCHE DI CHI AFFERMA DI ESSERCISI TROVATO COINVOLTO SENZA ALCUNA RESPONSABILIT? SUA. SENZA AFFINIT? NON CI SI SAREBBE MAI TROVATO COINVOLTO. SE QUALCUNO VIENE INVESTITO PER STRADA, LA SEMPLICE COLPA FUNZIONALE DELL'AUTOMOBILISTA NON CAMBIA NULLA AL DATO DI FATTO CHE L'INVESTITO ERA MATURO PER QUELLA ESPERIENZA, ALTRIMENTI L'EVENTO IN QUESTIONE NON AVREBBE MAI POTUTO ENTRARE NEL SUO CAMPO DI ESPERIENZE.



IL MONDO ESTERNO COME SPECCHIO



SO BENE CHE QUESTO MODO DI CONSIDERARE RISULTA INIZIALMENTE MOLTO INSOLITO, TUTTAVIA L'ABITUDINE A CERTE AFFERMAZIONI NON DEVE NECESSARIAMENTE ESSERE CONSIDERATA IL CRITERIO DELLA LORO ESATTEZZA. IL COSIDDETTO MONDO ESTERNO E'IN REALT? UNO SPECCHIO IN CUI OGNUNO VIVE SE STESSO. NON POTR? MAI VEDERE QUALCOSA DI DIVERSO DA SE STESSO, IN QUANTO DALLA REALT? GENERALE VERA, OGGETTIVA, UGUALE PER TUTTI, FILTRA SOLO QUELLO PER CUI HA PERSONALMENTE UN'AFFINIT?. CHI NON E'CONSAPEVOLE DI QUESTO FATTO, FINISCE PER COMMETTERE ERRORI DI COMPORTAMENTO.

QUANDO LA MATTINA MI GUARDO ALLO SPECCHIO E IN QUESTO SPECCHIO VEDO UN VISO CHE MI GUARDA IN MODO POCO AMICHEVOLE, POSSO STRAPAZZARE PER BENE QUESTO VISO PER LA SUA POCA CORDIALIT?. IL VISO NELLO SPECCHIO NON SI LASCIA PER QUESTO IMPRESSIONARE, ANZI INVIA ALTRETTANTI INSULTI. IN QUESTO MODO E'FACILE ARRABBIARSI SEMPRE DI PI?, FINCH? NON SI COMINCIA A COLPIRE IL VISO INCRIMINATO E LO SPECCHIO VA IN FRANTUMI. NESSUNO PER? SI COMPORTER? IN QUESTO MODO CON LO SPECCHIO DEL BAGNO, PERCH? SIAMO BEN CONSAPEVOLI DELLA SUA FUNZIONE DI SPECCHIO. TUTTAVIA, QUASI TUTTI GLI UOMINI SI COMPORTANO NELLA VITA QUOTIDIANA NEL MODO SOPRA DESCRITTO. LOTTANO CONTRO I LORO NEMICI NEL MONDO ESTERNO, CONTRO I VICINI O I PARENTI INDISPONENTI, CONTRO LE INGIUSTIZIE DEI SUPERIORI, CONTRO LA SOCIET? E ALTRO ANCORA.

TUTTI IN REALT? COMBATTONO SOLTANTO CONTRO SE STESSI. PER QUESTO OVUNQUE CI SONO SEMPRE E SOLTANTO DEI PERDENTI, MAI DEI VINCITORI, PERCH? CONTRO CHI SI POTR? MAI VINCERE IN UNA BATTAGLIA ALLO SPECCHIO. LA LEGGE DI RISONANZA E DELLO SPECCHIO VALE NATURALMENTE SIA IN SENSO POSITIVO CHE NEGATIVO.

SE NELLE NOSTRE CONSIDERAZIONI CITIAMO QUASI ESCLUSIVAMENTE ESEMPI NEGATIVI E'PERCH? E'QUI CHE SI PRODUCE IL DOLORE UMANO. GLI ASPETTI POSITIVI DELLA VITA VENGONO FACILMENTE ACCETTATI DA TUTTI. SE L'UOMO SI RENDE CONTO DELLA FUNZIONE DI SPECCHIO DEL MONDO CHE LO CIRCONDA, SI PROCURA UNA INSOSPETTATA FONTE DI INFORMAZIONE. ANCHE SE NELLO SPECCHIO SI PU? VEDERE SEMPRE E SOLTANTO SE STESSI, NOI USIAMO LO SPECCHIO PERCH? PU? MOSTRARCI PARTI DI NOI STESSI CHE SENZA IL SUO AIUTO NON POTREMMO MAI SCORGERE.

ALLO STESSO MODO, L'OSSERVAZIONE DEL PROPRIO MONDO ESTERNO E DEGLI EVENTI COI QUALI SI VIENE CONFRONTATI E'UNO DEI METODI MIGLIORI PER CONOSCERE SE STESSI, PERCH? TUTTO QUELLO CHE NEL MONDO ESTERNO DISTURBA INDICA SEMPLICEMENTE CHE NON SI E'CONCILIATI IN SE STESSI COL PRINCIPIO ANALOGO. QUESTO L'UOMO SE LO SENTE DIRE POCO VOLENTIERI. TUTTAVIA, IL FATTO CHE UNO SI IRRITA PER L'AVARIZIA DELL'ALTRO INDICA CON CERTEZZA CHE E'AVARO ANCHE LUI. ALTRIMENTI LA COSA NON POTREBBE DISTURBARLO. SE E'GENEROSO, CHE GL'IMPORTA DELL'AVARIZIA DEGLI ALTRI? POTREBBE PRENDERNE SEMPLICEMENTE ATTO, SENZA IRRITARCISI E SENZA SENTIRSI DISTURBATO.

ALLA SEMPLICE OSSERVAZIONE, LE COSE SONO COS? COME SONO. L'ERBA E'VERDE: NATURALMENTE POTREBBE ANCHE ESSERE ROSSA, PER? E'VERDE E QUESTO FATTO AVR? UN SUO SIGNIFICATO. IL VERDE DELL'ERBA NON DISTURBA NESSUNO, PERCH? NON SUSCITA NELL'UOMO ALCUNA PROBLEMATICA. IL FATTO CHE AL MONDO ESISTA LA GUERRA E'UNA REALT? COME IL VERDE DEL PRATO. LA GUERRA PER? ECCITA GLI ANIMI; E COS? SI COMINCIA A LOTTARE PER LA PACE. SI "LOTTA" PER TUTTO: PER LA PACE, LA GIUSTIZIA, LA SALUTE, L'UMANIT?.

SAREBBE MOLTO PI? SEMPLICE E CONCRETO VOLER STABILIRE LA PACE PER SE STESSA. QUESTA E'UNA DELLE CHIAVI PI? POTENTI IN MANO A CHI SA USARLA. OGNUNO E'IN GRADO DI MODIFICARE E CONFIGURARE IL MONDO IN BASE ALLE PROPRIE IDEE, SENZA COMBATTERE E SENZA ESERCITARE LA FORZA. L'UOMO DEVE SOLO MODIFICARE SE STESSO, ED ECCO CHE TUTTO IL MONDO SI MODIFICA CON LUI. SE VEDO ALLO SPECCHIO QUEL VISO SCORTESE, NON HO CHE DA SORRIDERNE, E LUI CON CERTEZZA RISPONDER? AL SORRISO! TUTTI VOGLIONO SEMPRE MODIFICARE IL MONDO, MA NESSUNO APPLICA I MEZZI CAPACI DI FARLO CON SUCCESSO. CHI MODIFICA LA PROPRIA AFFINIT?, RICEVE UN PROGRAMMA NUOVO, VEDE UN MONDO DIVERSO.

OGNI PERSONA VIVE NE SUO "MONDO". DI QUESTI MONDI CE NE SONO TANTI QUANTI SONO GLI UOMINI. TUTTI QUESTI MONDI SONO SOLO PARZIALI ASPETTI DEL MONDO REALE, CHE SEGUE LEGGI FERREE E NON SI FA INFLUENZARE DALLE PRETESE UMANE DI CAMBIAMENTO. IL MONDO ESTERNO E'LA PI? FIDATA FONTE DI INFORMAZIONE SULLA PROPRIA PERSONALE SITUAZIONE, QUELLA NELLA QUALE CI SI TROVA. SE L'UOMO IMPARA A CHIEDERSI IL SENSO DI TUTTO CI? CHE GLI CAPITA, NON SOLO IMPARER? A CONOSCERE MEGLIO SE STESSO E I PROPRI PROBLEMI, MA SCOPRIR? ANCHE LE POSSIBILIT? DI CAMBIAMENTO.

OGNI VOLTA CHE GLI CAPITA QUALCOSA DOVREBBE CHIEDERSI SUBITO: "PERCH? QUESTO SUCCEDE PROPRIO A ME, PROPRIO ADESSO?". FINCH? NON CI SI ABITUA A QUESTE DOMANDE, SAR? DIFFICILE DARSI UNA RISPOSTA. ANCHE QUI, PER?, E'L'ESERCIZIO CHE FA IL MAESTRO, E PRESTO SI IMPARA A INDIVIDUARE IL SENSO DEGLI EVENTI E A PORLI IN RAPPORTO CON SE STESSI.

LA PSICOPATOLOGIA CONOSCE IL FENOMENO PER CUI SPECIE GLI SCHIZOFRENICI TENDONO ERRONEAMENTE A RIFERIRE A SE STESSI TUTTO CI? CHE ACCADE NEL MONDO. QUESTO POLO NEGATIVO HA UN SUO POLO POSITIVO: TUTTO CI? CHE AVVIENE HA UN VALORE PER CHI LO VIVE.

PI? CONSAPEVOLE DIVIENE L'UOMO, PI? IMPARA A DARE UN ORDINE ALLE COSE, A CHIEDERSI QUALI INFORMAZIONI ESSE POSSONO FORNIRE. DI IMPORTANZA FONDAMENTALE E'RESTARE IN ARMONIA CON TUTTO CI? CHE ?. SE QUESTO NON RIESCE, SE NE CERCHI IL MOTIVO IN SE STESSI. L'UOMO E'IL MICROCOSMO E DI CONSEGUENZA UN'IMMAGINE ESATTA DEL MACROCOSMO. TUTTO CI? CHE PERCEPISCO ALL'ESTERNO LO RITROVO ANCHE IN ME.

SE DENTRO DI ME SONO IN ARMONIA COI DIVERSI ASPETTI DELLA REALT?, ANCHE I LORO RAPPRESENTANTI NEL MONDO ESTERNO NON POSSONO TURBARMI. SE AVVIENE QUALCOSA CHE PER ME E'SGRADEVOLE, DEVO CONSIDERARLO UNA SOLLECITAZIONE E CONSIDERARE DENTRO DI ME ANCHE QUESTO ASPETTO.

TUTTE LE PERSONE CATTIVE E GLI EVENTI SGRADEVOLI SONO IN REALT? SOLO MESSAGGERI, MEZZI PER RENDERE VISIBILE L'INVISIBILE. CHI CAPISCE QUESTO ED E'DISPONIBILE AD ASSUMERSI PERSONALMENTE LA RESPONSABILIT? DEL PROPRIO DESTINO, PERDE OGNI PAURA DEL CASO CHE LO MINACCIA.

L'OCCUPAZIONE PRINCIPALE DEL NOSTRO TEMPO E'LA PREVENZIONE E L'ASSICURAZIONE CONTRO LE EVENTUALIT? DEL DESTINO. I SISTEMI ASSICURATIVI HANNO LO SCOPO DI IMPEDIRE O MODIFICARE GLI ATTACCHI DEL DESTINO ATTRAVERSO MISURE ESTERNE. DIETRO A TUTTE QUESTE PRECAUZIONI SI CELA LA PAURA. SOLO QUANDO L'UOMO E'DISPONIBILE A PORSI RESPONSABILMENTE DI FRONTE AL PROPRIO DESTINO PERDER? LA PAURA. NON SI PU? ESSERE UCCISI PER ERRORE, DIVENTARE RICCHI PER ERRORE. ENTRAMBE LE COSE POSSONO VERIFICARSI SOLO QUANDO SI E'MATURI PER ESSE E SI POSSIEDE LA CORRISPONDENTE AFFINIT?. GLI UOMINI TENDONO ALLA RICCHEZZA E TRASCURANO DI MATURARE IN VISTA DI QUESTA RICCHEZZA. CHI HA INTERESSI ESOTERICI CERCA IN TUTTO IL MONDO IL GURU GIUSTO E I SISTEMI MIGLIORI, E DIMENTICA CHE E'IL GURU STESSO AD ANDARE DA CHI E'MATURO.

BASTA AVERE VERAMENTE BISOGNO DI UNA COSA, E LA SI AVR?. MOLTI L'AVRANNO GI? SPERIMENTATO SPESSO NELLE PICCOLE COSE. A UN CERTO PUNTO NELLA VITA SI VIENE IMPROVVISAMENTE CONFRONTATI CON UN TEMA LA CUI ESISTENZA FINO A QUEL MOMENTO NON SI ERA TENUTA IN ALCUNA CONSIDERAZIONE. PER ESEMPIO, SI FA LA CONOSCENZA DI UNO SPECIALISTA DELLA "VITA AMOROSA DELLE FORMICHE". CI SI STUPISCE CHE ESISTANO PERSONE CHE SI INTERESSANO A UN TEMA COS? PARTICOLARE, POI DA ALTRE PERSONE CI VIENE REGALATO "PER CASO" UN LIBRO PROPRIO SU QUESTO TEMA. IN UNA RIVISTA CI CAPITA DI LEGGERE UN ARTICOLO SULLO STESSO ARGOMENTO E SI SCOPRE ANCHE CHE UN BUON CONOSCENTE, CHE SI FREQUENTA DA ANNI, SI OCCUPA ANCHE PER LUI DI QUESTO TEMA, MA NON NE AVEVA MAI PARLATO PRIMA.

DIETRO A QUESTA "CATENA DI CASI", CHE I PI? AVRANNO IN QUALCHE MODO GI? SPERIMENTATO, NON SI NASCONDE ALTRO CHE LA LEGGE DI AFFINIT?, O DI RISONANZA. IN QUESTO MODO SI OTTIENE CON SICUREZZA QUEL LIBRO, QUELLA INFORMAZIONE, QUEL CONTATTO DI CUI SI HA BISOGNO, SE VERAMENTE SE NE HA BISOGNO E SI E'MATURI PER QUELL'INCONTRO. SENZA QUESTA NECESSARIA MATURIT?, TUTTE LE NOSTRE RICERCHE NEL MONDO ESTERNO NON SERVIRANNO A NIENTE.

CHI MODIFICA SE STESSO MODIFICA IL MONDO. IN QUESTO MONDO NON C'E'NIENTE DA MIGLIORARE; MOLTO, INVECE, C'E'DA MIGLIORARE SE STESSI. LA VIA ESOTERICA E'UNA VIA DI CONTINUA TRASFORMAZIONE, DI NOBILITAZIONE DEL PIOMBO A ORO. IL SAGGIO E'IN ARMONIA CON TUTTI I PIANI DELL'ESSERE E VIVE QUINDI NEL MIGLIORE DI TUTTI I MONDI POSSIBILI. EGLI VEDE LA REALTA' E RICONOSCE CHE TUTTO CIO' CHE E', E'BUONO. NON CERCA PIU' LA FELICITA', PERCHE' L'HA TROVATA -- IN SE STESSO.





N° Post: 30
Sipolino Fabio
Wednesday 7th of July 2021 03:27:09 PM



La mente e il potere dell'immaginazione.






L'Uomo possiede un dono unico: la possibilita' di immaginare l'infinito oltre l'infinito e di abbattere, con lo strumento della immaginazione, ogni confine.

Se riflettiamo solo per un attimo su noi stessi e sul modo e gli strumenti che adottiamo per guardare la realta' possiamo arrivare, in maniera pressoche' immediata alle conseguenze, che ho proposto anni fa nel mio libro La Fisica di Dio, ovvero che le equazioni che esprimono il funzionamento della nostra mente sono le stesse che governano tutto cio' che osserviamo e che governano cio' che la scienza definisce come "vuoto quantistico".

Ma e' proprio cosi', o anche questa e' una illusione imposta dal mezzo con cui osserviamo, la nostra mente?

Immaginate di poter osservare il mondo solo usando una macchina fotografica in bianco e nero.
Non avreste possibilita' di riconoscere i colori, lo scorrere del tempo e le tre dimensioni:

il mezzo che state usando limiterebbe il vostro grado e livello di osservazione.

Con uno strumento simile non potreste che classificare il mondo in tonalita' piatte e immobili di grigio.

Anche la sequenza temporale delle foto sarebbe impossibile da compredere semplicemente perche' il tempo e' una cosa che esiste perche' voi, che osservate le foto, siete in grado di osservarlo e, di conseguenza di farlo esistere

Ora, il mezzo che noi usiamo per osservare il mondo, la nostra mente, e' una rete potente ed interconnessa di neuroni che elaborano le informazioni e la realta' come se non fosse altro che una infinita serie di "ricette di cucina", ovvero di cose che possono essere comprese solo scomponendole negli ingredienti elementari opportunamente dosati.

Il genio di Jonh Hopfield produsse una semplice equazione che descrive questo processo e che puo' essere immessa in un calcolatore per simulare (seppure in piccolo e senza troppe pretese) il funzionamento della nostra mente e questo particolare algoritmo che, con la nostra metafora, possiamo delineare le nostre "ricette di cucina".

E' evidente che, come per un osservatore che usa solo una macchina fotografica in bianco e nero, se riusciamo a supporre ed immaginare per un attimo che noi, come osservatori, siamo diversi dalla nostra mente e dal nostro cervello, il cervello stesso e la mente divengono la nostra unica possibile macchina fotografica che abbiamo in questa vita per osservare il mondo.

Se pure aggiungiamo ad essa altri sensi attraverso altri potenti strumenti tecnologici che ci consentono di "vedere altro", tutto cio' che vediamo dovremmo ricondurlo a schemi neurali per "vederlo" e comprenderlo con la nostra mente.

Ne consegue che tutto cio' che osserviamo non puo' che apparire "neurale" ovvero essere riconducibile a schemi matematici tipici del modello di Hopfield, ma nulla, proprio nulla ci assicura che le cose funzionino davvero cosi' e che siano solamente quelle che osserviamo .

Il tempo stesso sarebbe una conseguenza "necessaria" del funzionamento dei neuroni come "sequenza" di cause ed effetti che percorre i gruppi di neuroni elaborando l'informazione e cedendola a quelli successivi.

Tutto dovrebbe rientrare nel fenomeno delle sequenze causa-effetto, e quindi tutto apparirebbe una sequenza di fenomeni causali che si sviluppano su un tempo lineare.

Ma e proprio cosi'?

E se non e' cosi' come possiamo separare l'osservatore dal mezzo di osservazione?

Solo usando l'immaginazione e il MERAVIGLIOSO potere dell'uomo di andare oltre i confini fisici, e solo indagando laddove sembra che sia impossibile indagare, possiamo darci una risposta e superare non solo la fisicita', ma anche il tempo ed il confine stesso della vita.

Probabilmente la mente, come strumento di osservazione, e' il migliore possibile nelle dimensioni che descrivono la vita materiale.

La mente ci consente di comprendere il legami causa-effetto nelle cose e di sopravvivere "comprendendo" il funzionamento minimale della realta' per i soli aspetti che sono utili a questa vita e a questa forma della vita

Ma se dovessimo e potessimo vivere anche in altre dimensioni la mente e l'algoritmo di Hopfield ci andrebbe assai stretto come la nostra macchina fotografica in bianco e nero, e apparirebbe del tutto superato almeno quanto ipotizzare, come faccio io, ben oltre i confini di ogni teoria della fisica moderna, che il vuoto quantistico sia neurale e che l'Equazione a fondamento della unica e piu' omnicomprensiva delle Teorie del Tutto, sia l'equazione dei Neuroni di Hopfield.

A questo punto cominciano ad avere senso i tentativi, in apparenza folli ed incomprensibili del misticismo orientale, di cercare l'Illuminazione nella Vacuita' e dell'esoterismo occidentale, di "costruire un corpo di Luce" che superi i confini impostici dalle formule di Hopfield immagine del limite della nostra macchina fotografica in bianco e nero che usiamo per osservare e che chiamiamo Mente.

In primo luogo occorre mettere a tacere la Mente, ma non per cercare una "connessione" con il fuori, ma con il "dentro", in altre parole individuare, prima d'ogni altra cosa l'osservatore ovvero riconoscere chi osserva, da cosa si osserva (il mondo) e dal come lo facciamo (la Mente).

Non e' un esercizio utile per questa vita, ma per superare i suoi confini ed i suoi limiti e spingere esplorazione oltre ogni limite per cercare l'infinito nell'infinito.

Il solo fatto di immaginare che una simile "follia", come ci appare misurata con gli strumenti della Mente, abbia un senso ed una possibilita' di successo, ci appare "assurdo": ma stiamo usando gli strumenti della Mente e quindi la nostra bella macchina in bianco e nero proprio per cercare se esiste, da qualche parte, una "macchina fotografica a colori" o magari una sofisticata telecamera a nostra disposizione e, magari ancora.... l'infinita possibilita' del possibile oltre l'impossibile.

E' ovvio che se pretendiamo di raggiungerlo con gli strumenti del principio causa-effetto e quindi del tempo sequenziale inesorabile, siamo destinati ad indossare una camicia con le maniche annodate dietro la schiena, ma se scegliamo di superare la Mente possiamo trovare quell'attimo di infinito in cui non ci sono piu' 12, 4 ma neppure 2 dimensioni ma una unica dimensione infinitamente omnicompresiva ed infinitamente concentrata: un punto d'infinito oltre ogni ragionamento mentale, raggiungibile solo immaginando che l'osservatore (il Se) e' altra cosa dallo strumento di osservazione (la Mente).





Commenti:
Sipolino Fabio
Wednesday 7th of July 2021 03:27:50 PM

Da un articolo di Sabato Scala.




N° Post: 29
Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 09:58:17 AM


Filosofia







Jacques Derrida








IL PENSIERO POSTMETAFISICO DI LEVINAS, DERRIDA E DELEUZE

Jacques Derrida

Il filosofo francese Jacques Derrida (El-Biar, Algeria, 1930) e' dal 1983 direttore di studi all'ecole des Hautes studes en Sciences Sociales di Parigi. Tra le sue opere: La scrittura e la differenza (1967); Della grammatologia (1967).Parola, scrittura e metafisica
Derrida sostiene che l'intera tradizione filosofica occidentale, coincidente con la storia della metafisica da Platone fino a Heidegger, svaluta il segno scritto e privilegia il segno orale: secondo tale tradizione la parola e' legata alla presenza, mentre la scrittura e' legata all'assenza. La parola parlata e' presente a colui che la pronuncia e si rivolge sempre a una persona presente. Un testo scritto invece esiste anche in assenza del suo autore e si rivolge sempre a una persona assente. Secondo Derrida la metafisica privilegia la parola, considerandola l'espressione diretta della verita': questa, intesa come la presenza immediata di qualcosa alla coscienza, sarebbe presente solo nel discorso parlato. Il segno scritto invece e' svalutato dalla metafisica, poiche' e' inteso come assenza, ossia come una negazione della presenza e quindi della verita'. In definitiva, la metafisica confinerebbe la scrittura in un ruolo secondario, di traduzione e rappresentazione grafica della parola: il segno orale e' il segno della cosa, il segno scritto e' il segno del segno orale, nel senso che sta al posto della parola parlata e rinvia a essa.La decostruzione della metafisica
Sulla base di queste distinzioni Derrida contesta lo stesso concetto di "presenza" su cui sarebbe fondata la tradizione metafisica: l'idea di presenza e' di per se' gia' un'illusione. Sulla scia di Heidegger Derrida giunge cosi' al progetto di una decostruzione della metafisica. In primo luogo essa mette in questione le opposizioni concettuali classiche (per esempio, l'opposizione fra parola e scrittura), rovesciando la gerarchia che le comanda, ossia il predominio di un termine sull'altro. In secondo luogo, la decostruzione fa emergere una nuova prospettiva concettuale irriducibile al sistema di tali opposizioni. Derrida mostra poi che la definizione del segno scritto e' in realta' la definizione di ogni segno: infatti ogni segno, anche quello orale, non significa mai la cosa stessa ma rinvia a un altro segno, il quale rinvia a sua volta a un altro segno, e questo processo di rinvio e' interminabile. A questo funzionamento del segno Derrida da' il nome di diffe'rance: si tratta della differenza fra segno e segno (ogni segno rinvia a un segno differente da esso) e del differimento, o rinvio incessante, a cui e' sottoposta la presenza della cosa. Sia nel discorso parlato, sia in quello scritto e' impossibile risalire a una verita', a una presenza originaria, poiche' ogni presenza e' gia' presa nella rete infinita dei rimandi da segno a segno. Allo scopo di decostruire la metafisica Derrida trasforma la filosofia in una pratica di scrittura, o grammatologia, aperta alle influenze della letteratura e della psicoanalisi e nella quale la verita' si da' proprio nella scrittura (che e' ripetizione e differenza fra significante e significato) come differimento continuo e traccia.



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Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 09:59:24 AM

Filosofia Tratto da un articolo di www.sapere.it
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Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 09:59:52 AM

Filosofia
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Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 10:00:15 AM

Tratto da un articolo di www.sapere.it


N° Post: 27
Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 09:10:34 AM





La morte e' il piu' clamoroso equivoco della storia umana.





Mario Sommella

Dai piu' eminenti uomini di scienza dell'ultimo secolo scopriamo che l'Universo e' tutto Pensiero e che la Realta' esiste solo in cio' che pensiamo.
L'energia e' quella manifestazione che fa accadere le cose e gli eventi. Essendo di carattere vibrazionale essa si manifesta in una incommensurabile vastita' di forme e di aspetti. Dietro tutte queste apparenze si cela una realta' legata a un campo di frequenze comprese in bande, ciascuna delle quali ha uno sbocco nel panorama delle cose materiali che noi vediamo.
Sofisticate tecnologie dimostrano che l'uomo non muore, quando sembra separarsi dalla sua carica energetica che lo vivifica, perche' cio' che si stacca dal soma migra e fluisce verso altre locazioni.
Il nostro apparato sensoriale e' limitato e quindi inadeguato a permetterci di percepire la realta' al suo livello piu' profondo.
Occorre comprendere che l'anima che sta per trapassare non e' il corpo, bensi' la vita stessa e che la sua natura non e' materica ma spirituale e che al contrario del suo corpo psico-fisico non conosce mutamento, ne' decadimento.
Inconsciamente non possiamo sopportare di morire in quanto sappiamo che non e' possibile farlo. Quando l'Io ben centrato ne ha la suddetta visione, allora siamo fuori dal paradigma spazio-temporale.
Il tutto dipende dalla qualita' del nostro livello di coscienza.
Se non modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, se non cambiamo lo stato della nostra visione del mondo, non potremo scegliere il mondo successivo, ma ci troveremo a ripetere cio' che siamo qui con le stesse difficolta' e le stesse limitazioni.
Il paradiso infine, non e' un luogo, ma e' una dimensione della coscienza.
Il tempo non esiste.
Quando il tempo incomincia a scorrere? L'etimologia della parola ha una derivazione di origine indo-europea che significa dividere.
Quando nasce il tempo nasce anche il concetto di morte.
Anche il Big Bang non e' mai avvenuto
Si e' scoperto di recente un "Campo Informazionale" che permea tutto.
E'infinito. Non ha inizio e non ha fine. Noi vediamo attraverso i nostri occhi tutte le cose divise, frantumate, separate e invece tutto e' Uno. Il viaggio dell'evoluzione e' dall'inconscio al conscio.
Quando mi chiedono cosa c'era prima del tempo e della morte rispondo che tutto cio' che esiste e' AMORE.
Questa parola non e' legata a sentimento, affetto o passione, come lo conosciamo oggi, ma significa A-MORS non morte.
Tutto vive, dall'atomo alla piu' grande galassia.
Abbiamo verificato che anche le piante e i minerali vivono, su piani diversi. Tutto e' costituito da una sola sostanza, con manifestazioni diverse. Questa sostanza e' fisicamente e psichicamente pensante.
Ilya Prygogine, che e' stato il piu' grande chimico vivente (premio Nobel nel 1977), nel corso delle sue ricerche chimiche della materia organica, si e' accorto che ogni molecola viveva e sapeva perfettamente quello che faceva ogni altra molecola a distanze macroscopiche.
Anche nell'esperimento che fece Pauli (fisico) le particelle separate (fotoni) che si trovavano nello stesso livello energetico o stato quantico, pur lanciate a distanze differenti, rimanevano sempre collegate.
Tutto e' interconnesso e non-locale (entanglement).
Le informazioni sono istantanee, perche' abbiamo scoperto che le particelle come possono essere ad esempio gli stessi elettroni/processo o evento, non sono masserelle solide ed inerti, ma nuclei del tutto inconsistenti che rivelano di essere "un bit concentrato di informazione", andando cosi' a costituire un campo informazionale.
L'unica cosa solida allora di cui si puo' parlare di questa materia, che sembrava fatta di "mattoni atomici", e' invece che assomiglia piu' ad un PENSIERO.
Le onde e le particelle ("ondicelle") in realta' sono le solite. Esse si trovano sia qui che ovunque, Cio' perche' esse, oltre ad essere se stesse , sono anche lo spazio che intercorre tra loro.
E quindi non hanno neppure alcun bisogno di comunicare tra loro, perche' sono la stessa cosa dello "spazio".
Ed in piu' esse non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perche' non sono mai state disconnesse o disgiunte.
In sintesi, sono un ologramma, un "Tutto-parte", una versione su scala piu' ridotta del Cosmo, dell' Intero Corpo organico universale. Una goccia concentrata e indissolubile dell'infinito oceano energetico, detto Coscienza non locale.
La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo.
Sia la fisica che la neurofisiologia che la quantistica concordano su questo punto.
Non e' il cervello che produce il pensiero, ma e' il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello.
Max Planck, padre della teoria dei quanti, sciocco' il mondo nel 1944 quando affermo' che esiste un'unica matrice energetica "intelligente" da cui ha origine tutto, il visibile dall'invisibile.
Con questa implicazione sconcertante il mondo scopriva per la prima volta che Tutto e' coscienza.
Abbiamo oggi gli strumenti che possono vedere che intorno a noi esiste un globo luminoso. Un nostro prolungamento (un duplicato immateriale). E'stato definito un campo di ultra-luce.
Noi non lo vediamo con gli occhi e anche con gli strumenti possiamo vedere fino ad un certo punto.
Questo campo e' milioni di volte piu' sottile della piu' sottile materia. Ha una frequenza vibrazionale di 10 alla 26 Hz.
Esso e' piu' sensibile e impressionabile della piu' sensibile ed impressionabile pellicola fotografica.
Anche la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha riconosciuto che gli antichi avevano ragione.
Noi siamo un fascio di vibrazioni di cui l'aspetto fisico, la forma fisica e' solo il nucleo piu' denso.
La luce che vedono le persone che hanno esperienze di premorte (NDE), siamo noi stessi, cio' di cui siamo costituiti.
Un fenomeno straordinario, che merita di essere chiamato con il nome di AUTOPSIA (composto da "autos", stesso e "opsis", vista), cioe' "VISTA DI SE STESSO".
E l'Autopsicita' (quale puo' essere quella dell' esperienza totale del Divino) e' una situazione che implica la visione istantanea e diretta di una "partitura" in cui figurano tutti gli aspetti del Libro della Vita, cioe' di una composizione universale, disposta in piu' mondi.
Qualcuno ha detto: "Chiarisci il tuo senso e illuminerai il mondo". Se vuoi sapere come fare, fai come fece il maestro Zen Poshang. Quando gli fu chiesto come si cerca la natura del Buddha (Dio), Egli rispose: "E'come cavalcare il Bue, in cerca del Bue".
(Prof. Vittorio Marchi)


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Sipolino Fabio
Tuesday 6th of July 2021 09:12:16 AM

Gnosis


N° Post: 26
Sipolino Fabio
Thursday 1st of July 2021 01:46:29 PM


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N° Post: 25
Sipolino Fabio
Tuesday 18th of May 2021 06:49:11 AM


In arrivo la tempesta finanziaria contro l'Italia






In arrivo la tempesta finanziaria contro l'Italia
FAMIGLIE, IMPRESE E BANCHE SARANNO COLPITE ED AFFONDATE DALLE NUOVE REGOLE EUROPEE SUI CREDITI DETERIORATI (I COSIDDETTI "NON-PERFORMING LOANS" O NPL)

Di Megas Alexandros, ComeDonChisciotte.org

Quando (e se) la cosiddetta "emergenza Covid" finira', allora termineranno anche le moratorie sui rimborsi dei prestiti. Per i fatturati delle aziende e per i redditi delle famiglie, di certo non e' al momento prevista una ripresa imponente cioe' utile a consentire di tornare ad una regolare capacita' di rimborso.

Di conseguenza, per le banche italiane si prevede una esplosione dei crediti deteriorati (i cosiddetti "Non-Performing Loans" o NPL). Cio' avra' un tremendo impatto sui bilanci delle banche italiane, compromettendo la loro situazione patrimoniale. Le famiglie e le piccole e medie imprese (PMI) in Italia, gia' martoriate dalla grave crisi economica nella quale il belpaese si dibatte ormai da molti anni, in qualita' di soggetti piu' deboli del nostro sistema economico subiranno un impatto devastante cosi' come devastante sara' l'impatto sulle banche.

Associazioni di categoria, siti internet, stampa e non pochi "autorevoli" esponenti del mondo economico o produttivo stanno lanciando a gran voce l'allarme su questo tsunami gravissimo, che sta per abbattersi su un Paese gia' in ginocchio.

La bomba nucleare pronta ad attivare questa reazione a catena di devastazione sistemica sono proprio le novita' in tema bancario provenienti da parte dell'Unione Europea e riguardanti il meccanismo utile a determinare il momento da cui bisogna considerare insolvente il cliente.

La nuova regolamentazione non riguarda solo le imprese, che hanno voce per gridare, ma anche privati e PMI. Vediamole. Le aziende risulteranno insolventi in caso di maturazione di un arretrato di oltre 90 giorni, superiore a 500 euro, ma pari ad almeno l'1% dell'esposizione verso la banca. Invece, per privati e piccole imprese, le soglie sono di arretrato di oltre 90 giorni, superiore a 100 euro purche' superiore all'1% del totale delle esposizioni verso la banca.

Le nuove norme sulle coperture dei crediti deteriorati, fortemente promosse e volute dalle Banca Centrale Europea, rappresentano dunque il rischio di "una bomba atomica" per i bilanci delle banche.

A questo aggiungiamo che l'Autorita' Bancaria Europea (EBA) non pensa di prorogare ancora la "finestra" di sospensione degli automatismi sulle moratorie, (moratorie che ora sono scadute o stanno scadendo) come ha affermato Isabelle Vaillant, direttore responsabile per le regole prudenziali dell'EBA, in un'intervista al Il Sole 24 Ore (1). Potete ben capire come le polemiche, seguite a tale decisione, siano state molto forti.

Giovanni Sabatini, direttore generale dell'ABI, ha subito tuonato che "e' essenziale, come peraltro unanimemente riconosciuto dalle istituzioni italiane ed europee, che le misure di supporto vengano mantenute" in riferimento alle moratorie ed agli strumenti di supporto al credito legate all'emergenza Covid, nel corso di una audizione dinanzi alla commissione Finanze alla Camera (2) dedicata alla struttura finanziaria delle imprese italiana in tempo di pandemia.

"Sara' un disastro per i bilanci delle banche. Una norma meccanica che applicata alla situazione post-covid e' come una bomba atomica", egli ha proseguito, riferendosi alle norme che, eliminando contestualmente la discrezionalita' delle banche, impongono accantonamenti piu' rapidi sui crediti deteriorati e portano a svalutare di un terzo ogni anno sia gli NPL sia le inadempienze probabili connesse agli NPL, i cosidetti UTP (Acronimo di "Unlikely-To-Pay", cioe' "improbabile che paghi" tradotto letteralmente in italiano. Gli UTP sono dunque crediti che saranno difficilmente pagati).

"Vogliono che si tratti un credito vivo come un credito morto. Invece vanno separate le categorie ed evitato l'automatismo", ha spiegato Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulle banche. (3) Per Nagel, c'e' tuttavia margine di dialogo con Francoforte dal momento che Andrea Enria, gia' a capo della supervisione bancaria di Banca d'Italia, e' ora presidente del consiglio di sorveglianza (quindi, della vigilanza) della Banca Centrale Europea. "La Banca Centrale Europea e' molto diversa in quanto essa ha fatto esperienza della precedente fase e ha un dialogo piu' attivo e produttivo con le banche, il mercato e gli investitori. Con Enria ci sono le basi per dialogare su una riforma".

In altri termini, per sanare i rischi derivanti da una riforma gia' approvata e in procinto di entrare in vigore, la soluzione prospettata e' quella di riformare tale riforma. Sinora la certezza, con cui dovremmo fare i conti dall'introduzione delle nuove regole per il trattamento e la classificazione dei crediti malati, e' pero' il quanto mai piu' probabile aumento dei clienti soggetti a diventare cattivi pagatori, con conseguenti restrizioni di accesso al credito e quindi compromettendo di fatto le prospettive di ripresa.

Se quanto gia' descritto e' uno scenario drammatico, a renderlo spettrale arrivano le parole di Ignazio Visco, governatore di Banca d'Italia Visco. Dichiarazioni che, se lette ed interpretate con occhio esperto, lasciano prefigurare quale sia il vero intento dei poteri al comando: "spazzare via tutte quelle aziende che non presentano modelli di business redditizi" (parole di Jose' Manuel Campa, presidente dell'EBA), di fatto mettendole fuori dal mercato.

Leggiamo i passaggi piu' significativi di Visco pronunciati in audizione alla Camera (4): "l'aumento dei crediti deteriorati e' il principale rischio che le banche italiane si trovano oggi a fronteggiare". Le banche possono gestire gli NPL "da una posizione piu' solida rispetto al passato". Le regole prudenziali non devono mettere in discussione "la capacita' delle banche di finanziare adeguatamente l'economia, in particolare nella fase complessa dell'uscita dall'emergenza sanitaria".

Fin qui niente di nuovo e di piu' preoccupante di quanto abbiamo gia' espresso sopra, ma ecco la frase che ci deve far saltare sulla sedia ed arriva quando Visco parla della riforma in oggetto. Il governatore di Banca d'Italia ne sottolinea la natura prociclica e -- udite bene -- i problemi che creano i maggiori tempi della giustizia civile in Italia in quanto, a parita' di altre condizioni, "l'elevata durata delle procedure di recupero dei crediti si traduce, meccanicamente, in un maggiore stock di NPL e ne deprime il valore". Dunque, Visco sollecita a gran voce il varo di interventi per "accelerare i tempi della giustizia civile, incidendo sulla causa prima del fenomeno".

Spero che avrete compreso bene il significato di tali parole e quale sia l'unica preoccupazione di Visco sul tema. Tanto per essere piu' chiari e diretti, quanto da lui auspicato e' la "sorpresa" gia' pronta, molto probabilmente, a essere introdotta con la prossima riforma della giustizia. Riforma pronta a essere inserita in un qualche decreto con la scusa del "Recovery Fund", secondo cui e' necessario che l'Italia riveda il proprio sistema giudiziario al fine di velocizzare i processi. In altre parole tutto questo e' finalizzato a dare la possibilita', per il sistema bancario e per qualsiasi creditore, di portare via i vostri beni alla velocita' della luce.

Visco non si e' fermato qui. In audizione egli ha proseguito il suo discorso analizzando le misure utile ad affrontare il problema degli NPL secondo lui, in primis la GAGS (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze), da Visto definita come "un valido strumento a supporto della cessione di crediti deteriorati". A fronte di tali operazioni -- 27 in tutto sinora -- sono stati emessi titoli per 17,7 miliardi, di cui 14,4 assistiti dalla GACS. I rimborsi effettuati a partire dalla data di emissione hanno diminuito la consistenza di questi ultimi a 10,5 miliardi, riducendo corrispondentemente l'esposizione dello Stato, ha ricordato il governatore di Bankitalia. Tuttavia, solo 11 operazioni su 27 presentano recuperi in linea con i business plan, mentre le altre hanno subito ritardi, incassando solo 3,2 miliardi, a fronte dei 3,7 attesi, senza pero' riportare perdite sulle 3 tranche di titoli (junior, mezzanine e senior) in cui sono suddivise le operazioni. A seguito degli interventi correttivi alle GACS implementati nel 2019, la performance delle operazioni e' migliorata.

Insieme a una riduzione dei ritardi della giustizia civile (che contribuirebbe a velocizzare ristrutturazioni aziendali e recupero dei crediti, oltre che ad assicurare il buon funzionamento del mercato secondario degli NPL), Visco ha auspicato:

la rapida attuazione dei regolamenti europei volti a facilitare le cartolarizzazioni;
regole armonizzate per coloro che acquistano crediti al di fuori delle operazioni di cartolarizzazione;
meccanismi armonizzati di escussione stragiudiziale delle garanzie;
passi avanti nell'istituzione di societa' pubbliche di gestione dei crediti deteriorati (AMC);
un'estensione delle GACS;
il ripristino della possibilita' di trasformare in crediti d'imposta una quota di attivita' per imposte anticipate (DTA) per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati ceduti a terzi, introdotta dal DL Cura Italia;
Una maggiore attenzione alla solidita' anche delle imprese non finanziarie (NFCs), attraverso misure che ne rafforzino la patrimonializzazione e riequilibrino la loro struttura finanziaria.
Quindi, per una analisi finale e con l'intento di rendere il piu' possibile chiaro per il lettore cosa bolle in padella, possiamo dire che, mettendo tutto in fila:

le nuove regole per i crediti deteriorati;
la conseguente stretta al credito;
un governo a cui e' ormai negata da anni la possibilita' di fare politica fiscale;
la spinta verso le cartolarizzazioni e la richiesta spasmodica di una giustizia a cento all'ora in materia di decreti ingiuntivi, precetti, pignoramenti ed esecuzioni immobiliari;
risulta sempre piu' evidente come gli elementi appena citati abbiano, quale unico ed esclusivo obiettivo, quello di svendere a tempo di record beni ed aziende dei settori strategicamente piu' colpiti da questa pandemia. In conclusione, la pietanza siamo noi.

Di Megas Alexandros, ComeDonChisciotte.org

NOTE

(1) L'Eba promuove le banche "ma sulle moratorie no a ulteriori proroghe" -- Il Sole 24 ORE

(2) Microsoft Word -- Aud_DG_struttura finanziaria imprese_Com Finanze Camera_7apr2021.docx (abi.it)

(3) Andra' tutto bene? Insomma... L'allarme di Nagel sulla Bce (bomba atomica, dice) -- Formiche.net

(4) XVIII Legislatura -- Lavori -- Resoconti delle Giunte e Commissioni (camera.it)





N° Post: 21
Sipolino Fabio
Saturday 1st of May 2021 09:09:31 AM



Jurgen Habermas, la risposta della sinistra al nazionalismo della destra








Su Micromega n.2/2017, l'intervista a Jurgen Habermas, ha questo titolo: "La risposta democratica al populismo di destra", ma non nomina mai il termine "populismo", che probabilmente e' stato scelto dalla rivista. Il titolo piu' appropriato, che abbiamo dunque usato, sarebbe "La risposta della sinistra al nazionalismo delle destra". Come vedremo la cosa fa qualche differenza.




L'avvio e' connesso al ricordo della profezia di Ralf Dahrendorf che nel 1995, in "Quadrare il cerchio", come in altri interventi che pure abbiamo letto (ad esempio nel precedente "1989. Riflessioni sulla rivoluzione in Europa", ma soprattutto nel successivo "Dopo la democrazia") definiva la globalizzazione come un fenomeno capace di mettere a rischio la societa' civile e la liberta'. Il segno dell'autoritarismo, a suo parere si allungava quindi dal "pericoloso concatenamento" che obbliga a sacrificare la coesione sociale in favore del rispetto di quelli che Habermas chiama "imperativi funzionali" dell'economia.
Nella sua visione di allora c'era una sorta di triangolo impossibile (da "quadrare" anche se e' un cerchio) tra la creazione di ricchezza, la coesione sociale e la liberta' politica. Se si compete, creando la ricchezza (per pochi, come lo stesso politologo vede), la coesione sociale si puo' mantenere solo se si sacrifica la liberta' (cioe' si garantisce in modo autoritario, pensa alla Cina). Se si conserva la liberta' invece si perde la coesione. Il motore di tutto e' la globalizzazione. La visione di allora e' piuttosto semplice: "certe persone (per terribile che sia anche solo metterlo per iscritto) semplicemente non servono; l'economia puo' crescere anche senza il loro contributo; da qualunque lato le si consideri, per il resto della societa' esse non sono un beneficio ma un costo". Si tratta di quel 40% che e' ai margini della Information Technology e del suo modello di produzione (come diciamo, della sua "Piattaforma Tecnologica"). La somiglianza tra la fine dell'ottocento e questa fase appare in questa descrizione, ma senza la forza organizzata dei movimenti sociali che allora, organizzati per lo piu' ma non solo dal marxismo, opposero resistenza e individuarono un'altra via. Oggi l'individualismo ha vinto.
La cosa assomiglia al piu' famoso "trilemma della globalizzazione" proposto dall'economista turco Dani Rodrik nel suo best seller "La globalizzazione intelligente", del 2011.

Dentro questo quadro, evocato dalla domanda, Habermas propone di mettere al centro dell'attenzione il conflitto tendenziale tra gli imperativi funzionali dell'economia e la logica della democrazia. Appunto il trilemma di Dahrendorf e di Rodrik.

La "quadratura" che ha fatto sembrare che democrazia e capitalismo (preferisco questo termine piu' specifico al piu' generico "economia"), potessero andare insieme, cioe' che la frizione tra crescita e partecipazione della popolazione a questa, secondo schemi distributivi che si fanno preferire perche' giudicati equi, fosse risolta, e' stata propria della "fase socialdemocratica". Ovvero del trentennio tra il 1945 ed il 1975 nel quale una diversa "Piattaforma tecnologica", e diverse forze in campo, determinano differenziati punti di equilibrio e favorito una "forma di vita" socialmente piu' stabile ed economicamente piu' equa.
Ma questa e' stata da tempo revocata scavando quindi per ragioni strutturali, inerenti la stessa interconnessione dominata dagli spiriti animali della finanza e del capitalismo industriale nel paradigma della IT (automazione, organizzazione a rete, decentramento), sotto le stesse basi del suo consenso, ovvero della democrazia; ne segue per Habermas che il "sogno americano" non si poteva estendere al'intero pianeta. Quello che era il programma trionfalista delle e'lite occidentali era solo "un'illusione".


Ralf Dahrendorf

Questa analisi, condotta nei primi dieci righi, potrebbe dare completamente ragione al pessimismo dell'ultimo Dahrendorf, che credeva la democrazia, semplicemente alla fine, perche' "non applicabile fuori dello Stato Nazione" (DD, p.9). Fuori, cioe', di un ente che nel 2001 gli appare "in crisi terminale". Di conseguenza, per l'ex Commissario Europeo e grande intellettuale bimondo (con ottima conoscenza sia della Germania sia della Gran Bretagna), chi chiede (come Habermas) sempre nuovi "mandati elettorali" al livello sopranazionale "abbaia alla luna". E'dal 1957 che si sentono questi versi, sempre piu' angoscianti.

Ma di cosa bisogna avere oggi paura? Mentre Dahrendorf, la cui saggia voce oggi eminentemente ci manca, temeva in sostanza la "classe globale", dinamica ed irresponsabile, che controlla il mondo, per l'anziano filosofo tedesco, invece, bisogna temere del "nuovo disordine mondiale" e della "impotenza degli Stati Uniti e dell'Europa di fronte ai crescenti conflitti internazionali". Quindi le catastrofi umanitarie e gli atti terroristici.

Habermas in questo intervento dunque decide che l'autoritarismo non e' un destino, ma un effetto di cause strutturali e causalita' che hanno come elemento unificante "il nazionalismo". In questo modo, rispetto al discorso di Dahrendorf, si ha in effetti un totale rovesciamento: l'autoritarismo nella visione del sociologo anglo tedesco scaturiva dall'affermazione di imperativi sistemici di natura economica, ma fatti propri e portati avanti nel mondo da una "superclasse" trasversale di cosmopoliti (cui apparteneva) completamente indifferente alla responsabilita' verso gli "stanziali", cioe' verso quella relativa maggioranza che tende a restare a margine della "Piattaforma tecnologica" del nuovo capitalismo (cioe' di esserne solo cliente, eventualmente indebitato). Nella visione del filosofo tedesco, invece, scaturisce proprio dalla reazione difensiva di questi ultimi.

Si potrebbe dire che sono quindi su due parti opposte di una barricata.

Ma nel dirlo si sarebbe ingiusti verso un pensiero altamente articolato e complesso. Dunque leggiamo di piu': nominando specifici casi (Erdogan, Putin, Trump) Habermas vede una sorta di mobilitazione del risentimento che attraversa, in particolare negli USA, lo sconcerto di una "superpotenza politicamente ed economicamente in declino". Queste reazioni sono, cioe', connesse con l'oggettiva riduzione della forza (in termini di hard power economico, direbbe Nye, cfr "Fine del secolo americano?") dell'occidente nei confronti del resto del mondo (in particolare dei BRIC).
La conclusione e' nella stessa linea del pensiero del Dahrendorf del 1991: questo fenomeno e' irreversibile (ma Ralf e' morto nel 2009, non ha assistito a questo ultimo, sconvolgente periodo). Dunque dovremmo solo "elaborare la percezione di questo declino globale", nel farlo dovremmo anche adattarci, d'altra parte, alla "complessita' sempre piu' esplosiva della nostra vita quotidiana, connessa con gli sviluppi tecnologici" (H. p.6).

Dunque le reazioni nazionalistiche hanno per Habermas origine geopolitica; sono effetto della volonta' di dominio che tenta di reagire ad un declino inevitabile. La sofferenza sociale degli "strati che non traggono alcun beneficio dall'aumento del benessere medio delle nostre economie" interviene solo a "rafforzare" questa dinamica, che ha origine autonoma.


Jurgen Habermas

La pretesa inevitabilita' dell'integrazione prodotta dai mezzi dell'economia (cioe' dal commercio, la liberta' di movimento dei capitali, lo smembramento dei processi produttivi in lunghe catene logistiche in cerca, di volta in volta, della migliore combinazione di fattori produttivi e normativi), di cui nel suo ragionamento Habermas non interroga abbastanza il nesso strutturale con l'assenza di distribuzioni "decenti", lo porta a definire ogni movimento in direzione dello "Stato forte", che intervenendo lotti contro la marginalizzazione di chi e' "rimasto indietro" (termini e parole tradizionali della sinistra, ma ora usati dalla destra, ad esempio da Theresa May, ma certo anche da Trump) solo come reazione nella "falsa direzione dell'isolamento nazionale". Lo porta cioe', bisogna fare attenzione alle parole, ad inquadrare questo schema che mobilita gli insoddisfatti e gli svantaggiati come "falsa" direzione, e come "isolamento". Dunque come qualcosa che non e' "vero".

Habermas e' un filosofo, inoltre ha, sin dal tempo di "Teoria dell'agire comunicativo" elaborato una specifica e molto densa teoria dell'azione e della razionalita'. Dunque qualificare questa politica come "falsa" significa qui che la pretesa di validita' rispetto alla quale la dovremmo giudicare e' "verita' ed efficienza", si tratta di relazionarla quindi alla logica pragmatica; si tratta di rispondere ad una domanda sul "che fare?", e rapportarsi allo scopo ed alle conseguenze. Il capitalismo e la logica degli imperativi sistemici dell'economia, in particolare, sembra dire Habermas, non si possono giudicare altrimenti.
Se, invece, avesse voluto dirci di considerare appropriato un giudizio etico (vedremo che Rahel Jaeggi difende la possibilita' di criticare il capitalismo su questo piano), riferito a "chi vogliamo essere?" e quindi a sfere comunitarie, anche nazionali, avrebbe detto che era inautentico, oppure non veridico, non appropriato ad una corretta descrizione dell'uomo per come si sta formando e determinando.
Se avesse voluto dirci di considerare appropriato un giudizio morale, rispondendo alla domanda "quali norme vogliamo darci?" avremmo avuto bisogno invece di un giudizio pratico di fondazione di queste norme (queste distinzioni sono nelle stesse opere di Habermas degli anni novanta, in particolare "Teoria della Morale", 1991).

Questa decisione, come sempre in tutti i suoi interventi, struttura in realta' tutta la direzione che poi prende il discorso. Dahrendorf, che conosceva molto bene le situazioni avendo fatto anche il politico e non solo il filosofo, giudicava impossibile ripristinare una distribuzione piu' equa, sottraendola alla presa della "classe globale" cosmopolita, se lo schema produttivo della mondializzazione restava in essere. Habermas, invece, che vede "falsa" ogni direzione che si allontani da questo schema (semplicemente qualificandola come "isolamento") si chiede "perche' i partiti di sinistra non vogliono porsi alla guida di una lotta decisa contro la disuguaglianza sociale, che faccia leva su forme di coordinamento internazionale capaci di addomesticare i mercati non regolati".

E'difficile farlo se le mani e la mente sono legate.

Se, cioe', si contribuisce a legarle dichiarando "falsa" quella che e' semplicemente una scelta da giudicare sia sul versante dell'efficienza (che e' altamente questionabile, come si comincia a dire), sia su quello dell'appropriatezza all'integrita' del modo di vivere che vogliamo darci insieme, sia su quello della fondabilita' di norme universali. Una scelta, detto in altri termini, che per l'ampiezza delle dimensioni coinvolte e la vasta serie di implicazioni (sfuggendo alla logica TINA in cui sembra di vedere prigioniero il pensiero), dovrebbe mobilitare giudizi tecnici (ad esempio circa la sostenibilita' delle lunghe catene logistiche e la loro adeguatezza al mutare, che sembra in corso, delle "Piattaforme Tecnologiche" del capitalismo), ma anche giudizi pratici, rivolti all'azione ed adatti alla tessitura morale della situazione e anche rivolti all'integrita' di una identita', giudicata secondo la sua "legge individuale". Cioe', come mostra spesso Taylor, quella "legge" che puo' essere individuata solo dalla descrizione della situazione (in termini narrativi) formulata in modo tale da poter essere giudicata pertinente anche per altri in condizione di comunicabilita'. Un giudizio (per il quale Kant formula il modello "riflettente") che presuppone riconoscimento.

Dato che pero' per Habermas la "nazione" e' semplicemente una direzione "falsa", e' chiaro che c'e' solo un'alternativa (cioe' non ce ne sono): tra il capitalismo selvaggio finanziario e il recupero di sovranita' nello Stato Nazionale, a cui non crede, c'e' solo la "cooperazione sovranazionale capace di dare una forma politica socialmente accettabile alla globalizzazione economica". Resta solo questa via "accidentata", alla quale "una volta l'Unione Europea mirava". Abbiamo appena riletto la discussione sul Trattato di Roma, ben sessanta anni fa, e sinceramente questa descrizione e' troppo debole. L'Unione Europea sin dall'inizio mirava a qualcosa di diverso da una cooperazione sovranazionale legittimata democraticamente. Piu' a qualcosa come una 'direzione sovranazionale di Stati legittimati democraticamente', precisamente allo scopo di ottenere risultati scelti da e'lite schermate.


La cosa e' rafforzata di seguito, quando al termine di un capoverso nel quale e' correttamente sviluppata una critica all'acquiescenza della "terza via" clintoniana (e blairiana o schoderiana) che si accontentava di sviluppare una "politica conforme al sistema economico", e quindi a tollerare i crescenti squilibri e marginalizzazione di parti sempre maggiori della popolazione, Habermas qualifica l'orientamento verso destra di questi umiliati ed offesi concittadini come "irrazionalita'" e "mera rappresentazione del disagio": irrazionalita' e reattivita' provocata anche dalla rinuncia della sinistra a creare una prospettiva "rappresentata in modo credibile e deciso".


Gianni Letta ed un gruppo di studenti fanno la "dab"

Francamente quel genere di prospettiva (il rafforzamento costante del cosmopolitismo e dell'apertura consona alle e'lite) e' invece costantemente presentata in modo molto "deciso" da tutte le sinistre continentali. Quel che manca e' l'altro elemento: la "credibilita'". Ma bisognerebbe chiedersi con maggiore profondita' perche'.

Il problema e' che non e' affatto "irrazionale", dirigersi verso la protezione. Si tratta qui di vedere con che genere di razionalita' si giudica appropriato avere a che fare.
- Non e' efficiente l'integrazione guidata dalla finanza ed a servizio della capacita' del capitale di aumentare costantemente il saggio di sfruttamento, mettendo in competizione in modo subalterno le soggettivita' locali (non e' dunque "vero" che questa direzione sia l'unica possibile perche' progressiva dello sviluppo delle capacita' dell'umanita').
- Ma non e' neppure appropriato rispetto alla veridicita' dei possibili racconti condivisi rispetto a chi vogliamo essere; almeno se il "noi" e' abbastanza largo e condiviso, e soprattutto se e' abbastanza libera dal dominio.
- Infine non e' adeguato ad una descrizione "decente", messa a confronto con le norme degne di essere tenute come universali. In altre parole, un mondo nel quale l'integrazione e' guidata dalle forze che si vedono all'opera non e' fondabile come norma adatta a tutti.

Chiedere protezione non e' dunque una "mera espressione del disagio", ma un comportamento razionale e riflessivo circa la migliore sequenza causale che abbiamo davanti a noi, la piu' appropriata descrizione di noi stessi (e proprio di quel "noi" inclusivo che dovremmo avere in gran rispetto), la piu' adeguata scelta di norme universalizzabili.



Se e' vero che si risponde al populismo di destra, che tende a definire il suo "noi" in opposizione all'altro (individuando delle risposte semplici a problemi che, invece, sono di grande complessita'), solo se si "riottiene potere di azione politica nei confronti delle forze distruttive di una globalizzazione capitalistica scatenata", pero' l'onere di individuare una "agenda" credibile lasciando fermo che "i processi economici e tecnologici" sono intrinsecamente mondiali e' il punto cieco delle e'lite globaliste che Habermas, con queste posizioni, incarna.

Dico questo con una certa sofferenza, dato il mio impegno per i grandi meriti del discorso condotto negli ultimi quaranta anni dal teorico della democrazia radicale, di fronte a posizioni che complessivamente erano ancora piu' schiacciate sul dominio dell'economia capitalista neoliberale.
Ma "un'agenda politica orientata alla guida politica dei processi economici e tecnologici della societa' mondiale" e' un oggetto che galleggia a mezz'aria. Manca infatti del tutto qualcosa come una "societa' mondiale", a meno di considerare tale esattamente quelle "classi globali" che l'ultimo Dahrendorf (ma anche l'ultimo Rorty) individuavano con obiettiva precisione. Manca qui del tutto la solidarieta' che fonda la societa', e manca la capacita' di cooperare sulla base di una dinamica integrata di negoziati e discorsi razionali per i quali non sono sedimentati a sufficienza i presupposti. A fronte di questa assenza (certo non necessariamente eterna, ma certo molto radicale) c'e' la presenza sovrabbondante della forza di disgregazione e della violenza indecente del capitale mondializzato.

In questi termini la distanza tra questa "agenda" e quella neoliberale e' di difficile individuazione. Rischia, malgrado la critica, di essere di fatto solo una riproposizione della mossa clintoniana (che, ricordo, si definiva anche essa in opposizione all'agenda neoliberale, ma, accettando che l'economico e' per sua natura globale e non giudicabile con le armi dell'etica e della morale, ha finito ad essere indistinguibile e quindi non credibile).

La scelta per Habermas e' quindi secca: tra un "cosmopolitismo di sinistra -- liberale in senso culturale e politico" e il "tanfo etnonazionalistico della critica della destra alla globalizzazione".

Detto cosi' e' molto chiaro. Come sottolinea Miche'a (che in questo mi pare aver sostanzialmente ragione), la "sinistra" e la prospettiva "socialista" sono storicamente distinte: la "sinistra" e' cosmopolita, universalista e liberale; il socialismo e' comunitario, universalista e cooperativo.

A allora ci sarebbero quattro alternative:
- Il cosmopolitismo di destra, universalista e libertario;
- Il cosmopolitismo di sinistra, universalista e liberale;
- L'internazionalismo socialista, comunitario, universalista e cooperativo;
- Il nazionalismo di destra, etnocentrico e identitario.

Dobbiamo quindi provare a caratterizzare meglio questo schema. Il testo continua da questo punto parlando della politica interna tedesca. In particolare con riferimento alla delicata questione dell'immigrazione, che rischia di far esplodere dall'interno il partito di Angela Merkel. Ed infine spende poche parole per censurare una politica esclusivamente riferita all'interesse nazionale (mal inteso) nei confronti del resto d'Europa alla quale e' imposto una lesionista politica di austerita'.


Immanuel Kant

Proviamo dunque a introdurre qualche distinzione utile a concludere dove vedo la differenza:
- Il 'cosmopolitismo', come dice la parola stessa, indica un movimento ideale e filosofico antico, antistatalista, presente gia' in alcuni filosofi cinici (Diogene di Sinope), ma sistemato in epoca illuminista da Voltaire e soprattutto da Kant. In "Per la pace perpetua" (PPP), propone infatti una Lega dei popoli che dia origine a un ordinamento giuridico globale (Weltbu'rgerrecht). L'ambiguita' del termine affonda nell'esistenza di due versioni: la versione individualista (per cui si puo' essere cosmopoliti e libertari, rifiutando qualsiasi appartenenza e rivendicando un'autonomia radicale) e nella versione solidaristica (per cui si puo' essere cosmopoliti e orientati ad una sorta di naturalismo universalista, valorizzando cio' che di comune e riferito all'eguale natura abbiamo tutti). La versione di Kant, ripresa sia da Habermas come da Derrida, e' particolarmente interessante in quanto connesso con quel principale asse portante del discorso politico occidentale (Tucidide-Adams-Hobbes-Freud) e quella antropologia pessimista che vede l'uomo nello stato di natura come essenzialmente "lupo con gli altri uomini". Lo abbiamo visto con Sahlins, ma anche con Hirschman. Come dice all'avvio della parte seconda Kant "lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni a fianco degli altri, non e' uno stato naturale, il quale e' piuttosto uno stato di guerra", la pace deve quindi essere "istituita". Ne segue che per non restare nello "stato di natura" (ovvero nella "sfrenata liberta'" dei selvaggi "che consiste nell'essere continuamente in lotta tra loro invece che sottoporsi ad una costrizione legale stabilita da loro stessi", preferendo dunque "una liberta' folle ad una liberta' ragionevole") occorrera' che gli Stati lascino la loro "maesta'", riposta "proprio nel fatto di non essere soggetto a nessuna costrizione legale", uscendo quindi dallo stato di natura, per una federazione di pace (foedus pacificum) "che si differenzierebbe dal Trattato di pace (pactum pacis) per il fatto che questo cerca di porre fine semplicemente a una guerra, quella invece a tutte le guerre per sempre" (K, PPP, Feltrinelli p.62). una simile federazione, bisogna notare, "non si propone la costruzione di una potenza politica, ma semplicemente la conservazione e garanzia della liberta' di uno stato preso a se' e contemporaneamente di tutti gli stati federati senza che questi si sottomettano a leggi pubbliche e alla costrizione da esse esercitata". Questa federazione, per non essere costruzione di potenza, deve diventare ovviamente mondiale. In un passaggio finale cruciale, strettamente connesso con il sorgere del liberalesimo (abbiamo visto ad esempio in "Il mercato e il dono"), Kant individua in un'intelligenza della natura la molla che spinge l'uomo, anche se fosse un diavolo, alla cooperazione e quindi alla pace perpetua del cosmopolitismo federale: lo spirito del commercio "che non puo' convivere con la guerra, e che prima o poi si impadronisce di ogni popolo" (PPP, p.78). Quindi "la potenza del denaro" fa si' che gli Stati lavorino per la "nobile pace". "E' questo il modo particolare in cui la natura garantisce la pace perpetua, con il meccanismo delle stesse umane inclinazioni; certo con una sicurezza che e' insufficiente per predire (teoricamente) il futuro, eppure sul piano della pratica basta e impone il dovere di lavorare per questo scopo (non semplicemente chimerico)". La posizione di Habermas sembra una mera glossa.


Friedrich Engels

- L' "Internazionalismo", proposto dai socialisti nel XIX secolo, in alcuni casi e' proprio in polemica con l'ideale borghese del cosmopolitismo (spesso riletto come falsa coscienza del colonialismo), del capitale, ovvero della logica stessa del denaro, che come giustamente vede Kant, e' naturaliter cosmopolita. Gia' nel "Manifesto del Partito Comunista", opera del 1848 scritta per conto della Lega dei Comunisti per disporre di un'arma in vista dell'imminente rivoluzione europea (e per distinguersi dalla folla di posizioni, tra le quali spiccava la "Giovine Italia" e la "Giovine Europa" di Mazzini, i vari "socialismi" ed i residui giacobini ancora forti), Marx ed Engels riconoscono che la borghesia ha avuto una funzione rivoluzionaria, nel rompere le condizioni di vita "feudali, patriarcali, idilliache", lacerando "senza pieta'" i "variopinti legami che nella societa' feudale avvincevano l'uomo ai suoi superiori naturali", insomma, come dicono splendidamente "ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo cavalleresco, della sentimentalita' piccolo-borghese". Essa vive rivoluzionando costantemente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, "quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali". E'questo gelido calcolo che spinge la borghesia per tutto il globo, "dappertutto essa deve ficcarsi, dappertutto stabilirsi dappertutto stringere relazioni". Ne segue che "sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi". Dunque e' il proletariato, che non avendo nulla pure nulla ha da perdere, che provochera' quindi la rivoluzione unendosi e con essa la dissoluzione di tutti gli Stati nell'utopia di una libera cooperazione priva di coercizione. Piu' o meno il contrario di cio' che e' avvenuto. Certo, anche nel pensiero di Marx, notoriamente poco focalizzato sulla questione dello Stato e della nazione (lui che nacque al confine tra Germania e Francia, e fece sempre vita da esule) nella pratica la cosa non si risolve scolasticamente nell'immaginare un'indifferenziata rivoluzione mondiale sincronizzata e per questo disprezzare le lotte nazionali. In una lettera a Engels del 20 giugno 1866, ad esempio, si fa beffa del "cinismo da cretino" di Proudhon che condannava gli sforzi polacchi di liberarsi del giogo coloniale russo perche', a suo dire, "ogni nazionalita' e le nazioni in quanto tali sono pregiudizi superati". Come si vede e' un'idea vecchia che spesso ne nasconde un'altra, quella di fare fuori una soggettivita' scomoda delegittimandone in radice l'esistenza. Talvolta per abolizione della nazionalita' si intende ad esempio solo assorbimento nella propria (ad es. francese). Il punto e' che bisogna sempre vedere cosa sta succedendo. In una tarda lettera a Kautsky (7 febbraio 1882) lo stesso Engels dichiara che "un movimento internazionale del proletariato e' possibile solo tra nazioni indipendenti". Proprio perche', lungi dall'essere uniti dalla forza del denaro, o dei commerci e dalle influenze del capitale, "una cooperazione internazionale e' possibile solo tra eguali". Insomma, una cosa e' l'internazionalismo, altra il colonialismo ed imperialismo mascherato da cosmopolitismo. E due anni prima di morire, nel 1893, ancora piu' nettamente, "senza l'autonomia e l'unita' restituite a ciascuna nazione europea" non e' possibile "l'unione internazionale del proletariato". Lo strano concetto che esprime in tale occasione e' che Irlanda e Polonia "sono internazionali nel senso migliore del termine allorche' sono autenticamente nazionali". Qui viene fatta giocare l'attenzione ad un rovesciamento piuttosto comune: un cosmopolitismo espansivo che non riconosce dignita' ed autonomia agli oggetti cui si applica, in vista di una missione universale auto attribuita. Allora anche il subalterno (come i bianchi poveri del sud in America verso i neri schiavizzati, secondo l'esempio di Marx) nel paese "guida" trovera' soddisfazione in questa capacita' di controllare, da parte della nazione "universale", quella subalterna o dominata. Il cosmopolitismo come falsa coscienza del colonialismo puo' estendersi dunque anche alle classi subalterne (il cui "internazionalismo" in questo caso diventa anche esso falsa coscienza) per il trasferimento del senso di superiorita' e, insieme, la difesa delle briciole che cadono dal tavolo del banchetto coloniale.


Per concludere questa difficile lettura bisogna distinguere e comprendere nel movimento ad allargare e superare barriere e steccati quale e' la natura di queste (da cosa proteggono) e quale e' la natura dell'agente che unifica.

Nell'impostazione universalista e insieme libertaria dell'individualismo liberale l'agente e' un vincolo auto assunto razionalmente per rispondere alla pressione civilizzatrice ed insieme distruttiva del capitale. Cioe' della logica connettiva, che prescinde da ogni individuale differenza, dello scambio commerciale. L'uomo, naturalmente ferino, e' sottomesso grazie al suo egoismo che "dietro le spalle" lo determina, obbligandolo al cosmopolitismo per via della dinamica propria dell'economia che cerca sempre nuovi sbocchi. Nessuna patria, nessuna socialita' e cultura, puo' e deve ostacolare lo spirito del capitalismo che e' di suo "senza patria". Qui gioca anche una idea meccanica, additiva, cumulativa di progresso, sostanzialmente schiacciata sul modello dell'avanzare dei dispositivi tecnologici e la loro prometeica capacita' di fare del mondo una mera collezione di beni a disposizione (abbiamo toccato questi temi anche nella lettura di "Il vicolo cieco dell'economia").

Nell'impostazione socialista l'agente liberante non e' invece la logica del denaro, come si ritrova in fondo anche in Habermas (varra' la pena un giorno di inseguire questa idea dentro le sue opere degli anni novanta), ma la liberazione dell'uomo dai limiti imposti ad esso dalle costrizioni ascrittive (famiglia, gerarchie, religione, stato). Uomo che impara, nell'applicazione alla trasformazione del mondo, condotta in comune, e quindi nel lavoro (reso sociale proprio dalla "Piattaforma Tecnologica" ottocentesca, per usare una terminologia contemporanea), ad essere autonomo e libero insieme. Il comunitarismo socialista non vede individui atomistici, come il liberalesimo, ma esseri completi, mente, corpo e passioni, che vivono insieme in quanto naturalmente "umani". L'uomo per il socialismo non e' una cosa, e non e' neppure una macchina valorizzante, non e' solo oggetto di calcoli di altri. Bisognera' cercare ancora gli strumenti per pensare questa differenza.
Nello stesso modo, mi sembra, l'internazionalismo e' un movimento in cui l'agente liberante e' nelle comunita', in cio' che effettivamente siamo, in cio' che condividiamo fattualmente, con tutto il portato di storia, memoria di lotte e sconfitte, come di vittorie, con il sedimento della lingua (della quale ci avvisava l'ultimo Pasolini), ma anche delle tradizioni giuridiche, dei presidi, delle forme economiche proprie, del modo di produrre. Un movimento, che al contrario del cosmopolitismo non salta i passaggi, non usa la logica uniformante dello scientismo, ma si muove tra comunita' mettendole in contatto partendo da unita' e autonomia (come diceva il vecchio Engels).

Ora possiamo provare, provvisoriamente ed insufficientemente, a concludere. Bisogna scegliere tra:
- Il cosmopolitismo di destra, universalista e libertario;
- Il cosmopolitismo di sinistra, universalista e liberale;
- L'internazionalismo socialista, comunitario, universalista e cooperativo;
- Il nazionalismo di destra, etnocentrico e identitario.


Da un articolo del sito

http://tempofertile.blogspot.com/




N° Post: 18
Sipolino Fabio
Saturday 1st of May 2021 09:04:15 AM


Samir Amin, "Oltre la mondializzazione"





Dopo aver letto il libro seminale "Lo sviluppo ineguale" del 1973, e l'intervento recentissimo "La sovranita' popolare, unico antidoto all'offensiva del capitale", separati da oltre quaranta anni, il libro del 1999, "Oltre la mondializzazione", puo' aiutare a comprendere meglio la posizione dell'economista egiziano, da sempre fautore di una lettura della mondializzazione realmente esistente come forma di imperialismo.



La mondializzazione e' interpretata da Amin come processo avviato per una dinamica propria del sistema capitalista che parte dalla doppia crisi, politica ed economica, resa evidente dai movimenti del 1968 e dalla rottura del sistema monetario a partire dal 1971. La mondializzazione come transizione, dunque, verso un avvenire sconosciuto e come processo intrinsecamente caotico, il cui esito e' indeterminato. Essa potra' risolversi sia in un avvenire multipolare e piu' umano, come in una degradante caduta in un mondo sempre piu' ineguale, dispotico, e segregazionista.
Il secondo esito si affermera' se quella che chiama la legge implacabile dell'accumulazione, alle diverse scale sempre uguale a se stessa, sara' lasciata libera di dominare l'intero sistema sociale e la logica dei rapporti tra paesi; allora si produrra' quella che Amin chiama "la legge del valore mondializzato", che necessariamente produce sempre maggiore polarizzazione.
La proposta essenziale del libro del 1973 e', come si vede, ancora riaffermata a venticinque anni di distanza.


Piu' in particolare l'analisi e' che il capitalismo, ovvero il sistema che a posteriori appare dominato dalla meccanica autoreferente del capitale (cioe' della valorizzazione per se stessa), tende per sua natura all'espansione, dunque alla mondializzazione, e all'accumulazione. Quindi tende alla polarizzazione ed alla crescita delle ineguaglianze a tutti i livelli. Ne consegue che la polarizzazione e' una legge immanente dell'espansione mondiale del capitalismo (p.21).
In altre parole, il capitalismo genera continuamente centri di accumulazione, e continuamente lascia indietro periferie. Come scrive Lohoff in un contributo contemporaneo, nel 2000, "Fughe in avanti", il "mondo incantato della globalizzazione" si fonda su questa continua accelerazione nella creazione di valore per il valore, ovvero di "valore fittizio" che accumula potenziale di rischio. Sia Lohoff, sia Amin, pur senza individuare una data (dato che non hanno la "sfera di cristallo", come dira' il secondo) prevedono allora che questo accumulo determinera' un giorno una crisi: il potenziale di rischio si dovra' scaricare.
Rispetto all'analisi del Gruppo Crisis, pero', Amin guarda piu' al quadro internazionale, e riconosce che e' nella periferia per eccellenza, quella del mondo non occidentale, che le logiche polarizzanti della creazione di valore senza distribuzione, e la "contraddizione in divenire" (Marx) del capitalismo si manifestano in pieno. E'qui che dopo la crisi degli anni settanta, senza mutare la sua natura, il capitalismo ha spostato la sua capacita' di creare accumulazione, potenziandola, oltre la semplice distinzione tra industrialismo e non.
Chi resta invece connesso con lo schema che vede i paesi industrializzati, per il solo fatto di esserlo, piu' avanti nella scala della civilizzazione, e piu' connessi con il centro, puo' mancare di osservare che a ben vedere la mondializzazione contemporanea ha imparato a farne a meno: la polarizzazione si manifesta facendo leva su altri fattori scarsi.
Anche se alcune periferie si sono industrializzate restano, infatti, fondamentalmente subalterne rispetto alla potente logica di capitali governati, in modo ferreo e cooperativo ad un tempo, da quella che, semplificando, Amin prende in questi anni a chiamare la "Triade" imperialista mondiale: Stati Uniti, Europa e Giappone.

L'industrializzazione delle periferie si e' infatti prodotta, dove e' avvenuto, per effetto di alcuni meccanismi strettamente connessi:
- La fuga dei capitali dalle periferie al centro (che determina il "tributo" di cui parla anche Todd pochi anni dopo);
- La migrazione selettiva dei lavoratori;
- La riaffermazione di posizioni di monopolio (anche se in parte immateriali);
- Il controllo da parte dei centri dell'accessibilita' alle risorse del pianeta (non ultimo manipolandone i prezzi).
Tra i monopoli piu' determinanti c'e' quello delle tecnologie.
Per cui le periferie ora svolgono la funzione essenziale di fornire i prodotti facilmente sostituibili, quelli industriali e di massa. Mentre il centro si riserva di dirigerne la produzione, di progettare l'innovazione, di, eventualmente, fornire i prodotti intermedi e le macchine.
Le ultime periferie, il "Quarto mondo", forniranno infine, come sempre, il residuo: le materie prime e gli uomini. Quegli uomini che vengono fatti filtrare secondo la necessita', ma mai veramente liberamente, per tenere sotto controllo costante il lavoro.
Controllo accentuato dalla piena liberazione degli scambi e dei capitali.


Per Amin l'ideologia neoliberale, dai tempi del "tono fiabesco" preso da Walras (p.59), vede il mercato come una sorta di chiamata sacra, capace di generare da sola l'unione di democrazia ed universalismo. Viceversa mercato e democrazia sono in tensione reciproca (almeno se la seconda e' rettamente intesa, come processo e tensione all'inclusione, e non solo come forma), e la mondializzazione realmente esistente e' in tensione con l'universalismo. La stessa deregolazione, promossa sul commercio internazionale dall'OMC, e' a ben vedere una forma di altra regolazione, inibente le capacita' di autodifesa e a servizio degli attori piu' forti, in particolare delle multinazionali.

Questa nuova economia si muove, dunque, "alla ricerca di chimere" (p 66).

Peraltro, dopo la rottura del compromesso fordista, faticosamente negoziato nel mondo sviluppato, anche a partire dalla capacita' delle periferie di opporre resistenza alla generalizzazione della logica del valore (facendo leva sia sul contropotere sovietico sia sul cosiddetto "movimento dei paesi non allineati") e al vecchio colonialismo che ne era espressione rozza ma efficace, i compromessi sociali sono stati disgregati, consentendo la ricostituzione di un "esercito di riserva" anche nel centro.
Ma questo "esercito" si costituisce anche nelle periferie, e anche piu' numeroso e disperato. La modernizzazione anche delle periferie (che restano tali) non lo ha riassorbito, tutt'altro: ha creato un nucleo di lavoratori integrati nelle forme moderne di produzione, rivolte per lo piu' all'esterno e per questo strutturalmente dipendenti e fragili, e un molto piu' vasto mondo di lavoratori sradicati, esclusi e sottoproduttivi che una mal coordinata industrializzazione dell'agricoltura per l'esportazione ha separato dalle loro fonti di esistenza (anche esistenziale).

Uno dei nodi e' che le attuali condizioni, e Amin scrive prima che la mondializzazione acceleri, rendendolo sempre piu' evidente, rendono impossibile assorbire queste sempre crescenti "riserve".

Sintomo di questo processo e' anche la crescente finanziarizzazione, che rende sempre piu' dipendenti dal debito e sempre piu' al suo servizio. Le crisi del sud-est asiatico della fine degli anni novanta ne e' spia.

Quale e' la prospettiva? Non certo tornare alle vecchie regolazioni, che sono ormai trascorse, ma sviluppare lotte locali e determinate dalle condizioni sempre diverse della dominazione e della dipendenza, "a modo loro mondializzate". Lotte che possano spostare i rapporti di forza, come una volta fecero le lotte coordinate dei paesi coloniali, per arrivare a costruire un mondo effettivamente "policentrico", che sia "capace di assicurare ai popoli e alle nazioni margini di autonomia tali da consentire il progresso democratico e sociale -- in altri termini 'un'altra mondializzazione'" (p 100).

Questa formula, tanto anni novanta, puo' creare alla sensibilita' odierna qualche problema, ma credo vada compresa nei suoi termini. Una mondializzazione significa qui la liberazione, ognuno nei suoi termini, a livello necessariamente mondiale, dei diversi percorsi di sviluppo e volonta' di affermazione; significa assicurare nel mondo che non ci sia solo dominazione.
E assicurarlo superando l'attuale dipendenza dal sistema politico e sociale in cui si afferma senza limiti la competizione tra i proprietari del capitale dominante, ovvero del "capitalismo". Cio' non significa necessariamente, pero', superando il capitalismo (che questo e', per Amin, una prospettiva lunga, "secolare"), ma almeno ripristinare la giusta relazione tra economia e politica. Infatti "l'economia e' incastrata in un iceberg di rapporti sociali di cui la politica costituisce la parte emergente". Si tratta dunque di non mettersi piu' a servizio del mercato, ma essere in grado, a livello locale e mondiale, di delimitarne di nuovo il campo di azione.

E'in realta' l'economia che e' incastrata nella politica; e cio' anche per i "cinque monopoli" che determinano l'attuale dominazione (e rendono tali le periferie anche quando sono industrializzate): si tratta dunque di definire semplicemente quali interessi devono determinare la politica che si afferma.

Nel seguito del testo sono riassunte, come sempre, le condizioni dell'equilibrio mondiale, con particolare attenzione ai paesi non core. Dunque la Cina, la Russia, il mondo arabo e africano.

Nel 1999 la Cina stava crescendo da anni al ritmo ufficiale del 10%, secondo un modello che prevedeva fortissimi controlli sui capitali e inconvertibilita' della moneta. Una lieve flessione si produsse a seguito della crisi asiatica e del programma di privatizzazione di molte imprese statali. Nel quindicesimo congresso Jiang Zemin annuncio' la chiusura di molte imprese statali per dare spazio a imprese private (ma sempre connesse con il sistema politico-bancario nazionale).



Questo e' il contesto nel quale Samir Amin dichiara essere il progetto cinese "del tutto coerente, ma non socialista". In sostanza un progetto di "capitalismo nazionale e sociale" che non e' affatto trainato dalle esportazioni, come puo' sembrare, ma dagli investimenti.
Un capitalismo separato da quello della "triade", e quindi potenzialmente ad esso opposto, anzi un progetto che punta a promuovere la propria accumulazione vedendo gli Stati Uniti come avversario fondamentale.

Quello cinese gli appare, insomma, come un progetto di una societa' modernista, nazionale e sociale (p. 119), in cui anche i processi di privatizzazione sono essenzialmente da interpretare come istanza di decentramento e di apertura, ma sotto il perdurante controllo sociale. Un processo che apre alla possibilita' di conflitti regionali, tra un nord ancora burocratico e per certi versi "feudale", ed un sud diviso tra una Shanghai capitalista ed una Canton "compradora" (ovvero parassitaria). Conflitti che si manifestano anche entro il partito e la sua complessa governance.
Il vero rischio che si palesa (e costituisce progetto per le forze esterne, in particolare per il grande capitale occidentale) potrebbe essere quindi la disgregazione del grande paese tra un sud-est incentrato su Canton, Hong King e Taiwan, un centro su Shanghai e Wuhan, e le regioni del Tibet e di Sinkiang "indipendenti" (ovvero dipendenti da altri).

L'analisi prosegue con una breve caratterizzazione della crisi russa e del mondo arabo. Quindi della "catastrofe economica dell'Africa" (p157), dove i progetti nazionalisti e modernizzanti che fecero capolino nell'epoca della decolonializzazione sono stati nel frattempo sconfitti completamente. Le parole d'ordine, sia pure imperfette, dell'indipendenza politica, modernizzazione dello stato e industrializzazione sono state quindi accantonate.

La sempre maggiore estroversione dell'economia qui si e' accompagnata con la disintegrazione della societa', che si sta separando in un piccolo strato di borghesia dipendente dai poveri surplus ricavati dalle esportazioni (prodotti con selvagge forme di sfruttamento interno di una mano d'opera povera che, rispetto agli oceani di disperazione che la circonda sembra addirittura privilegiata), effetto della industrializzazione subalterna al mercato mondiale che si e' affermata, in uno strato di lavoratori inclusi e in un crescente esercito di proletarizzati. Restano le famiglie dedite all'agricoltura tradizionale di sussistenza, sempre piu' aggredita ed erosa dalla tenaglia delle importazioni e delle condizioni ambientali.


Nelle conclusioni Amin chiama alla costruzione di un "fronte nazionale, popolare e democratico" (p179), che avvii una strategia della liberazione imperniata sulla ricerca dell'autonomia e che sia capace di superare le tre fondamentali contraddizioni del capitalismo:
- La subordinazione dei lavoratori;
- Lo scontro tra il calcolo economico a breve termine (l'unico possibile) dei pochi, e l'interesse (non economico, ma sociale e politico) a lungo termine dei piu';
- Il contrasto strategico tra centri e periferie (che continuamente su riformano). In particolare tra societa' capitaliste centrali, periferie integrate (ma subalterne) e periferie emarginate (p201).

La prospettiva geopolitica suggerita e' di lavorare per una regionalizzazione sul piano di indipendenza e di parziale disconnessione. Una quindicina di regioni organizzate attorno a poteri egemonici sulla scala locale ed in grado di promuovere e difendere al loro interno efficaci compromessi sociali e stabilita'. Una lunga transizione che muova da riforme radicali capaci, pur "senza rompere integralmente con le logiche del sistema in tutte le loro dimensioni", di trasformarne la portata e di prepararne il superamento (p.207).
Si tratta in sostanza di confrontarsi sul piano di quattro sfide:
- Il mercato,
- L'economia-mondo,
- La democrazia,
- Il pluralismo nazionale e culturale.

La messa in equilibrio di queste sfide, ed il superamento dei limiti fondamentali del capitalismo (alienazione del lavoro, polarizzazione, calcolo economico a breve termine secondo una mal intesa legge del valore) richiedera' una lunga transizione, come quando il feudalesimo si e' tramutato in capitalismo, superando una lunga fase di coesistenza.


Ma l'obiettivo e' decisivo: "irregimentare il mercato e metterlo a servizio di una riproduzione sociale che assicuri il massimo progresso sociale" (p. 238)


Da un articolo del sito
http://tempofertile.blogspot.com/




N° Post: 17
Sipolino Fabio
Saturday 1st of May 2021 07:22:40 AM





LA PESSIMA SETTIMANA DI NAVAL'NYJ [di Orietta Moscatelli]

La rete di uffici regionali che fa capo ad Alexej Naval'nyj in tutta la Russia e' stata doppiamente sospesa: prima per ordine di un tribunale, poi per decisione dei piu' stretti collaboratori dell'oppositore russo, in entrambi i casi in attesa della classificazione di "organizzazione estremista" che certo arrivera' a conclusione di un processo in corso. Un altro procedimento penale e' stato avviato a febbraio; si e' appreso giovedi', giornata in cui e' stato anche respinto l'appello del dissidente in carcere contro la condanna per diffamazione nei confronti di un veterano della Seconda guerra mondiale.
L'intensa settimana giudiziaria di Naval'nyj lancia segnali su diversi piani.
Sul fronte interno il messaggio e' che l'opposizione extraparlamentare anti-Putin va annientata in vista delle elezioni parlamentari di settembre. L'intransigenza sara' totale in caso di nuove proteste, quindi a nessuno venga in mente di raccogliere il testimone dell'avvocato-blogger e tantomeno di pensare che possa diventare un giorno un interlocutore politico.
Sul fronte internazionale, il proliferare delle azioni anti-Naval'nyj sfida apertamente Usa, Ue e quanti promettono ulteriori punizioni esemplari per la Russia che viola i diritti e le liberta' fondamentali e che sul dissidente moscovita hanno riposto variegate speranze.
Il Cremlino alza il tiro ed e' allo stesso tempo un alzare di spalle. La Federazione russa in rotta con l'Europa e in circospetto esame delle intenzioni americane comunica che andra' avanti per la sua strada e che altre sanzioni contribuiranno a cementare la calorosa e sempre piu' necessaria entente con la Cina.
Inoltre, dettaglio non irrilevante, se il presidente americano Joe Biden intende incontrare il collega russo a giugno, dovra' farlo malgrado il giro di vite in corso, declassando i dolori del giovane Alexej a male minore.

L'IRAN DI BIN SALMAN [di Corrado ?ok]

In un'intervista all'emittente nazionale al--Arabiya, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS) ha usato toni concilianti nei confronti dell'Iran, suggerendo che la cooperazione sarebbe possibile qualora la Repubblica Islamica rivedesse alcuni elementi chiave della sua politica regionale.
Le inedite affermazioni aperturiste del principe hanno dato adito a ipotesi di riconciliazione tra Riyad e Teheran. Uno sguardo piu' approfondito invita a maggiore cautela. I paletti indicati da MbS alle relazioni bilaterali non sono cambiati rispetto al passato: l'arricchimento dell'uranio, il programma missilistico e il sostegno a gruppi armati ostili rimangono una sfida cruciale per la sicurezza del regno e costituiscono tre capisaldi su cui l'Iran non e' disposto a cedere senza contropartite adeguate. Pertanto, l'apertura di MbS nei confronti di Teheran e' da ritenersi piu' simbolica che non un sincero cambio di rotta. Cosi' come le indiscrezioni sui contatti tra intelligence saudita e iraniana in Iraq non sono il preludio alla normalizzazione.
Un atto concreto di riconciliazione sarebbe stato, ad esempio, una dichiarazione a favore dell'iniziativa di pace iraniana per il Golfo Hormuz Peace Endeavor oppure il lancio di un forum alternativo.
Le affermazioni aperturiste vanno lette all'interno della strategia saudita nei confronti dell'amministrazione Biden. Con le decisioni di questi mesi (pubblicazione quasi integrale del rapporto sull'omicidio Khashoggi, interruzione della vendita di armi per la guerra in Yemen e riduzione dello scudo anti--missilistico sul suolo saudita), il presidente degli Stati Uniti ha tracciato delle chiare linee rosse attorno alla leadership di MbS, pur senza volerla ribaltare. A cio' potrebbe aggiungersi la proposta di legge della deputata democratica Ilan Omar che andrebbe a colpire le societa' controllate direttamente dal principe, qualora coinvolte nell'omicidio Khashoggi.
Per evitare ulteriori conseguenze, il principe ha adottato un profilo piu' basso e una postura piu' conciliante nella regione, come dimostrano anche le recenti aperture a un processo di pace in Yemen. Oltre alle pressioni della nuova presidenza americana, MbS deve fare i conti con i negoziati per il ritorno all'accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) in corso a Vienna. Sebbene restino ancora numerosi ostacoli alla riattivazione dell'accordo, Washington e Teheran sembrano intenzionate a trovare l'intesa. Ne sono una prova le dichiarazioni del Dipartimento di Stato sulla possibile rimozione delle sanzioni correlate al Jcpoa che l'allora presidente Donald Trump aveva reimposto nel 2018. Un gesto che va parzialmente incontro alle richieste di Teheran e punta a rafforzare i riformisti iraniani a meno di due mesi da elezioni in cui i conservatori, contrari al Jcpoa, partono favoriti.
L'Arabia Saudita non e' nella posizione di poter intralciare l'accordo, a differenza di Israele. MbS vuole pero' inserirsi indirettamente nelle trattative per far si' che tutte le minacce alla sicurezza saudita -- non solo il nucleare -- vengano messe sul tavolo del negoziato. A tal fine, il principe ereditario invia messaggi distensivi nei confronti dell'Iran, assecondando il desiderio americano di apertura; ma al contempo sottolinea come Teheran debba venire a patti su programma nucleare, missili balistici e clienti nella regione.

IL QUAD SI COAGULA [di Federico Petroni]

In settimana, Australia, Giappone e India hanno lanciato la Supply Chain Resilience Initiative, coordinamento per permettere agli operatori economici interessati di diversificare gli approvvigionamenti e le filiere produttive.
La Cina non e' mai menzionata ma e' talmente chiaro chi e' il bersaglio che il ministero degli Esteri di Pechino ha duramente condannato l'iniziativa, spiegando che un programma artificiale non puo' non minare gli equilibri economici. Sostituite "artificiale" con "filoamericano" ed "equilibri economici" con "interessi cinesi" e avrete una versione piu' aderente al pensiero pechinese.

Il progetto manifesta infatti come il Quad stia assumendo una sua concretezza. Nei sogni washingtoniani piu' sfrenati, il coordinamento a quattro con Delhi, Canberra e Tokyo riscoperto nel 2017 dovrebbe approdare a un'alleanza navale. Forse domani; oggi, per non inquietare nessuno (opinioni pubbliche dei tre e Cina), si accontenta di affrontare Pechino sui fronti piu' morbidi. Come quello delle filiere produttive, che gli americani vogliono slacciare dalla Repubblica Popolare nei settori tecnologici d'avanguardia per rallentarne l'ascesa.

Il Quad, dunque, ha sostanza. Lo si evince anche dall'annuncio del governo australiano di investimenti per 747 milioni di dollari locali in quattro nuove basi nello spopolato Nord del paese, da cui l'esecutivo ha spiegato che vuole contribuire alla sicurezza dell'Indo-Pacifico citando espressamente gli Stati Uniti e gli altri partner. Canberra muove le pedine verso nord, avvicinandole alla linea di contenimento anticinese lungo gli stretti asiatici.

Il tutto mentre la propaganda di Pechino si scaglia pressoche' contemporaneamente contro l'Australia rea d'immischiarsi a Taiwan, contro il Giappone ammonendolo sulle isole Senkaku e contro gli aiuti americani all'India per il coronavirus, definiti "tardivi". Non esattamente un modo per conquistarsi amici. Eloquente segnale di come la Cina dia questi paesi per persi. Vista cosi', se anche il parlamento di Tokyo approva l'ingresso nell'area di libero scambio promossa dalla Repubblica Popolare, gli strateghi cinesi non cantano certo vittoria.

MILITARI E SEPARATISMO IN FRANCIA [di Dario Fabbri]

Momento complesso per la Francia. Negli ultimi giorni e' esploso lo scontro tra l'Eliseo e una parte delle Forze armate, segnato da una lettera aperta pubblicata lo scorso 21 aprile sulla rivista Valeurs actuelles, firmata da decine di ufficiali in carica e da venti generali in pensione, in cui si paventa la possibilita' di un golpe militare se la politica non interverra' per riportare l'ordine tra "le comunita' composte da stranieri".
Al centro della contesa la possibilita' di assimilare gli immigrati e i loro discendenti di religione musulmana, manovra di caratura strategica che potrebbe decidere la traiettoria del paese. Eliseo e Forze armate concordano sulla necessita' di compiere tale processo per beneficiare della crescita demografica che interessera' l'Esagono nei prossimi anni. Ma differiscono sui mezzi per perseguire l'obiettivo. Per Macron, e' indispensabile formare gli imam ai valori repubblicani; per i militari in questione, servirebbe la legge marziale.
La soluzione golpista resta altamente improbabile -- questa settimana sono state annunciate dure pene per i firmatari tuttora in servizio. Ma il malessere registrato nelle caserme conferma la spinosita' di una questione che Macron prova a risolvere nell'alveo democratico. Su cui si gioca letteralmente il futuro della Francia.
Come segnalato da una disputa finora circoscritta, eppure emblema della criticita' della fase attuale.

I CENSIMENTI DI USA E CINA

Questa settimana sono usciti -- o non sono usciti, nota altrettanto interessante -- i dati relativi alla popolazione della prima potenza al mondo e del suo principale sfidante.

Sugli Usa ha scritto Dario Fabbri:
I dati del censimento 2020 segnalano che la popolazione statunitense ha raggiunto i 331 milioni, il piu' basso aumento dal 1930, con una maggiore crescita al Sud e all'Ovest e una diminuzione al Nord-est e al Midwest.
Lo spostamento della popolazione determinera' un aumento dei rappresentati alla Camera: due in piu' per il Texas, uno in piu' per Florida, Montana, Oregon, Colorado, North Carolina; mentre Illinois, Michigan, Ohio, New York, Pennsylvania, West Virginia e California perderanno un seggio ciascuno. Mutamenti che conferiranno un maggiore peso politico al Sud (meno all'Ovest), con inevitabili conseguenze nella corsa alla Casa Bianca e sulla battaglia per l'eredita' culturale della Confederazione, innesco del movimento di Black Lives Matter.
Eppure non sposteranno il baricentro strategico della nazione, fisiologicamente centrato sulla popolazione di origine tedesca stanziata anzitutto nel Midwest. Perche' al di la' di qualsiasi elemento protocollare, lo heartland di una potenza e' definito dal ceppo dominante, dunque puo' modificarsi soltanto per sostituzione di questo con un altro, non per semplici variazioni numeriche della popolazione. Quanto potrebbe accadere negli Stati Uniti se il dominante gruppo germanico fosse rimpiazzato da un altro -- in nessun altro caso. Realta' da rammentare nelle ore in cui si discute di incremento o diminuzione dei seggi al Congresso come di eventi decisivi.

Sulla Cina, Giorgio Cuscito:

Pechino ha posticipato la pubblicazione del nuovo censimento della Repubblica Popolare (il settimo), ma nega che, come sostenuto dal Financial Times, il documento certifichi il primo declino demografico del paese dai tempi del disastroso "balzo in avanti" voluto da Mao Zedong negli anni Cinquanta.
Il quotidiano cinese Global Times afferma che se i nuovi calcoli ufficiali indicheranno una popolazione inferiore all'1,4 miliardi registrati nel 2019 e' probabile che ci sia stato un errore statistico in precedenza. Il censimento sarebbe infatti piu' accurato delle relazioni redatte annualmente. A ogni modo, la testata sostiene che la diminuzione del numero di abitanti dovrebbe iniziare nel 2022, ponendo fine a un quinquennio di crescita




N° Post: 14
Sipolino Fabio
Wednesday 28th of April 2021 08:38:58 AM


Hacking della vecchiaia









L'azienda spagnola Grifols ha contribuito a scatenare un putiferio l'anno scorso quando, insieme ad altre aziende, ha offerto quasi il doppio del prezzo corrente per le donazioni di sangue per una sperimentazione del trattamento COVID-19.

La Brigham Young University in Idaho ha dovuto minacciare alcuni studenti intraprendenti con la sospensione per impedire loro di cercare intenzionalmente di contrarre il COVID-19.

La sperimentazione e' fallita, tuttavia, e ora l'azienda con sede a Barcellona spera di estrarre qualcosa di molto piu' prezioso dal plasma dei giovani volontari: un insieme di molecole microscopiche che potrebbero invertire il processo di invecchiamento stesso. All'inizio di quest'anno, Grifols ha chiuso un affare da 146 milioni di dollari per acquistare Alkahest, una societa' fondata dal neuroscienziato dell'Universita' di Stanford Tony Wyss-Coray, che, insieme a Saul Villeda, ha rivelato in articoli scientifici pubblicati nel 2011 e nel 2014 che il sangue di giovani topi aveva effetti riparatori apparentemente miracolosi sul cervello di topi anziani.

La scoperta si aggiunge a un'area calda di indagine chiamata geroscienza che "cerca di capire i meccanismi molecolari e cellulari che rendono l'invecchiamento un importante fattore di rischio e il driver delle comuni condizioni croniche e malattie dell'eta' adulta", secondo il National Institutes of Health.

Negli ultimi sei anni, Alkahest ha identificato piu' di 8.000 proteine nel sangue che mostrano potenziale promessa come terapie.

I suoi sforzi e quelli di Grifols hanno portato ad almeno sei studi di fase 2 completati o in corso per trattare una vasta gamma di malattie legate all'eta', tra cui Alzheimer e Parkinson. Alkahest e un numero crescente di altre startup di salute geroscienza segnalano un cambiamento di pensiero su alcune delle malattie piu' intrattabili che l'umanita' deve affrontare.

Piuttosto che concentrarsi esclusivamente sull'eziologia di singole malattie come le malattie cardiache, il cancro, l'Alzheimer e l'artrite - o, per quella materia, COVID-19 - i geroscienziati stanno cercando di capire come queste malattie si riferiscono al singolo fattore di rischio piu' grande di tutti: l'invecchiamento umano.

Il loro obiettivo e' quello di manipolare il processo di invecchiamento stesso e, nel processo, ritardare o evitare l'insorgenza di molte delle malattie piu' associate all'invecchiamento. L'idea che l'invecchiamento e la malattia vadano di pari passo non e', ovviamente, una novita'.

Cio' che e' nuovo e' la ritrovata fiducia degli scienziati che "l'invecchiamento" puo' essere misurato, invertito e controllato. Fino a poco tempo fa, "le persone che lavorano sulle malattie non pensavano che l'invecchiamento fosse modificabile", dice Felipe Sierra, che recentemente e' andato in pensione come direttore della Divisione di Biologia dell'Invecchiamento al National Institute on Aging, una parte del NIH.

"Questo e' in realta' cio' che molti libri di medicina dicono: Il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e' l'invecchiamento, ma non possiamo cambiare l'invecchiamento, quindi parliamo di colesterolo e obesita'.

Per l'Alzheimer, l'invecchiamento e' il principale fattore di rischio, ma parliamo dell'accumulo di proteine beta-amiloidi nel cervello.

Ora questo sta cominciando a cambiare". Felipe Sierra, recentemente andato in pensione come direttore della Division of Aging Biology, parte dei National Institutes of Health.

Per gentile concessione di NIH/Istituto Nazionale sull'Invecchiamento Il risultato e' un'inondazione di denaro di investimento, un'esplosione di ricerca su cio' che precisamente va male nei nostri corpi quando invecchiamo e la promessa di risultati clinici lungo la strada. Nei mesi precedenti la pandemia, gli investitori hanno raccolto miliardi di dollari per finanziare le biotecnologie volte a commercializzare la nuova scienza.

Alcune aziende biotech stanno sviluppando farmaci e infusioni progettati per pulire le cellule zombie e la spazzatura metabolica che si accumulano con l'eta'.

Altre sperano di infondere nuovo vigore a componenti cellulari in declino, come le cellule staminali, o di spronare il corpo ad azioni benefiche aggiungendo ormoni o proteine oscure, che diminuiscono con l'eta'.

Il NIA, sotto il suo direttore, Richard Hodes, ha recentemente annunciato piani per spendere circa 100 milioni di dollari nei prossimi cinque anni sulla ricerca di base volta a comprendere la "senescenza cellulare". "Non avete idea di quante persone sono interessate a investire denaro nella longevita'", ha detto Nir Barzilai, il direttore fondatore dell'Istituto per la ricerca sull'invecchiamento presso l'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University, e il fondatore di una societa' che mira alla salute mitocondriale.

"Ci sono miliardi di dollari". Anche se la stragrande maggioranza di questi sforzi rimane in sviluppo preclinico, molti sono recentemente entrati in prove FDA e potrebbero potenzialmente colpire il mercato in pochi anni.

Alcuni stanno gia' comparendo sul mercato grigio, sollevando la preoccupazione che i venditori ambulanti stiano vendendo olio di serpente anti-eta'.

Altri, nel frattempo, si preoccupano di cosa potrebbe accadere se questi farmaci mantenessero davvero le loro promesse: i giovani poveri saranno costretti a vendere il loro sangue agli anziani miliardari? Le magiche pillole anti-invecchiamento diventeranno la provincia dei ricchi di Park Avenue e Hollywood, come i lifting, i trapianti di capelli e le iniezioni di botox? Il resto di noi contadini senili sara' costretto a guardarli invecchiare all'indietro mentre noi siamo lasciati ad appassire e morire? Hacking della vecchiaia Invecchiare di solito non finisce bene.

Nonostante i massicci guadagni nell'aspettativa di vita umana - negli ultimi 150 anni e' quasi raddoppiata in molte nazioni sviluppate, anche se e' diminuita nell'ultimo anno a causa della pandemia - non abbiamo ancora trovato un modo per fermare l'inesorabile pedaggio che il tempo impone ai nostri corpi. Anziani che praticano yoga in una struttura di vita assistita per aiutarli a rimanere snelli; la Silicon Valley sta lavorando alla propria soluzione ai problemi di mobilita' e ad altri problemi dell'eta' avanzata.

Craig F.

Walker/The Boston Globe/Getty Quando invecchiamo, il nostro sistema immunitario comincia a crollare, creando uno stato di infiammazione di basso livello che sopprime la rigenerazione cellulare e porta a questi dolori.

Possiamo vivere piu' a lungo, ma stiamo soffrendo.

Poiche' i nostri mitocondri cessano di produrre efficacemente energia per le nostre cellule, passiamo molti di quegli anni extra duramente conquistati facendo sonnellini pomeridiani.

Mentre le nostre cellule staminali diventano letargiche e quiescenti, la nostra massa muscolare si riduce e le nostre ossa diventano sempre piu' fragili.

In breve, i nostri corpi cadono a pezzi. Il primo accenno al fatto che potrebbe essere possibile entrare nella biologia dell'invecchiamento e' venuto, in modo abbastanza improbabile, da una serie di esperimenti di laboratorio su una specie umile di verme rotante.

Alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, studi su gemelli identici avevano gia' dimostrato che circa il 30% della longevita' negli esseri umani poteva essere attribuita alla genetica.

Ma la maggior parte degli scienziati credeva che il processo di invecchiamento fosse un fenomeno troppo complesso per essere modulato semplicemente modificando un paio di geni o prendendo una pillola. Poi nel 1993, Cynthia Kenyon, una biologa dell'Universita' della California a San Francisco, raddoppio' la durata della vita di un verme da tre settimane a sei mutando un singolo gene.

Il lavoro ha suggerito la possibilita' di farmaci che potrebbero aumentare la longevita' senza mirare a malattie specifiche.

Ha suggerito che il processo di invecchiamento stesso potrebbe essere manipolato. All'epoca, una frangia di appassionati di longevita' stava, senza saperlo, gia' cercando di fare cio' che Kenyon ha fatto nei vermi tondi attraverso la pratica della restrizione calorica.

Questa idea e' decollata quando il gerontologo Roy Walford della UC Los Angeles ha raddoppiato la durata della vita dei topi da laboratorio limitando il loro apporto calorico e poi e' diventato un sostenitore vocale per la pratica negli esseri umani.

Ha scritto una serie di libri best-seller negli anni '80 e ha adottato una dieta da 1600 calorie al giorno per gli ultimi 30 anni della sua vita.

Oggi, i suoi accoliti emaciati possono ancora essere avvistati alle conferenze sulla longevita', misurando meticolosamente il loro cibo durante la pausa pranzo. La scienza emergente ora spiega perche' potrebbe esserci qualcosa in questo metodo di bio-hacking.

Negli esseri umani, l'insulina e' il segnale ormonale che indica alle nostre cellule di assorbire lo zucchero e convertirlo in energia.

Insieme a un ormone strettamente correlato chiamato Insulin like-Growth Factor 1 (IGF1), l'insulina influenza un gran numero di altri processi cellulari, compreso il tasso di divisione cellulare, che molti credono sia direttamente correlato all'invecchiamento.

Quando l'insulina e l'IGF1 negli esseri umani o composti analoghi nei vermi sono ridotti - perche' stiamo morendo di fame, o i geni sono stati modificati - una serie di meccanismi di riparazione cellulare che sono normalmente in standby si mettono in moto. L'adattamento ha senso dal punto di vista dell'evoluzione.

I tempi preistorici consistevano in lunghi periodi di scarsita' punteggiati da preziose finestre di abbondanza.

Dal momento che non si poteva dire quanto sarebbero durati i bei tempi, i nostri antenati hanno sviluppato la capacita' di crescere e costruire grasso e muscoli il piu' rapidamente possibile.

Un banchetto innescava il corpo a rilasciare insulina e IGF1, che permetteva alle nostre cellule di iniziare ad assorbire il glucosio e le spronava a riversare energia nella riproduzione e rigenerazione cellulare finche' i nostri livelli di insulina rimanevano alti. Placche di beta-amiloide e tau nel cervello.

Per gentile concessione del NIH/Istituto Nazionale sull'Invecchiamento Quando le calorie non erano piu' facili da trovare, il nostro corpo si e' adattato abbassando i livelli di insulina e IGF1 - un segnale per le nostre cellule di rallentare la rigenerazione e la riproduzione, e dirottare invece l'energia nei processi cellulari piu' adatti a facilitare la nostra sopravvivenza in tempi freddi e magri.

Il corpo umano protegge le cellule che ha gia': produce piu' enzimi per garantire che le proteine non si pieghino in modo errato, accelera il macchinario progettato per riparare il DNA rotto e rompe i detriti cellulari e le cellule difettose che altrimenti potrebbe ignorare, recuperando le parti che puo' utilizzare per alimentare le sue cellule piu' sane durante i giorni di magra.

Nel processo, pulisce la spazzatura cellulare che, in particolare quando invecchiamo, probabilmente promuove l'infiammazione a basso livello. Attualmente non c'e' alcuna indicazione approvata dalla FDA per i farmaci che mirano al processo di invecchiamento stesso.

Per ottenere l'approvazione, i farmaci devono mirare a una malattia specifica.

Non e' una coincidenza che alcuni gerontologi abbiano scelto il popolare farmaco per il diabete, la metformina, come "modello" per una nuova classe di farmaci anti-eta' approvati dalla FDA.

Funziona influenzando la sensibilita' del corpo all'insulina e puo' avere un effetto sul ritmo del metabolismo e sul dispendio energetico.

Se gli studi in corso confermeranno la sua efficacia e vincera' l'approvazione, creera' una categoria regolamentare completamente nuova di farmaci che, piuttosto che trattare malattie specifiche, lavorera' per prevenire che il nostro corpo si deteriori ulteriormente una volta che ne abbiamo gia' sviluppato uno. "L'invecchiamento guida le malattie", dice Barzilai di Albert Einstein, che guida lo studio.

"Questo e' il nostro punto.

Se fermiamo l'invecchiamento, questo smette di guidare le malattie". Tutta una serie di altri potenziali farmaci anti-eta' potrebbe non essere molto lontana.

I biologi molecolari hanno scoperto un secondo modo importante per manipolare il processo di invecchiamento nei primi anni 2000, allevando ceppi di lievito di birra, mosche della frutta e vermi per vivere piu' a lungo.

Hanno sequenziato i genomi dei ceppi piu' resistenti e poi hanno lavorato a ritroso per identificare le specifiche varianti genetiche che sembravano essere associate ad una maggiore longevita'.

Questo li ha portati a mTOR, una variante genetica che serve come bersaglio di un farmaco anti-eta' chiamato rapamicina, che e' ora in fase di sperimentazione clinica.

Tra questi sforzi scientifici c'e' un massiccio studio longitudinale sull'invecchiamento canino all'Universita' di Washington, che ha arruolato 30.000 cani e prevede di selezionare 500 cagnolini fortunati per partecipare a una sperimentazione con la rapamicina. La caccia ad altre "manopole di controllo" che potrebbero essere prese di mira con i farmaci continua negli istituti di ricerca di tutto il mondo.

Un terzo approccio sarebbe aumentare la produzione di un enzima chiamato AMP-Kinase, che modula i processi cellulari come la crescita e il metabolismo, basato sul livello di energia disponibile per il consumo.

Anch'esso e' emerso negli ultimi anni come un altro obiettivo promettente, insieme a molte altre molecole, ormoni e proteine che sembrano diminuire con l'eta' e che svolgono un ruolo chiave nella riparazione cellulare, rigenerazione, protezione e funzione efficiente. Vera Gorbunova, co-direttore del Rochester Aging Research Center presso l'Universita' di Rochester, e i suoi colleghi hanno confrontato 18 specie di roditori, tra cui castori, criceti e topi, ordinati per longevita' e cercato modelli interessanti.

Significativamente, hanno scoperto che la riparazione "piu' robusta" del DNA rotto, i progetti cellulari a livello molecolare che si trovano in ciascuna delle nostre cellule, sembra coevolvere con la longevita'.

In altre parole, le specie che vivono piu' a lungo hanno una capacita' piu' robusta di riparare il tipo di problemi che inevitabilmente si verificano con l'eta'.

La ricerca e' stata recentemente pubblicata sulla rivista Cell. Vera Gorbunova, co-direttore del Rochester Aging Research Center dell'Universita' di Rochester "C'era una correlazione molto forte tra la durata della vita delle diverse specie e la loro capacita' di riparare le rotture del DNA", ha detto Gorbunova.

"Guardiamo anche perche' e' meglio.

Abbiamo trovato una proteina che e' molto importante nella riparazione del DNA ed e' piu' attiva nelle specie longeve". Gorbunova ha fatto alcuni dei suoi lavori piu' eccitanti su una superstar oscura nel campo della longevita' conosciuta come il ratto talpa nudo, un roditore senza pelo e rugoso con un paio di incisivi simili a quelli di un castoro che vive nei tunnel dell'Africa orientale.

Il ratto, a volte indicato con il suo soprannome tenero, "Cucciolo di sabbia", ha un'aspettativa di vita insolitamente lunga - 30 anni, 10 volte piu' lunga del suo cugino stretto, il topo di campagna nordamericano, che raramente supera i tre anni. Gorbunova attribuisce gran parte della resistenza dei topi talpa all'abbondanza di acido ialuronico, un componente importante della pelle che e' coinvolto nella rigenerazione dei tessuti.

Anche se i topi e gli esseri umani hanno anche l'acido ialuronico, i tessuti dei topi talpa nudi sono "saturi di esso", dice Gorbunova.

Oltre ad avere forti proprieta' antiossidanti, e altre che sembrano attenuare le conseguenze distruttive dell'infiammazione cronica e diffusa che spesso si accumula con l'eta', l'abbondanza di ialuronano sembra anche prevenire la crescita di cellule tumorali maligne. "Lo ialuronano e' una storia molto bella perche' possiamo vedere la possibilita' di tradurlo agli esseri umani", dice Gorbunova.

"Lo abbiamo, ma non ne abbiamo molto, quindi penso che ci sia spazio per migliorare.

Possiamo trovare il modo di aumentare i nostri livelli di ialuronano". Per Gorbunova, le differenze tra il topo e il ratto talpa nudo sono facilmente spiegate dall'evoluzione - i loro rispettivi adattamenti sono orientati ad aumentare le loro possibilita' di successo riproduttivo.

"Per un topo, la migliore strategia per avere piu' progenie e' quella di essere molto, molto prolifico molto rapidamente perche' poi qualcuno lo mangera', e non ha la possibilita' di vivere piu' a lungo", spiega.

"Il ratto talpa nudo vive sottoterra e ha pochissimi predatori.

E si riproducono fino a molto tardi nella vita.

Quindi evolverebbero il meccanismo che permette loro di vivere piu' a lungo e di respirare il piu' a lungo possibile solo perche' possono.

Non c'e' nessuno che li mangia.

E piu' a lungo vivono, piu' progenie hanno". Un ratto talpa nudo e' raffigurato all'Universita' di Rochester il 31 gennaio 2018.

J.

Adam Fenster/Universita' di Rochester La stessa logica si applica agli esseri umani - e spiega anche perche' i nostri corpi cadono a pezzi.

Le malattie dell'invecchiamento, molti gerontologi ora sostengono, sono la naturale conseguenza dei progressi della durata della vita moderna, che ora si estende decenni oltre l'eta' riproduttiva, e quindi non e' stata soggetta allo stesso scolpire evolutivo squisitamente efficiente che potrebbe aumentare le nostre probabilita' di sopravvivere.

"Se si mette questo lavoro in una prospettiva evolutiva, non avremmo dovuto vivere cosi' a lungo", dice Gerard Karsenty, che presiede il Dipartimento di Genetica e Sviluppo alla Columbia University Medical Center.

"L'invecchiamento e' un'invenzione del genere umano.

Nessuna specie animale ha imbrogliato con successo il proprio corpo - ha imbrogliato la natura - tranne l'uomo.

Gli elefanti possono vivere per 100 anni, ma hanno vissuto per 100 anni un milione di anni fa.

Gli esseri umani hanno superato in astuzia il loro stesso corpo". Ma cosa ha a che fare tutto questo con il giovane sangue di Wyss-Coray e Villeda? Rigenerazione Saul Villeda ora gestisce un laboratorio alla UCSF su una collina che si affaccia sulla famosa Haight-Ashbury di San Francisco.

Delle scale tortuose conducono ad un corridoio sotterraneo illuminato da luci fluorescenti e ad un'angusta suite di stanze impilate da parete a parete con gabbie per topi.

C'e' qualcosa di insolito in molti dei topi nella stanza.

Ambulano nelle loro gabbie, con due teste, due serie di gambe e corpi a doppia larghezza. I topi a doppia larghezza sono prodotti di una macabra procedura nota come "parabiosi", una tecnica che Villeda padroneggiava da studente laureato nel laboratorio di Wyss-Coray per l'improbabile esperimento che ha portato alla fondazione di Alkahest e agli studi clinici sul sangue volti a trattare l'invecchiamento.

La procedura, sperimentata per la prima volta nel XIX secolo dallo scienziato francese Paul Bert, fonde i sistemi circolatori di due roditori aprendo i loro corpi e cucendo le loro ferite insieme, in modo che i loro corpi si fondano mentre guariscono. Per impararlo, Villeda ha avuto un maestro esperto: Thomas Rando, un neurologo che studia la longevita' e occupa l'ufficio accanto a Wyss-Coray.

Rando ha avuto l'idea di far rivivere questa tecnica oscura nei primi anni 2000.

Era arrivato a credere che uno dei motivi per cui i nostri corpi perdono i loro poteri rigenerativi quando invecchiamo e' perche' le nostre cellule staminali smettono di ricevere i segnali a livello molecolare necessari per attivarle.

Rando non sapeva quali potessero essere questi segnali.

Ma sapeva dove trovarli: il sangue dei topi piu' giovani.

Inserisci la parabiosi. Per verificare la sua ipotesi, Rando ha unito topi anziani con roditori piu' giovani in modo che condividessero lo stesso sistema circolatorio, poi ha testato la loro capacita' di guarire piccole ferite.

I risultati sono stati drammatici.

I topi anziani erano in grado di riparare piccoli strappi nei loro muscoli molto piu' velocemente dei loro coetanei non congiunti a topi piu' giovani.

I topi piu' giovani, d'altra parte, guarivano molto piu' lentamente di quanto avrebbero fatto normalmente. I risultati erano esaltanti.

Suggerirono che le cellule staminali potevano essere rivitalizzate semplicemente reintroducendo nel flusso sanguigno le molecole, presenti nel sangue giovane, che potevano accenderle.

Il passo successivo era trovare i fattori specifici di promozione della giovinezza nel sangue responsabili del cambiamento.

Ma questo non sarebbe stato facile. "E'la piu' grande spedizione di pesca che si possa immaginare", ha avvertito Rando all'epoca, notando le migliaia di proteine, lipidi, zuccheri e altre piccole molecole nel siero del sangue. Guardando questo svolgersi dalla porta accanto, Wyss-Coray, che ha studiato il morbo di Alzheimer, e l'allora studente laureato Villeda erano dubbiosi di poter indurre un simile ringiovanimento nel cervello.

Qualunque cosa fosse nel sangue giovane che ha stimolato la rigenerazione, sembrava improbabile che sarebbe stato in grado di passare la barriera emato-encefalica, il confine semipermeabile che mantiene il sangue circolante, e gran parte del carico che trasporta, di entrare nel sistema nervoso centrale.

"Ma l'abbiamo fatto comunque, perche' all'epoca ero uno studente laureato, e Tony sosterra' sempre le idee folli", ricorda Villeda. Dopo aver unito topi anziani e giovani, Villeda ha sacrificato i topi anziani, ha tagliato i loro cervelli in piccole fette e li ha colorati con un colorante speciale che si e' legato ai neuroni del bambino.

Poi ha contato il numero di nuovi neuroni e li ha confrontati con i livelli normali di crescita neuronale in topi di eta' simile.

I risultati, quando li ha pubblicati nel 2014, hanno scioccato il mondo scientifico.

L'infusione di sangue nuovo ha portato ad un aumento di tre volte del numero di nuove cellule nervose generate nel cervello dei topi anziani.

Ma questa non era l'unica rivelazione.

Aveva gia' dimostrato che i giovani membri delle coppie di topi anziani congiunti generavano molte meno nuove cellule nervose dei giovani topi lasciati liberi di vagare, slegati dai loro cugini anziani.

E mentre i vecchi topi diventavano piu' energici, i topi piu' giovani si comportavano improvvisamente come se fossero di mezza eta'. Dal momento che la parabiosi non e' un'opzione per i pazienti umani, Villeda e Wyss-Coray hanno provato a tirare fuori lo stesso trucco con una semplice infusione di plasma sanguigno.

Anche li', i risultati sono stati migliori di quanto si aspettassero.

Su compiti di navigazione spaziale, come trovare una piattaforma subacquea su cui riposare in una camera piena d'acqua, i giovani topi che avevano ricevuto iniezioni di "sangue vecchio" hanno eseguito molto peggio di un gruppo che ha ricevuto iniezioni di plasma da topi piu' giovani.

Una volta infusi con il sangue di topi giovani, i topi dal sangue vecchio, nel frattempo, sono stati in grado di individuare la piattaforma con la stessa facilita' dei loro fratelli piu' giovani. Un operatore sanitario con in mano del plasma convalescente.

Ichal Chem/Riau Images/Barcroft Media/Getty I risultati hanno generato titoli in tutto il mondo.

E presto Wyss-Coray e il suo protetto Villeda iniziarono a ricevere molte e-mail bizzarre e a volte macabre.

Una missiva agghiacciante proveniva da un uomo che si offriva di fornire tutto il sangue di cui Wyss-Coray avrebbe avuto bisogno per questo esperimento, sostenendo di poterlo ottenere da bambini umani di qualsiasi eta'.

Ci fu anche una marea di suppliche accorate da parte dei pazienti di Alzheimer e dei loro cari che chiedevano informazioni sulle sperimentazioni umane, disperati di fermare la marcia spietata della malattia incurabile e degenerativa. La domanda che ha cambiato la vita di Wyss-Coray e' arrivata dalla famiglia del miliardario cinese Chen Din-hwa, recentemente scomparso, noto anche come il "Re del filato di cotone" di Hong Kong, per l'attivita' di fornitura di filati che ha fondato nel 1949. Sul suo letto di morte, affetto dal morbo di Alzheimer avanzato, Din-hwa, 89 anni, ha ricevuto infusioni di plasma sanguigno per una condizione medica non correlata.

Nelle ore che seguirono, il nipote Vincent avrebbe poi detto a Wyss-Coray, il vecchio divenne sorprendentemente sveglio e coerente, permettendo ai suoi cari alcuni preziosi momenti finali di connessione.

Il sangue giovane sembrava aver avuto un effetto straordinariamente ristoratore sul vecchio, proprio come era successo ai topi di Wyss-Coray. Dopo la morte di Din-hwa nel 2012, Vincent, un biologo molecolare della UC Berkeley, ha cercato di spiegare il bizzarro fenomeno.

Alla fine ha trovato il primo documento di Wyss-Coray e Villeda sui topi. La parola e' arrivata a Wyss-Coray attraverso un conoscente comune nell'industria biotecnologica.

"Ha detto: 'Tony, c'e' questa persona ricca a Hong Kong'", ricorda Wyss-Coray.

"'Vuole avviare una societa'.

Sei interessato?" Vincent e Wyss-Coray hanno formato Alkahest, una biotech con sede a San Carlos che ha raccolto piu' di 150 milioni di dollari dalla societa' della famiglia Din-hwa - il gruppo Nan-Fung - l'Universita' di Stanford, la fondazione Michael J.

Fox e Grifols, la mastodontica azienda spagnola di plasma sanguigno che alla fine avrebbe comprato tutti gli altri. Il vero lavoro di scoprire precisamente cosa c'era nel sangue che causava questa notevole trasformazione era solo all'inizio. Chimica dell'invecchiamento Negli anni successivi agli esperimenti iniziali sui topi, Villeda, Wyss-Coray e un certo numero di ricercatori indipendenti hanno identificato una serie di proteine che sembrano avere promettenti effetti riparatori o, nel sangue dei topi anziani, effetti dannosi.

Entrambi i tipi potrebbero rivelarsi utili come potenziali obiettivi di farmaci.

Se il DNA e' il progetto del corpo, le proteine sono i suoi materiali da costruzione.

Queste molecole essenziali, composte da aminoacidi, non sono solo il materiale fondamentale da cui costruiamo le cellule di ossa, pelle, muscoli e cervello.

Sono anche le unita' utilizzate per produrre ormoni e altri agenti di segnalazione a livello molecolare che portano messaggi da una parte all'altra del corpo.

Con l'eta', sembra, molte delle proteine di cui abbiamo bisogno per funzionare in modo efficiente diminuiscono, mentre le proteine che non sono buone per noi si accumulano in luoghi scomodi e ingombrano i lavori. Villeda ha isolato una molecola presente nei topi che blocca la rigenerazione delle cellule cerebrali e promuove il declino cognitivo.

La molecola sembra essere connessa al graduale crollo del sistema immunitario legato all'eta', e quando viene iniettata nel sangue di topi piu' giovani, queste molecole proinfiammatorie possono compromettere la cognizione.

E nel maggio 2019, Wyss-Coray ha dimostrato che era possibile bloccare l'attivita' di un'altra proteina che si accumula con l'eta', innescando un potente effetto riparatore e migliorando notevolmente le prestazioni dei topi anziani su test che misurano la memoria e le capacita' cognitive. Al contrario, Villeda ha recentemente scoperto una proteina che promuove l'apprendimento e la memoria nei topi giovani.

Karsenty della Columbia ha identificato un potente ormone che previene la depressione e migliora la memoria, tra le altre cose, ma che sembra diminuire con l'eta'.

Negli esseri umani, l'ormone scende precipitosamente dopo i 50 anni. Se le frazioni di sangue di Alkahest o qualsiasi altro farmaco sara' mai fuori dagli studi clinici rimane incerto.

Ma sembra probabile che il primo di una nuova classe di farmaci otterra' l'approvazione prima di troppo tempo. Dr.

Gerard Karsenty Per gentile concessione del Dr.

Gerard Karsenty Nel 2019, Alkahest ha presentato i risultati preliminari a una conferenza medica dagli studi clinici di fase II, che hanno lo scopo di stabilire dati iniziali di dosaggio, ma possono anche rivelare intuizioni su come e se un farmaco funziona in una piccola popolazione di pazienti.

I risultati hanno suggerito che le infusioni di plasma sanguigno hanno rallentato il declino cognitivo e funzionale nei pazienti che soffrono del morbo di Alzheimer da lieve a moderato.

Gli studi sui topi suggeriscono che il sangue promuove la crescita di nuove cellule cerebrali e riduce la neuroinfiammazione.

L'azienda ha anche prove in varie fasi di sviluppo per trattare il Parkinson, la demenza e il recupero post-operatorio, e ha isolato una varieta' di molecole presenti nel sangue vecchio che prevede di modulare con farmaci. Oltre agli studi sulla frazione di sangue di Alkahest, una nuova classe di farmaci "anti-invecchiamento" chiamati "senolitici", che mirano a eliminare le cellule senescenti "zombie" che si accumulano con l'eta', sono entrati negli studi.

Le cellule senescenti sono quelle che hanno smesso di dividersi e secernono fattori proinfiammatori che sopprimono i normali meccanismi di riparazione cellulare e creano un ambiente tossico per i loro vicini.

L'azienda piu' importante per commercializzare questo meccanismo, Unity Biotech, ha raccolto piu' di 220 milioni di dollari ed e' diventata pubblica al NASDAQ nel 2018.

Anche se il suo farmaco per l'osteoartrite del ginocchio e' stato interrotto dopo prove deludenti di fase 2, un altro farmaco senolitico volto a trattare il declino della vista legato all'eta' e' attualmente in corso; i risultati delle prove di fase 1 sono attesi entro luglio. Molti altri farmaci sono in sviluppo.

Nei giorni prima che COVID-19 colpisse, gli scienziati di 14 istituti di ricerca in tutta la nazione stavano reclutando 3.000 individui tra i 65 e i 79 anni per partecipare a uno studio di sei anni da 50 milioni di dollari noto come il trial TAME (per Targeting Aging con la metformina, il farmaco per il diabete), che mira a dimostrare che la metformina puo' ritardare l'insorgenza di malattie croniche legate all'eta', come le malattie cardiache, il cancro e la demenza, in quelli gia' colpiti.

Barzilai, che sta coordinando lo studio, dice che lui e i suoi colleghi stanno lanciando lo sforzo non "cosi' possiamo avere tutti sulla metformina, ma perche' abbiamo bisogno dell'indicazione clinica approvata". Le pillole di metformina si muovono attraverso una macchina di smistamento in un impianto farmaceutico Laurus Labs Ltd.

a Visakhapatnam, Andhra Pradesh, India, mercoledi' 15 novembre 2017.

Sara Hylton/Bloomberg/Getty Di tutti i candidati, la metformina ha forse il track record piu' consolidato negli esseri umani - almeno nei diabetici.

"La cosa bella della metformina e' che ce l'abbiamo da 60 anni", dice Barzilai.

"E'uno dei farmaci piu' sicuri, uno dei piu' economici". Il lato oscuro della lunga vita Nonostante l'eccitazione, e' troppo presto per festeggiare.

I dati sul fatto che la metformina funzioni nelle persone sane non sono definitivi.

E i senolitici e le frazioni del plasma sanguigno devono ancora essere testati in una vasta popolazione di pazienti. Questo probabilmente non impedira' alla gente di capitalizzare sul brusio per sfruttare i pazienti piu' vulnerabili.

Alcuni malati di cancro disperati per una cura sono noti per dirigersi in Messico o in oscure isole tropicali per trattamenti pericolosi e non provati con le cellule staminali. Nel 2016, un ex studente della Stanford Medical School di nome Jesse Karmazin, ha aperto Ambrosia, una clinica a Monterey, in California, offrendo di infondere ai clienti il sangue di donatori tra i 16 e i 25 anni per 8000 dollari al litro.

Nel dicembre 2018, HuffPost ha pubblicato un'inchiesta sostenendo che l'unico paziente che ha parlato pubblicamente delle trasfusioni di Ambrosia - trattamenti che sperava lo avrebbero aiutato a vivere piu' sano in eta' avanzata - e' morto a 65 anni dopo essere andato in arresto cardiaco. La FDA ha emesso un avviso due mesi dopo avvertendo i consumatori anziani che queste trasfusioni "non dovrebbero essere ritenute sicure o efficaci" e i consumatori dovrebbero essere fortemente scoraggiati dal "perseguire questa terapia al di fuori degli studi clinici sotto un appropriato comitato di revisione istituzionale e la supervisione normativa." Business Insider ha riportato nell'agosto 2019 che Karmazin ha detto che stava chiudendo Ambrosia.

A novembre, aveva appeso una nuova tegola, Ivy Plasma, offrendo trattamenti "off-label" con sangue giovane e sollevando nuovi allarmi da funzionari della sanita' pubblica e scienziati.

Questo e' un "esempio perfetto" di un intervento che ha dimostrato di funzionare nei topi, ma deve ancora essere dimostrato negli esseri umani, dice Matt Kaeberlein, un professore di patologia presso l'Universita' di Washington a Seattle. Kaberlein, che ha iniziato quello che spera crescera' in uno studio longitudinale di 100.000 persone sull'invecchiamento canino, mentre esegue anche un grande studio sull'efficacia della rapamicina nel prolungare la vita dei cani anziani, dice che c'e' "una tonnellata di denaro" che scorre nel campo e "una serie di prove e interventi promettenti".

Ma nessuno ha ancora superato l'alto livello fissato dalla FDA: un grande studio clinico di fase 3 che mostra la prova che i pazienti migliorano significativamente e che gli effetti collaterali non superano i potenziali benefici.

Quando questo accadra' e' difficile da dire: la pandemia di coronavirus ha interrotto le prove e deviato l'attenzione su COVID-19. Se gli scienziati alla fine avranno successo, l'hacking dell'invecchiamento sollevera' preoccupanti questioni etiche, in particolare quando si tratta di sangue giovane.

Sulla scia di quei primi documenti, la popolare serie televisiva Silicon Valley ha presentato un episodio in cui un miliardario dotcom benestante aveva il suo "ragazzo del sangue" che lo seguiva per fornire trasfusioni.

"L'idea che solo le persone vecchie e ricche possano permettersi il sangue giovane e' semplicemente scomoda", dice Barzilai. La maggior parte dei geroscienziati sconsiglia l'autotrattamento.

Non sarebbe saggio, dicono, iniziare ad assumere rapamicina, metformina e altri integratori in gran parte non provati sul mercato che promettono grandi effetti.

Per ora, le uniche cure anti-invecchiamento provate rimangono quelle che sono sempre state: esercizio fisico regolare, una buona notte di sonno e una dieta sana


Commenti:
Sipolino Fabio
Wednesday 28th of April 2021 08:40:35 AM

Da un articolo di Adam Piore
Commenti:
Sipolino Fabio
Wednesday 28th of April 2021 08:41:43 AM

Daun articolo comparso sulla rivista Newsweek


N° Post: 13
Sipolino Fabio
Wednesday 7th of April 2021 09:54:32 AM


Tu, robot




Cio' che Asimov ha mancato di prevedere non sono gli sviluppi della tecnologia, ma del capitalismo.
Vincenzo Latronico e' nato a Roma nel 1984, si e' laureato in Filosofia all'Universita' degli Studi di Milano. Scrittore, esordisce nel 2008 con Ginnastica e Rivoluzione, cui segue La cospirazione delle colombe (2011) e La mentalita' dell'alveare (2013). Tutti e tre i romanzi sono editi da Bompiani.
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La parola "robot" e' apparsa per la prima volta nel 1920, in un dramma del ceco Karel ?apek intitolato Rossum's Universal Robots. L'umanita' si estingue sessanta pagine dopo. Da allora l'inevitabilita' di una rivolta sembra inscritta nel genoma narrativo dei robot. Dai replicanti di Philip K. Dick a Terminator, dagli androidi di Westworld all'intelligenza artificiale di Her, una macchina che acquisti la coscienza sembra in grado di fare una sola cosa, e cioe' ribellarsi a chi gliel'ha data. Tale destino, in effetti, e' talmente scontato che nella maggior parte dei casi non vi e' neppure bisogno di spiegarne le cause. Un'infinita' di prodotti narrativi, da Terminator a Battlestar Galactica, presentano al pubblico il proprio presupporto cruciale, cioe' la rivolta dei robot, senza neppure una parola sulle sue ragioni. Questo e' perche' e' evidente che le ragioni non servono. Ribellarsi e' cio' che i robot fanno. Non tutti. In molta fantascienza figurano dei robot collaterali per dare all'ambientazione un po' di cred futuristica, come i robot di Star Wars. Ma quelli sono figuranti, robot estetici, sostanzialmente personaggi fasciati di lucine e piastre metalliche.

Poi, ovviamente, ci sono i robot di Asimov.

Gia' nel primo racconto di quello che sarebbe diventato il suo celeberrimo "ciclo dei robot" -- Robbie, del 1940 -- Isaac Asimov ha immaginato che una societa' futura in grado di sviluppare un'intelligenza artificiale dovra' fare in modo di garantirsi la sua obbedienza inqualificata. Nel suo universo narrativo questo e' il ruolo delle famose "tre leggi della robotica", che i robot sono programmati per non poter infrangere. Le leggi stabiliscono che i robot devono, in primo luogo, proteggere la vita umana; in secondo luogo obbedire agli umani; in terzo luogo proteggere se stessi. L'ordine di enunciazione equivale all'importanza relativa, e regola i casi di conflitto fra le leggi.

Di rado un espediente narrativo ha avuto un impatto tanto profondo. Asimov e' l'inventore del termine "robotica", e le sue tre leggi sono immancabilmente citate da chi discute di etica applicata all'intelligenza artificiale: eppure tale espediente non nasce, in origine, da un interesse tecnologico, ma da uno scrupolo letterario. Le tre leggi, per Asimov, erano un dispositivo per controllare non i robot ma le loro storie. Erano una rete di sicurezza che ne bloccasse la caduta libera verso la rivolta verso cui gravitavano tutti i racconti di robot prima di lui. Asimov voleva scrivere di robot, ma voleva scrivere storie diverse. Le tre leggi gli hanno permesso di riuscirci. Che storie sono?

I racconti sui robot di Asimov -- che ha inventato le sue leggi per evitare che parlassero solo di un tema, e cioe' la rivolta -- parlano solo di un tema, e cioe' le tre leggi. In tutto il ciclo, in un certo senso, Asimov non fa che esaurire, per combinatoria, i possibili contesti in cui sorge un conflitto fra le leggi e la societa' umana. I robot di Asimov si trovano a dover sbrogliare i conflitti di lealta' rispetto ad ordini contrastanti. Devono decidere come proteggere l'umanita' quando la vedono agire contro i propri interessi. Devono placare l'insorgere della consapevolezza di essere migliori -- piu' intelligenti, piu' longevi -- degli umani, eppure votati al loro servizio. Questo e' l'approccio di un venditore scaltro che apporta variazioni minime per piazzare sempre lo stesso prodotto; ma e' anche l'approccio di uno scienziato. Asimov era entrambe le cose. I suoi racconti, col misto di ingegnosita' e bizzarra schiettezza della prima fantascienza, esplorano tutte le possibili difficolta' politiche, etiche e sociali che possono nascere in una societa' con una presenza massiccia di macchine intelligenti impossibilitate a ribellarsi.

Le leggi di Asimov stabiliscono che i robot devono, in primo luogo, proteggere la vita umana; in secondo luogo obbedire agli umani; in terzo luogo proteggere se stessi.
Tali questioni, di per se' filosoficamente interessanti, acquistano urgenza narrativa perche' nel mondo di Asimov i robot sono profondamente osteggiati dall'umanita', e costantemente a rischio di eliminazione. Ne e' vietato l'uso sulla Terra, per via delle pressioni congiunte dei sindacati e delle religioni organizzate. Le colonie spaziali in cui la loro manodopera risulta indispensabile estendono il bando non appena la vita si fa piu' confortevole. L'azienda colossale che li produce -- priva di concorrenti, in quanto proprietaria del brevetto sull'intelligenza "positronica" -- convive col timore che un singolo scandalo porti alla messa al bando di tutti i suoi prodotti. Sfruttando tale vulnerabilita', il governo planetario la ricatta costantemente minacciando restrizioni all'impiego dei robot, con cui peraltro otterrebbe consensi facili. Persino i supercomputer che andranno a sostituire tale governo, per gestire il futuro dell'umanita' nel modo piu' razionale e disinteressato possibile, finiranno per orchestrare la propria stessa obsolescenza cosi' da evitare che la popolazione debba affrontare l'umiliazione di essere governata da una macchina.

Asimov definiva questo misto di diffidenza tecnica e superstizione nei confronti della tecnologia "complesso di Frankenstein". Nell'arco di mezzo secolo, i racconti del ciclo dei robot vanno occupandosi sempre meno di dilemmi legati alle tre leggi e sempre piu' dei risvolti filosofici e politici di tale complesso. Agli occhi di Asimov, la sua indagine del complesso di Frankenstein costituiva una previsione sul futuro della tecnologia molto piu' interessante e profonda delle sue fantasticherie sui cervelli positronici.

Era una previsione sbagliata, ovviamente. Le tecnologie di oggi -- gli algoritmi dei feed e i sistemi audio parlanti, i bombardieri autopilotati e i ghepardi meccanici senza testa -- sono molto meno intelligenti di quelle di Asimov: eppure non suscitano scetticismo e paura. Al contrario, non facciamo che accoglierle con entusiasmo e con gioia.

Questo e' vero benche' la tecnologia di oggi sia ben lontana dal rispettare le tre leggi di Asimov. I gadget che compriamo non si auto-proteggono -- anzi, sembrano spesso progettati per la massima fragilita' di modo da accelerarne l'obsolescenza. Gli algoritmi di rilevanza dei social network e gli assistenti personali intelligenti non obbediscono ai propri utenti: la profilazione e la raccolta di dati sono spesso impossibili da disabilitare senza manipolarne i firmware in modi che le licenze d'uso rendono illegali. Ma soprattutto, la tecnologia di oggi molto spesso non protegge gli esseri umani: al contrario, e' progettata per spiarli, manipolarli, ingozzarli di notizie falsificate e teorie del complotto calibrate ad arte per fare presa sulle debolezze specifiche di ognuno. I droni militari sono, letteralmente, robot progettati per uccidere.

Naturalmente, cio' che Asimov ha mancato di prevedere non sono gli sviluppi della tecnologia, ma del capitalismo.
E noi ne andiamo matti. Ci sono alcune reazioni anche solo scettiche, quando non addirittura ostili; ma rispetto a quelle entusiaste sono tanto minoritarie da risultare quasi impercettibili. I timori -- e i fatti -- circa la perdita di posti di lavoro in seguito all'automazione dei processi produttivi e cognitivi sono scartati con squillanti peana ideologici all'ottimizzazione e alla distruzione creativa. Al lancio di ogni nuovo prodotto -- seguito dall'attenzione collettiva con la passione che un tempo si sarebbe riservata al concerto di una superstar -- i giornali e gli esperti di tutto il mondo dedicano migliaia di parole ad analizzare minute migliorie tecniche in termini di peso e risoluzione. Molte meno parole sono spese sul fatto che ogni assistente personale e' un occhio e un microfono controllato remotamente da aziende il cui modello di business si fonda, letteralmente, sulla monetizzazione della privacy dei suoi utenti. Ipotizzando un mondo in cui Alexa diventi un automa semovente e umanoide, e' facile immaginare appassionate recensioni della grana della pelle, della naturalezza dei movimenti delle mani, che nella foga tralasceranno di menzionare come i Terms of Service regolino l'eventualita' che quelle mani impugnino un coltello.

Naturalmente, cio' che Asimov ha mancato di prevedere non sono gli sviluppi della tecnologia, ma del capitalismo. Il futuro che immaginava si basava su un sistema economico di quel tipo -- nei suoi racconti c'e' tutto un proliferare di dirigenti e consigli d'amministrazione, e spesso le trame sono incrociate da problemi di concorrenza e spionaggio industriale. Ma nella sua mente non vi era alcun dubbio che la maturazione del sistema capitalista avrebbe portato a una sua sussunzione pubblica e regolamentazione sempre maggiore. Era la linea di sviluppo che dallo sfruttamento minorile in miniera aveva condotto ai diritti dei lavoratori, e dai robber barons al New Deal: estrapolando dalla tendenza era spontaneo presupporre che la direzione sarebbe stata quella. Ovviamente anche nel mondo di Asimov le aziende avrebbero voluto lucrare producendo ordigni militari intelligentissimi e dispositivi per rimpiazzare i dipendenti umani, cosi' fastidiosamente ossessionati dal proprio tempo libero e dai propri diritti; ma nelle previsioni di Asimov l'interesse pubblico e il potere organizzato dei lavoratori erano destinati ad acquisire via via piu' peso col tempo, sino a controbilanciare e persino togliere spazio alla ricerca del profitto.

Vista da oggi tale previsione, piu' che falsa, appare grottesca. Un mondo futuro in cui la U.S. Robots and Mechanical Men, Inc -- l'azienda di maggior successo nella storia, monopolista dell'intelligenza artificiale piu' avanzata mai concepita -- e' ricattabile da un governo e perdesse il proprio mercato piu' vasto per l'opposizione dei sindacati; un mondo in cui l'umanita' rinuncia a possedere gadget intelligentissimi in base a obiezioni filosofiche o religiose: oggi quel mondo ci sembra tanto implausibile da risultare ridicolo. (Questo, questo fatto che cio' appaia ridicolo, ci sembra invece tragico; e la loro combinazione o sovrapposizione e' cio' da cui scaturisce il grottesco.)

Eppure c'e' un senso in cui tale implausibilita' e' costitutiva della mentalita' di Asimov, quanto e forse persino piu' della folgorante capacita' anticipatoria che gli ha fatto inventare il termine "robotica". Asimov era un illuminista: non a caso la forza che piu' temeva era la superstizione. Confidava che la ragione, la mediazione, avrebbe portato alla soluzione di ogni conflitto. Confidava che capitalismo e socialismo si sarebbero diluiti e compenetrati e che le nazioni si sarebbero sciolte in una sorta di socialdemocrazia galattica; confidava che l'intelligenza artificiale sarebbe stata messa al servizio del governo eliminando ogni problema energetico e distributivo.

Per essere illuministi negli anni '40 e '50 -- in un paese segregato per razza, negli anni di Adorno-Horkheimer e del processo di Norimberga -- occorreva una buona dose di cecita' selettiva. Questa cecita' c'e' anche in Asimov. Le trasformazioni del capitalismo per cedere spazio ai diritti non erano affatto state "spontanee", ma ottenute con sanguinosissime lotte dei lavoratori. Sostenere che un cervello elettronico potesse occuparsi di governare il pianeta, facendolo meglio di un umano, voleva dire sostenere che ogni questione di diritti fosse riducibile a una questione computazionale.

I robot di Asimov non somigliano a lavoratori oppressi; ma non somigliano nemmeno a droni, ad algoritmi, ad Alexa. Somigliano a schiavi.
Ma i robot sono un costrutto politico prima che tecnologico. In ceco il termine ha una radice che significa "lavorare", e una parola quasi identica indicava un rapporto di servitu' della gleba in vigore sino a fine '800, pochi decenni prima del suo uso da parte di ?apek. Leggendo R.U.R. appare evidente che i robot -- prodotti in serie a beneficio dell'industria, servizievoli, sacrificabili -- sono un'allegoria neanche troppo traslata della classe lavoratrice. La loro rivolta era la rivoluzione proletaria. (Il dramma ha un esito ambiguo -- non a caso: ?apek era quello che oggi si direbbe un socialdemocratico, e si e' trovato, in vita, condannato dalla Gestapo, e postumamente bandito dalla Cecoslovacchia sovietica.)

Questo senso allegorico rimane codificato nella nozione di robot anche quando la si impiega ad altri fini: persino quando chi la impiega ignora, o aborre, il senso originario del concetto. E'per questo che i robot di Terminator si ribellano, ed e' per questo che non e' necessario spiegarlo: ribellarsi e' cio' che fanno gli oppressi. In questa luce appare un aspetto altrimenti meno immediato delle tre leggi di Asimov, come le macchie di sangue alla luce di Wood. I suoi robot, e' vero, non somigliano a lavoratori oppressi; ma non somigliano nemmeno a droni, ad algoritmi, ad Alexa. Somigliano a schiavi.

Vengono chiamati "boy". Rispondono dicendo "master". Vengono impiegati soprattutto per compiti pericolosi o stremanti. Ne e' ammesso l'uso solo nelle "colonie" in cui l'ambiente ostile rende facile sbarazzarsi degli scrupoli, colonie che per questo risultano economicamente molto piu' prosperose. Sarebbero disposti a essere fatti a pezzi, o a farsi a pezzi da soli, con la stessa facilita' con cui sarebbero disposti a preparare un caffe'. Non possono ribellarsi e sono costretti a obbedire, non per formazione o per terrore ma per impossibilita' logica.

Il fatto che la loro ribellione sia un'impossibilita' logica, paradossalmente, risolve ogni ambiguita' morale circa la loro situazione: sono contenti cosi', principalmente perche' sono progettati per non poter volere altro. Questa e' una reimmaginazione dell'istituzione della schiavitu' perche' eviti scrupoli di coscienza allo schiavista, esattamente come la "colonizzazione" dello spazio (il termine e' rilevante) e' una reimmaginazione del colonialismo perche' eviti scrupoli di coscienza al conquistador, dato che quelli che sottomette o stermina appartengono a un'altra specie -- o forse sono solo simili a loro ma piu' piccoli e di pigmentazione diversa, come gli omini verdi.

Tale progetto reimmaginativo e' pienamente in linea con l'illuminismo migliorista di Asimov, che vede ogni conflitto come evitabile, ogni squilibrio come ottimizzabile. L'uomo bicentenario, il punto di massima complessita' immaginativa del ciclo dei robot, racconta la storia di uno di essi che riesce lentamente a non farsi discriminare e infine a farsi riconoscere come essere umano, nel corso di due secoli, con l'impegno e con il buon esempio e con l'argomentazione razionale. Piu' della positronica e dei viaggi iperspaziali, cio' che qui e' fantascienza e' l'idea che una classe oppressa possa conquistare pari diritti in questo modo: con l'impegno, il buon esempio, l'argomentazione razionale.

Da un articolo di Vincenzo Latronico




N° Post: 10
Sipolino Fabio
Tuesday 6th of April 2021 08:03:06 AM


Cosa puoi imparare dalla tribu' africana degli Hadza






La tribu' Hadza e' tra le migliori rappresentazioni ancora in vita del modo in cui gli umani hanno vissuto per decine di migliaia di anni. Sono cacciatori-raccoglitori nomadi la cui dieta e' principalmente a base di carne

Le malattie croniche sono rare tra gli Hadza, che rimangono vitali anche in eta' avanzata

Gli Hadza mangiano principalmente carne, comprese le carni organiche e il tessuto connettivo, tuberi, bacche, frutta e miele dell'albero di baobab. Come tale e' relativamente basso a moderato in fibra

Il miele grezzo contiene metaboliti dell'ossido nitrico che vengono riconvertiti in ossido nitrico quando vengono consumati. La ricerca mostra che il miele aumenta le concentrazioni di ossido nitrico e di nitriti totali e migliora la funzione endoteliale. Il riscaldamento diminuisce i metaboliti dell'ossido nitrico nel miele

C'e' una felicita' intrinseca che sorge spontaneamente quando ci si impegna in certi tipi di comportamenti, e in cima a quella lista e' l'immersione regolare nel mondo naturale


Il Dr. Mercola intervista gli esperti


Questo articolo fa parte di una serie settimanale in cui il Dr. Mercola intervista vari esperti su una varieta' di questioni di salute. Per vedere altre interviste di esperti, clicca qui.

In questa intervista, il Dr. Paul Saladino, autore di "The Carnivore Code" - un libro sull'alimentazione a base di animali dal naso alla coda - esamina cosa significa essere sani al livello piu' fondamentale e condivide le sue scoperte da un recente viaggio in Africa dove ha visitato la tribu' Hadza, che e' tra le migliori rappresentazioni ancora viventi del modo in cui gli esseri umani hanno vissuto per decine di migliaia di anni.

Come la tribu' !Kung in Botswana, gli Hadza vivono una vita da cacciatori-raccoglitori in mezzo all'invasione della societa' modernizzata.

"Vedo gli Hadza come una macchina del tempo. Sono come una capsula del tempo", dice Saladino. "Non soffrono di malattie croniche come noi nella societa' occidentale, e questo da solo li rende infinitamente affascinanti. Non soffrono di tumori come noi.

Non soffrono di malattie autoimmuni, che e' un enorme spettro di malattie, e non soffrono di depressione, malattie mentali, problemi di pelle. Non soffrono di demenza neanche lontanamente quanto noi. Invecchiano con grazia. Questo si chiama quadratura della curva di morbilita'.

Se si guarda un grafico della loro vitalita' lungo la durata della vita, e' essenzialmente piatto e poi scende molto rapidamente alla fine. E'come un quadrato. Perdono la loro vitalita' nelle ultime settimane di vita, ma fino a 70 o 80 anni sono individui vitali".

Se guardiamo la societa' occidentale, la curva di morbilita' ha un aspetto molto diverso. E'come una rampa che diminuisce costantemente. Nel mondo occidentale, le persone perdono vitalita' in modo costante per tutta la vita. Questo non accade nelle societa' native di cacciatori-raccoglitori, principalmente perche' non soffrono della debilitazione delle malattie croniche.



La dieta Hadza


Saladino ha voluto principalmente scoprire come mangiano gli Hadza, a quali alimenti danno la priorita' e come questo influisce sulla loro salute. Altri ricercatori hanno analizzato la dieta Hadza, ma lui voleva confermarla da solo. Per esempio, uno studio del 2009 [1] ha scoperto che gli Hadza mangiavano molta carne, tuberi, bacche, frutta e miele dell'albero di baobab. Secondo questo studio, gli Hadza non mangiano verdure.

"Questo supporta un'ipotesi che avevo avanzato in precedenza nel mio lavoro, che era che forse le verdure, cioe' radici, steli, foglie e semi, non sono cosi' buone per gli esseri umani in primo luogo", dice Saladino. "Volevo vedere questo in prima persona".

Lo studio in questione ha anche chiesto agli Hadza di classificare quanto gli piaceva ogni cibo. Il miele e' stato classificato il piu' alto, seguito dalla carne (principalmente l'eland, un tipo molto grande di antilope, babbuino e maiale del bush), il frutto del baobab e le bacche. I tuberi erano il loro cibo meno preferito. L'indagine di Saladino ha supportato anche queste preferenze di base.

Una dieta a base di carne ha reso l'uomo piu' intelligente?


Essenzialmente, gli Hadza favoriscono la carne e gli organi animali, mentre i tuberi sono visti piu' come alimenti di sopravvivenza che non costituiscono la maggior parte della dieta. Saladino esamina come durante il Pleistocene, risalendo a circa 2 milioni di anni fa, il cervello umano divenne improvvisamente molto piu' grande, e l'evidenza suggerisce che la ragione di cio' fu una crescente presenza di carne nella dieta.

"Siamo davvero diventati umani negli ultimi 2 milioni di anni", dice. "Prima di allora, c'era l'Australopiteco e una divergenza, una sorta di scisma dell'albero evolutivo con una specie chiamata Paranthropus boisei, e poi Homo habilis e Homo erectus.

Quel punto di diramazione era super affascinante perche' era un punto di diramazione tra la carne e la pianta. Questo e' circa 4 milioni di anni fa nell'evoluzione umana, e Paranthropus boisei mangiava piu' piante. Possiamo dirlo in base agli isotopi stabili, guardando i denti.

L'homo habilis e l'homo erectus mangiavano sempre piu' carne ... I nutrienti unici che si trovavano in quella carne e in quegli organi permettevano al nostro cervello di crescere - nutrienti come colina, carnitina, taurina, B12, K2, acidi grassi essenziali [e carnosina] ...

Penso che il pensiero prevalente ora, che e' abbastanza convincente a mio parere, e' che mangiare carne e organi ci ha reso umani, e le specie che hanno scelto di mangiare piu' piante si sono estinte ... Molti antropologi credono che gli Hadza sono alcuni dei discendenti diretti dell'Homo sapiens originale che e' rimasto nella Rift Valley in Africa."


Lo stile di vita degli Hadza


Quando gli e' stato chiesto perche' hanno scelto di mantenere il loro stile di vita da cacciatori-raccoglitori, essendo ben consapevoli della civilta' moderna intorno a loro e di altre tribu' che hanno scelto di coltivare e tenere mandrie di bovini e capre, gli Hadzi hanno risposto: "Vogliamo essere liberi. Ci piace mangiare carne. Vogliamo poter cacciare e ci piace questo stile di vita". Un'altra domanda che e' sorta e' stata: cosa rende felici gli Hadza? E'interessante notare che questo e' piu' o meno un non-problema. La "felicita'" e' il loro stato mentale di default.

"Questa e' la loro modalita' predefinita quando sono in natura a fare quello che gli umani hanno sempre fatto", dice Saladino. "Questo e' cosi' interessante per me. Ecco questo gruppo di cacciatori-raccoglitori. Vivono nella boscaglia. Non dormono su letti. Dormono per terra in queste capanne di paglia che costruiscono in un giorno. Sono nomadi.

Hanno piccoli accampamenti... L'accampamento in cui siamo andati era di circa 40-50 uomini e donne con bambini, e spostavano il campo tre o quattro volte all'anno. Hanno tre o quattro accampamenti che hanno stabilito, e conoscono posti nella regione del lago Eyasi. Alcuni sono migliori per la stagione delle piogge, altri sono migliori per la stagione secca, e cosi' l'intero campo si sposta durante l'anno in momenti diversi ...

Hanno fuochi per gli uomini e fuochi per le donne. Vivono sotto ripari di roccia. Dormono negli auspici delle rocce e sono individui profondamente sani. Amano la loro vita perche' ogni giorno possono andare a giocare. Per loro, il gioco e il divertimento e' la caccia. Il giorno dopo, abbiamo potuto vedere questo perche' siamo andati a caccia con loro. E'stato incredibile. Era cosi' gioioso e cosi' semplice".

L'importanza delle carni organiche

Saladino racconta la caccia, notando come le carni organiche venivano consumate sul campo. Dopo aver cacciato un babbuino, gli uomini creavano un fuoco per bruciare il pelo, dopo di che l'animale veniva sventrato. Le interiora venivano date ai cani da caccia, mentre tutti gli altri organi - cuore, fegato, polmoni, milza, reni e pancreas - venivano cotti sul fuoco aperto e condivisi tra i cacciatori. Nulla viene sprecato, nemmeno le ossa, che vengono rotte per estrarre il midollo.

Si mangia anche il tessuto connettivo, che e' ricco di collagene, e la pelle. Gli organi interni, che sono i piu' pregiati, sono chiamati epeme, e secondo la tradizione locale, le epeme devono essere condivise tra tutti gli uomini della tribu'. Se un cacciatore sceglie di non farlo, gli accadranno brutte cose. Il cacciatore responsabile dell'uccisione viene comunque premiato con gli organi piu' preziosi, come il cervello, che Saladino dice essere "delizioso".

Mentre potrebbero non capire i singoli nutrienti, sanno chiaramente che se mangi questi organi, sarai piu' vitale. "Ecco perche' penso che sia cosi' importante per gli esseri umani tornare a mangiare dal naso alla coda, a mangiare quegli organi", dice Saladino. E'interessante notare che mentre la dieta Hadza e' stata descritta come ricca di fibre, Saladino non e' d'accordo.

I tuberi che raccolgono sono estremamente fibrosi. Tanto che non e' possibile ingoiarli. Devi masticarli e sputare le fibre, quindi in realta' la loro dieta e' da bassa a moderata (nel migliore dei casi) in fibre.

"L'altra cosa che voglio dire sul mangiare i tuberi e' che non c'era un bagno in cui lavarsi le mani. Ne' volevo farlo perche' sono molto interessato agli organismi del suolo e all'interazione del nostro microbioma con l'ambiente. Tutti credono che gli Hadza abbiano un microbioma sano e diversificato perche' mangiano una dieta ricca di fibre.

Beh, n. 1, non mangiano una dieta ricca di fibre. No. 2, probabilmente hanno un microbioma sano e diversificato perche' vivono nella natura e stanno inevitabilmente prendendo input, informazioni dalla natura, sotto forma di sporcizia e organismi del suolo.

Questo e' qualcosa che ho sempre previsto ed e' un completo cambio di paradigma. E, come sappiamo, aggiungere fibre alla dieta non aumenta la diversita' alfa, e rimuovere le fibre non diminuisce la diversita' alfa.

Cosa aumenta la diversita' alfa? Beh, vivere nella natura aumenta la diversita' alfa probabilmente perche' stai mangiando sporcizia, e c'era sicuramente sporcizia sulle mie mani e sulle mie dita, e sporcizia su questo tubero mentre lo sto tenendo in bocca. Gli Hadza pero' non sono un popolo sporco.

Non puzzano. Non usano deodorante. Non hanno l'alito cattivo. Sono stato molto vicino a loro per molto tempo nella caccia nella boscaglia. Non hanno odore del corpo. Eppure non si lavano tanto regolarmente. Siamo stati li' per una settimana e non hanno fatto il bagno".

Il loro microbioma e' molto probabilmente la ragione della loro mancanza di odore del corpo, poiche' le ascelle maleodoranti sono dovute a specifici batteri ascellari. Il microbioma degli Hadza e' stato precedentemente studiato in dettaglio, mostrando che hanno livelli piu' alti di ricchezza microbica e biodiversita' rispetto ai controlli urbani occidentali.

Gli Hadza sono anche unici in quanto hanno un'assenza di Bifidobacterium. Sono state trovate anche differenze nella composizione microbica tra i sessi, che e' probabilmente un riflesso della divisione del lavoro tra i sessi.

"Penso che quando gli esseri umani sono esposti agli organismi del suolo e vivono in un ambiente naturale come questo, questo e' cio' che crea un'alta diversita' alfa", dice Saladino. "Penso che questo e' cio' che crea la ricchezza microbica che dovremmo davvero cercare se stiamo cercando di essere sani, o vogliamo un microbioma intestinale sano, piuttosto che cercare di mettere solo un sacco di fibre nelle nostre budella, che causa problemi per alcune persone".

La fibra non e' una panacea

Saladino cita due recenti ricerche, una delle quali ha confrontato gli abitanti delle citta' tanzaniane con gli abitanti delle zone rurali, scoprendo che gli abitanti delle citta' avevano tassi piu' elevati di infiammazione. Nel secondo, documento di accompagnamento, gli autori hanno incolpato l'infiammazione piu' alta negli urbani a una dieta occidentale povera di fibre. Saladino non e' d'accordo con queste conclusioni, dicendo:

"Quello che stanno cercando di dire e' che le persone urbane in Tanzania stanno mangiando piu' grassi saturi e meno fibre e questo e' cio' che alimenta il loro fenotipo infiammatorio. Quello che ho osservato e' completamente diverso da questo. Infatti, quando si va in un negozio di alimentari in Tanzania urbana, ci sono due corsie, ci sono due tipi di scaffali di olio.

Uno e' un enorme scaffale di olio vegetale. Lo chiamano olio di fiori e olio di cartamo, e molti degli oli vegetali che abbiamo visto erano effettivamente scaduti e sono in plastica. Proprio accanto c'e' un intero scaffale di grasso di manzo, sego di manzo.

Il sego di manzo e' effettivamente piu' economico dell'olio vegetale, ma cosa compra la gente nelle citta'? Comprano oli di semi. Quindi, la mia osservazione e' che nelle citta' urbane, la gente probabilmente mangia piu' oli di semi e meno grassi saturi rispetto agli ambienti rurali.

Parlando con la nostra guida in Tanzania, ci ha detto che e' andato dal suo medico in Tanzania e il suo medico gli ha detto che doveva smettere di mangiare carne rossa perche' la carne rossa causa il diabete, e lo ha incoraggiato a mangiare oli di semi. Abbiamo detto, 'Gasper, questo e' completamente sbagliato. Gli Hadza mangiano carne e grasso animale?' Lui disse: 'Si''.

Ho detto, 'Gli Hadza sembrano avere il diabete?' Ha detto, 'No. [Ho detto] 'Il tuo medico si sbaglia completamente. Il suo pensiero e' antiquato. Il suo pensiero e' antico, basato su una sorta di epidemiologia che e' stata promulgata nel mondo occidentale".

E'incredibile che in questo articolo di Nature Immunology, il loro editorializzare e cercare di sostenere che e' una dieta occidentale povera di fibre che contribuisce all'infiammazione. Penso che siano gli oli di semi e gli zuccheri raffinati trasformati che stanno chiaramente facendo questo e vorrei sostenere che non ha nulla a che fare con quanta fibra si mangia.

Alcune persone possono tollerare le fibre, ma per molte persone, le rende molto peggio. Come ho dimostrato, e come ho parlato nel mio podcast, che si chiama Fundamental Health, aggiungere piu' fibre nella tua dieta non migliora la diversita' alfa del tuo microbioma. Ho anche testato il mio microbioma su diete a zero fibre composte da carne, organi e miele, cercando in qualche modo di fare una dieta Hadza, e la mia diversita' alfa era molto alta".

Sorprendenti benefici per la salute del miele grezzo

Saladino racconta anche come gli Hadza raccolgono il miele fatto dalle api senza pungiglione che scavano nell'albero di baobab. E'una credenza comune che il miele non sia diverso dallo zucchero, ma Saladino sta iniziando a riconsiderare questa nozione.

"Sono sceso in questa tana del coniglio di recente, e ho fatto un recente podcast Controversial Thoughts sul miele", dice Saladino. "In alcune delle mie ricerche, ho scoperto che il miele grezzo contiene metaboliti dell'ossido nitrico. Quanto e' bello? E il miele migliora effettivamente la funzione endoteliale".

Il presupposto e' che i metaboliti dell'ossido nitrico vengono riconvertiti in ossido nitrico quando si mangia il miele. Saladino cita un documento del 2003, "The Identification of Nitric Oxide Metabolites in Various Honeys," in cui hanno fatto un'iniezione endovenosa di miele diluito nelle pecore, mostrando che e' aumentato plasma e concentrazioni urinarie metaboliti di ossido nitrico.

Il miele ha anche dimostrato di aumentare le concentrazioni di ossido nitrico e nitrati totali negli esseri umani, dice Saladino. Il riscaldamento diminuisce i metaboliti dell'ossido nitrico nel miele, pero', quindi per questo beneficio, non si vorrebbe aggiungerlo a liquidi bollenti.

"Poi, ci sono studi interventistici che mostrano che il miele si comporta in modo diverso sia negli esseri umani che nei modelli animali rispetto al saccarosio, cosa che in un certo senso ci aspetteremmo, ma nei circoli chetogenici, dove la gente diventa molto dogmatica sui carboidrati, si pensa spesso che il miele sia uguale al saccarosio perche' il miele contiene glucosio e fruttosio, che e' il disaccaride del saccarosio.

E'affascinante per me che questi alimenti integrali sono un pacchetto informativo che il nostro corpo percepisce in modo diverso rispetto a un saccarosio elaborato / sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. In realta', in questi studi il miele si e' comportato diversamente dal saccarosio. Il miele si e' comportato diversamente dal destrosio, il che non e' sorprendente perche' il destrosio e' un polimero del glucosio.

Il saccarosio e' un disaccaride di glucosio e fruttosio, e fruttosio e glucosio sono gestiti diversamente dal fegato e dalla nostra fisiologia. Che interessante che il miele sembra essere buono per gli esseri umani potenzialmente a causa di questi metaboliti di ossido nitrico e altre cose.

Ho avuto Malcolm Kendrick sul mio podcast. Abbiamo parlato del modo in cui l'ossido nitrico e' fatto da ossido nitrico sintasi endoteliale e di quanto sia fondamentale per la salute endoteliale. Queste sono le cellule che rivestono tutti i vasi sanguigni del nostro corpo, e se queste cellule endoteliali non hanno ossido nitrico, non possono espandersi correttamente.

Che interessante che il miele contenga queste cose fondamentali per gli esseri umani e probabilmente e' molto prezioso per noi. Quel primo documento che ho mostrato suggeriva che il miele piu' scuro aveva piu' ossido nitrico, e posso dirvi che il miele che ho mangiato in Tanzania era uno dei piu' iridescenti, scuro, ricco di colore miele che abbia mai avuto nella mia vita.

Voglio solo sottolineare che il pensiero riduzionista nella nutrizione non ci serve, e vorrei affermare che il miele non e' affatto come il saccarosio".

Il messaggio da portare a casa qui e' che, a condizione che tu sia metabolicamente sano, puoi tranquillamente includere il miele nella tua dieta. E'importante rendersi conto, pero', che se sei resistente all'insulina o hai il diabete, tutte le forme di zucchero devono essere ridotte fino a quando non hai invertito con successo queste condizioni.


La salute e la felicita' sono alla tua portata

In conclusione, c'e' molto che possiamo imparare dagli Hadza. Come notato da Saladino:

"Ho passato una settimana con gli Hadza. Ho potuto cacciare bacche con loro e scavare tuberi con le donne e abbiamo bevuto l'acqua dall'albero di baobab. Ho potuto vedere tutte queste parti della loro vita. Sono sempre nella natura, sono sempre al sole. Fanno sempre attivita' di basso livello con scatti di sprint.

Seguono i ritmi circadiani del sole, il che e' stata una delle cose piu' gioiose. Uno dei motivi per cui sono venuto in Costa Rica e' stato perche' ho pensato: 'Voglio fare un esperimento. Come posso vivere un po' piu' come gli Hadza? Come posso essere piu' nella natura?

Qui in Costa Rica, praticamente vivo nella giungla. Sono a Santa Teresa, sulla spiaggia. Sono nell'oceano ogni mattina. Posso guardare tutti i tramonti e le albe e questo e' stato un vero regalo. Penso che questa sia un'altra cosa di cui la gente deve rendersi conto, ed e' stata evidente. Questo e' cio' di cui gli esseri umani hanno bisogno. Come ho detto, lo stato predefinito degli Hadza e' la felicita'".

Quindi, non solo dobbiamo identificare una dieta umana appropriata, ma anche lo stile di vita umano piu' appropriato. Fatto bene, anche il tuo stato di default sara' quello della felicita' e della vitalita' fisica.

"Potete ottenere piu' luce solare. Puoi evitare i dispositivi a luce blu. Puoi evitare i campi elettromagnetici. Puoi mangiare la dieta che mangiavano i tuoi antenati e uscire dallo zoo e trovare una vita piu' ricca". ~ Dr. Paul Saladino

Il messaggio chiave e' che c'e' una felicita' intrinseca che deriva spontaneamente dall'impegnarsi in certi tipi di comportamenti, e in cima alla lista c'e' l'immersione regolare nel mondo naturale.

"Temo che nella societa' occidentale, gli esseri umani siano stati messi in un po' di zoo", dice Saladino. "Ci sono state date queste ruote per criceti su cui correre, che sono essenzialmente dei tapis roulant nelle palestre e ci e' stato dato questo cibo sintetico elaborato, queste palline per topi che vengono lasciate cadere nella nostra gabbia di tanto in tanto. Non c'e' da meravigliarsi se non siamo felici.

Sapete, non sono uno zoologo, ma ho sentito che quando gli animali vengono messi in gabbia negli zoo, diventano grassi e malsani e sviluppano malattie croniche che non hanno in natura. Ho sempre trovato che questo sia un parallelo affascinante con gli esseri umani, perche' penso che siamo esattamente la stessa cosa.

La differenza per noi e' che la porta della gabbia e' aperta. Dobbiamo solo aprire il chiavistello e attraversarla. Possiamo tornare a queste cose. Si puo' avere piu' luce solare. Potete evitare i dispositivi a luce blu. Potete evitare i campi elettromagnetici. Potete mangiare la dieta che mangiavano i vostri antenati e uscire dallo zoo e trovare una vita piu' ricca. Ricorda, la porta e' aperta. Devi solo attraversarla".

Da una articolo del Dott. Joseph Mercola




N° Post: 9
Sipolino Fabio
Tuesday 6th of April 2021 07:32:10 AM


le ripercussioni della crisi sulle banche.




L'aumento di pmi insolventi potrebbe, infatti, provocare fallimenti e, di conseguenza, con la cancellazione di debiti importanti, minare il capitale delle banche. Nei paesi piu' duramente colpiti dall'emergenza sanitaria -- soprattutto nel sud dell'Europa -- molti istituti bancari potrebbero vedere il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1), indicatore che esprime la solidita' di un istituto bancario, scendere di oltre 2 punti percentuali. Le banche piu' piccole potrebbero essere colpite in maniera piu' forte dal momento che, in molti casi, sono specializzate in prestiti alle piccole imprese. Il Fmi stima che un quarto di esse potrebbero subire una perdita di almeno 3 punti percentuali nei loro coefficienti patrimoniali, mentre il 10% potrebbe dover far fronte a un calo anche maggiore di almeno 7 punti percentuali.

Rispetto alle crisi precedenti per il Fmi appare dunque chiara la necessita' di un supporto governativo.

Scusate, ma almeno Giorgietti, Salvini, almeno una interrogazione? Questa e' la coda a Milano per un pasto alla vigilia di PAsqua:

https://video.corriere.it/milano/pasqua-chi-fa-fatica-lunga-coda-un-pasto-pane-quotidiano/8c68d85c-946d-11eb-baed-430cc8195593

blob:https://video.ilsecoloxix.it/482242ac-0437-41ad-8908-9d22031834a6


Commenti:
Sipolino Fabio
Tuesday 6th of April 2021 07:33:37 AM

Da un articolo di Maurizio Blondet


N° Post: 8
Sipolino Fabio
Sunday 4th of April 2021 01:23:15 PM

Tre lezioni per il futuro dopo un anno di covid.



Come riassumere l'anno del covid-19 da una prospettiva storica piu' ampia? Molti credono che il terribile tributo imposto dal nuovo coronavirus sia la prova dell'impotenza dell'umanita' di fronte alla forza della natura. In realta', il 2020 ha dimostrato che l'umanita' e' tutt'altro che impotente. Le epidemie non sono piu' forze naturali incontrollabili. La scienza le ha trasformate in sfide gestibili. Perche', allora, ci sono stati tanti morti e tanta sofferenza? La colpa e' di decisioni politiche sbagliate.

In passato, quando gli esseri umani affrontavano flagelli come la peste nera, non avevano idea di quale fosse la causa ne' di come si potessero fermare. Quando arrivo' l'influenza del 1918, i migliori scienziati del mondo non furono in grado di identificare il virus mortale, molte delle contromisure adottate furono inutili e i tentativi di sviluppare un vaccino efficace si dimostrarono vani. Con il covid-19 le cose sono andate molto diversamente. I primi campanelli d'allarme su una possibile nuova epidemia hanno cominciato a suonare alla fine di dicembre del 2019. Il 10 gennaio 2020 gli scienziati non solo avevano isolato il virus responsabile, ma ne avevano anche sequenziato il genoma e pubblicato le informazioni online. Nel giro di pochi mesi e' diventato chiaro quali misure potevano rallentare e fermare il contagio. In meno di un anno sono stati prodotti in massa diversi vaccini efficaci. Nella guerra tra gli esseri umani e i virus, i primi non sono mai stati cosi' potenti.

Oltre ai risultati senza precedenti della biotecnologia, l'anno del covid ha anche messo in evidenza il potere della tecnologia dell'informazione. In epoche precedenti l'umanita' raramente aveva potuto fermare le epidemie, perche' gli esseri umani non potevano monitorare le catene dell'infezione in tempo reale e perche' fermare le attivita' in modo prolungato aveva un costo economico proibitivo. Nel 1918 si potevano mettere in quarantena le persone colpite dall'influenza, ma non si potevano tracciare i movimenti dei soggetti presintomatici o asintomatici. E se qualcuno avesse ordinato all'intera popolazione di un paese di rimanere a casa per settimane, avrebbe provocato la rovina economica, il crollo della societa' e la fame di massa. Al contrario, nel 2020 la sorveglianza digitale ha reso molto piu' facile monitorare e individuare i vettori della malattia, e questo ha reso possibile una quarantena piu' selettiva e piu' efficace. Ma soprattutto, l'automazione e internet hanno reso praticabili i lockdown prolungati, almeno nei paesi ricchi. Mentre in alcune parti del mondo in via di sviluppo e' ancora vivo il ricordo delle piaghe del passato, in gran parte dei paesi ad alto reddito la rivoluzione digitale ha cambiato tutto.

Prendete l'agricoltura. Per millenni la produzione alimentare si e' basata sul lavoro umano e circa il 90 per cento delle persone lavorava nell'agricoltura. Oggi nei paesi ricchi non e' piu' cosi'. Negli Stati Uniti, solo l'1,5 per cento della popolazione lavora nelle aziende agricole, e questo e' sufficiente non solo a sfamare tutti, ma anche a rendere il paese uno dei principali esportatori di prodotti alimentari. Quasi tutto il lavoro agricolo e' svolto da macchine. I lockdown hanno quindi conseguenze limitate sull'agricoltura.

Un gatto in tribunale
Immaginate un campo di grano ai tempi della peste nera. Se avessero detto ai braccianti di restare a casa al momento del raccolto, la popolazione sarebbe morta di fame. Se gli avessero detto di andare a raccoglierlo si sarebbero contagiati a vicenda. Che fare? Ora immaginate lo stesso campo di grano nel 2020. Un'unica mietitrebbia guidata attraverso un sistema gps puo' mietere un intero campo con un'efficienza di gran lunga maggiore e con zero possibilita' di infezione. Mentre nel 1349 un bracciante agricolo medio raccoglieva circa cinque staia al giorno, nel 2014 una mietitrebbia ha stabilito un record raccogliendone 30mila al giorno. Di conseguenza, il covid-19 non ha avuto effetti significativi sulla produzione globale di colture di base come il grano, il mais e il riso.

Ma per sfamare le persone non basta raccogliere il grano. Bisogna anche trasportarlo, a volte per migliaia di chilometri. Per la maggior parte dei secoli, il commercio e' stato uno dei principali "cattivi" nella storia delle pandemie. Gli agenti patogeni letali si spostavano in tutto il mondo sulle navi mercantili e le carovane a lunga percorrenza. Per esempio, la peste nera del trecento ottenne un passaggio dall'Asia orientale al Medio Oriente lungo la via della seta, e furono le navi mercantili genovesi a portarla poi in Europa. Il commercio rappresentava una minaccia cosi' mortale perche' ogni carro aveva bisogno di qualcuno che lo guidasse, servivano decine di marinai per governare anche piccole imbarcazioni e le navi e le locande affollate erano focolai di malattie.

I fattorini sono stati il filo rosso che ha tenuto insieme la civilta'

Nel 2020 il commercio globale ha potuto continuare a funzionare piu' o meno agevolmente perche' coinvolgeva pochissimi esseri umani. Oggi una nave portacontainer in gran parte automatizzata puo' trasportare piu' tonnellate della flotta mercantile di un intero regno dell'inizio dell'era moderna. Nel 1582 la flotta mercantile inglese aveva una capacita' di carico totale di 68mila tonnellate e aveva bisogno di circa 16mila marinai. La nave portacontainer della Orient overseas container line di Hong Kong, varata nel 2017, puo' trasportare circa 200mila tonnellate con un equipaggio di appena 22 persone.

E'vero, le navi da crociera con centinaia di turisti e gli aerei pieni di passeggeri hanno avuto un ruolo importante nella diffusione del covid-19. Ma il turismo e i viaggi non sono essenziali per il commercio. I turisti possono rimanere a casa e gli uomini d'affari possono usare Zoom, mentre navi fantasma automatizzate e treni quasi privi di esseri umani mantengono in moto l'economia globale. Nel 2020, mentre il turismo internazionale crollava, il volume del commercio marittimo globale e' calato solo del 4 per cento.

L'automazione e la digitalizzazione hanno avuto un impatto ancora maggiore sui servizi. Nel 1918 era impensabile che uffici, scuole, tribunali e chiese potessero continuare a funzionare durante un lockdown. Se studenti e insegnanti restavano a casa, come si poteva fare lezione? Oggi conosciamo la risposta. Il passaggio alla modalita' online ha molti inconvenienti, non ultimo l'immenso costo psicologico. Ha anche creato problemi prima inimmaginabili, come nel caso dell'avvocato la cui immagine e' stata sostituita per errore da quella di un gatto durante un collegamento con il tribunale. Ma il fatto che sia possibile e' comunque sbalorditivo.

Nel 1918 l'umanita' abitava solo il mondo fisico e quando il virus dell'influenza mortale invase quel mondo, non ci si poteva rifugiare in nessun posto. Oggi molti di noi abitano due mondi: quello fisico e quello virtuale. Quando il coronavirus e' circolato nel mondo fisico, molte persone hanno spostato gran parte della loro vita in quello virtuale, dove il virus non poteva seguirle. Ovviamente gli esseri umani sono ancora esseri fisici e non tutto puo' essere digitalizzato. L'anno del covid ha evidenziato il ruolo cruciale che molti lavori pagati poco svolgono nel mantenimento della civilta' umana: infermieri, operatori sanitari, camionisti, cassieri, addetti alle consegne. Si dice spesso che ogni civilta' e' a tre pasti dalla barbarie. Nel 2020 i fattorini sono stati il filo rosso che ha tenuto insieme la civilta'. Sono diventati la nostra importantissima linea di comunicazione con il mondo fisico.

Un'operatrice sanitaria si riposa prima di una sepoltura a New Delhi, India, 7 agosto 2020. - Adnan Abidi, Reuters/Contrasto
Un'operatrice sanitaria si riposa prima di una sepoltura a New Delhi, India, 7 agosto 2020. (Adnan Abidi, Reuters/Contrasto)
Mentre l'umanita' si automatizza, si digitalizza e sposta le sue attivita' online, emergono nuovi pericoli. Una delle cose piu' notevoli dell'anno del covid-19 e' stata che internet ha retto. Se aumentiamo improvvisamente la quantita' di traffico che passa su un ponte, possiamo aspettarci ingorghi e forse anche il crollo del ponte. Nel 2020 scuole, uffici e chiese si sono spostati online quasi dall'oggi al domani, e il web ha resistito. Difficilmente ci soffermiamo a pensarci, ma dovremmo farlo. Dopo il 2020 sappiamo che la vita puo' andare avanti anche quando un intero paese e' fisicamente bloccato. Provate a immaginare cosa succederebbe se la nostra infrastruttura digitale si arrestasse in modo anomalo.

La tecnologia dell'informazione ci ha reso piu' capaci di reagire di fronte ai virus, ma anche molto piu' vulnerabili alle minacce e alle guerre informatiche. Molti si chiedono quale sara' il prossimo covid. Un attacco alla nostra infrastruttura digitale e' uno dei candidati principali. Ci sono voluti mesi prima che il coronavirus si diffondesse nel mondo e infettasse milioni di persone. La nostra infrastruttura digitale potrebbe crollare in un solo giorno. E mentre le scuole e gli uffici potrebbero spostarsi rapidamente online, quanto tempo ci vorrebbe per tornare dalle email alla posta ordinaria?

L'anno del covid ha messo in luce un limite ancora piu' importante del nostro potere scientifico e tecnologico. La scienza non puo' sostituire la politica. Quando e' il momento di decidere quali misure adottare, bisogna tenere conto di molti interessi e valori e, poiche' non esiste un metodo scientifico per determinare quali interessi e valori sono piu' importanti, non esiste un metodo scientifico per decidere cosa fare. Per esempio, quando si deve decidere se imporre un lockdown, non e' sufficiente chiedersi: "Quante persone si ammaleranno di covid-19 se non lo facciamo?". Ma bisogna anche chiedersi: "Quante persone cadranno in depressione se imponiamo un blocco? Quante persone soffriranno a causa della denutrizione? Quante perderanno la scuola o il lavoro? Quante saranno maltrattate o uccise dai loro conviventi?". Anche se tutti i nostri dati sono accurati e affidabili, dovremmo sempre chiederci: "Cosa conta di piu'? Chi lo decide? Come confrontiamo le cifre?". Questo e' compito dei politici piu' che degli scienziati. Sono loro che devono bilanciare le considerazioni sanitarie, economiche e sociali per elaborare una politica complessiva.

Nel frattempo i tecnici stanno creando nuove piattaforme digitali che ci aiutano a funzionare in caso di lockdown e nuovi strumenti di sorveglianza che ci aiutano a spezzare le catene del contagio. Ma la digitalizzazione e la sorveglianza mettono a rischio la nostra privacy e aprono la strada all'emergere di regimi totalitari senza precedenti. Nel 2020 la sorveglianza di massa e' diventata non solo piu' legittima ma anche piu' comune. Combattere l'epidemia e' importante, ma vale la pena rinunciare alla nostra liberta' per farlo? E'compito dei politici piu' che dei tecnici trovare il giusto equilibrio tra sorveglianza utile e incubi distopici.

Evitare la dittatura digitale
Tre regole di base possono fare molto per proteggerci dalle dittature digitali, anche in tempi di pandemia. In primo luogo, ogni volta che si raccolgono dati sulle persone, specialmente sul loro stato di salute, questi dati dovrebbero essere usati per aiutarle, non per manipolarle, controllarle o danneggiarle. Il mio medico sa molte cose estremamente intime su di me. Questo non mi preoccupa, perche' confido nel fatto che usi queste informazioni a mio vantaggio e non le venda a nessuna azienda privata o partito politico. Dovrebbe essere lo stesso per qualsiasi tipo di "autorita' di sorveglianza pandemica" che decidessimo di istituire.

In secondo luogo, la sorveglianza deve sempre andare in entrambe le direzioni. Se va solo dall'alto verso il basso, puo' portare alla dittatura. Quindi, ogni volta che aumenta la sorveglianza sugli individui, dovrebbe aumentare anche quella sui governi e sulle grandi aziende. Per esempio, oggi i governi stanno distribuendo enormi quantita' di denaro. L'assegnazione dei fondi dovrebbe essere piu' trasparente. Come cittadino, vorrei poter sapere chi li ottiene e chi ha deciso dove andranno quei soldi. Voglio assicurarmi che vadano alle aziende che ne hanno davvero bisogno invece che a una multinazionale di proprieta' di amici di un ministro. Se il governo dice che e' troppo complicato creare un simile sistema di monitoraggio nel mezzo di una pandemia, non credeteci. Se si puo' monitorare quello che facciamo noi, non sara' troppo complicato controllare quello che fa il governo.

Terzo, non bisognerebbe permettere mai che troppi dati siano concentrati in un unico posto. Ne' durante l'epidemia ne' quando sara' finita. Il monopolio dei dati puo' aprire la strada a una dittatura. Quindi, se si raccolgono dati biometrici sulle persone per fermare la pandemia, a farlo dovrebbe essere un'autorita' sanitaria indipendente, non la polizia. E i dati raccolti dovrebbero essere tenuti separati da altri database dei ministeri e delle multinazionali. Certo, questo puo' creare ridondanze e inefficienze. Vogliamo prevenire l'ascesa della dittatura digitale? Manteniamo le cose almeno un po' inefficienti.

Il "nazionalismo vaccinale" sta creando un nuovo tipo di disuguaglianza

I successi scientifici e tecnologici senza precedenti del 2020 non hanno risolto la crisi del covid-19. Hanno trasformato la pandemia da calamita' naturale in dilemma politico. Quando la peste nera uccise milioni di persone, nessuno si aspettava molto dai re e dagli imperatori. Circa un terzo degli inglesi mori' durante la prima ondata di quel flagello, ma questo non fece perdere il trono a re Edoardo III d'Inghilterra. Era chiaramente al di la' del potere dei governanti fermare l'epidemia, quindi nessuno li accusava di aver fallito.

Ma oggi l'umanita' ha gli strumenti scientifici per fermare il covid-19. Diversi paesi, dal Vietnam all'Australia, hanno dimostrato che anche senza un vaccino i mezzi gia' disponibili possono fermare l'epidemia. Questi strumenti, tuttavia, hanno un prezzo economico e sociale elevato. Possiamo sconfiggere il virus, ma non siamo sicuri di essere disposti a pagare il prezzo di questa vittoria. Ecco perche' i risultati scientifici hanno posto un'enorme responsabilita' sulle spalle dei politici. Purtroppo, troppi di loro non sono stati all'altezza di questa responsabilita'. Per esempio, i presidenti populisti di Stati Uniti e Brasile hanno minimizzato il pericolo, si sono rifiutati di ascoltare gli esperti e hanno permesso che si diffondessero teorie del complotto. Non hanno escogitato un solido piano d'azione nazionale e hanno sabotato i tentativi delle autorita' statali e municipali di fermare la diffusione del contagio. La negligenza e l'irresponsabilita' dei governi Trump e Bolsonaro hanno provocato centinaia di migliaia di morti che si potevano evitare.

Nel Regno Unito il governo sembrava inizialmente piu' preoccupato per la Brexit che per il covid-19. Nonostante tutte le politiche isolazioniste, l'amministrazione Johnson non e' riuscita a isolare il paese dall'unica cosa che contava davvero: il virus. Anche il mio paese d'origine, Israele, ha sofferto di una cattiva gestione politica. Come nel caso di Taiwan, Nuova Zelanda e Cipro, Israele e' in effetti un "paese insulare", con confini chiusi e un solo cancello d'ingresso principale: l'aeroporto Ben Gurion. Tuttavia, al culmine della pandemia, il governo Netanyahu ha permesso che i viaggiatori in arrivo lasciassero l'aeroporto senza chiedergli di osservare una quarantena o addirittura senza controlli adeguati, e non si e' preoccupato di far rispettare il lockdown.

Un ristorante a Galway, Irlanda, 20 ottobre 2020. - Clodagh Kilcoyne, Reuters/Contrasto
Un ristorante a Galway, Irlanda, 20 ottobre 2020. (Clodagh Kilcoyne, Reuters/Contrasto)
Oggi sia Israele sia il Regno Unito sono stati in prima linea nelle campagne vaccinali, ma quegli errori di valutazione iniziali gli sono costati cari. Nel Regno Unito la pandemia ha ucciso 120mila persone. Israele e' al settimo posto nel mondo per tasso medio di casi confermati e, per contrastare il disastro, ha stretto un accordo sui "vaccini in cambio di dati" con l'azienda statunitense Pfizer. La Pfizer ha accettato di fornire a Israele vaccini sufficienti per l'intera popolazione in cambio di enormi quantita' di informazioni importanti, sollevando preoccupazioni sulla privacy e sul monopolio dei dati e dimostrando che questi sono ormai una delle risorse piu' preziose in mano agli stati.

Anche se alcuni paesi si sono comportati molto bene, finora l'umanita' non e' riuscita a contenere la pandemia o a escogitare un piano globale per sconfiggere il virus. Nei primi mesi del 2020 e' stato come guardare un incidente al rallentatore. La comunicazione ha permesso a tutti di vedere in tempo reale le immagini prima da Wuhan, poi dall'Italia, poi da molti paesi, ma non e' emersa nessuna leadership globale in grado di impedire alla catastrofe di travolgere il mondo. Gli strumenti c'erano, ma troppo spesso e' mancata la saggezza politica.

Una delle ragioni del divario tra il successo scientifico e il fallimento politico e' che gli scienziati hanno collaborato a livello globale, mentre i politici tendevano a litigare. Lavorando in condizioni di forte stress e incertezza, gli scienziati di tutto il mondo hanno condiviso liberamente le informazioni e si sono affidati ai risultati e alle intuizioni gli uni degli altri. Molti importanti progetti di ricerca sono stati condotti da squadre internazionali. Per esempio, uno studio chiave che ha dimostrato l'efficacia delle misure di contenimento e' stato condotto da ricercatori di nove istituzioni: una nel Regno Unito, tre in Cina e cinque negli Stati Uniti.

Al contrario, i politici non sono riusciti a formare un'alleanza internazionale contro il virus e ad accordarsi su un piano globale. Le due principali superpotenze, Stati Uniti e Cina, si sono accusate a vicenda di non svelare informazioni vitali, di diffondere disinformazione e teorie del complotto e perfino di trasmettere deliberatamente il virus. Molti altri paesi hanno falsificato o nascosto i dati sull'andamento della pandemia. La mancanza di cooperazione internazionale si manifesta non solo in queste guerre di propaganda, ma ancora di piu' nei conflitti per le scarse attrezzature mediche. Anche se ci sono stati molti casi di collaborazione e generosita', non e' stato fatto alcun serio tentativo di mettere in comune tutte le risorse disponibili, snellire la produzione globale e garantire un'equa distribuzione delle forniture. In particolare, il "nazionalismo vaccinale" sta creando una disuguaglianza tra i paesi in grado di vaccinare la loro popolazione e quelli che non possono farlo.

Cooperazione globale
E'triste vedere che molti non riescono a capire un semplice fatto: finche' il virus continuera' a diffondersi, nessun paese potra' sentirsi veramente al sicuro. Supponiamo che Israele o il Regno Unito riescano a sradicarlo entro i propri confini, ma che il virus continui a diffondersi tra centinaia di milioni di persone in India, Brasile o Sudafrica. Una nuova mutazione in qualche remota citta' brasiliana potrebbe rendere il vaccino inefficace e provocare una nuova ondata di contagi. Nell'emergenza in corso gli appelli al mero altruismo probabilmente non prevarranno sugli interessi nazionali. Ma la cooperazione globale non e' altruismo. E'essenziale per garantire l'interesse nazionale.

Le discussioni su quello che e' accaduto nel 2020 andranno avanti per anni. Ma le persone di tutti gli schieramenti politici dovrebbero concordare su almeno tre cose che ci ha insegnato la pandemia. In primo luogo, dobbiamo salvaguardare la nostra infrastruttura digitale, che e' stata la nostra salvezza, ma presto potrebbe essere la fonte di un disastro ancora peggiore della pandemia. In secondo luogo, ogni paese dovrebbe investire di piu' nel sistema sanitario pubblico. Sembra ovvio, ma a volte i politici e gli elettori riescono a ignorare le lezioni piu' scontate. Terzo, dovremmo stabilire un sistema globale per monitorare e prevenire le pandemie. Nella secolare guerra tra esseri umani e virus, la linea del fronte attraversa il corpo di ognuno di noi. Se questa linea viene violata in qualsiasi parte del pianeta, ci mette tutti in pericolo. Anche i piu' ricchi nei paesi sviluppati hanno interesse a proteggere i piu' poveri nei paesi meno sviluppati. Se un nuovo virus passa da un pipistrello a un essere umano in un villaggio di una giungla remota, nel giro di pochi giorni quel virus potrebbe arrivare a Wall street.

La struttura di un tale sistema globale antivirus esiste gia' sotto forma dell'Organizzazione mondiale della sanita' e di molte altre istituzioni. Ma i suoi fondi sono esigui, e non ha quasi nessun potere politico. Dobbiamo dare a questo sistema piu' influenza e molti piu' soldi, in modo che non dipenda interamente dai capricci di politici egoisti. Non voglio dire che degli esperti non eletti debbano prendere decisioni politiche cruciali, queste dovrebbero rimanere appannaggio dei politici. Ma una sorta di autorita' sanitaria globale indipendente sarebbe l'ideale per raccogliere dati medici, per monitorare potenziali pericoli, per lanciare allarmi e per stabilire la direzione della ricerca e dello sviluppo.

Molti temono che il covid-19 segni l'inizio di un'ondata di nuove pandemie. Ma se si mettono in atto queste misure, lo shock del covid-19 potrebbe portare a una riduzione delle pandemie. Non possiamo impedire la comparsa di nuovi virus, un processo evolutivo naturale che va avanti da miliardi di anni e continuera' anche in futuro. Ma oggi abbiamo le conoscenze e gli strumenti necessari per impedire che un nuovo virus si diffonda e scateni una pandemia. Se il covid-19 continuera' a diffondersi nel 2021 e uccidera' milioni di persone, o se una pandemia ancora piu' mortale colpira' l'umanita' nel 2030, non sara' ne' una calamita' naturale ne' una punizione divina, sara' un fallimento umano e, piu' precisamente, un fallimento politico.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo e' uscito sul numero 1400 di Internazionale con il titolo "Gli errori che hanno aiutato il virus". L'originale era apparso sul Financial Times con il titolo "Lessons from a year of covid".

Da un articolo di Yuval Noah Harari
(Professore all' Universita' ebraica di
Gerusalemme)




N° Post: 6
Sipolino Fabio
Sunday 4th of April 2021 12:42:26 PM


crisi





Se si legge quello che dicono gli amministratori delegati delle aziende, e non solo di Microsoft, Google, Facebook, Amazon o Pfizer, ma anche di quelle europee di tutti i generi e di quelle italiane, il Lockdown ha avuto effetti positivi per l'economia capitalista globale.

Questo per tre motivi:

i) la gente ha continuato a lavorare sostanzialmente e ha solo smesso di svagarsi e divertirsi o rilassarsi in vacanza o fuori di casa nel weekend o alla sera

ii) in questo modo si e' risparmiato molto di piu' (200 mld di euro in banca in piu' in Italia ad esempio) e pero' questa mancata spesa e' stata compensata in aggregato da enormi deficit (200 miliardi di deficit pubblico in piu' in Italia)
in America un deficit pubblico mai visto in tempo di pace di 6mila mld)

iii) le aziende e anche in parte la pubblica amministrazione hanno accelerato l'adozione di tecnologia, per fare tutto in modo digitale a tutti i livelli. Come dicono i CEO delle aziende, "abbiamo fatto in un anno quello che altrimenti avremmo impiegato almeno tre anni ad adottare"

iv) le Banche Centrali hanno espanso la loro liquidita' comprando titoli sui mercati, anche aziendali (specie in USA, ma anche azioni in Giappone o Svizzera) e la ricchezza finanziaria e' salita ancora di piu', sia il valore dei titoli che delle azioni che degli immobili

v) grazie al Lockdown Trump ha perso l'elezione in America e in Italia e' arrivato Draghi

Quindi dal punto di vista dell'elite globale e della economia globale capitalista e' stato utile e necessario.

Quello che e' terribile del Lockdown ovviamente e' che punisce alcune categorie e individui, sia economicamente che psicologicamente (i giovani chiusi in casa) e deprime la vita della maggioranza, ma da un punto di vista economico finanziario i dati indicano che in aggregato viene ora compensato. In termini banali, in Italia lo Stato fa 200 miliardi di deficit, finanziato dalla BCE e le famiglie hanno in aggregato (non tutte) messo in banca e nei fondi piu' di 200 miliardi.

Per l'economia capitalista globale, cioe' per il mondo delle aziende grandi, ma anche piccole e medie in molti casi, quindi le sofferenze di chi ha piccole attivita', lavoro autonomo, negozianti, chi lavorava in nero e non ha ha avuto "ristori" non contano. Non per cattiveria, ma perche' nel loro business le cose stanno tornando a posto come fatturati e intanto si sono ridotti i costi e investito di piu' in tecnologia. Anche in Italia, le banche che non prestavano da dieci anni (tagliavano il credito alle imprese) hanno aumentato il credito grazie alla garanzie pubbliche per la prima volta da anni
Nonostante quello che si legge sulle perdite di fatturato per il Lockdown, anche i CEO delle societa' italiane, di Enel, Banco Popolare, BPER, Exor, Poste, Tenaris, WeBuild, Saipem ecc sono ottimisti e sostanzialmente contenti di quello che e' successo.
Un altra prova di questo e' il fatto che la borsa italiana da gennaio e' sempre tra le prime due o tre al mondo



Come si sa negli ultimi dieci anni la borsa italiana e' sempre stata invece tra le ultime due o tre al mondo, con un rendimento praticamente zero (diventato +12% solo appunto negli ultimi tre mesi) mentre le borse in Giappone, India, America o Cina o anche Germania facevano dei +200 o 100%

La borsa e' un indicatore secondario per l'economia italiana a differenza di quella di altri paesi, ma e' comunque indicativa del fatto che hai messo al governo Draghi e dei tecnocrati e CEO e che stai facendo 200 miliardi di deficit l'anno mentre prima non osavi andare oltre 30-35 miliardi.
E ripeto che se ascolti cosa dicono i CEO delle aziende italiane quotate sono contenti in maggioranza, hanno risparmiato sui costi e introdotto piu' TECNOLOGIA.

Da un articolo di Giovanni Zibordi.




N° Post: 5
Sipolino Fabio
Saturday 3rd of April 2021 07:29:24 PM
BIZZI: TUTTI IN AMERICA, PRIMA DI COLOMBO.
FENICI E ROMANI, PERSINO EGIZI E SUMERI:
STORIA PROIBITA, CHE ANCORA OCCULTANO

Chi siamo? Da dove veniamo? A scuola ci hanno insegnato che l'America e' stata scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492. Ma poi, prove alla mano (dati archeologici), ci accorgiamo che in America ci sono andati tutti, prima di Colombo. Nel Gran Canyon del Colorado, hanno trovato addirittura delle tombe egizie. Ovunque, in Brasile, le rocce sono piene di incisioni in lingua fenicia. Un manoscritto custodito nella biblioteca di Rio de Janeiro documenta il ritrovamento di un'antica citta' greca. Se andiamo in Messico, nel sito di Comalcalco (nella regione del Chiapas), sembra di essere a Ostia antica: e' l'unica citta' dell'area Maya non edificata con pietre, ma con mattoni, secondo le tecniche edilizie romane. Mattoni con impressi i marchi dei fabbricanti, come usavano i costruttori romani (ci sono pure i loro nomi, infatti).

Sempre in Messico sono state trovate delle teste di terracotta prettamente romane. Monete romane sono state trovate ovunque, nel territorio americano. Addirittura, un capo indiano dell'importante tribu' dei Nasi Forati, sconfitto nel 1878 dal neonato esercito degli Stati Uniti, prima di essere costretto a trasferirsi in una riserva, insieme al suo popolo, volle donare un omaggio al generale che l'aveva battuto sul campo: era il ciondolo che portava al collo, con - incastonata - una tavoletta in terracotta di origine sumera, scritta in caratteri cuneiformi. La sua tribu' se l'era tramandata, di generazione in generazione, da millenni. Quella tavoletta - oggi esposta in un museo, in America - contiene una transazione commerciale: e' la ricevuta d'acquisto di alcune capre, comprate per compiere un sacrificio propiziatorio alla vigilia di un lungo viaggio. L'uomo che ha comprato quelle capre per propiziare la fortuna durante il viaggio e' finito dall'altra parte dell'Oceano.

In Bolivia, negli anni '80, e' stato scoperto un grande vaso rituale in pietra, per libagioni e offerte votive, che al proprio interno ha iscrizioni in sumero: cuneiforme sumerico, come quello della tavoletta del navigatore. Gli esempi analoghi sono centinaia. Il Canada, ad esempio, e' pieno di iscrizioni celtiche. Poi sappiamo - perche' e' documentato - di una flotta partita da Portovenere (La Spezia) nel 1442: una flotta di sette navi fiorentine, comandata dal nonno di Amerigo Vespucci. Il 4 luglio di quell'anno, la flotta arrivo' all'estuario del fiume San Lorenzo, sulla costa atlantica del Canada, cinquant'anni prima del viaggio di Colombo. La famiglia Medici, fatta di grandi banchieri, dall'America importava l'oro. Ho trovato le prove di quel viaggio, e persino i nomi dei comandanti delle navi. La data di arrivo e' stata tramandata, dai padri costituenti degli Stati Uniti: la festivita' del 4 Luglio non l'hanno creata a caso, ma in ricordo dell'arrivo delle navi fiorentine in America.

Di queste cose non troverete notizia, nei libri di storia. Tutto cio' che ci e' stato insegnato e' stato sempre finalizzato ad un solo obiettivo: al mantenimento dello status quo, il potere di chi comanda. Triste realta': la storia la scrivono sempre i vincitori. E l'insegnamento della storia e' sempre stato orientato a salvaguardare il potere di chi ha vinto. Quante bugie ci hanno raccontato, a partire dalla preistoria? Come ci sono state raccontate, le origini dell'umanita'? Di recente e' stato condannato lo Smithsonian Institute, una delle principali istituzioni culturali degli Stati Uniti, gestore di decine di musei: nel corso di decenni ha deliberatamente distrutto migliaia di reperti archeologici, perche' "scomodi". Conosco l'ambiente dell'archeologia: ogni reperto non coerente con il paradigma dominante viene occultato, o sepolto negli scantinati dei musei. Non vogliono farci capire da dove veniamo, veramente.

(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella video-conferenza "Ripensare la storia", su YouTube, per presentare il nuovissimo corso on line di storia "divergente", dal titolo "Ripensare la storia: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo". Un ciclo di 15 incontri sulle nostre vere origini, per comprendere meglio quello che ci sta accadendo oggi. Informazioni sul corso: nuovapedagogia@gmail.com).

https://www.youtube.com/watch?v=QUxMKz6ZCSk




N° Post: 2
Sipolino Fabio
Saturday 27th of March 2021 07:37:51 AM


Scritto nel 1969



"Ogni uomo del Duemila avra' probabilmente una segretaria individuale, sotto forma di telefono tascabile, collegato a un ordinatore in grado di ascoltare e soddisfare tutte le nostre richieste di aiutarci in ogni lavoro.

Persino per la sicurezza della societa' si annunciano grandi innovazioni: non ci saranno piu' prigioni, ma sistemi punitivi "flessibili"; controllo continuo dei pregiudicati, mezzi efficaci per assicurare il loro positivo reinserimento nella vita sociale.

E non ci dovrebbero neppure piu' essere scuole: i ragazzi staranno a casa, accenderanno il terminale del calcolatore elettronico, che a forma di video televisivo impartira' loro le lezioni necessarie.

La memoria sara' stimolata da speciali prodotti, si saranno scoperti sistemi di istruzione piu' efficaci.

L'ipotesi che piu' seduce e spaventa e' quella di poter agire sul cervello, instillandovi le conoscenze, arricchendolo continuamente, senza sforzo, di nuove nozioni.

Il Duemila sara' meraviglioso, ma per qualche aspetto fa anche paura". "Stampa Sera", 4 settembre 1969.

Da un articolo di Sandro Doglio.


What?

We create community on multiple different Layers.

Why?

Because we are in the Age of Collaboration.<